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GLI AMBIENTI DELLA
TERRA
Programma di
Geografia a.s.
2011 – 2012
Classe III A
Scuola Media Pio X
Artigianelli
Prof. Matteo Biagi
Scuola Media Pio X Artigianelli -
Geografia - Prof. Matteo Biagi
1
"Che cosa fate qui?"
"Sono un geografo", disse il
vecchio signore.
"Che cos'e' un geografo?"
"E' un sapiente che sa dove
si trovano i mari, i fiumi, le
citta', le montagne e i
deserti".
"E' molto interessante",
disse il piccolo principe,
"questo finalmente e' un
vero mestiere!"
Antoine de Saint-Exupery, Il
piccolo principe
2
Le fasce climatiche
3
A seconda della posizione rispetto
all’Equatore un determinato luogo può avere
una certa esposizione ai raggi del Sole in
termini di quantità (ore di luce) e qualità
(intensità del calore) ; quest’ultima è massima
quando i raggi giungono perpendicolari e
diminuisce con l’accentuarsi della loro
inclinazione.
Le regioni comprese tra i due tropici, con al
centro l’Equatore, non hanno grandi differenze
di temperatura nell’arco dell’anno (la durata
delle ore di luce e l’intensità rimangono
pressoché costanti).
Procedendo verso nord o verso sud dai tropici
la situazione varia decisamente. A estati con
giornate lunghe e calde si alternano inverni
con poche ore di luce e basse temperature..
Oltre i circoli polari si raggiunge la differenza
massima nell’arco dell’anno tra ore di luce e
ore di buio (nel solstizio d’estate ci sono 24
ore di luce al polo nord, e 24 ore di luce al
polo sud, e viceversa nel solstizio d’inverno).
4
GLI AMBIENTI DEI CLIMI CALDI
5
La fascia compresa tra i due tropici è quella che riceve la
maggior quantità di calore solare ed è pertanto chiamata
zona torrida. La sua temperatura si mantiene elevata tutto
l’anno, con medie intorno ai 20-25 gradi, perché il Sole, nel
suo moto apparente annuale, si trova sempre allo zenit,
cioè sulla verticale; in questo modo i raggi solari, quasi
perpendicolari, determinano un forte riscaldamento diurno,
costante tutto l’anno perché la durata della notte e quella
del dì sono praticamente uguali.
Se le temperature sono generalmente alte in tutta la fascia
intertropicale, le piogge invece hanno un regime che varia
molto con la latitudine.
Presso l’Equatore il clima è perennemente caldo e umido,
le piogge sono frequenti e abbondanti e le differenze
stagionali sono del tutto assenti: questo è il regno della….
6
Foresta pluviale
7
La foresta è
caratterizzata
dalla grande
varietà e
densità di
specie
vegetali:
alberi, erbe e
cespugli che
sviluppano 4
livelli diversi.
Le palme, cui
serve molta
luce, hanno
grandi altezze
Altre piante,
che amano
l’ombra, come
le felci,
restano più
basse.
La foresta stratificata
8
Alcune piante del sottobosco vivono sui fusti degli alberi più alti,
lasciando pendere le loro radici, le liane.
9
Animali della foresta pluviale
10
11
12
13
14
15
16
17
Dove si trovano le foreste pluviali?
18
Che fa l’uomo nella foresta pluviale?
• La foresta è un ambiente difficile; i pochi
gruppi che la abitano vivono ai suoi
margini, lungo i fiumi. L’agricoltura non è
molto redditizia perché i suoli sono poco
profondi e senza la protezione degli alberi
vengono rapidamente erosi.
• Si pratica agricoltura di sussistenza
(manioca e banane)
• Agricoltura di piantagione (caucciù, olio di
palma, cacao, banane) 19
Nella foresta pluviale resistono soltanto alcuni sparuti gruppi di raccoglitori e di cacciatori, come ad
esempio i Pigmei dell'Africa centrale, gli Indios dell'Amazzonia e i Papua della Nuova Guinea.
20
Ancora oggi alcune tribù, come i Bantu, ricorrono al sistema di agricoltura itinerante definito “taglia e brucia”
(slash and burn): dopo che un gruppo si è stabilito in una radura, la vegetazione spontanea di una radura
vicina viene estirpata e bruciata, quindi si coltivano i campi per due o tre anni di seguito, sempre con la stessa
pianta (manioca, miglio, sorgo). Quando il suolo, impoverito, diviene improduttivo, i contadini si spostano alla
ricerca di un altro luogo
21
Un ambiente particolare: la
Foresta monsonica
La foresta pluviale
monsonica è
caratteristica delle
coste dell'India, del
Myanmar e del Sud-
Est asiatico,
interessate dal
fenomeno stagionale
delle piogge
monsoniche. A
periodi di intense
precipitazioni che
alimentano la
vegetazione
lussureggiante, si
alternano periodi di
siccità, durante i
quali le piante
decidue perdono le
foglie. 22
Il paesaggio della foresta monsonica
ha subito profonde trasformazioni da
parte dell’uomo, che vi coltiva il riso.
Uno dei paesaggi tipici dell’Asia
monsonica è quindi la risaia, con
grande frammentazione della proprietà
e frequente ricorso a terrazzamenti.
Nella foto in basso, le verdi risaie di
Bali, Indonesia. A destra, si coglie
perfettamente come le risaie siano
perlopiù sommerse di acqua.
23
Nell'Asia del Sud-est solo il 10% del territorio è
ancora ricoperto dalle foreste. Sono stati
compiuti ampi disboscamenti per sfamare una
popolazione in costante e rapida crescita. Le
piogge monsoniche, abbondanti da maggio a
settembre, permettono l'irrigazione dei terreni e
la coltura del riso, che, permettendo anche tre
raccolti l'anno, è più conveniente di altre colture.
24
L’Amazzonia, polmone del pianeta
25
26
La foresta amazzonica svolge una
funzione fondamentale nella
regolazione del clima. Assorbe
una grande quantità di calore
solare, garantisce circa un quinto
dell'acqua dolce mondiale e
influenza le correnti oceaniche
che influiscono sul clima.
Il suo ruolo fondamentale consiste
però nell'assorbimento
dell'anidride carbonica presente
nell'atmosfera
la Foresta amazzonica ha un'incomparabile
biodiversità.
