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Guida al Settimo Programma Quadro di
Ricerca e Sviluppo Tecnologico (2007 –
2013)
a cura di
Martina De Sole
Katia Insogna
con la collaborazione di
Punti di Contatto Nazionale APRE
e con il supporto di
Banca Intesa Sanpaolo
1
INDICE
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
1. LO SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA
IL VII PROGRAMMA QUADRO
1. STRUTTURA
2. BUDGET
3. CRITERI MINIMI DI PARTECIPAZIONE
4. SCHEMI DI FINANZIAMENTO
Il PROGRAMMA COOPERAZIONE
1. INTRODUZIONE AL PROGRAMMA
2. AREE TEMATICHE
i. SALUTE
ii. BIOTECNOLOGIE, PRODOTTI ALIMENTARI E AGRICOLTURA
iii. SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE
iv. NANSCIENZE E NANOTECNOLOGIE, MATERIALI E PRODUZIONE
v. ENERGIA
vi. AMBIENTE E CAMBIAMENTO CLIMATICO
vii. TRASPORTI E AEREONAUTICA
viii. SCIENZE SOCIOECONOMICHE E UMANE
ix. SPAZIO
x. SICUREZZA
Il PROGRAMMA IDEE
1. OBIETTIVI
2. IL CONSIGLIO EUROPEO DELLA RICERCA
3. SCHEMI DI FINANZIAMENTO
Il PROGRAMMA PERSONE
1.OBIETTIVI
2. ATTIVITÀ
i. FORMAZIONE INIZIALE
ii. FORMAZIONE CONTINUA
iii. INDUSTRIA-ACCADEMIA
iv. DIMENSIONE INTERNAZIONALE
v. AZIONI SPECIFICHE
Il PROGRAMMA CAPACITA
1. INTRODUZIONE AL PROGRAMMA
2. AREE TEMATICHE
i. INFRASTRUTTURE DI RICERCA
ii. RICERCA A BENEFICIO DELLE PMI
iii. REGIONI DELLA CONOSCENZA
iv. POTENZIALE DI RICERCA
v. SOSTEGNO ALLO SVILUPPO COERENTE DELLE POLITICHE DI RICERCA
vi. LA SCIENZA NELLA SOCIETÀ
vii. COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
APPENDICI
1. LISTA PAESI ASSOCIATI, PAESI ICPC E PAESI INDUSTRIALIZZATI
2. CONTATTI NCP
3. GLOSSARIO
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PREFAZIONE
Prof. Ezio ANDRETA – Presidente APRE ( Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea)
ATTI del Lancio del 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico dell’Unione Europea
Roma, Accademia Nazionale dei Lincei 29 gennaio 2007
In attesa che il dr. Alessandro Damiani parli del cuore di questa giornata, che è il 7° Programma Quadro,
vorrei fare qualche considerazione su quanto è stato detto in precedenza, sul passaggio tra il 6° e il 7°, sulla
situazione italiana, in particolare sulla sfida a recuperare il “gap” storico del 3% ( l’Italia versa nelle casse
della Commissione Europea un 12% e ne riprende mediamente il 9%), per il quale il Ministro Mussi ha
lanciato addirittura una sfida più ambiziosa, arrivare a poter prendere il 14%.
Mi sia permesso, intanto, di fare un salto nella memoria, risalendo al 1990, quando il prof. Ruberti,
Ministro della Ricerca, ed un giovane funzionario della Commissione Europea, Alessandro Damiani, dettero
vita all’APRE, Agenzia di cui adesso sono il Presidente.
Essa fu creata esattamente con lo scopo di informare, ed assistere il sistema ricerca Italiana a partecipare
al Programma Quadro e quindi aumentare il ritorno economico per l’Italia.
APRE nel frattempo è cresciuta, è cresciuta molto, come visibilità, come credibilità, come qualità dei
servizi forniti su quasi tutto il territori nazionale in modo capillare, tramite sportelli regionali.
Io credo che possa essere, effettivamente, la Rete sulla quale sostenere la sfida che il Ministro Mussi ha
lanciato.
Comunque passare dal 9% al 12%, che sarebbe, più o meno, il pareggio – vuol dire essere capaci nel 7°
Programma Quadro di recuperare circa 1 miliardo e 600 milioni di Euro.
Se, poi, dobbiamo passare al 14%, dobbiamo essere capaci di far assorbire al nostro sistema ricerca 2
miliardi e mezzo.
In termini di partecipazione quantitativa l’Italia non è lontana dal suo 12%, anzi, direi che addirittura, per
alcuni settori, superiore. Il problema si pone nei ritorni finanziari.
E’ un approccio quantitativo che ha bisogno di essere stimolato o è un approccio qualitativo, quello che
vogliamo perseguire?
La risposta è evidente: è qualitativo, cioè bisogna migliorare la qualità ma questa qualità come possiamo
ottenerla, e che cosa vuol dire qualità nella partecipazione?
Se si procede con un’analisi della situazione della ricerca in Italia, emerge subito che l’Italia ha 71 mila
ricercatori, quasi tutti pubblici – credo che nell’industria privata, mettendoci gli ingegneri e quelli che fanno
sviluppo, potranno essere, massimo, 10 mila, e la capacità di assorbimento a livello europeo dei 71 mila è
quasi la più elevata di tutti.
Se noi facessimo una classifica di redditività per ricercatore, troveremmo che, a parte l’Olanda che ha il
100% ed i Belgi che superano il 70%, al terzo posto ci sono gli italiani.
Quindi se noi consideriamo i finanziamenti presi da Bruxelles per numero di ricercatori, troviamo che l’Italia
è al terzo posto. Il che significa che i nostri ricercatori stanno dando il massimo. Dove sta quindi il
problema? Io credo che il problema sta all’interno delle cifre stesse, perché è un problema di ruolo, è un
problema di costi.
E’ chiaro che il costo della ricerca italiana, almeno dei progetti presentati a Bruxelles, è più basso di tutti gli
altri o, per lo meno, di quelli che sono i nostri diretti antagonisti, perché? Perché, in realtà, partecipa più
3
l’accademia, la ricerca pubblica, compreso il CNR e l’ENEA, molto meno l’industria e quando partecipa
l’industria è quasi sempre la piccola e media impresa.
A livello, quindi, di costo del progetto siamo a livelli più bassi.
Il problema non è solo aumentare i costi, ma aumentare la composizione del consorzio, cioè
sono le grandi industrie che sono assenti e che devono partecipare di più. Allora potremmo avere costi
maggiori ma ovviamente non per effetto inflazionistico.
Il secondo punto è il problema del ruolo: se uno va ad analizzare il ruolo dei partecipanti
italiani, si rende conto che spesso hanno un ruolo marginale nel consorzio proponente.
Diverse sono le ragioni: la lingua inglese può creare difficoltà, avere dei rapporti preesistenti con partner
stranieri, la mancanza di amministrazioni che abbiano la dovuta conoscenza dei programmi comunitari.
Quasi sempre quindi gli italiani non sono i Leader di un progetto, ma semplici partner.
Il messaggio che voglio dare è questo: la situazione italiana è quella che noi conosciamo e che
ho cercato molto sinteticamente di descrivere.
E’ possibile recuperare un po’ di finanziamenti in più, non ci sono dubbi, ma dovremmo fare un’azione
molto mirata sulla partecipazione industriale, meno progetti, ma più alto valore aggiunto, con più massa
critica, cercare di avere più italiani coordinatori, leader di progetti. Non è semplice, ma è possibile.
In questa prospettiva APRE, per la prima volta, al di là delle azioni di informazione, ed
assistenza nella ricerca di partner in Europa e non solo, ha lanciato al Ministro Mussi – che l’ha apprezzata –
una nuova idea che è quella di fare della formazione per valutatori, per valutare progetti a livello europeo.
Perché? Perché c’è una doppia valenza: primo, nel formare dei valutatori italiani bravi,
probabilmente, si aumenta il numero e la qualità dei valutatori italiani nei “panel” a Bruxelles, quindi è una
forma di Leadership che emerge; secondo, chi è bravo a valutare è bravissimo nel redigere un progetto di
ricerca.
Questa iniziativa, che ha avuto il supporto del Ministro, non è stata ancora avviata, perché le
regole di partecipazione sono state appena approvate, penso che sarà la prossima iniziativa che si
affiancherà all’organizzazione delle giornate nazionali di lancio dei singoli bandi.
Qualche commento sul 7° Programma Quadro cercando di identificare i punti di continuità, di
novità e di discontinuità, quelli più evidenti, lascio al dottor Damiani di entrare nel dettaglio.
Primo punto – è stato già detto da tutti gli oratori che mi hanno preceduto - il 7° Programma
Quadro è in perfetta continuità con il 6°, creare lo Spazio Comune della Ricerca, trasformare l’Europa da
un’economia basata sulle risorse ad un’economia basata sulla conoscenza.
Signori, questa trasformazione non è soltanto responsabilità dell’industria, è responsabilità
dell’insieme del Sistema Paese, dell’insieme del Sistema Europa, richiede una rivoluzione culturale, richiede
un adattamento di tutte le nostre strutture, compreso il modo di pensare, altrimenti è un obiettivo
difficilmente raggiungibile.
Il 2010 è realmente troppo vicino per questa trasformazione, occorre fare uno sforzo enorme
per capire che cosa vuole dire un’economia basata sulla conoscenza. Ma appena si cita l’elemento
“conoscenza” occorre porsi alcune domande.
La prima: di quale conoscenza parliamo?
La seconda: la conoscenza da sola mette in moto il processo di innovazione?
La terza: questa conoscenza ed i cittadini, quale rapporto c’è?
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Si scopre immediatamente che la conoscenza da sola non crea il miracolo dell’innovazione, è
come la parabola del seminatore: non è il seme che, caduto in terra, produce il grano, è la capacità del
terreno di accoglierlo e trasformarlo in grano, quindi senza questa capacità di accogliere la conoscenza non
si crea nulla.
Questo che cosa significa? Significa che la conoscenza è importantissima, ma ci vuole un
insieme di misure che permettono alla conoscenza di essere accompagnata verso il mercato e di diventare
competitiva. Cambiamenti, condizioni ambientali che devono facilitare tale passaggio, tale evoluzione
culturale, tutte scelte ovviamente politiche.
Di quale conoscenza parliamo? Parliamo di conoscenza che già abbiamo, quindi parliamo soltanto di
trasferirla in tecnologie o parliamo di nuova conoscenza per nuove tecnologie?
La risposta è ovvia: nuova conoscenza per nuove tecnologie, perché tutte le tecnologie che
oggi abbiamo sono, più o meno, tutte al capolinea, non possono più risolvere i nostri problemi. Sembra
quasi che ci sia l’incompatibilità, tra il modello sociale di sviluppo che l’Europa ha ed il modello economico.
La tentazione, allora, quale è? E’ sostenere il modello economico ed abbattere il modello
sociale pensando che sia possibile: è impossibile, perché? Perché prendiamo ad esempio il settore
energetico, a parte la fusione e la fissione, le tecnologie sono al capolinea.
Il fotovoltaico: io credo nel fotovoltaico, ma non nell’attuale. Con il solo 9% di efficienza non è
possibile utilizzarlo, si tratta quindi di adottare nuove tecnologie che saranno generate da nuova
conoscenza. Questa è la sfida. E’ possibile, allora, certamente, anche per l’industria ridurre l’impatto
ambientale, se l’industria cambia completamente il modo di fare. Il passaggio, cioè, da un’economia basata
sulle risorse ad un’economia basata sulla conoscenza implica il ridisegnare da capo tutti i prodotti in un
altro modo, ridisegnare i processi in un altro modo, il che significa affrontare tutte le problematiche ex-
novo.
Si passa, cioè, dalla linearità alla complessità, questo è il vero problema e queste sono le
difficoltà.
Terzo punto: se è necessaria una nuova conoscenza, quale è il rapporto con i cittadini? E’
fondamentale, perché più si avanza nella conoscenza, più si fanno prodotti a base di conoscenza e più il
problema dell’accettabilità sociale è fondamentale (non entro nel problema dell’etica)perciò rinasce il
bisogno di creare un dialogo permanente tra la comunità scientifica, la comunità economica, la politica e la
società.
In questa sede – qualcuno lo ha citato – Galileo aveva iniziato un percorso storico
straordinario: non è Andreta che lo chiude, evidentemente, perché non ho questa ambizione, però dico che
dopo 400 anni la convergenza tra filosofia, scienza, tutti i problemi della società e quelli della tecnologia,
economia, quindi scienza dell’economia, devono, praticamente, convergere.
E’ in questo senso che si parla di seconda opportunità di Rinascimento, perché tutte le
discipline devono essere integrate ed il cittadino non solo è al centro delle preoccupazioni e dei fini
dell’azione della ricerca, ma è il cittadino che deve capire che la scienza e la conoscenza sono quel prodotto
sul quale si dovrebbe fondare l’ultimo Trattato o, per lo meno, la nuova Costituzione.
Siccome Lisbona dice: “La conoscenza è il valore comune, il bene comune, assolutamente “intangible”, sul
quale costruire.”, è chiaro che facciamo il mercato comune della conoscenza, lo avevamo fatto cinquanta
anni prima, reinventiamo il mercato comune.
Il 6° Programma Quadro non avendo fatto esperienza di cosa vuol dire produrre conoscenza
diceva: “Massa critica, eliminazione delle barriere, mercato comune.”, due strumenti: i Progetti Integrati e i
“Network of Excellence”, tutto diretto a togliere quelle che erano le 17-18 (oggi 27 ) frontiere, barriere di
definizioni, di contenuti, etc. Siamo lontani, però, in realtà, questa era soltanto la prima tappa di un
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percorso che porta alla seconda tappa che è quella di scoprire come si fa ad accompagnare la conoscenza,
allora si scopre che per accompagnarla c’è bisogno di un fortissimo sistema che è composto di tre pilastri:
formazione, infrastrutture e ricerca.
Le tre sono intimamente connesse, cioè non si può avere una conoscenza di alto livello senza
che le altre due non lo siano, allora lì bisogna cominciare ad investire in modo intelligente ed utilizzare in
modo ottimale quello che esiste in Europa, ecco perché le Reti hanno un certo senso, ecco perché le
alleanze hanno un certo senso, perché si ottimizzano le infrastrutture, perché le debolezze degli uni sono
equilibrate dalla forza degli altri. Nasce, quindi, proprio questo bisogno ed è quella la caratteristica che ha
sottolineato il Commissario Potocnik accennando al triangolo: educazione, formazione, infrastrutture.
Per questo che il nuovo Programma Quadro sottolinea di più le infrastrutture del precedente ed è anche
per il bisogno di nuova conoscenza che è stato creato il Consiglio Europeo della Ricerca, dove veramente è
una ricerca non finalizzata a risolvere problemi, ma ad accumulare nuova conoscenza dalla quale derivare
nuove tecnologie nel futuro.
Questa sarebbe la seconda tappa, ma c’è una terza che è la più importante, quella che dicevo
prima: trasformare l’economia basata sulla conoscenza in una società basata sulla conoscenza, allora lì si
scopre che i pilastri sono non soltanto tre, ma diventano almeno cinque.
Dopo questi tre c’è quello dell’innovazione, cioè in che modo le Autorità pubbliche – è un
problema loro perché occorrono delle misure da prendere – sono in grado di accompagnare questa
conoscenza che si è prodotta sul mercato e, allora, si scopre che la prima e la più importante di tutte le
chiavi è la domanda.
Se un Paese non è capace di generare una domanda di beni ad alto valore aggiunto, non c’è il mercato
adatto, è un problema molto serio. Inoltre c’è il problema della fiscalità.
A cosa serve la fiscalità se non premio i prodotti ad alto valore aggiunto e punisco quelli a
basso valore aggiunto?
Ponetevi queste domande e guardate come funziona la tassazione, non credo che sia così
lineare con quanto dico.
Altro punto: le regole, le norme, gli strumenti finanziari, potremmo citarne altre, i brevetti.
Guardate che i brevetti sono, come tutto il resto che ho citato, strumenti del passato, non vanno bene per
l’economia basata sulla conoscenza, perché vuol dire che il brevetto deve essere capace di recepire la
conoscenza come il cuore del prodotto, essere capace di dire quello che è a breve termine e quello che non
è e, soprattutto, ci vuole un sistema di brevetti mondiale, perché se il brevetto è nazionale o europeo, crea
barriere. Possono essere interessanti queste barriere, ma non è lo strumento per la globalizzazione. C’è,
quindi, in realtà, molto cammino da fare sui brevetti.
Le ultime sono le norme, le quali hanno la loro legittimità se sono accettate dai cittadini.
Accettate dai cittadini vuol dire che il cittadino deve aver capito fino in fondo quale è il valore
della conoscenza in termini positivi e in termini negativi, cioè significa: quale può essere l’impatto positivo
per la sua salute, per la sua competitività, ma quale può essere il rischio a livello di impatto negativo.
