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Gruppo 1)                  IL CONSORZIO DOMANI
         Se proviamo a pensare il nostro Consorzio a dieci anni come lo immaginiamo? Quali sono i fattori che ne possono limitare la crescita? Come mantenere centrale il ruolo dei
         soci in un mercato che evolve rapidamente? Il Consorzio deve sempre cercare di diffondere la sua azione sui nuovi mercati? Esiste un problema di governance del Consorzio
         nella forma attuale? Come prevenire l’esplosione di future contraddizioni?


sintesi delle idee


È quello che già abbiamo incominciato a costruire, è l’oggi che lo determina.

E’ un consorzio che realizza una diffusione più incisiva del commercio equo in termini di numeri, presenza sul territorio, relazioni e di comunicazione del valore e necessità.
Un consorzio che mantiene le 2 caratteristiche fondamentali e irrinunciabili:
    •    i produttori e una relazione sempre più significativa con loro; l’obiettivo rimane quello di costruire una economia giusta e dare sbocchi al lavoro dei produttori
    •   le botteghe; sono il modo privilegiato di diffusione sul territorio del messaggio e dei prodotti
ma che anche
    •    è capace di dialogare con altre realtà sociali, dal solidale italiano alle coop locali, con una certa elasticità e volontà di contaminare gli altri e accogliere stimoli e novità,
         mantenendo la sua identità nel commercio equo e solidale a favore del Sud del mondo
    •    diffonde i propri prodotti attraverso altri canali, la Gdo, e altro; fornisce materie prime a , …. Invade il mercato

Circa le botteghe si possono individuare vari aspetti di sviluppo:
    • la bottega si sviluppa come realtà centrale nel consorzio:
     non necessariamente se la maggior parte delle vendite passa attraverso le botteghe
     Ma se è il presidio territoriale diffuso, riconosciuto e vitale del consorzio
          è necessario quindi
          o che le botteghe svolgano sempre meglio il loro compito di vendita dei prodotti comes,
          o diventino luoghi privilegiati e caratterizzanti di informazione, diffusione, esperienza culturale del messaggio comes, ma per continuare a farlo devono essere luoghi
               vitali di commercio, capaci di attirare clienti e simpatizzanti e capaci di vendere e promuovere i prodotti
          o cerchino la sostenibilità (ci si chiede se ci sono strumenti diversi da quelli finora utilizzati, altre forme di redditività e progetti di rete con altri soci e consorzio)
          o che la sostenibilità delle botteghe sia aiutata e garantita a livello di consorzio da una visione strategica più ampia della sola dimensione commerciale, mentre a
               livello di organizzazione locale, il volontariato continui a contribuire, senza negare la creazione di posti di lavoro retribuiti e la ricerca di professionalità ed efficacia
o   le botteghe devono diventare più numerose e diffuse sul territorio. Pur di piccole dimensioni. Questo va in conflitto le norme di accettazione dei nuovi soci di
                    statuto e regolamento soci? Quali possono essere gli strumenti per avere organizzazioni forti sul territorio e una diffusione massima di grandi ma anche di piccole
                    realtà?

           Alcuni nodi:
       emergono due esigenze “contrastanti” : maggiore indirizzo da parte del consorzio per tipologie e più autonomia alle botteghe per diversificazioni che possono essere anche
       diverse da quelle proposte dal consorzio

       Il nodo delle due ipotesi sta nella capacità/possibilità della bottega di essere soggetto capace di stare sul territorio, coinvolgere volontari/e, e di conseguenze di poter articolarsi in
       modo da essere sostenibili sia con o senza volontari/e.

       Condiviso da tutti è che le altre gambe commerciali del consorzio devono essere funzionali a drenare risorse da trasferire alla gamba "Botteghe" e che le botteghe possono e
       devono ancora svolgere un grande ruolo di lievito sul territorio.


Circa il consorzio:
     • maggior forza nella proposta, leggerezza nel saper declinare il messaggio, una visione strategica più unita
       • esiste un problema di governance.
La struttura (e/o) l’organizzazione pare non adeguata al momento e ai compiti.
Siamo in un momento di massimo riconoscimento sociale, eppure si lavora in modo scollegato, ognuno referente di se stesso.
Ci vuole una strategia complessiva a cui rifarsi.
Ci vuole un processo decisionale più maturo e costruito sul confronto e sulle scelte comuni
La dimensione delle organizzazioni e la partecipazione: da una parte la richiesta di allargamento della base sociale anche a piccole organizzazioni e dall'altra il fatto che tantissime
realtà non riescono a confrontarsi o a partecipare, per cui ci sono oggi più soci che non si confrontano o non riescono a partecipare, e questo crea problemi di governance.
Le alternative che sono emerse: aggregazione sul territorio, strutture di supporto tra i soci, più poteri ai coordinamenti territoriali.