Nella regione vivono circa 2,5 milioni di specie
di insetti, 40.000 specie di piante, e 2.000
specie di uccelli e mammiferi. Secondo i dati,
almeno 40.000 specie di piante, 3.000 specie
di pesci, 1.294 specie di uccelli, 427 specie di
mammiferi, 427 specie di anfibi e 378 specie
di rettili sono stati classificati nella regione. Gli
scienziati hanno descritto fra le 96.669 e
128.843 specie di invertebrati solo in Brasile 27
L’Amazzonia è anche, purtroppo, un
ambiente minacciato. Nel corso degli
ultimi 20 anni sono stati tagliati 240.000
km quadrati di foresta. Un’équipe di
biologi guidata dall’americano
W.Laurence stima che l’Amazzonia
potrebbe quasi sparire in pochi
decenni, riducendosi fino al 4,7% della
sua dimensione originaria.
28
1975 1986 1992
29
Perché si deforesta?
1) Per il commercio di legname
Il consumo prevalente del legname è, ovviamente,
quello dei paesi più industrializzati. Nel mondo, oggi,
è stimato un uso di 46 kg a persona all’anno di carta.
Ogni italiano ne consuma tra i 150 e i 200 kg.
Nonostante l’introduzione della carta riciclata,
ancora oggi circa il 55% del consumo di carta deriva
direttamente da alberi abbattuti.
30
Non è facile collegare, a prima vista, gli hamburger e
le bistecche con l’estinzione di specie animali e
vegetali e la deforestazione dei tropici. A Panama,
Costa Rica, Guatemala e in altri Paesi dell’America
centrale e latina, si brucia la foresta tropicale per
creare spazi destinati all’allevamento di bestiame.
Nel 1980 si è calcolato che il 72% della
deforestazione amazzonica in Brasile è servito ad
ottenere pascoli per il bestiame. Gli Stati Uniti
importano il 33% di tutta la carne di manzo del
mercato mondiale e quindi la quasi totalità della
produzione dei pascoli tropicali; anche l’Europa ne
importa. Per produrre la carne di due soli hamburger
in una foresta tropicale è necessario uno spazio di
circa 24 metri quadri, pari alla superficie della tua
classe. In questa area, che produce 100 g di carne
macinata, sono ospitate mediamente oltre 500
chilogrammi di materia vivente, piante, fiori, farfalle,
uccelli, scimmie.
Fonte: italy.peacelink.org
2) L’allevamento
31
3) La costruzione di strade
Spesso i governi dell’America latina costruiscono strade in aree forestali, con lo
scopo di favorire lo spostamento di masse di popolazione dalle città. 32
Gli effetti della deforestazione
• effetti negativi sul clima (global warming)
• perdita di biodiversità (estinzione di specie
animali e vegetali
• Il territorio è soggetto ad inondazioni
• Minaccia per la vita delle popolazioni indigene
33
Avvicinandosi ai tropici, il
regime delle piogge cambia:
si alternano infatti uno o due
periodi delle piogge ad
altrettanti periodi asciutti.
Il paesaggio tipico di queste
regioni è la SAVANA,
costituita da vasti spazi di
vegetazione erbacea in cui
predominano le graminacee
alternati a tratti con cespugli
e rari alberi (baobab e
acacie soprattutto)
34
L’aspetto della savana è legato al regime delle piogge: durante la stagione
delle piogge la vegetazione è rigogliosa, l’erba cresce fino a tre metri di
altezza e le rare piante si coprono di foglie; durante la stagione secca
l’erba ingiallisce fino a seccare e piante e cespugli perdono le foglie.
35
Dove si trova la Savana?
36
Grazie alla sua flora ed ai suoi spazi, la Savana è ricca
di animali. Eccone una breve rassegna:
37
38
39
40
41
42
43
44
45
Che fa l’uomo nella Savana?
• Le colture di piantagione (caffè, arachidi, cotone, purché
sia possibile irrigare
• L’allevamento, sia nomade che sedentario
• Agricoltura di sussistenza (cereali poveri come miglio e
sorgo)
46
Via via che ci si allontana dall’Equatore, a nord come a sud, diminuiscono i
giorni piovosi e la quantità delle piogge. Alle latitudini di 30-35° le precipitazioni
quasi scompaiono. Si forma così, con graduale transizione dalla Savana, il
paesaggio del predeserto e del deserto, in cui il mantello vegetale diviene un
po’ per volta discontinuo, le erbe lasciano il posto a piante grasse, gli alberi si
diradano e lasciano il suolo privo quasi del tutto di vegetazione. Subentrano
nude distese rocciose o sabbiose.
47
Ed è così che sotto i raggi del sole, in un’atmosfera secca e con
il cielo sereno, il suolo raggiunge le temperature più alte della
terra. (fino a 60°). Ma l’assenza di vegetazione fa sì che il calore
si disperda rapidamente dopo il tramonto, con FORTE
ESCURSIONE TERMICA GIORNALIERA: da 50° a pochi gradi
sopra lo zero
48
I frequenti venti, che spirano nella stessa direzione,
provocano il lento spostamento delle dune di sabbia ed
esercitano un’azione erosiva sulle rocce, modellandone le
forme. Il deserto, quindi, non è una monotona distesa di
sabbia, ma presenta una notevole varietà di aspetti. 49
In un ambiente così ostile la
vegetazione ha dovuto
adattarsi: ci sono piante
effimere, che si sviluppano
solo nei brevi periodi di
pioggia, e piante perenni,
che si adattano in vario
modo all’umidità.
Nell’immagine, la
caralluma, tipica del Kenya,
con il fusto rigonfio per
immagazzinarvi l’acqua e le
foglie trasformate in spine
per ridurre la traspirazione
e la perdita d’acqua.
50
A seconda dell’aspetto del deserto, si parla di ERG (DESERTO
SABBIOSO),
51
HAMMADA, o deserto roccioso, (Nella foto, un tratto roccioso del Sahara in Marocco)
52
il serir , formato da uno strato di ciottoli e ghiaia
53
Esistono anche deserti di sale, detti chott, che si formano in seguito all’evaporazione dell’acqua di
laghi salati.