Tutto questo è un percorso molto lungo che credo il 7° Programma Quadro non risolverà, il 7°
tenterà di risolvere qualcosa, mettere in moto il sistema, sarà, forse, l’8° o il 9° che si faranno carico
dell’insieme. Detto questo la continuità sulla strategia esiste, è un passo più in là, bisognerà farne un’ altro
e, allora, capirete anche che l’aver creato questa nuova linea di ricerca fondamentale era cruciale, l’avere
fatto collegare, anzi, combaciare sette anni le prospettive finanziarie è molto più importante di quanto è
stato detto, perché vuol dire che in un solo negoziato tra Consiglio, Parlamento e Commissione si
stabiliscono tutte le priorità e, quello che non è stato ancora detto, è che sette anni danno una stabilità alla
ricerca formidabile.
6
Chi è abituato alle finanziarie annuali, ai programmi annuali si rende conto di cosa vuol dire
avere un programma di sette anni, quindi la possibilità di programmare stabilmente qualcosa.
Novità. E’ stato detto semplificazioni. Per me le due novità più importanti sulla semplificazione
sono: una delle difficoltà che le piccole e medie imprese hanno sempre avuto è quella della garanzia
bancaria.
Si trattava di tirare fuori un pezzo di carta che costava dei soldi per poter dire alla
Commissione: “Sono garantito, puoi darmi i quattrini.”.
Il sistema di garanzia ha trovato due soluzioni, parlo della garanzia interna e della garanzia
esterna.
La garanzia interna vuol dire che si preleva sul costo del progetto una percentuale per coprire
l’eventuale fallimento, “default”,che dà stabilità al consorzio e possibilità alle piccole di entrare nel gioco
immediatamente, ma c’è una seconda garanzia che chiamo “la garanzia esterna”, sulla quale dovremo
lavorare molto e sulla quale parlerà, certamente, il mio amico Arango, ed è quella del cosiddetto “risk
sharing financing and facility scheme”, cioè anche la piccola e media impresa, quando partecipa ad un
progetto, pur avendo oggi soltanto come suo scoperto il 25%, può non avere queste risorse, può avere
bisogno di credito: con questo schema può avere delle risorse importanti,non direttamente dalla BEI,
perché la BEI fino a 12 milioni e mezzo lo lascia fare alle banche intermediarie,comunque è un meccanismo
di garanzia che permette alla piccola e media impresa di trovare più facilmente credito agevolato. Perché
dico “agevolato”? Perché, stando a Basilea 2, una piccola e media impresa avrebbe un dramma a trovare
credito sulla ricerca e non a dei tassi elevatissimi, invece attraverso l’intermediario, la BEI, con questo
sistema di rischio condiviso, è possibile ritrovare credito a dei tassi agevolati più bassi. E’, quindi,
certamente, una semplificazione o, se vogliamo, sono strumenti addizionali.
La seconda semplificazione, che, però, non sarà da tutti seguita, è la facoltà di introdurre le
due fasi nella presentazione dei progetti, alcune priorità, ad esempio quella che ho lasciato in eredità, va
estesa a tutte le tipologie dei progetti, altre faranno esperienza, ma è molto importante, perché nella prima
fase si chiedono soltanto 10 pagine e su quelle 10 si fa il primo “screening”, poi la domanda vera è fatta più
tardi, quando si ha la certezza, per lo meno, di essere tra quelli che hanno espresso le idee migliori. Queste
sono due grosse semplificazioni.
Voglio ancora sottolineare un’altra grande novità che fa del Programma Quadro l’unico
programma strategico a livello mondiale, non ne esistono altri simili: nel bene o nel male, giapponesi,
cinesi, americani si confrontano con il nostro Programma Quadro e questo è straordinario ed è diventato
oggi, grazie, forse, all’intuizione del Parlamento, il fatto di avere messo all’interno della ricerca e nel
capitolo della collaborazione due strumenti, quello della cooperazione internazionale e quello del
coordinamento regionale, è formidabile, perché fa di questo programma uno strumento di strategia
globale, cioè il programma o l’attività può essere coordinata con gli altri, con i più grandi e i più piccoli,
facendone veramente un sistema strategico globale.
Volevo anche dire delle discontinuità, ne cito solo due. La prima discontinuità, che è positiva, è
sul sistema di finanziamento.
Si è sempre finanziata la ricerca europea, naturalmente a fondo perduto, ma, soprattutto, era
un finanziamento che andava fino al 50% del costo totale del progetto, questo per l’industria, in particolare
per le piccole e medie imprese, per l’Università e gli Enti pubblici c’era la formula dei costi addizionali, per i
progetti di dimostrazione era il 35%. Oggi il 7° innova moltissimo, quindi c’è questa discontinuità, perché
porta il finanziamento per le piccole e medie imprese al 75% dei costi e per i progetti di dimostrazione è al
50% per tutti, anche per la grande industria.
Detto in poche parole, sono genovese di nascita, quindi “le palanche”, i quattrini sono
importanti: se nel 6° a fronte di 1 euro la Commissione me ne dava un altro, oggi a fronte di 1 euro la
Commissione me ne dà 3. Può essere che sono bravo a calcolare i miei “overheads”, perché ho una
7
contabilità analitica molto intelligente e ben fatta, e posso prendere ancora un quarto, un quinto ed un
sesto. Questo è un meccanismo nuovo. Cosa vuol dire questo meccanismo nuovo? Vuol dire che anche le
Autorità anti-trust nostre, proprio grazie a questa convergenza degli strumenti verso Lisbona, ha cominciato
ad attenuare i suoi interventi sulla ricerca e continuerà, perché sta modificando il suo Regolamento.
Questo è un segno di convergenza come ci sono altri segni di convergenza sui fondi strutturali
che vanno ad essere utilizzati maggiormente per la ricerca e per la sostenibilità, e di questo è molto, molto
importante tenerne conto. L’altra discontinuità (in questo senso la considero, personalmente, negativa, ma
non è detto, bisognerà farne esperienza) è che, diventando il Programma Quadro così importante, così
complesso nelle sue varie articolazioni e forme, la Commissione da sola non poteva più gestirlo come lo ha
gestito fino a ieri, perciò c’è stata una decentralizzazione di gestione. Il Consiglio Europeo della Ricerca è
non soltanto autonomo nelle linee di priorità, nella sua strategia, ma anche dal punto di vista gestionale,
perché è stata fatta un’Agenzia che è ancora in mano alla Commissione.
Quello che non sa ancora il Consiglio è che, comunque, le regole sono sempre le stesse, i
controlli sono sempre gli stessi, la Corte dei Conti, però, in realtà, è una decentralizzazione, non è più la
Commissione, ma un’Agenzia.
La stessa formula di Agenzia, che è in fase di montaggio, è per tutta l’attività che riguarda le
piccole e medie imprese e la mobilità ed anche la fase di valutazione di tutti i progetti.
Perché dico che è una discontinuità? Perché da una parte rimane la gestione tradizionale,
dall’altra ce ne è una nuova e ci sarà, certamente, un po’ di confusione – perché è chiaro che bisognerà
capire il perché – e dall’altra parte, sopratutto quando si parlerà della ricerca di base, quella a lungo
termine, quella non finalizzata, che riceve il 100%, alla fine, si dovranno tirare le conclusioni: era meglio la
ricerca, quando era gestita direttamente dalla Commissione o è meglio l’altra?
Questo è un problema che lascio all’On. Locatelli, perché penso che il Parlamento dovrà,
certamente, farsene carico e su questo c’è l’altra formula, sulla quale si è già parlato, e che sono le iniziative
tecnologiche comuni, anche quelle sono una forma di decentralizzazione completa su un consorzio che si fa
carico dell’insieme della gestione.
I controlli saranno solo controlli esterni e non interni, fatti dalla Commissione, esperienza che,
ad oggi, la Commissione non ha.
Bisognerà quindi vedere come funzionerà l’articolo 171 e come funzioneranno tutte le altre
regole.
Penso di avervi dato un po’ di elementi che vi permettono di capire meglio il Programma
Quadro. E’ un programma ricchissimo di opportunità, ma bisogna essere dei botanici, nel senso che
nessuno entra in un bosco senza avere una cultura botanica dovendo tagliare specie particolari di piante,
quindi chi vi può dare questa cultura da botanici? Certamente Bruxelles, ma l’APRE ha un compito anche in
questo senso e vi annuncio che l’APRE ha deciso di aprire – almeno a titolo sperimentale – uno sportello in
seno al CNR a Bruxelles, anche questa è un’iniziativa per potervi aiutare ad identificare le piante da tagliare
o, forse, meglio, da seminare. Grazie dell’attenzione.
Firma elettronica
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PREFAZIONE
Avv. Alessandra Perrazzelli , Head of International Affairs (Intesa Sanpaolo)
Le attuali sfide poste dalla globalizzazione e dai processi di modernizzazione richiedono al
nostro sistema imprenditoriale una crescente capacità di sviluppare nuove attività ad alto
contenuto di conoscenza e tecnologie.
Investire in Ricerca e Sviluppo assicura il flusso di nuove idee e tecnologie e rappresenta
oggi l’unica via che consentirà al nostro sistema paese e all’Unione Europea di rimanere
competitivi non solo rispetto alle economie degli Stati Uniti e del Giappone, ma anche a
quelle dei paesi emergenti, quali Cina, India e Corea. A questo proposito, in linea con
quanto previsto dalla Strategia di Lisbona e dal Programma Nazionale della Ricerca
(PNR), è fondamentale intensificare la collaborazione tra università e imprese e
valorizzare il capitale umano, attraverso una pluralità di fonti e meccanismi di
finanziamento. Il sostegno alla ricerca richiede inoltre una visione a medio – lungo termine
e l’adozione di una logica di sistema, che veda coinvolte le imprese, il mondo accademico,
le istituzioni pubbliche e gli attori finanziari, al fine di completare il processo di transizione
verso l’economia della conoscenza.
In tale contesto, il 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, con uno
stanziamento di oltre 50 miliardi di Euro per il periodo 2007-2013, rappresenta un
patrimonio prezioso per le imprese piccole, medie e grandi che hanno il coraggio e le
capacità di competere a livello internazionale con progetti di ricerca eccellenti su temi
strategici quali le biotecnologie, le nanotecnologie e le energie rinnovabili.
Intesa Sanpaolo è impegnata da tempo a sostenere le imprese innovative, consapevoli
che il valore delle risorse umane, la proprietà di brevetti e la capacità di Ricerca e
Sviluppo, sono, tra gli altri, driver principali nella creazione di valore. In questa
prospettiva, la partecipazione delle imprese italiane al 7° Programma Quadro di Ricerca e
Sviluppo Tecnologico, costituisce per la nostra Banca uno strumento importantissimo di
valutazione del livello di eccellenza di un progetto di ricerca e della sua effettiva
finanziabilità ed attrattività nel mercato. Da tale valutazione la Banca non può prescindere,
soprattutto quando intende investire nelle realtà aziendali e diventare partner attivo nel
loro sviluppo.
Intesa Sanpaolo rafforza in questo modo il suo ruolo di partner strategico di lungo periodo
delle imprese, ruolo che va oltre l’offerta degli strumenti finanziari tradizionali, e si propone
quale catalizzatore della crescita del sistema paese.
Nel fare tutto ciò, Intesa Sanpaolo è socio sostenitore e si avvale di una proficua
collaborazione con l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (APRE), che, con
questa pubblicazione, offrirà alle imprese italiane un utile strumento per orientarsi più
9
facilmente nella comprensione dei meccanismi di accesso e partecipazione al 7°
Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico.
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INTRODUZIONE
1. LO SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA
L'Europa produce un terzo delle conoscenze scientifiche sviluppate a livello mondiale, occupa una posizione
di primo piano in ambiti quali la ricerca medica e la chimica ed in campo tecnologico vanta importanti
successi in settori quali l'aeronautica e le telecomunicazioni. Tuttavia si parla ancora di "paradosso
Europeo" perché l'Europa, pur essendo prima nella produzione di pubblicazioni scientifiche rispetto agli
Stati Uniti ed al Giappone, è all'ultimo posto per numero di brevetti depositati. La vera debolezza europea
sembra quindi risiedere nell'insufficiente capacità di trasformare la conoscenza tecnologica e scientifica in
effettive opportunità imprenditoriali.
In risposta ad una inadeguatezza strategica,“l'Unione europea si trova dinanzi a una svolta epocale
risultante dalla globalizzazione e dalle sfide presentate da una nuova economia basata sulla conoscenza.
Questi cambiamenti interessano ogni aspetto della vita delle persone e richiedono una trasformazione
radicale dell'economia europea”, ,il Consiglio Europeo Straordinario di Lisbona del 2000 ha fissato l’ormai
noto obiettivo di divenire entro il 2010 “l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del
mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una
maggiore coesione sociale”. Al fine di raggiungere tale obiettivo, l’Unione Europea ha definito una strategia
globale basata su tre pilastri fondamentali:
I Pilastro: “passare ad un’economia ed una società basate sulla conoscenza”;
II Pilastro: “investire sulle persone”;
III Pilastro: “sostenere un contesto economico sano e prospettive di crescita favorevoli applicando
un'adeguata combinazione di politiche macroeconomiche”.
Nella Strategia di Lisbona non fu preso in considerazione l’obiettivo dello sviluppo sostenibile: l’anno
successivo il Consiglio di Goteborg (2001) si è quindi occupato del raccordo fra sviluppo economico e
sostenibilità. Ampio mandato è stato garantito al Consiglio per la formulazione di una strategia per lo
sviluppo sostenibile. I tre anni successivi rivelarono purtroppo una realtà nettamente diversa rispetto a
quella prospettata nel 2000/2001: infatti il PIL dell’area Euro crebbe attorno al 2%, mentre a Lisbona si
riteneva attendibile una stima di crescita attorno al 3% 1
.
Per il raggiungimento degli obiettivi strategici formulati a Lisbona, durante il vertice di Barcellona del 2002
è stata ribadita fortemente la necessità di aumentare gli investimenti previsti per la ricerca (la percentuale
del PIL dovrà crescere fino al 3%) e incoraggiata l’evoluzione dello“Spazio Europeo della Ricerca - SER” 2
. La
creazione del SER è stata voluta dal Commissario Busquin per contrastare i problemi della carenza di risorse
disponibili in Europa, della mancanza di coordinamento tra le attività comunitarie e quelle nazionali e
dell’insufficienza del trasferimento tecnologico tra paesi membri e tra l’accademia e l’industria.
In sintesi, la costituzione dello Spazio Europeo della Ricerca (SER) ha significato:
collegare in rete i centri d’eccellenza esistenti in Europa e creare dei centri virtuali con l’ausilio di nuovi
mezzi di comunicazione interattivi;
accrescere la mobilità dei ricercatori e costituire una dimensione europea nelle carriere scientifiche;
sviluppare un sistema comune di riferimento scientifico, tecnico e normativo;
stimolare gli investimenti destinati alla ricerca ed all’innovazione attraverso strumenti di sostegno indiretto
(nel rispetto delle regole vigenti per gli aiuti di Stato), brevetti, capitale di rischio;
1
Dati Ocse 1996-2003
2
COM (2000) 6 “Verso uno spazio europeo della ricerca”
10
approfondire i contatti fra comunità scientifiche, imprese e ricercatori dell’Europa occidentale e di quella
orientale;
rafforzare gli aspetti del territorio europeo che possono costituire un elemento di attrattiva per i
ricercatori del resto del mondo.
Un ruolo strategico nella realizzazione del SER sono stati, e continuano ed esserlo, i Programmi Quadro di
Ricerca e Sviluppo Tecnologico dell’Unione Europea che, così come prescrive l’articolo 164 del Trattato CE,
hanno come obiettivi:
l’attuazione di programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione, che promuovano la
cooperazione con e tra le imprese, i centri di ricerca e le università;
la promozione della cooperazione in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione comunitari
con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali;
la diffusione e la valorizzazione dei risultati delle attività in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e
dimostrazione comunitari;
l’impulso alla formazione e alla mobilità dei ricercatori della Comunità.
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IL VII PROGRAMMA QUADRO
Il Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico (7° PQ) è il principale strumento di
implementazione della politica di ricerca scientifica dell’Unione Europea. Proposto dalla Commissione e
adottato con una procedura di co-decisione (nota) dal Consiglio e dal Parlamento, il Settimo PQ sarà in
vigore dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2013.
Mirato a sostenere il perseguimento dell’obiettivo fissato dal Consiglio Europeo di Lisbona di “fare
dell'Europa l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di
realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione
sociale”, il Settimo Programma Quadro ha come obiettivo prioritario contribuire alla creazione dello Spazio
della Ricerca Europeo. Per raggiungere tali ambiziosi traguardi è stato quindi necessario adottare un
approccio più ampio ed articolato alla struttura del Programma, pur semplificando le norme amministrative
e finanziare per permettere una più agevole partecipazione dei proponenti.
