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attraverso l’analisi del caso Campania
                                                                                                               Biomasse e agroenergia: un modello di governance regionale
 In questi ultimi anni, il mondo della ricerca è stato chiamato ad affrontare temi fondamentali e di
 interesse globale sui rapporti tra agricoltura e ambiente. Con tali consapevolezze, l’INEA si è posta
 come obiettivo la valorizzazione delle attività attraverso la definizione di un’area di ricerca “Politiche
 per l’ambiente e l’agricoltura”. Da oltre un decennio, infatti, l’INEA svolge studi su applicazione e
 valutazione delle politiche e sostenibilità dei sistemi agricoli, sviluppo dell’agricoltura biologica,
 ruolo dell’agricoltura nella difesa della biodiversità e nella lotta alla desertificazione, temi ambientali
 del settore forestale, fino a filoni più recenti quali la gestione del rischio climatico in agricoltura, i
 cambiamenti climatici e la produzione di bioenergie.
 Un ruolo importante è assegnato alla fase di condivisione dei risultati, affidato alla collana “Politiche
 per l’ambiente e l’agricoltura”, che vuole valorizzare le competenze e la produzione scientifica nel
 settore e contribuire al dibattito sulle tematiche, di cui il presente rapporto rappresenta uno dei primi
 prodotti.




                                                                                                                                                                            Biomasse e agroenergia
collana POLITICHE PER L’AMBIENTE E L’AGRICOLTURA



                                                                                                                                                                            un modello di governance regionale
                                                                                                                                                                            attraverso l’analisi del caso Campania


                                                                                                                                                                                                   a cura di Roberta Ciaravino e Vincenzo Sequino




ISBN 9788881xxxxxx                                                                                                                                                          INEA 2011
Istituto Nazionale di Economia Agraria




Biomasse e agroenergia
 un modello di governance regionale
attraverso l’analisi del caso Campania


                        a cura di

          Roberta Ciaravino e Vincenzo Sequino




                       INEA 2011
Istituto Nazionale di Economia Agraria




 BIOMASSE E AGROENERGIA:
UN MODELLO DI GOVERNANCE
     PER LA CAMPANIA

                  a cura di




                  INEA 2011
Il presente lavoro, realizzato nell’ambito del progetto “Promozione dello sviluppo di filiere
agroenergetiche in Campania”, vuole essere un momento di sintesi dell’attività svolta negli
ultimi tre anni dal gruppo di lavoro INEA, coinvolto nello studio ed analisi delle dinamiche
delle agroenergie in Campania, a supporto dell’Area generale di coordinamento Sviluppo
Economico ai fini della programmazione strategica nella redazione del Piano Energia ed
Ambiente Regionale (PEAR). La cooperazione tra istituto di ricerca in agricoltura ed as-
sessorato allo sviluppo economico ha rappresentato la vera peculiarità dello studio svolto,
in quanto gli scenari energetici, sono stati prefigurati cercando di facilitare l’incontro tra
istanze provenienti dal settore produttivo e dal settore primario. In questo senso si ringra-
zia per la fattiva collaborazione anche l’Area generale di coordinamento Sviluppo Attività
Settore Primario della Regione Campania.




L’ elaborazione di metodologie ed analisi dello studio sono state realizzate dal Gruppo di
lavoro INEA composto da: Roberta Ciaravino, Domenica di Matteo, Giovanni Paribello,
Vincenzo Sequino, Rossana Spatuzzi.
Alla redazione del presente volume hanno contribuito:
Coordinamento scientifico: Roberta Ciaravino e Vincenzo Sequino
Capitolo I - Vincenzo Inserra (Cap. 1.1., 1.2) Roberta Ciaravino (Cap. 1.3, 1.4) Giovanni
Paribello (Cap 1.5)
Capitolo II – Roberta Ciaravino
Capitolo III - Rossana Spatuzzi
Capitolo IV – Domenica di Matteo
Capitolo V - Vincenzo Inserra
Elaborazioni cartografiche - Giovanni Paribello


Si ringrazia: il Professore Antonio Saracino del Dipartimento di Arboricoltura, Botanica
e Patologia Vegetale della Facoltà di Agraria di Portici, il Settore Sperimentazione Infor-
mazione Ricerca e Consulenza in Agricoltura (Se.S.I.R.C.A.) AGC 11- Regione Campania
nella persona di Amedeo D’Antonio




Coordinamento editoriale: Benedetto Venuto	
Realizzazione grafica: Ufficio grafico INEA (Barone, Cesarini, Lapiana, Mannozzi)
Segreteria di redazione: Roberta Capretti
Indice

Premessa	                                                                           V
Introduzione	                                                                      VII




                                        Capitolo 1
   Le agroenergie: la dimensione comunitaria, nazionale delle politiche
1.1	 La rinnovata sensibilità verso le fonti energetiche alternative:
	    gli anni ’90 e la congiuntura energetica europea	                              1
1.2	 Lo sviluppo dell’agroenergia: da esigenza ambientale a nuova prospettiva
	    per il comparto agricolo ed il territorio	                                     8
1.3	 Evoluzione normativa del sistema energetico	                                  10
1.4	 Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili 	   14
1.5	 Biomasse e biocombustibili: alcuni aspetti ambientali e fiscali	              19


                                        Capitolo 2
                    Il ruolo regionale nel sistema energetico
2.1	 Il ruolo regionale nel sistema energetico	                                    23
2.2	 Il procedimento autorizzativo in Regione Campania	                            27
2.3	 l bilancio energetico in Campania	                                            28
2.4	 Il PASER, il PEAR e gli altri strumenti di programmazione
	    tra efficienza, risparmio ed energia rinnovabile 	                            30


                                        Capitolo 3
                      Agroenergia e agricoltura in Campania
3.1	 Biomassa dall’agricoltura	                                                    41
3.2	 Colture energetiche dedicate	                                                 43
3.3	 Biomassa residuale	                                                           45
3.4	 Lo scenario agro-forestale regionale	                                         47
3.5	 Analisi SWOT e governance agro energetica	                                    55


                                        Capitolo 4
                     Il potenziale agroenergetico in Campania
4.1	 La metodologia di indagine	                                                   65
4.2	 La filiera del biogas	                                                        68


                                             III
4.3	 La filiera della biomassa lignocellulosica	                                      78
4.4	 La valorizzazione energetica delle biomasse	                                     86
4.4.1	 Potenziali energetici delle biomasse residuali individuate	                    90
4.4.2	 Organizzazione delle filiere	                                                  92


                                         Capitolo 5
        L a realizzazione di un distretto agroenergetico in Campania:
                costruzione di un modello teorico di riferimento
5.1	 Territorio, risorse, distretto e filiera come capitale per
	    l’implementazione di un progetto agroenergetico 	                               107
5.2	 Il piano di comunicazione del bacino agroenergetico	                            125
5.2.1	 Il profilo teorico peliminare tra marketing ambientale e brand del territorio	 137
5.2.2 	 l profilo pratico del Piano di Comunicazione: output, strumenti, messaggi e
      I
	     dimensioni comunicative	                                                      142
5.2.3 Il Piano di Comunicazione e la risoluzione dell’effetto NIMBY tra compensa-
	     zione riparatoria ed oggettività dell’informazione	                            151


Appendice	                                                                           155


Riferimenti bibliografici
	                                                                                    159




                                              IV
Premessa

      In uno scenario di sviluppo in cui l’approvvigionamento dell’energia che si deve co-
niugare con la salvaguardia dell’ambiente, diventa uno dei punti più complessi alla base
della evoluzione economica e sociale del mondo, l’azione delle realtà territoriali di piccola
scala, si colloca molto bene in un quadro di bilanciamento degli interessi.
      In Italia dopo la nazionalizzazione del sistema elettrico (1962), la trasformazione di
ENEL in SpA (1992) e la liberalizzazione del mercato (1999), si è giunti alla sostituzione
di una piccola parte dell’energia prodotta in energia pulita, ma non si è certo risolto il pro-
blema della dipendenza energetica dagli altri Paesi (Francia e Slovenia principalmente).
      Nel passaggio a politiche maggiormente mirate allo sviluppo sostenibile ed a visioni
ecologiste ed ambientaliste, la produzione energetica nazionale ha contribuito alla gradua-
le trasformazione da “produzione accentrata” (mega centrali di centinaia di megawatt a
carbone, petrolio, gas naturale) a “produzione decentrata” (piccole centrali di pochi mega-
watt di potenza, dislocate in maniera diffusa sul territorio, alimentate da fonti alternative
e rinnovabili). Una sorta di “federalismo energetico” che spinge anche verso una maggiore
infrastrutturazione dei territori, alla quale bisogna dedicare la giusta attenzione in fase di
programmazione degli interventi, per poter preservare la naturalità del paesaggio rurale.
      Ma qual è il contributo che l’agricoltura ed il mondo rurale possono dare al settore
energetico e di contro quali sono i vantaggi che da questo nuovo filone economico ne pos-
sono trarre?
       L’energia prodotta a partire da fonti rinnovabili non ha conosciuto crisi. Il settore è
incentivato a livello politico, economico, industriale e di ricerca. Le prospettive di svilup-
po per il cosiddetto green job sono entusiasmanti. Eppure l’agroenergia stenta a decollare
soprattutto in Campania. I fattori critici già individuati come freno all’avvio di un processo
di sviluppo sono l’assenza di una filiera strutturata sul territorio regionale, la complessità
dell’iter burocratico-amministrativo e la molteplicità di norme a cui questo fa riferimento,
oltre alla diffidenza che attualmente hanno le comunità, gli enti locali, le utenze ad ac-
cettare progetti riguardanti l’utilizzo di biomasse molto spesso identificate con il rifiuto
indifferenziato.
     Il presente lavoro vuole delineare un modello attuabile per lo sviluppo di filiere agro-
energetiche attraverso la compartecipazione di imprese, attori locali, territori.
       L’analisi effettuata parte dal presupposto che in Campania non è percorribile l’ipotesi
di sfruttamento di terreni attualmente dedicati alle produzioni agricole food (di qualità e
non) e d’altro canto è importante preservare sia il paesaggio rurale, la biodiversità, ma an-
che l’informazione e la conoscenza da parte della popolazione locale.
      Lo studio è stato quindi focalizzato sulle biomasse residuali, sottoprodotti dell’attivi-
tà agri-silvicola che normalmente non solo l’impresa agricola non utilizza, ma che smalti-
sce attraverso costi aggiuntivi, favorendo l’utilizzo energetico di materiali che attualmente
hanno un impatto ambientale negativo (come le deiezioni animali), oltre alla salvaguardia
di aree boscate da fenomeni di dissesto ed abbandono (recupero della biomassa ligno-
cellulosica attraverso la corretta gestione forestale).
     Secondo questo approccio, il comparto agricolo rappresenta il primo passo per un
concreto start-up della filiera basato da un lato sul versante dell’autoconsumo per le im-


                                              V
prese del settore agricolo, dall’altro favorendo la creazione di vere e proprie filiere agro-
energetiche nelle aree rurali con l’obiettivo di creare un sistema economico integrato con
la produzione di energia pulita.
      	 Benché gli obiettivi in termini di potenza installabile possano essere considerati
non così rilevanti, le agroenergie originano molteplici attese in termini di sviluppo locale
nelle aree rurali. L’approccio strategico alla materia quindi deve essere necessariamente
di tipo multidisciplinare ed intersettoriale sia a monte, con una governance basata sull’in-
terazione tra enti locali e centrali, sia a valle con la costituzione di partenariati complessi
che assicurino il consenso intorno ad un progetto comune e definiscano il comportamento
di tutta la filiera locale delle bioenergie.
     Questo rapporto fornisce un quadro esaustivo creando le basi di alcune riflessioni
importanti per ideare strumenti di azione.



      	                                                     Prof. Ing. Sergio Vetrella
      	                                                       Assessore Trasporti,
      	                                                  Viabilità e Sviluppo Economico
      	                                                     della Regione Campania




                                              VI
Introduzione

       Le parole “sostenibilità”, “cambiamenti climatici”, “energie rinnovabili”, “agroener-
gia” sono sempre più presenti nel linguaggio corrente e cominciano a diffondersi anche tra
i non addetti ai lavori. Ciò deriva dalla maggiore attenzione rispetto alle questioni ambien-
tali e dalla crescente consapevolezza che determinati cambiamenti negli stili di vita non
solo sono necessari, ma vanno messi in atto al più presto, a partire dagli accordi interna-
zionali fino alle abitudini comuni del singolo cittadino.
       In Campania non è stato ancora avviato un vero e proprio processo di sviluppo
dell’agroenergia. Fatta eccezione per poche ed isolate iniziative, non sono ancora presenti
sul territorio regionale delle filiere agro energetiche. Il crescente interesse del mondo im-
prenditoriale è testimoniato però dalle numerose richieste di autorizzazione presentate
presso gli uffici regionali competenti. Diventa cruciale in questa fase gestirne il processo
di sviluppo per indirizzare e monitorare le ripercussioni sul territorio in particolare in
relazione all’agricoltura.
       Se si pensa ad un contesto socioeconomico consolidato, più o meno ampio che sia, è
facile immaginare la complessità delle azioni da intraprendere perché questo possa riadat-
tarsi/ ristrutturarsi e rispondere concretamente alle richieste di sostenibilità. Tale rivolu-
zione sostenibile è da intendersi come un riequilibrio tra le fonti energetiche a vantaggio
delle rinnovabili ed allo stesso tempo la loro più efficiente utilizzazione. Il tutto, in una
visione più ampia, associato ad una corretta gestione delle attività produttive e dei relativi
carichi inquinanti nell’ambiente, etc. È compito delle Istituzioni gestire questo cambia-
mento, informare sulle opportunità e sui rischi, divulgare le possibilità sempre nuove delle
tecnologie emergenti, offrire un’adeguata gamma di incentivi.
       Sul tema delle energie la Regione Campania ha emanato, nel marzo 2009, una propo-
sta di Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) incentrando l’attenzione nel valoriz-
zare le risorse naturali e ambientali territoriali, promuovere processi di filiere corte terri-
toriali, stimolare lo sviluppo di modelli di governance locali, generare un mercato locale e
regionale della CO2, potenziare la ricerca e il trasferimento tecnologico, avviare misure di
politica industriale. L’introduzione di politiche volte a “decarbonizzare” l’economia, cioè a
ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, potrà offrire importanti opportunità commerciali
nei settori tecnologici legati all’efficienza energetica ed alle energie rinnovabili, promuo-
vendo il contenimento della spesa relativa all’approvvigionamento energetico, una moder-
nizzazione in chiave ecologica del sistema economico e la creazione di comunità locali più
sostenibili.
       Il tema dell’agroenergia riveste, quindi, un importante ruolo nella programmazione
regionale, suscitando grande interesse nel settore agricolo ed agroindustriale. Se da un
lato questa è una opportunità per il settore agricolo in un’ottica di multifunzionalità, come
opportunità di integrazione al reddito e primo passo nel contenimento del carico di azoto
stabilito dalla Direttiva sui nitrati (91/676/CEE), dall’altro il business è talmente cresciuto
da attirare i grandi capitali anche estranei all’agricoltura, soprattutto per gli impianti di
grandi dimensioni.
      Il contesto normativo, soprattutto a livello nazionale, è in continuo divenire: se da
un lato si lavora per agevolare e semplificare le procedure per l’autorizzazione alla realizza-


                                              VII
zione ed all’esercizio degli impianti, dall’altro il rapido evolversi delle politiche su modalità
e tempi di incentivazione, rende il mercato altamente instabile e con esso praticamente
nulle le possibilità di accedere alle risorse finanziarie necessarie ad attivare l’investimento
iniziale.
      L’idea quindi di un modello per lo sviluppo di una nuova filiera agroenergetica deve
tener conto soprattutto della fluttuazione dell’intervento pubblico ed essere quindi capace
di autonomia economico/finanziaria oltre che sostenibile dal punto di vista territoriale ed
energetico.
      In altre parole è necessario analizzare la possibilità di sviluppo della filiera sulla base
delle sue caratteristiche endogene e non strettamente legate a incentivi esterni.
      Ma qual è il contributo che l’agricoltura ed il mondo rurale possono dare al settore
delle energie pulite ma anche quali sono i vantaggi che da questo nuovo filone economico
ne possono trarre?
      In Campania il settore agricolo ed agroalimentare mostra caratteri distintivi soprat-
tutto in termini di qualità delle produzioni nel comparto oleicolo, lattiero-caseario, carni
ed ortofrutticolo (10 DOP e 8 IGP riconosciute, 12 prodotti in corso di riconoscimento),
con un comparto vitivinicolo che presenta più di 20 vini a denominazione di origine.
       Questo scenario induce a valutare gli interventi di sviluppo delle agroenergie nelle
aree rurali con estrema cautela a causa dell’impatto che questi potrebbero avere sul terri-
torio, soprattutto con riferimento allo sfruttamento economico di terreni fertili per la pro-
duzione di biomasse e bioliquidi, dovendo interessare grandi superfici dedicate in colture
estensive e con basso impiego di manodopera per raggiungere livelli economici competiti-
vi, cosa difficilmente ipotizzabile, considerate le caratteristiche strutturali dell’agricoltura
campana.
       Le valutazioni da effettuare sono molteplici e rispondono non solo a criteri di fattibi-
lità e convenienza economica ma soprattutto a criteri di sostenibilità ed effettiva riduzione
delle emissioni gassose in atmosfera, oltre che al mantenimento di un armonioso sviluppo
del territorio in tema di paesaggio, biodiversità e produzioni agricole. È inoltre da consi-
derare il livello di accettazione della popolazione residente rispetto alla installazione di
impianti per la produzione di energia seppure di piccola taglia.
      In questo senso l’ottica di sottrarre aree agricole alle coltivazioni per produzioni de-
dicate alle agroenergie non è una strategia perseguibile, per gli effetti che avrebbe nel breve
periodo sul territorio e nel lungo sul valore economico della PLV campana.
       Benché gli obiettivi in termini di potenza installabile possano essere considerati non
così rilevanti, le agroenergie originano molteplici attese in termini di sviluppo locale nel-
le aree rurali. L’approccio strategico alla materia quindi deve essere necessariamente di
tipo multidisciplinare ed intersettoriale sia a monte, con un modello di governance basa-
to sull’interazione di diverse aree dell’Amministrazione regionale (ambiente, agricoltura,
attività produttive, politiche del territorio), sia a valle con la costituzione di partenariati
complessi che assicurino il consenso intorno ad un progetto comune e definiscano il com-
portamento di tutta la filiera locale delle bioenergie.


      L’assenza di una filiera agroenergetica, fa sì che diventi indispensabile la presenza
di un sistema locale pronto a cogliere le opportunità di sviluppo partendo dal basso. Il
ruolo degli enti locali in questo senso può diventare essenziale nel favorire l’aggregazione
volontaria dei diversi attori, integrando nella filiera non solo i fornitori, i produttori ed i


                                              VIII
trasformatori, ma anche il sistema amministrativo, il sistema creditizio e il terziario e cre-
ando la massa critica necessaria alla sostenibilità di un progetto di investimento in energia
da fonti rinnovabili. Tra i soggetti indispensabili per la formazione del partenariato: enti
locali; operatori del settore energetico; aziende agricole, forestali, agroindustriali anche
in forma associativa (Organizzazioni di produttori, Cooperative, Consorzi di bonifica;);
istituti di credito.
       	 Da qui la necessità di individuare e stabilire un modello per favorire ed indirizzare
lo sviluppo delle agro energie. Per tale ragione nel libro si propone di sviluppare una gover-
nance su scala locale, che alimenti il sistema competitivo mediante la partecipazione delle
comunità territoriale.


