Il piccolo seme del sospetto si instaura in un uomo maturo ... conosce davvero l'affascinante e giovane moglie, al suo fianco da vent'anni? Un amante? Possibile, quasi scontato ma ciò che scopre veramente, lo trova del tutto impreparato.
PER ADULTI
#amore #cronaca #sorpresa #segreti #prostituzione #dominazione #sexy #moglie #adulti #racconto
Tante, troppe volte mi chiedono: "Ma questa è una storia vera" e "Ma sei tu la protagonista del racconto?". Ebbene, una volta per tutte... ecco la risposta alle vostre domande.
"Tra le donne l'amore è contemplativo, non v'è lotta né vittoria, né sconfitta, ognuna è soggetto e oggetto, schiava e padrona."
Questo è un racconto vero, per gli argomenti trattati è destinato ad un pubblico adulto.
acconto #donne #femminile #sesso #lesbo #saffico #segreto #piacere #solitario #adulti
Warning: Racconto Eros - VM 18 years
Pagg. 7 - Time 15 min. circa
Occhi aperti, sempre: fare il "maestro" può dare alla testa; specialmente in una casa dal clima represso e dai ruoli incerti.
Questa è l'avventura reale di una ragazza che deve misurarsi con qualcosa di estremo e quasi invincibile, perchè il seme del male
è anche dentro di lei.
Un amore travolto dalla vita
Una passione riposta nel cassetto come un paio di autoreggenti.
I sentimenti sembrano non avere confini e si ripresentano,
con la stessa forza, anche dopo tanto, tanto tempo
Ma noi saremo pronti a riviverli con lo stesso vigore dei vent'anni?
Tante, troppe volte mi chiedono: "Ma questa è una storia vera" e "Ma sei tu la protagonista del racconto?". Ebbene, una volta per tutte... ecco la risposta alle vostre domande.
"Tra le donne l'amore è contemplativo, non v'è lotta né vittoria, né sconfitta, ognuna è soggetto e oggetto, schiava e padrona."
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Warning: Racconto Eros - VM 18 years
Pagg. 7 - Time 15 min. circa
Occhi aperti, sempre: fare il "maestro" può dare alla testa; specialmente in una casa dal clima represso e dai ruoli incerti.
Questa è l'avventura reale di una ragazza che deve misurarsi con qualcosa di estremo e quasi invincibile, perchè il seme del male
è anche dentro di lei.
Un amore travolto dalla vita
Una passione riposta nel cassetto come un paio di autoreggenti.
I sentimenti sembrano non avere confini e si ripresentano,
con la stessa forza, anche dopo tanto, tanto tempo
Ma noi saremo pronti a riviverli con lo stesso vigore dei vent'anni?
"La libertà nella follia" è un romanzo che esamina l'uomo folle nella società moderna. Essendo l'argomento molto complicato, questo testo affronta, senza alcuna pretesa, ma con buoni spunti, una delle sfaccettature dell' "uomo folle". E' inutile cercar di riassumere in queste righe il contenuto del romanzo, a voi la lettura...
WARNING: ADULTS ONLY - PER ADULTI
Non aprite quella... PUBBLICAZIONE.
Gli esperti dicono che gran parte del successo di un libro proviene dalla sua copertina. Capita che delle copertine, anche molto azzeccate, non possano essere proposte per pura correttezza. Pubblico dappertutto, non tutti i lettori sono appassionati di eros, così le copertine più intriganti, spesso restano nel ripostiglio, eccole per i cultori del genere. 25 Illustrazioni sessualmente esplicite. TASSATIVAMENTE VIETATO AI MINORI E AD UN PUBBLICO SENSIBILE.
ATTENZIONE: RACCONTO AD ALTO CONTENUTO EROTICO - VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI !
Un’istitutrice veramente “speciale” avvia la sua pupilla a piaceri languidi e femminili.
Si prenderà “cura” della giovane Nicole fino all’atto più estremo del suo svezzamento erotico.
Un gioco troppo facile che, alla fine, si ritorce proprio contro di lei, in maniera del tutto inaspettata.
"La libertà nella follia" è un romanzo che esamina l'uomo folle nella società moderna. Essendo l'argomento molto complicato, questo testo affronta, senza alcuna pretesa, ma con buoni spunti, una delle sfaccettature dell' "uomo folle". E' inutile cercar di riassumere in queste righe il contenuto del romanzo, a voi la lettura...
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Non aprite quella... PUBBLICAZIONE.
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Un’istitutrice veramente “speciale” avvia la sua pupilla a piaceri languidi e femminili.
Si prenderà “cura” della giovane Nicole fino all’atto più estremo del suo svezzamento erotico.
Un gioco troppo facile che, alla fine, si ritorce proprio contro di lei, in maniera del tutto inaspettata.
We teach children the Lord’s Prayer and prayers for meals and bedtimes, and we often teach children how to pray for friends and family. We often stop there. But we are called to worship God with all of heart and soul and mind. So, in this session we will explore prayer forms that engage the senses and the imagination, opening a space for us both to dwell and to wonder in God.
FREELANCE FELICE: tecniche e cose da sapere per tenere in equilibrio la mente...Miriam Bertoli
Il libero professionista è tante professioni insieme ed è contemporaneamente la sua unica risorsa umana. Come mantenere l'equilibrio, lavorare bene ed essere un freelance felice? Cose da sapere, tecniche e strumenti per tenere in equilibrio la mente e il corpo. Il workshop che ho tenuto al Freelancecamp 2015 con Alessandra Farabegoli.
SEO - Le Basi dell'Ottimizzazione Per I Motori Di RicercaAndrea Pernici
Seminario presso Ordine degli ingegneri della provincia di Bologna del 21 Maggio 2013.
Sviluppare la propria attività con il web. Come presentarsi...e farsi trovare.
Illustrazione a grandi linee delle basi SEO e dei concetti principali da conoscere per districarsi in questo complesso mondo dei motori di ricerca.
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Contenuti pubblico-centrici. Strategia, scrittura e misurazionePennamontata
Il marketing dovrebbe ruotare attorno alle persone. E così i testi, quelli scritti bene, dovrebbero essere tutti pubblico-centrici. Peccato non sia sempre così.
Qui una breve panoramica sui contenuti pubblico-centrici (user-centric content): dalla fase strategica alla misurazione, passando per la scrittura.
TIEMPOS DE CONFRONTACIÓN EN ESPAÑA (1902-1939) mmhr
CSGH. 4º ESO.
TEMA 9.