Fra le novità più importanti spiccano la durata e il budget del programma. Per allinearsi alle linee finanziarie
dell’UE e dare una maggiore continuità nel tempo, il Settimo PQ dura infatti 7 anni invece dei 4 anni dei
programmi precedenti. Il budget è imponente: 50,521 Miliardi di Euro suddiviso in quattro Programmi
Specifici, ai quali si può accedere attraverso numerosi Schemi di Finanziamento (nota pagina dossier ). Tale
aumento rappresenta inoltre un forte messaggio politico rivolto agli Stati membri dell’UE, che si sono
impegnati ad aumentare la spesa per la ricerca dall’attuale 2% del PIL al 3% nel 2010.
La procedura di semplificazione del Programma rispetto ai precedenti passa quindi attraverso una modifica
delle norme amministrative e finanziarie, ma anche attraverso un miglioramento nella gestione dei progetti
di ricerca individuali. Le modalità di attuazione del Settimo Programma Quadro si basano quindi su tre
principi fondamentali:
(1) Flessibilità – fornire gli strumenti necessari per raggiungere in modo efficiente gli obiettivi prefissati;
(2) Razionalizzazione – creare un migliore equilibrio tra rischi e controlli, evitando le procedure, le regole e
le richieste che non hanno valore aggiunto, e mirare alla riduzione dei ritardi;(nota fondo di garanzia)
(3) Coerenza – rendere espliciti diritti ed obbighi, assicurando una comunicazione semplice, indicando
obiettivi e mezzi e tenendo in considerazione l’esperienza propria dei partecipanti, e per quanto possibile le
regole pre-esistenti.(nota MGA)
Il 7° PQ beneficia di una gamma di misure create allo scopo di assicurare continuità con i precedenti
Programmi Quadro, ma anche atte ad introdurre alcune novità, tra le quali spiccano:
 uno stanziamento di finanziamenti disponibili maggiore; il Programma registra infatti un aumento
del 63% rispetto al 6° PQ;
 una focalizzazione su aree tematiche, con una forte attenzione dedicata ad alcuni principali temi
di ricerca, strutturati nell’ambito di quattro Programmi Specifici;
 una semplificazione degli schemi di finanziamento, che permette una certa continuità con gli
strumenti del 6° PQ ,ma anche una più ampia flessibilità nel loro uso;
 una razionalizzazione delle informazioni richieste ai partecipanti, con la creazione di un Sistema di
Registrazione Unico (URF)
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 una maggiore autonomia dei consorzi;
1. STRUTTURA
Il Settimo Programma Quadro comprende quattro Programmi Specifici, più un quinto Programma sulla
Ricerca Nucleare, che si declinano in diversi Temi e aree, come indicato nella seguente tabella:
COOPERAZIONE
SALUTE IDEE CONSIGLIO EUROPEO DELLA RICERCA
(CER)
AGRICOLTURA PRODOTTI
ALIMENTARI E BIOTECNOLOGIA
PERSONE
FORMAZIONE INIZIALE DEI RICERCATORI
TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE
E DELLA COMUNICAZIONE,
FORMAZIONE CONTINUA E SVILUPPO
DELLA CARRIERA
NANOSCIENZE,
NANOTECNOLOGIE, TECNOLOGIE
DEI MATERIALI E PROCESSI DI
PRODUZIONE
PERCORSI E PARTENARIATI CONGIUNTI
INDUSTRIA-UNIVERSITÀ
DIMENSIONE INTERNAZIONALE
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
PREMI DI ECCELLENZA
CAPACITA'
Infrastrutture di ricerca
Ricerca a vantaggio delle PMI
ENERGIA
Regioni della conoscenza
AMBIENTE (INCL. CAMBIAMENTI
CLIMATICI), Potenziale di ricerca
TRASPORTO (INCL. AERONAUTICA)
Scienza nella società
SCIENZE SOCIOECONOMICHE E
UMANISTICHE
Sostegno allo sviluppo coerente delle
politiche di ricerca
SICUREZZA Attività specifiche di cooperazione
internazionale
SPAZIO RICERCA
NUCLEARE
ITER
EURATOM
Il Programma Cooperazione
Costituisce il cuore del 7° PQ ed è il Programma Specifico con il finanziamento più alto; è volto a favorire la
ricerca collaborativa tra industrie, università e PMI locate in Stati membri, Stati Associati e Paesi Terzi in
dieci aree tematiche selezionate. Una particolare attenzione viene posta alla ricerca multidisciplinare e
trasversale, ivi compresi gli inviti congiunti a presentare proposte su due temi.
Il Programma Idee
Il Programma, gestito dal Consiglio Europeo della Ricerca (CER), è volto a sostenere e finanziare la ricerca
alle frontiere della scienza e della tecnologia I progetti di ‘ricerca di frontiera’ ,avviati su temi proposti dai
ricercatori, nell’ambito delle attività comunemente definite ‘ricerca di base’, sono considerati un motore
fondamentale per la ricerca e per il progresso sociale, poiché possono offrire nuove opportunità di
avanzamento scientifico e tecnologico. Inoltre la ricerca di di frontiera viene considerata determinante per
la produzione di nuove conoscenze che porteranno ad applicazioni e apriranno mercati futuri.
Il Programma Persone
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Il programma specifico «Persone» mira a migliorare la qualità del potenziale umano nella R&S europea e ad
aumentare il numero dei ricercatori e delle altre categorie che lavorano nel settore R&S, spronando le
persone a svolgere professioni nell’ambito della ricerca e incoraggiando i ricercatori europei a restare in
Europa e rendendo l’Europa più attraente per i migliori ricercatori provenienti da tutto il mondo.
Contemporaneamente, saranno attivamente sostenute la formazione e lo sviluppo della carriera dei
ricercatori.
Il Programma Capacità
Il Programma ha l’obiettivo di migliorare le capacità di ricerca e innovazione in Europa e di garantire il loro
utilizzo ottimaletramite varie attività ‘orizzontali’. In particolare, le attività previste riguardano:
• supporto alle Infrastrutture di ricerca;
• politiche a sostegno delle PMI;
• attività per promuovere le “Regioni della Conoscenza”;
• supporto allo sviluppo del potenziale di ricerca in regioni di convergenza;
• attività per avvicinare la scienza e la società, con l'obiettivo di ottenere una integrazione armoniosa
delle scienze e delle tecnologie nella società europea;
• attività per promuovere lo sviluppo coerente delle politiche di ricerca a livello locale, regionale,
nazionale ed europeo;
• attività di coordinamento per quanto riguarda le attività di cooperazione internazionale in materia
di ricerca e sviluppo tecnologico.
La Ricerca Nucleare (Programma Euratom)
Le attività di ricerca sul nucleare sono state organizzate in un apposito programma: il Programma Quadro
della Comunità Europea per l'Energia Atomica ' (Euratom). Si tratta di un programma autonomo rispetto al
VII PQ, presenta infatti dei sotto programmi e strumenti legislativi separati.
Il programma si articola attorno a due programmi specifici:
Il primo programma (azioni indirette) verte sui seguenti settori:
• ricerca sull’energia da fusione, con l’obiettivo di sviluppare la tecnologia che consenta di ottenere
una sorgente di energia sicura, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e efficiente sotto il profilo
economico;
• fissione nucleare e radioprotezione, con l’obiettivo di migliorare in particolare la sicurezza,
l’efficienza delle risorse e la redditività, promuovere l’uso e lo sfruttamento in modo sicuro della
fissione nucleare e delle altre applicazioni delle radiazioni nell’industria e in medicina.
Il secondo programma (azioni dirette) verte sulle attività del Centro comune di ricerca nel settore
dell’energia nucleare.
L’importo globale massimo e le quote assegnate a ciascun programma per il periodo 2007-2011 è pari a
3.092 milioni di euro.
2. BUDGET
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Il budget del 7° PQ per il periodo 2007-2013 ammonta a 50,5 Mrd EUR con un incremento a prezzi attuali
del 63% rispetto al 6° PQ,.
La ripartizione (in miliardi di Euro) tra i Programmi Specifici è sintetizzata nel grafico che segue:3
Di seguito la ripartizione finanziaria nelle priorità e aree tematiche dei singoli Programmi
Specifici:
3
Il grafico include anche il finanziamento della CEEA di 2,7 Mrd EUR per il periodo ( prossimi cinque anni).
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Salute
Biotec
h
ICT
Nanotech,
Materiali
Energia
Ambient
e
Trasporti
Scienze
Socio-
economic
he
Spazio
and
Sicurezza
COOPERAZIONE 6.050 1.935 9.110 3.500 2.300 1.900 4.180 610 2.780 32.365
IDEE
7.460
PERSONE
4.728
JRC 1.751
50.521
Regioni
della
conoscenz
a
Cooperazione
internazionale
182126
European Research Council
Marie Curie Actions
Infrastruttu
re di
Ricerca
2.008
4.217
Totale
359
CAPACITA'
350
Ricerca per PMI
1.266
Scienza nella
Società
Potenziali di
ricerca
3. CRITERI MINIMI DI PARTECIPAZIONE
Le condizioni minime di partecipazione al Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico
per i progetti collaborativi prevedono la partecipazione di almeno tre soggetti giuridici, ognuno dei quali
stabilito in uno Stato membro o Associato diversi;
si deve inoltre assicurare l’indipendenza l'uno dall'altro di tutti e tre i soggetti giuridici, conformemente
all'articolo 6 4
.
Una volta soddisfatti i criteri minimi si potranno coinvolgere Paesi Terzi e Organismi internazionali.
 Fanno eccezione i Programmi Idee e Persone, ai quali si potrà partecipare rispettando il criterio
minimo di almeno una entità legale stabilita in uno Stato Membro o Stato Associato
laddove i consorzi soddisfino il criterio minimo, o laddove specificato diversamente dal bando.
Come soggetti giuridici si intende PMI, Università, Centri di ricerca, Organizzazioni di ricerca
private/pubbliche o qualsiasi altro soggetto giuridico, stabiliti in uno Stato Membro e Associato (o Paese
Terzo se specificato nel bando), a condizione che soddisfino le condizioni minime elencate nelle Regole di
Partecipazione5
, inclusa qualsiasi norma addizionale prevista dai programmi specifici o dai singoli
4
Cfr. Capo II, Parte 1, art. 5 “Condizioni minime” delle Regole di Partecipazione.
5
Cfr. Capo II, Parte 1, art. 5 delle Regole di Partecipazione
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programmi di lavoro6
.
Possono inoltre partecipare organismi internazionali di interesse europeo ed i CCR (Centri Comune di
Ricerca della Commissione Europea)7
. Per favorirne la partecipazione, questi ultimi possono essere
considerati come un paese a se stante ai fini della partecipazione minima8
.
Ai fini della partecipazione al 7° PQ, sono considerati paesi eleggibili: 9
• STATI MEMBRI
• PAESI ASSOCIATI – con accordi di cooperazione scientifica e tecnologica, coinvolti nel finanziamento
previsto dal Programma Quadro
• PAESI CANDIDATI – attualmente riconosciuti come candidati al futuro accesso
• PAESI TERZI – la partecipazione di organizzazioni o singoli di paesi che non siano Stati Membri,
Candidati o Associati, deve essere giustificata in termini di valore aggiunto agli obiettivi del 7° PQ.
4. SCHEMI DI FINANZIAMENTO
Il supporto finanziario UE consiste in un rimborso di una determinata percentuale delle spese sostenute,
necessarie per lo svolgimento delle attività. In alcuni casi ben definiti, si può far ricorso ad un rimborso su
base forfetaria (nota: per es. per le reti di eccellenza e il lump sum per i Paesi ICPC).
Per partecipare al VII PQ si possono utilizzare diversi tipi di progetto, denominati "schemi di
finanziamento". Volta per volta, è il bando europeo a definire quale strumento dovrà essere utilizzato. I
principali meccanismi di finanziamento, in funzione delle attività, sono descritti di seguito.
a) Attività di ricerca e sviluppo – sono qui previste:
a.1) i progetti in collaborazione,
Nell’ambito del VII Programma Quadro i progetti di ricerca e sviluppo si attuano attraverso i progetti di
collaborazione.
L’entità, lo scopo e l’organizzazione interna può variare a seconda del settore specifico e dell’argomento. Sarà quindi
di fondamentale importanza leggere approfonditamente la Guida al Proponente e il Programma di Lavoro, nel quale
vengono anche inseriti dei criteri di eleggibilità ulteriori, quali, ad esempio, la dimensione di budget dei progetti o la
partecipazione di determinate categorie di partner.
Esistono anche progetti di collaborazione che si indirizzano a gruppi speciali come le PMI: si tratta dei Progetti
Collaborativi per PMI previsti da alcune Aree Tematiche. In questo tipo di progetto fra il 35% e il 40% del budget del
progetto dovrà essere riservato alle PMI e l’impatto e i risultati dovranno risultare chiaramente un vantaggio per tale
categoria di partecipanti.
L’obiettivo principale dei Progetti Collaborativi è sviluppare nuove conoscenze, tecnologie, prodotti, attività
dimostrative o risorse comuni per la ricerca.
Questo schema di finanziamento prevede due tipi di progetti:
a) small or medium-scale focused research actions
b) large-scale integrating projects
6
Cfr. art. 12 delle Regole di Partecipazione
7
Il Centro Comune di Ricerca (CCR) - o nella demoninazione inglese Joint Research Centre - è una delle Direzioni
Generali della Commissione Europea (cade sotto la responsabilità del Commissario Potocnik, insieme alla DG Ricerca),
e svolge attività di ricerca e sviluppo tecnologico direttamente per conto dell'Unione Europea. Infatti, nell'ambito del
Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, le attività di ricerca svolte dal CCR sono chiamate attività
"dirette", a differenza di progetti svolti da organismi terzi selezionati tramite inviti a presentare proposte, che si
definiscono attività "indirette".
L'Unione Europea si avvale del CCR soprattutto per tematiche riguardo alle quali è importante mantenere una perfetta
indipendenza da interessi nazionali o privati. Si tratta per lo più di studi a supporto delle decisioni politiche della
Commissione Europea, e di progetti richiesti espressamente da altre Direzioni Generali della Commissione
8
Cfr. Capo II, Parte 1, art. 5 delle Regole di Partecipazione
9
Cfr. lista in Appendice n. 1.
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a) Small or medium-scale focused research actions (STREP)
Sono progetti di ricerca di piccola o media scala focalizzati sul perseguimento di un obiettivo specifico. Possono
includere attività legate all’innovazione, con particolare riferimento alla gestione della conoscenza prodotta e alla
protezione della proprietà intellettuale
Il contenuto può consistere in uno dei seguenti argomenti, o nella combinazione di entrambi:
1. un progetto di ricerca e di sviluppo tecnologico demandato a generare nuova conoscenza;
2. un progetto dimostrativo demandato a dimostrare la potenzialità economica di nuove tecnologie che non possono
essere direttamente commercializzate (es. test di prototipi) .
b) Large-scale integrating projects (IP)
Si tratta di azioni di ampio raggio mirate all’integrazione di attività multidisciplinari che si propongano di raggiungere
un obiettivo definito. Il contenuto dovrà consistere nella combinazione di uno o tutti i seguenti punti:
1. ricerca e sviluppo finalizzati agli obiettivi da raggiungere a livello scientifico e tecnologico e di carattere
multidisciplinare;
2. progetto dimostrativo demandato a dimostrare la potenzialità economica di nuove tecnologie ma che non possono
essere direttamente commercializzate (es. test di prototipi);
3. attività innovative rivolte alla protezione e alla disseminazione della conoscenza, studi socio-economici sull’impatto
di quella determinate conoscenza
4. formazione dei ricercatori e di altre figure come manager di ricerca, dirigenti d’azienda (soprattutto per le PMI) e
utilizzatori potenziali delle conoscenze prodotte dal progetto.
5. qualsiasi altra attività direttamente collegata agli obiettivi del progetto (come identificato nel Work Programme o
nel Bando);
6. attività di “project management activities”
a.2) le reti di eccellenza (NoE),
Strumento per partecipare al Programma specifico COOPERAZIONE, le NoE puntano a sviluppare la
cooperazione a lungo termine fra i migliori gruppi di ricerca in Europa attorno ad una tematica prioritaria;
Lo scopo delle reti di eccellenza è quello di rafforzare e sviluppare l’eccellenza scientifica e tecnologica della
Comunità mediante l’integrazione a livello europeo di capacità di ricerca attualmente esistenti o emergenti
a livello nazionale e regionale.
Ciascuna rete mira a far progredire le conoscenze in un particolare settore riunendo una massa critica di
capacità. Le attività sono generalmente orientate verso obiettivi pluridisciplinari a lungo termine, piuttosto
che verso risultati predefiniti in termini di prodotti, processi o servizi.