       Quando si parla di agro energia si intende da un lato l’energia strettamente deriva-
ta da materia prima prodotta a partire dal comparto agricolo, dall’altro si fa riferimento
all’energia prodotta da altre fonti rinnovabili che insistono su aree agricole. Si tratta nel
primo caso di energia dall’agricoltura e nel secondo di energia “per” l’agricoltura, trattan-
dosi il più delle volte di impianti posizionati in territori rurali, in cui almeno una parte
dell’energia prodotta è destinata alle attività agricole.
       Ma tenendo conto delle caratteristiche dell’agricoltura campana quali filiere è possi-
bile attivare?
        Con la SAU al 41,4% del territorio regionale, valore di poco inferiore a quello nazio-
nale che è pari al 42,3%, e con un’agricoltura partecipa per 3.100 milioni di euro alla ric-
chezza regionale, la Campania ospita il 38% delle aziende produttrici di ortofrutta e cereali
DOP ed IGP del Mezzogiorno ed il 4% di quelle nazionali, ed il 18% delle aziende dedicate
all’allevamento di vitigni per la produzione di vini DOC e DOCG, ovvero circa 9.700 su un
totale di 60.00 aziende. La presenza di un consistente numero di prodotti tipici e tradizio-
nali completano il quadro dell’agroalimentare di qualità.
       Premesso il forte interesse a livello generale per i nuovi prodotti agroenergetici, è
opportuno chiedersi quali sono le filiere concretamente realizzabili sul territorio regionale.
Vista l’importanza economica rivestita da alcuni comparti del settore e le superfici dedica-
te all’agricoltura di qualità non è ipotizzabile uno sviluppo che vada a discapito dell’attuale
assetto produttivo.
      La tipologia di biomassa che garantisce il rispetto dell’alto valore dell’agroalimentare
regionale senza alterarne il sistema produttivo è la cosiddetta biomassa di seconda genera-
zione, ovvero ottenuta dalle attività di recupero e non da colture dedicate. L’utilizzo di tale
materia prima deve necessariamente rispondere a tre requisiti. Deve essere disponibile in
quantità significativa, di facile reperibilità e consentire l’economicità del recupero. Questi
sono gli elementi che condizionano l’approvvigionamento degli impianti di trasformazione
dai quali dipende l’efficacia della prima fase della filiera.
      Nel Capitolo 4 viene condotta un’approfondita analisi sul territorio relativa al com-
parto agricolo ed agroalimentare sui quantitativi di biomassa residuale presenti in Cam-
pania. La corretta gestione della attività di recupero di tali biomasse, inoltre, può rappre-
sentare un importante vantaggio per i produttori che intendano, o debbano, disfarsene.
Si tratta infatti di materiali si scarto di attività produttive che data la loro concentrazione
in aree limitate e la forte stagionalità che caratterizza le produzione agricole ed agroin-
dustriali possono rappresentare un vero e proprio problema per il produttore che ne ha la
responsabilità. Più difficile stabilire a priori i costi di recupero considerati i diversi fattori e


                                                IX
le variabili di influenza: oscillazione dei prezzi dei prodotti energetici, variazione dei costi
di trasporto, distanze etc..
      Esiste il rischio, però, che il comparto agricolo non sia preparato per gestire corret-
tamente l’avvio della filiera e quindi che la fase di trasformazione, di gran lunga più remu-
nerativa, assorba tutti i vantaggi delle nuove attività escludendo il settore primario dai be-
nefici economici correlati. Nella maggioranza dei casi il singolo imprenditore agricolo non
è in grado di sostenere da solo l’investimento necessario per la costruzione dell’impianto
e delle infrastrutture connesse, né riuscirebbe facilmente a gestire impianti che non siano
“micro”, né potrebbe assorbire all’interno dell’azienda tutta l’energia prodotta.
       Di qui l’interesse strategico verso nuove forme di governo del territorio verso, cioè,
l’attivazione di strumenti che favoriscano l’aggregazione degli attori coinvolti nella filiera,
favorendo la creazione di partenariati tra imprenditori agricoli, investitori privati ed enti
locali, e che potrebbero ingenerare comportamenti virtuosi e creare il microclima neces-
sario allo sviluppo economico, puntando su impianti di piccole dimensioni, associati a
materie prime reperibili in loco.


      	                                                         Vincenzo Sequino
      	                                                    Responsabile sede Campania




                                               X
CAPITOLO I

                                           Le agroenergie:
                la dimensione comunitaria e nazionale




1.1	 La rinnovata sensibilità verso le fonti energetiche alternative: gli anni ’90 e
la congiuntura energetica europea

       L’inesorabile esaurirsi delle fonti energetiche primarie di origine fossile, le profonde
modificazioni della biosfera in atto, la competizione tra fabbisogno energetico ed alimen-
tare hanno accresciuto, nel corso degli ultimi decenni, la sensibilità dell’opinione pubblica
e quindi impegnato l’agenda politica dei governi con quella che potremmo definire la ‘que-
stione energetica’, o meglio l’approccio integrato alle questioni energetiche1, secondo cui
si afferma il legame imprescindibile tra preservazione dell’ambiente, diversificazione delle
fonti energetiche di riferimento (graduale abbandono delle fonti fossili2 e successivamente
del nucleare per la produzione di energia) e razionalizzazione degli usi.
       È da qui che bisogna partire per meglio comprendere come sia possibile successiva-
mente parlare, forse per la prima volta, di Fonti Energetiche Rinnovabili3 (FER) e dunque
dare forma e sostanza a filoni di studi, divulgazioni e condivisione delle conoscenze di
livello comunitario tra gli Stati, negli Stati, per gli Stati.
       Il cambiamento della mentalità collettiva, della sensibilità politica, degli orientamen-
ti e delle dichiarazioni di intenti, dunque, si consuma, si profila e si perfeziona prima ad
un livello meramente teorico-programmatico, per aver soltanto dopo, non con qualche
problematica battuta di arresto, una ricaduta reale e concretamente impattante sui sistemi
legislativi nazionali e quindi sui territori e sui sistemi produttivi.
      Il collegamento tra il vecchio ed il nuovo, tra il passato ed il futuribile, sembra ormai
a portata di mano: termini come eolico, geotermia, fotovoltaico, entrano a pieno titolo a far
parte del linguaggio comune e dell’opinione pubblica.
        Anche le energie, o meglio il mutamento della sensibilità collettiva, sono il risultato

1	 È bene specificare che con la dicitura approccio integrato alle questioni energetiche non si intende fare riferimento
   ad un preciso obiettivo politico né ad un provvedimento legislativo ad hoc da parte delle istituzioni europee circa
   la materia delle politiche dell’ambiente e della produzione dell’energia, ma ci si riferisce a livello più ampio, ad
   un importante orientamento strategico comunitario relativo alla realizzazione di interventi che possano combi-
   nare tutela dell’ambiente e sistemi puliti per la produzione delle energie necessarie per rispondere al fabbisogno
   nazionale. La strategia dell’approccio integrato, infatti, puntava sulla diversificazione, valorizzazione e razio-
   nalizzazione delle risorse energetiche alternative. Cfr., Quaderni INEA – Rete Leader, Bioenergia rurale. Analisi e
   valutazione delle biomasse a fini energetici nei territori rurali, 2008.
2	 A tal proposito si parla anche di defossilizzazione e decarbonizzazione per la produzione di energia alternativa, in
   contrasto con le risorse energetiche tradizionali altamente inquinanti.
3	 Con l’acronimo FER (Fonti Energie Rinnovabili) sono da considerarsi energie rinnovabili tutte quelle che sono
   generate da fonti che si rigenerano o che non sono soggette ad esaurimento, nel senso di futura scarsa rilevabilità
   e presenza e, per esteso, tutte quelle risorse il cui uso non pregiudica le condizioni ambientali, la sostenibilità e la
   presenza di risorse naturali per le generazioni a venire. Tradizionalmente sono FER il sole, il vento, il mare, il ca-
   lore della Terra, ovvero quelle fonti disponibili anche per il futuro al di là del loro utilizzo, in contrasto con le altre
   fonti, dette appunto non rinnovabili, giacché sono il risultato di lunghissimi processi di origine e sedimentazione
   storica (in particolare le fonti fossili quali petrolio, carbone, gas naturale).



                                                              1
di un processo storico-economico di evoluzione, così come evidenziato nella tabella a se-
guire.

Tabella n. 1.1 – Fonti energetiche e orientamento storico-economico

                                                   CONGIUNTURA STORICA                    ORIENTAMENTO DELL’OPINIONE
   FONTE ENERGETICA PRINCIPALE
                                                      ED ECONOMICA                                PUBBLICA

                                            avvio industrializzazione;                 sensibilità al tema energia ed am-
                                            sviluppo reti ferroviarie e commer-        biente assente;
                                            ciali;                                     pessime condizioni di vita delle
 CARBONE/ELETTRICITA’
                                            prima rivoluzione industriale in           popolazioni;
 (1770- 1890)
                                            Inghilterra;                               ceti operai delle città-fabbrica sot-
                                                                                       topagati;


                                            perfezionamento totale dello               sensibilità al tema energia ed am-
                                            sviluppo dell’occidente;                   biente assente;

                                            il ‘900 come secolo della prosperità;      inquinamento industriale indi-scri-
                                                                                       minato visto come volano di sviluppo
                                            le due guerre mondiali tra lo sviluppo
 GENERALITA’ FONTI FOSSILI                                                             necessario per il rag-giungimento del
                                            dell’industria pesante e bellica e
 (1900-1950)                                                                           tanto agognato benessere econo-
                                            l’impiego dell’acciaio come materiale
                                                                                       mico;
                                            di riferimento;
                                                                                       la guerra sui due fronti: politico-mili-
                                                                                       tare ed economico-indu-striale;


                                            ricostruzione post bellica (piano          rinnovata sensibilità dell’opinione
                                            Marshall e nuova industrializ-zazione      pubblica verso i temi dell’ambiente e
                                            europea);                                  dell’energia,
                                            indipendenza ex colonie:                   eventi chiave: disastro di Chernobyl
                                            avvio industrializzazione nei PVS;         (1986), disastro di Seveso (1976), re-
 GENERALITA’ FONTI FOSSILI                                                             ferendum abrogativo nucleare Italia
                                            costruzione della società di massa:
                                                                                       (1987), direttiva 96/82/CE Seveso I;
 “PETROLIZZAZIONE” E AVVIO DEL              altissimi livelli di consumo e derego-
 NUCLEARE                                   lamentazione mercato;                    sviluppo dei movimenti politici e
                                                                                     sociali ambientalisti: (primo partito
 (1950-1990)                                anni 70/80: austerity, shock petroli-
                                                                                     verde in Australia UGT – 1976, Green
                                            fero, stagflazione, crisi mediorientale;
                                                                                     Party GB 1973, Partito dei Verdi Italia
                                            caro greggio, dipendenza delle eco-      1985, WWF e Legambiente)
                                            nomie occidentali dall’oro nero, vero
                                            e proprio fattore di balance of power
                                            geopolitica internazionale;


                                            industrializzazione matura;                il tema ambiente ed energia e’ al cen-
                                            ristrutturazione dei sistemi pro-dut-      tro del dibattito politico e sociale;
                                            tivi: dall’industria pesante alla lean     eventi e concetti chiave: scioglimento
 DECARBONIZZAZIONE, SOSTITUZIO-             production;                                dei ghiacciai, accesso alle risorse ali-
 NE FONTI FOSSILI E FONTI ENERGE- just in time, terziarizzazione del-                  mentari, articolazione dello sviluppo
 TICHE RINNOVABILI. VERSO L’ECONO- l’economia, economia dei servizi e                  sostenibile, la RSI e la RST, responsa-
 MIA DELLA SOSTENIBILITA’          delle consulenze;                                   bilità intergenera-zionale;

 (anni ’90 ad oggi)                         approccio qualitativo e non solo           movimento no global, il cosiddetto
                                            quantitativo della domanda;                “popolo di Seattle”

                                            conferenza di Rio (1992);



Fonte: elaborazione INEA. Per la voce eventi e concetti chiave si consulti Roberto Della Seta, La difesa dell’ambiente in Italia.
Storia e cultura del movimento ecologista, Edizioni Franco Angeli, Milano, 2000.




                                                                2
Il Protocollo di Kyoto, oramai datato tredici anni, seppur all’interno di un quadro
economico e politico assai problematico, ha avuto il merito di aver realmente accelerato il
cammino verso una lunga stagione di riflessione e di riforma della politica climatica degli
Stati: benché il conto delle promesse disattese e delle drammatiche contraddizioni sia di
fatto sotto gli occhi di tutti, l’accordo sui cambiamenti climatici adottato nell’omonima
città giapponese costituisce un sostanziale passo in avanti rispetto ad analoghe decisioni
siglate in precedenza.
      Per l’Italia l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 6,5% rispetto ai
valori del 1990, entro il periodo 2008-2012 è risultato con il tempo abbastanza ambizioso,
sia perché l’Italia è caratterizzata da una bassa intensità energetica sia in funzione del fatto
che dal ‘90 ad oggi le emissioni nazionali di gas serra sono già notevolmente aumentate e,
senza l’applicazione di politiche e misure adatte, sono destinate a crescere ancora. Nono-
stante ciò nell’ultimo periodo la riduzione del consumo di energia dovuta alla crisi econo-
mica ha fatto sì che fosse abbattuto anche il livello di emissioni.
      Per comprendere lo sforzo di riduzione che l’Italia dovrà ulteriormente effettuare per
raggiungere tale obiettivo, basti pensare che lo scarto tra scenario di emissione “tenden-
ziale” di gas serra al 2010 (579,7 Mt CO2 eq) e quota limite di emissioni assegnata (487,1
Mt CO2 eq) è pari a ben 92,6 Mt CO2 equivalenti.
      Il raggiungimento dell’obiettivo finale di riduzione delle emissioni, dovrebbe seguire
un passo differenziato secondo il settore di riferimento così come mostrato dalla tabella
che segue.

Tabella 1.2 – Riduzione emissioni CO2 in Mt eq. Dettaglio per misura/settore di riferimen-
to. Programma di Implementazione Nazionale
                                                    Periodo 2008/2012


                                                                                    OBIETTIVO
                       SETTORE
                                                                                     in Mt eq.

 Energia                                                                                 6,8
 Industria                                                                              28,2
 Trasporti                                                                              16,8
 Civile                                                                                 10,2
 Agricoltura                                                                            30,8
 Totale                                                                                 92,8


Fonte: elaborazione INEA su dati Ministero dell’Ambiente, CIPE e Comitato Nazionale di Gestione e Attuazione della Direttiva
2008/87CE n. 033/2007.




      Nonostante un miglioramento della tendenza generale – così come confermano le nor-
mative e le misure presentate nella legge finanziaria 2010 – l’Italia ha essenzialmente sotto-
valutato l’importanza degli impegni sottoscritti a Kyoto. I costi per la mancata applicazione
del Protocollo di Kyoto in Italia rischiano di aumentare fino a 2,56 miliardi di euro all’anno se
non verranno adottate delle politiche rigorose e costanti di riduzione delle emissioni di circa
98 Mt/anno tra il 2008 e il 2012.
       Queste riflessioni si collegano direttamente al tortuoso percorso che sia l’Italia sia gli
altri paesi hanno compiuto sino al Vertice di Copenhagen, quale ulteriore tappa di sviluppo


                                                             3
della politica internazionale a tutela del clima, per il potenziamento delle misure previste nel
primo periodo di attività del Protocollo di Kyoto, nonché per l’implementazione di altre stra-
tegie relative sia al brevissimo periodo, che a scenari di medio termine, val a dire a partire
dal 2013.
      Almeno negli intenti, la conferenza di Copenhagen si presentava come un appunta-
mento di importanza cruciale, previsto per scongiurare il pericolo di ulteriori slittamenti
nella definizione di nuovi ambiziosi obiettivi per la riduzione dei gas a effetto serra.
       In ragione della loro maggiore responsabilità storica sull’effetto serra, i paesi industria-
lizzati erano stati chiamati ad agire per primi, siglando un duplice impegno che prevedeva:
•	     l’impegno a ridurre entro il 2020 i gas serra del 40 per cento almeno rispetto ai livelli
       del 1990, come indicato da tutte le associazioni che fanno parte del Climate Action
       Network;
•	     lo stanziamento di almeno 110 miliardi di euro all’anno per permettere alle economie
       in via di sviluppo di fare fronte agli impatti del cambiamento climatico, per adottare
       tecnologie verdi e sostenibili e per la lotta alla deforestazione. Somme, queste ultime,
       che dovevano essere pubbliche e aggiuntive rispetto agli aiuti allo sviluppo già previsti
       dai governi.
       Al di là dei principali obiettivi relativi alla riduzione delle emissioni, al sostegno per
l’implementazione delle tecnologie e delle energie verdi e della responsabilità differenziata
nelle emissioni tra paesi sviluppati e Paesi in Via di Sviluppo, il Vertice danese non ha di fatto
portato a nessun risultato degno di nota.
      In particolare numerosi nodi non sono stati sciolti, ovvero:
•	     la mancata individuazione di adeguati strumenti per la lotta alla deforestazione, attual-
       mente responsabile del 25% delle emissioni globali di gas ad effetto serra;
•	     la mancata realizzazione di una riforma strutturale dei meccanismi flessibili attual-
       mente previsti dal protocollo di Kyoto, soprattutto al fine di limitare il ricorso ai crediti
       di carbonio;
•	     la mancata definizione di un quadro di strumenti atti a realizzare la riduzione delle
       emissioni nelle economie a rapida crescita del 15-30 per cento in meno rispetto ai
       livelli previsti fino al 2020;
       In effetti, l’indisponibilità della maggior parte dei paesi a rinunciare a quote importanti
di emissioni, specie in relazione ai settori strategici per lo sviluppo economico interno, così
come la generica presa d’atto dei contenuti programmatici del Vertice, ha prodotto scarsi ri-
sultati, vanificando anche la possibilità di apportare un sostanziale miglioramento agli stru-
menti previsti dal Protocollo di Kyoto che costituisce l’inizio di questo cammino.
      Dopo il sostanziale immobilismo di Copenhagen è già partito il conto alla rovescia per
la preparazione della Conferenza UNFCCC Messico 2010 (COP 16) che dovrebbe portare alla
firma di un nuovo accordo per combattere il cambiamento climatico.
      Oltre alla definizione di misure che possano realmente comportare una modificazione
dei modelli climatici attualmente stabiliti, la lotta contro il cambiamento climatico necessita
dello sviluppo immediato di azioni che limitino le emissioni di gas serra: la sfida principale
di Messico 2010 è quella di far convergere misure, provvedimenti ed iniziative verso una
specifica strategia politica di respiro globale, giacché solo la trasversalità dei programmi e la
disponibilità piena delle Parti interessate, può determinare il concreto avvio dell’inversione
di tendenza.


