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Mappa dei Valori d.c.v.
dopo il corona virus
Documento di indagine sociale a cura di
Michele Cignarale, progettista culturale / Giusi Giovinazzo, filosofa
Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.
Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
o spedisci una lettera a Creative Commons, PO Box 1866, Mountain View, CA 94042, USA.
Consistenza del campione e modalità di raccolta dati
la raccolta dei dati è stata effettuata attraverso la diffusione di 2 form
la diffusione dei form è avvenuta attraverso i canali social e la condivisione organica dei
contenuti
hanno risposto alla call 113 persone rispondendo rispettivamente a 7 sollecitazioni di indagine
da cui il gruppo di lavoro ha estratto indicatori sia di livello quantitativo sia di livello
qualitativo.
Dati aperti
Scarica da qui https://bit.ly/2ROBun4 la schematizzazione completa della raccolta dati.
Come continuiamo
Il presente progetto è un’analisi significativa non per il campione ma per il modello-prototipo di
co-progettazione dei significati che propone. Se vuoi contribuire all’evoluzione della mappa dei
valori scrivi a: humanlab-italy@gmail.com
Questa storia inizia con un sogno:
raccogliere i sentimenti e la visione di
futuro di una comunità, nel periodo di
“disagio” e “profondo cambiamento”
indotto dalla pandemia del Covid-19,
per disegnare insieme una nuova idea di
convivenza.
La comunità è un insieme di persone
unite tra di loro da rapporti sociali,
linguistici e morali, vincoli organizzativi,
interessi e consuetudini comuni. Da
tempo HumanLab* sta lavorando alla
definizione di un concetto avanguardistico
di comunità, che metta al centro il tempo.
Il tempo è la successione illimitata
dei fatti e degli eventi umani distinti e
misurati in periodi. Se la vita fosse un
contenitore conterrebbe tempo. Il tempo
quindi è l’unità di misura della nostra
vita.
Partendo da questo assunto abbiamo
trasformato l’approccio formale di
indagine, utilizzato dal gruppo di lavoro
HumanLab, inquadrandolo nel perimetro
di indagine tracciato dall’OnLife
Manifesto di Luciano Floridi: “essere
umani nell’epoca dell’iperconnessione”.
Questo concetto, alla luce delle veloci e
profonde trasformazioni tracciate dalla
diffusione del Covid-19, non è più solo
interpretabile come una definizione dei
nuovi confini tra fisico e digitale ma,
in senso più ampio e circostanziato, tra
cambiamenti della società e della sfera
pubblica nell’era che abbiamo voluto
chiamare d.c.v. (dopo corona virus).
In
tro
du
zio
ne
* Vogliamo condividere l’approccio ed i
passaggi giusti per la costruzione di un
progetto modulare, integrato, di mappatura
del territorio, attraverso l’utilizzo delle
strategie della collaborazione radicale che
mettano al centro l’uomo. Guidiamo le
organizzazioni complesse per trasformare i
punti in coordinate, direzioni e proiezioni,
diversificando le fonti e ottimizzando la
qualità dei dati con la georeferenzialità.
Cosa è HumanLab
HumanLab è un metodo di analisi sociale in cui si fondono logiche modali,
fenomenologia e societing per dare vita ad un processo di mappatura delle relazioni
tra individui e tra individui e territorio (inteso come paesaggio umano).
Vogliamo condividere l’approccio ed i passaggi giusti per la
costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del
territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione
radicale che mettano al centro l’uomo.
Perché abbiamo deciso di scrivere una mappa dei valori d.c.v.
Il disagio è sempre stata la condizione che ha ispirato le nostre riflessioni e le nostre
analisi. La nostra ispirazione è guidare le organizzazioni complesse per trasformare
i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la
qualità dei dati raccolti per disegnare “mappe relazionali” facili da leggere, in grado
di fornire collezioni di sguardi funzionali a decidere e migliorare. Condividiamo
la definizione di “Open Data” più come processo culturale di approccio che come
dettaglio tecnico di raccolta delle informazioni. Descriviamo un insieme di politiche
e pratiche per definire la base di una rete collaborativa, per la determinazione di
servizi e applicazioni consentiti dagli open data: una risposta ai cambiamenti della
tecnologia e della società.
Il momento di chiusura e distanziamento sociale è stato considerato come la
situazione di disagio più estremo che la comunità mondiale abbia mai vissuto
nell’età post-industriale1
. Per questo motivo abbiamo deciso di trasformare le
nostre “collezioni di carte”2
per la collaborazione radicale in una “collezione di
carte OnLife” con cui agevolare il processo di indagine profonda utile a individuare
i valori su cui proponiamo di avviare il ridisegno delle relazioni umane nella
comunità d.c.v.
1	 La società post-industriale è un concetto introdotto da diversi teorici di sociologia e economia per descrivere lo
stato raggiunto da alcune società sviluppate nel loro sistema sociale ed economico che si sarebbe evoluto in base a cambia-
menti specifici nella loro struttura sociale e che corrisponderebbe a uno stato di sviluppo successivo al classico processo di
industrializzazione della rivoluzione industriale.
2	 All’interno del metodo HumaLab è stato codificato ed inserito l’utilizzo formale di set di “carte bifacciali” che
contengono degli stimoli all’azione per i partecipanti ai workshop di indagine. Nell’applicazione classica del modello l’utilizzo
delle carte avviene in presenza.
Il modello
Nella definizione del modello abbiamo sistematizzato il flusso di azioni da compiere
secondo il seguente schema:
	progettazione dei significati
	co-creazione della realtà e del futuro
	individuazione delle collezioni di possibilità
	creazione delle storie
	design della mappa dei valori d.c.v.
Fase 1
Nella prima fase abbiamo raccolto le disponibilità e tracciato i confini della nostra
comunità di cittadinanza temporanea. La prima carta onlife a cui la comunità ha
risposto, partiva da un antefatto: Il fornaio, ogni giorno, per fare il pane, ha bisogno del
lievito.
Con questa immagine abbiamo avviato la nostra attività di indagine che abbiamo
utilizzato per trasformare stimoli immaginifici in dati strutturati.
Le domande contenute nella prima sezione della prima carta sono:
1.	 Quale è l’ingrediente necessario della tua giornata?
2.	 Quale è l’ingrediente che potrebbe rendere migliore la tua giornata?
Poi abbiamo introdotto un altro stimolo di riflessione, tracciando un confine
immaginario da cui poter osservare la complessità: Il Paesaggio è sintesi di oggetti, luoghi,
persone e relazioni.
Le domande contenute nella seconda sezione della prima carta sono:
3.	 Come vorresti che fosse la città in cui abiterai tra dieci anni?
4.	 Quale gesto vorresti insegnare ad una bambina di dieci anni?
Successivamente abbiamo inserito una nuova definizione: La creatività è il motore del
cambiamento nella vita della comunità.
Le domande contenute nella terza sezione della prima carta sono:
1.	 Cos’è per te l’innovazione?
1.	 Qual è l’azione più innovativa che avresti voluto compiere?
Fase 2
Dopo aver raccolto, sistematizzato le risposte e individuato gli indicatori di
interpretazione, siamo passati alla fase 2 in cui abbiamo tracciato una nuova
prospettiva per approfondire e trasformare i punti individuati in direzioni
interpretative.
L’antefatto da cui siamo partiti è: Se sparisse il denaro, come daremmo valore alle cose che
facciamo e come scambieremmo quel valore?