Nell’immagine, Chott el-Jerid , nel sud-ovest della Tunisia.
54
55
Il deserto più grande del mondo è il Sahara, esteso dall’Oceano
Atlantico al Mar Rosso, su una superficie di oltre 9.000.000 di
Km2.
56
Altro importante deserto africano è il Kalahari, che è parte di un immenso
altopiano africano e si trova ad una altezza media di 900 metri. Copre il
70% del territorio del Botswana e parti dello Zimbabwe, della Namibia e
del Sudafrica. Nell’immagine, un gruppo di suricati, abitanti tipici del
Kalahari.
57
Scenograficamente molto bello è anche il deserto costiero della Namibia, sulla
costa atlantica dell’Africa meridionale, chiamato Skeleton Coast, nome che si
riferisce agli innumerevoli relitti spiaggiati. lungo la costa 58
In Asia, oltre al deserto arabico, simile per tipologia al Sahara, spicca il deserto del Gobi, che si
trova a nord della Grande Muraglia cinese, a cavallo tra la Mongolia interna e la Mongolia
esterna.Nella foto, tramonto sul Taklamakan, la propaggine occidentale del deserto di Gobi, In
turco il termine significa: se ci vai, non ne esci più. 59
Nell’America
del nord ci
sono zone
desertiche in
California, in
Arizona e nel
Messico.
Nelle foto, tre
immagini
dell’Arizona
Desert e una
foto aerea
che ne mostra
l’estensione
60
L’uomo nel deserto
1 – Allevamento nomade
2 – Agricoltura sedentaria
61
Allevatori per eccellenze sono i Tuareg, una popolazione africana che vive nomade nel
Sahara (soprattutto Mali e Niger). Ai Tuareg spetta il merito di aver introdotto l'utilizzo dei
dromedari, animali resistenti, ideali per lunghi trasferimenti e utili fornitori di latte.
"Mettiti in cammino anche se l'ora non ti piace. Quando arriverai l'ora ti
sarà comunque gradita" , recita un proverbio Tuareg.
62
Gli allevatori del deserto allevano per lo più mucche,
pecore, capre e asini.Questi animali possono offrire latte,
carne, cuoio, lana e corna. I pastori utilizzano questi
prodotti anche come merce di scambio.
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63
L’agricoltura sedentaria è possibile nelle oasi, aree di vegetazione isolata, che di solito
circondano una sorgente o una simile fonte d'acqua naturale.
In realtà un’oasi non è mai un fatto naturale. Per oasi infatti si intende tutto il complesso
ecosistema formato da insediamento umano, palmeto, coltivazioni e spesso elaborati
sistemi di raccolta e gestione dell’acqua. Si tratta quindi di un paesaggio culturale in cui
le palme da dattero sono piantate e meticolosamente coltivate e dove si arriva a volte a
controllare anche gli stessi sistemi dunari creando dune artificiali protettive.
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64
Una
piscina
naturale
nell’oasi
di
Tozeur,
in
Tunisia.
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65
Alle medie latitudini, intorno
ai 45 gradi, due ampie zone
della terra godono di un
clima temperato.
Gli ambienti situati in
questa doppia fascia
presentano caratteristiche
molto diverse. I tre ambienti
fondamentali delle zone
temperate sono:
-L’AMBIENTE
MEDITERRANEO
-LA PRATERIA
-LA FORESTA DI
LATIFOGLIE
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66
L’AMBIENTE MEDITERRANEO
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67
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68
Si chiamano mediterranee le regioni in cui il mare si insinua tra le terre, con
l’effetto di conservazione del calore che conosciamo
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69
La triade mediterranea
Vite, olivo e grano.
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70
Altra coltivazione tipica
mediterranea è quella degli
agrumi. Con i loro colori brillanti e
il sapore fresco, gli agrumi sono
un dono della natura che rallegra
il periodo più freddo e buio
dell'anno.
Mi ricordo di un aranceto murato
a Massa, verso la riviera di
Amalfi, se non mi inganna la
memoria - Ero mal guarito d'un
filtro malvagio - Ero sbigottito
come se fossi penetrato in un
labirinto immaginabile - I tronchi
parevano scolpiti nella pietra
delle grotte segrete. Il fiore era
come la spuma da cui nasce la
carne immortale - L'ombra era
quasi acquatile, modulata dal
canto di non so quale sirena
bandita dal mare
(G.D’Annunzio, Notturno)
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71
Nelle aree non utilizzate per l’agricoltura, è possibile trovare una vegetazione
spontanea, sia di tipo forestale, sia la cosiddetta “Macchia mediterranea”,
formazione vegetale caratterizzata dalla presenza di alberi e arbusti
sempreverdi di medie e basse dimensioni (altezza di 3-5 m) e suolo
prevalentemente siliceo.
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72
Anche fuori dall’Europa si
possono trovare aree a
clima mediterraneo. Nella
foto, la costa californiana
del Big Sur.
Clima mediterraneo
presentano anche il
Sudafrica, alcune zone
dell’Australia, della Cina,
del Cile.
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73
AMBIENTI MEDITERRANEI NEL MONDO
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74
Nella parte interna dei continenti, a notevole distanza dai mari, vi sono zone dove
la vegetazione è costituita da piante erbacee grasse. Le praterie temperate
includono la grande prateria nordamericana, la pampa dell'Argentina e le steppe
dell'Europa (inclusa la puszta, in Ungheria).
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75
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76
L’ attività principale delle praterie temperate è l’allevamento di bovini, ovini e
cavalli. Spesso il paesaggio originario è stato trasformato con la coltura dei
cereali.
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77
Il paesaggio che domina nelle zone temperate
più umide è la foresta di latifoglie. Le regioni
temperate sostengono una ricca crescita
vegetale durante l'estate, quando l'acqua è
abbondante, ma nella stagione fredda
richiedono adattamenti per la sopravvivenza.
Un adattamento chiave delle piante decidue è
l'abilità di produrre foglie estive e di lasciarle
poi cadere alla fine della stagione di crescita.
Questo ricco e diversificato bioma contiene
associazioni di molte specie di alberi (es.
quercia, betulla, faggio, olmo, ecc.) al di sotto
dei quali si sviluppa un sottobosco di alberi pi ù
bassi, di arbusti e di piante erbacee.
