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La “salvaguardia” del ministro Poletti
Il ministro Poletti si assume la responsabilità dell’assurda clausola di salvaguardia sulla copertura
finanziaria per l’esonero contributivo della Stabilità e promette di eliminare tale iniqua previsione
normativa.
Le principali riviste specializzate, registrano il mea culpa del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti,
in merito alla clausola di salvaguardia relativa alla copertura finanziaria dell’esonero contributivo
inserito nell’ultima Legge di Stabilità:
“La clausola di salvaguardia non ci sarà”.
“La responsabilità è la mia, quando esce un documento dal ministero”.
Facciamo un passo indietro per ricordare meglio di cosa si tratta.
Venerdì scorso, in Parlamento, è approdata la versione definitiva del Decreto Legislativo sui
contratti di lavoro, nel quale è stata inserita una norma pretesa dalla Ragioneria Generale dello
Stato, per la quale, evidentemente, la copertura finanziaria indicata dal Governo per la
disposizione afferente l’esonero contributivo sui contratti di lavoro a tempo indeterminato, non
era sufficiente. Un codicillo che, evidentemente, nelle intenzioni del Governo delle fanfare,
sarebbe dovuto viceversa passare in silenzio: niente proclami; zitti, zitti e speriamo che qualcuno
non se ne accorga. Ma la bomba è scoppiata lo stesso.
La legge di Stabilità 2015 ha previsto circa 37 mila conversioni da CO.CO.CO. presumibilmente
fittizie (quelle, cioè, continuative, organizzate con prestazioni di contenuto ripetitivo), a rapporti di
lavoro a tempo indeterminato meritevoli dell’esonero contributivo. Ma, a giudizio della citata
Ragioneria, l’entità della copertura finanziaria individuata per far fronte a tale esborso dello Stato,
non sarebbe stata sufficiente. Conseguentemente, è stata introdotta un’assurda clausola di
salvaguardia che prevede di far fronte agli eventuali maggiori impegni di spesa, attraverso un
contestuale aumento delle entrate, ottenuto mediante un contributo aggiuntivo di solidarietà a
favore delle gestioni previdenziali, da porre a carico dei datori di lavoro del settore privato e, in
generale, dei lavoratori autonomi.
Di fatto, dunque, l’esonero contributivo, lungi dall’essere una previsione atta a favorire nuove
assunzioni, diventa in pratica un obbligo cui occorre sottostare, salvo non correre il rischio di
essere ulteriormente penalizzati con maggiori oneri contributivi da versare in futuro.
Insomma, come abbiamo già più volte avuto modo di scrivere, mai fidarsi del Governo e delle sue
millanterie: con la mano destra, te li danno; con la sinistra, te li riprendono.
Come se, tra l’altro, non fosse stato già sufficiente il saldo attivo che il Governo incamererà per
aver abolito i sostanziosi e continuativi sgravi previsti nella vecchia Legge 407/1990,
contestualmente all’introduzione del nuovo – temporale – esonero contributivo, di cui all’attuale
Legge di Stabilità.
Fortunatamente, il can-can mediatico causato da alcune Testate giornalistiche (nella specie, Il Sole
24 Ore), ha costretto il presidentissimo Renzi a fare marcia indietro, mandando in avanscoperta il
fido Poletti per far pubblica abiura.
“E’ altamente improbabile che la salvaguardia possa scattare. Tuttavia, per evitare preoccupazioni
e possibili fraintendimenti, si è deciso di soprassedere”.
Caro Poletti, non vorremo farti crollare un mito, ma i fraintendimenti sono tutti e solo vostri. Noi ci
limitiamo a leggere le norme nell’indegna maniera in cui voi le scrivete. Se, peraltro, vi occorre
qualche ripetizione di italiano, onde evitare le usuali storture grammaticali, possiamo comunque
trovarvi degli ottimi insegnanti.
Battute a parte, non nascondiamo le nostre enormi preoccupazioni sul “dove” il Governo troverà
le risorse necessarie, che la Ragioneria Generale dello Stato gli ha imposto di inserire in bilancio,
acciocché vi sia la necessaria copertura finanziaria.
In teoria, non dovrebbero esistere problemi di sorta: come noto, giusto in questi giorni, il premier
non fa che sbandierare ai quattro venti un inaspettato tesoretto (saltato fuori dal nulla, alla
stregua di coniglio dal cilindro), pari a circa 1,6 miliardi che, a quanto pare, non sanno proprio
come spendere (qualche idea, noi, ce l’avremmo, ma, nell’odierna “gioiosa” situazione economica,
comprendiamo l’imbarazzo della scelta).
Per contro, la somma occorrente per la copertura in argomento, a detta del ministro Poletti,
sarebbe “veramente esigua”: “solo” 16 milioni.