Una condizione di estremo disagio a cui nessuno è abituato, se non i bambini. Una
rappresentazione molto vicina alla situazione che stiamo vivendo e che muterebbe
profondamente la quantità e la qualità delle relazioni sociali, oltre che imporre la
necessità di ripensare i paradigmi stessi della vita di comunità.
Per questo motivo abbiamo voluto stimolare i partecipanti alla costruzione
del processo nella scrittura di una breve storia che partisse dal seguente
antefatto:
Immagina che la tua giornata inizi uscendo di casa per comprare qualcosa di molto importante
che aspettavi da un po’. Racconta perché quella cosa è così importante per te, come farai ad averla
e come la userai per realizzare quello che ti piace. Continua tu ... usando, se vuoi, queste parole
chiave: carezza, sorriso, coraggio, ponte, sole, bicicletta, vento, sguardo, nonno, bambina, luce,
chiave, ritmo, magia, seme.
Indicatori
I dati ottenuti sono stati collezionati e campionati in uno schema di analisi
composto da 3 livelli di interpretazione per ogni stimolo (domanda):
1.	 (io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione
2.	 Proprietà specifiche
3.	 Relazione possibilità-tempo, tendenza del sistema alla plasticità
ela
bo
ra
zio
ne
1a - Quale è l’ingrediente necessario della tua giornata?
(Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione
Nel primo livello interpretativo abbiamo ricomposto la comunità in due macro
aree:
A.	 io individualistico / io spettatore
B.	 io progettuale / io sociale.
Nella prospettiva della quotidianità, del presente dato, abbiamo rilevato una
prevalenza dell’io individualistico, che trova la sua ragion d’essere negli elementi
caratterizzanti della creatività, dell’entusiasmo e della speranza, oltre che nella
soddisfazione lavorativa. La socialità assume valore centrale per la
generazione della condizione più consona alla prospettiva della creazione di felicità
interna lorda3
.
3	 La felicità interna lorda o FIL (in lingua inglese gross national happiness - GNH) è il tentativo di definire - con
un evidente ammiccamento ironico, ma con altrettanto evidenti intenti sociologici - uno standard di vita sulla falsariga del
prodotto interno lordo (PIL).
I pesi delle proprietà specifiche individuate sono:
	famiglia, affetti personali
	salute, serenità, spensieratezza
	soddisfazione lavorativa, motivazione
	creatività, entusiasmo, speranza
	collaborazione, altruismo
1b - Quale è l’ingrediente che potrebbe rendere migliore la tua
giornata?
Nella prospettiva della consapevolezza, invece, è segnata la prevalenza dell’io
progettuale e dell’io sociale, in un disegno dei ruoli in cui è necessario riscrivere il
passaggio dal vivere al vivere felici. In questa dinamica interpretativa non bastiamo più
a noi stessi e per “migliorare” abbiamo bisogno della relazione con l’altro.
I pesi delle proprietà specifiche individuate sono:
	famiglia, affetti personali
	salute, serenità, spensieratezza
	soddisfazione lavorativa, motivazione
	creatività, entusiasmo, speranza
	collaborazione, altruismo
2 - Come vorresti che fosse la città in cui abiterai tra dieci anni?
(Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione
Con questa domanda abbiamo indagato la volontà dei componenti della comunità
e abbiamo rilevato quanto segue:
l’io individualistico / io spettatore prevale sull’io progettuale, / io sociale.
In questa fase dell’analisi abbiamo individuato gli indicatori con le loro proprietà
specifiche. La città, il luogo che i soggetti sono pronti a vivere e condividere,
nonostante la mancanza di una progettualità ben definita, hanno le seguenti
caratteristiche:
	 verde
	 efficiente
	 inclusiva
	 pulita
	 collaborativa
	 culturale
	 sicura
	 innovativa
	 piena di giovani.
È evidente come il riferimento sia ad una città cartolina, piena di valori ma
quasi esclusivamente attesi e non costruiti. Esiste quindi una mancanza di
prospettiva nella costruzione, nel sentirsi “motori attivi del cambiamento”.
3 - Quale gesto vorresti insegnare ad una bambina di dieci anni?
(Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione
Nel momento in cui si affida al soggetto una responsabilità nei confronti delle future
generazioni, che sia facilmente percepibile cambia totalmente l’atteggiamento che
da passivo si trasforma in propositivo. l’io progettuale / io sociale si qualifica come
la necessaria inclinazione al fare per poter “immaginare” una via diversa per la
creazione di cambiamento, inteso come innovazione sociale applicata.
In questa direttrice interpretativa si pone anche l’individuazione del sistema degli
indicatori e delle proprietà specifiche:
	cura delle persone
	fiducia del sé e attitudine alla ribellione
	contatto con la natura.
Questi tre elementi sono facce di uno stesso solido che rappresenta l’essenza
profonda del cambiamento in cui ogni persona incardina la sua volontà di
cambiamento. Rendere visibile un indicatore del successo delle proprie azioni
(abbiamo introdotto la metafora del gesto da insegnare ad un bambino/a di 10
anni), è servito a stimolare la parte progettuale, la volontà di cambiamento a partire
da piccole azioni quotidiane che possono e devono fungere da scintilla.
La definizione categorica dell’ipertesto che viene fuori dall’interpretazione di queste
domande/stimolo è la seguente: Agisco dunque siamo. Se non ci sei, l’utopia puoi solo
ammirarla. Ma se ci sei, sei il verso che la rende possibile.
Nell’analisi delle risposte alle ultime due domande, siamo riusciti a rintracciare
anche nuove coppie di indicatori della relazione possibilità-tempo, in
modo da poter disegnare la tendenza del sistema alla plasticità, al
cambiamento, all’antifragilità4
. Nello specifico, con questa prima domanda
4	 Il principio di antifragilità è applicabile a qualsiasi sistema e indica la caratteristica di tali sistemi di modificarsi
a fronte di sollecitazioni, fattori di stress, volatilità, disordine. È un principio enunciato e ampiamente descritto da Nassim
Nicholas Taleb nel suo libro del 2012 Antifragile, prosperare nel disordine edito da il Saggiatore.
abbiamo tracciato una distinzione nella scelta dei valori dei cittadini del futuro,
le forme della realtà e la città che ognuno dovrebbe impegnarsi a costruire. Tutto
contenuto in un processo di “rigenerazione, apprendimento e continuità” piuttosto
che “rottura, interruzione e salto”, come rilevato alla verifica delle pronunce
ripetute.
4 - Cos’è per te l’innovazione? / Qual è l’azione più innovativa che
avresti voluto compiere?
(Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione
Al punto in cui siamo giunti, dopo aver delineato quotidianità, consapevolezza,
volontà e responsabilità, abbiamo avviato la parte del processo che serve a definire
il concetto di stra-ordinario e di autocoscienza, a partire dall’interpretazione del
concetto di innovazione. Secondo lo schema che ha guidato tutta l’indagine, e che
ha offerto sempre un’interpretazione da due punti di vista (oggettivo e soggettivo),
anche in questo caso nella zona dell’interpretazione che tende all’oggettivo, l’io
individualistico e spettatore prevale sull’io progettuale e sociale.
In questa zona di verifica concettuale l’innovazione coincide con la seguente
definizione:
	 semplificare la vita delle persone, aiutare
	 cambiare, migliorare una cosa che già esiste, risolvere un problema
	 inventare, reinventarsi
	 (evoluzione naturale dell’uomo), necessità, progresso
In questa visione “oggettiva” prevale l’attitudine ad “aspettare il cambiamento”,
attendere un miglioramento, proprio come se si stesse in attesa di una sorta di
“vaccino” in grado di risolvere problemi e questioni emergenti.