In merito ai partecipanti, le reti di eccellenza favoriscono la cooperazione tra le capacità di eccellenza delle
università, dei centri di ricerca, delle imprese, comprese le PMI, e delle organizzazioni scientifiche e
tecnologiche.
Ogni rete prevede un programma comune di attività aggiornato di anno in anno; in generale il programma
comune deve comprendere diversi elementi:
• ricerca, ovvero un programma di ricerca comune pluriennale e pluridisciplinare;
• integrazione, ottenuta grazie alla mobilità dei ricercatori, alla messa in comune delle strutture di
ricerca e alla gestione della rete;
• diffusione dell’eccellenza, grazie al trasferimento, valorizzazione e diffusione di conoscenze e alla
formazione dei ricercatori.
In merito alla durata e alle dimensioni delle reti di eccellenza è fondamentale sottolineare che, per essere
istituite, vi deve essere un minimo legale di 3 partecipanti da 3 paesi diversi. In pratica una rete è costruita
da partenariati di ampie dimensioni, infatti riuniscono da decine fino a centinaia di ricercatori per un
periodo minimo di 5 anni, ma con lo scopo di rendere la cooperazione duratura nel tempo, anche oltre la
durata del progetto.
Una rete di eccellenza può produrre risultati sia in termini di collaborazioni e dottorati per i ricercatori, sia
generali attività di disseminazione della conoscenza, quali pubblicazioni, workshop e seminari.
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a.3) le iniziative tecnologiche congiunte (ITC), nuovo strumento introdotto con la finalità di costituire
partenariati a lungo termine pubblico-privati.
Le ITC costituiranno il principale strumento del VII PQ per avvicinare la ricerca all'industria. Le iniziative
tecnologiche congiunte saranno sviluppate in alcuni ambiti ristretti e solo laddove l'entità delle risorse
necessarie giustifica l’istituzione di partenariati pubblico - privati a lungo termine. Ad oggi le ITC per cui è
stata proposta l’istituzione sono: Innovative medicine Initiative, Nanoelectronics Technologies 2020,
Embedded Computing Systems, Hydrogen and Fuel Cells Initiatives, Aeronautics and Air Transport, Global
monitoring for environment and Security (GMES).
I contenuti di queste iniziative saranno definiti direttamente dalle corrispondenti Piattaforme Tecnologiche
Europee e integreranno gli investimenti del settore privato e i finanziamenti pubblici, compresi i
finanziamenti provenienti dal Programma Quadro e i prestiti dalla Banca europea per gli investimenti. Si
presterà particolare attenzione al coordinamento tra le iniziative tecnologiche congiunte e i programmi
nazionali negli stessi settori.
Le Piattaforme Tecnologiche Europee, volute dalla Commissione Europea, sono state istituite con lo scopo
di riunire aziende, istituti di ricerca, mondo finanziario e autorità di regolamentazione attorno ad un unico
tavolo di discussione al fine di definire un’agenda comune di ricerca (SRA). L’obiettivo è quello di creare una
leadership globale dell’Unione Europea nel campo della ricerca. La grande importanza delle Piattaforme
Tecnologiche è strettamente connessa al fatto che esse orienteranno sempre più le future tematiche di
ricerca dell’UE in un determinato settore.
b) Coordinamento e accompagnamento
Sostegno alle attività che hanno come scopo il coordinamento o il sostegno di politiche e attività di ricerca
(creazione di reti, scambi, accesso transnazionale alle infrastrutture di ricerca, studi, conferenze, ecc.).
c) Attività di ricerca di frontiera per singoli gruppi di ricerca
Rivolto al sostegno di progetti svolti da équipe di ricercatori, questo meccanismo sarà applicato
principalmente per sostenere i progetti di ricerca "di frontiera" su temi proposti dai ricercatori
stessi e finanziati nell'ambito del Consiglio Europeo della Ricerca.
Il VII PQ propone una importante novità : la creazione di un Consiglio europeo delle ricerche (CER).
Quest'ultimo avrà il mandato di finanziare, a livello comunitario, la ricerca di base in tutti i campi delle
scienze, incluse le scienze umane e sociali. Il CER sarà gestito in modo autonomo dalla comunità scientifica
e i progetti saranno finanziati sulla base dell'eccellenza scientifica.
Diversamente da quanto accade per altri progetti europei, nel caso specifico dei Progetti di ricerca di base è
prevista la possibilità di finanziamento anche a progetti individuali realizzati da singoli team di eccellenza.
Si prevede che il primo bando pubblicato dal CER sia rivolta a ricercatori in fase di avvio di carriera che non
abbiano ancora raggiunto una posizione di indipendenza, su temi di avanguardia e di particolare interesse
per l'Europa.
d) Mobilità e formazione
Per il sostegno alla mobilità sono utilizzati diversi strumenti specifici racchiusi tutti sotto il nome
comune di Borse Marie Curie;
Formazione iniziale
 Reti per la formazione iniziale - ITN
Industria-università
 Partenariati e percorsi congiunti industria-università - IAPP
Formazione continua
 Borse intraeuropee per lo sviluppo della carriera - IEF
 Sovvenzioni europee di reinserimento - ERG
 Cofinanziamento di programmi regionali, nazionali e internazionali - COFUND
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Dimensione internazionale
 Borse internazionali in uscita per lo sviluppo della carriera - IOF
 Borse internazionali in entrata - IIF
 Sovvenzioni internazionali di reinserimento - IRG
Azioni specifiche
 Premi di eccellenza
 Notte della ricerca
 ERA-MORE
e) Attività specifiche per le PMI
Le PMI senza risorse interne di ricerca e che necessitano di sviluppare nuove soluzione
tecnologiche, processi o prodotti possono realizzare dei progetti comuni con i centri di ricerca e le
università, che avranno un ruolo di "esecutore della ricerca" per conto delle PMI. I risultati di
queste ricerche saranno di proprietà delle aziende. A questo proposito esistono due meccanismi di
finanziamento: la ricerca cooperativa (CRAFT) e la ricerca collettiva.
f) Sostegno alle infrastrutture
Specifici strumenti sono previsti anche per il supporto ad infrastrutture di ricerca esistenti,
specificamente per permettere l'accesso a queste infrastrutture da parte di utenti esterni, e per
migliorare la connettività a livello globale di infrastrutture di comunicazione ad alta velocità e ad
alta capacità per lo scambio e l'analisi dei dati prodotto da infrastrutture di ricerca ('e-
infrastructure').
La Commissione Europea prevede inoltre la possibilità, in base all'art. 169 del Trattato EU, di fornire
un contributo (minore) per lo sviluppo di nuove infrastrutture di ricerca che abbiano un interesse
per l'Europa. A questo scopo esiste già una lista di infrastrutture di ricerca ritenute prioritarie e
strategiche per l'Europa, preparata da una apposito forum (ESFRI - European Strategy Forum on
Research Infrastructures, che unisce rappresentanti dei 25 Paesi Membri e dei Stati Associati, su
nomina dei rispettivi Ministri di Ricerca, ed un rappresentante della Commissione Europea).
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Il PROGRAMMA SPECIFICO COOPERAZIONE
Budget: 32 Miliardi di Euro
1. INTRODUZIONE AL PROGRAMMA
Il Programma COOPERAZIONE offre sostegno alla cooperazione transnazionale in specifiche aree tematiche
che corrispondono ai principali settori della conoscenza e delle tecnologie, in cui la ricerca viene sostenuta
e potenziata per affrontare le sfide europee sul piano sociale, economico, ambientale e industriale.
L’obiettivo è quindi quello di incentivare la multidisciplinarietà attraverso strategie intersettoriali congiunte
su varie tematiche di ricerca e tecnologiche, con il fine ultimo di contribuire ad uno sviluppo sostenibile e di
servire al meglio la società civile europea. Le 10 aree tematiche individuate conprendono anche attività di
ricerca indispensabili per l’elaborazione, l’attuazione e la valutazione delle politihche UE in materia di
sanità, sicurezza, agricoltura, energia, ambiente, coesione sociale, formazione, istruzione e altro,
parallelemante alla ricerca prenormativa e conormativa necessaria a migliorare la qualità delle norme e la
loro attuazione.
Per rafforzare la diffusione e utilizzazione dei risultati della ricerca UE, in tutte le aree tematiche vengono
anche sotenute attività di sostegno alla divulgazione delle conoscenze e al trasferimento dei risultati, anche
mediante il finanziamento di iniziative di rete e di servizi infomatvi ed elettronici. Inoltre, verranno varate
varie azioni a sostegno dell’innovazione e iniziative mirate a sostenere un dialogo su questioni scientifiche
con il pubblico in generale, coinvolgendo la società civile nel suo complesso.
Nell’ambito di ogni Tema sarà possibile trattare, oltre alle attività brevemente catalogate, due tipi di
esigenze principali:
Esigenze emergenti: sostegno specifico destinato a proposte di ricerca spontanne per individuare e
approfondire nuove opportunità scientifiche e tecnologiche;
Esigenze strategiche impreviste: reagire in maniera flessibile di fronte a nuove esigenze strategiche che
dovessero apaprire nel corso del Programma Quadro.
21
2. AREE TEMATICHE
Il Programma Cooperazione offre sostegno ad attività di ricerca nell’ambito delle seguenti 10 aree
tematiche:
1. Salute
2. Prodotti alimentari, agricoltura e biotecnologia
3. Tecnologie dell’informazione e della comunicazione
4. Nanoscienze, nanotecnologie, tecnologie dei materiali e processi di produzione
5. Energia
6. Ambiente (incl. cambiamenti climatici)
7. Trasporto (incl. aeronautica)
8. Scienze socioeconomiche e umanistiche
9. Spazio
10. Sicurezza
Nel grafico che segue si evidenzia la ripartizione del Programma COOPERAZIONE per il periodo 2007-2013,
in miliardi di Euro:
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i. SALUTE
Budget: 6,1 mrd Euro
Il Tema Salute, ponendosi in continuità con i precedenti Programmi Quadro, si prefigge lo scopo di
migliorare la salute dei cittadini europei e di rafforzare la competitività delle aziende del settore;
particolare attenzione è inoltre posta alla trasformazione delle scoperte in applicazioni cliniche,
allo sviluppo di nuove terapie, ai metodi di promozione e prevenzione della salute, alle tecnologie
e agli strumenti diagnostici ed ai sistemi sanitari sostenibili, affrontando nello stesso tempo le
questioni sanitarie di interesse mondiale, come le nuove epidemie.
La ricerca condotta in questo Tema ha l’obiettivo di consentire la prevenzione di alcune delle
malattie più diffuse e di contribuire ad integrare una vasta quantità di dati genomici utile a
generare nuova conoscenza e conseguenti applicazioni mediche in medicina ed in biotecnologia.
La ricerca transnazionale è incoraggiata, per trarre vantaggi economici dalla ricerca biomedica e
consentire all’Europa di contribuire più efficacemente agli sforzi internazionali per combattere le
malattie di interesse mondiale. Speciale attenzione è inoltre prestata alle modalità in cui sarà
possibile colmare il gap tra le attività di ricerca e lo sfruttamento economico che deriverebbe dalla
validazione clinica.
L’obiettivo generale è quello di aumentare la competitività del settore iotecnologico e medico
tecnologico, settori in cui le PMI europee e le grandi aziende sono le principali guide a livello
economico. E’ inoltre previsto il supporto alla Piattaforma Tecnologica Europea sulla medicina
innovativa (IMI), con l’obiettivo di superare gli ostacoli nella ricerca dei processi di sviluppo dei
farmaci.
Le azioni previste sono:
1) Biotecnologia, strumenti generici e tecnologie mediche per la salute umana
Azione mirata a sviluppare e validare gli strumenti e le tecnologie necessarie che renderanno
possibile la produzione di nuova conoscenza e la sua traslazione in applicazioni pratiche nel campo
della salute e della medicina:
a) Ricerca con metodi ad alta resa (sequenziamento; espressione genica, genotipo e fenotipo;
genomica strutturale; bioinformatica e systems biology; altre “omics”);
b) Individuazione, diagnosi e monitoraggio (biologia molecolare e cellulare, fisiologia, genetica,
fisica, chimica, nanotecnologie, microsistemi); particolare attenzione alle strategie non invasive o
poco invasive;
c) Approcci terapeutici innovativi e interventi (terapia genetica e cellulare, medicina
rigenerativa, trapianti, immunoterapia, vaccini e altre medicine);
d) Previsione di adattabilità, sicurezza e efficacia terapetutica (comprese le alternative alle
sperimentazioni animali).
2) Traslazione della ricerca per la salute umana
Azione mirata ad aumentare la conoscenza dei processi biologici e dei meccanismi coinvolti tanto
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nelle questioni di ordinaria salute quanto nelle situazioni di malattie specifiche, al fine di trasporre
questa conoscenza nelle applicazioni cliniche e di garantire che questi dati clinici guidino l’ulteriore
ricerca:
a) Integrazione di dati e processi biologici (rilevazione su ampia scala dei dati e della system
biology)
b) Ricerca sul cervello e sulle malettie celebrali, sullo sviluppo umano e sull’invecchiamento
c) Ricerca traslazionale in materia di malattie infettive (HIV/AIDS, malaria, tubercolosi, SARS,
influenza aviaria):
d) Ricerca traslazionale in materia di malattie gravi (cancro, malattie cardiovascolari, diabete ed
obesità , malattie rare, altre malattie croniche, es. malattie reumatiche).
3) Ottimizzazione dei servizi sanitari offerti ai cittadini europei
Azione mirata a fornire una maggiore informazione ai cittadini europei sulle decisioni politiche
riguardo i sistemi sanitari ed a rendere più efficaci le strategie di promozione della salute,
prevenzione delle malattie, diagnosi e terapia.
a) Promozione della prevenzione di malattie e miglioramento dell’uso dei farmaci;
b)Traduzione dei risultati clinici in pratica clinica
c) Qualità,efficienza e solidarietà dei sistemi sanitari, compresi i sistemi sanitari in transizione e le
strategie di assitenza gli anziani.
d)Uso opportuno di nuove terapie e tecnologie sanitarie
4) Cooperazione internazionale
La cooperazione internazionale è parte integrante del Tema e di particolare importanza per le aree
che affrontano i problemi di salute globale, quali la resistenza agli anti-microbici, HIV/AIDS,
malaria, tubercolosi e pandemie emergenti.
5) Rispondere alle necessità emergenti e a quelle non previste
La ricerca nelle materie oggetto di bisogni/necessità emergenti sarà implementata sulla base di
iniziative dal basso e “focalizzate”, in coordinamento con altre tematiche, garantendo cosi la
ricerca interdisciplinare. Ciò può avvenire, per esempio, per la sicurezza in fatto di salute, per la
valutazione del rischio e per gli indicatori statistici.
Siti di riferimento
Cordis: http://cordis.europa.eu/fp7/cooperation/health_en.html
La JTI Innovative Medicine Initiative: http://www.imi-europe.org/
ii. PRODOTTI ALIMENTARI, AGRICOLTURA, PESCA E BIOTECNOLOGIA
Budget: 1,9 Mrd Euro
24
In linea con la strategia europea sulle Scienze della vita e le biotecnologie e gli obiettivi di Lisbona, il
secondo Tema si focalizza sulla creazione di una bio-economia europea basata sulla conoscenza realizzata
attraverso l’associazione di scienza, industria ed altre parti interessate, al fine di sfruttare le opportunità
offerte dai nuovi avanzamenti della ricerca che riguardano problematiche sociali ed economiche. La ricerca
si incentrerà sulla gestione, la produzione ed il consumo sostenibile delle risorse biologiche soprattutto
attraverso l’impiego delle scienze della vita e le biotecnologie, ma anche sulla convergenza con altre
tecnologie, al fine di sviluppare nuovi prodotti ecoefficienti e concorrenziali in settori come agricoltura,
pesca, acquacoltura, prodotti alimentari, sanità, silvicoltura ed industrie connesse.
I risultati della ricerca contribuiranno in modo considerevole all’attuazione e all’elaborazione di politiche e
regolamentazioni dell’UE, sulle questioni relative all’agricoltura e al commercio, alla regolamentazione in
materia di sicurezza alimentare, alla politica zoosanitaria comunitaria, alle norme comunitarie in materia di
salute, al controllo delle patologie e al benessere degli animali, all’ambiente e alla biodiversità. Forniranno,
inoltre, la conoscenza di base necessaria a supportare la Politica Comune Agricola e la Strategia Europea
sulla Silvicoltura,l’agricoltura e le questioni relative al commercio, gli aspetti relativi alla sicurezza degli
OGM, il miglioramento della Politica Comune sulla Pesca e la sicurezza del cibo e nelle catene alimentari. La
ricerca nelle applicazioni non relative al cibo delle risorse biologiche supporteranno, invece, gli obiettivi
dell’Environmental Technology Action Plan, così come il piano d’azione sulle biomasse e la strategia
europea sul biofuel. Nell’ambito di tutte queste attività, si dovrà tenere conto degli aspetti sociali, etici,
giuridici, ambientali, economici e culturali, nonché dei rischi e degli impatti potenziali conseguenti allo
sviluppo scientifico e tecnologico.