La maggior parte delle foreste che un tempo
ricopriva la Terra fu eliminata dall'uomo un
migliaio di anni fa, gran parte per ricavarne
del legno.
Con la scomparsa della foresta sono
scomparse anche le tigri siberiane, gli orsi, le
gru e molte altre specie uniche in via di
estinzione.
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78
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79
La taiga o foresta boreale è un bioma caratterizzato da foreste di
conifere. La vegetazione è formata da abeti, larici e pini, con foglie
aghiformi presenti tutto l'anno; è spesso presente anche la betulla. Nella
taiga si alternano alla foresta zone umide che formano acquitrini, paludi e
torbiere. Le foreste di conifere sono molto importanti dal punto di vista
economico: gran parte del legname prodotto per l'industria deriva proprio
dallo sfruttamento di queste foreste. Inoltre la taiga rappresenta un
importante riserva forestale del pianeta in gran parte conservata in buono
stato. La taiga offre riparo e alimentazione a molti animali della tundra,
che sopraggiungono spinti dai rigori invernali.
Scuola
Media Pio
X
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-
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- Prof.
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Biagi
80
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81
Lungo i fiumi, nei laghi e nelle
paludi che caratterizzano la taiga
vivono colonie di castori, mentre
sugli alberi trovano cibo e rifugio
altri mammiferi e roditori come il
ghiro e lo scoiattolo, carnivori di
piccola taglia spesso dotati di
folte e pregiate pellicce come la
donnola, l'ermellino e altri
mustelidi, numerosi uccelli come
il picchio e il crociere e alcuni
rapaci diurni e notturni e molti
insetti divoratori di conifere. Nel
sottobosco si muovono poi grandi
erbivori come l'alce e il cervo, e
altri piccoli mammferi come il
topo ragno mentre più rari sono i
grandi carnivori come gli orsi, le
linci, i lupi e le volpi.
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82
Vivono nella taiga mongola gli ultimi Tsaatan, un popolo nomade di antiche origini il cui
nome significa in lingua mongola uomo-renna.
La sopravvivvenza degli Tsaatan, infatti, dipende totalmente dall'allevamento delle
renne: la loro carne ed il loro latte sono gli unici alimenti di tutto il popolo. La pelle delle
renne, inoltre, è utilizzata per le calzature e per le tende e le corna sono una preziosa
merce di scambio. La renna per i Tsaatan è sacra: quella più vecchia viene eletta spirito-
guida della famiglia ed è ornata con nastri colorati.
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83
Federico Pistone, milanese, quarantacinque anni, giornalista
che scrive per il "Corriere della Sera" ed è autore di racconti e
reportage da tutto il mondo per riviste specializzate, ha vissuto
con loro per un periodo. Dalla sua esperienza nasce un libro
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84
In prossimità del sessantatreesimo parallelo, le conifere della taiga lasciano
gradualmente il posto ad alberi nani e la boscaglia sostituisce il bosco. Più
avanti ancora, rimane solo una pianura ricoperta da piccoli arbusti, muschi,
licheni e poche specie di erbe: la TUNDRA.
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85
Qui l’inverno
dura a lungo,
con
temperature
sempre e
abbondante-
mente sotto lo
zero; il suolo
rimane
coperto di
neve per
quasi nove
mesi l’anno e
gela anche in
profondità,
per parecchi
metri
(PERMAFROST)
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86
Una delle poche risorse della
Tundra, nei mesi di disgelo, è
l’allevamento di renne, portato
avanti dai Lapponi
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87
Gli Eschimesi, o Inuit, sono una
popolazione dell'America
Settentrionale (ca. 40.000
individui) stanziata sulle coste
artiche dell'America e nella
penisola dei Čukči in Asia. Gli
Eschimesi vivono di caccia
(caribù, foche) e di pesca.
Per i trasporti si servono di slitte
trainate da cani e di imbarcazioni
in pelle di foca (kayak).
Caratteristiche sono le abitazioni,
costruite con blocchi di ghiaccio
disposti a forma di cupola sferica
(igloo). Animismo e magia
dominano la loro vita religiosa.
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88
La zona compresa tra il Circolo polare Artico e il Polo Nord, sulla cui
verticale brilla la Stella Polare, è detta Artide; quella ai suoi antipodi
Antartide. Questi sono i luoghi in cui i raggi solari arrivano più obliqui o
addirittura mancano del tutto (ai poli per sei mesi)
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89
IL CLIMA NIVALE
- INVERNI MOLTO LUNGHI (8 o 9 MESI) E
FREDDISSIMI, SOPRATTUTTO CON IL VENTO DEL
NORD
- PRECIPITAZIONI SCARSE E PREVALENTEMENTE
NEVOSE
- TEMPERATURE FINO A -45° IN INVERNO ED
ESCURSIONE TERMICA ANNUA CHE PUO’
SUPERARE I 60°
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90
ARTIDE E ANTARTIDE, MOLTE ANALOGIE…
QUALCHE DIFFERENZA
L’ARTIDE E’ UN MARE
CIRCONDATO DA TRE
CONTINENTI
L’ANTARTIDE E’ UN
CONTINENTE CIRCONDATO
DA TRE OCEANI
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91
Il Mar glaciale Artico è quasi
completamente ghiacciato. Lo
strato di ghiaccio che lo ricopre
quasi interamente si chiama
INLANDSIS. La banchisa
occupa tutta la zona
abitualmente chiamata POLO
NORD.
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92
Solo d’estate, al seguito di particolari imbarcazioni dette
ROMPIGHIACCIO, le navi mercantili possono solcare la fascia
meridionale del Mar Glaciale Artico.
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93
Il territorio antartico è prevalentemente montuoso: l’altitudine media è di 2300 metri.
Nell’Antartide sono registrate le temperature più basse della terra , oltre 80 sotto zero., e
la temperatura media è inferiore di dieci gradi a quella dell’Artide.
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94
A Vostok, in
Antartide, si è
registrato il record
mondiale di freddo:
-91, 5°
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95
Le condizioni climatiche sono proibitive per l’uomo: solo 4000 persone, nei mesi estivi,
vivono in alcune basi scientifiche, per studiare il clima e per individuare risorse minerarie
ed energetiche sepolte sotto il ghiaccio.