Quando invece si entra nella sfera personale, nella logica più soggettiva della
proiezione verso l’attitudine al cambiamento, si nota come la sfumatura progettuale
sia in netto vantaggio e delinei una prospettiva in cui “ci si salva in una logica di
intelligenza collettiva”.
Le proprietà specifiche che abbiamo individuato sono:
	ambiente
	organizzazioni (scuola, imprese)
	comunità, quartieri
	un’azione che riguarda solo me.
La definizione categorica dell’ipertesto che viene fuori dall’interpretazione di queste
domande/stimolo è la seguente: Ciascuno partecipa alla reale crescita sociale e comunitaria
solo se il suo agire è contestualizzato all’interno di una desiderio e proiezione ideale. C’è una
potenzialità in ogni situazione. La finalità (la distribuzione) indica se è un’evoluzione che tende al
miglioramento o meno.
Nell’analisi delle risposte alle ultime due domande, siamo riusciti a rintracciare
anche nuove coppie di indicatori della relazione possibilità-tempo, in
modo da poter disegnare la tendenza del sistema alla plasticità, al
cambiamento, all’antifragilità.
Con la prima domanda (cos’è per te l’innovazione?) siamo riusciti a disegnare una
visione precisa del concetto di innovazione in cui solo il 13,46% la intende come
rottura completa rispetto agli schemi e modelli del passato, come un salto e una
codifica ulteriore di tutte le variabili in gioco, mentre oltre l’86% intende il processo
di innovazione come un percorso di rigenerazione dell’esistente, un ascolto delle
necessità ed una simbiosi con l’ambiente esterno (natura). Al centro di questo
processo di rielaborazione dati compaiono in maniera forte e strutturata il rapporto
e le relazioni con altri esseri umani e con le necessità del miglioramento della vita
delle persone. Quasi come se lo stra-ordinario fosse già presente nell’ordinario ed
abbia bisogno di essere ricomposto in un processo virtuoso di riconsiderazione delle
variabili in gioco.
Nello specifico, con questa seconda domanda (qual è l’azione innovativa che
avresti voluto compiere?), siamo riusciti a tracciare una distinzione nella scelta dei
valori dei cittadini del futuro, le forme della realtà e la città che ognuno vorrebbe
impegnarsi a costruire ed è emerso un quadro chiaro di azione, movimento, attività
che può ricondursi a due categorie principali: rimpianto e intenzione. Nell’analisi
del peso di queste due variabili, la visione del futuro è strettamente dipendente
dalle intenzioni delle persone che vogliono riconsiderare il futuro tracciando nuove
strade e nuovi obiettivi da raggiungere.
Fare come elemento principale per il cambiamento che si ottiene attraverso la
sperimentazione collegata alla rielaborazione del materiale esistente. Come se
non ci fosse o almeno non si sentisse il bisogno di orientare l’agire quotidiano
verso scelte di distacco netto dall’esistente ma si rientrasse nella categoria della
rielaborazione critica dell’esistente.
Come se ci fosse una ipertrofia di dati e informazioni e possibilità di azione che in
qualche modo debbano essere riconsiderate in un nuovo schema di lettura in cui al
centro non sia più il benessere usa e getta ma l’attivazione di un processo sano di
riordinamento strutturale.
La seconda categoria domina, riproduce e riconduce il tempo come gioco e
combinazione di fattori e ci riporta alla formulazione di alcune domande:
	chi è il soggetto che attua l’innovazione?
	c’è un collegamento tra le proprietà della città che voglio e i settori delle
azioni innovative che vorrei compiere?
La prima domanda trova nell’agire collettivo e non più in quello individuale il
driver principale dell’innovazione. Come se si cercasse una conferma comunitaria
ad un agire che ha la necessità di essere riconosciuto come giusto e concretamente
migliorativo della qualità della vita.
Nella risposta alla seconda domanda, invece, si genera una relazione precisa tra le
proprietà e le azioni da compiere, che partecipano a pianificare una serie di scelte
amministrative e gestionali in linea con il successo della vita “insieme
all’altro”. Tuttavia, è forse un bene che permanga una consistente intenzione a
guardare al benessere individuale prima di quello collettivo, non estremizzato e letto
nella sfera dell’egoismo, ma assorbito in un processo simbiotico di riconsiderazione
del complesso sistema di relazione tra gli individui che compongono la comunità
(in questa prospettiva ogni individuo percepisce il suo agire come funzionale alla
ricerca dell’equilibrio complessivo della comunità).
Il tutto interpretato secondo le deduzioni della teoria organicista, che presuppone
l’impossibilità di azione dell’individuo isolato5
.
5	 Già Aristotele aveva postulato, infatti, che solo un Dio od una bestia potevano vivere separati dai propri simili,
l’uomo giammai. L’individuo, infatti, quando nasce è inerme, e può sopravvivere solo grazie alle cure parentali. Si sviluppa
all’interno di una società e cresce grazie ai rapporti coi propri simili. Con essi collabora e realizza le proprie imprese. Quando
è vecchio o malato, dai propri simili ottiene aiuto e protezione. Per il pensiero organicista, dunque, l’individuo è in tutto o in
parte dipendente dai propri rapporti sociali. Conseguenza di ciò è che gli individui non sono detentori di diritti di per sé
stessi, ma per grazia della società in cui vivono.
Deduzioni
Dall’avvio della fase di emergenza, conseguente alla diffusione in Italia del
Covid-19, sono state moltissime le iniziative di solidarietà che hanno messo al
centro i servizi alla popolazione e a quella parte di sistema produttivo impegnato in
prima linea per lenire effetti della pandemia.
Da parte nostra, con il collettivo di analisi sociale HumanLab, abbiamo avviato un
percorso di indagine sociale al fine di dare un contributo di pensiero e di visione che
parta dal presente per ricercare una mappa dei valori a cui ispirare l’azione
collettiva e individuale. Per fare questo tipo di analisi siamo partiti da un fatto:
storicamente, quando l’umanità si trova di fronte a crisi che non rientrano nella
sfera di comprensione scientifica o umana immediata, quando non è facile e visibile
la soluzione che può riportare la normalità, quando si percepisce che l’unica scelta
è il cambio di paradigma, si attinge a piene mani all’alveo della filosofia6
.
Oggi, in questa situazione di estremo disagio ci siamo ritrovati a voler cercare il
perimetro di una mappa dei valori che possa guidare l’agire umano.
Dall’analisi dei dati e dalla interpretazione delle risposte, abbiamo
rappresentato l’umanità che si appresta a vivere il mondo nell’epoca
che abbiamo battezzato “dopo corona virus” come una coppia di umani,
su una roccia di confine, in alto, con il vento che soffia alle spalle e quindi spinge i
sensi verso l’indefinito. Ai loro piedi un’orchidea che raccoglie tra le radici, lo stelo,
le foglie, i fiori ed i boccioli, il microuniverso che abbiamo tracciato con le domande
e gli stimoli che abbiamo posto ai nostri interlocutori, le cellule di quel complesso
organismo che rappresenta il mondo d.c.v.
L’umanità che si delinea è ispirata da principi di creatività,
entusiasmo e speranza e cerca le risposte ai temi della “vita” e non
della “sopravvivenza”, nell’agire collettivo piuttosto che in quello
individuale.