                                                 4
Le politiche UE

      All’interno della cornice strategica dei Programmi Comunitari e della programma-
zione relativa alla Politica Agricola Comune, il tema della valorizzazione delle fonti ener-
getiche rinnovabili e tra queste, delle bioenergie, assume una particolare importanza solo
a partire dall’inizio degli anni ’90, in concomitanza con altri importanti cambiamenti del
mercato dell’energia in Europa4.
       Per questo motivo, l’attenzione verso la produzione di energia dal recupero delle bio-
masse, hanno seguito la naturale evoluzione della politica comunitaria, verso l’accoglimen-
to più generale del concetto di sviluppo sostenibile5. In tale ottica, quindi, le biomasse sono
state poste al centro della politica ambientale ed energetica focalizzando su due condizioni
di partenza: da una parte le attività agro-silvo pastorali offrono una grande massa di mate-
riale potenziale a disposizione e, dall’altra, il suo recupero determina certamente positivi
effetti sul mix energetico, soprattutto in termini di incidenza delle FER sulla quota di ener-
gia complessivamente prodotta in Europa.
      Infatti, le iniziali ricadute positive relative per lo più alle possibilità di utilizzo di
energia da biomassa in termini di autoconsumo e produzione di biocombustibili, più tardi
hanno mostrato importanti performance di risultato anche relativamente ad altri aspetti
come la riduzione dell’inquinamento atmosferico da emissioni di CO2, l’aumento dei tassi
di occupazione e la minore dipendenza commerciale da fonti energetiche extracomunita-
rie.
     Concetti come diversificazione delle fonti energetiche, sicurezza degli approvvigio-
namenti e riutilizzo degli scarti, hanno poi trovato vero e proprio fondamento giuridico in
alcune direttive comunitarie, che per la prima volta hanno disciplinato in maniera cogente
la materia6.
     A tal proposito, nella tabella che segue, si riportano le principali dichiarazioni UE in
materia di energia ed agroenergie.
      Nell’anno 2005, con il Piano di Azione per la Biomassa, la Commissione Europea ha
dato impulso all’utilizzo e produzione di energia a partire da biomassa.
     Tra gli obiettivi individuati: la riduzione delle emissioni di CO2, la copertura di una
quota prestabilita del fabbisogno energetico UE tramite fonti rinnovabili, la rimozione degli
ostacoli tecnici, maggiore impulso alla ricerca tecnico scientifica



4	 A livello generale ci si riferisce al rinnovato ruolo delle politiche della tutela ambientale e del risparmio energetico,
   mentre più nello specifico gli avvenimenti cui si intende fare riferimento sono l’avvio della liberalizzazione del
   mercato dell’elettricità (prima direttiva 96/62/CE, poi 2003/54/CE) e del mercato del gas (prima direttiva 98/30/
   CE, anche in questo caso poi successivamente sostituita con 2003/55/CE).
5	 Il termine sviluppo sostenibile apparve per la prima volta nel 1987 all’interno del Rapporto Brundtland, così
   chiamato dal nome della Presidentessa della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo. Nel Rapporto la
   definizione di sviluppo sostenibile recita: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presen-
   te senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. In tale contesto non
   viene menzionata l’accezione ambientalista vera e propria, mentre ci si concentra maggiormente sul benessere e
   sulla qualità della vita come qualità dell’ambiente circostante. A partire da questo concetto, la dimensione della
   sostenibilità che riguarderà l’uso razionale delle risorse e la responsabilità per le generazioni future, sarà presso-
   ché accolta nei maggiori Documenti programmatici e strategici sia UE sia ONU.
6	 Il fondamento giuridico relativo alle biomasse trae origine da due direttive, la prima dir. 2001/77/CE e la succes-
   siva dir. 2003/30/CE, agganciate anche alla definizione di biocombustibile. Ai sensi di tali direttive, la biomassa è
   la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura, comprendente sostanze vegetali
   e animali, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e ur-
   bani. Per biocarburanti, invece, si intendono carburanti liquidi o gassosi per i trasporti, ricavati dalla biomassa.



                                                             5
Tabella 1.3 – Principali atti/dichiarazioni UE in materia di energia e agro energie

                       Tipologia Atto                                Campo di Interesse

Libro Verde 1996                                  Energia Per Il Futuro – Fonti Energetiche Rinnovabili

Direttiva 1996/62 (Sostituita Da 2003/54)         Liberalizzazione Del Mercato Dell’energia Elettrica

                                                  Liberalizzazione Del Mercato Dei Servizi Di Erogazione
Direttiva 1998/30 (Sostituita Da 2003/55)
                                                  Del Gas

Libro Verde 2000                                  Sicurezza Degli Approvvigionamenti

Piano Di Azione 2005                              Azioni Integrate Per L’utilizzo Della Biomassa

                                                  Alimentazione Biocarburante Sistema Pubblico Dei
Direttiva 2003/30
                                                  Trasporti

Risoluzione Del 26/09/07                          Politica Estera Comune In Materia Di Energia

Direttiva 2001/77                                 Biomassa

Direttiva 2009/28                                 Promozione Fer

Direttiva 2003/30                                 Biocombustibili

Comunicazione N. 59/2007                          Sottoprodotti – Scarti Della Lavorazione

                                                  Rifiuti – Processo Di Recupero Ed Elenco Materie Prime
Direttiva 2008/98
                                                  Secondarie Ammesse




Tabella n. 1.4 - Atti Comunitari e Obiettivi Biomasse/FER – Gli strumenti principali I/III

          ATTI INIZIATIVE PROVVEDIMENTI UE                          OBIETTIVI PREFISSATI


                                                  Produzione di 135/MTEP di biomassa entro il 2010;
LIBRO BIANCO 1997                                 Incidenza del 12% di FER sul mix energetico complessivo
                                                  dell’UE entro il 2010.


                                                  Miglioramento degli approvvigionamenti;
                                                  Rimozione degli ostacoli tecnici;
                                                  Promozione di Studi e Ricerche;
                                                  Correzione obiettivi Libro Bianco: da 135/MTEP a 149/
                                                  MTEP annuali, dal 12% al 10% di incidenza complessiva
                                                  FER sul mix energetico UE;
PIANO DI AZIONE DELLA BIOMASSA 2005
                                                  50% impianti domestici per il riscaldamento alimentati
                                                  da biomassa;
                                                  37% di produzione elettrica da biomassa;
                                                  12,5% di produzione di diesel e bioetanolo vegetali;
                                                  Riduzione complessiva aliquota IVA per impianti di tele-
                                                  riscaldamento.




                                              6
Tabella 1.5 – Atti Comunitari e Obiettivi Biomasse/FER – Gli strumenti principali II/III

         ATTI INIZIATIVE PROVVEDIMENTI UE                                OBIETTIVI PREFISSATI


                                                       Realizzazione di una politica energetica europea (PEE);
                                                       Limitazione del surriscaldamento (massimo 2 gradi
                                                       Celsius);
                                                       Sviluppo mercati interni del gas e dell’elettricità;
                                                       Produzione sostenibile di energia elettrica da combusti-
                                                       bili fossili;
                                                       Azzeramento a partire dal 2020 delle emissioni da car-
                                                       bone,
PACCHETTO DI AZIONI IN MATERIA ENERGETICA (2007)       Linee di indirizzo per il settore nucleare;
                                                       Indicazione progressi nell’uso di biocarburanti e altri
                                                       combustibili provenienti da FER;
                                                       Realizzazione di un Piano Strategico europeo per le tec-
                                                       nologie energetiche;
                                                       Monitoraggio risultati azioni implementate all’indomani
                                                       del Libro Verde;
                                                       Indagini a norma dell’articolo 17 del Reg. CE n. 1/03 nei
                                                       settori europei del gas e dell’elettricità.




Tabella n. 1.6 – Atti Comunitari e Obiettivi Biomasse/FER- Gli strumenti principali III/III

         ATTI INIZIATIVE PROVVEDIMENTI UE                                OBIETTIVI PREFISSATI

                                                       PRINCIPIO DEL 20-20-20 (entro il 2020):
                                                       riduzione delle emissioni di gas serra del 20%;
                                                       aumento dell’efficienza energetica del 20%;
CORNICE STRATEGICA DI PROGRAMMAZIONE INTEGRATA
                                                       formazione di un mix energetico proveniente per il
DEL CONSIGLIO EUROPEO DI PRIMAVERA (2007)
                                                       20% da Fonti Rinnovabili, tra queste l’8% da biomasse
                                                       e biocarburanti, arrivando al 10% di utilizzo di questi
                                                       biocarburanti verdi sul totale del consumo di benzina e
                                                       gasolio per autotrazione.




      Al momento uno dei principali riferimenti politici a livello europeo nel settore del-
la bioenergia e delle politiche energetiche è il pacchetto di azioni in materia energetica,
adottato dalla Commissione europea il 23 gennaio 2008: il documento “Due volte 20 per il
2020. L’opportunità del cambiamento climatico per l’Europa” ha lo scopo di istituire una
nuova politica energetica per l’Europa finalizzata a combattere i cambiamenti climatici, a
rafforzare la sicurezza energetica e la competitività dell’UE definendo obiettivi ambiziosi
riguardo alla riduzione delle emissioni di gas serra e allo sviluppo di energia rinnovabile.
       Altro aspetto da non sottovalutare, vista la particolare natura della produzione di
energia da biomasse, è quello del rapporto tra biomassa e produzioni agricole, in partico-
lare tra biomassa e regimi normativi e di sussidio previsti dalla Politica Agricola Comune
(PAC).
       A partire dal 2003 la PAC ha subito un generale processo di riforma, svincolando il
sostegno agli agricoltori dalle quantità prodotte ed incentivando il ruolo multifunzionale
dell’agricoltura.


                                                   7
Questa riforma, nello specifico, ha offerto la possibilità di coltivare qualsiasi materia
prima agricola su superfici cosiddette set-aside no food, ovvero terreni a riposo non desti-
nati a colture alimentari, e beneficiare ugualmente dei sussidi, determinando la formazio-
ne di coltivazioni energetiche, l’aumento della produzione di materia prima per biocombu-
stibili con colture dedicate7.
      In tale contesto si è avviato un processo di metamorfosi dell’attività imprenditoriale
agricola nel campo della produzione delle energie rinnovabili, soprattutto per quanto ri-
guarda la produzione di biocarburanti e di energia elettrica e termica a partire da biomassa.



1.2	 Lo sviluppo dell’agroenergia: da esigenza ambientale a nuova prospettiva
per il comparto agricolo ed il territorio.

       Nell’aprile 2009 il Libro bianco “L’adattamento ai cambiamenti climatici: verso
un quadro d’azione europeo”8 stabilisce le strategie per migliorare la capacità di adat-
tamento ai cambiamenti climatici in Europa, sottolineando la necessità di integrare la
questione in tutte le principali politiche europee e rafforzare la cooperazione tra i vari
livelli di governo. Il documento intende favorire la comprensione dei cambiamenti clima-
tici e l’impatto che essi potranno avere, sottolineando la necessità di creare entro il 2011
un Clearing House Mechanism, una camera di compensazione in cui le informazioni
sui rischi dei cambiamenti climatici, i possibili impatti e le best practices possano es-
sere scambiati tra governi, agenzie ed organizzazioni che operano in quest’ambito. Esso
è accompagnato da tre documenti settoriali sull’agricoltura9, sulla salute10 e sul tema
delle acque, delle coste e dell’ambiente marino11. Il documento sull’agricoltura sottoli-
nea i possibili impatti sulla produzione, distinguendo le possibili conseguenze per i vari
comparti produttivi e suggerisce azioni strategiche per contrastare gli effetti negativi del
cambiamento, sia a livello di singola azienda agricola che dell’intero settore (azioni di
resilienza e mitigazione). Se infatti da un lato resistere ai cambiamenti climatici rappre-
senterà un costo in più per l’imprenditore agricolo, dall’altro la produzione di energia a
partire da materia prima di origine agro-forestale, consentendo l’abbattimento dei costi e
rendendo possibile la diversificazione del reddito, potrebbe migliorare la resilienza delle
aziende agricole.
      L’agroenergia rappresenta una possibile risposta del settore a patto di capire in
primis “come” possa contribuire a questo processo di adattamento, per poi porsi l’inter-
rogativo “in che misura”. Tale processo è da intendersi come un riequilibrio tra le fonti
energetiche a vantaggio delle rinnovabili ed allo stesso tempo una loro più efficiente uti-
lizzazione, associando il tutto ad una corretta gestione del territorio e dei relativi carichi
nell’ambiente circostante.
      L’avvio di una filiera agroenergetica, quale che sia la biomassa utilizzata, presenta
sicuramente margini più ampi di successo nei casi in cui si riesca ad instaurare un forte
7	 Da 0,31 milioni di ettari nel 2004 fino a 2,84 milioni di ettari incentivati del 2007.
8	 COM(2009) 147/4, 01.04.2009. Il Libro Bianco sull’Adattamento ai Cambiamenti Climatici non costituisce un do-
   cumento vincolante dal punto di vista dell’ottemperanza agli obblighi legislativi, ma un documento strategico
   aggiuntivo alle singole politiche nazionali e ad altri interventi obbligatori già decisi in ambito comunitario.
9	 SEC(2009) 417.
10	 SEC(2009) 416
11	 SEC(2009) 386



                                                            8
legame col territorio dovuto ad esempio, ad una elevata concentrazione di biomassa di-
sponibile per la trasformazione12.
       Una favorevole combinazione di fattori è data dalla contemporanea domanda di ener-
gia elettrica in costante crescita associata ad un elevato fabbisogno di energia termica, si-
tuazione che può presumibilmente verificarsi in aree ove siano concentrate trasformazioni
agroindustriali o altro tipo di industria manifatturiera che necessita di energia termica per
il proprio processo produttivo.
       Perché vi sia uno sviluppo veramente efficiente le imprese agricole devono poter par-
tecipare al valore aggiunto derivante dai meccanismi incentivanti messi a disposizione a
livello nazionale e/o regionale per le energie rinnovabili. Ciò non perché potenziali produt-
tori di energia pulita ma in quanto potenziali produttori della materia prima energetica: la
biomassa. Perché siano rispettati contemporaneamente i principi di sostenibilità ed econo-
micità è necessario che si instauri un’interazione positiva tra impresa energetica e azienda
agricola evitando innanzitutto un meccanismo competitivo che vedrebbe crescere una a di-
scapito dell’altra e garantendo, al contempo, una migliore gestione degli aspetti ambientali.
       Ad esempio, per gli impianti di piccole dimensioni che per proprie caratteristiche
rispondono meglio al principio di sostenibilità, le possibilità di raggiungere un’adeguata
efficienza economica sono legate alla capacità di radicarsi nel contesto produttivo locale
e di creare un circolo virtuoso grazie all’abbattimento dei costi di produzione, recupero e
trasporto della biomassa.
       È da questa prospettiva che bisogna partire per meglio comprendere il generale orien-
tamento localista, ormai fortemente radicato, circa la produzione di energia: attualmente in
molti territori, a megacentrali di grande capacità, si preferiscono strutture di piccola taglia
dall’impatto ambientale più modesto.
      Le politiche energetiche ed ambientali, tra cui gli incentivi all’agroenergia, hanno
suscitato negli ultimi anni un forte interesse da parte degli operatori del settore agricolo ai
quali si presenta la nuova prospettiva di inserire l’energia “pulita e rinnovabile” tra i propri
prodotti.
      Sebbene la capacità produttiva sia nettamente inferiore rispetto agli impianti alimen-
tati con fonte fossile generalmente di grandi dimensioni e, talvolta, anche insufficiente ad
assicurare la copertura del fabbisogno energetico territoriale, le cornici programmatiche
europee, nazionali e soprattutto regionali, incentivano tale processo, tendente alla realiz-
zazione di una vera e propria autosufficienza energetica dei contesti rurali.
      Se capillarmente prevista ed applicata, questa politica potrebbe dare luogo ad una
rivalutazione economica del contesto locale (green economy), per pervenire alla realizza-
zione finale di un sistema energetico distrettuale.
      D’altro canto l’approccio dal punto di vista locale, può essere attuato solo con politi-
che di tipo bottom-up al fine di evitare l’ostilità delle comunità residenti (effetto NiMBY)
rispetto alla realizzazione di progetti indesiderati e di sfruttamento di risorse scarsamente
presenti sul territorio con potenziale perdita di biodiversità. A tal fine, l’affiancamento di
interventi mirati al monitoraggio e controllo tramite l’ausilio degli indicatori delle per-
formances ambientali (carbon footprint) risultano senz’altro utili strumenti di verifica in
termini di efficacia ed efficienza degli impianti.

12	 	 otrebbe essere il caso delle aree a forte concentrazione di allevamenti gravate dalla questione degli ingenti quan-
     P
    titativi dei reflui da smaltire. In questo caso ai benefici derivanti dalla produzione di energia si associano quelli
    derivanti dalla migliore gestione dei reflui da smaltire, che in molti casi equivale anche ad una migliore gestione
    economica.



                                                           9
Se colte nella loro accezione di complementarità e sostegno aggiuntivo, le agroener-
gie costituiscono certamente un rimedio alla impellente esigenza, invocata a vari livelli,
di ridurre le emissioni climalteranti: l’uso delle biomasse per scopi energetici può essere
considerato neutro rispetto al problema dell’aumento della CO2 in atmosfera – giacché la
CO2 emessa con la combustione e quella rimossa con la fotosintesi si equivalgono – consen-
tendo così di annullare le emissioni rispetto a quelle prodotte dall’impiego di combustibili
fossili. Inoltre tra i gas e le sostanze che alterano clima ed ambiente ci sono il metano ed i
nitrati, prodotti in grande quantità dalle deiezioni zootecniche, che fanno dell’agricoltura
uno dei settori a maggiore impatto, questa volta non a causa dell’energia consumata.
      Appare quindi, chiaro, quali e quanti possano essere i vantaggi ambientali in termini
di vivibilità e sostenibilità economica e sociale che l’implementazione di una efficace pro-
grammazione agroenergetica locale può perseguire, partendo però da due presupposti: il
primo è relativo alla complementarità delle fonti energetiche rinnovabili, mentre il secondo
riguarda la valutazione delle condizioni territoriali e contestuali di ciascun luogo, giacché
a territori diversi corrisponderanno necessariamente fonti energetiche e programmazioni
energetiche locali differenti.



