1. Pubblicazioni dell’I.S.U. Università Cattolica
INDAGINE CONOSCITIVA
SUI SERVIZI DI ORIENTAMENTO
NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI TREVISO:
CONTRIBUTI PER LA COSTITUZIONE
DI UNA CITTÀ DEI MESTIERI E DELLE PROFESSIONI
PROGETTO DI TRASFERIMENTO BUONE PRATICHE OB. 3
“MESTIERI IN RETE”
PROGETTOBUONEPRATICHE“MESTIERIINRETE”
OB.3IT053PO007AVV.1/01FASC.34–Settembre2003
Centro Ricerche
Orientamento Sviluppo
Scolastico-professionale
Comune di
Fano
Provincia di
Treviso
UNIONE EUROPEA
Fondo Sociale Europeo
Fondo Sociale Europeo
2. PROGETTO BUONE PRATICHE “MESTIERI IN RETE”
OB.3 IT 053 PO 007 AVV. 1/01 FASC. 34
INDAGINE CONOSCITIVA
SUI SERVIZI DI ORIENTAMENTO NEL TERRITORIO
DELLA PROVINCIA DI TREVISO:
CONTRIBUTI PER LA COSTITUZIONE
DI UNA CITTÀ DEI MESTERI E DELLE PROFESSIONI
A cura di Chiara Pacquola
Con la supervisione di Mauro Frongia
Milano 2005
4. Questo lavoro è dedicato in particolare a Danielle Drevet, responsabile Essaimage della
Cité des Metiers di Parigi.
Date: Tue, 23 Dec 2003 14:47:55 +0100
From: "Danielle DREVET" <d.drevet@cite-sciences.fr>
To: cittadellapossibilita@yahoo.com
Subject: des nouvelles
Carissimi Chiara e Mauro
Spero che capirete questo messaggio in francese che voglio mandarvi con
ritardo:in fatti , non vi avevo incluso nelle "Cita dei Mestieri aperte" e
siete fuggiti della mia lista, porsuesto.
Dunque , ecco un messaggio che dovevate ricevere pure voi perche fatte parte
di questo typo di gente d cui parlo : tanti creativi e entousiasti. .
Ero gia male quando vi ho conoscuto ma ho un ricordo bellissimo dei momenti
passati insieme!
Vii abbraccio fortissimo e spero che i progetti vostri andarano a porto
Mes très chers amis,
> De retour, enfin, à la Cité des Sciences. D'autres missions se
> dessinent pour moi et je sais que la nostalgie va m'envahir coûte
que coûte.
> Parce que 10 ans, ce n'est pas rien (si je rajoute le Passage des
> Métiers, c'est 14 ans !).
> Et parce que je n'ai rencontré que des gens exceptionnels dans la
> construction de ce Réseau :
> je parle de ceux qui ont ouvert, qui ont fait le pari de la mise en
> oeuvre alors que tout paraissait inatteignable.!
> Sans doute, lorsqu'un système génère de l'innovation , ne peut-il
> rassembler que des gens d'exception.. Mais de la première
expérience née un premier mai à Belfort jusqu'au petit dernier né au Tyrol,
ce
> sont les personnes, aussi imprévisibles, qui n'auront cessé de
> m'enthousiasmer. Un véritable Festival de diversité !
> Qui aurait parié sur la Sardaigne, sur le Brésil, sur une Cité des
> métiers aux champs comme à Ploufragan ? Je ne peux les citer toutes
> mais il n'en est pas une seule qui n'ait été un miracle
> d'invention. J'ai fonctionné à l'instinct, à l'intuition, à
> l'engouement dans cette affaire, plus qu'à la formalisation. Il est
> temps de passer à des modèles mieux formatés pour structurer le
Réseau.
> Mais je vous l'affirme avec force, rien n'aurait été possible sans
> vous, créateurs un peu fous et toutes les Cités des Métiers ont été
à
> chaque fois un véritable cadeau surprise (même celles qui n'ont pu
> que disparaître pour des enjeux politiques comme à Grande Synthe,
même
> celles qui peinent à naître, comme à Porto).
> Bien sûr, je vais rester en contact et continuer à me passionner
pour
3
5. > le Réseau, bien sûr j'espère vous rencontrer le temps d'un repas le
> 5 janvier, avec l'immense plaisir que j'ai
> toujours eu à vous voir .
> Donc, à très bientöt.
>
> Danièle
4
6. RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa ricerca:
interlocutori del territorio veneto e tutti i partecipanti al corso di formazione “Mestieri
in rete” di Treviso.
Un ringraziamento all’Amministrazione Provinciale di Treviso che ha offerto spazi e
risorse nella prima fase di avvio della ricerca e del Corso di Formazione degli Operatori.
Un grazie sentito a Luisa Faccini e Bruno Pacquola che con tanta pazienza e passione
hanno fornito idee, spunti ed entusiasmo collaborando nella stesura delle numerose
versioni del Report finale.
Infine si ringrazia Miriam Magnoni e tutta l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano per la pazienza dimostrata nel supportare costantemente il progetto “Mestieri in
Rete” e la presente ricerca.
I dati della presente ricerca sono aggiornati al dicembre 2003.
5
7.
8. SOMMARIO
1. PREMESSA................................................................................................................................9
2. GLI OBIETTIVI ..................................................................................................................... 11
3. LA METODOLOGIA UTILIZZATA .................................................................................... 13
4. IL CONTESTO DELL'ORIENTAMENTO A LIVELLO EUROPEO
E NAZIONALE ...................................................................................................................... 19
4.1 Il contesto nazionale dell’orientamento...................................................................... 22
5. L'INDAGINE SUL CAMPO: I RISULTATI DELL'INDAGINE NELLA
PROVINCIA DI TREVISO ORGANIZZATI PER SUB-SISTEMI...................................... 29
5.1 Il sub-sistema di governo e di supporto regionale: la Direzione
Lavoro della Regione Veneto....................................................................................... 29
5.1.1 Ente Veneto Lavoro ........................................................................................... 36
5.2 Il sub-sistema degli Enti locali nella provincia di Treviso.......................................... 40
5.2.1 La Provincia di Treviso e il Centro per l'Impiego provinciale......................... 40
5.2.2 Il Progetto Giovani-Informagiovani.................................................................. 48
5.3 Il sub-sistema dell'Istruzione scolastica nella provincia di Treviso........................... 54
5.3.1 Il sistema educativo primario e secondario dell'obbligo .................................. 54
5.3.2 I Centri Territoriali Permanenti – Educazione degli Adulti ........................... 64
5.3.3 Il sistema universitario nella regione e nella provincia di Treviso.................. 69
5.4 Il sub-sistema degli Enti autonomi funzionali di diritto pubblico nella
provincia di Treviso ..................................................................................................... 80
5.4.1 Treviso Tecnologia.............................................................................................. 87
5.5 Il sub-sistema delle Parti Sociali nella provincia di Treviso....................................... 91
5.5.1 I Sindacati............................................................................................................ 94
5.5.2 Le Associazioni di categoria ............................................................................. 100
5.6 Il sub-sistema di Formazione Professionale nella provincia di Treviso .................. 108
5.7 Il sub-sistema del Privato Sociale .............................................................................. 138
5.7.1 Il Centro di orientamento salesiano scolastico, professionale e sociale......... 140
6. CONCLUSIONI.................................................................................................................... 143
7. ALLEGATI............................................................................................................................ 149
7.1 Bibliografia.................................................................................................................. 149
7.2 Presentazione della ricerca al Convegno finale........................................................ 151
7
9.
10. 1. PREMESSA
L’indagine conoscitiva si inserisce nel progetto multiregionale “Mestieri in Rete”,
finanziato dal Ministero del Welfare nell’ambito del Programma Operativo di azioni di
Sistema Ob.3, e prevede la partecipazione di quattro regioni, rappresentate
rispettivamente dai seguenti partner: il Centro di Ricerca sull’Orientamento e Sviluppo
Scolastico-professionale (CROSS) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
per la regione Lombardia, capofila proponente; il Job Centre del Comune di Genova per
la regione Liguria; la Provincia di Fano per la regione Marche; la Provincia di Treviso
per la regione Veneto.
L’obiettivo generale del progetto è il trasferimento del modello europeo “Città dei
Mestieri e delle Professioni“, prendendo come riferimento quello sviluppato presso la
“Cité des Sciences“ de La Villette di Parigi e successivamente diffuso in Europa tramite
una procedura di qualità denominata “Label della Città dei Mestieri”.
Le attività sviluppate all’interno del progetto “Mestieri in Rete” sono le seguenti:
– creazione di un gruppo di lavoro multipartenariale a livello regionale
rappresentativo dei diversi soggetti istituzionali ed organismi interessati alla
realizzazione del progetto;
– analisi del modello europeo della “Città dei Mestieri e delle Professioni”;
– analisi del contesto locale;
– creazione di strumenti per il trasferimento delle buone prassi individuate.
La presente indagine conoscitiva si inserisce nel quadro complessivo delle attività
previste con l’obiettivo di creare un patrimonio di knowledge territoriale sui servizi di
orientamento nel territorio della provincia di Treviso, allo scopo di supportare i processi
implementativi e decisionali intesi a costituire la “Città dei Mestieri e delle Professioni”
di Treviso.
9
11.
12. 2. GLI OBIETTIVI
L’obiettivo generale dell’indagine conoscitiva è stato quello di individuare ed esaminare
lo stato dell’arte delle esperienze realizzate sul territorio sul tema dell’orientamento
rispetto alla scelta professionale, la formazione, la ricerca di lavoro e la creazione
d’impresa.
Tale obiettivo è stato poi declinato a seconda dei destinatari dei risultati dell’indagine:
- gli operatori: rispetto agli operatori della CdM di Treviso l’obiettivo è stato quello di
effettuare un’indagine e raccogliere informazioni e dati che permettessero loro di
prendere coscienza delle risorse effettivamente esistenti sul territorio al fine di
ottimizzare la fase di consiglio agli utenti nel delicato processo di indirizzo a
strutture specialistiche. Grazie alle informazioni raccolte, gli operatori hanno avuto
la possibilità di verificare il livello di esperienze delle organizzazioni del territorio
nel campo dell’orientamento, lo stato di esistenza e di funzionamento di “reti
progettuali” e le risorse esistenti. Inoltre si è creata una base di partenza per
proseguire eventualmente il presente lavoro approfondendo l’indagine conoscitiva
verso una progressiva e completa mappatura dell’esistente sul territorio;
- i partner del progetto: rispetto agli enti partner del progetto e agli enti partner della
Città dei Mestieri, attuali, probabili e possibili, l’obiettivo è stato quello di fornire
loro un patrimonio di conoscenze in grado di supportare i processi decisionali dei
policies maker e di permettere il perseguimento di obiettivi di efficacia nello
svolgimento dei servizi richiesti dal territorio. Tali conoscenze riguardano una
panoramica sull’esistenza e sulla tipologia di reti, formali o informali, tra i servizi
operanti sul territorio; l’apertura e l’interesse di singoli servizi e delle rispettive
istituzioni ai temi dell’orientamento a livello territoriale; le aspettative dei servizi
del territorio rispetto alla/e funzione/i che la CdM può assumere. Tali informazioni
potrebbero fornire indicazioni utili per costruire percorsi di sviluppo di una politica
di comunicazione intesa a rivitalizzare l’attenzione sull’orientamento quale
dispositivo centrale delle politiche di sviluppo e delle politiche del lavoro;
- gli enti del territorio: la presente indagine si è posta come non ultimo obiettivo
quello di restituire al territorio e alle singole strutture, intervistate e non,
un’immagine integrata dell’esistente delle pratiche orientative presenti nei diversi
sotto-sistemi orientativi, e delle strategie che le supportano, in cui potersi
rispecchiare. Si prevede che questa ricerca possa suscitare reazioni, sia positive che
negative (“non sono stata intervistato”, “queste importanti attività non sono state
citate”…). Tali reazioni non possono che andare nel senso di questo lavoro, che per
vincoli esterni ha dovuto porsi dei limiti di approfondimento: se poi, come è
11
13. auspicabile, esse perseguiranno la via del confronto, sotto la spinta di un intento
condiviso di sviluppo del territorio, allora si sarà andati ben oltre le aspettative e le
speranze iniziali.