N:B:

Non tutti hanno preso la parola, non si è affrontato il problema dei competitor
VERBALE dei presenti e degli interventi:

CdA: Trevisani, Galardi

CSN: Angela Arcangeli

Soci:
Coop Solidarietà Brescia,
Coop Ex Aequo Bologna,
Coop El Ceibo, Coop Pace e Sviluppo,
Senza Confini Brez Meja, Trieste,
Coop Mandacarù Trento, Coop Quetzal Modica,
Ass Mondodomani Bitonto,
Coop Il Mandorlo Pescara,
Coop Lo pan Ner Aosta,
Coop Chico Mendes. Milano;
Ass Nuova Solidarietà, Finale Ligure
Coop Acli S. Gaetano- Bandera Florida (Mirano)
Ass. lavoratori Altromercato
Coop CTM Treviglio
Coop Nazca Milano
Coop Trerre Solidali Sanremo
Coop Pacha Mama Rimini
Coop Non solo Noi Cremona
Coop Nuova Solidarietà Clusone
Coop Il Mappamondo Chioggia



Interventi
Tina (Nazca):
Domanda: Vediamo ancora tra 10 anni un ruolo centrale delle Botteghe? Se sì, c’è molto da lavorare sulla sostenibilità se vogliamo essere “impresa commerciale”; e non parlo di un
margine dell1-2% in più, ma di qualcosa di più profondo.
Secondo me il “sistema” italiano ha ancora senso; dobbiamo lavorarci sopra
Daniele (Nuova Solidarietà Clusone):
Devono rimanere le Botteghe, ma bisogna crescere in numero di soci e di Botteghe per presidiare il territorio; la sostenibilità la troviamo anche in un secondo momento, ma
dobbiamo essere più presenti; il segnale che deve dare il Consorzio è esattamente l’opposto di quello dato per l’entrata dei nuovi soci approvato a Milano;
Giorgio (il Mappamondo Chioggia):
per vedere il futuro, dobbiamo vedere il presente: cosa facciamo adesso vuol dire costruire il futuro!
Il fatto è che adesso stiamo costruendo a macchia di leopardo, ognuno per sè!
Adesso che abbiamo il massimo riconoscimento (Agices, leggi regionali, ecc.), siamo qui a lamentarci! Non sappiamo usare al meglio la nostra macchina: abbiamo organi interni
“sprecati”, un operativo contestato, ecc. ecc.: è un problema di governance.
Tutti ci riconoscono per il nostro valore e noi non riusciamo a “fare girare la macchina”.
Secondo me il problema è che noi produciamo tanti pensieri disordinati (incazzature, proteste, proposte, ..) e non sappiamo fare una sintesi costruttiva. E poi ci “rivaliamo” sul Cda
dandogli la colpa di ogni lamentela. Bisogna fare funzionare gli organi intermedi, sia del Consorzio che fuori (Consorzi regionali, ecc.).
Sulla governance interna: tutti noi ragioniamo si ogni cosa con l’ottica della nostra realtà e chiediamo al CdA di soddisfare i nostri singoli bisogni. E’ sbagliato.
Ci vuole una proposta complessiva, non possiamo ragionare per esempio sui ristorni se “ex ante o post”, sui punti di margine, ecc. ecc. presi singolarmente.
Noi siamo “Lievito”: non dobbiamo avere paura “dell’esterno” (es. GDO) siamo noi che facciamo crescere ogni cosa che riguarda il ces.
Patrizio (Il Mandorlo Pescara)
A Pescara il Mandorlo ha 15 anni e però in questi anni sono nate 4 realtà collegate “all’economia responsabile”; sono nate dal seme del Mandorlo.
E’ fondamentale essere più radicati sul territorio.
Siamo etici, più o meno sostenibili, dobbiamo fare crescere il territorio
Paolo (Mandacarù Trento)
Se tutti (o quasi) esistiamo da anni, è perché siamo sostenibili; dobbiamo diventare “trendy” come il bio: è questo il nostro compito: fare cultura e informazione; e non è detto che il
fatturato del ces, dobbiamo farlo noi.
Rosa (Mondodomani Bitonto)
Lavorare e investire molto nel proporre il ces in modo leggero (come diceva Federico Taddia), creando cultura attraverso più “leggerezza” nel messaggio. Lo sviluppo lo penso come
una presenza più fitta di botteghe in rete, anche al Sud
Roberto (Pace e Sviluppo)
 Rimaniamo equo solidali o diventiamo “solo” economia solidale? 2 centralità: produttori e Botteghe come luoghi culturali (non è così importante l’aspetto economico, il 50% di
vendita alle Botteghe). Non guardiamo solo il nostro ombelico, andiamo oltre il localismo e gli spazi scoperti sono da coprire insieme.
Federico (Bandera Florida):