1.3	 Evoluzione della normativa nazionale sul sistema energetico

      Volendo proporre un quadro sintetico dei grandi cambiamenti occorsi in quegli
anni nel sistema energetico nazionale, bisogna guardare al complesso di norme, anche
comunitarie, che possono essere ricondotte a tre filoni principali: norme di attuazione
della politica energetica, norme di riforma della Pubblica Amministrazione (federalismo
fiscale, decentramento amministrativo, etc.), e norme di liberalizzazione del mercato
dell’energia.
      Il processo di decentramento delle attribuzioni nel campo dell’energia rinnovabile
inizia con la legge 308/82 che introduce un primo inquadramento normativo per le fonti
rinnovabili insieme alla definizione di risparmio energetico, conferendo alle Regioni la
competenza su programmazione ed incentivazione di queste due tematiche.
      Nel 1991 con le leggi n. 9 e n. 10, vengono rispettivamente introdotti i provvedi-
menti per la liberalizzazione della produzione di energia ed i principi generali per l’uso
razionale dell’energia.
      In particolare la Legge n. 10 del 9 gennaio 1991 “Norme per l’attuazione del piano
energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico
e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” pone l’accento su obiettivi di riduzione
dei consumi e di miglioramento della compatibilità ambientale. Tra l’altro, all’art. 5,
sancisce l’obbligo per le Regioni di individuare bacini energetici predisponendo Piani
regionali, i quali devono contenere provvedimenti finalizzati all’uso razionale dell’ener-
gia, al risparmio energetico ed allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, con la
formulazione di obiettivi definiti secondo priorità di intervento.
      Sul secondo fronte, la riforma della Pubblica Amministrazione attuata attraverso
il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni e agli Enti Locali (legge delega 59/97
e decreto legislativo 112/98), attribuisce agli Enti Locali le funzioni amministrative in
materia di controllo sul risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia conferendo,
in particolare, alle Province, nell’ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento



                                             10
previste dai Piani Energetici Regionali, le funzioni riguardanti la redazione e l’adozione
dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio
energetico, l’autorizzazione alla installazione e all’esercizio degli impianti di produzione
di energia elettrica inferiore a 300 MWt, il controllo sul rendimento energetico degli im-
pianti termici. Delega, infine, alle Regioni le funzioni amministrative non riservate allo
Stato e non attribuite direttamente agli Enti locali, prevedendo che siano poi le stesse
Regioni a determinare quali di queste funzioni amministrative debbano rimanere di
competenza propria e quali debbano essere trasferite.
       Lo Stato, oltre a conservare le funzioni e i compiti concernenti l’elaborazione e
la definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica nazionale, nonché l’ado-
zione degli atti di indirizzo e coordinamento sulla programmazione energetica regiona-
le, riserva a sé altre funzioni amministrative, tra cui quelle che riguardano: la ricerca
scientifica in campo energetico e le determinazioni concernenti l’ambiente.
      La legge costituzionale 3/2001, infine completa il processo di attribuzione ratione
materiae in capo alle Regioni con la nuova formulazione del Titolo V - art. 117 - della
Costituzione affidando alle stesse potestà legislativa concorrente in materia di produ-
zione, trasporto e distribuzione nazionale di energia. In particolare spetta alle regioni,
nell’ambito degli indirizzi della politica energetica nazionale e comunitaria:
•	    l’individuazione di “vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario”
•	    la formulazione degli obiettivi della politica energetica regionale
•	    la localizzazione e realizzazione degli impianti di teleriscaldamento
•	    lo sviluppo e valorizzazione delle risorse endogene e delle fonti rinnovabili
•	    il rilascio delle concessioni idroelettriche
•	    la certificazione energetica degli edifici
•	    la garanzia delle condizioni di sicurezza e compatibilità ambientale e territoriale
•	    la sicurezza, l’affidabilità e la continuità degli approvvigionamenti regionali.
      Sul terzo fronte, quello del mercato, i provvedimenti più importanti per il settore
energetico e della produzione di energia da fonti rinnovabili sono rappresentati dalla
direttiva 96/92/CE del Parlamento europeo e del Consiglio ed il Decreto legislativo na-
zionale di attuazione n. 79 del 1999 (Decreto Bersani).
       Con questo decreto si liberalizza il mercato elettrico disciplinando il settore: la
produzione, l’importazione, la vendita e l’acquisto di energia elettrica sono diventate
attività libere e questo ha generato la graduale apertura alla concorrenza del mercato.
A partire dal gennaio 2003, non è stato più possibile che un solo soggetto detenesse di-
rettamente o indirettamente più del 50% del mercato nazionale; mentre la trasmissione
ed il dispacciamento, attività riservate allo Stato, sono state attribuite in concessione
al GRTN (Gestore Della Rete di Trasmissione Nazionale) oggi Terna. L’art. 11 dedicato
all’energia da fonti rinnovabili obbliga a partire dal 2001 i produttori e gli importatori
di energia elettrica ad immettere, nel sistema elettrico, una quota stabilita di energia
‘pulita’, mentre la completa liberalizzazione della distribuzione si è avuta a partire dal
luglio 2007, come stabilito dalla direttiva 2003/54/CE.
      Accanto agli strumenti normativi che negli anni ’90 hanno determinato il cam-
biamento radicale nel sistema energetico nazionale, il graduale passaggio a politiche
mondiali maggiormente ambientaliste ha portato verso sistemi di definizione di quote
per le emissioni e per la produzione di energia. L’articolo 3, comma 2, della direttiva
2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001, relativa alla
Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel merca-


                                            11
to interno dell’elettricità, stabilisce che ogni cinque anni, gli Stati membri adottano e
pubblicano una relazione che stabilisce per i dieci anni successivi gli obiettivi indicativi
nazionali di consumo futuro di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili in
termini di percentuale del consumo di elettricità.
      Come già accennato uno dei principali riferimenti politici a livello europeo nel
settore della bioenergia e delle politiche energetiche è il pacchetto di azioni in materia
energetica, adottato dalla Commissione europea il 23 gennaio 200813. Il documento che
accompagna cinque proposte di direttive14, con lo scopo di predisporre gli strumenti per
l’attuazione degli obiettivi generali approvati dal Consiglio europeo nel marzo 200715 - e
prima ancora indicati dal Consiglio europeo del marzo 200616 - ovvero la riduzione del
20%, rispetto al 1990 delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020, una quota del
20% di energie rinnovabili nel totale dei consumi energetici dell’UE entro il 2020 ed il
traguardo del 10% per l’utilizzo di biocarburanti.
      Tali obiettivi sono stati ripresi e meglio specificati nella Direttiva 2009/28/CE17
Promozione dell’uso delle energie da fonti rinnovabili che ripartisce l’obiettivo gene-
rale del 20% da fonte rinnovabile tra tutti gli Stati membri secondo il principio del bur-
den sharing già utilizzato con il protocollo di Kyoto. La Commissione ha infatti fissato
i singoli obiettivi nazionali, giuridicamente vincolanti, tenendo conto della situazione
economica di ogni Stato. Con l’Italia è stata concordata una quota del 17% di energia
da fonti energetiche rinnovabili (FER) da raggiungere entro il 2020. A sua volta la legge
13/09 prevede che gli obiettivi comunitari circa l’uso delle energie rinnovabili siano
ripartiti, con modalità condivise, tra le regioni italiane attraverso una burden sharing
regionale.
     La direttiva europea introduce inoltre un meccanismo che mira a favorire il trasfe-
rimento di energia rinnovabile tra gli Stati membri e la realizzazione di progetti comuni.
Annualmente ogni Stato membro pubblica e notifica alla Commissione una stima della
13	 COM(2008) 30
14	 Il ‘pacchetto’ prevede l’approvazione dei seguenti provvedimenti:
   -	 comunicazione della Commissione sulla dimostrazione in tempi brevi della produzione sostenibile di energia da
      combustibili fossili e il relativo finanziamento. COM(2008) 13;
   -	 proposta di revisione della direttiva 2003/87/CE sul sistema per lo scambio di quote di emissioni.COM(2008) 16;
   -	 proposta di direttiva concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra
      al fine di adempiere agli impegni della Comunità in materia di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra
      entro il 2020. COM(2008) 17;
   -	 proposta di direttiva relativa allo stoccaggio geologico del biossido di carbonio e recante modifica delle direttive
      85/337/CEE e 96/61/CE del Consiglio e delle direttive 2000/60/CE, 2001/80/CE, 2004/35/CE, 2006/12/CE e del
      regolamento (CE) n. 1013/2006. COM(2008) 18;
   -	 proposta di direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. COM(2008) 19;
   -	 disciplina comunitaria degli aiuti di Stato per la tutela dell’ambiente. GU C 82 del 1.04. 08.
15	 Consiglio dell’Unione Europea 7224/1/07. I tre obiettivi principali della politica energetica per l’Europa (PEE)
    sono:
   -	 aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento;
   -	 garantire la competitività delle economie europee e la disponibilità di energia a prezzi accessibili;
   -	 promuovere la sostenibilità ambientale e lottare contro i cambiamenti climatici.
16	 Documento del Consiglio 7775/1/06 in conseguenza del quale la Commissione ha elaborato nel gennaio 2007 la
    Road map per le energie rinnovabili [COM(2006) 848] in cui delinea una visione a lungo termine delle politiche
    per le fonti energetiche rinnovabili nell’UE.
17	 Pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 5 giugno 2009, L140, p 16-62.



                                                          12
produzione eccedentaria di energia da fonti rinnovabili rispetto alla traiettoria indicati-
va in modo che si possa prevedere un trasferimento agli altri Stati. Allo stesso modo gli
Stati che pensano di non poter raggiungere la quantità stabilita, dovranno pubblicare
una stima della richiesta di energia da fonti rinnovabili per compensare il divario.
      Per quanto riguarda il settore dei trasporti ciascun Paese dell’UE deve assicurare
che in tutte le forme di trasporto la propria quota di carburanti da fonti rinnovabili sia
almeno pari al 10%. A quest’obiettivo non si applica il meccanismo di ripartizione tra
Stati membri, quindi anche per l’Italia vale questo principio. La direttiva dispone che
per i biocarburanti prodotti da residui, materie cellulosiche di origine non alimentare,
ovvero per i biocarburanti di “seconda generazione”, si conteggi un contributo doppio
rispetto a quello fornito da altri biocarburanti. Inoltre allo scopo di salvaguardare al
massimo la sostenibilità18, per il raggiungimento dell’obiettivo del 10% precisa che non
saranno contabilizzati i biocarburanti derivanti da materie prime prodotte su terreni
che hanno un elevato valore di biodiversità.
       Si impone inoltre ad ogni Stato di adottare un Piano di azione nazionale (PAN) per
l’energia da fonti rinnovabili. Obiettivo primario del PAN per l’Italia19 è, quello di incre-
mentare l’efficienza energetica e ridurre i consumi di energia. Oltre al Piano straordi-
nario per l’efficienza e il risparmio energetico previsto dalla legge 99/2009, gli obiettivi
operativi previsti nel piano sono: promozione della cogenerazione diffusa, misure volte
a favorire l’autoproduzione di energia per le piccole e medie imprese, rafforzamento del
meccanismo dei titoli di efficienza energetica, promozione di nuova edilizia a rilevante
risparmio energetico e riqualificazione energetica degli edifici esistenti, incentivi per
l’offerta di servizi energetici, promozione di prodotti nuovi altamente efficienti. In parti-
colare per quel che riguarda le biomasse sono proposti i seguenti interventi:
•	    revisione periodica dei fattori moltiplicativi, delle tariffe omnicomprensive;
•	    eventuali strumenti di stabilizzazione della quotazione dei certificati verdi, come
      l’introduzione di una “banda di oscillazione” del prezzo, che possano dare più
      certezza agli investitori e consentire una migliore programmabilità delle risorse e
      degli impatti sul sistema di prezzi e tariffe;
•	    modulazione degli incentivi in modo coerente all’esigenza di migliorare alcune
      opzioni dei produttori (ad esempio, il tipo di localizzazione) e ridurre costi extra
      costi d’impianto o di sistema;
•	    per le biomasse e i bioliquidi: possibile introduzione di priorità di destinazione a
      scopi diversi da quello energetico e, qualora destinabili a scopo energetico, discri-
      minazione tra quelli destinabili a produzione di calore o all’impiego nei trasporti
      da quelli destinabili a scopi elettrici;
•	    sempre per le biomasse: particolare attenzione sarà dedicata alle dinamiche del
      costo della materia prima e del costo di esercizio, perseguendo una convergenza
      dell’intensità del sostegno con quanto si registra in ambito europeo.
      Tutti questi obiettivi e misure potranno confluire nella Strategia energetica nazio-
nale, per la cui definizione è prevista una Conferenza nazionale sull’energia e l’ambiente.




18	 Artt 17.3-17.5
19	 Inviato alla Commissione europea a fine luglio 2010.



                                                           13
1.4	 Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili

      La promozione delle fonti rinnovabili in Italia è incentrata su programmi di incenti-
vazione che possono essere raggruppati nelle seguente tre tipologie:
a)	    assegnazione di certificati verdi alla produzione;	
b)	    assegnazione di un incentivo amministrato alla produzione;
c)	    remunerazione amministrata dell’energia elettrica immessa (tariffa fissa onnicom-
       prensiva)
       Le modalità di accesso alla rete, di distribuzione e di cessione dell’energia sono di-
versificate ed alternative per tipologia di fonte e potenza dell’impianto: ad esempio il de-
creto ministeriale 18 dicembre 2008 consente agli impianti alimentati da fonti rinnovabili
di potenza nominale media annua non superiore a 200 kW, di accedere allo “scambio sul
posto”, meccanismo che consente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta ma non
immediatamente autoconsumata, per poi prelevarla in un momento successivo per soddi-
sfare i propri consumi.
      La tabella 1.7 sintetizza le modalità di accesso alla rete, di cessione dell’energia elet-
trica prodotta da fonti rinnovabili e gli incentivi previsti20.
    La possibilità di produrre energia da parte del settore agricolo deriva dalla recente
normativa che ha profondamente modificato il mercato dell’energia liberalizzandolo.
      Oggi la produzione, l’importazione, la distribuzione e quindi l’erogazione al consu-
matore finale di energia elettrica sono attività aperte alla concorrenza. Il mercato della
produzione di energia, quindi, è caratterizzato ad esclusione di ENEL, ex monopolista, da
imprese pubbliche locali, piccoli produttori e autoproduttori. La trasmissione dell’energia,
consistente nel trasferimento sulla rete nazionale ad alta e altissima tensione è un’attività
riservata allo Stato ed attribuita in concessione alla società per azioni Terna.
       Le fonti rinnovabili godono però della priorità di dispacciamento cioè, a parità di
prezzo proposto, nell’ordine di merito economico con cui vengono ordinate le offerte ai fini
della risoluzione del mercato, le offerte riferite ad unità alimentate da fonti rinnovabili non
programmabili e programmabili hanno la priorità rispetto alle fonti tradizionali.
      Il decreto Bersani ha inoltre previsto la semplificazione delle procedure attraverso
l’adozione di una autorizzazione unica e la possibilità di ubicazione degli impianti anche in
zone classificate come agricole dai vigenti piani urbanistici.
       Lo stesso decreto ha consentito lo sviluppo dell’attuale regime di incentivazione delle
FER basato su criteri di mercato: lo scambio dei certificati verdi (CV). Tale meccanismo
deriva dall’obbligo, a partire dal 2002, per i soggetti produttori o importatori di energia
elettrica, di immettere nella rete nazionale una certa percentuale di energia da impianti
alimentati da fonti rinnovabili. Di contro i produttori di energia da FER possono scambiare
tramite i CV la loro quota di energia ‘verde’ con i produttori da fonti tradizionali in modo
che quest’ultimi possano ottemperare all’obbligo. Un certificato verde, oggi corrisponden-
te alla produzione di 1 MWh di energia da fonte rinnovabile, è in realtà un vero e proprio
titolo scambiabile su un apposito mercato. Il prezzo dei CV si forma attraverso la libera
contrattazione tra gli operatori, la quale può avvenire bilateralmente o nel mercato orga-
nizzato dal Gestore dei mercati energetici (GME) .
      Il prezzo al quale il Gestore dei servizi energetici (GSE) emette i CV è detto prezzo di
riferimento il quale, come stabilito dalla finanziaria 2008, è pari alla differenza tra un valo-

20	 TUP - Testo unico ricognitivo della produzione elettrica, AEEG, marzo 2009



                                                        14
Tabella 1.7 Accesso alla rete e modalità di cessione dell’energia elettrica immessa

              Modalità di                                         Delibere di               Contratti da                 Tipo di             Quali fonti tra                                        Ricavi per il
                                      Quali impianti                                                                                                                   Quali impianti
               cessione                                           riferimento                 siglare                   incentivi           quelle rinnovabili                                      produttore
                                                                                                                                                                    Tutti, inclusi gli impianti
                                                                                           Dispacciamento in
                                                                                                                                             Tutte, ad eccezione        ibridi (per la sola
                                                             Deliberazione n. 111/06 immissione con Terna +           Certificati verdi
                                                                                                                                              della fonte solare    produzione attribuibile
              Libero mercato                                    (dispacciamento e       Compravendita con la
                                                                                                                                                                     alle fonti rinnovabili)
          (partecipazione diretta                            registrazione contratti di propria controparte +
     1                                      Tutti                                                                                                                     Fotovoltaici e solari       Vendita + incentivo
            in Borsa o tramite                                 compravendita) e n.      Regolazione trasporto
                                                                                                                                                                    termodinamici inclusi gli
                  trader)                                      348/07 (Allegato A,       con Terna e impresa
                                                                                                                       Conto energia               Solare          impianti ibridi (per la sola
                                                                     trasporto         distributrice per impianti
                                                                                                                                                                     produzione attribuibile
                                                                                          connessi in MT o BT
                                                                                                                                                                        alla fonte solare)

                                                                                                                                                                    Di potenza < 10 MVA o
                                                                                                                                                                    di potenza qualsiasi se
                                                                                                                                             Tutte, ad eccezione
                                                                                 Unica convenzione con il             Certificati verdi                                 alimentati da fonti
                                  Di potenza < 10 MVA                                                                                         della fonte solare
         Ritiro dedicato, secondo                                                  GSE che comprende                                                                      rinnovabili non
                                  o di potenza qualsiasi                                                                                                                  programmabili
           modalità e condizioni                                                 anche il dispacciamento
     2                            se alimentati da fonti Deliberazione n. 280/07                                                                                                                  Vendita + incentivo
           economiche definite                                                        in immissione e il                                                               Fotovoltaici e solari
                                      rinnovabili non
                dall'Autorità                                                     trasporto dell'energia                                                            termodinamici inclusi gli
                                   programmabiliUnica
                                                                                    elettrica immessa                  Conto energia               Solare          impianti ibridi (per la sola
                                                                                                                                                                     produzione attribuibile




15
                                                                                                                                                                        alla fonte solare)


            Ritiro a tariffa fissa   Alimentati da fonte
             onnicomprensiva,      eolica fino a 200 kW;                                                              Conto energia, già
                                                                                       Unica convenzione con il                                                                                      Vendita (a un
             secondo modalità      alimentati dalle altre     Deliberazione ARG/elt                                 incluso nel prezzo di    Tutte, ad eccezione
     3                                                                                  GSE inclusiva di tutto,                                                     Di potenza fino a 1 MW           prezzo che già
         definite dall'Autorità e a fonti rinnovabili, ad              1/09                                            ritiro dell'energia     della fonte solare
                                                                                        compresi gli incentivi                                                                                    include l'incentivo)
          condizioni economiche eccezione della solare,                                                                     elettrica
             definite per legge          fino a 1 MW

                                                                                                                                             Tutte, ad eccezione
                                                                                        Contratto di scambio          Certificati verdi
                                                                                                                                              della fonte solare
                                     Di potenza fino a 20                               con il GSE dall'1 gennaio
                                                                                                                                                                   Di potenza fino a 20 kW,        Compensazione tra
                                       kW, e di potenza                                2009 relativo all'energia
                                                                                                                                                                    e di potenza maggiore a        l'energia elettrica
                                    maggiore a 20 kW fino      Deliberazione ARG/elt    elettrica immessa e allo
     4      Scambio sul posto                                                                                                                                       20 kW fino a 200 kW se          immessa e quella
                                    a 200 kW se entrati in            74/08            scambio sul posto. Non
                                                                                                                       Conto energia               Solare          entrati in esercizio dopo il        prelevata +
                                     esercizio dopo il 31                                    sostituisce la
                                                                                                                                                                       31 dicembre 2007                 incentivo
                                        dicembre 2007                                  regolazione dell'energia
                                                                                          elettrica prelevata
re fisso di 180€/MWh ed il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica
nell’anno precedente. Per il 2008, ad esempio, ai fini della definizione del valore del CV,
l’autorità preposta ha stabilito un valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia
elettrica pari a 91,34€/MWh. Il prezzo dei CV nel corso del 2009 è oscillato tra i 96 ed i
103€/MWh, mentre il prezzo medio di scambio dei CV sul mercato per l’anno 2010 è stato
di 84€/MWh21.
       Oltre ad aver modificato la modalità di parametrazione del CV, la Finanziaria 2008
ed il suo collegato€ hanno introdotto sostanziali novità nel sistema di incentivazione delle
rinnovabili tra cui il graduale incremento, della quota obbligatoria di elettricità prodotta
da FER per le grandi aziende produttrici da fonti fossili e la tariffa fissa omnicomprensiva.
       Per il periodo dal 2007-2012 la quota obbligatoria di cui all’art.11 del D.lgs.79/9922 è
incrementata annualmente di 0,75 punti percentuali. Pertanto essa assumerà annualmen-
te i seguenti valori:

Tabella 1.8 – Valori incrementali per anno di energia prodotta da FER in Italia. Periodo
2007-2012

                           ANNO                                                 Quota obbligatoria (%)
                           2007                                                           3,80
                           2008                                                           4,55
                           2009                                                           5,30
                           2010                                                           6,05
                           2011                                                           6,80
                           2012                                                           7,55
Fonte: GSE



       Per avere diritto all’emissione dei certificati verdi, il produttore deve ottenere la qua-
lifica di Impianto Alimentato da Fonti Rinnovabili (IAFR), dimostrando con apposita do-
cumentazione tecnica presentata al GSE, che l’impianto rispetta tutte le caratteristiche
richieste dalla normativa. Inoltre, a partire dal 2008, il valore del CV viene moltiplicato
per un coefficiente (cfr. Tabella 1.5) che varia in funzione del tipo di fonte rinnovabile. Il
coefficiente stabilito per l’energia prodotta a partire da fonte derivante dal settore agricolo
è sicuramente tra i più interessanti, in previsione del fine di favorire lo sviluppo di filiere
locali. Il quadro normativo è stato modificato prima con l’emanazione del decreto del Mi-
nistero dello Sviluppo economico del 18 dicembre 2008 e poi dalla Legge 99/09: il sistema
degli incentivi che se ne trae è sintetizzato nella tabella che segue per quel che riguarda
i coefficienti moltiplicativi dei CV ed in quella successiva per la tariffa omnicomprensiva.
Quest’ultima è la tariffa alla quale possono accedere per un periodo di 15 anni, in alterna-
tiva ai CV, i produttori per gli impianti di potenza nominale media annua non superiore
ad 1 MW (0,2 MW per l’eolico) entrati in esercizio in data successiva al 31 dicembre 2007,
per l’energia netta immessa nel sistema elettrico. La tariffa omnicomprensiva comprende
sia il valore dell’incentivo che il ricavo relativo alla quantità di energia elettrica prodotta.