Un altro obiettivo è stato quello di far conoscere il modello della Città dei Mestieri ai
servizi del territorio e di sensibilizzare gli interlocutori al progetto in atto e alle sue
finalità.
A partire da questi obiettivi, sono state definite le realizzazioni concrete da raggiungere,
costituite:
– dalla presente relazione finale, contenente i risultati dell’indagine organizzati in
sub-rapporti, un iniziale quadro di riferimento normativo europeo e nazionale e gli
strumenti utilizzati in allegato;
– dalla presentazione al convegno finale del Progetto, tenutosi il 25 settembre a Villa
Franchetti (TV), dell’indagine sul territorio e delle riflessioni formulate sui
risultati emersi.
12
14. 3. LA METODOLOGIA UTILIZZATA
La metodologia adottata per la realizzazione dell’indagine si è basata su un percorso di
lavoro articolato in sette fasi operative:
a) è stata compiuta un’analisi dell’assetto complessivo del sistema di istruzione,
formazione e lavoro, raccogliendo in modo organico la produzione normativa
elaborata a livello nazionale, regionale e provinciale relativamente al
decentramento della pubblica amministrazione, all’accreditamento degli
organismi formativi, al riordino del sistema scolastico, ai servizi di stage e
tirocini, alla certificazione delle competenze e dei crediti, all’educazione degli
adulti;
b) successivamente si è proceduto ad un’analisi dei principali documenti elaborati
a livello europeo e nazionale sulle tematiche relative alle politiche
dell’occupazione e del lavoro in generale e l’ elaborazione della letteratura
dedicata all’orientamento in particolare; sono stati analizzati inoltre anche più
significativi progetti a livello nazionale e regionale promossi dal Ministero della
Pubblica Istruzione e dalla Regione Veneto.
c) è stata operata una scelta del modello di riferimento circa le tipologie di azioni
di orientamento: per identificare la tipologia dei servizi erogati è stato utilizzato
lo schema concettuale del prof. G. Sarchielli dell’Università di Bologna.
Secondo tale modello sono 4 i livelli di azioni:
1- di carattere informale: connesse ad altre informazioni, consigli,
suggerimenti….
2- di tipo generico, connesse a tecniche di comunicazione di massa,
oppure promozionali ed incentrate su informazioni sulla stampa,
trasmissioni televisive, pubblicazioni, opuscoli….
3- di natura integrativa e inserite nel quadro di attività non esercitate
da professionisti dell’orientamento, caratterizzate da scopi e
priorità diversi, connesse a funzioni d’orientamento di primo
livello, come suggerimenti e consigli nell’ambito delle discipline,
programmi didattici, corsi e percorsi di formazione professionale,
4- specifiche de ’or entamento ed attuate da persone dedicate, che
utilizzano mezzi di lavoro, strumenti e tecniche riconosciuti e
validati scientificamente ed operano in spazi specifici nelle diverse
aree di orientamento, fornendo servizi di:
ll i
• Informazione orientativa
13
15. • Consulenza orientativa breve, counselling
individuale, counselling di gruppo, counselling
di mobilità verticale
• Formazione orientativa
Nell’ambito della ricerca tale modello è stato applicato dando particolare
attenzione e rilevanza alle azioni specifiche di orientamento e alle 4 aree di
domanda/bisogno previste dai servizi offerti dal modello della Città dei
Mestieri:
• orientamento alla scelta professionale
• scelta della formazione
• ricerca di lavoro
• creazione di impresa
d) sulla base del knowledge acquisito è stato approntato uno strumento di
rilevazione incentrato in un questionario articolato in domande a risposta
aperta, da svolgere tramite un’intervista faccia a faccia, che considerava i
seguenti temi:
• Anagrafica dell’organizzazione
• Attività e servizi offerti: mission, tipologie di servizi erogati e loro
articolazione, tecnologie e loro utilizzo;
• Competenze e profili professionali esistenti: professionalità
esistenti e loro definizione;
• Progettualità dell’organizzazione: progetti realizzati, progetti in
corso, progetti futuri;
• Reti dell’organizzazione: sistema di relazioni formali e informali;
e) la scelta del campione (i soggetti socio-economici da intervistare) si è svolta in
due momenti:
1- dapprima è stata operata una segmentazione del sistema
orientamento in sub-sistemi in grado di assicurare un’omogeneità di
valutazione in funzione della mission:
• Enti territoriali
• Enti locali
• Il sistema dell’istruzione scolastica: Scuola,
Educazione degli Adulti, Università
14
16. • Il sistema della Formazione Professionale: centri
privati e pubblici, agenzie formative
• Enti Autonomi funzionali di diritto pubblico
• Parti Sociali: Associazioni sindacali e di categoria
• No-profit
2- successivamente per ciascun sub-sistema sono stati individuati sul
territorio gli organismi, le istituzioni, le strutture più significative,
nonché i responsabili di funzione da intervistare: si è definita un’area
geografica di indagine che coincidesse con la provincia trevigiana, pur
tenendo in considerazione alcuni testimoni privilegiati importanti a
livello regionale, geograficamente situati al di fuori del territorio di
riferimento.
Enti te r or ali:r it i
i i
• Regione Veneto-Direzione Lavoro
(Mestre-Ve);
• Ente Veneto Lavoro (Mestre-Ve);
Enti locali:
• Amministrazione Provinciale di Treviso-Centro
per l’Impiego provinciale (Tv);
• Informagiovani di Treviso;
Il sistema dell’istruzione scolastica:
• CSA (ex Provveditorato agli Studi) di Treviso,
• Centro territoriale Permanente di Montebelluna
(Tv),
• Università degli Studi di Padova,
• Università Ca’ Foscari di Venezia,
• Irre (Mestre-Ve);
Ent Autonom funzionali di diritto pubblico:
• CCIAA di Treviso,
• Treviso Tecnologia, Azienda Speciale per
l'Innovazione Tecnologica della CCIAA (TV);
15
17. Parti Sociali:
• CGIL di Treviso,
• Ust-CISL di Treviso,
• Unindustria di Treviso,
• CNA di Treviso;
No-profit:
• Cospes di San Donà (Ve)
• Insieme si Può, cooperativa sociale di Treviso.
Il sistema della Formazione Professionale:
• Amministrazione Provinciale di Treviso-Centro
di formazione professionale provinciale di
Lancenigo (Tv),
• Centro Don Luigi Monza di Conegliano (Tv),
• Ficiap di Castelfranco Veneto (Tv),
• Enaip, sede provinciale di Treviso,
• Agform, agenzia formativa della CGIL (Mestre-
Ve),
• Ial, agenzia formativa di CISL (Tv),
• Agea, agenzia formativa del CNA di Treviso,
• Formazione Unindustria, agenzia formativa di
Unindustria di Treviso;
f) è stata sviluppata un’indagine sul campo con lo svolgimento di 23 interviste ai
responsabili ed operatori dei servizi selezionati per i diversi sub-sistemi;
g) infine è stata operata una sintesi complessiva del materiale raccolto in termini
di normativa, direttive, progetti, interviste ed è stato elaborato il rapporto finale
dell’indagine conoscitiva. Per ciascun sub-rapporto si è proceduto a organizzare
le informazioni raccolte in 5 paragrafi:
• scenario: quadro normativo nazionale e/o provinciale e
storia/evoluzione dell’ente o del servizio nel territorio;
16
18. • organizzazione interna: risorse e competenze: organigramma dell’ente
considerato, distribuzione logistica e funzionale dei servizi sul
territorio;
• servizi e attività specifiche di orientamento: descrizione delle tipologie
di attività svolte, riaggregate secondo il modello considerato (Vedi
punto c, presente capitolo);
• progetti e relazioni con il territorio: tipologie di attività sul tema in
esame svolte in collaborazione con altri enti del territorio;
• considerazioni: opinioni degli intervistati circa lo stato e la qualità
attuale dei servizi del territorio, spazi e opportunità per la Città dei
Mestieri di Treviso, riflessioni e rielaborazioni conclusive
dell’intervistatrice.
L’indagine, coerentemente con gli obiettivi e la metodologia di natura qualitativa, ha
operato delle scelte per quanto concerne i sub-sistemi, gli organismi-strutture e ruoli da
intervistare e, a fronte di un esistente molto eterogeneo sotto il profilo delle mission,
dell’organizzazione, dei servizi, dei ruoli, delle metodologie e degli strumenti, può
essere considerata come un utile primo passo verso una lettura rappresentativa della
complessa realtà indagata.
Per quanto attiene la metodologia, ogni sub-rapporto è stato validato da ciascuna
Organizzazione.
Il Progetto, per quanto riguarda le attività sviluppate è stato caratterizzato da vincoli di
natura economico-finanziaria, temporale e burocratico-amministrativa che nel loro
insieme non hanno consentito, da un lato, un coinvolgimento operativo di tutti gli
operatori degli Enti ed Organismi partner in formazione, come previsto originariamente
dal progetto e, dall’altro, il conseguimento di un maggior valore aggiunto in termini di
completezza e profondità del knowledge acquisito.
17
19.
20. 4. IL CONTESTO DELL’ORIENTAMENTO A LIVELLO EUROPEO E
NAZIONALE
Il dibattito a livello europeo sull’orientamento può essere letto sia sotto il profilo delle
decisioni strategiche operate nel processo evolutivo scandito dalle diverse tappe dei
Consigli europei, che sotto quello specialistico caratterizzato dai contributi di studio e di
ricerca.
Sotto il primo versante il percorso inizia con il trattato di Amsterdam firmato nel
febbraio 1997, che definisce gli orientamenti sociali prioritari a livello comunitario in
materia di occupazione: promuovere l’occupazione, diventata una questione comune, e
raggiungere un livello eleva o di occupazione senza indebolire la competitività.t
i l i
Il percorso prosegue nel novembre del 1997 con il vertice del Consiglio straordinario
sull’occupazione di Lussemburgo; anticipando le conclusioni del Trattato di Amsterdam,
che prefigurava l’applicazione del trattato stesso nel 1999, il vertice crea le basi per
l’attuazione di una strategia europea coordinata per l’occupazione (SEO), ponendo al
centro degli obiettivi degli stati membri la riduzione della disoccupazione e l’aumento
dell’occupazione attraverso la promozione di politiche attive del lavoro.
E’ in questo ambito che, nel quadro degli orientamenti annuali in materia di
occupazione, sono stati individuati ne Servizi pubb ici per l’imp ego gli elementi
istituzionali fondamentali di un nuovo approccio per la promozione dell’informazione
sul mercato del lavoro, l’intermediazione tra soggetti in cerca di lavoro e datori di
lavoro, la creazione di interventi mirati a bilanciare gli equilibri tra domanda e offerta.
Ancora, nel quadro degli orientamenti del 1998, la comunicazione della commissione
COM (98) 641 def. “Modernizzare i servizi pubblici dell’impiego per sostenere la
strategia europea per l’occupazione”, pone in risalto la funzione essenziale dei Servizi
per l’impiego nell’ambito di quattro settori d’intervento: occupabilità, imprenditorialità,
adattabilità e pari opportunità; il primo di essi, proprio perché fa riferimento all’efficacia
dei sistemi dell’istruzione e della formazione (in cui l’orientamento costituisce un tema
centrale) per facilitare i passaggi dalla scuola al mondo del lavoro, rappresenta la
condizione necessaria per la realizzazione degli altri.
Tali indicazioni sono state recepite dai diversi stati membri della Comunità Europea per
mezzo dei Piani Nazionali d’Azione (PAN), dagli stessi elaborati e successivamente
sottoposti all’esame della Commissione e del Consiglio.
Nel quadro dei successivi orientamenti del 1999 il Consiglio Europeo sottolinea
l’importanza dell’orientamento, auspicando un rafforzamento di alcuni settori, e
19
21. precisamente: l’ accentuazione delle politiche attive, l’allungamento nell’arco di tutta la
vita dell’apprendimento, l’apertura a tutti del mercato del lavoro.