1. El declive del turno dinástico (1898-1917).
2. Crisis de la Restauración y dictadura (1917-1931)
3. De la Monarquía a la República.
4. El Bienio Reformista (1931-1933)
5. El Bienio Conservador y el Frente Popular (1933-1936)
6. El estallido de la Guerra Civil (1936-1939)
7. Las dos zonas enfrentadas.
8. La evolución bélica.
Il ROI dello storytelling. Le storie appassionano e vendonoPennamontata
Si fa un gran parlare di storytelling. Ma lo storytelling funziona davvero? In questa presentazione ti mostriamo alcune case history davvero interessanti che ci parlano del vero ROI dello storytelling. Per l'appronfondimento completo vai su http://www.pennamontata.com/news-copywriter/numeri-storytelling
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LA GUIDA ALLA 55a BIENNALE D'ARTE VISIVA DI VENEZIA 2013
IL PALAZZO ENCICLOPEDICO
407 pagine
358 immagini
INDICE ARGOMENTI
Il Palazzo Enciclopedico
Spazi espositivi
Backstage
Giardini - Padiglione Centrale
PADIGLIONI NAZIONALI
Padiglione Santa Sede
Padiglione Venezia
ARSENALE - corderie
Padiglione Italia
Leoni d’oro
FUORI BIENNALE
Ahmet Günestekin. Monumentum of Memory
Ai Weiwei – Disposition
Antoni Muntadas. Protocolli Veneziani I
Back to back to Biennale - Free expression
bestiario contemporaneo
Anthony Caro
CROSSOVER
Artisti internazionali + vetro = GLASSTRESS
Guggenehim - STEPHAN BALKENHOL
Guggenehim - Robert Motherwell - i primi collage
Jacob Hashimoto. Gas Giant
Judi Harvest - Denatured: Honeybees+ Murano
Marc Quinn
MATTA. Roberto Sebastian Matta, Gordon Matta,
Clark e Pablo Echaurren Matta
Maxim Kantor
Omar Galiani Il sogno della Principessa Lyu Ji
Rudolf Stingel
Prima Materia
Qiu Zhijie. L’Unicorno e il Dragone
Roy Lichtenstein Sculptor
Tàpies. Lo sguardo dell'artista
The immigrants. Experiment 2
Il Palazzo di Everything + The Salon of Everything
ARMIN LINKE E DONATO DOZZY /RABIH BEAINI
TIME LAPSE
VEDOVA PLURIMO
Vito Acconci Franco Vaccari
Acconci studio intersection
When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013
Where should Othello go?
Manet Ritorno a Venezia
Sole nasce sulle rive del lago di Bolsena. Una famiglia perfetta, si direbbe vedendola da fuori. E’ una bambina curiosa, innamorata della sorella Valeria, più grande di lei di appena due anni. Un fratello più piccolo, un padre psichiatra e una madre distratta. Le due sorelle condividono il loro mondo, fatto esclusivamente di segreti, alcuni dei quali impossibili da raccontare pertanto nascosti nei loro diari. Quando Valeria scompare nel nulla, inizia per Sole una vita di domande e ricordi importanti che non racconterà mai a nessuno fino al giorno dell’incontro con Marco. Un uomo che la costringerà a rivivere i suoi segreti, a guardare in faccia i mostri del passato. Per farlo, l’uomo utilizzerà l’unico modo che conosce. I segreti sono svelati, l’anima è leggera ma la scia di sangue, rimarrà sempre ai suoi piedi.
Quel 27 gennaio mio papà mi ha liberata dalle zavorre della nostalgia; mi ha permesso di accettare la mia identità composta da due anime, da due culture, da due patrie: non potrei consistere senza una delle due.
Storia di un reduce dai campi di sterminio nazisti, fra i molti che racchiude, è questo forse il messaggio conclusivo del libro memoria-romanzo di Centonze. Quello che condensa i caratteri del suo animo esuberante e mette in luce il legame profondo con il padre. Legame che non è banale attaccamento al genitore preferito, ma elogio della paternità – il senso acuto della responsabilità sopravvissuto in uomo pur così ferito e segnato da una esperienza atroce - e della maternità. Perché Cosetta (colei che scrive in prima persona) l’ha preso veramente per mano, come quei bambini che si sono persi in un contesto non più familiare, e che il sentimento materno spinge a raccogliere per “riportare a casa”. Rapporto unico ed esemplare sul quale fiorisce come sentimento maturo il perdono di Lui ai suoi aguzzini e la sapiente - sperimentata sulla sua carne - fraternità di Lei.
Un limoncello all'inferno (prima stazione)elnovovassor
Quel 27 gennaio mio papà mi ha liberata dalle zavorre della nostalgia; mi ha permesso di accettare la mia identità composta da due anime, da due culture, da due patrie: non potrei consistere senza una delle due.
Storia di un reduce dai campi di sterminio nazisti, fra i molti che racchiude, è questo forse il messaggio conclusivo del libro memoria-romanzo di Centonze. Quello che condensa i caratteri del suo animo esuberante e mette in luce il legame profondo con il padre. Legame che non è banale attaccamento al genitore preferito, ma elogio della paternità – il senso acuto della responsabilità sopravvissuto in uomo pur così ferito e segnato da una esperienza atroce - e della maternità. Perché Cosetta (colei che scrive in prima persona) l’ha preso veramente per mano, come quei bambini che si sono persi in un contesto non più familiare, e che il sentimento materno spinge a raccogliere per “riportare a casa”. Rapporto unico ed esemplare sul quale fiorisce come sentimento maturo il perdono di Lui ai suoi aguzzini e la sapiente - sperimentata sulla sua carne - fraternità di Lei.
L’inferno dantesco è da secoli fonte di ispirazione per gli artisti… e lo è stato anche per noi alunni della classe 2^C della scuola secondaria di San Martino di Lupari!
Una donna, con il suo bagaglio di segreti occultati al mondo come gioielli rubati, si incamminò sulla strada per l’inferno. L’unica che le sia rimasta, crede. L’ultima a dirla tutta.
Ma qualcuno la attende ai cancelli. Per presentarle il conto.
un piccolo regalo per i miei angeli, che mi hanno fatto capire che il cielo non te lo regala solo il paradiso, ma anche gli amici. vi voglio bene! <3
The secret of feminine charm ... the relationship between the hips and the pelvis trapezoidal. Enhance Your ass, compress your waistline
Valorizza il rapporto fianchi bacino... con l'esercizio, con l'alimentazione, con il tuo abbigliamento, intimo e non.
Un rapporto Fianchi-Bacino a forma di Trapezio rappresenta la più grande attrattiva per lo sguardo maschile.
Valorizza una figura a forma di Pera o di Clessidra.
E' un segreto estetico che si perde nella notte dei tempi.
Warning: Genere Erotico - VM 18 years
7 Pagg. - Time: 15 min. circa
Complici le vacanze ed una vecchia nonna sorda, due ragazzi scoprono
i piaceri e le gioie di un sesso perverso e proibito.
Poi tornano i genitori e tutto finisce, però... qualcosa è cambiato.
5. LA BORSA
Il pudore delle donne lo hanno inventato gli
uomini.
(A. Panzini)
Amica lettrice, amico lettore … questo non è
uno incipit per “sviolinare” chi mi legge: se Ti
chiamo amico è perchè voglio che Tu divenga
tale, almeno in questo frangente della mia vita;
perchè credo, mai come in questo momento, di
aver bisogno di un amico.
Le scelte che devo, che dovrei, operare mi
trovano del tutto impreparato.
Un aiuto, un consiglio, una mano da qualcuno
più esperto o, magari, solo più lucido di me,
potrebbe probabilmente cambiare
drasticamente il possibile sviluppo degli eventi.