In questa traccia si innestano, come semi pronti a germogliare, il senso di
6	 “Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restava-
no meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre
maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli altri astri, o i problemi riguardanti la
generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che an-
che colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia.
Cosicchè, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e
non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando già c’era pressoché tutto
ciò che necessitava alla vita ed anche all’agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. È
evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo
uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa
sola, infatti, è fine a se stessa. (Aristotele, Metafisica I,2,982b)
collaborazione, di condivisione, di ricerca dell’autenticità. Fatto assolutamente
sorprendente è che valori come la salute o la spensieratezza, anche essendo
presenti, non rappresentano il driver principale. Segno questo di una forte
consapevolezza di comunità che tende a sacrificare il benessere individuale per
ricercare un’armonia d’insieme. In questo contesto si delinea chiaramente, in una
visione straordinariamente realistica, il bisogno di rimodellare le relazioni umane,
in una visione più organica in cui la distanza sociale non è lontananza ma
co-creazione e generazione di strutture di “vicinato”, inteso come
mutua collaborazione. Questi sentimenti ricordano gli esperimenti di marca
lucana, in età pre ellenica (IV se. a.C.), in cui si sperimentarono le organizzazioni
rurali meglio conosciute come fattorie lucane7
. Delle comunità autosufficienti
disseminate sul territorio e pronte a far fronte a qualunque tipo di causa di forza
maggiore. Proprio questa organizzazione consentì al popolo lucano di preservare
l’autenticità del suo saper fare a dispetto sia della poderosa cultura greca sia della
invasiva cultura romana. In qualche modo quella peculiarità è conservata ancora
oggi nelle aree interne appenniniche del Sud Italia (dal Molise alla Calabria), e
genera condizioni propizie a garantire un nuovo slancio relazionale, innovativo
nelle tecniche e nei processi di approccio alla creazione di valore, inteso come
Felicità Interna Lorda.
Questa lettura è confermata anche dalle risposte agli stimoli della nostra analisi
sociale, che consegna un quadro caratterizzato da una forte marca
ambientalista, unita ad una percezione visibile della sostenibilità
economica, culturale e solidale quali elementi necessari per il co-
design di processi d’innovazione sociale. Proprio quest’ultimo concetto
viene confermato da una prospettiva in cui prevalgono in ordine la cura delle
persone, la fiducia del sé e l’attitudine alla ribellione, il contatto con la natura.
Un quadro chiaro in cui i valori ispiratori dell’azione individuale e collettiva dopo
il corona virus si sostanziano in un modello di rigenerazione, apprendimento e
continuità con i valori di autenticità che troppo spesso in passato hanno ceduto il
passo ad uno sviluppo effimero basato sulla produzione di mero valore economico,
mettendo da parte la vera chiave di volta costituita dalla riappropriazione del
tempo, inteso come elemento “eucariota”, in grado cioè di assumere
la forma più vicina alle reali esigenze della comunità.
In questa prospettiva , quello che per molti rappresenta una rottura
7	 2009, M. Osanna (a cura di) Verso la città. Forme insediative in Lucania e nel mondo italico fra IV e III
secolo a.C. Atti delle Giornate di Studio, Venosa, 13-14 maggio 2006, pag. 104 - “Focalizzando lo sguardo sulle dinami-
che insediative relative al IV-III sec. a.C. nel territorio circostante l’altura di Torre di Satriano, le indagini di superficie hanno
evidenziato un quadro piuttosto fiorente tra età tardo classica e prima età ellenistica, registrando al contempo un sostanziale
cambiamento dei paesaggi agrari rispetto alle epoche precedenti”.-
(più volte nei telegiornali di questi giorni di quarantena forzata vediamo persone
che si scambiano dolci fatti in casa usando ascensori o cesti con carrucole, che
vanno a fare la spesa condominiale, o utilizzano app per la gestione delle scorte di
comunità in un quartiere) per i territori interni rappresenta la normalità
delle relazioni umane.
Questi motivi ci portano a ipotizzare una risposta delle comunità interne che
hanno coltivato da sempre gli anticorpi necessari per mettersi all’avanguardia di un
movimento per il miglioramento delle condizioni di vita, attraverso la realizzazione
di tutte le strutture relazionali utili a generare valore reale.
In questo solco, da parte nostra, immaginiamo il contributo che questo nuovo
concetto di vicinato potrà dare alla generazione di un sistema di relazioni umane
e di scambio basato sull’utilizzo delle nuove tecnologie quali agevolatori del
cambiamento e del riposizionamento dei bisogni delle comunità.
Questa riflessione diventa necessaria nel panorama odierno, in cui sono entrate a
pieno titolo, nel vocabolario collettivo, parole come smart working e nomadismo
digitale. Gli smart worker e i nomadi digitali cercano entrambi uno stile di vita e
di lavoro più bilanciato attraverso nuove modalità di lavoro flessibile, in particolare
la possibilità di lavorare da remoto e quindi conservare i valori di autenticità
da una parte e di ispirazione e distanzialmento sociale (necessari in questa fase
convulsa della vita delle comunità) dall’altra. Le aziende collaboreranno sempre
di più con i freelancer che lavorano da remoto e una buona parte di questi molto
probabilmente saranno nomadi digitali. Le stime apparse anche in un articolo de
ilsole24ore8
prevedono per 2035 1 miliardo di nomadi digitali. Luoghi come
i territori interni e nello specifico la Basilicata (le nostre analisi si basano su un
campione composto al 70% da residenti nel territorio lucano), potranno costituire
il connubio perfetto di offerta (di una realtà pronta a sperimentare nuovi modelli di
relazione sociale) e di interpretazione delle necessità e dei bisogni (con la ricerca e il
raggiungimento di un ottimo indice di Felicità Interna Lorda).
Dalla nostra analisi possiamo dedurre con accettabile grado di certezza che,
guidati da un nuovo senso di comunità e co-progettazione, facendo
leva sugli strumenti progettuali che mettano al centro le necessità di
recupero e tutela dell’autenticità, i territori interni potranno costituire
un modello di nuova rinascita culturale ed economica basata sulla
mutualità quale elemento fondante. In questo modo, riorganizzare l’intero
tessuto produttivo potrà portare alla sperimentazione di modelli produttivi e
processi non calati dall’alto ma condivisi e partecipati. La consapevolezza, unita alla
necessità di raccolta e sistematizzazione dei dati a disposizione, condurrebbe alla
8	 https://www.ilsole24ore.com/art/un-miliardo-nomadi-digitali-cambieranno-mondo-lavoro-AEhkGK1
riduzione dell’asimmetria informativa propria degli attuali sistemi con la crescita
dell’appeal del territorio per la destinazione di investimenti privati su larga scala,
non esclusivamente indirizzati allo sfruttamento delle risorse naturali, ma orientati
soprattutto alla creazione ed allo stimolo di condizioni ideali per la sperimentazione
di nuovi modelli che potrebbero rappresentare il superamento dell’approccio
capitalistico classico.
Soundtrack Filosofia Agricola - Niccolò Fabi
Consistenza del campione e modalità di raccolta dati
	la raccolta dei dati è stata effettuata attraverso la diffusione di 2 form
	la diffusione dei form è avvenuta attraverso i canali social e la condivisione
organica dei contenuti
	hanno risposto alla call 113 persone rispondendo rispettivamente a 7
sollecitazioni di indagine da cui il gruppo di lavoro ha estratto indicatori sia
di livello quantitativo sia di livello qualitativo.