Nella foto, la stazione italo-francese Concordia, inaugurata nel 1991
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Gli ambienti della terra, presentazione di geografia

  • 1. GLI AMBIENTI DELLA TERRA Programma di Geografia a.s. 2011 – 2012 Classe III A Scuola Media Pio X Artigianelli Prof. Matteo Biagi Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 1
  • 2. "Che cosa fate qui?" "Sono un geografo", disse il vecchio signore. "Che cos'e' un geografo?" "E' un sapiente che sa dove si trovano i mari, i fiumi, le citta', le montagne e i deserti". "E' molto interessante", disse il piccolo principe, "questo finalmente e' un vero mestiere!" Antoine de Saint-Exupery, Il piccolo principe 2
  • 4. A seconda della posizione rispetto all’Equatore un determinato luogo può avere una certa esposizione ai raggi del Sole in termini di quantità (ore di luce) e qualità (intensità del calore) ; quest’ultima è massima quando i raggi giungono perpendicolari e diminuisce con l’accentuarsi della loro inclinazione. Le regioni comprese tra i due tropici, con al centro l’Equatore, non hanno grandi differenze di temperatura nell’arco dell’anno (la durata delle ore di luce e l’intensità rimangono pressoché costanti). Procedendo verso nord o verso sud dai tropici la situazione varia decisamente. A estati con giornate lunghe e calde si alternano inverni con poche ore di luce e basse temperature.. Oltre i circoli polari si raggiunge la differenza massima nell’arco dell’anno tra ore di luce e ore di buio (nel solstizio d’estate ci sono 24 ore di luce al polo nord, e 24 ore di luce al polo sud, e viceversa nel solstizio d’inverno). 4
  • 5. GLI AMBIENTI DEI CLIMI CALDI 5
  • 6. La fascia compresa tra i due tropici è quella che riceve la maggior quantità di calore solare ed è pertanto chiamata zona torrida. La sua temperatura si mantiene elevata tutto l’anno, con medie intorno ai 20-25 gradi, perché il Sole, nel suo moto apparente annuale, si trova sempre allo zenit, cioè sulla verticale; in questo modo i raggi solari, quasi perpendicolari, determinano un forte riscaldamento diurno, costante tutto l’anno perché la durata della notte e quella del dì sono praticamente uguali. Se le temperature sono generalmente alte in tutta la fascia intertropicale, le piogge invece hanno un regime che varia molto con la latitudine. Presso l’Equatore il clima è perennemente caldo e umido, le piogge sono frequenti e abbondanti e le differenze stagionali sono del tutto assenti: questo è il regno della…. 6
  • 8. La foresta è caratterizzata dalla grande varietà e densità di specie vegetali: alberi, erbe e cespugli che sviluppano 4 livelli diversi. Le palme, cui serve molta luce, hanno grandi altezze Altre piante, che amano l’ombra, come le felci, restano più basse. La foresta stratificata 8
  • 9. Alcune piante del sottobosco vivono sui fusti degli alberi più alti, lasciando pendere le loro radici, le liane. 9
  • 10. Animali della foresta pluviale 10
  • 11. 11
  • 12. 12
  • 13. 13
  • 14. 14
  • 15. 15
  • 16. 16
  • 17. 17
  • 18. Dove si trovano le foreste pluviali? 18
  • 19. Che fa l’uomo nella foresta pluviale? • La foresta è un ambiente difficile; i pochi gruppi che la abitano vivono ai suoi margini, lungo i fiumi. L’agricoltura non è molto redditizia perché i suoli sono poco profondi e senza la protezione degli alberi vengono rapidamente erosi. • Si pratica agricoltura di sussistenza (manioca e banane) • Agricoltura di piantagione (caucciù, olio di palma, cacao, banane) 19
  • 20. Nella foresta pluviale resistono soltanto alcuni sparuti gruppi di raccoglitori e di cacciatori, come ad esempio i Pigmei dell'Africa centrale, gli Indios dell'Amazzonia e i Papua della Nuova Guinea. 20
  • 21. Ancora oggi alcune tribù, come i Bantu, ricorrono al sistema di agricoltura itinerante definito “taglia e brucia” (slash and burn): dopo che un gruppo si è stabilito in una radura, la vegetazione spontanea di una radura vicina viene estirpata e bruciata, quindi si coltivano i campi per due o tre anni di seguito, sempre con la stessa pianta (manioca, miglio, sorgo). Quando il suolo, impoverito, diviene improduttivo, i contadini si spostano alla ricerca di un altro luogo 21
  • 22. Un ambiente particolare: la Foresta monsonica La foresta pluviale monsonica è caratteristica delle coste dell'India, del Myanmar e del Sud- Est asiatico, interessate dal fenomeno stagionale delle piogge monsoniche. A periodi di intense precipitazioni che alimentano la vegetazione lussureggiante, si alternano periodi di siccità, durante i quali le piante decidue perdono le foglie. 22
  • 23. Il paesaggio della foresta monsonica ha subito profonde trasformazioni da parte dell’uomo, che vi coltiva il riso. Uno dei paesaggi tipici dell’Asia monsonica è quindi la risaia, con grande frammentazione della proprietà e frequente ricorso a terrazzamenti. Nella foto in basso, le verdi risaie di Bali, Indonesia. A destra, si coglie perfettamente come le risaie siano perlopiù sommerse di acqua. 23
  • 24. Nell'Asia del Sud-est solo il 10% del territorio è ancora ricoperto dalle foreste. Sono stati compiuti ampi disboscamenti per sfamare una popolazione in costante e rapida crescita. Le piogge monsoniche, abbondanti da maggio a settembre, permettono l'irrigazione dei terreni e la coltura del riso, che, permettendo anche tre raccolti l'anno, è più conveniente di altre colture. 24
  • 26. 26
  • 27. La foresta amazzonica svolge una funzione fondamentale nella regolazione del clima. Assorbe una grande quantità di calore solare, garantisce circa un quinto dell'acqua dolce mondiale e influenza le correnti oceaniche che influiscono sul clima. Il suo ruolo fondamentale consiste però nell'assorbimento dell'anidride carbonica presente nell'atmosfera la Foresta amazzonica ha un'incomparabile biodiversità. Nella regione vivono circa 2,5 milioni di specie di insetti, 40.000 specie di piante, e 2.000 specie di uccelli e mammiferi. Secondo i dati, almeno 40.000 specie di piante, 3.000 specie di pesci, 1.294 specie di uccelli, 427 specie di mammiferi, 427 specie di anfibi e 378 specie di rettili sono stati classificati nella regione. Gli scienziati hanno descritto fra le 96.669 e 128.843 specie di invertebrati solo in Brasile 27