Si realizzeranno anche azioni destinate a rafforzare il coordinamento di programmi di ricerca nazionali, in
stretta collaborazione con i progetti ERA-Net, le piattaforme tecnologiche e altri operatori interessati, come
il Comitato Permanente per la Ricerca Agricola (CPRA) o un’eventuale futura struttura di coordinamento
della ricerca marina europea. Le piattaforme tecnologiche contribuiranno alla determinazione delle priorità
comuni di ricerca, in settori quali la genomica e le biotecnologie vegetali, la silvicoltura e le industrie
collegate, la zoosanità sul piano mondiale, la cura degli animali da allevamento, i prodotti alimentari,
l’acquacoltura e la biotecnologia industriale, individuando possibili iniziative di ampia portata, come
progetti di dimostrazione per la produzione di prodotti chimici di base dalla biomassa (cellulosa,
biocarburanti, biopolimeri).
Le attività di ricerca previste sono:
1. Produzione e gestione sostenibile delle risorse biologiche provenienti dalla terra, dalle foreste e dagli
ambienti acquatici
 agevolare la ricerca sui principali fattori a lungo termine per una produzione e gestione
sostenibile delle risorse biologiche (microrganismi, specie vegetali ed animali), comprendente la
valorizzazione della biodiversità e di nuove molecole bioattive nell’ambito di questi sistemi
biologici;
 rafforzare lo sviluppo sostenibile e la competitività, riducendo nel contempo l’impatto
ambientale nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell’acquacoltura, grazie allo
sviluppo di tecnologie, apparecchiature, sistemi di monitoraggio, impianti e nuovi sistemi di
produzione, al perfezionamento della base scientifica e tecnica della gestione della pesca e a una
migliore conoscenza delle interazioni tra sistemi diversi (agricoltura e silvicoltura; pesca e
acquacoltura) nell’ambito di un approccio che consideri l’intero ecosistema;
 ottimizzare la produzione e il benessere degli animali, in particolare mediante la
valorizzazione delle conoscenze genetiche, nuovi metodi di allevamento, una conoscenza più
approfondita della fisiologia e del comportamento animale, e una maggiore conoscenza delle
malattie degli animali, in particolare le zoonosi, e dei relativi mezzi per combatterle. In questo
settore si svilupperanno strumenti di sorveglianza, prevenzione e controllo; si sosterrà la ricerca
applicata su vaccini e metodi diagnostici, lo studio dell’ecologia di agenti infettivi conosciuti o
25
nuovi e di altre minacce, in particolare gli atti dolosi, e lo studio degli impatti di vari sistemi di
produzione agricola e delle condizioni climatiche;
 sviluppare strumenti necessari per agevolare l’attuazione di strategie, politiche e strumenti
legislativi adeguati, al fine di sostenere la costruzione della “bioeconomia europea basata sulle
conoscenze” (KBBE) e far fronte alle esigenze dello sviluppo rurale e costiero.
2. Prodotti alimentari, salute e benessere: “Dalla fattoria alla forchetta”
 Studio del comportamento dei consumatori e dell’impatto dell’alimentazione sulla salute e
sul benessere dei cittadini europei.
 Comprensione delle abitudini e dei fattori alimentari, in quanto importante elemento
controllabile dell’aumento e della riduzione dell’insorgenza di malattie e disturbi legati
all’alimentazione.
 Ottimizzazione dell’innovazione nel settore alimentare europeo, grazie all’integrazione di
tecnologie avanzate nella produzione alimentare tradizionale, l’adozione di tecnologie di
trattamento per migliorare la funzionalità degli alimenti, lo sviluppo e la dimostrazione di metodi
di trattamento e imballaggio altamente tecnologici ed ecoefficienti, lo sviluppo di applicazioni di
controllo intelligenti e di metodi più efficaci di gestione dei sottoprodotti, dei rifiuti e dell’energia.
 Garanzia della sicurezza chimica e microbiologica e miglioramento della qualità dell’offerta
di prodotti alimentari in Europa. A tal fine, occorre comprendere i rapporti tra ecologia microbica
e sicurezza dei prodotti alimentari.
 Protezione della salute umana e dell’ambiente grazie ad una migliore conoscenza
dell’impatto ambientale sulla catena alimentare umana e animale.
3. Scienze della vita e biotecnologie per prodotti e processi non alimentari sostenibili
Si tratta di migliorare le conoscenze ed elaborazione di tecnologie avanzate per la produzione di biomassa
terrestre o marina per applicazioni nel settore energetico ed industriale. Queste attività riguarderanno la
genomica e la metabolomica vegetale, animale e microbica ai fini del miglioramento della produttività e
della composizione delle materie prime e delle fonti di biomassa per una conversione ottimale in prodotti
ad elevato valore aggiunto, utilizzando, come nuovi fonti, organismi terrestri e acquatici, naturali o
perfezionati.
4. Rispondere alle esigenze emergenti e alle esigenze strategiche impreviste
La ricerca sulle esigenze emergenti concerne lo sviluppo di nuovi concetti e tecnologie, coprendo ad
esempio i sistemi di gestione delle crisi e l’integrità della catena alimentare. Si tratta di fonire una risposta
flessibile alle esigenze strategiche impreviste, tenendo però conto delle politiche prefissate alla costituzione
di una bioeconomia europea basata sulla conoscenza.
5. Cooperazione internazionale
La cooperazione internazionale è necessaria per affrontare le sfide che richiedono un vasto impegno
internazionale, come la dimensione e la complessità della biologia dei sistemi vegetali e dei microrganismi
(sicurezza dell’approvvigionamento alimentare e sicurezza intrinseca dei prodotti alimentari e dell’acqua
potabile, diffusione a livello mondiale di malattie animali, sfruttamento equo della biodiversità;
ricostituzione degli stock ittici mondiali al fine di raggiungere il rendimento massimo sostenibile entro il
2015).
Siti di riferimento:
Cordis: http://cordis.europa.eu/fp7/kbbe/home_en.html
Piattaforme Tecnologiche Europee di interesse:
• Food for Life: http://etp.ciaa.be/asp/home/welcome.asp
• Plants for the Future: http://www.epsoweb.org/Catalog/TP/index.htm
• Farm Animal Breeding and Reproduction FABRE-TP: http://www.fabretp.org/
26
• European Technology Platform for Global Animal Health:
http://www.ifaheurope.org/EUPlatform/Platform.htm
• Technology Platform of the European Forest-Based Sector (FTP):
http://www.forestplatform.org/
iii. TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE (TIC)
Budget: 9,1 Mrd Euro il 28% del totale delle risorse finanziarie del 7PQ
L’importanza del settore delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione emerge non
solo dal fatto che esso rappresenta il 6-8% del PIL europeo, ma anche da altri fattori che
evidenziano che le TIC sono vitali per:
• andare incontro alle sfide della globalizzazione incentivando l’innovazione, la creatività e la
competitività del sistema economico,
• sviluppare la scienza dell’avanguardia in tutti i settori scientifici e tecnologici,
27
• rendere il settore pubblico europeo più efficiente e modernizzare altri settori che vanno
dall’educazione all’energia,
• affrontare le sfide della società, migliorando la qualità di vita e andando incontro alle
esigenze di una società più anziana.
Per questi motivi, “Tecnologie dell’informazione e della comunicazione” è uno dei temi chiave del
7° Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.
La ricerca su TIC nel VII Programma Quadro si focalizza su 7 Sfide o “challenges”: 3 Sfide sono
focalizzate su temi che realizzino una leadership europea industriale, le altre 4 sono invece
focalizzate su temi che realizzino obiettivi socio-economici.
1: Preparare le reti del futuro
Le infrastrutture di informazione del futuro connetteranno contemporaneamente milioni di
persone, innumerevoli organizzazioni e miliardi di servizi - PC, cellulari, server, sensori etc.
Queste infrastrutture sosterranno lo sviluppo economico di tutta Europa, e saranno all’origine dei
nuovi servizi e delle nuove opportunità economiche.
Essere leader nello sviluppo di queste infrastrutture è essenziale per raccogliere i benefici dell’ICT
in aree tanto diverse, quali il manifatturiero e l’assistenza medica domiciliare. La Sfida che si vuole
vincere è quella di rendere la rete e le infrastrutture di servizi più robuste, sicure e capienti.
2: “Macchine” più intelligenti, servizi migliori
La Sfida di questo settore verterà sullo sviluppo di sistemi TIC più consapevoli di ciò che li circonda,
e capaci di imparare e interagire con le persone nella maniera più naturale possibile. In questo
modo questi robot e manufatti intelligenti saranno capaci di rispondere meglio alle esigenze degli
uomini.
3: I Nuts and Bolts dei prodotti del futuro
Le aziende europee sono ad oggi leader mondiali come fornitori di componenti elettronici ad
industrie diverse, quali: trasporti, telecomunicazioni, attrezzature mediche, etc. L’Europa vanta un
primato anche per le tecnologie della fotonica, plastiche elettroniche, display flessibili e micro e
nano sistemi. La Sfida quindi è quella di supportare l’industria e l’accademia europea in questo
settore strategico e assicurare che queste nuove tecnologie soddisfino i bisogni dell’economia e
della società.
4: Contenuti e librerie digitali
Le tecnologie danno la possibilità di accedere, creare e condividere i contenuti nella misura più
ampia possibile. Inoltre ci permettono di apprendere meglio e di preservare ed arricchire il nostro
patrimonio culturale. Ad oggi, sebbene sommersi da informazioni, siamo carenti di strumenti di
apprendimento a distanza (eLearning).
La ricerca in questa Sfida ha l’obiettivo di incentivare lo sviluppo delle librerie digitali, aiutandoci a
creare, interpretare, usare e preservare in maniera più semplice le risorse culturali e scientifiche e
rivoluzionare l’apprendimento attraverso tecnologie più intuitive.
5: Una rivoluzione dell’Assistenza Medica
La ricerca che sostiene questa Sfida ha l’obiettivo di migliorare la qualità, la disponibilità e
l’efficienza delle cure mediche sviluppando le tecnologie per migliorare tutto ciò che riguarda il
settore: dall’amministrazione alle immagini biomedicali, dalle cure personalizzate domiciliari alla
creazione di nuove medicine.
28
6: Ambiente, energia e trasporti
La ricerca che sostiene questa Sfida si snoda su due temi:
• “automobili intelligenti”, che renderanno il sistema dei trasporti più sicuro ed ecologico,
• ambiente sostenibile ed efficienza energetica, sia attraverso una maggiore ripresa degli
impianti chimici, oleodotti, etc. in modo da renderli più sicuri ed efficienti a livello
energetico e sia attraverso lo sviluppo di nuovi sistemi di monitoraggio più efficaci sugli
ambienti a rischio.
7: “Accesso per tutti” - eInclusion
Le tecnologie offrono molti vantaggi alla società europea, ma non tutti ne sentono il beneficio. La
società europea sta evolvendosi – la proporzione della popolazione over 65 aumenterà dal 20% al
28% da oggi fino al 2025, e dal 2050 si prevede che gli anziani saranno più del 160% dal livello del
1985.
Le tecnologie possono aiutare a far fronte a questa Sfida, estendendo il tempo che le persone
anziane possano vivere in maniera più indipendente nei loro ambienti preferiti e fornire le nuove
generazioni di prodotti e servizi per aiutare l’integrazione delle persone a rischio di esclusione. I
nuovi servizi saranno di supporto alla società civile ed apriranno nuove opportunità anche
all’industria europea.
Oltre le Sfide: tecnologie future ed emergenti (FET)
Accanto alle 7 Sfide sopra riportate, il tema TIC, nell’ambito dell’area delle “Tecnologie Future ed
Emergenti”, supporta anche la ricerca di frontiera, ad alto rischio. La ricerca si basa
sull’esplorazione di strade fortemente interdisciplinari per lo sviluppo di nuovi concetti e
dimostrando nuove possibilità per nuovi mercati.
Siti di riferimento
http://cordis.europa.eu/fp7/ict
iv. NANOSCIENZE, NANOTECNOLOGIE, MATERIALI E NUOVE TECNOLOGIE DI
PRODUZIONE
Budget:3,5 Mrd Euro
Il Tema supporta tutte le attività industriali che operano in sinergia con altri Temi, inclusi le scienze dei
materiali, il manufacturing e tecnologie di processo altamente performanti, nano-bio-tecnologie e nano-
elettronica. L’approccio a medio termine si focalizza su una convergenza di conoscenza e competenze
attinte da diverse discipline attraverso le sfruttamento di sinergie scientifiche e tecnologiche guidate dalla
applicabilità.Nel lungo termine il Tema intende capitalizzare le enormi prospettive aperte dalle nano-
scienze e delle nano-tecnologie per la creazione di una industrie di un’economia realmente basate sulla
conoscenza. In entrambi i casi sarà essenziale assicurare l’utilizzazione della conoscenza generata
attraverso un’effettiva disseminazione e sfruttamento dei risultati.
Il Tema è particolarmente rilevante per le PMI considerando i loro bisogni nell’avanzamento e nell’uso delle
tecnologie. Le aree di particolare rilevanza includono: nano strumenti, strumentazioni e apparecchi questo
a fronte della concentrazione di PMI ad alta crescita ed alta tecnologia in questo settore; tessuti tecnici,
tipici di un settore tradizionale che sta subendo un rapido processo di trasformazione nel quale le PMI
sono protagoniste; sistemi spaziali; industrie meccaniche, ad esempio strumentazioni meccaniche, settore
nel quale le PMI europee sono leader mondiali e tutti gli altri settore che possano coinvolgere un gran
numero di PMI che potranno beneficiare dell’introduzione di nuovi modelli di business, di nuovi materiali e
nuovi prodotti.
Le attività e aree di ricerca previste sono:
29
Nano-scienze e Nano-tecnologie10
L’obiettivo è di creare materiali e sistemi con proprietà e comportamenti predefiniti, basati sulla
accresciuta conoscenza ed esperienza con la materia in scala nano, anche al fine di sviluppare una nuova
generazione di prodotti e servizi competitivi ad alto valore aggiunto con performance superiori in una
gamma di applicazioni, minimizzando ogni potenziale impatto avverso sull’ambiente e la salute.
Il focus verrà posto su nuova conoscenza sull’interazione di atomi, molecole e loro aggregazioni attraverso
entità sia artificiali, sia naturali. Questo include la ricerca su tutti gli aspetti del risk-assessmnet (ad es. la
nano tossicologia e la nano-eco.tossicologia) come anche la sicurezza, la nomenclatura,, la metrologia e gli
standard temi che sono sempre più importanti per aprire la strada alle applicazioni industriali.
Nuovi Materiali
Nuovi materiali avanzati con un alto valore di conoscenza, nuove funzionalità e performance migliorate
sono sempre più critiche per la competitività industriale e lo sviluppo sostenibile. Secondo i nuovi modelli
dell’industria manifatturiera, sono i materiali stessi che stanno diventando il primo passo per aumentare il
valore dei prodotti e le loro prestazioni, piuttosto che i passi di lavorazione.
Questo richiede un controllo intelligente delle qualità intrinseche, del processo e della produzione e il tener
conto dell’impatto potenziale sulla salute e sull’ambiente attraverso il loro intero ciclo di vita. Sarà messa
molta enfasi sui nuovi materiali avanzati ottenuti usando il potenziale delle nano e bio tecnologie e/o
dall’”emulazione della natura”, in particolare nanomateriali, biomateriali e materiali ibridi altamente
performanti.
Viene incoraggiato un approccio multidisciplinare, che coinvolge la chimica, la fisica e sempre più le scienze
biologiche. La caratterizzazione dei materiali, il design e la simulazione sono anche essenziali per meglio
comprendere i fenomeni dei materiali, in particolare le relazioni delle proprietà strutturali a scala
differente; per migliorare la valutazione dei materiali e l’affidabilità dei materiali e per estendere il concetto
di materiali virtuali per il design dei materiali. L’integrazione dei livelli nano.macro –molecole nella chimica
e le tecnologie dei materiali sono supportate per lo sviluppo di nuovi concetti e processi, come per la
catalisi e l’intensificazione e l’ottimizzazione dei processi.
Nuovi Metodi di Produzione
La trasformazione richiesta all’industria europea per passare da un industria basata sulle risorse ad
un’industria basata sulla conoscenza richiede un nuovo approccio al manufacturing. Questo implica la
creazione delle giuste condizioni per l’innovazione continuativa, nelle attività industriali e nei sistemi di
produzione, includendo le costruzioni, gli strumenti e i servizi, e per lo sviluppo di vantaggi generici di
produzione (tecnologie, mezzi di organizzazione e produzione), tenendo anche in considerazione i bisogni di
ambientali e di sicurezza.