Non chiamerei mai mio fratello, vecchio
avido e mezzo rincitrullito, non mi porterebbe
nessun giovamento, al massimo … godrebbe di
questa mia situazione di stallo.
6. Forse solo mia mamma, buon anima, mi
avrebbe potuto consigliare, ma lei non c’è più.
Ho quasi sessant’anni, alla mia età gli “amici”
sono disponibili solo per cenare insieme
o, magari, per parlare di cani e di caccia.
Però, attento, amico sconosciuto che, per
qualche motivo, mi stai leggendo: questa storia
potrebbe essere, semplicemente,
l’elucubrazione notturna di un vecchio
sentimentale, ma potrebbe anche evolversi al
peggio … credimi.
Pensaci bene, prima di continuare a
invischiarti in questa strana avventura.
Sono originario del profondo sud e,
nonostante adesso, sia un agiato ed equilibrato
professionista, nel mio animo alberga pur
sempre la scintilla passionale della gelosia, del
possesso, dell’affermazione violenta del
“maschio dominante” che, se punta
nell’orgoglio, potrebbe esplodere con chissà
quali, catastrofici effetti.
Ecco tutto, adesso che sono stato
completamente sincero, se sei ancora qui … ti
rendo conto del mio problema, del tarlo
maligno che, da alcune ore, mi sta rovinando il
sonno e, forse, la vita.
Il fatto.
Mia moglie ha sedici anni meno di me. A
7. vent’anni era uno splendore ed io mi
gongolavo, orgoglioso, quando uscivamo
insieme. La sua bellezza era il mio piacere ma il
suo amore era il mio trionfo.
Mentre il suo aspetto fisico, mi rendeva
prepotente nella mia vanità, il suo amore
infinito mi stupiva, sempre, e mi rendeva
inerme, incantato, e schiavo di lei.
Poi mi ha donato i bambini, adesso ragazzi,
due. Belli, sani … deliziosi.
Una nonna giovane ci è stata complice
indispensabile: abitando a pochi passi, non
aveva problemi a occuparsi dei ragazzi, tutte le
volte in cui, per vari motivi, il suo aiuto era
indispensabile.
Questa libertà, giacché per la nonna non era
un sacrificio, ci tornava utile anche di notte
perchè, lo confesso, a volte, ne approfittavamo
anche per stare insieme, come fidanzatini; ci
godevamo in pace il piacere, qualche volta
segreto, trasgressivo.
Preferivamo farlo meno spesso, aspettando
come una coppia di amanti, divisi dal
quotidiano ma che, complici, si danno un
appuntamento galante e vivono, eccitati, l’attesa
di quell’attimo in “paradiso” per viverlo come
“diavoletti”.
Quando ci incontrammo, ero un uomo fatto,
e avevo provato di tutto, lei invece, era una
8. ragazza tranquilla, con pochissime esperienze e
una libido innocente e sana.
Il suo corpo, invece, era fatto per l’amore.
Aveva, ed ha, un corpo proporzionato e molto
femminile, dei seni prosperosi e arrendevoli,
un rapporto tra il giro vita e le natiche
prorompenti, che faceva andare in visibilio un
uomo, anche vedendola solo da lontano.
Per fortuna, la sua naturale raffinatezza nel
vestire, la rendeva meno appariscente di quello
che si sarebbe potuta permettere.
Non amava farsi notare troppo, né esibirsi
per essere guardata ma, nonostante si
trattenesse, era bella, anche di viso, e alla gente,
tutto questo, non sfuggiva.
Passavano gli anni e lei, senza grilli per la
testa, cresceva al mio fianco, fino a diventare
una donna nel pieno del suo splendore.
I nostri appuntamenti “galanti” erano un
poco più radi; mi spiego, non è che non
facessimo l’amore. Di notte, a letto, capitava
spesso e volentieri ma io amavo stupirla e lei
accondiscendeva volentieri ai “miei giochi” pur
non essendo, sessualmente, una furia.
Si godeva le mie performance, da vecchio
satiro e, remissiva per amore, mi assecondava,
godendone a sua volta.
Rimaneva quindi un punto fisso nel nostro
rapporto, incontrarci, per lo più il sabato
9. pomeriggio, da soli a casa o da qualche parte
per il week end. Ci pregustavamo quei
momenti.
Le telefonavo da fuori, le accennavo cosa
l’aspettava; compravo oggetti erotici,
abbigliamento osé, calze speciali: persino un
frustino.
Nell’intimità poi, spesso la fotografavo e le
sue forme, esaltate da quelle pose sconce,
rappresentavano un’altra fonte di eccitazione,
anche solo nel rivederle.
La stuzzicavo spesso, chiedendole dei suoi
“amanti” ipotetici, segreti, ma lei era talmente
innocente, che non era capace nemmeno di
inventarseli, di mentire.
Sorrideva, compiaciuta della mia fantasia
perversa. Altre volte, mentre i nostri corpi
erano uniti, sudati … quando le parole uscivano
mozzate, rotte dal piacere intenso, le chiedevo
dei suoi sogni più segreti, dei suoi desideri più
reconditi.
Io stesso, allora, le proponevo fantasie
indicibili, le prospettavo rapporti osceni a tre, a
quattro … allora, aiutandoci con un fallo
posticcio, mimavamo il rapporto promiscuo
che, in quegli attimi di estremo calore, erano
ben accetti anche alla sua fantasia.
Poiché, ormai, vi sto confessando tutto, devo
anche finire il quadro della mia personalità
10. perversa, che imponevo, sapientemente, alla
mia dolce metà.
Dopo i cinquanta, con lei trentacinquenne, fui
assalito da una duplice perversione mentale: da
un lato, desideravo far provare a mia moglie
qualcosa di più,
sessualmente parlando, dall’altro, io stesso,
sempre più assetato di sensazioni estreme,
sognavo da tempo un’incresciosa trasgressione.
Così, la fantasia divenne realtà. Io stesso
adescai un estraneo, un semplice conoscente e,
dopo averlo attentamente valutato, feci in
modo che quella persona avesse rapporti
sessuali con noi.
Mia moglie si fidava ciecamente di me e,
razionale come nel suo carattere, mi
demandava tutta la sezione “libido” del nostro
menage. Pure con qualche perplessità, accettò
l’incontro.
Per fortuna andò benissimo e senza traumi.
Ripetemmo l’esperienza occasionalmente,
sempre su mia insistenza e poi, cambiammo
anche persona. Ovviamente, i partner che scelsi
erano giovani e anche ben dotati, pur non
brillando in quanto a iniziativa. Dopo queste
esperienze, il nostro legame divenne ancora più
complice ed io mi gongolavo: non l’avevo
persa, anzi, non l’avevo mai sentita così
intimamente mia.
11. Adesso ho cinquantotto anni.
I rapporti occasionali si sono diradati: le cose
cambiano. Stiamo insieme con meno frequenza
e io mi sentivo “esorcizzato” da ogni patema.