Dati aperti
Scarica da qui https://bit.ly/2ROBun4 la schematizzazione completa della
raccolta dati.
Come continuiamo
Il presente progetto è un’analisi significativa non per il campione ma per il modello-
prototipo di co-progettazione dei significati che propone. Se vuoi contribuire
all’evoluzione della mappa dei valori scrivi a: humanlab-italy@gmail.com
Verranno giorni limpidi come i primi di quest'anno.
Ritorneremo liberi come quelli che non sanno.

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La “mappa dei valori” per orientare l’agire individuale e collettivo dopo il corona virus

  • 1. Mappa dei Valori d.c.v. dopo il corona virus Documento di indagine sociale a cura di Michele Cignarale, progettista culturale / Giusi Giovinazzo, filosofa
  • 2. Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ o spedisci una lettera a Creative Commons, PO Box 1866, Mountain View, CA 94042, USA. Consistenza del campione e modalità di raccolta dati la raccolta dei dati è stata effettuata attraverso la diffusione di 2 form la diffusione dei form è avvenuta attraverso i canali social e la condivisione organica dei contenuti hanno risposto alla call 113 persone rispondendo rispettivamente a 7 sollecitazioni di indagine da cui il gruppo di lavoro ha estratto indicatori sia di livello quantitativo sia di livello qualitativo. Dati aperti Scarica da qui https://bit.ly/2ROBun4 la schematizzazione completa della raccolta dati. Come continuiamo Il presente progetto è un’analisi significativa non per il campione ma per il modello-prototipo di co-progettazione dei significati che propone. Se vuoi contribuire all’evoluzione della mappa dei valori scrivi a: humanlab-italy@gmail.com
  • 3. Questa storia inizia con un sogno: raccogliere i sentimenti e la visione di futuro di una comunità, nel periodo di “disagio” e “profondo cambiamento” indotto dalla pandemia del Covid-19, per disegnare insieme una nuova idea di convivenza. La comunità è un insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni. Da tempo HumanLab* sta lavorando alla definizione di un concetto avanguardistico di comunità, che metta al centro il tempo. Il tempo è la successione illimitata dei fatti e degli eventi umani distinti e misurati in periodi. Se la vita fosse un contenitore conterrebbe tempo. Il tempo quindi è l’unità di misura della nostra vita. Partendo da questo assunto abbiamo trasformato l’approccio formale di indagine, utilizzato dal gruppo di lavoro HumanLab, inquadrandolo nel perimetro di indagine tracciato dall’OnLife Manifesto di Luciano Floridi: “essere umani nell’epoca dell’iperconnessione”. Questo concetto, alla luce delle veloci e profonde trasformazioni tracciate dalla diffusione del Covid-19, non è più solo interpretabile come una definizione dei nuovi confini tra fisico e digitale ma, in senso più ampio e circostanziato, tra cambiamenti della società e della sfera pubblica nell’era che abbiamo voluto chiamare d.c.v. (dopo corona virus). In tro du zio ne * Vogliamo condividere l’approccio ed i passaggi giusti per la costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettano al centro l’uomo. Guidiamo le organizzazioni complesse per trasformare i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la qualità dei dati con la georeferenzialità.
  • 4.
  • 5. Cosa è HumanLab HumanLab è un metodo di analisi sociale in cui si fondono logiche modali, fenomenologia e societing per dare vita ad un processo di mappatura delle relazioni tra individui e tra individui e territorio (inteso come paesaggio umano). Vogliamo condividere l’approccio ed i passaggi giusti per la costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettano al centro l’uomo. Perché abbiamo deciso di scrivere una mappa dei valori d.c.v. Il disagio è sempre stata la condizione che ha ispirato le nostre riflessioni e le nostre analisi. La nostra ispirazione è guidare le organizzazioni complesse per trasformare i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la qualità dei dati raccolti per disegnare “mappe relazionali” facili da leggere, in grado di fornire collezioni di sguardi funzionali a decidere e migliorare. Condividiamo la definizione di “Open Data” più come processo culturale di approccio che come dettaglio tecnico di raccolta delle informazioni. Descriviamo un insieme di politiche e pratiche per definire la base di una rete collaborativa, per la determinazione di servizi e applicazioni consentiti dagli open data: una risposta ai cambiamenti della tecnologia e della società. Il momento di chiusura e distanziamento sociale è stato considerato come la situazione di disagio più estremo che la comunità mondiale abbia mai vissuto nell’età post-industriale1 . Per questo motivo abbiamo deciso di trasformare le nostre “collezioni di carte”2 per la collaborazione radicale in una “collezione di carte OnLife” con cui agevolare il processo di indagine profonda utile a individuare i valori su cui proponiamo di avviare il ridisegno delle relazioni umane nella comunità d.c.v. 1 La società post-industriale è un concetto introdotto da diversi teorici di sociologia e economia per descrivere lo stato raggiunto da alcune società sviluppate nel loro sistema sociale ed economico che si sarebbe evoluto in base a cambia- menti specifici nella loro struttura sociale e che corrisponderebbe a uno stato di sviluppo successivo al classico processo di industrializzazione della rivoluzione industriale. 2 All’interno del metodo HumaLab è stato codificato ed inserito l’utilizzo formale di set di “carte bifacciali” che contengono degli stimoli all’azione per i partecipanti ai workshop di indagine. Nell’applicazione classica del modello l’utilizzo delle carte avviene in presenza.
  • 6. Il modello Nella definizione del modello abbiamo sistematizzato il flusso di azioni da compiere secondo il seguente schema:  progettazione dei significati  co-creazione della realtà e del futuro  individuazione delle collezioni di possibilità  creazione delle storie  design della mappa dei valori d.c.v.
  • 7.
  • 8.
  • 9. Fase 1 Nella prima fase abbiamo raccolto le disponibilità e tracciato i confini della nostra comunità di cittadinanza temporanea. La prima carta onlife a cui la comunità ha risposto, partiva da un antefatto: Il fornaio, ogni giorno, per fare il pane, ha bisogno del lievito. Con questa immagine abbiamo avviato la nostra attività di indagine che abbiamo utilizzato per trasformare stimoli immaginifici in dati strutturati. Le domande contenute nella prima sezione della prima carta sono: 1. Quale è l’ingrediente necessario della tua giornata? 2. Quale è l’ingrediente che potrebbe rendere migliore la tua giornata? Poi abbiamo introdotto un altro stimolo di riflessione, tracciando un confine immaginario da cui poter osservare la complessità: Il Paesaggio è sintesi di oggetti, luoghi, persone e relazioni. Le domande contenute nella seconda sezione della prima carta sono: 3. Come vorresti che fosse la città in cui abiterai tra dieci anni? 4. Quale gesto vorresti insegnare ad una bambina di dieci anni? Successivamente abbiamo inserito una nuova definizione: La creatività è il motore del cambiamento nella vita della comunità. Le domande contenute nella terza sezione della prima carta sono: 1. Cos’è per te l’innovazione? 1. Qual è l’azione più innovativa che avresti voluto compiere? Fase 2 Dopo aver raccolto, sistematizzato le risposte e individuato gli indicatori di interpretazione, siamo passati alla fase 2 in cui abbiamo tracciato una nuova prospettiva per approfondire e trasformare i punti individuati in direzioni interpretative. L’antefatto da cui siamo partiti è: Se sparisse il denaro, come daremmo valore alle cose che facciamo e come scambieremmo quel valore? Una condizione di estremo disagio a cui nessuno è abituato, se non i bambini. Una
  • 10. rappresentazione molto vicina alla situazione che stiamo vivendo e che muterebbe profondamente la quantità e la qualità delle relazioni sociali, oltre che imporre la necessità di ripensare i paradigmi stessi della vita di comunità. Per questo motivo abbiamo voluto stimolare i partecipanti alla costruzione del processo nella scrittura di una breve storia che partisse dal seguente antefatto: Immagina che la tua giornata inizi uscendo di casa per comprare qualcosa di molto importante che aspettavi da un po’. Racconta perché quella cosa è così importante per te, come farai ad averla e come la userai per realizzare quello che ti piace. Continua tu ... usando, se vuoi, queste parole chiave: carezza, sorriso, coraggio, ponte, sole, bicicletta, vento, sguardo, nonno, bambina, luce, chiave, ritmo, magia, seme. Indicatori I dati ottenuti sono stati collezionati e campionati in uno schema di analisi composto da 3 livelli di interpretazione per ogni stimolo (domanda): 1. (io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione 2. Proprietà specifiche 3. Relazione possibilità-tempo, tendenza del sistema alla plasticità
  • 11.