L’importanza dell’orientamento viene ulteriormente sottolineata dal messaggio chiave
n° 5 del documento SEC(2000) 1832, Bruxelles 30/10/2000, “Memorandum on lifelong
learning”, elaborato dalla Commissione europea: esso conferma lo scenario già delineato
a livello comunitario attraverso l’Anno europeo de lifelong learning e i diversi
programmi comunitari e fornisce un quadro concettuale per sviluppare una strategia
globale di intervento; il messaggio chiave è quello di” Ripensare l’orientamento”,
sottolineando l’esigenza di garantire a tutti, con servizi a livello locale, un accesso più
semplice ad un orientamento di qualità sulle opportunità di istruzione e formazione
permanente durante tutta la vita.
l
”
In altri termini, il Memorandum auspica l’adozione di un nuovo metodo che preveda
l’orientamento come un servizio accessibile a tutti in permanenza, che rappresenti non
solo l’inizio di un percorso, ma una misura di accompagnamento per tutto l’arco della
vita di un individuo e non soltanto per le fasce deboli.
Nella successiva comunicazione della Commissione, COM (2001) 678 finale del
novembre 2001 “Realizzare uno spazio europeo dell’apprendimento permanente”, viene
confermato il ruolo determinante, già anticipato dal memorandum, assunto dai servizi
di informazione, di consulenza e orientamento nell’ambito dei sistemi nazionali.
Il secondo versante sul quale verte il dibattito è rappresentato da quello specialistico di
ricerca sull’orientamento; sul tema sono stati prodotti molti studi a livello comunitario,
tra i quali:
– la ricerca condotta da “International association for the Education and
Vocational Guidance” (Iaevg) che coinvolge 62 paesi, intesa a definire standard
professionali internazionali per l’orientamento;
– l’Etude sur le Pratiques d’Orientation des Adultes condotto da “The European
Vocational Training Association” (EVTA) che, con il coordinamento dell’
”Association et Formation Professionnelle des Adultes (AFPA), ha comparato lo
stato dell’arte delle pratiche di orientamento tra il 1994 e il 2000, nel quadro
del Programma Leonardo 2000, individuando, tra l’altro, la necessità di definire
standard comuni per quanto riguarda le azioni di orientamento;
– la ricerca “National action to implemented Lifelong Learning in Europe”,
realizzata da Eurydice e Cedefop: prendendo come punto di partenza il
“Memorandum on Lifelong Learning , vengono analizzate le pratiche
sviluppate dai diversi paesi membri; quelle che fanno riferimento al messaggio
chiave n° 5 suggeriscono una nuova concezione di orientamento, che deve
20
22. essere: globale, in modo da soddisfare necessità ed esigenze di soggetti diversi;
attivo, in modo da supportare coloro che non seguono una formazione e, in
particolare, coloro che devono essere attirati nella rete di apprendimento; teso a
facilitare l’accesso alle informazioni ed ai servizi, ma anche agli strumenti d
auto-orientamento e in grado di migliorare la preparazione dei professionist
dell’orientamento.
i
i
i i t
La riflessione sui contributi del dibattito europeo in corso fa emergere due elementi
ricorrenti, divenuti nel tempo direttrici strategiche d’intervento in tutti i paesi: il
concetto di orientamento come processo che si sviluppa nel tempo e la forte attenzione
sulla centralità dell’individuo e sulle sue capacità di auto-orientarsi.
L’approfondimento sul tema a livello europeo è ancora in corso e di grande attualità: con
la comunicazione C321 del 16 dicembre 2001 la Comunità si è posta l’obiettivo di
un’elaborazione comune europea del significato e delle azion di or en amento, entro la
fine del 2006.
21
23. 4.1. IL CONTESTO NAZIONALE DELL’ORIENTAMENTO
In Italia l’interesse per l’orientamento è stato stimolato, oltre che dalle sollecitazioni
dell’Unione, anche dallo stesso mutamento del contesto socio-economico e istituzionale.
I cambiamenti in atto in un mercato del lavoro caratterizzato da sempre maggiore
dinamicità sono infatti causa di una minore stabilità professionale, che coinvolge ormai
lavoratori di qualsiasi livello e settore professionale. Per fronteggiare i processi di
transizione i lavoratori devono sviluppare capacità di emploiability e di auto-
orientamento in grado di consentire loro il mantenimento di una direzione di sviluppo
professionale sostenibile all’interno di un singolo contesto e di scenari in continua
trasformazione.
L’evoluzione continua del mondo del lavoro, delle professioni e dei processi produttivi,
l’aumento e la diversificazione dell’offerta formativa, l’esigenza di cominciare a
ragionare in termini di percorso professionale, superando l’idea di una professione
definita per tutta la vita, alimentano il bisogno sempre più forte, sentito anche se non
sempre chiaramente espresso, di avere un aiuto nella messa a punto di un proprio
progetto formativo e professionale.
Per soddisfare questa esigenza, sono state introdotte importanti innovazioni sotto il
profilo normativo, delle quali vengono qui richiamate le più significative ai fini della
presente indagine, relative alle seguenti direttrici: decentramento amministrativo,
creazione dei Centri dell’Impiego, accreditamento degli organismi formativi,
certificazione delle competenze, introduzione dell’obbligo scolastico-obbligo formativo-
riforma dei cicli e innovazioni nell’educazione degli adulti.
Negli ultimi anni la presenza dell’orientamento è divenuta trasversale alle filiere sia
educative e formative (Scuola, Università, Ifts, Formazione Professionale), che
funzionali (certificazione delle competenze, riconoscimento dei crediti, accreditamento
delle sedi) e, pur non esistendo una legge specifica che regolamenti le diverse azioni, si
può affermare che tutte le strutture sono tenute a svolgere attività di orientamento.
Il processo di innovazione è stato caratterizzato da provvedimenti in tema di istruzione,
formazione e politiche del lavoro, espressi con l’emanazione sia di nuove leggi che di
atti secondari (regolamenti, decreti ministeriali, accordi.. ), che hanno permesso di
rendere operative le norme generali di riforma; essi possono essere articolati e descritti
considerando quelli che interessano il decentramento amministrativo (a loro volta
distinti tra quelli che comportano o meno delle leggi regionali) e le leggi nazionali in
tema di politiche dell’istruzione e della formazione non conseguenti all’attuazione del
decentramento amministrativo.
22
24. Per quanto concerne il decentramento, va menzionata innanzitutto la cosiddetta legge
Bassanini 59/97, inerente al decentramento delle politiche dell’istruzione, della
formazione e del lavoro (artt. 1,2,3,4,13,21), che ha comportato l’affermazione dei
principi cardine del processo di conferimento: sussidiarietà, differenziazione ed
adeguatezza.
Riportiamo di seguito gli strumenti attuativi con cui sono stati conferiti le funzioni ed i
compiti amministrativi dello Stato alle Regioni e agli enti locali:
– per quanto riguarda il decentramento delle politiche di istruzione, con il d.lgs
112/98 artt. 138 e 139 vengono individuate le funzioni statali, regionali, provinciali
e comunali connesse con i compiti di programmazione e gestione amministrativa
del servizio scolastico;
– per quanto riguarda il decen ramento delle politiche fo mative, con il d.lgs 112/98
artt.143/144/145 viene confermata la competenza della Regione in materia e viene
trasferito alle Province quanto conferito alle Regioni al fine di assicurare
l’integrazione tra politiche formative e politiche del lavoro;
t r
i– per quanto concerne i Centr dell’Impiego, con il d.lgs 496/97 vengono conferiti alle
Regioni ed agli enti locali nuovi compiti e funzioni in materia di mercato di lavoro;
questo decreto ha permesso di sostituire i vecchi Uffici di Collocamento (i cui
compiti erano prevalentemente burocratici) con i Centri per l’Impiego (il cui
compito prioritario è quello di fornire servizi integrati per favorire l’occupazione e
l’occupabilità); inoltre tali Centri sono orientati a informare, orientare e favorire
l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro.
Il processo di decentramento delle politiche attive per il lavoro con il trasferimento
delle funzioni e del personale degli Uffici periferici del Ministero del Lavoro ai nuovi
servizi per l’impiego, e la conseguente riorganizzazione degli uffici, ha richiesto un
significativo investimento organizzativo teso alla riqualificazione ed all’arricchimento
delle competenze professionali del personale secondo le funzioni da svolgere.
In questo quadro il Dipartimento della Funzione Pubblica, in accordo con il Ministero
del Lavoro, ha elaborato il Programma Caravelle con l’obiettivo di accompagnare il
processo di decentramento attraverso lo sviluppo della motivazione e la riqualificazione
del personale dei Servizi dell’Impiego, in modo da renderlo consapevole e protagonista
dei processi di cambiamento in atto, più preparato ad interpretare i nuovi compiti
affidati e capace di analizzare e soddisfare le concrete esigenze provenienti dai vari
contesti socio-economici e dalle diverse tipologie di utenti.
I destinatari degli interventi sono stati gli operatori pubblici impegnati nella gestione
dei nuovi servizi per l’impiego a livello regionale e provinciale.
Gli interventi formativi si sono espressi con attività di:
23
25. – informazione: tramite un sito internet dedicato sono state rese disponibili
informazioni di natura burocratica e tecnico-organizzativa.
– approfondimento: sono state effettuate ricerche sulle buone prassi e corsi di
specializzazione in aula virtuale con approcci e-learning,
– relazione: sono stati costituiti laboratori di comunità di pratiche e di comunità
virtuali.
Il processo di implementazione del progetto di cambiamento organizzativo ha reso
necessario l’utilizzo di didattiche action-learning, come il laboratorio di comunità di
pratiche, e di Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione (TIC) con la creazione di
comunità virtuali:
– con i laboratori di comunità di pratiche gli operatori hanno potuto e potranno
condividere e scambiare esperienze, sviluppare prassi cooperative, riflettere
sull’implementazione dell’innovazione nei nuovi Centri dell’impiego;
– con la comunità professionale virtuale gli operatori hanno potuto e possono
fruire di forum, in cui ciascuno può condividere le proprie conoscenze
attraverso il confronto delle esperienze, l’identificazione dei problemi e la
proposta di soluzioni idonee in una prospettiva di formazione continua.
La comunità virtuale realizzata ha consentito di creare le condizioni per favorire il
trasferimento dell’innovazione, per gestire i processi di cambiamento e per sviluppare
percorsi comuni e condivisi di crescita professionale del personale coinvolto.
Un altro programma di finanziamento che ha permesso un’evoluzione del sistema della
P.A. è stato il programma PASS, che ha affrontato problematiche più trasversali ma che
ha coinvolto anche il settore del lavoro: tale programma era teso a creare una rete
virtuale di operatori della P.A. in senso largo, non solo per l’orientamento.
Tutti questi decreti hanno dato origine, anche da parte della Regione Veneto, a norme
di riordino in materia di acquisizione e regolamentazione delle funzioni conferite che
verranno analizzate nel paragrafo successivo.
Per quanto concerne il decentramento citiamo anche la legge 3/2001, articolo 117 di
riforma del titolo V, parte II della Costituzione che, in linea con le istanze di
sussidiarietà e responsabilità provenienti dall’Unione Europea, ridisegna il quadro
complessivo di ripartizione di competenze amministrative e legislative tra Stato e
Regioni ed assegna a queste ultime la programmazione del sistema formativo integrato.
L’attribuzione e l’attuazione di alcune funzioni alle Regioni ed agli enti locali sono state
effettuate con altre norme di riforma che specificano ruoli, compiti, procedure; per
quanto riguarda l’istruzione in particolare, relativamente ai temi dell’autonomia
24
26. scolastica, dell’obbligo scolastico, dell’obbligo formativo e dell’approvazione della
riforma dei cicli, citiamo:
- il DPR 275/1999, relativo all’autonom a scolastica: esso disciplina l’erogazione dei
servizi di orientamento per i docenti e le istituzioni, anche con la creazione di laboratori
finalizzati alle attività di orientamento scolastico e professionale.