  • 28. L’Amazzonia è anche, purtroppo, un ambiente minacciato. Nel corso degli ultimi 20 anni sono stati tagliati 240.000 km quadrati di foresta. Un’équipe di biologi guidata dall’americano W.Laurence stima che l’Amazzonia potrebbe quasi sparire in pochi decenni, riducendosi fino al 4,7% della sua dimensione originaria. 28
  • 30. Perché si deforesta? 1) Per il commercio di legname Il consumo prevalente del legname è, ovviamente, quello dei paesi più industrializzati. Nel mondo, oggi, è stimato un uso di 46 kg a persona all’anno di carta. Ogni italiano ne consuma tra i 150 e i 200 kg. Nonostante l’introduzione della carta riciclata, ancora oggi circa il 55% del consumo di carta deriva direttamente da alberi abbattuti. 30
  • 31. Non è facile collegare, a prima vista, gli hamburger e le bistecche con l’estinzione di specie animali e vegetali e la deforestazione dei tropici. A Panama, Costa Rica, Guatemala e in altri Paesi dell’America centrale e latina, si brucia la foresta tropicale per creare spazi destinati all’allevamento di bestiame. Nel 1980 si è calcolato che il 72% della deforestazione amazzonica in Brasile è servito ad ottenere pascoli per il bestiame. Gli Stati Uniti importano il 33% di tutta la carne di manzo del mercato mondiale e quindi la quasi totalità della produzione dei pascoli tropicali; anche l’Europa ne importa. Per produrre la carne di due soli hamburger in una foresta tropicale è necessario uno spazio di circa 24 metri quadri, pari alla superficie della tua classe. In questa area, che produce 100 g di carne macinata, sono ospitate mediamente oltre 500 chilogrammi di materia vivente, piante, fiori, farfalle, uccelli, scimmie. Fonte: italy.peacelink.org 2) L’allevamento 31
  • 32. 3) La costruzione di strade Spesso i governi dell’America latina costruiscono strade in aree forestali, con lo scopo di favorire lo spostamento di masse di popolazione dalle città. 32
  • 33. Gli effetti della deforestazione • effetti negativi sul clima (global warming) • perdita di biodiversità (estinzione di specie animali e vegetali • Il territorio è soggetto ad inondazioni • Minaccia per la vita delle popolazioni indigene 33
  • 34. Avvicinandosi ai tropici, il regime delle piogge cambia: si alternano infatti uno o due periodi delle piogge ad altrettanti periodi asciutti. Il paesaggio tipico di queste regioni è la SAVANA, costituita da vasti spazi di vegetazione erbacea in cui predominano le graminacee alternati a tratti con cespugli e rari alberi (baobab e acacie soprattutto) 34
  • 35. L’aspetto della savana è legato al regime delle piogge: durante la stagione delle piogge la vegetazione è rigogliosa, l’erba cresce fino a tre metri di altezza e le rare piante si coprono di foglie; durante la stagione secca l’erba ingiallisce fino a seccare e piante e cespugli perdono le foglie. 35
  • 36. Dove si trova la Savana? 36
  • 37. Grazie alla sua flora ed ai suoi spazi, la Savana è ricca di animali. Eccone una breve rassegna: 37
  • 38. 38
  • 39. 39
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  • 45. 45
  • 46. Che fa l’uomo nella Savana? • Le colture di piantagione (caffè, arachidi, cotone, purché sia possibile irrigare • L’allevamento, sia nomade che sedentario • Agricoltura di sussistenza (cereali poveri come miglio e sorgo) 46
  • 47. Via via che ci si allontana dall’Equatore, a nord come a sud, diminuiscono i giorni piovosi e la quantità delle piogge. Alle latitudini di 30-35° le precipitazioni quasi scompaiono. Si forma così, con graduale transizione dalla Savana, il paesaggio del predeserto e del deserto, in cui il mantello vegetale diviene un po’ per volta discontinuo, le erbe lasciano il posto a piante grasse, gli alberi si diradano e lasciano il suolo privo quasi del tutto di vegetazione. Subentrano nude distese rocciose o sabbiose. 47
  • 48. Ed è così che sotto i raggi del sole, in un’atmosfera secca e con il cielo sereno, il suolo raggiunge le temperature più alte della terra. (fino a 60°). Ma l’assenza di vegetazione fa sì che il calore si disperda rapidamente dopo il tramonto, con FORTE ESCURSIONE TERMICA GIORNALIERA: da 50° a pochi gradi sopra lo zero 48
  • 49. I frequenti venti, che spirano nella stessa direzione, provocano il lento spostamento delle dune di sabbia ed esercitano un’azione erosiva sulle rocce, modellandone le forme. Il deserto, quindi, non è una monotona distesa di sabbia, ma presenta una notevole varietà di aspetti. 49
  • 50. In un ambiente così ostile la vegetazione ha dovuto adattarsi: ci sono piante effimere, che si sviluppano solo nei brevi periodi di pioggia, e piante perenni, che si adattano in vario modo all’umidità. Nell’immagine, la caralluma, tipica del Kenya, con il fusto rigonfio per immagazzinarvi l’acqua e le foglie trasformate in spine per ridurre la traspirazione e la perdita d’acqua. 50
  • 51. A seconda dell’aspetto del deserto, si parla di ERG (DESERTO SABBIOSO), 51
  • 52. HAMMADA, o deserto roccioso, (Nella foto, un tratto roccioso del Sahara in Marocco) 52
  • 53. il serir , formato da uno strato di ciottoli e ghiaia 53
  • 54. Esistono anche deserti di sale, detti chott, che si formano in seguito all’evaporazione dell’acqua di laghi salati. Nell’immagine, Chott el-Jerid , nel sud-ovest della Tunisia. 54
  • 55. 55
  • 56. Il deserto più grande del mondo è il Sahara, esteso dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso, su una superficie di oltre 9.000.000 di Km2. 56
  • 57. Altro importante deserto africano è il Kalahari, che è parte di un immenso altopiano africano e si trova ad una altezza media di 900 metri. Copre il 70% del territorio del Botswana e parti dello Zimbabwe, della Namibia e del Sudafrica. Nell’immagine, un gruppo di suricati, abitanti tipici del Kalahari. 57
  • 58. Scenograficamente molto bello è anche il deserto costiero della Namibia, sulla costa atlantica dell’Africa meridionale, chiamato Skeleton Coast, nome che si riferisce agli innumerevoli relitti spiaggiati. lungo la costa 58