Il Consorzio sta cambiando: + GDO, partecipate. Va bene: questo grande fatturato però deve andare a vantaggio delle Botteghe, ma di tutte le Botteghe.
Governance: la “filiera” è corta: non si può venire in assemblea e avere un rapporto “diretto” soci-CdA, inoltre un socio che arriva in assemblea e “dice la sua” ha lo stesso peso di
un’idea emersa da ore e ore di incontri nei coordinamenti …. C’è un problema di rappresentanza, abbiamo qualcuno dietro o si parla per se?
Mauro ( Solidarietà Brescia)
Cosa vedo tra 10 anni?: Consorzio politicamente più forte e attivo sul territorio legato con altre realtà “similari” (libera, ecc..); economico: la GDO va bene, che cresca, ma gestito con
attenzione. Botteghe formazione di consumo critico. la sostenibilità economica non è secondaria a quella culturale, ma non deve essere il problema predominante, perché altrimenti
non possiamo concentrarci sull’aspetto culturale.
Giovanni (Chico Mendes)
Il tema della sostenibilità è forte, non ridimensioniamolo. Le Botteghe non devono fare fatturato? NO. Dobbiamo essere centrali anche economicamente, altrimenti non stiamo in
piedi neanche culturalmente.
Il Consorzio deve produrre nel territorio un’imprenditorialità variegata, non solo le Botteghe. Le Botteghe non devono più essere solo un canale distributivo del Consorzio, ma di più.
Il PES deve essere più elastico, deve prevedere, permettere, agevolare nuove possibilità.
Luca (Aosta)
      1) Abbiamo parlato di presidiare il territorio, di Botteghe anche piccole, ma diffuse: ma l’anno scorso abbiamo approvato il cambiamento di statuto che di fatto impedisce ogni
          nuova entrata di socio. Perché?
      2) No vogliamo rischiare di essere “ostaggio” della GDO? Facciamo una nuova società CTM-GDO che segue solo quest’aspetto
Francesco (EXAequo- Bologna)
Se noi facciamo i buoni e gli altri sono “cattivi” rimaniamo fermi agli stessi numeri; come diceva Taddia non è così. Crescere la vendita di materie prime. 2 obiettivi: produttori e clienti
Stefano (Cremona)
C’è bisogno del Solidale italiano
Maria (Trieste)
Il modello Bottega italiano è positivo. Bene l’attenzione al Solidale Italiano, altrimenti siamo “troppo lontani” dalle riflessioni delle persone
Sara (CTM) (portaparola di assolavoratori)
Per i produttori: devono essere sempre più attori principali anche nelle scelte strategiche del Consorzio
Società civile: la sostenibilità delle Botteghe è punto centrale
Lavoratori: maggiore professionalità
Identità: attenzione a non inseguire tutti perché rischiamo di perdere identità
Consumatori:
Più unione Botteghe-operativo
Andrea (CdA)
Statuto: il canale privilegiato sono le Botteghe (più del 50%); di fatto siamo già fuori se consideriamo che le vendite rp in realtà non sono ai soci. Se le Botteghe non fanno economia
spariscono (come nel resto d’Europa): non si può fare solo cultura.
A 10 anni: 3 strutture del Consorzio: GDO, materie prime, Botteghe: lo vedo bene, ma un problema enorme: l’organizzazione attuale del CDA non permette di discutere queste cose:
non c’è il tempo
Saro (Quetzal)
Sarebbe bello che anche le trasformazioni fossero fatte nel sud del mondo o che “contaminassimo” i trasformatori nazionali inserendo nelle loro lavorazioni ingredienti equi
Pietro (Treviglio)
Il futuro è già in atto: probabilmente, come dice Andrea, ci saranno più CTM per le varie attività
Alessandro (CdA)
          Note tecniche: Poco tempo: non tutti hanno parlato; Due temi (futuro e Governance) enormi e forse non erano da mettere insieme Nessuno ha parlato dei competitor, che
          invece sono fondamentali