Quasi vent’anni insieme, mi avevano fatto
ritenere di conoscere a fondo mia moglie e, in
mente mia, mi piaceva convincermi che, se la
donna splendida, che mi sta a fianco, avesse
dovuto avere un amante, me lo avrebbe potuto
dire in tutta franchezza.
Chissà, magari trovavo la cosa anche
eccitante.
Purtroppo, la realtà ci trova sempre
impreparati.
Ed ecco cosa mi è successo: ieri pomeriggio
sono passato a prendere mia moglie in uffici,
poi a casa: i ragazzi erano già li.
Parcheggio e lei si precipita fuori, esigenze
tipiche … scappa in casa, deve fare la pipì.
Raccolgo io, dal sedile di dietro la sua borsa, i
miei giornali e mi avvio verso la nostra villetta
illuminata.
Esito … so che le piace la Coca e decido di
prenderne una bottiglia dal garage, per cena.
E le chiavi?
Le mie sono in casa, allora decido di prendere
le sue, sicuramente saranno nella grossa borsa,
che ho tra le mani.
12. Non ci metto mai le mani, per abitudine
antica ma, dopotutto, tra noi non abbiamo
segreti: per un attimo mi sento ridicolo.
Ecco le chiavi, il rumore di ferraglia mi ha
guidato … le mie mani sfiorano una grossa busta
di carta. Che sia un libro? Magari un regalo; lei
sa che amo leggere.
Nel garage ho acceso la luce.
Non riesco a trattenermi … un guizzo di
curiosità mi attraversa il cervello: sbircio.
Più sbigottito che altro, mi trovo davanti agli
occhi una confezione di autoreggenti nere, a
rete larga, di qualità e poi, un batuffolino di
stoffa, leggera come seta, pure nero: un
perizoma.
Arrossisco per l’emozione improvvisa. Non
penso niente. In fretta rimetto tutto al suo
posto, dimentico perfino di prendere la Coca.
Incapace di pensare in senso compiuto, entro
in casa. Mia moglie quasi m’investe, aveva
appena finito e stava tornando fuori. Mi guarda
e, pronta, dice:
- Ah, bene, l’hai presa tu … – e mi toglie la
borsa di mano. Poi si avvia verso le scale, per
salire di sopra ma cambia idea.
- Devo bere, ho sete da quando sono uscita …
– e si avvia verso il frigorifero, ho la sensazione
che, sottecchi, mi guardi, ma, forse, mi sbaglio.
- Vado a prendere la Coca, è finita! – prendo
13. le mie chiavi e torno fuori, giusto per
raccogliere le idee.
In garage, solo, finalmente posso riflettere
sull’accaduto.
Mille pensieri mi affollano la mente: quale
significato attribuire a quegli indumenti
intimi?
Mia moglie, adesso, ha poco più di
quarant’anni; è una bella donna, certo, ma non
indossava certa biancheria nemmeno a venti …
possibile che cominci adesso?
Ho ben presenti i suoi cassetti, in casa.
Una sfilza di mutandine bianche, poche nere,
nessun perizoma.
E le calze? Tutti collant o calzerotti per gli
stivali … mia moglie è così, e ci tiene,
soprattutto adesso, che i ragazzi sono grandi e
sbirciano.
Sono io che, nascosto in uno scatolo, tengo da
parte il piccolo armamentario delle nostre,
bonarie, trasgressioni. Qualche paio di calze, un
perizoma rosso e anche una mutandina, con
due spacchi, aperta sotto. Una guepiere bianca e
un’altra nera, di pizzo; un fallo in lattice e altre
cosette, collezionate in vecchi momenti di
passione.
Allora ho pensato: “E se volesse farmi una
sorpresa?” dopotutto, ci piace ancora “giocare”,
14. ogni tanto. “Di sicuro sarà così!”
A cena abbiamo parlato poco. Dopo, a letto,
non è successo niente, anche perchè lei,
stanchissima è andata a dormire prima di me.
Io ero davanti alla TV, i ragazzi erano usciti e
sarebbero tornati più tardi.
Quando lei andò in bagno, come d’abitudine,
prima di coricarsi, feci un’azione da
“commando”: corsi di sopra, attento a non
farmi sentire.
Fui fortunato e trova subito la sua borsa, lesto,
la aprii per guardarci dentro: la busta non c’era
più.
Un tonfo in petto … guardai veloce per la
camera: niente, nessuna traccia della busta
bianca anonima e stropicciata.
Corsi di sotto, col cuore che batteva
all’impazzata.
Quando lei uscì dal bagno, attesi una decina
di minuti e poi, pregando tra me e me che i
miei timori fossero del tutto irragionevoli, salii
in camera a mia volta.
Era già successo che Marina mi facesse una
sorpresina piccante.
La trovavo sotto le coperte, come il solito, ma
quando allungavo la mano per accarezzarla,
invece di indossare il pigiama, la vestiva in
modo succinto ed eccitante. Spesso teneva i
collant che aveva usato quel giorno: sapeva che
15. a me piaceva strapparglieli, per incontrare,
sotto le dita, la sua carne tenera, che
trasbordava, lascivamente dalla seta.
Ma niente di quanto speravo si è avverato …
mia moglie aveva gli occhi chiusi e sembrava
dormire.
Mentre mi lavavo i denti, con voce impastata,
mi disse, come se si fosse trattenuta fino
all’ultimo:
- Ah, mi ero scordata … domani vado in
trasferta a Roma. –
- Dormi fuori? – dissi con finta ingenuità.
- Ma no, ci mancherebbe. – aveva un tono
seccato, come sempre: andare fuori la metteva
di malumore … ma quella volta? Era vero o
fingeva?
– Però non so a che ora torno, può darsi che
faccio tardi, che seccatura. –
Mi sono messo a letto senza commentare.
Marina era in pigiama, voltata di spalle e già
dormiva … o fingeva di dormire.
Alle tre, insonne, mi sono alzato … e adesso
eccomi qui.
16. TUTTO LISCIO
Non sono un investigatore privato, però non
sono neppure uno stupido.
Ho indagato, amici miei, come voi stessi mi
avete consigliato di fare.
Allora, ecco come stanno le cose, almeno fino
adesso e di certo vi deluderò.
Con una lunga serie di scuse e di sotterfugi,
attento per non farla insospettire, ho contattato
con una scusa qualche collega: ebbene, Marina,
è stata proprio in trasferta. Il percorso,
all’andata, l’ha fatto in compagnia di due vecchi
colleghi e i tempi di percorrenza sono quelli
giusti … inutile sospettare di uno di questi. Si
tratta di persone con cui passa la vita, e da quasi
dieci anni, quindi … o ci fa l’amore
esclusivamente nei bagni, cosa impossibile, o in
questo caso, hanno fatto sesso sul sedile della
macchina in viaggio verso la capitale: assurdo!
Infine: Marina è andata davvero in trasferta, è
stata, dove diceva di essere e, dulcis in fundo, e
rientrata prima del previsto, in treno, ed io
17. stesso l’ho aspettata alla stazione di Napoli
Centrale. Alle diciotto, eravamo quasi a casa.