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l
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s
- la legge 144, 17 maggio 1999, art. 68, ed il relativo regolamento attuativo incentrato
nel DPR 257/2000 inerente ai percorsi scolastici in obbligo formativo: questa
disposizione introduce nel nostro ordinamento il diritto/dovere (obbligo formativo) di
frequenza di attività formative fino al compimento del diciottesimo anno di età o,
comunque, fino al conseguimento di una qualifica nella formazione professionale
oppure nell’apprendistato; essa invita gli attori del sistema a ragionare non più in
termini di sviluppo di singoli segmenti formativi, ma in una “logica integrata”, in cui
tanti e diversi sotto-sistemi (la formazione professionale, la scuola, i nuovi Servizi per
l’impiego) concorrono, ognuno con le sue specificità e competenze, a realizzare
l’obiettivo centrale della riforma: il successo formativo e quindi il conseguimento di una
qualifica professionale o di un diploma; le attività di orientamento e di riorientamento
diventano strategiche ai fini della tutela del diritto al successo formativo; in particolare,
l’art. 3 del DPR 257/2000 istituisce anche l’anagrafe regionale degli allievi e delle allieve
in obbligo formativo, in modo da favorire azioni positive nell’ambito del rapporto fra
scuola e mondo del lavoro, come l’ orientamento, la consulenza, l’incrocio tra domanda
e offerta di lavoro;
- la legge 28 marzo 2003, n° 53: essa definisce le norme generali sull’istruzione e i livelli
essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale;
introduce l’anticipo a 5 anni e mezzo per l’iscrizione alla scuola primaria, i cambi di
percorso da un sistema all’altro con il riconoscimento di crediti, l’alternanza scuola-
lavoro, la regolamentazione dei cicli, la formazione iniziale degli insegnanti,
l’integrazione dei programmi con materie di specifico interesse regionale.
Scompare il riferimento all’obbligo scolastico fino ai 15 anni, almeno nei termini in cui
veniva indicato nella legge 9/99, che prevedeva l’elevamento della durata dell’obbligo da
otto a dieci anni.
Altre norme sono state emanate per quanto concerne ’accreditamento degli organismi
formativi, la certificazione delle competenze, il iconoscimento dei crediti e
l’educazione degli adulti.
In merito all’accreditamento degli organi mi formativi citiamo l’ Accordo Stato-Regioni
del 18 febbraio 2000 (allegato A) e il DM 166/ del 25 maggio 2001 “Disposizioni in
materia di accreditamento dei soggetti attuatori nel sistema di formazione
professionale”; tali atti rispondono ad una esigenza di maggiore qualità nell’erogazione
dei servizi e consentono ad un organismo pubblico finanziatore di determinati servizi,
25
27. di verificare e garantire, sulla base di parametri oggettivi, gli standard minimi di qualità
delle strutture affidatarie; queste devono infatti dimostrare, per poter erogare il servizio
usufruendo di risorse finanziarie pubbliche, di disporre con continuità di un’adeguata
dotazione di risorse strumentali e professionali, nonché di poter garantire livelli di
performance accettabili, sulla base di standard predefiniti.
E’ utile ricordare che l’Isfol nell’ambito dell’”Azione accreditamento delle strutture” ha
condotto un progetto di ricerca e sperimentazione per l’accreditamento delle sedi
orientative riguardante 21 strutture individuate dalle amministrazioni delle Regioni
localizzate nell’Obiettivo 1; l’oggetto delle sperimentazioni è costituito da un modello
organizzativo e gestionale, da processi di lavoro e da standard di competenze
professionali.
Per quanto concerne la certificazione delle competenze, i documenti base normativi di
riferimento sono rappresentati dal DM MLPS 174/2001, relativo all’introduzione di un
sistema di certificazione delle competenze e dal disegno di legge del MIUR n° 1306/2002
in materia di istruzione e formazione.
La certificazione delle competenze è considerata un prerequisito di sistema dai
principali documenti del dibattito, avviato dal 1996, in funzione della praticabilità di
importanti opzioni strategiche: lifelong learning e formazione permanente,
riconoscimento e capitalizzazione delle competenze acquisite, integrazione dei diversi
sub-sistemi formativi con il mondo del lavoro, personalizzazione e individualizzazione
dell’offerta formativa.
Nel luglio 2002 il Ministero del Lavoro ha istituito la Commissione Nazionale per la
Certificazione, che dovrà comporre l’architettura del sistema di certificazione dotandolo
delle regole e degli strumenti necessari per avviare la riaggregazione a sistema del
numero di esperienze effettuate e per avviare una corretta diffusione.
La problematica della certificazione delle competenze è assai complessa, sia perché essa
si lega a quella degli standard e dei crediti formativi, della loro definizione e del loro
riconoscimento a livello nazionale e europeo, sia per la sua trasversalità alle diverse
filiere (Ifts, apprendistato, formazione iniziale per l’obbligo formativo, educazione degli
adulti), sia per lo stretto coinvolgimento di tutti gli attori implicati: Stato, Regioni e
Parti Sociali.
Per quanto riguarda l’educazione degli adulti (EDA) citiamo l’Accordo Stato- Regioni
del 2 marzo 2000 e la direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione del 6 febbraio
2001.
26
28. Tali disposizioni sono finalizzate a potenziare l’offerta formativa nei confronti della
popolazione adulta e a favorire l’integrazione tra i sistemi educativo, formativo e del
lavoro, nella prospettiva di attuazione di un nuovo sistema integrato di educazione degli
adulti, in cui risulta indispensabile un’azione congiunta degli attori socio-economici
chiave già impegnati in questo ambito, del sistema scolastico, della formazione
professionale, dei Servizi dell’Impiego, delle imprese, delle Università, delle reti civiche
per iniziative EDA.
L’impianto di sistema si articola in tre livelli:
– nazionale, con una funzione prevalente di integrazione tra sistemi;
– regionale, con funzioni di pianificazione e programmazione dell’offerta integrata
rivolta agli adulti;
– locale, con funzioni ripartite tra Provincia, Comuni, Comunità montane ed il
Comitato Locale, quale sede privilegiata della programmazione concertata.
In questo quadro generale l’orientamento, che svolge un ruolo strategico nelle politiche
dell’inclusione, dell’occupazione, della coesione sociale e della realizzazione
professionale, pur essendo presente trasversalmente in tutti i dispositivi normativi
illustrati, non trova una regolamentazione autonoma; ciò ha determinato un’estrema
frammentarietà di iniziative e sostanzialmente l’orientamento risulta una delle funzioni
meno attivate.
Si profila quindi l’urgenza di interventi a livello normativo, di politiche del lavoro e di
risorse umane.
Sotto il profilo normativo manca ancora una legge quadro sull’orientamento, in quanto
misura trasversale di collegamento tra i diversi sistemi (istruzione, formazione e servizi
all’impiego), malgrado esso sia più volte richiamato negli ultimi atti legislativi come
azione dotata di un’autonomia specifica di obiettivi e strumenti nell’ambito sia delle
politiche educative e formative che delle politiche del lavoro.
L’assenza di un quadro normativo nazionale che indichi le responsabilità e fissi i criteri
di attribuzione dei compiti tra i vari soggetti ha determinato, tra l’altro, una forte
disomogeneità sul territorio nazionale per diffusione delle iniziative e livelli di efficacia
e la mancata attuazione di un sistema nazionale di orientamento.
Sotto il versante delle politiche del lavoro, si assiste ad un’evoluzione da politiche
passive a politiche attive, in cui l’orientamento rappresenta uno strumento di
importanza centrale: esso infatti può costituire un efficace supporto all’integrazione con
27
29. le politiche formative facilitando i passaggi fra i sistemi formativi, e fra questi e le
imprese, nelle diverse fasi di transizione fra studio e lavoro, fra lavoro e studio e fra
lavoro e lavoro.
Per quanto riguarda le risorse umane, l’Italia manca di una regolamentazione della
professione di orientatore: ciò lascia spazio ad iniziative estremamente diversificate,
circa l’itinerario formativo, che vanno dalle improvvisazioni alla realizzazione di corsi
di specializzazione, prevalentemente post-universitari, di difficile accesso: di fatto la
professionalità si acquisisce a seguito di esperienze lavorative eterogenee ed iniziative
formative sporadiche e locali.
Per rimediare a questa carenza l’ISFOL ha presentato recentemente al Convegno di
Roma del maggio 2003 “Orientare l’Orientamento” un modello per la disciplina della
figura professionale dell’orientatore, che propone quattro profili professionali (operatore
dell’informazione orientativa, tecnico dell’orientamento, consulente di orientamento,
analista di politiche e servizi di orientamento).
28
30. 5. L’INDAGINE SUL CAMPO:
I RISULTATI DELL’INDAGINE NELLA PROVINCIA DI TREVISO
ORGANIZZATI PER SUB- SISTEMI
5.1. IL SUB-SISTEMA DI GOVERNO E DI SUPPORTO REGIONALE: LA
DIREZIONE LAVORO DELLA REGIONE VENETO
SCENARIO
Coerentemente con quanto evidenziato a livello nazionale, la Regione ha deliberato
interventi normativi nei seguenti ambiti: decentramento, integrazione dei sistemi di
istruzione, formazione professionale e lavoro, obbligo scolastico e formativo,
accreditamento e riorganizzazione e potenziamento dell’educazione permanente degli
adulti (EDA).
Per quanto concerne il decentramento e l’integrazione dei sistemi di istruzione,
formazione e lavoro, sono rilevanti le due leggi regionali 31/1998 e 11/2001:
– con la legge regionale n°31 del 16 dicembre 1998, “Norme in materia di politiche
attive del lavoro, formazione e servizi all’impiego” in virtù del d.lgs 469/97, la
Regione e gli enti locali, ciascuno nel suo ambito, attuano il decentramento
amministrativo e l’integrazione fra i sistemi dell’istruzione, della formazione e del
lavoro; tra l’altro, alla Regione competono le funzioni in materia di politica attiva
del lavoro (vedi art.2 comma 2 del d.lgs 469/97), mentre le Province esercitano
funzioni e compiti relativi al collocamento, al sistema informativo del lavoro ed
ulteriori funzioni in materia di servizi all’impiego, di politiche del lavoro e di
gestione dell’offerta formativa;
– con gli art. da 19 a 23 vengono istituiti La Comm sione regionale per la
concertazione tra le parti sociali, il Com ato di coordinamento interi tituzionale e
le Commissioni provinciali tripartite;
is
it s
r i
– con la stessa legge del 16 dicembre 1998, in attuazione del decreto legislativo 23
dicembre 1997, n° 469 (1), vengono istituiti i seguenti organismi istituzionali e di
concertazione tra le parti sociali:
• la Commissione regionale permanente t ipart ta, composta dal Presidente,
nella persona dell’Assessore regionale con delega alle politiche
dell’occupazione, da tre rappresentanti delle organizzazioni degli artigiani, due
rappresentanti delle organizzazioni delle centrali cooperative, due
rappresentanti delle associazioni del settore agricolo, due rappresentanti del
29
31. settore commercio e turismo, dodici rappresentanti delle organizzazioni
sindacali dei lavoratori dipendenti, un consigliere di parità, un rappresentante
delle associazioni dei lavoratori disabili ANCI, due rappresentanti
dell’UNCEM, con il supporto di Veneto Lavoro; tale organismo ha il compito
di esprimere pareri sugli atti di iniziativa della Giunta Regionale di indirizzo,
programmazione e attribuzione risorse, comunque connessi al governo del
mercato del lavoro e destinati a produrre effetti si tutto il territorio generale.