21	 In realtà il prezzo previsto era di circa 112 /MWh, prezzo a cui si sarebbe arrivati solo se ci fosse stato un eccesso
    di domanda rispetto all’offerta.
22	 Il c.d decreto Bersani all’art. 11 prevede che “gli importatori e i soggetti responsabili degli impianti che, in ciascun
    anno, importano o producono energia elettrica da fonti non rinnovabili hanno l’obbligo di immettere nel sistema
    elettrico nazionale, nell’anno successivo, una quota prodotta da impianti da fonti rinnovabili”.



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Biomasse&agroenergia - a cura di R. Ciaravino - V. Sequino (2011) - INEA

  • 1. attraverso l’analisi del caso Campania Biomasse e agroenergia: un modello di governance regionale In questi ultimi anni, il mondo della ricerca è stato chiamato ad affrontare temi fondamentali e di interesse globale sui rapporti tra agricoltura e ambiente. Con tali consapevolezze, l’INEA si è posta come obiettivo la valorizzazione delle attività attraverso la definizione di un’area di ricerca “Politiche per l’ambiente e l’agricoltura”. Da oltre un decennio, infatti, l’INEA svolge studi su applicazione e valutazione delle politiche e sostenibilità dei sistemi agricoli, sviluppo dell’agricoltura biologica, ruolo dell’agricoltura nella difesa della biodiversità e nella lotta alla desertificazione, temi ambientali del settore forestale, fino a filoni più recenti quali la gestione del rischio climatico in agricoltura, i cambiamenti climatici e la produzione di bioenergie. Un ruolo importante è assegnato alla fase di condivisione dei risultati, affidato alla collana “Politiche per l’ambiente e l’agricoltura”, che vuole valorizzare le competenze e la produzione scientifica nel settore e contribuire al dibattito sulle tematiche, di cui il presente rapporto rappresenta uno dei primi prodotti. Biomasse e agroenergia collana POLITICHE PER L’AMBIENTE E L’AGRICOLTURA un modello di governance regionale attraverso l’analisi del caso Campania a cura di Roberta Ciaravino e Vincenzo Sequino ISBN 9788881xxxxxx INEA 2011
  • 2. Istituto Nazionale di Economia Agraria Biomasse e agroenergia un modello di governance regionale attraverso l’analisi del caso Campania a cura di Roberta Ciaravino e Vincenzo Sequino INEA 2011
  • 3. Istituto Nazionale di Economia Agraria BIOMASSE E AGROENERGIA: UN MODELLO DI GOVERNANCE PER LA CAMPANIA a cura di INEA 2011
  • 4. Il presente lavoro, realizzato nell’ambito del progetto “Promozione dello sviluppo di filiere agroenergetiche in Campania”, vuole essere un momento di sintesi dell’attività svolta negli ultimi tre anni dal gruppo di lavoro INEA, coinvolto nello studio ed analisi delle dinamiche delle agroenergie in Campania, a supporto dell’Area generale di coordinamento Sviluppo Economico ai fini della programmazione strategica nella redazione del Piano Energia ed Ambiente Regionale (PEAR). La cooperazione tra istituto di ricerca in agricoltura ed as- sessorato allo sviluppo economico ha rappresentato la vera peculiarità dello studio svolto, in quanto gli scenari energetici, sono stati prefigurati cercando di facilitare l’incontro tra istanze provenienti dal settore produttivo e dal settore primario. In questo senso si ringra- zia per la fattiva collaborazione anche l’Area generale di coordinamento Sviluppo Attività Settore Primario della Regione Campania. L’ elaborazione di metodologie ed analisi dello studio sono state realizzate dal Gruppo di lavoro INEA composto da: Roberta Ciaravino, Domenica di Matteo, Giovanni Paribello, Vincenzo Sequino, Rossana Spatuzzi. Alla redazione del presente volume hanno contribuito: Coordinamento scientifico: Roberta Ciaravino e Vincenzo Sequino Capitolo I - Vincenzo Inserra (Cap. 1.1., 1.2) Roberta Ciaravino (Cap. 1.3, 1.4) Giovanni Paribello (Cap 1.5) Capitolo II – Roberta Ciaravino Capitolo III - Rossana Spatuzzi Capitolo IV – Domenica di Matteo Capitolo V - Vincenzo Inserra Elaborazioni cartografiche - Giovanni Paribello Si ringrazia: il Professore Antonio Saracino del Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale della Facoltà di Agraria di Portici, il Settore Sperimentazione Infor- mazione Ricerca e Consulenza in Agricoltura (Se.S.I.R.C.A.) AGC 11- Regione Campania nella persona di Amedeo D’Antonio Coordinamento editoriale: Benedetto Venuto Realizzazione grafica: Ufficio grafico INEA (Barone, Cesarini, Lapiana, Mannozzi) Segreteria di redazione: Roberta Capretti
  • 5. Indice Premessa V Introduzione VII Capitolo 1 Le agroenergie: la dimensione comunitaria, nazionale delle politiche 1.1 La rinnovata sensibilità verso le fonti energetiche alternative: gli anni ’90 e la congiuntura energetica europea 1 1.2 Lo sviluppo dell’agroenergia: da esigenza ambientale a nuova prospettiva per il comparto agricolo ed il territorio 8 1.3 Evoluzione normativa del sistema energetico 10 1.4 Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili 14 1.5 Biomasse e biocombustibili: alcuni aspetti ambientali e fiscali 19 Capitolo 2 Il ruolo regionale nel sistema energetico 2.1 Il ruolo regionale nel sistema energetico 23 2.2 Il procedimento autorizzativo in Regione Campania 27 2.3 l bilancio energetico in Campania 28 2.4 Il PASER, il PEAR e gli altri strumenti di programmazione tra efficienza, risparmio ed energia rinnovabile 30 Capitolo 3 Agroenergia e agricoltura in Campania 3.1 Biomassa dall’agricoltura 41 3.2 Colture energetiche dedicate 43 3.3 Biomassa residuale 45 3.4 Lo scenario agro-forestale regionale 47 3.5 Analisi SWOT e governance agro energetica 55 Capitolo 4 Il potenziale agroenergetico in Campania 4.1 La metodologia di indagine 65 4.2 La filiera del biogas 68 III
  • 6. 4.3 La filiera della biomassa lignocellulosica 78 4.4 La valorizzazione energetica delle biomasse 86 4.4.1 Potenziali energetici delle biomasse residuali individuate 90 4.4.2 Organizzazione delle filiere 92 Capitolo 5 L a realizzazione di un distretto agroenergetico in Campania: costruzione di un modello teorico di riferimento 5.1 Territorio, risorse, distretto e filiera come capitale per l’implementazione di un progetto agroenergetico 107 5.2 Il piano di comunicazione del bacino agroenergetico 125 5.2.1 Il profilo teorico peliminare tra marketing ambientale e brand del territorio 137 5.2.2 l profilo pratico del Piano di Comunicazione: output, strumenti, messaggi e I dimensioni comunicative 142 5.2.3 Il Piano di Comunicazione e la risoluzione dell’effetto NIMBY tra compensa- zione riparatoria ed oggettività dell’informazione 151 Appendice 155 Riferimenti bibliografici 159 IV
  • 7. Premessa In uno scenario di sviluppo in cui l’approvvigionamento dell’energia che si deve co- niugare con la salvaguardia dell’ambiente, diventa uno dei punti più complessi alla base della evoluzione economica e sociale del mondo, l’azione delle realtà territoriali di piccola scala, si colloca molto bene in un quadro di bilanciamento degli interessi. In Italia dopo la nazionalizzazione del sistema elettrico (1962), la trasformazione di ENEL in SpA (1992) e la liberalizzazione del mercato (1999), si è giunti alla sostituzione di una piccola parte dell’energia prodotta in energia pulita, ma non si è certo risolto il pro- blema della dipendenza energetica dagli altri Paesi (Francia e Slovenia principalmente). Nel passaggio a politiche maggiormente mirate allo sviluppo sostenibile ed a visioni ecologiste ed ambientaliste, la produzione energetica nazionale ha contribuito alla gradua- le trasformazione da “produzione accentrata” (mega centrali di centinaia di megawatt a carbone, petrolio, gas naturale) a “produzione decentrata” (piccole centrali di pochi mega- watt di potenza, dislocate in maniera diffusa sul territorio, alimentate da fonti alternative e rinnovabili). Una sorta di “federalismo energetico” che spinge anche verso una maggiore infrastrutturazione dei territori, alla quale bisogna dedicare la giusta attenzione in fase di programmazione degli interventi, per poter preservare la naturalità del paesaggio rurale. Ma qual è il contributo che l’agricoltura ed il mondo rurale possono dare al settore energetico e di contro quali sono i vantaggi che da questo nuovo filone economico ne pos- sono trarre? L’energia prodotta a partire da fonti rinnovabili non ha conosciuto crisi. Il settore è incentivato a livello politico, economico, industriale e di ricerca. Le prospettive di svilup- po per il cosiddetto green job sono entusiasmanti. Eppure l’agroenergia stenta a decollare soprattutto in Campania. I fattori critici già individuati come freno all’avvio di un processo di sviluppo sono l’assenza di una filiera strutturata sul territorio regionale, la complessità dell’iter burocratico-amministrativo e la molteplicità di norme a cui questo fa riferimento, oltre alla diffidenza che attualmente hanno le comunità, gli enti locali, le utenze ad ac- cettare progetti riguardanti l’utilizzo di biomasse molto spesso identificate con il rifiuto indifferenziato. Il presente lavoro vuole delineare un modello attuabile per lo sviluppo di filiere agro- energetiche attraverso la compartecipazione di imprese, attori locali, territori. L’analisi effettuata parte dal presupposto che in Campania non è percorribile l’ipotesi di sfruttamento di terreni attualmente dedicati alle produzioni agricole food (di qualità e non) e d’altro canto è importante preservare sia il paesaggio rurale, la biodiversità, ma an- che l’informazione e la conoscenza da parte della popolazione locale. Lo studio è stato quindi focalizzato sulle biomasse residuali, sottoprodotti dell’attivi- tà agri-silvicola che normalmente non solo l’impresa agricola non utilizza, ma che smalti- sce attraverso costi aggiuntivi, favorendo l’utilizzo energetico di materiali che attualmente hanno un impatto ambientale negativo (come le deiezioni animali), oltre alla salvaguardia di aree boscate da fenomeni di dissesto ed abbandono (recupero della biomassa ligno- cellulosica attraverso la corretta gestione forestale). Secondo questo approccio, il comparto agricolo rappresenta il primo passo per un concreto start-up della filiera basato da un lato sul versante dell’autoconsumo per le im- V
  • 8. prese del settore agricolo, dall’altro favorendo la creazione di vere e proprie filiere agro- energetiche nelle aree rurali con l’obiettivo di creare un sistema economico integrato con la produzione di energia pulita. Benché gli obiettivi in termini di potenza installabile possano essere considerati non così rilevanti, le agroenergie originano molteplici attese in termini di sviluppo locale nelle aree rurali. L’approccio strategico alla materia quindi deve essere necessariamente di tipo multidisciplinare ed intersettoriale sia a monte, con una governance basata sull’in- terazione tra enti locali e centrali, sia a valle con la costituzione di partenariati complessi che assicurino il consenso intorno ad un progetto comune e definiscano il comportamento di tutta la filiera locale delle bioenergie. Questo rapporto fornisce un quadro esaustivo creando le basi di alcune riflessioni importanti per ideare strumenti di azione. Prof. Ing. Sergio Vetrella Assessore Trasporti, Viabilità e Sviluppo Economico della Regione Campania VI
  • 9. Introduzione Le parole “sostenibilità”, “cambiamenti climatici”, “energie rinnovabili”, “agroener- gia” sono sempre più presenti nel linguaggio corrente e cominciano a diffondersi anche tra i non addetti ai lavori. Ciò deriva dalla maggiore attenzione rispetto alle questioni ambien- tali e dalla crescente consapevolezza che determinati cambiamenti negli stili di vita non solo sono necessari, ma vanno messi in atto al più presto, a partire dagli accordi interna- zionali fino alle abitudini comuni del singolo cittadino. In Campania non è stato ancora avviato un vero e proprio processo di sviluppo dell’agroenergia. Fatta eccezione per poche ed isolate iniziative, non sono ancora presenti sul territorio regionale delle filiere agro energetiche. Il crescente interesse del mondo im- prenditoriale è testimoniato però dalle numerose richieste di autorizzazione presentate presso gli uffici regionali competenti. Diventa cruciale in questa fase gestirne il processo di sviluppo per indirizzare e monitorare le ripercussioni sul territorio in particolare in relazione all’agricoltura. Se si pensa ad un contesto socioeconomico consolidato, più o meno ampio che sia, è facile immaginare la complessità delle azioni da intraprendere perché questo possa riadat- tarsi/ ristrutturarsi e rispondere concretamente alle richieste di sostenibilità. Tale rivolu- zione sostenibile è da intendersi come un riequilibrio tra le fonti energetiche a vantaggio delle rinnovabili ed allo stesso tempo la loro più efficiente utilizzazione. Il tutto, in una visione più ampia, associato ad una corretta gestione delle attività produttive e dei relativi carichi inquinanti nell’ambiente, etc. È compito delle Istituzioni gestire questo cambia- mento, informare sulle opportunità e sui rischi, divulgare le possibilità sempre nuove delle tecnologie emergenti, offrire un’adeguata gamma di incentivi. Sul tema delle energie la Regione Campania ha emanato, nel marzo 2009, una propo- sta di Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) incentrando l’attenzione nel valoriz- zare le risorse naturali e ambientali territoriali, promuovere processi di filiere corte terri- toriali, stimolare lo sviluppo di modelli di governance locali, generare un mercato locale e regionale della CO2, potenziare la ricerca e il trasferimento tecnologico, avviare misure di politica industriale. L’introduzione di politiche volte a “decarbonizzare” l’economia, cioè a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, potrà offrire importanti opportunità commerciali nei settori tecnologici legati all’efficienza energetica ed alle energie rinnovabili, promuo- vendo il contenimento della spesa relativa all’approvvigionamento energetico, una moder- nizzazione in chiave ecologica del sistema economico e la creazione di comunità locali più sostenibili. Il tema dell’agroenergia riveste, quindi, un importante ruolo nella programmazione regionale, suscitando grande interesse nel settore agricolo ed agroindustriale. Se da un lato questa è una opportunità per il settore agricolo in un’ottica di multifunzionalità, come opportunità di integrazione al reddito e primo passo nel contenimento del carico di azoto stabilito dalla Direttiva sui nitrati (91/676/CEE), dall’altro il business è talmente cresciuto da attirare i grandi capitali anche estranei all’agricoltura, soprattutto per gli impianti di grandi dimensioni. Il contesto normativo, soprattutto a livello nazionale, è in continuo divenire: se da un lato si lavora per agevolare e semplificare le procedure per l’autorizzazione alla realizza- VII
  • 10. zione ed all’esercizio degli impianti, dall’altro il rapido evolversi delle politiche su modalità e tempi di incentivazione, rende il mercato altamente instabile e con esso praticamente nulle le possibilità di accedere alle risorse finanziarie necessarie ad attivare l’investimento iniziale. L’idea quindi di un modello per lo sviluppo di una nuova filiera agroenergetica deve tener conto soprattutto della fluttuazione dell’intervento pubblico ed essere quindi capace di autonomia economico/finanziaria oltre che sostenibile dal punto di vista territoriale ed energetico. In altre parole è necessario analizzare la possibilità di sviluppo della filiera sulla base delle sue caratteristiche endogene e non strettamente legate a incentivi esterni. Ma qual è il contributo che l’agricoltura ed il mondo rurale possono dare al settore delle energie pulite ma anche quali sono i vantaggi che da questo nuovo filone economico ne possono trarre? In Campania il settore agricolo ed agroalimentare mostra caratteri distintivi soprat- tutto in termini di qualità delle produzioni nel comparto oleicolo, lattiero-caseario, carni ed ortofrutticolo (10 DOP e 8 IGP riconosciute, 12 prodotti in corso di riconoscimento), con un comparto vitivinicolo che presenta più di 20 vini a denominazione di origine. Questo scenario induce a valutare gli interventi di sviluppo delle agroenergie nelle aree rurali con estrema cautela a causa dell’impatto che questi potrebbero avere sul terri- torio, soprattutto con riferimento allo sfruttamento economico di terreni fertili per la pro- duzione di biomasse e bioliquidi, dovendo interessare grandi superfici dedicate in colture estensive e con basso impiego di manodopera per raggiungere livelli economici competiti- vi, cosa difficilmente ipotizzabile, considerate le caratteristiche strutturali dell’agricoltura campana. Le valutazioni da effettuare sono molteplici e rispondono non solo a criteri di fattibi- lità e convenienza economica ma soprattutto a criteri di sostenibilità ed effettiva riduzione delle emissioni gassose in atmosfera, oltre che al mantenimento di un armonioso sviluppo del territorio in tema di paesaggio, biodiversità e produzioni agricole. È inoltre da consi- derare il livello di accettazione della popolazione residente rispetto alla installazione di impianti per la produzione di energia seppure di piccola taglia. In questo senso l’ottica di sottrarre aree agricole alle coltivazioni per produzioni de- dicate alle agroenergie non è una strategia perseguibile, per gli effetti che avrebbe nel breve periodo sul territorio e nel lungo sul valore economico della PLV campana. Benché gli obiettivi in termini di potenza installabile possano essere considerati non così rilevanti, le agroenergie originano molteplici attese in termini di sviluppo locale nel- le aree rurali. L’approccio strategico alla materia quindi deve essere necessariamente di tipo multidisciplinare ed intersettoriale sia a monte, con un modello di governance basa- to sull’interazione di diverse aree dell’Amministrazione regionale (ambiente, agricoltura, attività produttive, politiche del territorio), sia a valle con la costituzione di partenariati complessi che assicurino il consenso intorno ad un progetto comune e definiscano il com- portamento di tutta la filiera locale delle bioenergie. L’assenza di una filiera agroenergetica, fa sì che diventi indispensabile la presenza di un sistema locale pronto a cogliere le opportunità di sviluppo partendo dal basso. Il ruolo degli enti locali in questo senso può diventare essenziale nel favorire l’aggregazione volontaria dei diversi attori, integrando nella filiera non solo i fornitori, i produttori ed i VIII