Per la cronaca: appena possibile ho
controllato nella sua borsa, niente da rilevare,
anzi. Questo non vorrei dirlo, ma ne sento il
dovere, giacché vi ho coinvolto in questo rebus
maledetto: nella sua borsetta c’era sì, una
bustina, ma conteneva solo le prove che Marina
era alla fine del suo ciclo … e, conoscendo le
fisime, posso garantire che “in questi giorni”
non si lascia avvicinare a meno di un metro,
neppure da me.
Allora, stanotte, visto che ho dormito solo
poche ore e in modo agitato, ho cercato il suo
cellulare, per controllarne le attività.
Ho sentito su di me tutto il peso di quelle
“manovre”, perchè non avevo mai sospettato di
Marina. Non ero mai stato geloso di mia
moglie, solo degli altri; cioè, di quelli che, nel
tempo, avevano avuto per lei degli
apprezzamenti o, probabilmente, delle vere
cotte, visti i maneggi per cercare di starle vicino
a ogni incontro … ma non ho mai dubitato di
lei.
Le chiamate e i messaggi, pochi per la verità,
erano tutte intercorse tra persone che
conoscevo, mia moglie non ama i telefoni, in
generale. Io stesso, mi sono dovuto rassegnare a
questa sua pessima caratteristica. Abbandona il
18. telefonino e, se non mi preoccupo io, non lo
ricarica neppure. Spesso, in ufficio è costretta a
elemosinare un caricatore Nokia, perchè è
rimasta, per l’ennesima volta “a secco”.
Tutto regolare, insomma.
L’unico messaggio che ha attirato la mia
attenzione è stato quello di Patrizia, cugina di
Carmela.
Patrizia e Carmela mi sono molto “note” ma il
messaggio incomprensibile:
“DOMANI APRI DOPO LE 10”
Che cosa doveva aprire? Boh!
Ma non ci pensai più di tanto: Patrizia, una
bella ragazzona, che oggi ha circa trent’anni,
credo. Ha fatto da baby sitter, per anni, ai nostri
ragazzi, nati a poco più di un anno l’uno
dall’altra, e i rapporti tra lei, mia moglie e i
ragazzi, sono rimasti affettuosissimi e intricati.
Le classiche “cose da donna” da cui mi sono
sempre ben guardato dall’immischiarmi. Non
ho molta pazienza riguardo agli argomenti che
piacciono alle donne, sono un po’ orso, come
dicono loro.
Ho fatto il nome anche di Carmela, giusto?
Mi spiego subito … ormai le due donne sono
abbinate, nei miei archetipi mentali, sono
cugine, sono entrambi di famiglia, e abitano
anche vicino.
Carmela, bellissima ragazza (ora donna) è
19. diventata l’estetista di mia moglie, quindi, la
frequentazione è costante. Un circolo vizioso,
dal quale mi sono sempre tenuto alla larga.
Poco fa mia moglie è andata a lavoro: oggi mi
prendo una pausa e passo a setaccio la casa,
devo sapere.
Ah … C. V. D. Marina ha dimenticato, per
l’ennesima volta il suo cellulare!
Però, quando l’ho riposto nel cassetto dove
teniamo gli ammennicoli elettronici, ho notato
che …
20. SEMBRA UN GIORNO COME
TANTI
E sì … manca un vecchio cellulare. Uno di
quei Nokia da quattro soldi, di quelli che
funzionano sempre, per quanto tu li possa
maltrattare.
Intendiamoci, non mi è sembrato un
particolare importante però, in mancanza di
qualsiasi altro appiglio, devo pur notare quelle
cose che non sono come dovrebbero essere.
La prima cosa cui ho pensato è che uno dei
ragazzi avesse preso il telefonino per usarne
due. Due, come le pistole dei killer, nei western
… e, vista la velocità con cui muovono le dita sui
tasti, ci poteva anche stare. Allora ho indagato,
con discrezione, ma i miei figli non ne
sapevano niente.
Insomma, il vecchio cellulare mancava
all’appello e non si trovava da nessuna parte.
Quella sensazione, la possibilità di scoprire un
segreto nella vita di Marina, mi dava alla testa.
Era come se, all’improvviso mi mancasse un
21. pezzo di realtà.
Per me, dopo tutti gli anni passati insieme,
dopo che io stesso le avevo offerto piaceri
“proibiti”, era doloroso. Marina sapeva che
poteva dirmi tutto … e lo aveva sempre fatto.
Mi vantavo con me stesso e con gli altri della
trasparenza dei nostri rapporti, e adesso?
Probabilmente stavo per scoprire che Marina
aveva dei segreti per me. Probabilmente aveva
avuto, chissà per quanto tempo, un amante.
Una vocina inopportuna, nella testa, ci tenne
a ricordarmi che, nonostante tutto, anch’io,
durante quegli anni l’avevo tradita … e non una
volta sola.
Ma che c’entra? Mi arrabbiai col mio cervello
che mi sottoponeva certi appunti, del tutto
insignificanti: io avevo semplicemente fatto
sesso, in modo discreto, e sempre
occasionalmente.
Nessuna delle mie storie era durata più di
qualche mese, massimo un anno … e poi è un
paragone del tutto inopportuno: io sono un
uomo, no?
Ma torniamo alle indagini, perchè questi
pensieri stupidi, mi hanno reso solo più
nervoso e aggressivo.
Il telefono squilla: è lei.
Niente di particolare, le solite cose, sembra la
mia Marina di sempre. Oggi dovrebbe essere
22. una giornata regolare … niente cambiamenti
improvvisi, nessuna nota stonata.
Mi ha avvertito che domani, a pranzo,
faranno una pizza con alcuni colleghi, che tra
l’altro conosco; come sempre mi ha chiesto se
voglio andarci anch’io. E’ una proposta di
prassi, lo sa che non ci vado mai.
Poi, mi ha avvertito di non preoccuparmi
della spesa di sabato, perchè cenerà solamente.
Ha la giornata “lunga” dall’estetista.
Negli anni con Patrizia, Carmela e il resto del
“clan di paesani”, Marina ha creato un piccolo
sodalizio; anche i nostri ragazzi, per quanto
culturalmente evoluti, non disdegnano di far
visita, qualche volta, a quella piccola tribù,
assembrata intorno a un cortile comune … sono
tutti parenti e, spesso, anche serpenti, tra di
loro.
La sera, dopo la visita nelle “terre selvagge”
mia moglie mi aggiorna sulle piccole faide
femminili: suocere, nuore, cugine e zie si
amalgamano in un indissolubile crogiuolo
d’invidie e gelosie, del tutto inconsistenti, ma
che le mantengono vive e battagliere.
Non invidio i poveri mariti in quel nido di
vipere.
Anche questo … è del tutto regolare: sono per
lo meno dieci anni che va così. Marina è
23. abitudinaria e, a costo di qualche rinuncia, non
ama i cambiamenti.
Una o due volte al mese, quasi sempre di
sabato, si ritira “in campagna” per lasciarsi
“torturare” dalla dolce Carmela.
Oggi ho dedicato tutta la giornata a frugare in
casa, ma niente … nessun segnale, nessun
indizio.
La sera torna, è la stessa di sempre, ma io non
avrò pace finché non capirò.