• il Comitato d coordinamento istituzionale, composto dal Presidente, nella
persona dell’Assessore regionale con delega alle politiche dell’occupazione, dai
presidenti delle Amministrazioni provinciali, quattro rappresentanti
dell’ANCI, due rappresentanti dell’UNCEM e con il supporto di Veneto
Lavoro; tale organismo ha le funzioni di garantire un efficace coordinamento
tra la Regione, le Province e gli Enti Locali in tema di politica attiva del
lavoro, orientamento, formazione e monitoraggio del mercato del lavoro e di
esprimere pareri sugli atti di iniziativa della Giunta Regionale di indirizzo,
programmazione e attribuzione risorse, comunque connessi al governo del
mercato del lavoro e destinati a produrre effetti si tutto il territorio generale.
i
• la Commissione a livello provinciale per le politiche del lavoro: presieduta dal
Presidente dell’Amministrazione provinciale, è un organo tripartito di
concertazione e consultazione delle parti sociali in relazione alle funzioni ed ai
compiti nel complesso attribuiti alle Province.
Con la legge regionale n° 11 del 13 aprile 2001 “Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi alle autonomie locali in attuazione del decreto legislativo n° 112798 “ la
Regione Veneto promuove il raccordo col sistema scolastico nazionale e con quello
universitario, nonché il coordinamento e l’integrazione dell’offerta formativa con le
altre politiche del lavoro; in particolare per:
a) l’istruzione scolastica (art. da 138 a 142):
– la Regione esercita le funzioni di indirizzo, coordinamento, valutazione e
programmazione dell’offerta formativa integrata tra istruzione e
formazione professionale; definisce gli indirizzi e i criteri generali di
programmazione della rete scolastica in relazione al coordinamento
regionale dei piani provinciali; suddivide il territorio in ambiti
funzionali, determina il calendario scolastico ed eroga i contributi alle
scuole non statali;
30
32. – le Province, in materia di istruzione secondaria superiore, ed i Comuni, in
relazione agli altri gradi di istruzione scolastica, svolgono i compiti e le
funzioni come previsto dall’art. 139 del d.lgs1 112/98;
b) la formazione professionale (art. da 135 a 137):
– la Regione esercita le funzioni e i compiti attribuiti dalla legge n°10 del
30 gennaio 1990 in materia di formazione professionale, organizza i
servizi di informazione ed orientamento al lavoro, svolge attività di
osservazione del mercato del lavoro, sostiene l’occupazione con misure di
politica attiva del lavoro e ne adotta il piano triennale;
– le Province, in attuazione del piano triennale e sulla base delle risorse
proprie e trasferite, gestiscono l’offerta formativa erogata direttamente
dalla Regione attraverso i propri centri di formazione e tutti gli altri
interventi connessi alla formazione professionale.
E‘ utile sottolineare che la Regione Veneto con la legge n°10 del 30 gennaio 1990 è stata
tra le prime Regioni a legiferare in materia di integrazione tra politiche della
formazione, del lavoro e di orientamento prevedendo, tra l’altro, l’adozione di un
Programma Triennale contenente tutti gli interventi promossi o finanziati in materia.
Per quanto riguarda l’obbligo scolastico e formativo, con delibera n° 1314 del 25 maggio
2001 è stato stipulato un Protocollo di intesa interistituzionale che ha dato l’avvio alla
costituzione di un Gruppo Paritetico di Pilotaggio composto dalla Regione, dall’Ufficio
Scolastico Regionale e dalle Province, allo scopo di perseguire i seguenti obiettivi: a)
garantire l’obbligo scolastico e formativo, b) costituire l’anagrafe regionale degli allievi,
c) attuare percorsi integrati di formazione e orientamento in obbligo scolastico, d)
riconoscere e recuperare i crediti formativi nel passaggio da un sistema all’altro:
istruzione, formazione professionale, apprendistato, e) accreditare le strutture che
operano nella formazione e nell’orientamento, f) attivare la costituzione di organismi di
coordinamento tecnico.
L’Ufficio Scolastico Regionale ha realizzato, sulla base del suddetto protocollo, un Piano
Triennale Regionale per l’attuazione dell’obbligo formativo.
In particolare, in forza della Legge n° 1306 del 2002 “Delega al Governo per la
definizione delle norme general sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni
in materia di istruzione e formazione professionale “, in data 2 ottobre 2002 la Regione
ha siglato un Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione per mettere a punto un
nuovo modello formativo che in chiave sperimentale integri concretamente il canale
della formazione professionale con quello dell’istruzione scolastica: gli studenti della
scuola media hanno la possibilità di accedere a percorsi formativi sperimentali della
i
31
33. durata di 3 anni, al cui termine verrà rilasciata una qualifica garantendo l’assolvimento
dell’obbligo scolastico e di quello formativo.
Per quanto concerne l’accreditamento degli enti di formazione professionale, la Regione
Veneto ha approvato con il DGR 2140 del 3 agosto 2001 il modello regionale di
accreditamento degli organismi di formazione professionale e l’ avviso pubblico per la
presentazione delle richieste generali.
In particolare il decreto individua alcuni requisiti che devono rispondere a standard
minimi individuali prefissati: capacità logistiche e strutturali, economico-finanziarie,
organizzazione e gestione, dotazione di risorse umane, livelli di efficienza e di efficacia
nelle attività precedentemente realizzate e interrelazioni maturate con il sistema sociale
e produttivo presente nel territorio.
Il modello fa riferimento al modello accreditamento plus in una prospettiva impostata
non solo sui requisiti minimi, ma aperta ad un vero e proprio sistema qualità della
formazione.
In tema di riorganizzazione e potenziamento dell’educazione permanente degli adulti la
Regione Veneto ha provveduto a costituire, nel maggio del 2001, un Comitato Regionale
EDA (Educazione degli Adulti) in cui sono presenti, oltre agli assessori regionali della
cultura e dell’identità veneta e della formazione al lavoro. i rappresentanti dell’ufficio
scolastico regionale, dell’ANCI, dell’UNICEM, delle Associazioni di Categoria Venete e
del CNA, della Confagricoltura e Confesercenti, delle Organizzazioni sindacali CGIL,
CISL, UIL, delle agenzie formative (Formaveneto), del privato sociale attivo nella
formazione permanente e degli adulti (Federuni, Unitre, Auser): tale organismo svolge
funzioni di indirizzo e coordinamento regionale delle iniziative.
Il Comitato regionale ha costituito a sua volta 12 Comitati Locali EDA.
ORGANIZZAZIONE INTERNA: RISORSE E COMPETENZE
L’Assessorato Regionale per le politiche dell’occupazione, della formazione e
dell’organizzazione delle autonomie locali si divide al suo interno in tre Direzioni:
– DIREZIONE FORMAZIONE, con compiti di attuazione e gestione dei piani
comunitari, gestione dei piani formativi e della formazione integrata, ispezione e
controllo amministrativo e accreditamento degli enti di formazione; al suo interno
si trovano un Servizio Ispezioni, un Servizio Economico Contabile e un Servizio
Piani Formativi e Formazione Integrata;
– DIREZIONE LAVORO, con compiti di politiche attive, lavori socialmente utili,
incentivi all’occupazione, iniziative per il recupero dei lavoratori, gestione delle
crisi aziendali, formazione continua e orientamento; al suo interno operano un
‘Servizio per la Formazione Continua e per le Politiche a sostegno dell’occupazione’,
32
34. che si occupa della progettazione, attuazione e gestione dei progetti per
l’orientamento, della formazione continua con cofinanziamento FSE per gli OB 3 e
delle politiche di sostegno, e un ‘Servizio Riforma del collocamento e Servizi
all’Impiego’, con compiti di segreteria della Commissione di concertazione e di
monitoraggio della riforma del collocamento con Ente Veneto Lavoro;
– DIREZIONE UNITA’ COMPLESSA FSE, con compiti di predisposizione dei
programmi regionali, nazionali e comunitari in collaborazione con le strutture, di
verifica e monitoraggio degli interventi di programmazione e di predisposizione dei
bandi in raccordo con le direzioni.
Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione Veneto, ha compiti di supporto delle
istituzioni e degli altri organismi con servizi di programmazione, gestione e valutazione
delle politiche del lavoro. Accanto a funzioni generali di monitoraggio ed assistenza
tecnica, la legge regionale attribuisce a Veneto Lavoro competenze specifiche in materia
di: Sistema Informativo Lavoro Regionale (SIRL), Osservatorio del Mercato del Lavoro,
Politiche attive del Lavoro e Qualificazione dei servizi dell’impiego. (Vedi Veneto
Lavoro par. 5.1.1).
SERVIZI E ATTIVITA’ SPECIFICHE DI ORIENTAMENTO
L’indagine ha approfondito il ruolo svolto dalla Direzione Regionale Lavoro, con
particolare attenzione al Servizio di Formazione Continua ed alle Politiche a sostegno
dell’occupazione in materia di orientamento: il ruolo della Regione è prevalentemente
di programmazione e di monitoraggio delle varie attività, mentre viene lasciata ai
soggetti pubblici e privati la realizzazione delle stesse, con l’obiettivo di rendere
complementari ed integrati i linguaggi, le metodologie ed i servizi.
Nell’ambito del quadro normativo sinteticamente descritto la strategia regionale si
esprime per mezzo dei seguenti strumenti:
– Programma Triennale degli interventi regionali in materia di Osservazione del
Mercato del Lavoro, Informazione, Orientamento al lavoro e Formazione
professionale, e Piani annuali di orientamento;
– Direttive regionali per gli interventi di orientamento.
Il Programma Triennale per il periodo 2001-2003, approvato con delibera n°25 del 27
giugno 2001, ha assunto come riferimento prioritario gli obiettivi strategici e le linee
guida contenute nel POR 2000 – 2006, relativo all’obiettivo 3; tra le diverse linee
strategiche enunciate citiamo:
– lo sviluppo del sistema e degli interventi nel settore dell’orientamento, ampliando le
attività, consolidando quelle già intraprese e promuovendo nuovi ambiti di azione;
33
35. – il consolidamento e lo sviluppo del sistema di osservazione sul mercato del lavoro e
sull’evoluzione dei fabbisogni formativi, integrando i sistemi di rilevazione ed
elaborazione pubblici e privati.
I criteri di intervento prioritari assunti sono i seguenti:
– programmazione e regia del processo da parte della Regione;
– promozione di accordi fra parti sociali ed enti pubblici in ambito territoriale;
– trasversalità delle azioni, con particolare riferimento alla dimensione delle pari
opportunità, obbligo formativo, attività integrate e fasce più deboli;
– incoraggiamento alla circolazione di esperienze ed al trasferimento delle migliori
pratiche, anche con riferimento all’ambito comunitario.
• INFORMAZIONE ORIENTATIVA ALLA FORMAZIONE
Sono disponibili un numero verde e uno sportello fisico, cui lo studente, il lavoratore, il
disoccupato possono rivolgersi per informazioni generali e aggiornate sulle opportunità
di formazione, lavoro dipendente e autonomo e orientamento rispetto alla normativa in
vigore.
La Regione cura l’edizione di La Prima Scelta, progetto di natura informativa, che viene
rinnovato ogni anno, sulle opportunità formative scolastiche e professionali a livello
delle singole Province, diretto ai ragazzi che si iscrivono alla scuola secondaria e
realizzato in collaborazione con le Unindustrie locali.
La Regione partecipa alle fiere organizzate e promosse sul territorio allo scopo di
diffondere la conoscenza sui servizi informativi forniti dalla Regione stessa (brochures,
volantini, materiali multimediali di propria edizione o in collaborazione con altri enti
sul territorio).
PROGETTI IN RELAZIONE CON IL TERRITORIO
La Regione stabilisce rapporti di collaborazione integrata con gli enti del territorio per
lo sviluppo di progetti e attività territoriali di orientamento di interesse regionale.