La ricerca si focalizza su: sviluppo e validazione di nuovi modelli industriali e di strategie che coprano tutti
gli aspetti del ciclo di vita del prodotto e del processo; sistemi di produzione adattabile che superino gli
esistenti limiti dei processi e permettano nuovi metodi di manufacturing e processo; produzione in rete per
sviluppare strumenti e metodi per operazioni cooperative e a valore aggiunto su scale globale; strumenti
per il rapido trasferimento ed integrazione delle nuove tecnologie nei processi di design e operazioni di
manufacturing; lo sfruttamento della convergenza delle tecnologie nano-, bio-, info e cognitive per lo
sviluppo di nuovi prodotti e concetti di ingegneria e la possibilità di nuove industrie.
Integrazione di tecnologie per le applicazioni industriali
L’integrazione della conoscenza e delle conoscenze delle precedenti tre aree di ricerca è essenziale per
velocizzare la trasformazione dell’industria europea e la sua economia, adottando nel frattempo un
approccio sicuro, socialmente respoonsaile e sostenibile.
La ricerca si focalizza quindi su nuove applicazioni e nuove soluzioni basate su cambiamenti atti a
rispondere a grandi sfide. L’integrazione della nuova conoscenza nano-,materiali e tecnologie di produzione
10
Azioni specifiche sono previste per individuare centri dedicati alla conoscenze all’expertise e sarà creato un focal
point per implementare l’ approccio integrato e responsabile propugnato dalla Commissione nei confronti dele nano-
tecnologie così come è sottolineato nel Piano d’Azione della Commissione sulle Nanotecnologie (COM(2005)243).
30
sarà supportata in applicazioni settoriali e transettoriali come la salute, le costruzioni, l’industria spaziale,
l’energia, i trasporti, la chimica, l’ambiente, il tessile, e l’abbigliamento, legno e carta, l’ingegneria
meccaniza come anche il più generico contesto della sicurezza industriale.
Cooperazione Internazionale
La crescente dimensione internazionale della ricerca industriale richiede un approccio ben coordinato per
poter collaborare con i paesi terzi. La cooperazione internazionale è quindi molto importante per il Tema in
oggetto.
Le azioni specifiche potranno includere attività con i paesi industrializzati e con i paesi firmatari di accordi di
cooperazione tecnico scientifica nel campo del tema in oggetto e iniziative specifiche con economie
emergenti e paesi in via di sviluppo per assicurare loro l’accesso alla conoscenza. Saranno incoraggiate
iniziative per coordinare e scambiare dati di ricerca(come ad esempio per questioni riguardanti la sicurezza
ambientale e della salute relativa alle nanotecnologie), aprendo la strada per una comprensione comune
dei bisogni di regolamentazione da parte dei policy marker di tutto mondo.
Siti di riferimento
Nanotechnology Homepage of the European Commission www.cordis.europa.eu/nanotechnology
http://ec.europa.eu/research/industrial_technologies/index_en.html
v. ENERGIA
Budget 2,3 Mrd Euro
Obiettivo del Tema Energia è quello di adattare l’attuale sistema energetico, fondato sui combustibili fossili,
ad un sistema maggiormente sostenibile e meno dipendente dall’importazione dei combustibili, basato su
un mix diversificato di fonti e vettori energetici, con particolare attenzione alle tecnologie energetiche a
minore emissione e a non emissione di CO2; questo per far fronte alle sfide sempre più pressanti della
sicurezza dell’approvvigionamento e dei cambiamenti climatici, rafforzando nel contempo la competitività
delle industrie europee.
Le attività previste sono:
Pile a idrogeno e a combustibile
Azione integrata destinata a fornire una solida base tecnologica alle industrie comunitarie dell'idrogeno e
delle celle a combustibile per applicazioni fisse, mobili e nei trasporti. La piattaforma tecnologica europea
per l’idrogeno e le celle a combustibile contribuisce a questa attività proponendo una strategia integrata di
ricerca e dispiegamento.
Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili
Tecnologie destinate a rafforzare l’efficienza generale di conversione, l’efficienza dei costi e l’affidabilità,
riducendo il costo della produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili interne, inclusi i rifiuti
biodegradabili, e per lo sviluppo e la dimostrazione di tecnologie adatte a condizioni regionali diverse.
Produzione di carburanti da fonte rinnovabile
Tecnologie integrate di conversione e sistemi di produzione di carburanti: per sviluppare e ridurre il costo
unitario dei combustibili solidi, liquidi e gassosi (ivi compreso l'idrogeno) prodotti da fonti energetiche
rinnovabili, inclusi la biomassa e i rifiuti biodegradabili, ai fini di una produzione redditizia, stoccaggio e
distribuzione e dell’uso di combustibili “a zero emissioni di CO2” (carbon neutral), in particolare
biocarburanti liquidi per i trasporti.
Fonti di energia rinnovabile per il riscaldamento e la refrigerazione
Ricerca, sviluppo e dimostrazione di tecnologie e strumenti incluse le tecnologie di stoccaggio, destinate a
rafforzare l'efficienza e a ridurre i costi del riscaldamento attivo e passivo e della refrigerazione da fonti
31
energetiche rinnovabili, garantendone l'uso in condizioni regionali diverse.
Tecnologie di cattura e immagazzinamento di CO2 per la generazione di elettricità ad
emissioni zero
Ricerca, sviluppo e dimostrazione di tecnologie per la riduzione drastica dell’avverso impatto ambientale
derivato dall’uso dei combustibili fossili in vista della creazione di centrali ad elevata efficienza e
rendimento e/o impianti a vapore con emissioni vicino allo zero, grazie alle tecnologie di cattura e
immagazzinamento di CO2, in particolare stoccaggio sotterraneo.
Tecnologie pulite del carbone
Miglioramento sostanziale degli impianti in termini di efficienza, affidabilità e costi attraverso la ricerca, lo
sviluppo e la dimostrazione di tecnologie pulite del carbone e tecnologie di conversione di altri carburanti
fossili, che producano inoltre trasportatori secondari di energia (incluso l’idrogeno) e carburanti liquidi o
gassosi.
Reti energetiche intelligenti
Ricerca, sviluppo e dimostrazione di come aumentare l’efficienza, la sicurezza, l’affidabilità e la qualità delle
reti e dei sistemi e delle reti europee di gas ed elettricità, in un contesto di un mercato energetico europeo
più integrato, trasformando ad esempio le attuali reti di elettricità in una rete di servizio interattiva
(clienti/operatori), sviluppando opzioni di stoccaggio di energia e rimuovendo gli ostacoli alla diffusione su
ampia scala e all’effettiva integrazione delle fonti energetiche rinnovabili e distribuite.
Efficienza e risparmio energetici
Ricerca, sviluppo e dimostrazione di nuovi concetti, ottimizzazione di concetti già provati e tecnologie per
potenziare l’efficienza energetica e ridurre ulteriormente il consumo primario e finale degli edifici,
prendendo in considerazione il ciclo vitale, il trasporto, i servizi e il comparto industriale. Ciò presuppone
l'integrazione di strategie e tecnologie di efficienza energetica (incluso co e poli generazione), l'uso di
tecnologie energetiche nuove e rinnovabili e misure e strumenti per la gestione della domanda di energia, e
la dimostrazione di minimo impatto climatico degli edifici.
Conoscenze per l’elaborazione delle politiche energetiche
Sviluppo di strumenti, metodi e modelli per valutare le principali problematiche economiche e
sociali legate alle tecnologie energetiche e fornire obiettivi quantificabili e scenari a medio e
lungo termine (incluso fornire supporto scientifico per lo sviluppo delle politiche).
Siti di riferimento
http://cordis.europa.eu/fp7/energy/home_en.html
http://ec.europa.eu/research/energy/index_en.htm
32
vi. AMBIENTE (INCLUSI CAMBIAMENTI CLIMATICI)
Budget: 1,8 Mrd Euro
La gestione sostenibile dell’ambiente e delle sue risorse è necessaria per contrastare il cambiamento
climatico in atto: l’Unione Europea sottolinea l’importanza di conciliare la protezione ambientale con la
prosperità economica e la coesione sociale. Il tema Ambiente si pone quindi come obiettivo una migliore
conoscenza delle interazioni tra la biosfera, gli ecosistemi e le attività umane da un lato e lo sviluppo di
nuove tecnologie, strumenti e servizi per la crezione di un sistema integrato delle questioni ambientali
dall’altro. E’ auspicabile un’ampia collaborazione, tenendo in considerazione il fatto che lo sviluppo
sostenibile è un obiettivo comune a livello europeo e mondiale. Pertanto, è necessaria un’ampia
cooperazione internazionale per un avanzamento delle conoscenze e per la promozione di una migliore
gestione a livello mondiale.
Le aree di ricerca previste sono:
1) Cambiamenti climatici, inquinamento e rischi ambientali
I cambiamenti climatici sono una delle principali priorità politiche della Commissione Europea. L’attività di
ricerca si propone di comprendere le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici e di prevedere gli
scenari futuri.
Pressioni sull’ambiente e sul clima
L’obiettivo è la creazione di modelli avanzati di cambiamento climatico allo scopo di valutare le
modificazioni, la natura potenziale, e l’impatto socio-economico. Tali scopi verranno conseguiti per mezzo
di studi dei processi legati al clima e al sistema terrestre, comprese le regioni polari; misure di adattamento
e mitigazione; inquinamento dell’aria, suolo ed acqua; cambiamento della composizione atmosferica e ciclo
dell’acqua; interazione globale e regionale tra clima ed atmosfera, superficie terrestre, glaciale ed oceanica;
impatto sulla biodiversità ed ecosistemi, compresi gli effetti delle maree sulle zone costiere ed impatto sulle
zone particolarmente sensibili a rischio come le regioni montuose.
Ambiente e salute
L’attività implica una ricerca multidisciplinare sull’interazione dei fattori del rischio ambientale e della
salute, al fine di supportare il piano di azione di Ambiente e Salute. In quest’ambito, viene riservata grande
enfasi allo studio delle cause scatenanti attraverso il monitoraggio dell’ambiente e della qualità dell’aria,
finalizzato ad individuare il legame tra l’ambiente chiuso, urbano, le emissioni delle automobili e l’impatto
ambientale ed i fattori emergenti di rischio per la salute, ma anche a identificare i metodi di assestamento
del rischio integrato per le sostanze pericolose, comprese le alternative al test sugli animali.
Calamità naturali
La ricerca verte sulla previsione dei pericoli e dei rischi per le catastrofi geologiche (terremoti, eruzioni
vulcaniche, tsunami) e climatiche (tempeste e inondazioni), sui sistemi di allarme e sulle strategie di
prevenzione.
2) Gestione sostenibile di risorse
L’attività di ricerca è volta a migliorare la ricerca di base e lo sviluppo di modelli avanzati e strumenti
necessari per la gestione sostenibile di risorse e la creazione di modelli di consumo sostenibili:
Conservazione e gestione sostenibile delle risorse naturali, umane e della biodiversità
Quest’area di ricerca ha come obiettivo quello di prevedere l’andamento degli ecosistemi e di limitare la
33
degradazione o le perdite di elementi strutturali e funzionali dell’ecosistema (acque, suolo e risorse
umane). L’attività di ricerca sarà anche diretta alla gestione sostenibile delle foreste e dell’ambiente
umano, inclusa la pianificazione e la gestione dei rifiuti e della biodiversità.
Gestione dell’ambiente marino
La ricerca è volta a migliorare le conoscenze in materia di impatto delle attività antropiche sull’ambiente
marino, compreso l’inquinamento e l’eutrofizzazione dei mari regionali e delle zone costiere. L’attività di
ricerca negli ambienti acquatici, negli ecosistemi delle profondità marine e nei bacini marini avrà come
scopo l’osservazione, il monitoraggio e la previsione del comportamento di questo ambiente nonché
l’incremento delle conoscenze del sistema marino e dell’utilizzo sostenibile delle sue risorse.
3) Tecnologie ambientali
L’attività di ricerca avrà come scopo la creazione di nuove e più efficaci tecnologie ambientali al fine di
ridurre l’impatto ambientale causato dall’attività umana e l’individuazione di sistemi più efficaci per
proteggere l’ambiente, garantendo nel contempo una migliore gestione delle risorse e l’individuazione di
prodotti, processi e servizi che abbiano effetti più benefici per l’ambiente rispetto a quelli esistenti:
Tecnologie ambientali di osservazione, simulazione, prevenzione, minimizzazione dei danni, e adattamento,
risanamento e ripristino dell’ambiente naturale e umano
L’attività di ricerca mirerà ad implementare le tecnologie di prevenzione o di riduzione dei rischi e dei
disastri ambientali, del cambiamento climatico ed dei danni della biodiversità, che promuovano la
produzione ed il consumo sostenibile, e anche tecnologie per la gestione delle risorse e per una gestione
più efficace dell’inquinamento.
Tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale
Ne fanno parte le tecnologie per la gestione sostenibile dell’ambiente antropico, comprese le costruzioni
ambientali, le aree urbane, il paesaggio, e le tecnologie per la conservazione e la tutela del patrimonio
culturale.
Tecnologie di valutazione, verifica e collaudo
L’attività di ricerca è finalizzata alla creazione di metodologie e strumenti per la valutazione del rischio
ambientale ed il ciclo vitale, e all’individuazione di strategie di analisi alternative. In particolare, verranno
elaborate tecnologie per il sostegno della chimica sostenibile, tecnologie relative al settore forestale,
l’approvvigionamento idrico e un programma di verifica degli aspetti scientifici e tecnologici delle future
tecnologie ambientali europee.
Osservazione terrestre e strumenti di valutazione
L’attività di ricerca è dedicata allo sviluppo ed all’integrazione del Sistema dei Sistemi per l'Osservazione
Globale della Terra (GEOSS), relativa alle questioni ambientali e di sviluppo sostenibile nel programma di
lavoro di GEO (Gruppo sulle Osservazioni Terrestri). Inoltre, sarà incentivata l’interoperatività tra sistemi di
osservazione, di gestione delle informazioni e di divisione dei dati e l’ottimizzazione delle informazioni per
la comprensione, la creazione di modelli e la previsione dei fenomeni ambientali. Si prevedono infine azioni
per la valutazione qualitativa dell’impatto delle politiche ambientali e di ricerca.
Azioni orizzontali
L’obiettivo è di favorire la disseminazione e la diffusione dei dati ambientali prodotti dai progetti del
Programma Quadro, e di esplorare e sviluppare uno schema per rendere la diffusione piu’ efficace.