24. LE FOTO CURIOSE
Stamattina sono stato troppo impegnato ma,
poi, non ho rinunciato: sono venuto in costiera
per non lasciare nulla d’intentato.
Ho frugato la casa al mare: nessun segreto.
Ho frugato anche nello stanzino. Tutto in
ordine: Marina è molto precisa.
Dopo una veloce ricognizione, ho notato il
piccolo gommone ripiegato a fisarmonica.
Il solito viziaccio, Cazzo! Non c’è nessuno,
perchè piegarlo? Passai velocemente la mano
tra le anse, per controllare che ci fosse il
borotalco. Urtai con le dita qualcosa di duro e
spigoloso. Imprecai. Poi tiro delicatamente
fuori una scatola … era larga e piatta. Forse, un
tempo, conteneva dei fazzoletti.
La apro e una certa sorpresa c’è. Vi trovo una
decina di foto, delle Polaroid, senza sviluppo.
Il soggetto, anzi, i soggetti sono due: mia
moglie e la baby sitter, insieme o alternate.
Nonostante le foto non ritraggano niente
d’interessante, c’è qualcosa che non quadra…
25. Non me la sento di metterle via … qualcosa mi
dice che in quelle immagini c’è un che di
stonato, un segnale, che mi sfugge … per vedere
meglio me le porto in cucina, alla luce.
Nelle foto le due sono sempre sorridenti ma, in
quel sorriso, c’è qualcosa d’intimo ma anche di
sguaiato. Sorrisi sfrontati, vincenti, complici.
Marina e Patrizia, se ne stanno guancia a
guancia, o si toccano, guardandosi
intensamente negli occhi, fronte contro fronte.
Mi sono estraniato, perduto, tra quelle
stranezze, forse è per questo che sobbalzo,
quando un rumore di ghiaia, giunge da fuori,
distintamente.
Guardo dalle doghe della finestra, riesco a
vedere.
Un’auto, sconosciuta, ha imboccato il vialetto
con una certa determinazione.
Probabilmente, l’ho sentita arrivare proprio
grazie alla frenata, improvvisa e rumorosa.
Non si vede chi c’è alla guida ma una cosa è
sicura: quella macchina stava per entrare nel
mio viale; ora arretrava, per poi allontanarsi
rapidamente.
Potrebbe anche trattarsi di uno che voleva fare
manovra … ma era del tutto improbabile.
Decisi di andarmene subito … mi pentii per aver
lasciato la macchina in bella mostra. Come
potevo immaginare quello che sarebbe
26. capitato?
Porca miseria! Forse ero stato a un pelo dal
sorprendere Marina e i suoi segreti; adesso la
situazione non sarebbe che peggiorata.
Dovevo pensare e alla svelta.
Rimisi rapidamente a posto le foto. Mentre
armeggiavo con le dita, mi scontrai con un altro
oggetto, forse un’altra scatola. Non lo presi.
Avevo solo una speranza di non rovinare
l’effetto sorpresa: evitare accuratamente che
Marina si accorgesse dei miei sospetti.
Uscii da casa come se niente fosse e ripartii
rapidamente, senza indecisioni.
Le mie passeggiate mattutine mi ripagavano;
sapevo che da un viale adiacente, si poteva
godere di una buona prospettiva su casa nostra.
Pregai che l’altro non fosse andato
definitivamente via, ma non potevo guardarmi
intorno ne mostrarmi indeciso. Mi allontanai,
deciso, verso la superstrada. Ma, poco dopo,
raggiunsi la postazione che mi ero prefisso.
Passò quasi mezz’ora. Non nutrivo speranze,
ormai … ma ecco, lentamente, la macchina di
prima ritorna.
Stavolta non gira ma procede, a passo
d’uomo, davanti al viale. Pochi metri dopo la
macchina si arresta.
Passano altri minuti in cui non succede nulla.
Poi dal lato del passeggero, una figura
27. femminile. Raggiunge la casa, entra e ne esce
dopo pochi minuti.
Risale in macchia e sfrecciano via. Nonostante
sia quasi buio, non posso sbagliare: quella
donna era mia moglie.
28. SCENE DAL PASSATO
Sono molto a disagio.
Questo “gioco” sta prendendo una pessima
piega.
Amici lettori: vi sto trascinando in una storia
troppo privata. Non fraintendetemi, non è per
la riservatezza, no … è solo che quello che
sembrava un gioco, apre adesso, davanti ai miei
occhi, scenari inattesi che mi riportano a un
passato dimenticato, o quasi.
Insomma i miei sospetti si sono ingigantiti e
arricchiti di elementi che non so (o non voglio)
incastrare tra di loro.
Ma procediamo con ordine, in modo che,
anche voi, possiate provare a capirci qualcosa.
Prima cosa: le foto. Dopo che Marina è andata
via dalla casetta di villeggiatura, sono sparite.
Sia quelle che, l’altra scatola, quella di cui avevo
solo intuito la presenza, al tatto, ma che non ho
avuto il tempo di controllare.
Che cosa conteneva l’altra scatola? Mistero.
29. Quando sono tornato a casa, Marina era già li.
Sicuro che mi avesse visto preferii non fare il
furbo, sarebbe stato peggio. Ci tenevo a
sembrare del tutto ignaro di ogni suo
movimento.
- Sono stato alla villetta, oggi … – Silenzio!
- Ho preso la posta, niente di nuovo. –
guardai verso mia moglie – E tu? –
- Ed io cosa? – rispose con naturalezza ma in
modo tagliente, come fosse leggermente
irritata.
- No, niente. Dicevo … e tu? Tutto a posto? –
continuai con falsa innocenza.
Lei terminò la conversazione scrollando le
spalle: – Normale, tutto come il solito. – Poi se
ne andò di sopra, a cambiarsi. Mentre saliva le
scale, aggiunse:
- Ah, guarda che l’appuntamento dall’estetista
è stato spostato, se vuoi fare qualcosa, sabato …
– e scomparve, senza aspettare una risposta.
Avevo circa un’ora, prima di cena. Presi una
birra dal frigo e accesi la TV, intanto che
sistemavo un po’ di cose tra cucina e soggiorno.
Dopo poco sentii l’acqua che scrosciava nel
bagno: Marina era sotto la doccia; avevo
tempo.
Rapidamente controllai la sua borsa, niente. Il
cellulare era spento, come sempre. Indeciso
preferii lasciarlo così; magari avrei potuto
30. controllarlo meglio di notte.
Guardai rapidamente in casa e poi anche in
garage: a prima vista non c’era niente da
vedere.
Non trovai né gli scatoli né le foto; se prova
c’era, era stata occultata accuratamente. Morivo
dalla voglia di salire di sopra, di trascinarla fuori
dalla doccia e di assalirla con le mie domande
circostanziate.
Avrei tanto voluto vedere che faccia faceva: se
riusciva ancora a mentire così spudoratamente.
Chi era, veramente, Marina? Che rapporti aveva
con questa ragazza, o forse con entrambe,
Patrizia e sua cugina, l’estetista?