  • 13. 1a - Quale è l’ingrediente necessario della tua giornata? (Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione Nel primo livello interpretativo abbiamo ricomposto la comunità in due macro aree: A. io individualistico / io spettatore B. io progettuale / io sociale. Nella prospettiva della quotidianità, del presente dato, abbiamo rilevato una prevalenza dell’io individualistico, che trova la sua ragion d’essere negli elementi caratterizzanti della creatività, dell’entusiasmo e della speranza, oltre che nella soddisfazione lavorativa. La socialità assume valore centrale per la generazione della condizione più consona alla prospettiva della creazione di felicità interna lorda3 . 3 La felicità interna lorda o FIL (in lingua inglese gross national happiness - GNH) è il tentativo di definire - con un evidente ammiccamento ironico, ma con altrettanto evidenti intenti sociologici - uno standard di vita sulla falsariga del prodotto interno lordo (PIL).
  • 14. I pesi delle proprietà specifiche individuate sono:  famiglia, affetti personali  salute, serenità, spensieratezza  soddisfazione lavorativa, motivazione  creatività, entusiasmo, speranza  collaborazione, altruismo 1b - Quale è l’ingrediente che potrebbe rendere migliore la tua giornata? Nella prospettiva della consapevolezza, invece, è segnata la prevalenza dell’io progettuale e dell’io sociale, in un disegno dei ruoli in cui è necessario riscrivere il passaggio dal vivere al vivere felici. In questa dinamica interpretativa non bastiamo più a noi stessi e per “migliorare” abbiamo bisogno della relazione con l’altro.
  • 15. I pesi delle proprietà specifiche individuate sono:  famiglia, affetti personali  salute, serenità, spensieratezza  soddisfazione lavorativa, motivazione  creatività, entusiasmo, speranza  collaborazione, altruismo
  • 16. 2 - Come vorresti che fosse la città in cui abiterai tra dieci anni? (Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione Con questa domanda abbiamo indagato la volontà dei componenti della comunità e abbiamo rilevato quanto segue: l’io individualistico / io spettatore prevale sull’io progettuale, / io sociale. In questa fase dell’analisi abbiamo individuato gli indicatori con le loro proprietà specifiche. La città, il luogo che i soggetti sono pronti a vivere e condividere, nonostante la mancanza di una progettualità ben definita, hanno le seguenti caratteristiche:  verde  efficiente  inclusiva  pulita  collaborativa  culturale  sicura  innovativa  piena di giovani.
  • 17. È evidente come il riferimento sia ad una città cartolina, piena di valori ma quasi esclusivamente attesi e non costruiti. Esiste quindi una mancanza di prospettiva nella costruzione, nel sentirsi “motori attivi del cambiamento”. 3 - Quale gesto vorresti insegnare ad una bambina di dieci anni? (Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione Nel momento in cui si affida al soggetto una responsabilità nei confronti delle future generazioni, che sia facilmente percepibile cambia totalmente l’atteggiamento che da passivo si trasforma in propositivo. l’io progettuale / io sociale si qualifica come la necessaria inclinazione al fare per poter “immaginare” una via diversa per la creazione di cambiamento, inteso come innovazione sociale applicata.
  • 18. In questa direttrice interpretativa si pone anche l’individuazione del sistema degli indicatori e delle proprietà specifiche:  cura delle persone  fiducia del sé e attitudine alla ribellione  contatto con la natura.
  • 19. Questi tre elementi sono facce di uno stesso solido che rappresenta l’essenza profonda del cambiamento in cui ogni persona incardina la sua volontà di cambiamento. Rendere visibile un indicatore del successo delle proprie azioni (abbiamo introdotto la metafora del gesto da insegnare ad un bambino/a di 10 anni), è servito a stimolare la parte progettuale, la volontà di cambiamento a partire da piccole azioni quotidiane che possono e devono fungere da scintilla. La definizione categorica dell’ipertesto che viene fuori dall’interpretazione di queste domande/stimolo è la seguente: Agisco dunque siamo. Se non ci sei, l’utopia puoi solo ammirarla. Ma se ci sei, sei il verso che la rende possibile. Nell’analisi delle risposte alle ultime due domande, siamo riusciti a rintracciare anche nuove coppie di indicatori della relazione possibilità-tempo, in modo da poter disegnare la tendenza del sistema alla plasticità, al cambiamento, all’antifragilità4 . Nello specifico, con questa prima domanda 4 Il principio di antifragilità è applicabile a qualsiasi sistema e indica la caratteristica di tali sistemi di modificarsi a fronte di sollecitazioni, fattori di stress, volatilità, disordine. È un principio enunciato e ampiamente descritto da Nassim Nicholas Taleb nel suo libro del 2012 Antifragile, prosperare nel disordine edito da il Saggiatore.
  • 20. abbiamo tracciato una distinzione nella scelta dei valori dei cittadini del futuro, le forme della realtà e la città che ognuno dovrebbe impegnarsi a costruire. Tutto contenuto in un processo di “rigenerazione, apprendimento e continuità” piuttosto che “rottura, interruzione e salto”, come rilevato alla verifica delle pronunce ripetute. 4 - Cos’è per te l’innovazione? / Qual è l’azione più innovativa che avresti voluto compiere? (Io, altro): intersoggettività, prossimità, generazione Al punto in cui siamo giunti, dopo aver delineato quotidianità, consapevolezza, volontà e responsabilità, abbiamo avviato la parte del processo che serve a definire il concetto di stra-ordinario e di autocoscienza, a partire dall’interpretazione del concetto di innovazione. Secondo lo schema che ha guidato tutta l’indagine, e che ha offerto sempre un’interpretazione da due punti di vista (oggettivo e soggettivo), anche in questo caso nella zona dell’interpretazione che tende all’oggettivo, l’io individualistico e spettatore prevale sull’io progettuale e sociale.