Siti di riferimento
CORDIS: http://cordis.europa.eu/fp7/cooperation/environment_en.html
EUROPA - ENVIRONMENT: http://ec.europa.eu/environment/index_en.htm
EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY http://www.eea.europa.eu/
GREEN FACTS http://www.greenfacts.org/
vii. TRASPORTI (INCLUSA AEREONAUTICA)
Budget: 4,1 Mrd Euro
Il sistema europeo dei trasporti costituisce un elemento vitale per la prosperità economica e sociale
34
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finale

  • 1. Guida al Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico (2007 – 2013) a cura di Martina De Sole Katia Insogna con la collaborazione di Punti di Contatto Nazionale APRE e con il supporto di Banca Intesa Sanpaolo 1
  • 2. INDICE PREFAZIONE INTRODUZIONE 1. LO SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA IL VII PROGRAMMA QUADRO 1. STRUTTURA 2. BUDGET 3. CRITERI MINIMI DI PARTECIPAZIONE 4. SCHEMI DI FINANZIAMENTO Il PROGRAMMA COOPERAZIONE 1. INTRODUZIONE AL PROGRAMMA 2. AREE TEMATICHE i. SALUTE ii. BIOTECNOLOGIE, PRODOTTI ALIMENTARI E AGRICOLTURA iii. SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE iv. NANSCIENZE E NANOTECNOLOGIE, MATERIALI E PRODUZIONE v. ENERGIA vi. AMBIENTE E CAMBIAMENTO CLIMATICO vii. TRASPORTI E AEREONAUTICA viii. SCIENZE SOCIOECONOMICHE E UMANE ix. SPAZIO x. SICUREZZA Il PROGRAMMA IDEE 1. OBIETTIVI 2. IL CONSIGLIO EUROPEO DELLA RICERCA 3. SCHEMI DI FINANZIAMENTO Il PROGRAMMA PERSONE 1.OBIETTIVI 2. ATTIVITÀ i. FORMAZIONE INIZIALE ii. FORMAZIONE CONTINUA iii. INDUSTRIA-ACCADEMIA iv. DIMENSIONE INTERNAZIONALE v. AZIONI SPECIFICHE Il PROGRAMMA CAPACITA 1. INTRODUZIONE AL PROGRAMMA 2. AREE TEMATICHE i. INFRASTRUTTURE DI RICERCA ii. RICERCA A BENEFICIO DELLE PMI iii. REGIONI DELLA CONOSCENZA iv. POTENZIALE DI RICERCA v. SOSTEGNO ALLO SVILUPPO COERENTE DELLE POLITICHE DI RICERCA vi. LA SCIENZA NELLA SOCIETÀ vii. COOPERAZIONE INTERNAZIONALE APPENDICI 1. LISTA PAESI ASSOCIATI, PAESI ICPC E PAESI INDUSTRIALIZZATI 2. CONTATTI NCP 3. GLOSSARIO 2
  • 3. PREFAZIONE Prof. Ezio ANDRETA – Presidente APRE ( Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea) ATTI del Lancio del 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico dell’Unione Europea Roma, Accademia Nazionale dei Lincei 29 gennaio 2007 In attesa che il dr. Alessandro Damiani parli del cuore di questa giornata, che è il 7° Programma Quadro, vorrei fare qualche considerazione su quanto è stato detto in precedenza, sul passaggio tra il 6° e il 7°, sulla situazione italiana, in particolare sulla sfida a recuperare il “gap” storico del 3% ( l’Italia versa nelle casse della Commissione Europea un 12% e ne riprende mediamente il 9%), per il quale il Ministro Mussi ha lanciato addirittura una sfida più ambiziosa, arrivare a poter prendere il 14%. Mi sia permesso, intanto, di fare un salto nella memoria, risalendo al 1990, quando il prof. Ruberti, Ministro della Ricerca, ed un giovane funzionario della Commissione Europea, Alessandro Damiani, dettero vita all’APRE, Agenzia di cui adesso sono il Presidente. Essa fu creata esattamente con lo scopo di informare, ed assistere il sistema ricerca Italiana a partecipare al Programma Quadro e quindi aumentare il ritorno economico per l’Italia. APRE nel frattempo è cresciuta, è cresciuta molto, come visibilità, come credibilità, come qualità dei servizi forniti su quasi tutto il territori nazionale in modo capillare, tramite sportelli regionali. Io credo che possa essere, effettivamente, la Rete sulla quale sostenere la sfida che il Ministro Mussi ha lanciato. Comunque passare dal 9% al 12%, che sarebbe, più o meno, il pareggio – vuol dire essere capaci nel 7° Programma Quadro di recuperare circa 1 miliardo e 600 milioni di Euro. Se, poi, dobbiamo passare al 14%, dobbiamo essere capaci di far assorbire al nostro sistema ricerca 2 miliardi e mezzo. In termini di partecipazione quantitativa l’Italia non è lontana dal suo 12%, anzi, direi che addirittura, per alcuni settori, superiore. Il problema si pone nei ritorni finanziari. E’ un approccio quantitativo che ha bisogno di essere stimolato o è un approccio qualitativo, quello che vogliamo perseguire? La risposta è evidente: è qualitativo, cioè bisogna migliorare la qualità ma questa qualità come possiamo ottenerla, e che cosa vuol dire qualità nella partecipazione? Se si procede con un’analisi della situazione della ricerca in Italia, emerge subito che l’Italia ha 71 mila ricercatori, quasi tutti pubblici – credo che nell’industria privata, mettendoci gli ingegneri e quelli che fanno sviluppo, potranno essere, massimo, 10 mila, e la capacità di assorbimento a livello europeo dei 71 mila è quasi la più elevata di tutti. Se noi facessimo una classifica di redditività per ricercatore, troveremmo che, a parte l’Olanda che ha il 100% ed i Belgi che superano il 70%, al terzo posto ci sono gli italiani. Quindi se noi consideriamo i finanziamenti presi da Bruxelles per numero di ricercatori, troviamo che l’Italia è al terzo posto. Il che significa che i nostri ricercatori stanno dando il massimo. Dove sta quindi il problema? Io credo che il problema sta all’interno delle cifre stesse, perché è un problema di ruolo, è un problema di costi. E’ chiaro che il costo della ricerca italiana, almeno dei progetti presentati a Bruxelles, è più basso di tutti gli altri o, per lo meno, di quelli che sono i nostri diretti antagonisti, perché? Perché, in realtà, partecipa più 3
  • 4. l’accademia, la ricerca pubblica, compreso il CNR e l’ENEA, molto meno l’industria e quando partecipa l’industria è quasi sempre la piccola e media impresa. A livello, quindi, di costo del progetto siamo a livelli più bassi. Il problema non è solo aumentare i costi, ma aumentare la composizione del consorzio, cioè sono le grandi industrie che sono assenti e che devono partecipare di più. Allora potremmo avere costi maggiori ma ovviamente non per effetto inflazionistico. Il secondo punto è il problema del ruolo: se uno va ad analizzare il ruolo dei partecipanti italiani, si rende conto che spesso hanno un ruolo marginale nel consorzio proponente. Diverse sono le ragioni: la lingua inglese può creare difficoltà, avere dei rapporti preesistenti con partner stranieri, la mancanza di amministrazioni che abbiano la dovuta conoscenza dei programmi comunitari. Quasi sempre quindi gli italiani non sono i Leader di un progetto, ma semplici partner. Il messaggio che voglio dare è questo: la situazione italiana è quella che noi conosciamo e che ho cercato molto sinteticamente di descrivere. E’ possibile recuperare un po’ di finanziamenti in più, non ci sono dubbi, ma dovremmo fare un’azione molto mirata sulla partecipazione industriale, meno progetti, ma più alto valore aggiunto, con più massa critica, cercare di avere più italiani coordinatori, leader di progetti. Non è semplice, ma è possibile. In questa prospettiva APRE, per la prima volta, al di là delle azioni di informazione, ed assistenza nella ricerca di partner in Europa e non solo, ha lanciato al Ministro Mussi – che l’ha apprezzata – una nuova idea che è quella di fare della formazione per valutatori, per valutare progetti a livello europeo. Perché? Perché c’è una doppia valenza: primo, nel formare dei valutatori italiani bravi, probabilmente, si aumenta il numero e la qualità dei valutatori italiani nei “panel” a Bruxelles, quindi è una forma di Leadership che emerge; secondo, chi è bravo a valutare è bravissimo nel redigere un progetto di ricerca. Questa iniziativa, che ha avuto il supporto del Ministro, non è stata ancora avviata, perché le regole di partecipazione sono state appena approvate, penso che sarà la prossima iniziativa che si affiancherà all’organizzazione delle giornate nazionali di lancio dei singoli bandi. Qualche commento sul 7° Programma Quadro cercando di identificare i punti di continuità, di novità e di discontinuità, quelli più evidenti, lascio al dottor Damiani di entrare nel dettaglio. Primo punto – è stato già detto da tutti gli oratori che mi hanno preceduto - il 7° Programma Quadro è in perfetta continuità con il 6°, creare lo Spazio Comune della Ricerca, trasformare l’Europa da un’economia basata sulle risorse ad un’economia basata sulla conoscenza. Signori, questa trasformazione non è soltanto responsabilità dell’industria, è responsabilità dell’insieme del Sistema Paese, dell’insieme del Sistema Europa, richiede una rivoluzione culturale, richiede un adattamento di tutte le nostre strutture, compreso il modo di pensare, altrimenti è un obiettivo difficilmente raggiungibile. Il 2010 è realmente troppo vicino per questa trasformazione, occorre fare uno sforzo enorme per capire che cosa vuole dire un’economia basata sulla conoscenza. Ma appena si cita l’elemento “conoscenza” occorre porsi alcune domande. La prima: di quale conoscenza parliamo? La seconda: la conoscenza da sola mette in moto il processo di innovazione? La terza: questa conoscenza ed i cittadini, quale rapporto c’è? 4
  • 5. Si scopre immediatamente che la conoscenza da sola non crea il miracolo dell’innovazione, è come la parabola del seminatore: non è il seme che, caduto in terra, produce il grano, è la capacità del terreno di accoglierlo e trasformarlo in grano, quindi senza questa capacità di accogliere la conoscenza non si crea nulla. Questo che cosa significa? Significa che la conoscenza è importantissima, ma ci vuole un insieme di misure che permettono alla conoscenza di essere accompagnata verso il mercato e di diventare competitiva. Cambiamenti, condizioni ambientali che devono facilitare tale passaggio, tale evoluzione culturale, tutte scelte ovviamente politiche. Di quale conoscenza parliamo? Parliamo di conoscenza che già abbiamo, quindi parliamo soltanto di trasferirla in tecnologie o parliamo di nuova conoscenza per nuove tecnologie? La risposta è ovvia: nuova conoscenza per nuove tecnologie, perché tutte le tecnologie che oggi abbiamo sono, più o meno, tutte al capolinea, non possono più risolvere i nostri problemi. Sembra quasi che ci sia l’incompatibilità, tra il modello sociale di sviluppo che l’Europa ha ed il modello economico. La tentazione, allora, quale è? E’ sostenere il modello economico ed abbattere il modello sociale pensando che sia possibile: è impossibile, perché? Perché prendiamo ad esempio il settore energetico, a parte la fusione e la fissione, le tecnologie sono al capolinea. Il fotovoltaico: io credo nel fotovoltaico, ma non nell’attuale. Con il solo 9% di efficienza non è possibile utilizzarlo, si tratta quindi di adottare nuove tecnologie che saranno generate da nuova conoscenza. Questa è la sfida. E’ possibile, allora, certamente, anche per l’industria ridurre l’impatto ambientale, se l’industria cambia completamente il modo di fare. Il passaggio, cioè, da un’economia basata sulle risorse ad un’economia basata sulla conoscenza implica il ridisegnare da capo tutti i prodotti in un altro modo, ridisegnare i processi in un altro modo, il che significa affrontare tutte le problematiche ex- novo. Si passa, cioè, dalla linearità alla complessità, questo è il vero problema e queste sono le difficoltà. Terzo punto: se è necessaria una nuova conoscenza, quale è il rapporto con i cittadini? E’ fondamentale, perché più si avanza nella conoscenza, più si fanno prodotti a base di conoscenza e più il problema dell’accettabilità sociale è fondamentale (non entro nel problema dell’etica)perciò rinasce il bisogno di creare un dialogo permanente tra la comunità scientifica, la comunità economica, la politica e la società. In questa sede – qualcuno lo ha citato – Galileo aveva iniziato un percorso storico straordinario: non è Andreta che lo chiude, evidentemente, perché non ho questa ambizione, però dico che dopo 400 anni la convergenza tra filosofia, scienza, tutti i problemi della società e quelli della tecnologia, economia, quindi scienza dell’economia, devono, praticamente, convergere. E’ in questo senso che si parla di seconda opportunità di Rinascimento, perché tutte le discipline devono essere integrate ed il cittadino non solo è al centro delle preoccupazioni e dei fini dell’azione della ricerca, ma è il cittadino che deve capire che la scienza e la conoscenza sono quel prodotto sul quale si dovrebbe fondare l’ultimo Trattato o, per lo meno, la nuova Costituzione. Siccome Lisbona dice: “La conoscenza è il valore comune, il bene comune, assolutamente “intangible”, sul quale costruire.”, è chiaro che facciamo il mercato comune della conoscenza, lo avevamo fatto cinquanta anni prima, reinventiamo il mercato comune. Il 6° Programma Quadro non avendo fatto esperienza di cosa vuol dire produrre conoscenza diceva: “Massa critica, eliminazione delle barriere, mercato comune.”, due strumenti: i Progetti Integrati e i “Network of Excellence”, tutto diretto a togliere quelle che erano le 17-18 (oggi 27 ) frontiere, barriere di definizioni, di contenuti, etc. Siamo lontani, però, in realtà, questa era soltanto la prima tappa di un 5
  • 6. percorso che porta alla seconda tappa che è quella di scoprire come si fa ad accompagnare la conoscenza, allora si scopre che per accompagnarla c’è bisogno di un fortissimo sistema che è composto di tre pilastri: formazione, infrastrutture e ricerca. Le tre sono intimamente connesse, cioè non si può avere una conoscenza di alto livello senza che le altre due non lo siano, allora lì bisogna cominciare ad investire in modo intelligente ed utilizzare in modo ottimale quello che esiste in Europa, ecco perché le Reti hanno un certo senso, ecco perché le alleanze hanno un certo senso, perché si ottimizzano le infrastrutture, perché le debolezze degli uni sono equilibrate dalla forza degli altri. Nasce, quindi, proprio questo bisogno ed è quella la caratteristica che ha sottolineato il Commissario Potocnik accennando al triangolo: educazione, formazione, infrastrutture. Per questo che il nuovo Programma Quadro sottolinea di più le infrastrutture del precedente ed è anche per il bisogno di nuova conoscenza che è stato creato il Consiglio Europeo della Ricerca, dove veramente è una ricerca non finalizzata a risolvere problemi, ma ad accumulare nuova conoscenza dalla quale derivare nuove tecnologie nel futuro. Questa sarebbe la seconda tappa, ma c’è una terza che è la più importante, quella che dicevo prima: trasformare l’economia basata sulla conoscenza in una società basata sulla conoscenza, allora lì si scopre che i pilastri sono non soltanto tre, ma diventano almeno cinque. Dopo questi tre c’è quello dell’innovazione, cioè in che modo le Autorità pubbliche – è un problema loro perché occorrono delle misure da prendere – sono in grado di accompagnare questa conoscenza che si è prodotta sul mercato e, allora, si scopre che la prima e la più importante di tutte le chiavi è la domanda. Se un Paese non è capace di generare una domanda di beni ad alto valore aggiunto, non c’è il mercato adatto, è un problema molto serio. Inoltre c’è il problema della fiscalità. A cosa serve la fiscalità se non premio i prodotti ad alto valore aggiunto e punisco quelli a basso valore aggiunto? Ponetevi queste domande e guardate come funziona la tassazione, non credo che sia così lineare con quanto dico. Altro punto: le regole, le norme, gli strumenti finanziari, potremmo citarne altre, i brevetti. Guardate che i brevetti sono, come tutto il resto che ho citato, strumenti del passato, non vanno bene per l’economia basata sulla conoscenza, perché vuol dire che il brevetto deve essere capace di recepire la conoscenza come il cuore del prodotto, essere capace di dire quello che è a breve termine e quello che non è e, soprattutto, ci vuole un sistema di brevetti mondiale, perché se il brevetto è nazionale o europeo, crea barriere. Possono essere interessanti queste barriere, ma non è lo strumento per la globalizzazione. C’è, quindi, in realtà, molto cammino da fare sui brevetti. Le ultime sono le norme, le quali hanno la loro legittimità se sono accettate dai cittadini. Accettate dai cittadini vuol dire che il cittadino deve aver capito fino in fondo quale è il valore della conoscenza in termini positivi e in termini negativi, cioè significa: quale può essere l’impatto positivo per la sua salute, per la sua competitività, ma quale può essere il rischio a livello di impatto negativo. Tutto questo è un percorso molto lungo che credo il 7° Programma Quadro non risolverà, il 7° tenterà di risolvere qualcosa, mettere in moto il sistema, sarà, forse, l’8° o il 9° che si faranno carico dell’insieme. Detto questo la continuità sulla strategia esiste, è un passo più in là, bisognerà farne un’ altro e, allora, capirete anche che l’aver creato questa nuova linea di ricerca fondamentale era cruciale, l’avere fatto collegare, anzi, combaciare sette anni le prospettive finanziarie è molto più importante di quanto è stato detto, perché vuol dire che in un solo negoziato tra Consiglio, Parlamento e Commissione si stabiliscono tutte le priorità e, quello che non è stato ancora detto, è che sette anni danno una stabilità alla ricerca formidabile. 6