  • 11. trasformatori, ma anche il sistema amministrativo, il sistema creditizio e il terziario e cre- ando la massa critica necessaria alla sostenibilità di un progetto di investimento in energia da fonti rinnovabili. Tra i soggetti indispensabili per la formazione del partenariato: enti locali; operatori del settore energetico; aziende agricole, forestali, agroindustriali anche in forma associativa (Organizzazioni di produttori, Cooperative, Consorzi di bonifica;); istituti di credito. Da qui la necessità di individuare e stabilire un modello per favorire ed indirizzare lo sviluppo delle agro energie. Per tale ragione nel libro si propone di sviluppare una gover- nance su scala locale, che alimenti il sistema competitivo mediante la partecipazione delle comunità territoriale. Quando si parla di agro energia si intende da un lato l’energia strettamente deriva- ta da materia prima prodotta a partire dal comparto agricolo, dall’altro si fa riferimento all’energia prodotta da altre fonti rinnovabili che insistono su aree agricole. Si tratta nel primo caso di energia dall’agricoltura e nel secondo di energia “per” l’agricoltura, trattan- dosi il più delle volte di impianti posizionati in territori rurali, in cui almeno una parte dell’energia prodotta è destinata alle attività agricole. Ma tenendo conto delle caratteristiche dell’agricoltura campana quali filiere è possi- bile attivare? Con la SAU al 41,4% del territorio regionale, valore di poco inferiore a quello nazio- nale che è pari al 42,3%, e con un’agricoltura partecipa per 3.100 milioni di euro alla ric- chezza regionale, la Campania ospita il 38% delle aziende produttrici di ortofrutta e cereali DOP ed IGP del Mezzogiorno ed il 4% di quelle nazionali, ed il 18% delle aziende dedicate all’allevamento di vitigni per la produzione di vini DOC e DOCG, ovvero circa 9.700 su un totale di 60.00 aziende. La presenza di un consistente numero di prodotti tipici e tradizio- nali completano il quadro dell’agroalimentare di qualità. Premesso il forte interesse a livello generale per i nuovi prodotti agroenergetici, è opportuno chiedersi quali sono le filiere concretamente realizzabili sul territorio regionale. Vista l’importanza economica rivestita da alcuni comparti del settore e le superfici dedica- te all’agricoltura di qualità non è ipotizzabile uno sviluppo che vada a discapito dell’attuale assetto produttivo. La tipologia di biomassa che garantisce il rispetto dell’alto valore dell’agroalimentare regionale senza alterarne il sistema produttivo è la cosiddetta biomassa di seconda genera- zione, ovvero ottenuta dalle attività di recupero e non da colture dedicate. L’utilizzo di tale materia prima deve necessariamente rispondere a tre requisiti. Deve essere disponibile in quantità significativa, di facile reperibilità e consentire l’economicità del recupero. Questi sono gli elementi che condizionano l’approvvigionamento degli impianti di trasformazione dai quali dipende l’efficacia della prima fase della filiera. Nel Capitolo 4 viene condotta un’approfondita analisi sul territorio relativa al com- parto agricolo ed agroalimentare sui quantitativi di biomassa residuale presenti in Cam- pania. La corretta gestione della attività di recupero di tali biomasse, inoltre, può rappre- sentare un importante vantaggio per i produttori che intendano, o debbano, disfarsene. Si tratta infatti di materiali si scarto di attività produttive che data la loro concentrazione in aree limitate e la forte stagionalità che caratterizza le produzione agricole ed agroin- dustriali possono rappresentare un vero e proprio problema per il produttore che ne ha la responsabilità. Più difficile stabilire a priori i costi di recupero considerati i diversi fattori e IX
  • 12. le variabili di influenza: oscillazione dei prezzi dei prodotti energetici, variazione dei costi di trasporto, distanze etc.. Esiste il rischio, però, che il comparto agricolo non sia preparato per gestire corret- tamente l’avvio della filiera e quindi che la fase di trasformazione, di gran lunga più remu- nerativa, assorba tutti i vantaggi delle nuove attività escludendo il settore primario dai be- nefici economici correlati. Nella maggioranza dei casi il singolo imprenditore agricolo non è in grado di sostenere da solo l’investimento necessario per la costruzione dell’impianto e delle infrastrutture connesse, né riuscirebbe facilmente a gestire impianti che non siano “micro”, né potrebbe assorbire all’interno dell’azienda tutta l’energia prodotta. Di qui l’interesse strategico verso nuove forme di governo del territorio verso, cioè, l’attivazione di strumenti che favoriscano l’aggregazione degli attori coinvolti nella filiera, favorendo la creazione di partenariati tra imprenditori agricoli, investitori privati ed enti locali, e che potrebbero ingenerare comportamenti virtuosi e creare il microclima neces- sario allo sviluppo economico, puntando su impianti di piccole dimensioni, associati a materie prime reperibili in loco. Vincenzo Sequino Responsabile sede Campania X
  • 13. CAPITOLO I Le agroenergie: la dimensione comunitaria e nazionale 1.1 La rinnovata sensibilità verso le fonti energetiche alternative: gli anni ’90 e la congiuntura energetica europea L’inesorabile esaurirsi delle fonti energetiche primarie di origine fossile, le profonde modificazioni della biosfera in atto, la competizione tra fabbisogno energetico ed alimen- tare hanno accresciuto, nel corso degli ultimi decenni, la sensibilità dell’opinione pubblica e quindi impegnato l’agenda politica dei governi con quella che potremmo definire la ‘que- stione energetica’, o meglio l’approccio integrato alle questioni energetiche1, secondo cui si afferma il legame imprescindibile tra preservazione dell’ambiente, diversificazione delle fonti energetiche di riferimento (graduale abbandono delle fonti fossili2 e successivamente del nucleare per la produzione di energia) e razionalizzazione degli usi. È da qui che bisogna partire per meglio comprendere come sia possibile successiva- mente parlare, forse per la prima volta, di Fonti Energetiche Rinnovabili3 (FER) e dunque dare forma e sostanza a filoni di studi, divulgazioni e condivisione delle conoscenze di livello comunitario tra gli Stati, negli Stati, per gli Stati. Il cambiamento della mentalità collettiva, della sensibilità politica, degli orientamen- ti e delle dichiarazioni di intenti, dunque, si consuma, si profila e si perfeziona prima ad un livello meramente teorico-programmatico, per aver soltanto dopo, non con qualche problematica battuta di arresto, una ricaduta reale e concretamente impattante sui sistemi legislativi nazionali e quindi sui territori e sui sistemi produttivi. Il collegamento tra il vecchio ed il nuovo, tra il passato ed il futuribile, sembra ormai a portata di mano: termini come eolico, geotermia, fotovoltaico, entrano a pieno titolo a far parte del linguaggio comune e dell’opinione pubblica. Anche le energie, o meglio il mutamento della sensibilità collettiva, sono il risultato 1 È bene specificare che con la dicitura approccio integrato alle questioni energetiche non si intende fare riferimento ad un preciso obiettivo politico né ad un provvedimento legislativo ad hoc da parte delle istituzioni europee circa la materia delle politiche dell’ambiente e della produzione dell’energia, ma ci si riferisce a livello più ampio, ad un importante orientamento strategico comunitario relativo alla realizzazione di interventi che possano combi- nare tutela dell’ambiente e sistemi puliti per la produzione delle energie necessarie per rispondere al fabbisogno nazionale. La strategia dell’approccio integrato, infatti, puntava sulla diversificazione, valorizzazione e razio- nalizzazione delle risorse energetiche alternative. Cfr., Quaderni INEA – Rete Leader, Bioenergia rurale. Analisi e valutazione delle biomasse a fini energetici nei territori rurali, 2008. 2 A tal proposito si parla anche di defossilizzazione e decarbonizzazione per la produzione di energia alternativa, in contrasto con le risorse energetiche tradizionali altamente inquinanti. 3 Con l’acronimo FER (Fonti Energie Rinnovabili) sono da considerarsi energie rinnovabili tutte quelle che sono generate da fonti che si rigenerano o che non sono soggette ad esaurimento, nel senso di futura scarsa rilevabilità e presenza e, per esteso, tutte quelle risorse il cui uso non pregiudica le condizioni ambientali, la sostenibilità e la presenza di risorse naturali per le generazioni a venire. Tradizionalmente sono FER il sole, il vento, il mare, il ca- lore della Terra, ovvero quelle fonti disponibili anche per il futuro al di là del loro utilizzo, in contrasto con le altre fonti, dette appunto non rinnovabili, giacché sono il risultato di lunghissimi processi di origine e sedimentazione storica (in particolare le fonti fossili quali petrolio, carbone, gas naturale). 1
  • 14. di un processo storico-economico di evoluzione, così come evidenziato nella tabella a se- guire. Tabella n. 1.1 – Fonti energetiche e orientamento storico-economico CONGIUNTURA STORICA ORIENTAMENTO DELL’OPINIONE FONTE ENERGETICA PRINCIPALE ED ECONOMICA PUBBLICA avvio industrializzazione; sensibilità al tema energia ed am- sviluppo reti ferroviarie e commer- biente assente; ciali; pessime condizioni di vita delle CARBONE/ELETTRICITA’ prima rivoluzione industriale in popolazioni; (1770- 1890) Inghilterra; ceti operai delle città-fabbrica sot- topagati; perfezionamento totale dello sensibilità al tema energia ed am- sviluppo dell’occidente; biente assente; il ‘900 come secolo della prosperità; inquinamento industriale indi-scri- minato visto come volano di sviluppo le due guerre mondiali tra lo sviluppo GENERALITA’ FONTI FOSSILI necessario per il rag-giungimento del dell’industria pesante e bellica e (1900-1950) tanto agognato benessere econo- l’impiego dell’acciaio come materiale mico; di riferimento; la guerra sui due fronti: politico-mili- tare ed economico-indu-striale; ricostruzione post bellica (piano rinnovata sensibilità dell’opinione Marshall e nuova industrializ-zazione pubblica verso i temi dell’ambiente e europea); dell’energia, indipendenza ex colonie: eventi chiave: disastro di Chernobyl avvio industrializzazione nei PVS; (1986), disastro di Seveso (1976), re- GENERALITA’ FONTI FOSSILI ferendum abrogativo nucleare Italia costruzione della società di massa: (1987), direttiva 96/82/CE Seveso I; “PETROLIZZAZIONE” E AVVIO DEL altissimi livelli di consumo e derego- NUCLEARE lamentazione mercato; sviluppo dei movimenti politici e sociali ambientalisti: (primo partito (1950-1990) anni 70/80: austerity, shock petroli- verde in Australia UGT – 1976, Green fero, stagflazione, crisi mediorientale; Party GB 1973, Partito dei Verdi Italia caro greggio, dipendenza delle eco- 1985, WWF e Legambiente) nomie occidentali dall’oro nero, vero e proprio fattore di balance of power geopolitica internazionale; industrializzazione matura; il tema ambiente ed energia e’ al cen- ristrutturazione dei sistemi pro-dut- tro del dibattito politico e sociale; tivi: dall’industria pesante alla lean eventi e concetti chiave: scioglimento DECARBONIZZAZIONE, SOSTITUZIO- production; dei ghiacciai, accesso alle risorse ali- NE FONTI FOSSILI E FONTI ENERGE- just in time, terziarizzazione del- mentari, articolazione dello sviluppo TICHE RINNOVABILI. VERSO L’ECONO- l’economia, economia dei servizi e sostenibile, la RSI e la RST, responsa- MIA DELLA SOSTENIBILITA’ delle consulenze; bilità intergenera-zionale; (anni ’90 ad oggi) approccio qualitativo e non solo movimento no global, il cosiddetto quantitativo della domanda; “popolo di Seattle” conferenza di Rio (1992); Fonte: elaborazione INEA. Per la voce eventi e concetti chiave si consulti Roberto Della Seta, La difesa dell’ambiente in Italia. Storia e cultura del movimento ecologista, Edizioni Franco Angeli, Milano, 2000. 2
  • 15. Il Protocollo di Kyoto, oramai datato tredici anni, seppur all’interno di un quadro economico e politico assai problematico, ha avuto il merito di aver realmente accelerato il cammino verso una lunga stagione di riflessione e di riforma della politica climatica degli Stati: benché il conto delle promesse disattese e delle drammatiche contraddizioni sia di fatto sotto gli occhi di tutti, l’accordo sui cambiamenti climatici adottato nell’omonima città giapponese costituisce un sostanziale passo in avanti rispetto ad analoghe decisioni siglate in precedenza. Per l’Italia l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 6,5% rispetto ai valori del 1990, entro il periodo 2008-2012 è risultato con il tempo abbastanza ambizioso, sia perché l’Italia è caratterizzata da una bassa intensità energetica sia in funzione del fatto che dal ‘90 ad oggi le emissioni nazionali di gas serra sono già notevolmente aumentate e, senza l’applicazione di politiche e misure adatte, sono destinate a crescere ancora. Nono- stante ciò nell’ultimo periodo la riduzione del consumo di energia dovuta alla crisi econo- mica ha fatto sì che fosse abbattuto anche il livello di emissioni. Per comprendere lo sforzo di riduzione che l’Italia dovrà ulteriormente effettuare per raggiungere tale obiettivo, basti pensare che lo scarto tra scenario di emissione “tenden- ziale” di gas serra al 2010 (579,7 Mt CO2 eq) e quota limite di emissioni assegnata (487,1 Mt CO2 eq) è pari a ben 92,6 Mt CO2 equivalenti. Il raggiungimento dell’obiettivo finale di riduzione delle emissioni, dovrebbe seguire un passo differenziato secondo il settore di riferimento così come mostrato dalla tabella che segue. Tabella 1.2 – Riduzione emissioni CO2 in Mt eq. Dettaglio per misura/settore di riferimen- to. Programma di Implementazione Nazionale Periodo 2008/2012 OBIETTIVO SETTORE in Mt eq. Energia 6,8 Industria 28,2 Trasporti 16,8 Civile 10,2 Agricoltura 30,8 Totale 92,8 Fonte: elaborazione INEA su dati Ministero dell’Ambiente, CIPE e Comitato Nazionale di Gestione e Attuazione della Direttiva 2008/87CE n. 033/2007. Nonostante un miglioramento della tendenza generale – così come confermano le nor- mative e le misure presentate nella legge finanziaria 2010 – l’Italia ha essenzialmente sotto- valutato l’importanza degli impegni sottoscritti a Kyoto. I costi per la mancata applicazione del Protocollo di Kyoto in Italia rischiano di aumentare fino a 2,56 miliardi di euro all’anno se non verranno adottate delle politiche rigorose e costanti di riduzione delle emissioni di circa 98 Mt/anno tra il 2008 e il 2012. Queste riflessioni si collegano direttamente al tortuoso percorso che sia l’Italia sia gli altri paesi hanno compiuto sino al Vertice di Copenhagen, quale ulteriore tappa di sviluppo 3
  • 16. della politica internazionale a tutela del clima, per il potenziamento delle misure previste nel primo periodo di attività del Protocollo di Kyoto, nonché per l’implementazione di altre stra- tegie relative sia al brevissimo periodo, che a scenari di medio termine, val a dire a partire dal 2013. Almeno negli intenti, la conferenza di Copenhagen si presentava come un appunta- mento di importanza cruciale, previsto per scongiurare il pericolo di ulteriori slittamenti nella definizione di nuovi ambiziosi obiettivi per la riduzione dei gas a effetto serra. In ragione della loro maggiore responsabilità storica sull’effetto serra, i paesi industria- lizzati erano stati chiamati ad agire per primi, siglando un duplice impegno che prevedeva: • l’impegno a ridurre entro il 2020 i gas serra del 40 per cento almeno rispetto ai livelli del 1990, come indicato da tutte le associazioni che fanno parte del Climate Action Network; • lo stanziamento di almeno 110 miliardi di euro all’anno per permettere alle economie in via di sviluppo di fare fronte agli impatti del cambiamento climatico, per adottare tecnologie verdi e sostenibili e per la lotta alla deforestazione. Somme, queste ultime, che dovevano essere pubbliche e aggiuntive rispetto agli aiuti allo sviluppo già previsti dai governi. Al di là dei principali obiettivi relativi alla riduzione delle emissioni, al sostegno per l’implementazione delle tecnologie e delle energie verdi e della responsabilità differenziata nelle emissioni tra paesi sviluppati e Paesi in Via di Sviluppo, il Vertice danese non ha di fatto portato a nessun risultato degno di nota. In particolare numerosi nodi non sono stati sciolti, ovvero: • la mancata individuazione di adeguati strumenti per la lotta alla deforestazione, attual- mente responsabile del 25% delle emissioni globali di gas ad effetto serra; • la mancata realizzazione di una riforma strutturale dei meccanismi flessibili attual- mente previsti dal protocollo di Kyoto, soprattutto al fine di limitare il ricorso ai crediti di carbonio; • la mancata definizione di un quadro di strumenti atti a realizzare la riduzione delle emissioni nelle economie a rapida crescita del 15-30 per cento in meno rispetto ai livelli previsti fino al 2020; In effetti, l’indisponibilità della maggior parte dei paesi a rinunciare a quote importanti di emissioni, specie in relazione ai settori strategici per lo sviluppo economico interno, così come la generica presa d’atto dei contenuti programmatici del Vertice, ha prodotto scarsi ri- sultati, vanificando anche la possibilità di apportare un sostanziale miglioramento agli stru- menti previsti dal Protocollo di Kyoto che costituisce l’inizio di questo cammino. Dopo il sostanziale immobilismo di Copenhagen è già partito il conto alla rovescia per la preparazione della Conferenza UNFCCC Messico 2010 (COP 16) che dovrebbe portare alla firma di un nuovo accordo per combattere il cambiamento climatico. Oltre alla definizione di misure che possano realmente comportare una modificazione dei modelli climatici attualmente stabiliti, la lotta contro il cambiamento climatico necessita dello sviluppo immediato di azioni che limitino le emissioni di gas serra: la sfida principale di Messico 2010 è quella di far convergere misure, provvedimenti ed iniziative verso una specifica strategia politica di respiro globale, giacché solo la trasversalità dei programmi e la disponibilità piena delle Parti interessate, può determinare il concreto avvio dell’inversione di tendenza. 4