Ripensai alle foto … cosa c’era che non
andava? Cercai di immaginarmele …
Patrizia e Marina non facevano niente di
male, però … però avevano un atteggiamento di
estrema confidenza. In una, addirittura, si
intuiva, nel loro sguardo, una certa complicità.
Tutto questo stonava, strideva, con quello che
sapevo essere il loro rapporto.
La cosa più assurda di tutte era il periodo.
Quelle foto erano state scattate una decina
d’anni fa.
Oggi, che il rapporto tra le due si era un po’
intensificato, dopo che Patrizia aveva badato
per anni ai nostri ragazzi, delle foto così mi
sarebbero, comunque, suonate strane ma, dieci
31. anni prima, erano del tutto fuori luogo.
All’epoca, Marina e Patrizia, nemmeno si
cagavano, anzi … spolverando tra i ricordi più
reconditi, devo ammettere con me stesso, che
ero proprio io, a essere in maggiore confidenza
con la ragazza, diciamo così.
Ma questa è un’altra storia … o no?
Ok, parlo: poca cosa, però. Allora, visto che
facevo studio in casa, ero molto più spesso a
contatto con Patrizia. Devo dire: non era una
vamp ma era giovanissima, un seno prosperoso,
enorme, e una bocca precisa, perfetta. Come
resistere?
Alla fine ci provai. Quando i ragazzi
riposavano, riuscivo a ottenere qualcosa da lei
che, però, era sempre ritrosa.
Allora, conoscendone il bisogno, le regalavo
un po’ di soldi, purchè lei mi accontentasse,
rendendosi più “disponibile”.
Ma la cosa durò solo pochi mesi. Poi niente
più, mai.
32. UN PIACERE DIMENTICATO
Ricordai: Patrizia era molto restia … all’epoca
facevo di tutto per tornare presto a casa.
Mia moglie era abbastanza tranquilla rispetto
a eventuali rischi: sapeva che non mi
appassionavano le ragazzine. In effetti, la baby
sitter aveva appena diciotto anni ed io oltre
quaranta.
Però in Patrizia, a parte le forme fisiche, c’era
qualcosa di libidinoso … che mi attraeva; era
come una calamita, non potevo farci nulla.
Era bassina, un corpo non bello nonostante
l’età. Aveva i fianchi larghi e le gambe magre;
enormi seni che, come avrei scoperto dopo
averla vista nuda, erano ancora più grossi di
quanto potessi immaginare. Da vestita, la
poveretta, usava degli accorgimenti per
schiacciarli, in effetti, sembrava grassa, ma non
era così: era tutto seno.
Le areole, abbastanza pronunciate, di un bel
marroncino e i capezzoli, schiacciati, si
mantenevano all’interno di quelle grosse masse
33. morbide. Una volta eccitati, spuntavano, e
svettavano come grosse dita puntate.
La cosa che mi attraeva, in lei, era la falsa
freddezza con cui rispondeva alle mie avances.
Tutto cominciò proprio a causa del seno. Da
uomo maturo, esperto, mi finsi interessato al
suo problema e lei, dopo le prime schermaglie,
accettò di parlarne.
Qualche giorno dopo, con la scusa di
convincerla a non farsene un problema, la
stupii. Tornai a casa con un DVD porno e glielo
mostrai: era recitato da tettone esagerate, come
lei.
Volevo rassicurarla. Le mostrai le immagini e
poi le chiesi se mi faceva vedere le sue; lei disse
che si vergognava ma non fu un vero no.
Era una ragazzona di paese, magari ancora
vergine, e così mi sembrò facile attirarla verso il
mio desiderio. Vedere filmini divenne
un’abitudine.
Ricordo che lei fissava i suoi grossi occhi
azzurri sulla TV e non li staccava più, come
rapita.
Cominciai a tentare i primi contatti fisici e, con
mia sorpresa, non si tirò indietro. Era sul
divano ed io iniziai a toccarla. Quando mi resi
conto che non si ribellava, mi alzai e, preso
dalla brama, le misi, di fianco al viso, la
rappresentazione palpabile della mia
34. eccitazione.
Patrizia si lasciava guidare però partecipava
meccanicamente. Il suo sguardo restava fisso, il
suo viso non mostrava espressione: sembrava
una sfinge.
Fredda e distaccata, continuava l’opera che io
le avevo indicato, procedendo con una
sconcertante determinazione, fino a portarmi
all’orgasmo.
I nostri rapporti iniziarono così: con la sua
mano che viaggiava, decisa e precisa come uno
stantuffo.
Attenta, raccolse il seme nel palmo della
mano libera e, dopo, si andò a lavare.
Io, persa l’eccitazione, mi ritirai di sopra e
non aggiunsi nulla. Due giorni dopo, quando le
diedi il suo mensile, aggiunsi una banconota a
parte, che voleva rifiutare. Con una scusa la
convinsi.
Ripensandoci poi, il suo atteggiamento, che al
momento mi aveva dato quasi fastidio, divenne
un tarlo fisso. La sua freddezza mi eccitava e
non mi faceva trovare pace. La pensavo nelle
pose più sconce: lei immobile e passiva ed io
che ne approfittavo, come un vecchio satiro
incallito.
E la cosa, andò più o meno così. Solo a
ripensarci, ancora mi si rizzano i peli della
nuca. Lei faceva tutto quello che, a gesti, la
35. portavo a fare. Come una bambola erotica; ero
io a stabilire il posto e la posizione e, Patrizia,
obbediva tranquilla e accondiscendente,
guardando sempre la TV.
Patrizia era vergine. Non volevo ulteriori
complicazioni, così rispettai quel limite. Non
potevo lamentarmi: la ragazza, con mio sommo
piacere, sopperiva, voltandosi senza lamentarsi
e mi offriva un’alcova, ancora più anelata e
proibita.
Ma bando ai ricordi. Oggi mia moglie esce: è
sabato, ed io in qualche modo, la seguirò.
36. UN SOSPETTO FONDATO
L’ingresso di casa mia dà su una grande sala
accogliente; sulla sinistra, tramite un’ampia
porta a due ante, si accede a una altrettanto
ampia veranda, panoramica, e arredata con un
divanetto e varie poltroncine di vimini, coperte
di grandi cuscini.
Me ne sto seduto, guardando fisso l’orizzonte.
Sotto la gamba, con le dita cerco, e trovo, il
corpo gelido della mia Beretta.
Sabato è venuto … è passato, ma solo adesso
trovo la forza di scrivere qualcosa.
Onestamente, ormai non lo faccio per voi: è un
automatismo, un esorcismo, forse: una fuga.
Da giovane, guidavo la moto. Sabato ho
pensato di seguire Marina, con un grosso
scooter, preso da un collega. Un gesto
discutibile: comunque, la fortuna, se così si può
dire, è stata dalla mia parte. La giornata era
buona e non pioveva.
Insomma … sono riuscito nel mio intento.
Alle dieci passate, non senza sorpresa, ho
37. intravisto le tre donne partire dalla coorte,
dove, una mezz’ora prima, Marina si era recata
dall’estetista.
Erano loro, alla guida: Patrizia.