E, se l’ha detto Poletti, come non credergli…

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La salvaguardia del ministro poletti

  • 1. La “salvaguardia” del ministro Poletti Il ministro Poletti si assume la responsabilità dell’assurda clausola di salvaguardia sulla copertura finanziaria per l’esonero contributivo della Stabilità e promette di eliminare tale iniqua previsione normativa. Le principali riviste specializzate, registrano il mea culpa del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in merito alla clausola di salvaguardia relativa alla copertura finanziaria dell’esonero contributivo inserito nell’ultima Legge di Stabilità: “La clausola di salvaguardia non ci sarà”. “La responsabilità è la mia, quando esce un documento dal ministero”. Facciamo un passo indietro per ricordare meglio di cosa si tratta. Venerdì scorso, in Parlamento, è approdata la versione definitiva del Decreto Legislativo sui contratti di lavoro, nel quale è stata inserita una norma pretesa dalla Ragioneria Generale dello Stato, per la quale, evidentemente, la copertura finanziaria indicata dal Governo per la disposizione afferente l’esonero contributivo sui contratti di lavoro a tempo indeterminato, non era sufficiente. Un codicillo che, evidentemente, nelle intenzioni del Governo delle fanfare, sarebbe dovuto viceversa passare in silenzio: niente proclami; zitti, zitti e speriamo che qualcuno non se ne accorga. Ma la bomba è scoppiata lo stesso. La legge di Stabilità 2015 ha previsto circa 37 mila conversioni da CO.CO.CO. presumibilmente fittizie (quelle, cioè, continuative, organizzate con prestazioni di contenuto ripetitivo), a rapporti di lavoro a tempo indeterminato meritevoli dell’esonero contributivo. Ma, a giudizio della citata Ragioneria, l’entità della copertura finanziaria individuata per far fronte a tale esborso dello Stato, non sarebbe stata sufficiente. Conseguentemente, è stata introdotta un’assurda clausola di salvaguardia che prevede di far fronte agli eventuali maggiori impegni di spesa, attraverso un contestuale aumento delle entrate, ottenuto mediante un contributo aggiuntivo di solidarietà a favore delle gestioni previdenziali, da porre a carico dei datori di lavoro del settore privato e, in generale, dei lavoratori autonomi. Di fatto, dunque, l’esonero contributivo, lungi dall’essere una previsione atta a favorire nuove assunzioni, diventa in pratica un obbligo cui occorre sottostare, salvo non correre il rischio di essere ulteriormente penalizzati con maggiori oneri contributivi da versare in futuro. Insomma, come abbiamo già più volte avuto modo di scrivere, mai fidarsi del Governo e delle sue millanterie: con la mano destra, te li danno; con la sinistra, te li riprendono. Come se, tra l’altro, non fosse stato già sufficiente il saldo attivo che il Governo incamererà per aver abolito i sostanziosi e continuativi sgravi previsti nella vecchia Legge 407/1990, contestualmente all’introduzione del nuovo – temporale – esonero contributivo, di cui all’attuale Legge di Stabilità.
  • 2. Fortunatamente, il can-can mediatico causato da alcune Testate giornalistiche (nella specie, Il Sole 24 Ore), ha costretto il presidentissimo Renzi a fare marcia indietro, mandando in avanscoperta il fido Poletti per far pubblica abiura. “E’ altamente improbabile che la salvaguardia possa scattare. Tuttavia, per evitare preoccupazioni e possibili fraintendimenti, si è deciso di soprassedere”. Caro Poletti, non vorremo farti crollare un mito, ma i fraintendimenti sono tutti e solo vostri. Noi ci limitiamo a leggere le norme nell’indegna maniera in cui voi le scrivete. Se, peraltro, vi occorre qualche ripetizione di italiano, onde evitare le usuali storture grammaticali, possiamo comunque trovarvi degli ottimi insegnanti. Battute a parte, non nascondiamo le nostre enormi preoccupazioni sul “dove” il Governo troverà le risorse necessarie, che la Ragioneria Generale dello Stato gli ha imposto di inserire in bilancio, acciocché vi sia la necessaria copertura finanziaria. In teoria, non dovrebbero esistere problemi di sorta: come noto, giusto in questi giorni, il premier non fa che sbandierare ai quattro venti un inaspettato tesoretto (saltato fuori dal nulla, alla stregua di coniglio dal cilindro), pari a circa 1,6 miliardi che, a quanto pare, non sanno proprio come spendere (qualche idea, noi, ce l’avremmo, ma, nell’odierna “gioiosa” situazione economica, comprendiamo l’imbarazzo della scelta). Per contro, la somma occorrente per la copertura in argomento, a detta del ministro Poletti, sarebbe “veramente esigua”: “solo” 16 milioni. E, se l’ha detto Poletti, come non credergli…