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  • 1. Gruppo 1) IL CONSORZIO DOMANI Se proviamo a pensare il nostro Consorzio a dieci anni come lo immaginiamo? Quali sono i fattori che ne possono limitare la crescita? Come mantenere centrale il ruolo dei soci in un mercato che evolve rapidamente? Il Consorzio deve sempre cercare di diffondere la sua azione sui nuovi mercati? Esiste un problema di governance del Consorzio nella forma attuale? Come prevenire l’esplosione di future contraddizioni? sintesi delle idee È quello che già abbiamo incominciato a costruire, è l’oggi che lo determina. E’ un consorzio che realizza una diffusione più incisiva del commercio equo in termini di numeri, presenza sul territorio, relazioni e di comunicazione del valore e necessità. Un consorzio che mantiene le 2 caratteristiche fondamentali e irrinunciabili: • i produttori e una relazione sempre più significativa con loro; l’obiettivo rimane quello di costruire una economia giusta e dare sbocchi al lavoro dei produttori • le botteghe; sono il modo privilegiato di diffusione sul territorio del messaggio e dei prodotti ma che anche • è capace di dialogare con altre realtà sociali, dal solidale italiano alle coop locali, con una certa elasticità e volontà di contaminare gli altri e accogliere stimoli e novità, mantenendo la sua identità nel commercio equo e solidale a favore del Sud del mondo • diffonde i propri prodotti attraverso altri canali, la Gdo, e altro; fornisce materie prime a , …. Invade il mercato Circa le botteghe si possono individuare vari aspetti di sviluppo: • la bottega si sviluppa come realtà centrale nel consorzio:  non necessariamente se la maggior parte delle vendite passa attraverso le botteghe  Ma se è il presidio territoriale diffuso, riconosciuto e vitale del consorzio è necessario quindi o che le botteghe svolgano sempre meglio il loro compito di vendita dei prodotti comes, o diventino luoghi privilegiati e caratterizzanti di informazione, diffusione, esperienza culturale del messaggio comes, ma per continuare a farlo devono essere luoghi vitali di commercio, capaci di attirare clienti e simpatizzanti e capaci di vendere e promuovere i prodotti o cerchino la sostenibilità (ci si chiede se ci sono strumenti diversi da quelli finora utilizzati, altre forme di redditività e progetti di rete con altri soci e consorzio) o che la sostenibilità delle botteghe sia aiutata e garantita a livello di consorzio da una visione strategica più ampia della sola dimensione commerciale, mentre a livello di organizzazione locale, il volontariato continui a contribuire, senza negare la creazione di posti di lavoro retribuiti e la ricerca di professionalità ed efficacia
  • 2. o le botteghe devono diventare più numerose e diffuse sul territorio. Pur di piccole dimensioni. Questo va in conflitto le norme di accettazione dei nuovi soci di statuto e regolamento soci? Quali possono essere gli strumenti per avere organizzazioni forti sul territorio e una diffusione massima di grandi ma anche di piccole realtà? Alcuni nodi: emergono due esigenze “contrastanti” : maggiore indirizzo da parte del consorzio per tipologie e più autonomia alle botteghe per diversificazioni che possono essere anche diverse da quelle proposte dal consorzio Il nodo delle due ipotesi sta nella capacità/possibilità della bottega di essere soggetto capace di stare sul territorio, coinvolgere volontari/e, e di conseguenze di poter articolarsi in modo da essere sostenibili sia con o senza volontari/e. Condiviso da tutti è che le altre gambe commerciali del consorzio devono essere funzionali a drenare risorse da trasferire alla gamba "Botteghe" e che le botteghe possono e devono ancora svolgere un grande ruolo di lievito sul territorio. Circa il consorzio: • maggior forza nella proposta, leggerezza nel saper declinare il messaggio, una visione strategica più unita • esiste un problema di governance. La struttura (e/o) l’organizzazione pare non adeguata al momento e ai compiti. Siamo in un momento di massimo riconoscimento sociale, eppure si lavora in modo scollegato, ognuno referente di se stesso. Ci vuole una strategia complessiva a cui rifarsi. Ci vuole un processo decisionale più maturo e costruito sul confronto e sulle scelte comuni La dimensione delle organizzazioni e la partecipazione: da una parte la richiesta di allargamento della base sociale anche a piccole organizzazioni e dall'altra il fatto che tantissime realtà non riescono a confrontarsi o a partecipare, per cui ci sono oggi più soci che non si confrontano o non riescono a partecipare, e questo crea problemi di governance. Le alternative che sono emerse: aggregazione sul territorio, strutture di supporto tra i soci, più poteri ai coordinamenti territoriali. N:B: Non tutti hanno preso la parola, non si è affrontato il problema dei competitor