  • 21. In questa zona di verifica concettuale l’innovazione coincide con la seguente definizione:  semplificare la vita delle persone, aiutare  cambiare, migliorare una cosa che già esiste, risolvere un problema  inventare, reinventarsi  (evoluzione naturale dell’uomo), necessità, progresso In questa visione “oggettiva” prevale l’attitudine ad “aspettare il cambiamento”, attendere un miglioramento, proprio come se si stesse in attesa di una sorta di “vaccino” in grado di risolvere problemi e questioni emergenti. Quando invece si entra nella sfera personale, nella logica più soggettiva della proiezione verso l’attitudine al cambiamento, si nota come la sfumatura progettuale sia in netto vantaggio e delinei una prospettiva in cui “ci si salva in una logica di intelligenza collettiva”.
  • 22. Le proprietà specifiche che abbiamo individuato sono:  ambiente  organizzazioni (scuola, imprese)  comunità, quartieri  un’azione che riguarda solo me. La definizione categorica dell’ipertesto che viene fuori dall’interpretazione di queste domande/stimolo è la seguente: Ciascuno partecipa alla reale crescita sociale e comunitaria solo se il suo agire è contestualizzato all’interno di una desiderio e proiezione ideale. C’è una potenzialità in ogni situazione. La finalità (la distribuzione) indica se è un’evoluzione che tende al miglioramento o meno. Nell’analisi delle risposte alle ultime due domande, siamo riusciti a rintracciare anche nuove coppie di indicatori della relazione possibilità-tempo, in modo da poter disegnare la tendenza del sistema alla plasticità, al cambiamento, all’antifragilità. Con la prima domanda (cos’è per te l’innovazione?) siamo riusciti a disegnare una visione precisa del concetto di innovazione in cui solo il 13,46% la intende come rottura completa rispetto agli schemi e modelli del passato, come un salto e una codifica ulteriore di tutte le variabili in gioco, mentre oltre l’86% intende il processo di innovazione come un percorso di rigenerazione dell’esistente, un ascolto delle
  • 23. necessità ed una simbiosi con l’ambiente esterno (natura). Al centro di questo processo di rielaborazione dati compaiono in maniera forte e strutturata il rapporto e le relazioni con altri esseri umani e con le necessità del miglioramento della vita delle persone. Quasi come se lo stra-ordinario fosse già presente nell’ordinario ed abbia bisogno di essere ricomposto in un processo virtuoso di riconsiderazione delle variabili in gioco. Nello specifico, con questa seconda domanda (qual è l’azione innovativa che avresti voluto compiere?), siamo riusciti a tracciare una distinzione nella scelta dei valori dei cittadini del futuro, le forme della realtà e la città che ognuno vorrebbe impegnarsi a costruire ed è emerso un quadro chiaro di azione, movimento, attività che può ricondursi a due categorie principali: rimpianto e intenzione. Nell’analisi del peso di queste due variabili, la visione del futuro è strettamente dipendente dalle intenzioni delle persone che vogliono riconsiderare il futuro tracciando nuove strade e nuovi obiettivi da raggiungere. Fare come elemento principale per il cambiamento che si ottiene attraverso la sperimentazione collegata alla rielaborazione del materiale esistente. Come se non ci fosse o almeno non si sentisse il bisogno di orientare l’agire quotidiano verso scelte di distacco netto dall’esistente ma si rientrasse nella categoria della
  • 24. rielaborazione critica dell’esistente. Come se ci fosse una ipertrofia di dati e informazioni e possibilità di azione che in qualche modo debbano essere riconsiderate in un nuovo schema di lettura in cui al centro non sia più il benessere usa e getta ma l’attivazione di un processo sano di riordinamento strutturale. La seconda categoria domina, riproduce e riconduce il tempo come gioco e combinazione di fattori e ci riporta alla formulazione di alcune domande:  chi è il soggetto che attua l’innovazione?  c’è un collegamento tra le proprietà della città che voglio e i settori delle azioni innovative che vorrei compiere? La prima domanda trova nell’agire collettivo e non più in quello individuale il driver principale dell’innovazione. Come se si cercasse una conferma comunitaria ad un agire che ha la necessità di essere riconosciuto come giusto e concretamente migliorativo della qualità della vita. Nella risposta alla seconda domanda, invece, si genera una relazione precisa tra le proprietà e le azioni da compiere, che partecipano a pianificare una serie di scelte amministrative e gestionali in linea con il successo della vita “insieme all’altro”. Tuttavia, è forse un bene che permanga una consistente intenzione a guardare al benessere individuale prima di quello collettivo, non estremizzato e letto
  • 25. nella sfera dell’egoismo, ma assorbito in un processo simbiotico di riconsiderazione del complesso sistema di relazione tra gli individui che compongono la comunità (in questa prospettiva ogni individuo percepisce il suo agire come funzionale alla ricerca dell’equilibrio complessivo della comunità). Il tutto interpretato secondo le deduzioni della teoria organicista, che presuppone l’impossibilità di azione dell’individuo isolato5 . 5 Già Aristotele aveva postulato, infatti, che solo un Dio od una bestia potevano vivere separati dai propri simili, l’uomo giammai. L’individuo, infatti, quando nasce è inerme, e può sopravvivere solo grazie alle cure parentali. Si sviluppa all’interno di una società e cresce grazie ai rapporti coi propri simili. Con essi collabora e realizza le proprie imprese. Quando è vecchio o malato, dai propri simili ottiene aiuto e protezione. Per il pensiero organicista, dunque, l’individuo è in tutto o in parte dipendente dai propri rapporti sociali. Conseguenza di ciò è che gli individui non sono detentori di diritti di per sé stessi, ma per grazia della società in cui vivono.