  • 17. Le politiche UE All’interno della cornice strategica dei Programmi Comunitari e della programma- zione relativa alla Politica Agricola Comune, il tema della valorizzazione delle fonti ener- getiche rinnovabili e tra queste, delle bioenergie, assume una particolare importanza solo a partire dall’inizio degli anni ’90, in concomitanza con altri importanti cambiamenti del mercato dell’energia in Europa4. Per questo motivo, l’attenzione verso la produzione di energia dal recupero delle bio- masse, hanno seguito la naturale evoluzione della politica comunitaria, verso l’accoglimen- to più generale del concetto di sviluppo sostenibile5. In tale ottica, quindi, le biomasse sono state poste al centro della politica ambientale ed energetica focalizzando su due condizioni di partenza: da una parte le attività agro-silvo pastorali offrono una grande massa di mate- riale potenziale a disposizione e, dall’altra, il suo recupero determina certamente positivi effetti sul mix energetico, soprattutto in termini di incidenza delle FER sulla quota di ener- gia complessivamente prodotta in Europa. Infatti, le iniziali ricadute positive relative per lo più alle possibilità di utilizzo di energia da biomassa in termini di autoconsumo e produzione di biocombustibili, più tardi hanno mostrato importanti performance di risultato anche relativamente ad altri aspetti come la riduzione dell’inquinamento atmosferico da emissioni di CO2, l’aumento dei tassi di occupazione e la minore dipendenza commerciale da fonti energetiche extracomunita- rie. Concetti come diversificazione delle fonti energetiche, sicurezza degli approvvigio- namenti e riutilizzo degli scarti, hanno poi trovato vero e proprio fondamento giuridico in alcune direttive comunitarie, che per la prima volta hanno disciplinato in maniera cogente la materia6. A tal proposito, nella tabella che segue, si riportano le principali dichiarazioni UE in materia di energia ed agroenergie. Nell’anno 2005, con il Piano di Azione per la Biomassa, la Commissione Europea ha dato impulso all’utilizzo e produzione di energia a partire da biomassa. Tra gli obiettivi individuati: la riduzione delle emissioni di CO2, la copertura di una quota prestabilita del fabbisogno energetico UE tramite fonti rinnovabili, la rimozione degli ostacoli tecnici, maggiore impulso alla ricerca tecnico scientifica 4 A livello generale ci si riferisce al rinnovato ruolo delle politiche della tutela ambientale e del risparmio energetico, mentre più nello specifico gli avvenimenti cui si intende fare riferimento sono l’avvio della liberalizzazione del mercato dell’elettricità (prima direttiva 96/62/CE, poi 2003/54/CE) e del mercato del gas (prima direttiva 98/30/ CE, anche in questo caso poi successivamente sostituita con 2003/55/CE). 5 Il termine sviluppo sostenibile apparve per la prima volta nel 1987 all’interno del Rapporto Brundtland, così chiamato dal nome della Presidentessa della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo. Nel Rapporto la definizione di sviluppo sostenibile recita: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presen- te senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. In tale contesto non viene menzionata l’accezione ambientalista vera e propria, mentre ci si concentra maggiormente sul benessere e sulla qualità della vita come qualità dell’ambiente circostante. A partire da questo concetto, la dimensione della sostenibilità che riguarderà l’uso razionale delle risorse e la responsabilità per le generazioni future, sarà presso- ché accolta nei maggiori Documenti programmatici e strategici sia UE sia ONU. 6 Il fondamento giuridico relativo alle biomasse trae origine da due direttive, la prima dir. 2001/77/CE e la succes- siva dir. 2003/30/CE, agganciate anche alla definizione di biocombustibile. Ai sensi di tali direttive, la biomassa è la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura, comprendente sostanze vegetali e animali, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e ur- bani. Per biocarburanti, invece, si intendono carburanti liquidi o gassosi per i trasporti, ricavati dalla biomassa. 5
  • 18. Tabella 1.3 – Principali atti/dichiarazioni UE in materia di energia e agro energie Tipologia Atto Campo di Interesse Libro Verde 1996 Energia Per Il Futuro – Fonti Energetiche Rinnovabili Direttiva 1996/62 (Sostituita Da 2003/54) Liberalizzazione Del Mercato Dell’energia Elettrica Liberalizzazione Del Mercato Dei Servizi Di Erogazione Direttiva 1998/30 (Sostituita Da 2003/55) Del Gas Libro Verde 2000 Sicurezza Degli Approvvigionamenti Piano Di Azione 2005 Azioni Integrate Per L’utilizzo Della Biomassa Alimentazione Biocarburante Sistema Pubblico Dei Direttiva 2003/30 Trasporti Risoluzione Del 26/09/07 Politica Estera Comune In Materia Di Energia Direttiva 2001/77 Biomassa Direttiva 2009/28 Promozione Fer Direttiva 2003/30 Biocombustibili Comunicazione N. 59/2007 Sottoprodotti – Scarti Della Lavorazione Rifiuti – Processo Di Recupero Ed Elenco Materie Prime Direttiva 2008/98 Secondarie Ammesse Tabella n. 1.4 - Atti Comunitari e Obiettivi Biomasse/FER – Gli strumenti principali I/III ATTI INIZIATIVE PROVVEDIMENTI UE OBIETTIVI PREFISSATI Produzione di 135/MTEP di biomassa entro il 2010; LIBRO BIANCO 1997 Incidenza del 12% di FER sul mix energetico complessivo dell’UE entro il 2010. Miglioramento degli approvvigionamenti; Rimozione degli ostacoli tecnici; Promozione di Studi e Ricerche; Correzione obiettivi Libro Bianco: da 135/MTEP a 149/ MTEP annuali, dal 12% al 10% di incidenza complessiva FER sul mix energetico UE; PIANO DI AZIONE DELLA BIOMASSA 2005 50% impianti domestici per il riscaldamento alimentati da biomassa; 37% di produzione elettrica da biomassa; 12,5% di produzione di diesel e bioetanolo vegetali; Riduzione complessiva aliquota IVA per impianti di tele- riscaldamento. 6
  • 19. Tabella 1.5 – Atti Comunitari e Obiettivi Biomasse/FER – Gli strumenti principali II/III ATTI INIZIATIVE PROVVEDIMENTI UE OBIETTIVI PREFISSATI Realizzazione di una politica energetica europea (PEE); Limitazione del surriscaldamento (massimo 2 gradi Celsius); Sviluppo mercati interni del gas e dell’elettricità; Produzione sostenibile di energia elettrica da combusti- bili fossili; Azzeramento a partire dal 2020 delle emissioni da car- bone, PACCHETTO DI AZIONI IN MATERIA ENERGETICA (2007) Linee di indirizzo per il settore nucleare; Indicazione progressi nell’uso di biocarburanti e altri combustibili provenienti da FER; Realizzazione di un Piano Strategico europeo per le tec- nologie energetiche; Monitoraggio risultati azioni implementate all’indomani del Libro Verde; Indagini a norma dell’articolo 17 del Reg. CE n. 1/03 nei settori europei del gas e dell’elettricità. Tabella n. 1.6 – Atti Comunitari e Obiettivi Biomasse/FER- Gli strumenti principali III/III ATTI INIZIATIVE PROVVEDIMENTI UE OBIETTIVI PREFISSATI PRINCIPIO DEL 20-20-20 (entro il 2020): riduzione delle emissioni di gas serra del 20%; aumento dell’efficienza energetica del 20%; CORNICE STRATEGICA DI PROGRAMMAZIONE INTEGRATA formazione di un mix energetico proveniente per il DEL CONSIGLIO EUROPEO DI PRIMAVERA (2007) 20% da Fonti Rinnovabili, tra queste l’8% da biomasse e biocarburanti, arrivando al 10% di utilizzo di questi biocarburanti verdi sul totale del consumo di benzina e gasolio per autotrazione. Al momento uno dei principali riferimenti politici a livello europeo nel settore del- la bioenergia e delle politiche energetiche è il pacchetto di azioni in materia energetica, adottato dalla Commissione europea il 23 gennaio 2008: il documento “Due volte 20 per il 2020. L’opportunità del cambiamento climatico per l’Europa” ha lo scopo di istituire una nuova politica energetica per l’Europa finalizzata a combattere i cambiamenti climatici, a rafforzare la sicurezza energetica e la competitività dell’UE definendo obiettivi ambiziosi riguardo alla riduzione delle emissioni di gas serra e allo sviluppo di energia rinnovabile. Altro aspetto da non sottovalutare, vista la particolare natura della produzione di energia da biomasse, è quello del rapporto tra biomassa e produzioni agricole, in partico- lare tra biomassa e regimi normativi e di sussidio previsti dalla Politica Agricola Comune (PAC). A partire dal 2003 la PAC ha subito un generale processo di riforma, svincolando il sostegno agli agricoltori dalle quantità prodotte ed incentivando il ruolo multifunzionale dell’agricoltura. 7
  • 20. Questa riforma, nello specifico, ha offerto la possibilità di coltivare qualsiasi materia prima agricola su superfici cosiddette set-aside no food, ovvero terreni a riposo non desti- nati a colture alimentari, e beneficiare ugualmente dei sussidi, determinando la formazio- ne di coltivazioni energetiche, l’aumento della produzione di materia prima per biocombu- stibili con colture dedicate7. In tale contesto si è avviato un processo di metamorfosi dell’attività imprenditoriale agricola nel campo della produzione delle energie rinnovabili, soprattutto per quanto ri- guarda la produzione di biocarburanti e di energia elettrica e termica a partire da biomassa. 1.2 Lo sviluppo dell’agroenergia: da esigenza ambientale a nuova prospettiva per il comparto agricolo ed il territorio. Nell’aprile 2009 il Libro bianco “L’adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d’azione europeo”8 stabilisce le strategie per migliorare la capacità di adat- tamento ai cambiamenti climatici in Europa, sottolineando la necessità di integrare la questione in tutte le principali politiche europee e rafforzare la cooperazione tra i vari livelli di governo. Il documento intende favorire la comprensione dei cambiamenti clima- tici e l’impatto che essi potranno avere, sottolineando la necessità di creare entro il 2011 un Clearing House Mechanism, una camera di compensazione in cui le informazioni sui rischi dei cambiamenti climatici, i possibili impatti e le best practices possano es- sere scambiati tra governi, agenzie ed organizzazioni che operano in quest’ambito. Esso è accompagnato da tre documenti settoriali sull’agricoltura9, sulla salute10 e sul tema delle acque, delle coste e dell’ambiente marino11. Il documento sull’agricoltura sottoli- nea i possibili impatti sulla produzione, distinguendo le possibili conseguenze per i vari comparti produttivi e suggerisce azioni strategiche per contrastare gli effetti negativi del cambiamento, sia a livello di singola azienda agricola che dell’intero settore (azioni di resilienza e mitigazione). Se infatti da un lato resistere ai cambiamenti climatici rappre- senterà un costo in più per l’imprenditore agricolo, dall’altro la produzione di energia a partire da materia prima di origine agro-forestale, consentendo l’abbattimento dei costi e rendendo possibile la diversificazione del reddito, potrebbe migliorare la resilienza delle aziende agricole. L’agroenergia rappresenta una possibile risposta del settore a patto di capire in primis “come” possa contribuire a questo processo di adattamento, per poi porsi l’inter- rogativo “in che misura”. Tale processo è da intendersi come un riequilibrio tra le fonti energetiche a vantaggio delle rinnovabili ed allo stesso tempo una loro più efficiente uti- lizzazione, associando il tutto ad una corretta gestione del territorio e dei relativi carichi nell’ambiente circostante. L’avvio di una filiera agroenergetica, quale che sia la biomassa utilizzata, presenta sicuramente margini più ampi di successo nei casi in cui si riesca ad instaurare un forte 7 Da 0,31 milioni di ettari nel 2004 fino a 2,84 milioni di ettari incentivati del 2007. 8 COM(2009) 147/4, 01.04.2009. Il Libro Bianco sull’Adattamento ai Cambiamenti Climatici non costituisce un do- cumento vincolante dal punto di vista dell’ottemperanza agli obblighi legislativi, ma un documento strategico aggiuntivo alle singole politiche nazionali e ad altri interventi obbligatori già decisi in ambito comunitario. 9 SEC(2009) 417. 10 SEC(2009) 416 11 SEC(2009) 386 8
  • 21. legame col territorio dovuto ad esempio, ad una elevata concentrazione di biomassa di- sponibile per la trasformazione12. Una favorevole combinazione di fattori è data dalla contemporanea domanda di ener- gia elettrica in costante crescita associata ad un elevato fabbisogno di energia termica, si- tuazione che può presumibilmente verificarsi in aree ove siano concentrate trasformazioni agroindustriali o altro tipo di industria manifatturiera che necessita di energia termica per il proprio processo produttivo. Perché vi sia uno sviluppo veramente efficiente le imprese agricole devono poter par- tecipare al valore aggiunto derivante dai meccanismi incentivanti messi a disposizione a livello nazionale e/o regionale per le energie rinnovabili. Ciò non perché potenziali produt- tori di energia pulita ma in quanto potenziali produttori della materia prima energetica: la biomassa. Perché siano rispettati contemporaneamente i principi di sostenibilità ed econo- micità è necessario che si instauri un’interazione positiva tra impresa energetica e azienda agricola evitando innanzitutto un meccanismo competitivo che vedrebbe crescere una a di- scapito dell’altra e garantendo, al contempo, una migliore gestione degli aspetti ambientali. Ad esempio, per gli impianti di piccole dimensioni che per proprie caratteristiche rispondono meglio al principio di sostenibilità, le possibilità di raggiungere un’adeguata efficienza economica sono legate alla capacità di radicarsi nel contesto produttivo locale e di creare un circolo virtuoso grazie all’abbattimento dei costi di produzione, recupero e trasporto della biomassa. È da questa prospettiva che bisogna partire per meglio comprendere il generale orien- tamento localista, ormai fortemente radicato, circa la produzione di energia: attualmente in molti territori, a megacentrali di grande capacità, si preferiscono strutture di piccola taglia dall’impatto ambientale più modesto. Le politiche energetiche ed ambientali, tra cui gli incentivi all’agroenergia, hanno suscitato negli ultimi anni un forte interesse da parte degli operatori del settore agricolo ai quali si presenta la nuova prospettiva di inserire l’energia “pulita e rinnovabile” tra i propri prodotti. Sebbene la capacità produttiva sia nettamente inferiore rispetto agli impianti alimen- tati con fonte fossile generalmente di grandi dimensioni e, talvolta, anche insufficiente ad assicurare la copertura del fabbisogno energetico territoriale, le cornici programmatiche europee, nazionali e soprattutto regionali, incentivano tale processo, tendente alla realiz- zazione di una vera e propria autosufficienza energetica dei contesti rurali. Se capillarmente prevista ed applicata, questa politica potrebbe dare luogo ad una rivalutazione economica del contesto locale (green economy), per pervenire alla realizza- zione finale di un sistema energetico distrettuale. D’altro canto l’approccio dal punto di vista locale, può essere attuato solo con politi- che di tipo bottom-up al fine di evitare l’ostilità delle comunità residenti (effetto NiMBY) rispetto alla realizzazione di progetti indesiderati e di sfruttamento di risorse scarsamente presenti sul territorio con potenziale perdita di biodiversità. A tal fine, l’affiancamento di interventi mirati al monitoraggio e controllo tramite l’ausilio degli indicatori delle per- formances ambientali (carbon footprint) risultano senz’altro utili strumenti di verifica in termini di efficacia ed efficienza degli impianti. 12 otrebbe essere il caso delle aree a forte concentrazione di allevamenti gravate dalla questione degli ingenti quan- P titativi dei reflui da smaltire. In questo caso ai benefici derivanti dalla produzione di energia si associano quelli derivanti dalla migliore gestione dei reflui da smaltire, che in molti casi equivale anche ad una migliore gestione economica. 9
  • 22. Se colte nella loro accezione di complementarità e sostegno aggiuntivo, le agroener- gie costituiscono certamente un rimedio alla impellente esigenza, invocata a vari livelli, di ridurre le emissioni climalteranti: l’uso delle biomasse per scopi energetici può essere considerato neutro rispetto al problema dell’aumento della CO2 in atmosfera – giacché la CO2 emessa con la combustione e quella rimossa con la fotosintesi si equivalgono – consen- tendo così di annullare le emissioni rispetto a quelle prodotte dall’impiego di combustibili fossili. Inoltre tra i gas e le sostanze che alterano clima ed ambiente ci sono il metano ed i nitrati, prodotti in grande quantità dalle deiezioni zootecniche, che fanno dell’agricoltura uno dei settori a maggiore impatto, questa volta non a causa dell’energia consumata. Appare quindi, chiaro, quali e quanti possano essere i vantaggi ambientali in termini di vivibilità e sostenibilità economica e sociale che l’implementazione di una efficace pro- grammazione agroenergetica locale può perseguire, partendo però da due presupposti: il primo è relativo alla complementarità delle fonti energetiche rinnovabili, mentre il secondo riguarda la valutazione delle condizioni territoriali e contestuali di ciascun luogo, giacché a territori diversi corrisponderanno necessariamente fonti energetiche e programmazioni energetiche locali differenti. 1.3 Evoluzione della normativa nazionale sul sistema energetico Volendo proporre un quadro sintetico dei grandi cambiamenti occorsi in quegli anni nel sistema energetico nazionale, bisogna guardare al complesso di norme, anche comunitarie, che possono essere ricondotte a tre filoni principali: norme di attuazione della politica energetica, norme di riforma della Pubblica Amministrazione (federalismo fiscale, decentramento amministrativo, etc.), e norme di liberalizzazione del mercato dell’energia. Il processo di decentramento delle attribuzioni nel campo dell’energia rinnovabile inizia con la legge 308/82 che introduce un primo inquadramento normativo per le fonti rinnovabili insieme alla definizione di risparmio energetico, conferendo alle Regioni la competenza su programmazione ed incentivazione di queste due tematiche. Nel 1991 con le leggi n. 9 e n. 10, vengono rispettivamente introdotti i provvedi- menti per la liberalizzazione della produzione di energia ed i principi generali per l’uso razionale dell’energia. In particolare la Legge n. 10 del 9 gennaio 1991 “Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” pone l’accento su obiettivi di riduzione dei consumi e di miglioramento della compatibilità ambientale. Tra l’altro, all’art. 5, sancisce l’obbligo per le Regioni di individuare bacini energetici predisponendo Piani regionali, i quali devono contenere provvedimenti finalizzati all’uso razionale dell’ener- gia, al risparmio energetico ed allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, con la formulazione di obiettivi definiti secondo priorità di intervento. Sul secondo fronte, la riforma della Pubblica Amministrazione attuata attraverso il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni e agli Enti Locali (legge delega 59/97 e decreto legislativo 112/98), attribuisce agli Enti Locali le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia conferendo, in particolare, alle Province, nell’ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento 10