  • 59. In Asia, oltre al deserto arabico, simile per tipologia al Sahara, spicca il deserto del Gobi, che si trova a nord della Grande Muraglia cinese, a cavallo tra la Mongolia interna e la Mongolia esterna.Nella foto, tramonto sul Taklamakan, la propaggine occidentale del deserto di Gobi, In turco il termine significa: se ci vai, non ne esci più. 59
  • 60. Nell’America del nord ci sono zone desertiche in California, in Arizona e nel Messico. Nelle foto, tre immagini dell’Arizona Desert e una foto aerea che ne mostra l’estensione 60
  • 61. L’uomo nel deserto 1 – Allevamento nomade 2 – Agricoltura sedentaria 61
  • 62. Allevatori per eccellenze sono i Tuareg, una popolazione africana che vive nomade nel Sahara (soprattutto Mali e Niger). Ai Tuareg spetta il merito di aver introdotto l'utilizzo dei dromedari, animali resistenti, ideali per lunghi trasferimenti e utili fornitori di latte. "Mettiti in cammino anche se l'ora non ti piace. Quando arriverai l'ora ti sarà comunque gradita" , recita un proverbio Tuareg. 62
  • 63. Gli allevatori del deserto allevano per lo più mucche, pecore, capre e asini.Questi animali possono offrire latte, carne, cuoio, lana e corna. I pastori utilizzano questi prodotti anche come merce di scambio. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 63
  • 64. L’agricoltura sedentaria è possibile nelle oasi, aree di vegetazione isolata, che di solito circondano una sorgente o una simile fonte d'acqua naturale. In realtà un’oasi non è mai un fatto naturale. Per oasi infatti si intende tutto il complesso ecosistema formato da insediamento umano, palmeto, coltivazioni e spesso elaborati sistemi di raccolta e gestione dell’acqua. Si tratta quindi di un paesaggio culturale in cui le palme da dattero sono piantate e meticolosamente coltivate e dove si arriva a volte a controllare anche gli stessi sistemi dunari creando dune artificiali protettive. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 64
  • 65. Una piscina naturale nell’oasi di Tozeur, in Tunisia. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 65
  • 66. Alle medie latitudini, intorno ai 45 gradi, due ampie zone della terra godono di un clima temperato. Gli ambienti situati in questa doppia fascia presentano caratteristiche molto diverse. I tre ambienti fondamentali delle zone temperate sono: -L’AMBIENTE MEDITERRANEO -LA PRATERIA -LA FORESTA DI LATIFOGLIE Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 66
  • 67. L’AMBIENTE MEDITERRANEO Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 67
  • 68. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 68
  • 69. Si chiamano mediterranee le regioni in cui il mare si insinua tra le terre, con l’effetto di conservazione del calore che conosciamo Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 69
  • 70. La triade mediterranea Vite, olivo e grano. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 70
  • 71. Altra coltivazione tipica mediterranea è quella degli agrumi. Con i loro colori brillanti e il sapore fresco, gli agrumi sono un dono della natura che rallegra il periodo più freddo e buio dell'anno. Mi ricordo di un aranceto murato a Massa, verso la riviera di Amalfi, se non mi inganna la memoria - Ero mal guarito d'un filtro malvagio - Ero sbigottito come se fossi penetrato in un labirinto immaginabile - I tronchi parevano scolpiti nella pietra delle grotte segrete. Il fiore era come la spuma da cui nasce la carne immortale - L'ombra era quasi acquatile, modulata dal canto di non so quale sirena bandita dal mare (G.D’Annunzio, Notturno) Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 71
  • 72. Nelle aree non utilizzate per l’agricoltura, è possibile trovare una vegetazione spontanea, sia di tipo forestale, sia la cosiddetta “Macchia mediterranea”, formazione vegetale caratterizzata dalla presenza di alberi e arbusti sempreverdi di medie e basse dimensioni (altezza di 3-5 m) e suolo prevalentemente siliceo. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 72
  • 73. Anche fuori dall’Europa si possono trovare aree a clima mediterraneo. Nella foto, la costa californiana del Big Sur. Clima mediterraneo presentano anche il Sudafrica, alcune zone dell’Australia, della Cina, del Cile. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 73
  • 74. AMBIENTI MEDITERRANEI NEL MONDO Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 74
  • 75. Nella parte interna dei continenti, a notevole distanza dai mari, vi sono zone dove la vegetazione è costituita da piante erbacee grasse. Le praterie temperate includono la grande prateria nordamericana, la pampa dell'Argentina e le steppe dell'Europa (inclusa la puszta, in Ungheria). Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 75
  • 76. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 76
  • 77. L’ attività principale delle praterie temperate è l’allevamento di bovini, ovini e cavalli. Spesso il paesaggio originario è stato trasformato con la coltura dei cereali. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 77
  • 78. Il paesaggio che domina nelle zone temperate più umide è la foresta di latifoglie. Le regioni temperate sostengono una ricca crescita vegetale durante l'estate, quando l'acqua è abbondante, ma nella stagione fredda richiedono adattamenti per la sopravvivenza. Un adattamento chiave delle piante decidue è l'abilità di produrre foglie estive e di lasciarle poi cadere alla fine della stagione di crescita. Questo ricco e diversificato bioma contiene associazioni di molte specie di alberi (es. quercia, betulla, faggio, olmo, ecc.) al di sotto dei quali si sviluppa un sottobosco di alberi pi ù bassi, di arbusti e di piante erbacee. La maggior parte delle foreste che un tempo ricopriva la Terra fu eliminata dall'uomo un migliaio di anni fa, gran parte per ricavarne del legno. Con la scomparsa della foresta sono scomparse anche le tigri siberiane, gli orsi, le gru e molte altre specie uniche in via di estinzione. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 78