Intuita la direzione, ho fatto del mio meglio
per non farmi notare.
Poco più di venti minuti dopo, arriviamo allo
svincolo autostradale … mi preoccupai
inutilmente: non la imboccarono.
Iniziai a sentirmi un vero idiota: le tre,
percorsero la breve bretella che porta al grosso
Centro Commerciale alle porte di Avellino.
Ora sapete anche dove si svolgono i fatti …
spero solo che domani, non possiate collegare
queste mie parole a un tragico fatto di cronaca:
potrebbe occupare la prima pagina dei giornali.
Le tre, però, non entrarono nel parcheggio
del Market. Strano (e pericoloso, per me).
Infatti, nessuno proseguiva di là, perchè la
strada, poco dopo, finiva.
Mi trovai completamente spiazzato. Ero quasi
certo che sarebbero tornate subito sui loro passi
o che si sarebbero fermate, davanti al cancello
del Bowling.
Era noto: quella parte del complesso,
prendeva vita solo verso sera.
Mi fermai e feci finta di telefonare.
Naturalmente non tolsi il casco.
Intanto, la macchina, si arrestò davanti al
38. cancello. Probabilmente erano attese, infatti,
dal casotto, venne fuori un uomo, forse il
custode che apri, per loro, una metà
dell’inferriata.
Entrarono.
Patrizia scese e contrattò con l’uomo, in
atteggiamento confidenziale.
Poi, proseguirono mentre, il custode usciva, a
piedi, e s’infilava in una vecchia Panda,
parcheggiata poco più in là.
Dopo un minuto il piazzale era sgombro,
vuoto … ed io non sapevo che pesci pigliare. Ero
troppo esposto.
La macchina delle donne era sparita, avevano
raggiunto, di certo, il parcheggio sotterraneo.
Mentre cercavo di raccapezzarmi in quella
strana situazione, una grossa auto sfrecciò,
decisa, al mio fianco. Senza indugi s’infilò nel
cancello e, poco dopo, sparì nel garage.
Continuavo a lambiccarmi il cervello. Che
fare?
Se fossi entrato anch’io, mi avrebbero notato
di certo … ero più che sicuro che, nel
parcheggio, chiuso al pubblico, non ci fossero
altri che loro.
Decisi di farmela a piedi … l’eventuale scusa?
La moto in panne: cercavo qualcuno che
potesse prestarmi un attrezzo, magari una
chiave di candela.
39. Come sapete, questi piazzali ingannano, e mi
ritrovai a percorrere un enorme spazio prima
di arrivare al parcheggio. Per fortuna non vidi
nessuno e nessuno mi notò.
Ricordai che esistevano vari ingressi, uno, in
fondo, forse di emergenza, portava al piano
sottostante tramite una doppia rampa di scale.
Era tutto aperto, abbandonato, così scesi,
cercando di non fare rumore.
C’erano solo due macchine. Quella di Patrizia
e, a una decina di metri, più in fondo, la
macchina che era entrata dopo di loro. Ma
forse, tra esse, non esisteva alcun collegamento.
Ero lontano, non vedevo niente di preciso.
Mentre cercavo di avvicinarmi alla meglio, lo
sportello destro dell’auto sconosciuta si è aperto
… ancora niente, poi, una figura femminile,
abbigliata in modo appariscente, scese e tornò
verso la Mercedes.
Non era possibile sbagliare: la donna
indossava un abito rosso, corto, che a stento le
copriva il sedere; le cosce tonite e indisponenti,
svettavano, sulle decolté, dal tacco vertiginoso,
era Marina!
La parrucca biondo-cenere non m’ingannava
… e il mio cuore si fermò.
Da quel momento tutta la scena diventò del
40. tutto surreale.
L’auto si allontanò velocemente e anche le
ragazze uscirono.
Sedetti sulle scale per riprendermi: mi
sembrava tutto così assurdo.
Tolsi il casco che mi opprimeva il respiro.
Ormai non m’interessava più di nascondermi:
ero suo marito, avevo il diritto di sapere.
Quando mi ripresi, mi avviai, cercando di
tenere un passo regolare, attraversando il buio,
tra i pilastri di cemento.
Un rumore … l’auto di Patrizia che tornava.
Istintivamente mi nascosi in un punto più buio.
Gli avvenimenti si succedettero così
vertiginosamente che non riuscii più a lasciare
il mio nascondiglio: ero ipnotizzato dalle scene
che mi si presentavano.
Da poco prima di mezzogiorno, fino a dopo
le sedici, ben sette vetture, si avvicendarono nel
parcheggio sotterraneo.
Alla guida c’erano uomini, in una soltanto
una coppia, molto matura.
Marina, mia moglie e, a volte, anche Carmela,
l’estetista, raggiungevano le vetture e … che
dire? Mi vengono i brividi solo a pensarlo…
diciamo che si accoppiavano con quegli
estranei. Nessun equivoco!
Era lampante: Marina non conosceva quegli
41. uomini.
Era lampante: Marina si stava prostituendo,
davanti ai miei occhi.
Metodica e perversa, iniziava sempre con un
veloce rapporto orale, poi, a volte in macchina,
a volte fuori, poggiandosi allo sportello, senza
curarsi di offrire uno spettacolo indecente.
Dopo aver innestato un profilattico sul membro
del maschio, si lasciava prendere; fino a che,
quell’estraneo, non scaricava il suo piacere in
quella… grande puttana.
Adesso, eccomi qui. Inutile dire che, alla fine,
Marina mi ha visto. Non è tornata a casa la sera
e nemmeno il giorno dopo.
Oggi è stata normalmente in ufficio e come se
niente fosse, mi ha detto che sarebbe rientrata
al solito orario.
Eccola! Entra, mi guarda solo un secondo, poi
estrae qualcosa dalla borsetta, me la tira sul
divano.
E’ il telefonino. Si avvicina e ripone anche
due scatole … le riconosco, sono quelle sparite
dalla villetta. Va di sopra, senza più curarsi di
me.Guardo il cell, premo un tasto, un
messaggio, aperto, s’illumina:
“ MIA TROIA, SEI STATA BRAVISSIMA. SAI
AMORE MIO, QUESTA SETTIMANA E’ IL
NOSTRO ANNIVERSARIO: DIECI ANNI CHE
42. SEI LA MIA PUTTANA, LA MIA SCHIAVA E
ANCHE IL MIO AMORE. SABATO
PREPARATI, STRONZA, PER PREMIO E
PUNIZIONE, SARAI SODOMIZZATA … E
NON DA UNO SOLO, TROIA SCHIFOSA. SEI
TUTTA MIA. TI AMO. PATRIZIA, LA TUA
PADRONA. ”
Mi vergogno a dirvelo, ma quelle parole e i
ricordi di ciò a cui avevo assistito mi hanno
eccitato, involontariamente.
Apro la scatola che non avevo preso … niente
foto: foglietti, scontrini e un libretto postale al
portatore, lo apro, un brivido gelido mi corre
per tutta la schiena.
- Ah … però! – sbotto, incapace di
controllarmi.
Marina, dall’estetista, in dieci anni ha
guadagnato il doppio di me.