  • 23. previste dai Piani Energetici Regionali, le funzioni riguardanti la redazione e l’adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, l’autorizzazione alla installazione e all’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica inferiore a 300 MWt, il controllo sul rendimento energetico degli im- pianti termici. Delega, infine, alle Regioni le funzioni amministrative non riservate allo Stato e non attribuite direttamente agli Enti locali, prevedendo che siano poi le stesse Regioni a determinare quali di queste funzioni amministrative debbano rimanere di competenza propria e quali debbano essere trasferite. Lo Stato, oltre a conservare le funzioni e i compiti concernenti l’elaborazione e la definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica nazionale, nonché l’ado- zione degli atti di indirizzo e coordinamento sulla programmazione energetica regiona- le, riserva a sé altre funzioni amministrative, tra cui quelle che riguardano: la ricerca scientifica in campo energetico e le determinazioni concernenti l’ambiente. La legge costituzionale 3/2001, infine completa il processo di attribuzione ratione materiae in capo alle Regioni con la nuova formulazione del Titolo V - art. 117 - della Costituzione affidando alle stesse potestà legislativa concorrente in materia di produ- zione, trasporto e distribuzione nazionale di energia. In particolare spetta alle regioni, nell’ambito degli indirizzi della politica energetica nazionale e comunitaria: • l’individuazione di “vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario” • la formulazione degli obiettivi della politica energetica regionale • la localizzazione e realizzazione degli impianti di teleriscaldamento • lo sviluppo e valorizzazione delle risorse endogene e delle fonti rinnovabili • il rilascio delle concessioni idroelettriche • la certificazione energetica degli edifici • la garanzia delle condizioni di sicurezza e compatibilità ambientale e territoriale • la sicurezza, l’affidabilità e la continuità degli approvvigionamenti regionali. Sul terzo fronte, quello del mercato, i provvedimenti più importanti per il settore energetico e della produzione di energia da fonti rinnovabili sono rappresentati dalla direttiva 96/92/CE del Parlamento europeo e del Consiglio ed il Decreto legislativo na- zionale di attuazione n. 79 del 1999 (Decreto Bersani). Con questo decreto si liberalizza il mercato elettrico disciplinando il settore: la produzione, l’importazione, la vendita e l’acquisto di energia elettrica sono diventate attività libere e questo ha generato la graduale apertura alla concorrenza del mercato. A partire dal gennaio 2003, non è stato più possibile che un solo soggetto detenesse di- rettamente o indirettamente più del 50% del mercato nazionale; mentre la trasmissione ed il dispacciamento, attività riservate allo Stato, sono state attribuite in concessione al GRTN (Gestore Della Rete di Trasmissione Nazionale) oggi Terna. L’art. 11 dedicato all’energia da fonti rinnovabili obbliga a partire dal 2001 i produttori e gli importatori di energia elettrica ad immettere, nel sistema elettrico, una quota stabilita di energia ‘pulita’, mentre la completa liberalizzazione della distribuzione si è avuta a partire dal luglio 2007, come stabilito dalla direttiva 2003/54/CE. Accanto agli strumenti normativi che negli anni ’90 hanno determinato il cam- biamento radicale nel sistema energetico nazionale, il graduale passaggio a politiche mondiali maggiormente ambientaliste ha portato verso sistemi di definizione di quote per le emissioni e per la produzione di energia. L’articolo 3, comma 2, della direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001, relativa alla Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel merca- 11
  • 24. to interno dell’elettricità, stabilisce che ogni cinque anni, gli Stati membri adottano e pubblicano una relazione che stabilisce per i dieci anni successivi gli obiettivi indicativi nazionali di consumo futuro di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili in termini di percentuale del consumo di elettricità. Come già accennato uno dei principali riferimenti politici a livello europeo nel settore della bioenergia e delle politiche energetiche è il pacchetto di azioni in materia energetica, adottato dalla Commissione europea il 23 gennaio 200813. Il documento che accompagna cinque proposte di direttive14, con lo scopo di predisporre gli strumenti per l’attuazione degli obiettivi generali approvati dal Consiglio europeo nel marzo 200715 - e prima ancora indicati dal Consiglio europeo del marzo 200616 - ovvero la riduzione del 20%, rispetto al 1990 delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020, una quota del 20% di energie rinnovabili nel totale dei consumi energetici dell’UE entro il 2020 ed il traguardo del 10% per l’utilizzo di biocarburanti. Tali obiettivi sono stati ripresi e meglio specificati nella Direttiva 2009/28/CE17 Promozione dell’uso delle energie da fonti rinnovabili che ripartisce l’obiettivo gene- rale del 20% da fonte rinnovabile tra tutti gli Stati membri secondo il principio del bur- den sharing già utilizzato con il protocollo di Kyoto. La Commissione ha infatti fissato i singoli obiettivi nazionali, giuridicamente vincolanti, tenendo conto della situazione economica di ogni Stato. Con l’Italia è stata concordata una quota del 17% di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER) da raggiungere entro il 2020. A sua volta la legge 13/09 prevede che gli obiettivi comunitari circa l’uso delle energie rinnovabili siano ripartiti, con modalità condivise, tra le regioni italiane attraverso una burden sharing regionale. La direttiva europea introduce inoltre un meccanismo che mira a favorire il trasfe- rimento di energia rinnovabile tra gli Stati membri e la realizzazione di progetti comuni. Annualmente ogni Stato membro pubblica e notifica alla Commissione una stima della 13 COM(2008) 30 14 Il ‘pacchetto’ prevede l’approvazione dei seguenti provvedimenti: - comunicazione della Commissione sulla dimostrazione in tempi brevi della produzione sostenibile di energia da combustibili fossili e il relativo finanziamento. COM(2008) 13; - proposta di revisione della direttiva 2003/87/CE sul sistema per lo scambio di quote di emissioni.COM(2008) 16; - proposta di direttiva concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra al fine di adempiere agli impegni della Comunità in materia di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020. COM(2008) 17; - proposta di direttiva relativa allo stoccaggio geologico del biossido di carbonio e recante modifica delle direttive 85/337/CEE e 96/61/CE del Consiglio e delle direttive 2000/60/CE, 2001/80/CE, 2004/35/CE, 2006/12/CE e del regolamento (CE) n. 1013/2006. COM(2008) 18; - proposta di direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. COM(2008) 19; - disciplina comunitaria degli aiuti di Stato per la tutela dell’ambiente. GU C 82 del 1.04. 08. 15 Consiglio dell’Unione Europea 7224/1/07. I tre obiettivi principali della politica energetica per l’Europa (PEE) sono: - aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento; - garantire la competitività delle economie europee e la disponibilità di energia a prezzi accessibili; - promuovere la sostenibilità ambientale e lottare contro i cambiamenti climatici. 16 Documento del Consiglio 7775/1/06 in conseguenza del quale la Commissione ha elaborato nel gennaio 2007 la Road map per le energie rinnovabili [COM(2006) 848] in cui delinea una visione a lungo termine delle politiche per le fonti energetiche rinnovabili nell’UE. 17 Pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 5 giugno 2009, L140, p 16-62. 12
  • 25. produzione eccedentaria di energia da fonti rinnovabili rispetto alla traiettoria indicati- va in modo che si possa prevedere un trasferimento agli altri Stati. Allo stesso modo gli Stati che pensano di non poter raggiungere la quantità stabilita, dovranno pubblicare una stima della richiesta di energia da fonti rinnovabili per compensare il divario. Per quanto riguarda il settore dei trasporti ciascun Paese dell’UE deve assicurare che in tutte le forme di trasporto la propria quota di carburanti da fonti rinnovabili sia almeno pari al 10%. A quest’obiettivo non si applica il meccanismo di ripartizione tra Stati membri, quindi anche per l’Italia vale questo principio. La direttiva dispone che per i biocarburanti prodotti da residui, materie cellulosiche di origine non alimentare, ovvero per i biocarburanti di “seconda generazione”, si conteggi un contributo doppio rispetto a quello fornito da altri biocarburanti. Inoltre allo scopo di salvaguardare al massimo la sostenibilità18, per il raggiungimento dell’obiettivo del 10% precisa che non saranno contabilizzati i biocarburanti derivanti da materie prime prodotte su terreni che hanno un elevato valore di biodiversità. Si impone inoltre ad ogni Stato di adottare un Piano di azione nazionale (PAN) per l’energia da fonti rinnovabili. Obiettivo primario del PAN per l’Italia19 è, quello di incre- mentare l’efficienza energetica e ridurre i consumi di energia. Oltre al Piano straordi- nario per l’efficienza e il risparmio energetico previsto dalla legge 99/2009, gli obiettivi operativi previsti nel piano sono: promozione della cogenerazione diffusa, misure volte a favorire l’autoproduzione di energia per le piccole e medie imprese, rafforzamento del meccanismo dei titoli di efficienza energetica, promozione di nuova edilizia a rilevante risparmio energetico e riqualificazione energetica degli edifici esistenti, incentivi per l’offerta di servizi energetici, promozione di prodotti nuovi altamente efficienti. In parti- colare per quel che riguarda le biomasse sono proposti i seguenti interventi: • revisione periodica dei fattori moltiplicativi, delle tariffe omnicomprensive; • eventuali strumenti di stabilizzazione della quotazione dei certificati verdi, come l’introduzione di una “banda di oscillazione” del prezzo, che possano dare più certezza agli investitori e consentire una migliore programmabilità delle risorse e degli impatti sul sistema di prezzi e tariffe; • modulazione degli incentivi in modo coerente all’esigenza di migliorare alcune opzioni dei produttori (ad esempio, il tipo di localizzazione) e ridurre costi extra costi d’impianto o di sistema; • per le biomasse e i bioliquidi: possibile introduzione di priorità di destinazione a scopi diversi da quello energetico e, qualora destinabili a scopo energetico, discri- minazione tra quelli destinabili a produzione di calore o all’impiego nei trasporti da quelli destinabili a scopi elettrici; • sempre per le biomasse: particolare attenzione sarà dedicata alle dinamiche del costo della materia prima e del costo di esercizio, perseguendo una convergenza dell’intensità del sostegno con quanto si registra in ambito europeo. Tutti questi obiettivi e misure potranno confluire nella Strategia energetica nazio- nale, per la cui definizione è prevista una Conferenza nazionale sull’energia e l’ambiente. 18 Artt 17.3-17.5 19 Inviato alla Commissione europea a fine luglio 2010. 13
  • 26. 1.4 Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili La promozione delle fonti rinnovabili in Italia è incentrata su programmi di incenti- vazione che possono essere raggruppati nelle seguente tre tipologie: a) assegnazione di certificati verdi alla produzione; b) assegnazione di un incentivo amministrato alla produzione; c) remunerazione amministrata dell’energia elettrica immessa (tariffa fissa onnicom- prensiva) Le modalità di accesso alla rete, di distribuzione e di cessione dell’energia sono di- versificate ed alternative per tipologia di fonte e potenza dell’impianto: ad esempio il de- creto ministeriale 18 dicembre 2008 consente agli impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza nominale media annua non superiore a 200 kW, di accedere allo “scambio sul posto”, meccanismo che consente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta ma non immediatamente autoconsumata, per poi prelevarla in un momento successivo per soddi- sfare i propri consumi. La tabella 1.7 sintetizza le modalità di accesso alla rete, di cessione dell’energia elet- trica prodotta da fonti rinnovabili e gli incentivi previsti20. La possibilità di produrre energia da parte del settore agricolo deriva dalla recente normativa che ha profondamente modificato il mercato dell’energia liberalizzandolo. Oggi la produzione, l’importazione, la distribuzione e quindi l’erogazione al consu- matore finale di energia elettrica sono attività aperte alla concorrenza. Il mercato della produzione di energia, quindi, è caratterizzato ad esclusione di ENEL, ex monopolista, da imprese pubbliche locali, piccoli produttori e autoproduttori. La trasmissione dell’energia, consistente nel trasferimento sulla rete nazionale ad alta e altissima tensione è un’attività riservata allo Stato ed attribuita in concessione alla società per azioni Terna. Le fonti rinnovabili godono però della priorità di dispacciamento cioè, a parità di prezzo proposto, nell’ordine di merito economico con cui vengono ordinate le offerte ai fini della risoluzione del mercato, le offerte riferite ad unità alimentate da fonti rinnovabili non programmabili e programmabili hanno la priorità rispetto alle fonti tradizionali. Il decreto Bersani ha inoltre previsto la semplificazione delle procedure attraverso l’adozione di una autorizzazione unica e la possibilità di ubicazione degli impianti anche in zone classificate come agricole dai vigenti piani urbanistici. Lo stesso decreto ha consentito lo sviluppo dell’attuale regime di incentivazione delle FER basato su criteri di mercato: lo scambio dei certificati verdi (CV). Tale meccanismo deriva dall’obbligo, a partire dal 2002, per i soggetti produttori o importatori di energia elettrica, di immettere nella rete nazionale una certa percentuale di energia da impianti alimentati da fonti rinnovabili. Di contro i produttori di energia da FER possono scambiare tramite i CV la loro quota di energia ‘verde’ con i produttori da fonti tradizionali in modo che quest’ultimi possano ottemperare all’obbligo. Un certificato verde, oggi corrisponden- te alla produzione di 1 MWh di energia da fonte rinnovabile, è in realtà un vero e proprio titolo scambiabile su un apposito mercato. Il prezzo dei CV si forma attraverso la libera contrattazione tra gli operatori, la quale può avvenire bilateralmente o nel mercato orga- nizzato dal Gestore dei mercati energetici (GME) . Il prezzo al quale il Gestore dei servizi energetici (GSE) emette i CV è detto prezzo di riferimento il quale, come stabilito dalla finanziaria 2008, è pari alla differenza tra un valo- 20 TUP - Testo unico ricognitivo della produzione elettrica, AEEG, marzo 2009 14
  • 27. Tabella 1.7 Accesso alla rete e modalità di cessione dell’energia elettrica immessa Modalità di Delibere di Contratti da Tipo di Quali fonti tra Ricavi per il Quali impianti Quali impianti cessione riferimento siglare incentivi quelle rinnovabili produttore Tutti, inclusi gli impianti Dispacciamento in Tutte, ad eccezione ibridi (per la sola Deliberazione n. 111/06 immissione con Terna + Certificati verdi della fonte solare produzione attribuibile Libero mercato (dispacciamento e Compravendita con la alle fonti rinnovabili) (partecipazione diretta registrazione contratti di propria controparte + 1 Tutti Fotovoltaici e solari Vendita + incentivo in Borsa o tramite compravendita) e n. Regolazione trasporto termodinamici inclusi gli trader) 348/07 (Allegato A, con Terna e impresa Conto energia Solare impianti ibridi (per la sola trasporto distributrice per impianti produzione attribuibile connessi in MT o BT alla fonte solare) Di potenza < 10 MVA o di potenza qualsiasi se Tutte, ad eccezione Unica convenzione con il Certificati verdi alimentati da fonti Di potenza < 10 MVA della fonte solare Ritiro dedicato, secondo GSE che comprende rinnovabili non o di potenza qualsiasi programmabili modalità e condizioni anche il dispacciamento 2 se alimentati da fonti Deliberazione n. 280/07 Vendita + incentivo economiche definite in immissione e il Fotovoltaici e solari rinnovabili non dall'Autorità trasporto dell'energia termodinamici inclusi gli programmabiliUnica elettrica immessa Conto energia Solare impianti ibridi (per la sola produzione attribuibile 15 alla fonte solare) Ritiro a tariffa fissa Alimentati da fonte onnicomprensiva, eolica fino a 200 kW; Conto energia, già Unica convenzione con il Vendita (a un secondo modalità alimentati dalle altre Deliberazione ARG/elt incluso nel prezzo di Tutte, ad eccezione 3 GSE inclusiva di tutto, Di potenza fino a 1 MW prezzo che già definite dall'Autorità e a fonti rinnovabili, ad 1/09 ritiro dell'energia della fonte solare compresi gli incentivi include l'incentivo) condizioni economiche eccezione della solare, elettrica definite per legge fino a 1 MW Tutte, ad eccezione Contratto di scambio Certificati verdi della fonte solare Di potenza fino a 20 con il GSE dall'1 gennaio Di potenza fino a 20 kW, Compensazione tra kW, e di potenza 2009 relativo all'energia e di potenza maggiore a l'energia elettrica maggiore a 20 kW fino Deliberazione ARG/elt elettrica immessa e allo 4 Scambio sul posto 20 kW fino a 200 kW se immessa e quella a 200 kW se entrati in 74/08 scambio sul posto. Non Conto energia Solare entrati in esercizio dopo il prelevata + esercizio dopo il 31 sostituisce la 31 dicembre 2007 incentivo dicembre 2007 regolazione dell'energia elettrica prelevata
  • 28. re fisso di 180€/MWh ed il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica nell’anno precedente. Per il 2008, ad esempio, ai fini della definizione del valore del CV, l’autorità preposta ha stabilito un valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica pari a 91,34€/MWh. Il prezzo dei CV nel corso del 2009 è oscillato tra i 96 ed i 103€/MWh, mentre il prezzo medio di scambio dei CV sul mercato per l’anno 2010 è stato di 84€/MWh21. Oltre ad aver modificato la modalità di parametrazione del CV, la Finanziaria 2008 ed il suo collegato€ hanno introdotto sostanziali novità nel sistema di incentivazione delle rinnovabili tra cui il graduale incremento, della quota obbligatoria di elettricità prodotta da FER per le grandi aziende produttrici da fonti fossili e la tariffa fissa omnicomprensiva. Per il periodo dal 2007-2012 la quota obbligatoria di cui all’art.11 del D.lgs.79/9922 è incrementata annualmente di 0,75 punti percentuali. Pertanto essa assumerà annualmen- te i seguenti valori: Tabella 1.8 – Valori incrementali per anno di energia prodotta da FER in Italia. Periodo 2007-2012 ANNO Quota obbligatoria (%) 2007 3,80 2008 4,55 2009 5,30 2010 6,05 2011 6,80 2012 7,55 Fonte: GSE Per avere diritto all’emissione dei certificati verdi, il produttore deve ottenere la qua- lifica di Impianto Alimentato da Fonti Rinnovabili (IAFR), dimostrando con apposita do- cumentazione tecnica presentata al GSE, che l’impianto rispetta tutte le caratteristiche richieste dalla normativa. Inoltre, a partire dal 2008, il valore del CV viene moltiplicato per un coefficiente (cfr. Tabella 1.5) che varia in funzione del tipo di fonte rinnovabile. Il coefficiente stabilito per l’energia prodotta a partire da fonte derivante dal settore agricolo è sicuramente tra i più interessanti, in previsione del fine di favorire lo sviluppo di filiere locali. Il quadro normativo è stato modificato prima con l’emanazione del decreto del Mi- nistero dello Sviluppo economico del 18 dicembre 2008 e poi dalla Legge 99/09: il sistema degli incentivi che se ne trae è sintetizzato nella tabella che segue per quel che riguarda i coefficienti moltiplicativi dei CV ed in quella successiva per la tariffa omnicomprensiva. Quest’ultima è la tariffa alla quale possono accedere per un periodo di 15 anni, in alterna- tiva ai CV, i produttori per gli impianti di potenza nominale media annua non superiore ad 1 MW (0,2 MW per l’eolico) entrati in esercizio in data successiva al 31 dicembre 2007, per l’energia netta immessa nel sistema elettrico. La tariffa omnicomprensiva comprende sia il valore dell’incentivo che il ricavo relativo alla quantità di energia elettrica prodotta. 21 In realtà il prezzo previsto era di circa 112 /MWh, prezzo a cui si sarebbe arrivati solo se ci fosse stato un eccesso di domanda rispetto all’offerta. 22 Il c.d decreto Bersani all’art. 11 prevede che “gli importatori e i soggetti responsabili degli impianti che, in ciascun anno, importano o producono energia elettrica da fonti non rinnovabili hanno l’obbligo di immettere nel sistema elettrico nazionale, nell’anno successivo, una quota prodotta da impianti da fonti rinnovabili”. 16