La Di ettiva regionale per gli interventi di orientamento per l’anno 2003, nel quadro
delle linee di indirizzo e delle priorità attuative per il triennio 2001-2003, fa infatti
particolare riferimento alle iniziative integrate tra Regione e gli istituti scolastici, i
centri di formazione professionale e le università, per sviluppare azioni dirette alle
categorie più svantaggiate, all’innovazione dei servizi, alla diffusione di un sistema
territoriale a rete ed all’introduzione di standard qualitativi regionali. Due sono le
macro-aree di azioni nell’ambito dell’obbligo formativo, alle quali la Regione partecipa
direttamente:
r
34
36. Progetti di orientamento di interesse regionale
Tra questi citiamo:
- il “progetto Università”: esso prevede due iniziative:
1) follow-up del prodotto multimediale denominato “Cicerone”, rivolto agli studenti
degli istituti superiori che si apprestano a scegliere un percorso formativo universitario e
realizzato da un gruppo tecnico, coordinato dalla Regione, al quale partecipano le
Università, le aziende regionali per il diritto allo studio, le Accademie e i Conservatori
del Veneto;
2) progettazione – realizzazione di uno strumento multimediale interattivo, interne
based, orientato ad accertare i requisiti di ingresso al sistema universitario veneto nelle
sue differenziazioni curricolari;
t
a
– il “progetto stages estivi”: gli stages sono rivolti a studenti del terzo-quarto anno
della scuola media superiore e degli istituti professionali; conformemente a quanto
disposto dall’art. 18 della legge 196/97 e dal DM 142/98 hanno una durata di uno-
due mesi ciascuno, sono promossi e attuati dalla Provincia sulla base di una
convenzione con un Istituto; è predisposta una funzione di tutoraggio e può essere
previsto un credito formativo per lo studente.
– il “progetto interventi di orientamento per adulti”: vengono proseguite le iniziative
avviate in via sperimentale nel 2002 allo scopo di consolidare la rete territoriale di
interventi rivolti a soggetti adulti svantaggiati, che per motivazioni diverse hanno la
necessità di migliorare le proprie competenze non solo sul versante professionale,
ma anche su quello della piena realizzazione della persona e dei diritti di
cittadinanza.
Attività territoriali di intervento in obbligo formativo
Le attività territoriali di orientamento in obbligo formativo sono sviluppate tenendo
conto delle esperienze realizzate e dei risultati emersi dalle attività di monitoraggio dei
progetti relativi all’anno 2002; le iniziative, incentrate nella realizzazione di servizi per
l’informazione e l’orientamento, incontri di orientamento per gli allievi che compiono
15 anni, orientamento nell’ultimo biennio di obbligo scolastico e orientamento in
obbligo formativo, tendono a proseguire l’azione di integrazione tra i sistemi di
istruzione e di formazione professionale e le realtà economiche, sociali e pubbliche
locali del territorio.
Gli obiettivi sono da un lato di rafforzare il sistema interorg nizzativo di orientamento
regionale, favorendo la nascita di nuovi partenariati, allargando la gamma degli
interventi, producendo strumenti maggiormente efficaci in relazione al target giovanile,
dall’altro di promuovere, sostenere e diffondere le buone prassi realizzate.
35
37. 5.1.1 ENTE VENETO LAVORO
SCENARIO
Un ruolo importante nell’implementazione delle strategie regionali viene svolto
dall’Agenzia Regionale Veneto Lavoro, costituita con la Legge Regionale n°31 del 16
dicembre 1998, che disciplina gli interventi in materia di politica del lavoro nel quadro
delle competenze attribuite con il Dlgs 469/97 e in coerenza con il Piano Nazionale del
Lavoro.
Il ruolo di Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione Veneto, è quello di
supportare le istituzioni e gli altri organismi con servizi di programmazione, gestione e
valutazione delle politiche del lavoro.
Le strategie poste in atto sono raccordate con quelle del contesto veneto, che nella sua
realtà occupazionale presenta punti forti unitamente ad alcuni punti deboli; le priorità
emerse dalle diagnosi effettuate nel 2002 sono legate alle esigenze di una maggiore
fluidificazione del mercato del lavoro, di gestione dei flussi migratori, di formazione e
riqualificazione dei lavoratori, di gestione delle transizioni e di raccordo tra scuola e
lavoro, di elevamento del tasso di partecipazione al lavoro delle donne, di sostegno ed
inserimento socio-professionale delle fasce più deboli.
ORGANIZZAZIONE INTERNA: RISORSE E COMPETENZE
Le attività di Veneto Lavoro sono organizzate in tre aree: Politiche del Lavoro, SILR
(Sistema Informativo Lavoro Regionale), Osservatorio e Ricerca.
POLITICHE DEL LAVORO
In tale area Veneto Lavoro svolge attività di assistenza tecnica secondo le seguenti
direttrici:
– realizzazione di un sistema di servizi per l’impiego: le azioni riguardano la messa a
punto di standard qualitativi minimi condivisi a livello regionale, l’individuazione
di adeguati indicatori di qualità e l’implementazione di un sistema di monitoraggio;
– gestione dell’incontro tra Domanda e Offerta: le azioni sono inerenti alla
realizzazione della rete di sportelli EOL/MED, in particolare all’avvio del servizio,
alla predisposizione delle iniziative promozionali, all’addestramento degli operatori
ed alla partecipazione alle attività di coordinamento svolte dall’apposito gruppo di
pilotaggio;
– supporto tecnico: viene fornita assistenza ai Centri dell’Impiego mediante attività di
realizzazione di banche dati relative alla gestione (inserimento, monitoraggio, esiti
occupazionali) delle imprese disponibili ad ospitare tirocinanti o lavoratori
interessati a svolgere esperienze di tirocinio;
36
38. – obbligo formativo: viene fornita assistenza nell’utilizzo delle informazioni presenti
nella banca dati dell’obbligo formativo.
SILR
Per quanto riguarda il SILR, Veneto Lavoro ha il compito di implementarlo a livello
regionale e di integrarlo nell’ambito della rete multipolare nazionale gestita dal Sistema
Informativo Lavoro Nazionale (SIL).
A tal fine è stata programmata la creazione dei seguenti dispositivi:
– la rete E Labo : è una rete in grado di supportare, in modo efficace, economico ed
omogeneo, l’incrocio della domanda-offerta di lavoro tramite una rete di sportelli E
– labor basata su di una banca dati condivisa a livello regionale. Tali servizi sono
disponibili presso una fitta rete di sportelli dislocati geograficamente nel territorio
regionale. Gli sportelli, circa 100, potranno essere aperti presso tutte le
organizzazioni no profit (Parti Sociali, Centri per l’Impiego, …) che
formalizzeranno una convenzione con le Province;
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– il SILR Obbligo formativo è un dispositivo la cui complessità è legata al fatto che
costituisce lo snodo informativo che pone in connessione tutti gli attori del sistema
(scuole, centri dell’impiego, aziende presso le quali lavorano apprendisti in età
d’obbligo, agenzie formative, Regioni, Ministeri), raccogliendo le informazioni
relative all’obbligo formativo in una banca dati regionale integrata, attraverso la
realizzazione di un software distribuito alle scuole della Regione Veneto;
l’importanza di tale sistema è centrale per quanto riguarda la possibilità di mettere a
regime azioni di informazione, orientamento e tutorato sull’universo dei destinatari
conoscendo lo status formativo di tutti i giovani soggetti ad obbligo formativo;
– il Portale Regionale del Lavo o è un dispositivo in grado di costituire l’unico canale
di accesso, con modalità semplici e strutturate, ad una grande quantità di
informazioni e di servizi, sia per una omogeneizzazione della comunicazione fra
enti e istituzioni che svolgono attività nello stesso ambito (lavoro, scuola,
formazione ), sia per l’interconnessione con altri Sistemi Informativi.
OSSERVATORIO E RICERCA
L’osservatorio regionale si occupa delle attività di:
– implementazione di software, controllo, valutazione e miglioramento della qualità
dei dati, delle metodologie, degli archivi per la valorizzazione di Netlabor;
37
39. – progetto “Qualità dei dati” per assicurare alla Province e ai centri per l’Impiego
assistenza e risorse allo scopo di ottenere una maggiore affidabilità e tempestività
dei dati immessi negli archivi;
– redazione del Rapporto sul mercato del Lavoro, articolato in tre sezioni: “Tendenze”,
“Politiche”, “ Approfondimenti”;
– diffusione delle analisi e delle statistiche: la pubblicazione del rapporto viene
accompagnata da una continua attività di pubblicizzazione dei progetti, delle
informazioni statistiche elaborate e dei risultati di ricerca conseguiti.
Collabora con Istituzioni come l’Osservatorio Nazionale, con l’Università di Padova, con
l’INPS, l’INAIL, con la Direzione Regionale del Lavoro.
SERVIZI E ATTIVITA’ SPECIFICHE DI ORIENTAMENTO
Accanto a funzioni generali di monitoraggio ed assistenza tecnica la legge regionale
attribuisce all’Ente Veneto Lavoro competenze specifiche in materia di: Sistema
Informativo Lavoro Regionale (SIRL), Osservatorio del Mercato del Lavoro, Politiche
attive del Lavoro e Qualificazione dei servizi dell’impiego.
L’Ente Veneto Lavoro non svolge quindi attività specializzate di informazione
orientativa, consulenza orientativa formazione orientativa, ma fornisce servizi di
diffusione informativa su:
• L’ORIENTAMENTO ALLA SCELTA
– pubblicazione sul Portale Regionale dei risultati delle ricerche condotte
dall’Osservatorio sui profili professionali più richiesti, sui cambiamenti e le linee di
sviluppo e di tendenza del Mercato del Lavoro, sulle lauree più ricercate nel corso
degli anni; sono disponibili anche monografie dedicate a temi particolari
riguardanti le donne e i disabili;
– partecipazione alle fiere organizzate a livello territoriale regionale con il ruolo di
Partner;
– offerta di una serie di link utili all’interno del Portale, tra cui quello dell’ISFOL per
chi si vuole orientare.
• TROVARE LAVORO E FAVORIRE L’INCONTRO DOMANDA E
OFFERTA
I lavoratori possono fare riferimento:
– alla pubblicazione settimanale sul Gazzettino dei concorsi pubblici del Nord-Est;
38
40. – alla sezione dedicata ai lavoratori sul Portale Regionale con un link interno alla
Banca Dati del Progetto E-Labor;
– all’aggiornamento settimanale delle offerte di lavoro della Banca Dati EURES;
– all’offerta dell’elenco dei CPI nella regione;
Le aziende possono fare riferimento: ad informazioni, sul Portale, relative
all’assunzione agevolata, alle modalità di formazione lavoro, con link sul sito regionale
dell’apprendistato, a tirocini e CFL, alle situazioni di crisi che possono cogliere l’azienda
e all’incontro domanda e offerta.
• ORIENTAMENTO ALLA CREAZIONE DI IMPRESA
Sul Portale regionale vi è uno spazio dedicato ai lavoratori e in particolare alle donne
per l’autoimprenditorialità.
PROGETTI IN RELAZIONE CON IL TERRITORIO
Veneto lavoro collabora anche in progetti finalizzati allo sviluppo professionale dei
lavoratori mettendoli in contatto con le imprese ed il territorio. Ne citiamo alcuni:
– nell’ambito della FORMAZIONE, il progetto “Tirocini Nord –Sud”, il cui fine è
quello di integrare giovani lavoratori provenienti dal Sud Italia nel mondo delle
imprese del Nord Italia;
– nell’ambito dell’ORIENTAMENTO, la progettazione di strumenti per realizzare
interventi di elaborazione di Piani di Azione Individuale rivolti agli utenti dei CPI;
– nell’ambito del LAVORO, il progetto CIDA, organizzato e gestito da Veneto Lavoro
per le ricollocazione dirigenziale in caso di crisi e fallimento aziendale.
39
41. 5.2. IL SUB-SISTEMA DEGLI ENTI LOCALI
5.2.1. LA PROVINCIA DI TREVISO E IL CENTRO PER L’IMPIEGO
PROVINCIALE
Nell’ambito della presente ricerca sono state realizzate due interviste presso
l’Amministrazione Provinciale di Treviso coinvolgendo la Responsabile dell’Area Politiche
Formative e del Lavoro ed un operatore del Centro per l’Impiego di Treviso.
I dati rilevati nel corso dell’intervista si trovano, se pur diversamente articolati, anche
all’interno della relazione redatta dal Servizio di Valutazione del POR Veneto Obiettivo 3
per il periodo 2000-2006.
Data la rilevanza del documento e l’indipendenza del valutatore rispetto
all’Amministrazione, la Provincia di Treviso ha inteso riproporlo in questa sede.