  • 26. Deduzioni Dall’avvio della fase di emergenza, conseguente alla diffusione in Italia del Covid-19, sono state moltissime le iniziative di solidarietà che hanno messo al centro i servizi alla popolazione e a quella parte di sistema produttivo impegnato in prima linea per lenire effetti della pandemia. Da parte nostra, con il collettivo di analisi sociale HumanLab, abbiamo avviato un percorso di indagine sociale al fine di dare un contributo di pensiero e di visione che parta dal presente per ricercare una mappa dei valori a cui ispirare l’azione collettiva e individuale. Per fare questo tipo di analisi siamo partiti da un fatto: storicamente, quando l’umanità si trova di fronte a crisi che non rientrano nella sfera di comprensione scientifica o umana immediata, quando non è facile e visibile la soluzione che può riportare la normalità, quando si percepisce che l’unica scelta è il cambio di paradigma, si attinge a piene mani all’alveo della filosofia6 . Oggi, in questa situazione di estremo disagio ci siamo ritrovati a voler cercare il perimetro di una mappa dei valori che possa guidare l’agire umano. Dall’analisi dei dati e dalla interpretazione delle risposte, abbiamo rappresentato l’umanità che si appresta a vivere il mondo nell’epoca che abbiamo battezzato “dopo corona virus” come una coppia di umani, su una roccia di confine, in alto, con il vento che soffia alle spalle e quindi spinge i sensi verso l’indefinito. Ai loro piedi un’orchidea che raccoglie tra le radici, lo stelo, le foglie, i fiori ed i boccioli, il microuniverso che abbiamo tracciato con le domande e gli stimoli che abbiamo posto ai nostri interlocutori, le cellule di quel complesso organismo che rappresenta il mondo d.c.v. L’umanità che si delinea è ispirata da principi di creatività, entusiasmo e speranza e cerca le risposte ai temi della “vita” e non della “sopravvivenza”, nell’agire collettivo piuttosto che in quello individuale. In questa traccia si innestano, come semi pronti a germogliare, il senso di 6 “Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restava- no meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli altri astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che an- che colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicchè, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando già c’era pressoché tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all’agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. È evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa. (Aristotele, Metafisica I,2,982b)
  • 27. collaborazione, di condivisione, di ricerca dell’autenticità. Fatto assolutamente sorprendente è che valori come la salute o la spensieratezza, anche essendo presenti, non rappresentano il driver principale. Segno questo di una forte consapevolezza di comunità che tende a sacrificare il benessere individuale per ricercare un’armonia d’insieme. In questo contesto si delinea chiaramente, in una visione straordinariamente realistica, il bisogno di rimodellare le relazioni umane, in una visione più organica in cui la distanza sociale non è lontananza ma co-creazione e generazione di strutture di “vicinato”, inteso come mutua collaborazione. Questi sentimenti ricordano gli esperimenti di marca lucana, in età pre ellenica (IV se. a.C.), in cui si sperimentarono le organizzazioni rurali meglio conosciute come fattorie lucane7 . Delle comunità autosufficienti disseminate sul territorio e pronte a far fronte a qualunque tipo di causa di forza maggiore. Proprio questa organizzazione consentì al popolo lucano di preservare l’autenticità del suo saper fare a dispetto sia della poderosa cultura greca sia della invasiva cultura romana. In qualche modo quella peculiarità è conservata ancora oggi nelle aree interne appenniniche del Sud Italia (dal Molise alla Calabria), e genera condizioni propizie a garantire un nuovo slancio relazionale, innovativo nelle tecniche e nei processi di approccio alla creazione di valore, inteso come Felicità Interna Lorda. Questa lettura è confermata anche dalle risposte agli stimoli della nostra analisi sociale, che consegna un quadro caratterizzato da una forte marca ambientalista, unita ad una percezione visibile della sostenibilità economica, culturale e solidale quali elementi necessari per il co- design di processi d’innovazione sociale. Proprio quest’ultimo concetto viene confermato da una prospettiva in cui prevalgono in ordine la cura delle persone, la fiducia del sé e l’attitudine alla ribellione, il contatto con la natura. Un quadro chiaro in cui i valori ispiratori dell’azione individuale e collettiva dopo il corona virus si sostanziano in un modello di rigenerazione, apprendimento e continuità con i valori di autenticità che troppo spesso in passato hanno ceduto il passo ad uno sviluppo effimero basato sulla produzione di mero valore economico, mettendo da parte la vera chiave di volta costituita dalla riappropriazione del tempo, inteso come elemento “eucariota”, in grado cioè di assumere la forma più vicina alle reali esigenze della comunità. In questa prospettiva , quello che per molti rappresenta una rottura 7 2009, M. Osanna (a cura di) Verso la città. Forme insediative in Lucania e nel mondo italico fra IV e III secolo a.C. Atti delle Giornate di Studio, Venosa, 13-14 maggio 2006, pag. 104 - “Focalizzando lo sguardo sulle dinami- che insediative relative al IV-III sec. a.C. nel territorio circostante l’altura di Torre di Satriano, le indagini di superficie hanno evidenziato un quadro piuttosto fiorente tra età tardo classica e prima età ellenistica, registrando al contempo un sostanziale cambiamento dei paesaggi agrari rispetto alle epoche precedenti”.-
  • 28. (più volte nei telegiornali di questi giorni di quarantena forzata vediamo persone che si scambiano dolci fatti in casa usando ascensori o cesti con carrucole, che vanno a fare la spesa condominiale, o utilizzano app per la gestione delle scorte di comunità in un quartiere) per i territori interni rappresenta la normalità delle relazioni umane. Questi motivi ci portano a ipotizzare una risposta delle comunità interne che hanno coltivato da sempre gli anticorpi necessari per mettersi all’avanguardia di un movimento per il miglioramento delle condizioni di vita, attraverso la realizzazione di tutte le strutture relazionali utili a generare valore reale. In questo solco, da parte nostra, immaginiamo il contributo che questo nuovo concetto di vicinato potrà dare alla generazione di un sistema di relazioni umane e di scambio basato sull’utilizzo delle nuove tecnologie quali agevolatori del cambiamento e del riposizionamento dei bisogni delle comunità. Questa riflessione diventa necessaria nel panorama odierno, in cui sono entrate a pieno titolo, nel vocabolario collettivo, parole come smart working e nomadismo digitale. Gli smart worker e i nomadi digitali cercano entrambi uno stile di vita e di lavoro più bilanciato attraverso nuove modalità di lavoro flessibile, in particolare la possibilità di lavorare da remoto e quindi conservare i valori di autenticità da una parte e di ispirazione e distanzialmento sociale (necessari in questa fase convulsa della vita delle comunità) dall’altra. Le aziende collaboreranno sempre di più con i freelancer che lavorano da remoto e una buona parte di questi molto probabilmente saranno nomadi digitali. Le stime apparse anche in un articolo de ilsole24ore8 prevedono per 2035 1 miliardo di nomadi digitali. Luoghi come i territori interni e nello specifico la Basilicata (le nostre analisi si basano su un campione composto al 70% da residenti nel territorio lucano), potranno costituire il connubio perfetto di offerta (di una realtà pronta a sperimentare nuovi modelli di relazione sociale) e di interpretazione delle necessità e dei bisogni (con la ricerca e il raggiungimento di un ottimo indice di Felicità Interna Lorda). Dalla nostra analisi possiamo dedurre con accettabile grado di certezza che, guidati da un nuovo senso di comunità e co-progettazione, facendo leva sugli strumenti progettuali che mettano al centro le necessità di recupero e tutela dell’autenticità, i territori interni potranno costituire un modello di nuova rinascita culturale ed economica basata sulla mutualità quale elemento fondante. In questo modo, riorganizzare l’intero tessuto produttivo potrà portare alla sperimentazione di modelli produttivi e processi non calati dall’alto ma condivisi e partecipati. La consapevolezza, unita alla necessità di raccolta e sistematizzazione dei dati a disposizione, condurrebbe alla 8 https://www.ilsole24ore.com/art/un-miliardo-nomadi-digitali-cambieranno-mondo-lavoro-AEhkGK1
  • 29. riduzione dell’asimmetria informativa propria degli attuali sistemi con la crescita dell’appeal del territorio per la destinazione di investimenti privati su larga scala, non esclusivamente indirizzati allo sfruttamento delle risorse naturali, ma orientati soprattutto alla creazione ed allo stimolo di condizioni ideali per la sperimentazione di nuovi modelli che potrebbero rappresentare il superamento dell’approccio capitalistico classico.
  • 30. Soundtrack Filosofia Agricola - Niccolò Fabi
  • 31. Consistenza del campione e modalità di raccolta dati  la raccolta dei dati è stata effettuata attraverso la diffusione di 2 form  la diffusione dei form è avvenuta attraverso i canali social e la condivisione organica dei contenuti  hanno risposto alla call 113 persone rispondendo rispettivamente a 7 sollecitazioni di indagine da cui il gruppo di lavoro ha estratto indicatori sia di livello quantitativo sia di livello qualitativo. Dati aperti Scarica da qui https://bit.ly/2ROBun4 la schematizzazione completa della raccolta dati. Come continuiamo Il presente progetto è un’analisi significativa non per il campione ma per il modello- prototipo di co-progettazione dei significati che propone. Se vuoi contribuire all’evoluzione della mappa dei valori scrivi a: humanlab-italy@gmail.com
  • 32. Verranno giorni limpidi come i primi di quest'anno. Ritorneremo liberi come quelli che non sanno.