  • 3. VERBALE dei presenti e degli interventi: CdA: Trevisani, Galardi CSN: Angela Arcangeli Soci: Coop Solidarietà Brescia, Coop Ex Aequo Bologna, Coop El Ceibo, Coop Pace e Sviluppo, Senza Confini Brez Meja, Trieste, Coop Mandacarù Trento, Coop Quetzal Modica, Ass Mondodomani Bitonto, Coop Il Mandorlo Pescara, Coop Lo pan Ner Aosta, Coop Chico Mendes. Milano; Ass Nuova Solidarietà, Finale Ligure Coop Acli S. Gaetano- Bandera Florida (Mirano) Ass. lavoratori Altromercato Coop CTM Treviglio Coop Nazca Milano Coop Trerre Solidali Sanremo Coop Pacha Mama Rimini Coop Non solo Noi Cremona Coop Nuova Solidarietà Clusone Coop Il Mappamondo Chioggia Interventi Tina (Nazca): Domanda: Vediamo ancora tra 10 anni un ruolo centrale delle Botteghe? Se sì, c’è molto da lavorare sulla sostenibilità se vogliamo essere “impresa commerciale”; e non parlo di un margine dell1-2% in più, ma di qualcosa di più profondo. Secondo me il “sistema” italiano ha ancora senso; dobbiamo lavorarci sopra Daniele (Nuova Solidarietà Clusone): Devono rimanere le Botteghe, ma bisogna crescere in numero di soci e di Botteghe per presidiare il territorio; la sostenibilità la troviamo anche in un secondo momento, ma dobbiamo essere più presenti; il segnale che deve dare il Consorzio è esattamente l’opposto di quello dato per l’entrata dei nuovi soci approvato a Milano; Giorgio (il Mappamondo Chioggia):
  • 4. per vedere il futuro, dobbiamo vedere il presente: cosa facciamo adesso vuol dire costruire il futuro! Il fatto è che adesso stiamo costruendo a macchia di leopardo, ognuno per sè! Adesso che abbiamo il massimo riconoscimento (Agices, leggi regionali, ecc.), siamo qui a lamentarci! Non sappiamo usare al meglio la nostra macchina: abbiamo organi interni “sprecati”, un operativo contestato, ecc. ecc.: è un problema di governance. Tutti ci riconoscono per il nostro valore e noi non riusciamo a “fare girare la macchina”. Secondo me il problema è che noi produciamo tanti pensieri disordinati (incazzature, proteste, proposte, ..) e non sappiamo fare una sintesi costruttiva. E poi ci “rivaliamo” sul Cda dandogli la colpa di ogni lamentela. Bisogna fare funzionare gli organi intermedi, sia del Consorzio che fuori (Consorzi regionali, ecc.). Sulla governance interna: tutti noi ragioniamo si ogni cosa con l’ottica della nostra realtà e chiediamo al CdA di soddisfare i nostri singoli bisogni. E’ sbagliato. Ci vuole una proposta complessiva, non possiamo ragionare per esempio sui ristorni se “ex ante o post”, sui punti di margine, ecc. ecc. presi singolarmente. Noi siamo “Lievito”: non dobbiamo avere paura “dell’esterno” (es. GDO) siamo noi che facciamo crescere ogni cosa che riguarda il ces. Patrizio (Il Mandorlo Pescara) A Pescara il Mandorlo ha 15 anni e però in questi anni sono nate 4 realtà collegate “all’economia responsabile”; sono nate dal seme del Mandorlo. E’ fondamentale essere più radicati sul territorio. Siamo etici, più o meno sostenibili, dobbiamo fare crescere il territorio Paolo (Mandacarù Trento) Se tutti (o quasi) esistiamo da anni, è perché siamo sostenibili; dobbiamo diventare “trendy” come il bio: è questo il nostro compito: fare cultura e informazione; e non è detto che il fatturato del ces, dobbiamo farlo noi. Rosa (Mondodomani Bitonto) Lavorare e investire molto nel proporre il ces in modo leggero (come diceva Federico Taddia), creando cultura attraverso più “leggerezza” nel messaggio. Lo sviluppo lo penso come una presenza più fitta di botteghe in rete, anche al Sud Roberto (Pace e Sviluppo) Rimaniamo equo solidali o diventiamo “solo” economia solidale? 