  • 79. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 79
  • 80. La taiga o foresta boreale è un bioma caratterizzato da foreste di conifere. La vegetazione è formata da abeti, larici e pini, con foglie aghiformi presenti tutto l'anno; è spesso presente anche la betulla. Nella taiga si alternano alla foresta zone umide che formano acquitrini, paludi e torbiere. Le foreste di conifere sono molto importanti dal punto di vista economico: gran parte del legname prodotto per l'industria deriva proprio dallo sfruttamento di queste foreste. Inoltre la taiga rappresenta un importante riserva forestale del pianeta in gran parte conservata in buono stato. La taiga offre riparo e alimentazione a molti animali della tundra, che sopraggiungono spinti dai rigori invernali. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 80
  • 81. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 81
  • 82. Lungo i fiumi, nei laghi e nelle paludi che caratterizzano la taiga vivono colonie di castori, mentre sugli alberi trovano cibo e rifugio altri mammiferi e roditori come il ghiro e lo scoiattolo, carnivori di piccola taglia spesso dotati di folte e pregiate pellicce come la donnola, l'ermellino e altri mustelidi, numerosi uccelli come il picchio e il crociere e alcuni rapaci diurni e notturni e molti insetti divoratori di conifere. Nel sottobosco si muovono poi grandi erbivori come l'alce e il cervo, e altri piccoli mammferi come il topo ragno mentre più rari sono i grandi carnivori come gli orsi, le linci, i lupi e le volpi. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 82
  • 83. Vivono nella taiga mongola gli ultimi Tsaatan, un popolo nomade di antiche origini il cui nome significa in lingua mongola uomo-renna. La sopravvivvenza degli Tsaatan, infatti, dipende totalmente dall'allevamento delle renne: la loro carne ed il loro latte sono gli unici alimenti di tutto il popolo. La pelle delle renne, inoltre, è utilizzata per le calzature e per le tende e le corna sono una preziosa merce di scambio. La renna per i Tsaatan è sacra: quella più vecchia viene eletta spirito- guida della famiglia ed è ornata con nastri colorati. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 83
  • 84. Federico Pistone, milanese, quarantacinque anni, giornalista che scrive per il "Corriere della Sera" ed è autore di racconti e reportage da tutto il mondo per riviste specializzate, ha vissuto con loro per un periodo. Dalla sua esperienza nasce un libro Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 84
  • 85. In prossimità del sessantatreesimo parallelo, le conifere della taiga lasciano gradualmente il posto ad alberi nani e la boscaglia sostituisce il bosco. Più avanti ancora, rimane solo una pianura ricoperta da piccoli arbusti, muschi, licheni e poche specie di erbe: la TUNDRA. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 85
  • 86. Qui l’inverno dura a lungo, con temperature sempre e abbondante- mente sotto lo zero; il suolo rimane coperto di neve per quasi nove mesi l’anno e gela anche in profondità, per parecchi metri (PERMAFROST) Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 86
  • 87. Una delle poche risorse della Tundra, nei mesi di disgelo, è l’allevamento di renne, portato avanti dai Lapponi Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 87
  • 88. Gli Eschimesi, o Inuit, sono una popolazione dell'America Settentrionale (ca. 40.000 individui) stanziata sulle coste artiche dell'America e nella penisola dei Čukči in Asia. Gli Eschimesi vivono di caccia (caribù, foche) e di pesca. Per i trasporti si servono di slitte trainate da cani e di imbarcazioni in pelle di foca (kayak). Caratteristiche sono le abitazioni, costruite con blocchi di ghiaccio disposti a forma di cupola sferica (igloo). Animismo e magia dominano la loro vita religiosa. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 88
  • 89. La zona compresa tra il Circolo polare Artico e il Polo Nord, sulla cui verticale brilla la Stella Polare, è detta Artide; quella ai suoi antipodi Antartide. Questi sono i luoghi in cui i raggi solari arrivano più obliqui o addirittura mancano del tutto (ai poli per sei mesi) Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 89
  • 90. IL CLIMA NIVALE - INVERNI MOLTO LUNGHI (8 o 9 MESI) E FREDDISSIMI, SOPRATTUTTO CON IL VENTO DEL NORD - PRECIPITAZIONI SCARSE E PREVALENTEMENTE NEVOSE - TEMPERATURE FINO A -45° IN INVERNO ED ESCURSIONE TERMICA ANNUA CHE PUO’ SUPERARE I 60° Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 90
  • 91. ARTIDE E ANTARTIDE, MOLTE ANALOGIE… QUALCHE DIFFERENZA L’ARTIDE E’ UN MARE CIRCONDATO DA TRE CONTINENTI L’ANTARTIDE E’ UN CONTINENTE CIRCONDATO DA TRE OCEANI Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 91
  • 92. Il Mar glaciale Artico è quasi completamente ghiacciato. Lo strato di ghiaccio che lo ricopre quasi interamente si chiama INLANDSIS. La banchisa occupa tutta la zona abitualmente chiamata POLO NORD. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 92
  • 93. Solo d’estate, al seguito di particolari imbarcazioni dette ROMPIGHIACCIO, le navi mercantili possono solcare la fascia meridionale del Mar Glaciale Artico. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 93
  • 94. Il territorio antartico è prevalentemente montuoso: l’altitudine media è di 2300 metri. Nell’Antartide sono registrate le temperature più basse della terra , oltre 80 sotto zero., e la temperatura media è inferiore di dieci gradi a quella dell’Artide. Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 94
  • 95. A Vostok, in Antartide, si è registrato il record mondiale di freddo: -91, 5° Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 95
  • 96. Le condizioni climatiche sono proibitive per l’uomo: solo 4000 persone, nei mesi estivi, vivono in alcune basi scientifiche, per studiare il clima e per individuare risorse minerarie ed energetiche sepolte sotto il ghiaccio. Nella foto, la stazione italo-francese Concordia, inaugurata nel 1991 Scuola Media Pio X Artigianelli - Geografia - Prof. Matteo Biagi 96