APPENDICE – IL CENTRO PER L’IMPIEGO DI TREVISO
IL CENTRO “TREVISORISORSE”
Il Centro per l’Impiego di Treviso costituisce un indubbio caso di eccellenza nell’ambito
dei Servizi per l’Impiego, in considerazione della logica di “centralità dell’utente” che ha
da tempo permeato la progettazione, l’organizzazione e lo sviluppo delle azioni erogate e
riscontrabile, in particolare:
– nella predisposizione di un sistema integrato di servizi creato in funzione del “cliente”,
inteso sia come singolo individuo, che come organizzazione economica o sociale
presente sul territorio;
– nella creazione di una “rete” di soggetti sul territorio che ruotano attorno all’utente
finale.
1. La struttura integrata dei servizi
Il Centro per l’Impiego di Treviso costituisce la sintesi della logica precursore che ha da
sempre animato l’Amministrazione provinciale di Treviso, in particolare nella costruzione
di una “rete” sinergica di servizi di diversa natura, derivante dal riconoscimento che
nessuna azione è assolvibile senza tener conto delle sue relazioni con le altre.
Il nuovo Centro “Trevisorisorse”, nato a novembre 2001, è stato, infatti, progettato come
sede operativa che accoglie tutti i servizi all’utenza che la Provincia ha voluto nel tempo
integrare, a partire da quelli informativi e per il lavoro. Esso rappresenta un centro
polifunzionale: un centro servizi con aree destinate anche ai servizi alle imprese e spazi
multimediali dove possono essere realizzati convegni e formazione. Non vi è, quindi,
dubbio che tale Centro abbia saputo cogliere la sfida del cambiamento indotta dalla riforma
dei Servizi per l’Impiego.
Gli spazi sono stati progettati al fine di renderli accoglienti e particolarmente funzionali per
gli utenti, in modo che essi possano usufruire dei servizi erogati dal CPI in modo facile e
veloce, sempre secondo la logica di “centralità del cliente”.
Essi sono stati organizzati in modo che le aree funzionali non si sovrappongano a quelle
ricreative (aree di libera consultazione, postazioni di accesso a internet e alla rete intranet,
40
42. aree dedicate ai bambini che accompagnano i loro genitori, ecc.), dove è possibile fare una
sosta,
informarsi e riflettere. L’entrata del Centro rappresenta quasi idealmente una “piazza”,
quale luogo naturale di incontro e relazione, dove è ben visibile il banco delle informazioni
ed è presente, inoltre, la descrizione di tutti i servizi erogati agli utenti, in modo da creare
una sorta di “percorso guidato” per chi entra nella struttura (circa 150 – 200 passaggi
giornalieri, più l’utenza telefonica).
L’arredo della privacy, operata attraverso pareti, a volte anche in cristallo satinato. Le aree
di back office, non centrali per l’utente, sono state, invece, spostate ai piani superiori della
struttura.
E’ addirittura allo studio un progetto che prevede una grande area di front office
all’ingresso, seguita nel retro da un’area “di rispetto” per i colloqui, al fine di aumentare
ulteriormente la privacy degli utenti.
Questa particolare attenzione per le necessità degli utenti si manifesta pienamente anche
nell’accesso alla struttura, migliorato attraverso l’attivazione del servizio di appuntamento
per i colloqui, solitamente fissati in fasce orarie chiuse agli altri servizi, il servizio di
accoglienza per i disabili, che trovano sempre un operatore pronto ad accettarli anche senza
appuntamento, il servizio di informazioni a distanza tramite e-mail. In questo senso, il
nuovo CPI appare fornito di una dotazione informatica completa: ogni postazione è dotata
di computer, è presente una LAN interna, un sistema di messaggistica interna, collegamento
a internet e tutte le postazioni possono lavorare in rete con tutte le istituzioni pubbliche
locali.
“Trevisorisorse” costituisce un progetto pilota dell’Amministrazione provinciale di Treviso
(totalmente autofinanziato attraverso fondi provinciali e progetti comunitari), che ha scelto
di partire, nella strategia di innovazione dei Servizi per l’Impiego, da un unico CPI, con una
struttura “ben visibile” e servizi di elevata qualità, da cui poter trarre “buone prassi” da
replicare negli altri Centri provinciali, comunque tutti collegati in rete e ammodernati nelle
strutture.
Allo stato attuale, la Provincia è passata alla fase di coinvolgimento degli altri CPI,
attraverso occasioni create ad hoc per coinvolgerli. Gli operatori degli altri Centri, visti i
risultati positivi raggiunti da questa struttura, risultano, così, di fatto molto motivati a
partecipare attivamente a tali iniziative.
L’integrazione, anche fisica, tra i diversi servizi all’utenza costituisce il frutto del
cambiamento culturale che ha permeato l’Amministrazione provinciale fin dal 1997: il cd.
“modello processuale di cambiamento”, secondo cui la struttura dei servizi deve essere
analizzata dal punto di vista del flusso di processi, non più di funzioni.
Le attività sono state allora concepite come un “insieme dinamico di processi in cui l’output
dell’uno rappresenta l’input dell’altro”. In questa ottica di interdipendenza risulta, quindi,
evidente che solo agendo contemporaneamente sulla qualità di tutti i processi si possono
ottenere risultati che vanno oltre l’efficacia del servizio.
Tale passaggio da una logica per “funzioni” ad una logica per “processi” ha ovviamente
comportato uno sforzo notevole in termini di formazione del personale, il quale, derivante
41
43. da esperienze diverse (nel Centro lavorano ex ministeriali, ex regionali, ex docenti e
provinciali, più 33 persone in collaborazione coordinata e continuativa e 5 o 6 consulenze
su aspetti specialistici, quali OML, elaborazioni statistiche o attività informatiche), ha
dovuto convertirsi alla nuova gestione strategica del cambiamento seguita dalla Provincia.
Una volta messa a regime questa nuova visione dei servizi, però, si sono moltiplicate le
procedure di miglioramento continuo e spesso sono stati gli stessi operatori che hanno fatto
emergere le criticità e hanno proposto spunti innovativi per migliorare i servizi.
Seguendo questa nuova logica, i servizi che il Centro di Treviso eroga sono pertanto servizi
integrati – orientamento, formazione, lavoro – a loro volta in grado di sviluppare una forte
integrazione con altri servizi pubblici o privati operanti nell’area sociale (alloggio,
contenimento del disagio, ecc.).
L’idea guida nella riprogettazione dei servizi è stata, però, sempre il cliente, inteso come
soggetto principale di riferimento, nella sua transizione dalla scuola la lavoro, da lavoro a
lavoro, da non lavoro al lavoro.
In questa logica, la metodologia seguita alla base dell’integrazione tra i diversi servizi (e
quindi, di tutto il progetto “Trevisorisorse”) può essere riassunta con queste tre parole-
chiave:
1 – competenze;
2 – valorizzazione delle risorse umane;
3 – formazione / intervento.
1. Le competenze, scomposte in singoli elementi (abilità, conoscenze e comportamenti
lavorativi), hanno permesso, infatti, di rappresentare le esigenze del mondo del lavoro
e le risposte coerenti del mondo della formazione, rappresentando così un elemento che
agevola e velocizza l’incontro tra domanda / offerta di lavoro.
2. Il personale, adeguatamente valorizzato, è stato protagonista della propria
riconversione attraverso un iter formativo non basato sull’aggiornamento teorico ma
sulla ricerca / azione e sulla formazione / intervento.
3. Il coinvolgimento degli operatori sulla co-progettazione dei nuovi servizi, ha portato
alla condivisione e acquisizione di competenze specialistiche per la gestione,
permettendo il monitoraggio sugli stati di avanzamento e la verifica sulla qualità dei
servizi. Non a caso, per metà luglio 2003 è prevista la certificazione di qualità sulla
formazione e si sta pensando di certificare anche la ragioneria.
I servizi integrati che il CPI eroga risultano, quindi, i seguenti, distinti per area lavoro,
formazione e sociale:
– Lavoro – servizi al cittadino (oltre ai servizi di iscrizione al collocamento, liste di
mobilità, avviamento presso Enti Pubblici, iscrizione dei lavoratori dello spettacolo e
convalida del part time e dimissioni per matrimonio, vengono erogati anche i servizi di
accompagnamento al lavoro, colloqui di orientamento, check up professionali, stage e
tirocini formativi e di orientamento, incontro D/O di lavoro, lavoro all’estero e rete
EURES), servizi al datore di lavoro (assunzioni ordinarie, agevolate, apprendistato,
CFL, lavoratori in mobilità e disoccupati di lunga durata, cessazione del rapporto di
42
44. lavoro, proroghe dei contratti a tempo determinato, registro dei lavori a domicilio e
vertenze collettive) e collocamento obbligatorio.
– Formazione – informazioni sull’offerta formativa e delle opportunità che propone il
sistema territoriale, certificazione delle competenze e dei crediti formativi, servizio per
il monitoraggio dell’obbligo scolastico e formativo e servizi di orientamento e piani di
studio scolastici, formativi e di carriera.
– Sociale – servizi ai disabili (finalizzati a sostenerne l’inserimento e l’integrazione dei
vari ambienti di vita, in primis attraverso il collocamento mirato), servizio
informazione stranieri (con mediazione culturale), servizi per la famiglia e i minori,
servizio pari opportunità e per il sostegno allo sviluppo professionale delle donne,
volontariato.
In particolare, appaiono particolarmente innovativi il servizio informazione stranieri, il
servizio disabili, il servizio di promozione all’imprenditoria femminile e l’incrocio D/O di
lavoro.
“Trevisorisorse” supporta, infatti, le persone immigrate fornendo (anche attraverso giuristi
e linguisti che garantiscono il servizio in inglese, francese e arabo) informazioni sul
soggiorno, il lavoro, la casa, la famiglia e la salute. Tale servizio risulta particolarmente
utile nel contesto socio-economico del territorio della provincia di Treviso, dati i consistenti
flussi immigratori che il territorio registra, anche a seguito della forte richiesta di
manodopera da parte del tessuto produttivo locale. Il servizio registra, infatti circa 3.000
passaggi all’anno.
Tra le diverse iniziative, vi è anche la guida “Vivere in Italia”, fruibile nella versione
italiana e in altre cinque lingue. Il testo, che raccoglie in modo dettagliato e aggiornato le
principali aree di interesse sul tema dell’immigrazione, si presenta come un valido punto di
riferimento per chi non ha dimestichezza con la nostra legislazione, ma anche per tutti gli
operatori del settore.
Il servizio risulta, inoltre, in convenzione con il Ministero di Grazia e Giustizia e con la
Questura, al fine di permettere agli stranieri di dialogare con le istituzioni presenti sul
territorio che possono aiutali a mantenere una condizione di piena legalità.
In questo ambito, è importante segnalare anche il Progetto per il rientro dei Veneti emigrati
“Venetoritorno”, che aiuta coloro che sono emigrati dalla loro terra d’origine, il Veneto, a
ritornarvi. Allo stato attuale il 30 – 40% dei soggetti che hanno partecipato al progetto
risultano già reinseriti e si sta passando alla seconda fase di ricongiungimento dei familiari.
Per quanto riguarda i disabili, l’Amministrazione provinciale di Treviso offre servizi di
orientamento, tutoraggio e accompagnamento lavorativo, che si coniugano sempre con
azioni rivolte alle aziende, per favorire l’analisi delle possibilità di lavoro all’interno del
mondo imprenditoriale, anche attraverso specifici servizi di mappatura delle competenze
professionali e il conseguente servizio di incrocio D/O di lavoro (i disabili incidono per il
30 – 40% del totale).
Molti operatori che si occupano del servizio sono ex docenti, molto motivati, che hanno
portato il servizio ad essere uno dei fiori all’occhiello del Centro, con una efficacia molto
elevata, considerato che le convenzioni con le imprese vengono fatte quasi “a nastro”.
43
45. Il servizio dedicato all’imprenditoria femminile appare particolarmente importante in tema
di pari opportunità; non a caso, a tale servizio è stato assegnato un operatore donna
specializzato. La promozione viene effettuata attraverso informazione (in particolare sulle
agevolazioni finanziarie), formazione e tutoraggio nella redazione del business plan.