2 centralità: produttori e Botteghe come luoghi culturali (non è così importante l’aspetto economico, il 50% di vendita alle Botteghe). Non guardiamo solo il nostro ombelico, andiamo oltre il localismo e gli spazi scoperti sono da coprire insieme. Federico (Bandera Florida): Il Consorzio sta cambiando: + GDO, partecipate. Va bene: questo grande fatturato però deve andare a vantaggio delle Botteghe, ma di tutte le Botteghe. Governance: la “filiera” è corta: non si può venire in assemblea e avere un rapporto “diretto” soci-CdA, inoltre un socio che arriva in assemblea e “dice la sua” ha lo stesso peso di un’idea emersa da ore e ore di incontri nei coordinamenti …. C’è un problema di rappresentanza, abbiamo qualcuno dietro o si parla per se? Mauro ( Solidarietà Brescia) Cosa vedo tra 10 anni?: Consorzio politicamente più forte e attivo sul territorio legato con altre realtà “similari” (libera, ecc..); economico: la GDO va bene, che cresca, ma gestito con attenzione. Botteghe formazione di consumo critico. la sostenibilità economica non è secondaria a quella culturale, ma non deve essere il problema predominante, perché altrimenti non possiamo concentrarci sull’aspetto culturale. Giovanni (Chico Mendes) Il tema della sostenibilità è forte, non ridimensioniamolo. Le Botteghe non devono fare fatturato? NO. Dobbiamo essere centrali anche economicamente, altrimenti non stiamo in piedi neanche culturalmente.
  • 5. Il Consorzio deve produrre nel territorio un’imprenditorialità variegata, non solo le Botteghe. Le Botteghe non devono più essere solo un canale distributivo del Consorzio, ma di più. Il PES deve essere più elastico, deve prevedere, permettere, agevolare nuove possibilità. Luca (Aosta) 1) Abbiamo parlato di presidiare il territorio, di Botteghe anche piccole, ma diffuse: ma l’anno scorso abbiamo approvato il cambiamento di statuto che di fatto impedisce ogni nuova entrata di socio. Perché? 2) No vogliamo rischiare di essere “ostaggio” della GDO? Facciamo una nuova società CTM-GDO che segue solo quest’aspetto Francesco (EXAequo- Bologna) Se noi facciamo i buoni e gli altri sono “cattivi” rimaniamo fermi agli stessi numeri; come diceva Taddia non è così. Crescere la vendita di materie prime. 2 obiettivi: produttori e clienti Stefano (Cremona) C’è bisogno del Solidale italiano Maria (Trieste) Il modello Bottega italiano è positivo. Bene l’attenzione al Solidale Italiano, altrimenti siamo “troppo lontani” dalle riflessioni delle persone Sara (CTM) (portaparola di assolavoratori) Per i produttori: devono essere sempre più attori principali anche nelle scelte strategiche del Consorzio Società civile: la sostenibilità delle Botteghe è punto centrale Lavoratori: maggiore professionalità Identità: attenzione a non inseguire tutti perché rischiamo di perdere identità Consumatori: Più unione Botteghe-operativo Andrea (CdA) Statuto: il canale privilegiato sono le Botteghe (più del 50%); di fatto siamo già fuori se consideriamo che le vendite rp in realtà non sono ai soci. Se le Botteghe non fanno economia spariscono (come nel resto d’Europa): non si può fare solo cultura. A 10 anni: 3 strutture del Consorzio: GDO, materie prime, Botteghe: lo vedo bene, ma un problema enorme: l’organizzazione attuale del CDA non permette di discutere queste cose: non c’è il tempo Saro (Quetzal) Sarebbe bello che anche le trasformazioni fossero fatte nel sud del mondo o che “contaminassimo” i trasformatori nazionali inserendo nelle loro lavorazioni ingredienti equi Pietro (Treviglio) Il futuro è già in atto: probabilmente, come dice Andrea, ci saranno più CTM per le varie attività Alessandro (CdA) Note tecniche: Poco tempo: non tutti hanno parlato; Due temi (futuro e Governance) enormi e forse non erano da mettere insieme Nessuno ha parlato dei competitor, che invece sono fondamentali