Il servizio incrocio D/O di lavoro, invece, si avvale di un programma frutto di un progetto
comunitario in collaborazione con l’Università di Padova. Tale programma permette di
avere un database distinto in “gestione azienda” e “gestione candidato”, a sua volta
suddiviso, per la parte candidati, in anagrafica e bilancio delle competenze, dove è possibile
fare ricerche per codici, nomi o linguaggio naturale. Particolarmente utile e innovativo
appare il test collegato al database, utilizzato per individuare le caratteristiche personali e
professionali di ciascun candidato, che permette di far emergere le criticità su cui gli
operatori devono orientare i colloqui.
Tale database è già in uso da circa un anno per il collocamento ordinario, entro fine maggio
2003 dovrebbe funzionare anche per i disabili e per gli stranieri. L’aspetto più interessante
è, però, rappresentato dalla possibilità fornita agli enti esterni di leggere il database in
versione ridotta. Ciò costituisce, infatti, un indubbio strumento di integrazione e
coordinamento tra diversi soggetti che dovrebbero operare concertando le azioni e
sviluppando momenti di riflessione comune, al fine di indirizzare gli sforzi verso un unico
obiettivo: prevenire la disoccupazione (cogliendo a pieno la logica preventiva prevista già
in sede comunitaria), oltre a garantire il sostegno ai disoccupati di lunga durata.
Accanto a tali servizi, considerato il backgorund formativo della Provincia, che ha operato
in tale campo per decenni, appaiono molto efficaci anche servizi quali gli stage, gli
apprendistati e la formazione, che opera con 4 Centri di Formazione Professionali, attivi in
9 diversi settori formativi.
La forte logica formativa che pervade l’Amministrazione provinciale comporta anche un
orientamento verso la prevenzione in generale; è emblematico infatti, in questo senso, il
legame che da alcuni anni il CPI presenta con l’Osservatorio Economico, in cui però si
vuole aumentare la presenza. Gli operatori del Centro possono, infatti, richiedere statistiche
ad hoc, che poi vengono sempre riallineate con i dati ufficiali: i dati che fuoriescono da tale
osservatorio sono pochi, ma sempre attendibili e, soprattutto, di qualità. Questo,
ovviamente, ha incidenza notevole nell’approccio preventivo, dato che lo studio del
territorio, dei bisogni, dei trend di sviluppo, rappresenta un primo passo fondamentale per
la prevenzione della disoccupazione e per il suo superamento.
2. La rete di soggetti sul territorio
Il secondo elemento su cui si basa l’eccellenza del CPI di Treviso è costituito dalla
creazione di una rete di soggetti he ruotano attorno al cliente finale (inteso sia come
disoccupato che come imprese), al fine di erogare un servizio completo, flessibile, di
qualità e centrato sull’utente e sulle sue esigenze.
I nuovi Centri per l’Impiego, infatti, cogliendo a pieno lo spirito della riorganizzazione dei
Servizi per l’Impiego, non dovrebbero costituire solo dei punti di prima informazione e
orientamento, nonché di eventuale accompagnamento all’impiego, ma anche, e soprattutto,
44
46. dei punti di raccordo con una più ampia rete di servizi di varia natura, erogati anche da altri
soggetti istituzionali.
L’Amministrazione provinciale trevigiana, mostrando un’ottica da precursore in tale
ambito, ha da tempo adottato una logica preventiva in cui le azioni risultano essere iscritte
in un quadro di integrazione e coordinamento di politiche e di soggetti, dove i portatori di
interessi nel sistema operano concertando le azioni e sviluppando momenti di riflessione
comuni per utilizzare al meglio le risorse esistenti, evitando duplicazioni o interventi
contrastanti.
Tale concertazione tra i diversi soggetti è visibile in primo luogo nell’istituzione e
attivazione di un “Laboratorio permanente per la proposizione, l’implementazione e la
valutazione delle politiche attive del lavoro settoriali ed intersettoriali” nell’ambito della
Commissione Provinciale del Lavoro. Esso rappresenta il concreto risultato del processo
avviato dalla Provincia di Treviso e dalle parti sociali ed istituzionali per:
– definire ed individuare più criticamente le problematiche emergenti del territorio;
– condividere più ampiamente le singole proposte progettuali;
– accrescere il “lavoro per progetti”;
– verificare e valutare, in itinere, i risultati delle scelte operative implementate;
– conoscere in una visione allargata, gli eventuali riflessi delle scelte operative in altri
settori;
– inquadrare la dinamica evolutiva di una problematica settoriale in un contesto socio-
economico d’insieme;
– adattare, con tempestività e flessibilità, le scelte e le decisioni alle nuove situazioni
createsi e ai nuovi cambiamenti intervenuti;
– sviluppare nuovi servizi territoriali e migliorare quelli esistenti.
In particolare, il Laboratorio ha lo scopo di consentire al sistema economico provinciale di
superare le politiche del lavoro tradizionali, basate su una gestione degli interventi
centralizzata, un orientamento standardizzato, un metodo d’intervento dirigistico e una
gestione degli interventi locale, attraverso un approccio fortemente orientato alla
progettazione condivisa e partecipata.
Tale Laboratorio ha portato a non pochi scontri in ambito progettuale, ma tutte le istituzioni
locali hanno fiducia nell’Amministrazione provinciale e ciò porta comunque a trovare
soluzioni dettate dalla condivisione delle scelte. Il concorso progettuale di questo strumento
ha, quindi, di fatto contribuito alla progettazione e definizione degli standard tecnici dei
nuovi servizi integrati formativi, di orientamento e del lavoro, nonché al processo di
miglioramento dell’accesso ai servizi integrati.
Un’altra collaborazione molto importante è quella avviata dalla Provincia con l’Università.
In questo ambito, è attivo il tavolo di partenariato su cui si basa il “Polo scientifico e
tecnologico specializzato nei settori delle produzioni viticole, enologiche, delle grappe e
delle acquaviti di Conegliano”, dove la Provincia ha messo a disposizione gli stabili, con
mensa, convitto, laboratori e centro di ricerca e vari soggetti operanti sul territorio (l’Istituto
Tecnico Agrario di Stato “Cerletti”, l’Istituto sperimentale di Viticoltura, il Centro
regionale per la Viticoltura, l’Enologia e i Distillati, l’Istituto Grappa Veneta,
l’Associazione Enologici Enotecnici Italiani, la Fondazione Enologica) hanno partecipato a
45
47. diverse iniziative, in particolare, l’Università di Padova che ha portato in tale struttura un
corso di laurea della facoltà di agraria. Tale intesa programmatica rafforza i comuni intenti
espressi dalle diverse parti sociali operanti sul territorio e crea un legame forte con il
territorio. Anche gli allievi che hanno frequentato i corsi e sono diventati imprenditori,
continuano a ruotare attorno alla scuola, animando il contesto socio-economico e le
innovazioni.
Questa concertazione sul territorio ha garantito una progettazione basata sulla mappatura
delle competenze richieste dal mondo delle imprese e dell’utenza, in modo tale da
strutturare un’offerta formativa in grado di meglio rispondere alle richieste del tessuto
imprenditoriale, seguendo in pieno la logica preventiva delle azioni, richiesta dai documenti
comunitari.
All’interno di “Trevisorisorse” è, inoltre, presente un corso universitario afferente alla
facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova, in “Governo delle Amministrazioni”,
creato al fine di formare quadri e amministrativi in grado di coordinare i vari tavoli di
concertazione locale. Gran parte dei partecipanti al corso appartengono al Centro (in
particolare tutto il personale della ragioneria), i quali seguono i corsi fuori orario di lavoro,
a sottolineare l’investimento che hanno attuato nel processo di cambiamento. Il corso,
d’altra parte, viene tenuto solo da docenti titolari di cattedra, supervisionati dalla Provincia,
a garanzia della qualità dell’insegnamento.
Il CPI lavora, inoltre, in rete con tutte le istituzioni pubbliche locali. In questo ambito,
appaiono particolarmente innovativi i legami attivati dalla Provincia con la Prefettura e la
Questura per assistere gli stranieri, che risultano talmente stretti da far sì che alcuni
operatori del CPI (in particolare i mediatori culturali) lavorino anche in tali strutture.
Insieme alla Prefettura di Treviso è stato, infatti, creato lo “Sportello polifunzionale per
l’immigrazione” dove lavoratore e datore di lavoro possono rivolgersi per avere la sanatoria
regolarizzata. In tale ufficio viene rilasciato il codice fiscale, stipulato il contratto di
soggiorno da parte del datore di lavoro e del lavoratore straniero da regolarizzare, rilasciato
il permesso di soggiorno per lavoro subordinato.
Di fronte alla Questura è, inoltre, attivo da cinque anni uno sportello per informazioni agli
stranieri, operato in partenariato con il Comune di Treviso, dove si registrano 10.000 –
15.000 passaggi all’anno. Occorre sottolineare che tale sportello è stato creato prima che gli
immigrati fossero di competenza provinciale, a confermare lo spirito precursore che ha
sempre animato l’Amministrazione provinciale.
E’ stata anche attivata una collaborazione con le carceri per attuare percorsi di
reinserimento per detenuti stranieri che dopo il rilascio possono rimanere in Italia, in modo
tale da prevenire la formazione di futuri disoccupati e micro criminalità.
La Provincia si è attivata molto, in quest’ottica di concertazione con il territorio, nella
formazione di tutti gli operatori che si rivolgono agli stranieri, mettendo a disposizione i
mediatori culturali del CPI per aiutare e formare gli operatori di altri Enti, organizzando
attività formative su come affrontare gli stranieri e mettendo in rete la guida per gli
operatori “Vivere in Italia”, con diverse modalità di ricerca. Un ottimo esempio di
integrazione tra azioni (in questo caso servizi agli stranieri e stage) deriva, inoltre,
46
48. dall’organizzazione di uno stage estivo in cui sono stati formati operatori da inserire in
Questura, specializzati per gli extracomunitari.
Un’altra iniziativa importante nell’ambito della creazione di una rete sul territorio è
rappresentata dal progetto per realizzare a Treviso una “Città dei Mestieri” sullo stile di
quella di Parigi, quale punto di prima informazione per orientare sul territorio. A tale
progetto partecipano due operatori della Provincia e tutte le parti sociali, che hanno formato
un gruppo di lavoro attivo. Allo stato attuale è già stata individuata una sede, sono state
avviate relazioni con alcune grandi imprese locali disponibili e si è già iniziato a creare una
biblioteca.
Per quanto riguarda il ruolo della Provincia nella rete di soggetti operanti sul territorio, non
vi è dubbio che esso sia prioritario, la regia di tutte le azioni è, infatti, sempre unica; tutte le
parti vengono ascoltate e prese in considerazione, ma esse convengono poi di solito su una
piattaforma comune su impostazione dell’Amministrazione, a testimonianza della fiducia
che il territorio pone su tale Ente (lo stesso accade nel caso delle vertenze collettive). In
questo modo, la Provincia è riuscita a svolgere molte iniziative attraverso l’integrazione tra
i diversi soggetti che ruotano attorno ai Servizi per l’Impiego.
Alla luce delle considerazioni precedenti, il centro “Trevisorisorse” rappresenta, quindi, un
indubbio caso di eccellenza nell’ambito dei Servizi per l’Impiego, derivante dal carattere
precursore che ha nel tempo pervaso l’Amministrazione provinciale di Treviso. Una forte
spinta verso l’eccellenza è stata comunque anche fornita dal fatto che tutte le attività del
Centro risultano autofinanziate anche tramite risorse dell’Unione Europea. Questa continua
ricerca di finanziamenti per progetti ha, infatti, comportato un’abitudine al confronto anche
internazionale, una profonda cultura del progetto, una capacità di competere “sul mercato”
assumendo il ruolo di agenti di sviluppo locale, una razionalizzazione delle risorse,
l’attitudine alla rendicontazione “su doppio binario” e la creazione di una “rete” pubblico-
privato, difficilmente ritrovabili in altri CPI italiani.
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