  • 7. Chi è abituato alle finanziarie annuali, ai programmi annuali si rende conto di cosa vuol dire avere un programma di sette anni, quindi la possibilità di programmare stabilmente qualcosa. Novità. E’ stato detto semplificazioni. Per me le due novità più importanti sulla semplificazione sono: una delle difficoltà che le piccole e medie imprese hanno sempre avuto è quella della garanzia bancaria. Si trattava di tirare fuori un pezzo di carta che costava dei soldi per poter dire alla Commissione: “Sono garantito, puoi darmi i quattrini.”. Il sistema di garanzia ha trovato due soluzioni, parlo della garanzia interna e della garanzia esterna. La garanzia interna vuol dire che si preleva sul costo del progetto una percentuale per coprire l’eventuale fallimento, “default”,che dà stabilità al consorzio e possibilità alle piccole di entrare nel gioco immediatamente, ma c’è una seconda garanzia che chiamo “la garanzia esterna”, sulla quale dovremo lavorare molto e sulla quale parlerà, certamente, il mio amico Arango, ed è quella del cosiddetto “risk sharing financing and facility scheme”, cioè anche la piccola e media impresa, quando partecipa ad un progetto, pur avendo oggi soltanto come suo scoperto il 25%, può non avere queste risorse, può avere bisogno di credito: con questo schema può avere delle risorse importanti,non direttamente dalla BEI, perché la BEI fino a 12 milioni e mezzo lo lascia fare alle banche intermediarie,comunque è un meccanismo di garanzia che permette alla piccola e media impresa di trovare più facilmente credito agevolato. Perché dico “agevolato”? Perché, stando a Basilea 2, una piccola e media impresa avrebbe un dramma a trovare credito sulla ricerca e non a dei tassi elevatissimi, invece attraverso l’intermediario, la BEI, con questo sistema di rischio condiviso, è possibile ritrovare credito a dei tassi agevolati più bassi. E’, quindi, certamente, una semplificazione o, se vogliamo, sono strumenti addizionali. La seconda semplificazione, che, però, non sarà da tutti seguita, è la facoltà di introdurre le due fasi nella presentazione dei progetti, alcune priorità, ad esempio quella che ho lasciato in eredità, va estesa a tutte le tipologie dei progetti, altre faranno esperienza, ma è molto importante, perché nella prima fase si chiedono soltanto 10 pagine e su quelle 10 si fa il primo “screening”, poi la domanda vera è fatta più tardi, quando si ha la certezza, per lo meno, di essere tra quelli che hanno espresso le idee migliori. Queste sono due grosse semplificazioni. Voglio ancora sottolineare un’altra grande novità che fa del Programma Quadro l’unico programma strategico a livello mondiale, non ne esistono altri simili: nel bene o nel male, giapponesi, cinesi, americani si confrontano con il nostro Programma Quadro e questo è straordinario ed è diventato oggi, grazie, forse, all’intuizione del Parlamento, il fatto di avere messo all’interno della ricerca e nel capitolo della collaborazione due strumenti, quello della cooperazione internazionale e quello del coordinamento regionale, è formidabile, perché fa di questo programma uno strumento di strategia globale, cioè il programma o l’attività può essere coordinata con gli altri, con i più grandi e i più piccoli, facendone veramente un sistema strategico globale. Volevo anche dire delle discontinuità, ne cito solo due. La prima discontinuità, che è positiva, è sul sistema di finanziamento. Si è sempre finanziata la ricerca europea, naturalmente a fondo perduto, ma, soprattutto, era un finanziamento che andava fino al 50% del costo totale del progetto, questo per l’industria, in particolare per le piccole e medie imprese, per l’Università e gli Enti pubblici c’era la formula dei costi addizionali, per i progetti di dimostrazione era il 35%. Oggi il 7° innova moltissimo, quindi c’è questa discontinuità, perché porta il finanziamento per le piccole e medie imprese al 75% dei costi e per i progetti di dimostrazione è al 50% per tutti, anche per la grande industria. Detto in poche parole, sono genovese di nascita, quindi “le palanche”, i quattrini sono importanti: se nel 6° a fronte di 1 euro la Commissione me ne dava un altro, oggi a fronte di 1 euro la Commissione me ne dà 3. Può essere che sono bravo a calcolare i miei “overheads”, perché ho una 7
  • 8. contabilità analitica molto intelligente e ben fatta, e posso prendere ancora un quarto, un quinto ed un sesto. Questo è un meccanismo nuovo. Cosa vuol dire questo meccanismo nuovo? Vuol dire che anche le Autorità anti-trust nostre, proprio grazie a questa convergenza degli strumenti verso Lisbona, ha cominciato ad attenuare i suoi interventi sulla ricerca e continuerà, perché sta modificando il suo Regolamento. Questo è un segno di convergenza come ci sono altri segni di convergenza sui fondi strutturali che vanno ad essere utilizzati maggiormente per la ricerca e per la sostenibilità, e di questo è molto, molto importante tenerne conto. L’altra discontinuità (in questo senso la considero, personalmente, negativa, ma non è detto, bisognerà farne esperienza) è che, diventando il Programma Quadro così importante, così complesso nelle sue varie articolazioni e forme, la Commissione da sola non poteva più gestirlo come lo ha gestito fino a ieri, perciò c’è stata una decentralizzazione di gestione. Il Consiglio Europeo della Ricerca è non soltanto autonomo nelle linee di priorità, nella sua strategia, ma anche dal punto di vista gestionale, perché è stata fatta un’Agenzia che è ancora in mano alla Commissione. Quello che non sa ancora il Consiglio è che, comunque, le regole sono sempre le stesse, i controlli sono sempre gli stessi, la Corte dei Conti, però, in realtà, è una decentralizzazione, non è più la Commissione, ma un’Agenzia. La stessa formula di Agenzia, che è in fase di montaggio, è per tutta l’attività che riguarda le piccole e medie imprese e la mobilità ed anche la fase di valutazione di tutti i progetti. Perché dico che è una discontinuità? Perché da una parte rimane la gestione tradizionale, dall’altra ce ne è una nuova e ci sarà, certamente, un po’ di confusione – perché è chiaro che bisognerà capire il perché – e dall’altra parte, sopratutto quando si parlerà della ricerca di base, quella a lungo termine, quella non finalizzata, che riceve il 100%, alla fine, si dovranno tirare le conclusioni: era meglio la ricerca, quando era gestita direttamente dalla Commissione o è meglio l’altra? Questo è un problema che lascio all’On. Locatelli, perché penso che il Parlamento dovrà, certamente, farsene carico e su questo c’è l’altra formula, sulla quale si è già parlato, e che sono le iniziative tecnologiche comuni, anche quelle sono una forma di decentralizzazione completa su un consorzio che si fa carico dell’insieme della gestione. I controlli saranno solo controlli esterni e non interni, fatti dalla Commissione, esperienza che, ad oggi, la Commissione non ha. Bisognerà quindi vedere come funzionerà l’articolo 171 e come funzioneranno tutte le altre regole. Penso di avervi dato un po’ di elementi che vi permettono di capire meglio il Programma Quadro. E’ un programma ricchissimo di opportunità, ma bisogna essere dei botanici, nel senso che nessuno entra in un bosco senza avere una cultura botanica dovendo tagliare specie particolari di piante, quindi chi vi può dare questa cultura da botanici? Certamente Bruxelles, ma l’APRE ha un compito anche in questo senso e vi annuncio che l’APRE ha deciso di aprire – almeno a titolo sperimentale – uno sportello in seno al CNR a Bruxelles, anche questa è un’iniziativa per potervi aiutare ad identificare le piante da tagliare o, forse, meglio, da seminare. Grazie dell’attenzione. Firma elettronica 8
  • 9. PREFAZIONE Avv. Alessandra Perrazzelli , Head of International Affairs (Intesa Sanpaolo) Le attuali sfide poste dalla globalizzazione e dai processi di modernizzazione richiedono al nostro sistema imprenditoriale una crescente capacità di sviluppare nuove attività ad alto contenuto di conoscenza e tecnologie. Investire in Ricerca e Sviluppo assicura il flusso di nuove idee e tecnologie e rappresenta oggi l’unica via che consentirà al nostro sistema paese e all’Unione Europea di rimanere competitivi non solo rispetto alle economie degli Stati Uniti e del Giappone, ma anche a quelle dei paesi emergenti, quali Cina, India e Corea. A questo proposito, in linea con quanto previsto dalla Strategia di Lisbona e dal Programma Nazionale della Ricerca (PNR), è fondamentale intensificare la collaborazione tra università e imprese e valorizzare il capitale umano, attraverso una pluralità di fonti e meccanismi di finanziamento. Il sostegno alla ricerca richiede inoltre una visione a medio – lungo termine e l’adozione di una logica di sistema, che veda coinvolte le imprese, il mondo accademico, le istituzioni pubbliche e gli attori finanziari, al fine di completare il processo di transizione verso l’economia della conoscenza. In tale contesto, il 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, con uno stanziamento di oltre 50 miliardi di Euro per il periodo 2007-2013, rappresenta un patrimonio prezioso per le imprese piccole, medie e grandi che hanno il coraggio e le capacità di competere a livello internazionale con progetti di ricerca eccellenti su temi strategici quali le biotecnologie, le nanotecnologie e le energie rinnovabili. Intesa Sanpaolo è impegnata da tempo a sostenere le imprese innovative, consapevoli che il valore delle risorse umane, la proprietà di brevetti e la capacità di Ricerca e Sviluppo, sono, tra gli altri, driver principali nella creazione di valore. In questa prospettiva, la partecipazione delle imprese italiane al 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, costituisce per la nostra Banca uno strumento importantissimo di valutazione del livello di eccellenza di un progetto di ricerca e della sua effettiva finanziabilità ed attrattività nel mercato. Da tale valutazione la Banca non può prescindere, soprattutto quando intende investire nelle realtà aziendali e diventare partner attivo nel loro sviluppo. Intesa Sanpaolo rafforza in questo modo il suo ruolo di partner strategico di lungo periodo delle imprese, ruolo che va oltre l’offerta degli strumenti finanziari tradizionali, e si propone quale catalizzatore della crescita del sistema paese. Nel fare tutto ciò, Intesa Sanpaolo è socio sostenitore e si avvale di una proficua collaborazione con l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (APRE), che, con questa pubblicazione, offrirà alle imprese italiane un utile strumento per orientarsi più 9
  • 10. facilmente nella comprensione dei meccanismi di accesso e partecipazione al 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico. Firma elettronica INTRODUZIONE 1. LO SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA L'Europa produce un terzo delle conoscenze scientifiche sviluppate a livello mondiale, occupa una posizione di primo piano in ambiti quali la ricerca medica e la chimica ed in campo tecnologico vanta importanti successi in settori quali l'aeronautica e le telecomunicazioni. Tuttavia si parla ancora di "paradosso Europeo" perché l'Europa, pur essendo prima nella produzione di pubblicazioni scientifiche rispetto agli Stati Uniti ed al Giappone, è all'ultimo posto per numero di brevetti depositati. La vera debolezza europea sembra quindi risiedere nell'insufficiente capacità di trasformare la conoscenza tecnologica e scientifica in effettive opportunità imprenditoriali. In risposta ad una inadeguatezza strategica,“l'Unione europea si trova dinanzi a una svolta epocale risultante dalla globalizzazione e dalle sfide presentate da una nuova economia basata sulla conoscenza. Questi cambiamenti interessano ogni aspetto della vita delle persone e richiedono una trasformazione radicale dell'economia europea”, ,il Consiglio Europeo Straordinario di Lisbona del 2000 ha fissato l’ormai noto obiettivo di divenire entro il 2010 “l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Al fine di raggiungere tale obiettivo, l’Unione Europea ha definito una strategia globale basata su tre pilastri fondamentali: I Pilastro: “passare ad un’economia ed una società basate sulla conoscenza”; II Pilastro: “investire sulle persone”; III Pilastro: “sostenere un contesto economico sano e prospettive di crescita favorevoli applicando un'adeguata combinazione di politiche macroeconomiche”. Nella Strategia di Lisbona non fu preso in considerazione l’obiettivo dello sviluppo sostenibile: l’anno successivo il Consiglio di Goteborg (2001) si è quindi occupato del raccordo fra sviluppo economico e sostenibilità. Ampio mandato è stato garantito al Consiglio per la formulazione di una strategia per lo sviluppo sostenibile. I tre anni successivi rivelarono purtroppo una realtà nettamente diversa rispetto a quella prospettata nel 2000/2001: infatti il PIL dell’area Euro crebbe attorno al 2%, mentre a Lisbona si riteneva attendibile una stima di crescita attorno al 3% 1 . Per il raggiungimento degli obiettivi strategici formulati a Lisbona, durante il vertice di Barcellona del 2002 è stata ribadita fortemente la necessità di aumentare gli investimenti previsti per la ricerca (la percentuale del PIL dovrà crescere fino al 3%) e incoraggiata l’evoluzione dello“Spazio Europeo della Ricerca - SER” 2 . La creazione del SER è stata voluta dal Commissario Busquin per contrastare i problemi della carenza di risorse disponibili in Europa, della mancanza di coordinamento tra le attività comunitarie e quelle nazionali e dell’insufficienza del trasferimento tecnologico tra paesi membri e tra l’accademia e l’industria. In sintesi, la costituzione dello Spazio Europeo della Ricerca (SER) ha significato: collegare in rete i centri d’eccellenza esistenti in Europa e creare dei centri virtuali con l’ausilio di nuovi mezzi di comunicazione interattivi; accrescere la mobilità dei ricercatori e costituire una dimensione europea nelle carriere scientifiche; sviluppare un sistema comune di riferimento scientifico, tecnico e normativo; stimolare gli investimenti destinati alla ricerca ed all’innovazione attraverso strumenti di sostegno indiretto (nel rispetto delle regole vigenti per gli aiuti di Stato), brevetti, capitale di rischio; 1 Dati Ocse 1996-2003 2 COM (2000) 6 “Verso uno spazio europeo della ricerca” 10
  • 11. approfondire i contatti fra comunità scientifiche, imprese e ricercatori dell’Europa occidentale e di quella orientale; rafforzare gli aspetti del territorio europeo che possono costituire un elemento di attrattiva per i ricercatori del resto del mondo. Un ruolo strategico nella realizzazione del SER sono stati, e continuano ed esserlo, i Programmi Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico dell’Unione Europea che, così come prescrive l’articolo 164 del Trattato CE, hanno come obiettivi: l’attuazione di programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione, che promuovano la cooperazione con e tra le imprese, i centri di ricerca e le università; la promozione della cooperazione in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione comunitari con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali; la diffusione e la valorizzazione dei risultati delle attività in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione comunitari; l’impulso alla formazione e alla mobilità dei ricercatori della Comunità. 11
  • 12. IL VII PROGRAMMA QUADRO Il Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico (7° PQ) è il principale strumento di implementazione della politica di ricerca scientifica dell’Unione Europea. Proposto dalla Commissione e adottato con una procedura di co-decisione (nota) dal Consiglio e dal Parlamento, il Settimo PQ sarà in vigore dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2013. Mirato a sostenere il perseguimento dell’obiettivo fissato dal Consiglio Europeo di Lisbona di “fare dell'Europa l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”, il Settimo Programma Quadro ha come obiettivo prioritario contribuire alla creazione dello Spazio della Ricerca Europeo. Per raggiungere tali ambiziosi traguardi è stato quindi necessario adottare un approccio più ampio ed articolato alla struttura del Programma, pur semplificando le norme amministrative e finanziare per permettere una più agevole partecipazione dei proponenti. Fra le novità più importanti spiccano la durata e il budget del programma. Per allinearsi alle linee finanziarie dell’UE e dare una maggiore continuità nel tempo, il Settimo PQ dura infatti 7 anni invece dei 4 anni dei programmi precedenti. Il budget è imponente: 50,521 Miliardi di Euro suddiviso in quattro Programmi Specifici, ai quali si può accedere attraverso numerosi Schemi di Finanziamento (nota pagina dossier ). Tale aumento rappresenta inoltre un forte messaggio politico rivolto agli Stati membri dell’UE, che si sono impegnati ad aumentare la spesa per la ricerca dall’attuale 2% del PIL al 3% nel 2010. La procedura di semplificazione del Programma rispetto ai precedenti passa quindi attraverso una modifica delle norme amministrative e finanziarie, ma anche attraverso un miglioramento nella gestione dei progetti di ricerca individuali. Le modalità di attuazione del Settimo Programma Quadro si basano quindi su tre principi fondamentali: (1) Flessibilità – fornire gli strumenti necessari per raggiungere in modo efficiente gli obiettivi prefissati; (2) Razionalizzazione – creare un migliore equilibrio tra rischi e controlli, evitando le procedure, le regole e le richieste che non hanno valore aggiunto, e mirare alla riduzione dei ritardi;(nota fondo di garanzia) (3) Coerenza – rendere espliciti diritti ed obbighi, assicurando una comunicazione semplice, indicando obiettivi e mezzi e tenendo in considerazione l’esperienza propria dei partecipanti, e per quanto possibile le regole pre-esistenti.(nota MGA) Il 7° PQ beneficia di una gamma di misure create allo scopo di assicurare continuità con i precedenti Programmi Quadro, ma anche atte ad introdurre alcune novità, tra le quali spiccano:  uno stanziamento di finanziamenti disponibili maggiore; il Programma registra infatti un aumento del 63% rispetto al 6° PQ;  una focalizzazione su aree tematiche, con una forte attenzione dedicata ad alcuni principali temi di ricerca, strutturati nell’ambito di quattro Programmi Specifici;  una semplificazione degli schemi di finanziamento, che permette una certa continuità con gli strumenti del 6° PQ ,ma anche una più ampia flessibilità nel loro uso;  una razionalizzazione delle informazioni richieste ai partecipanti, con la creazione di un Sistema di Registrazione Unico (URF) 12
  • 13.  una maggiore autonomia dei consorzi; 1. STRUTTURA Il Settimo Programma Quadro comprende quattro Programmi Specifici, più un quinto Programma sulla Ricerca Nucleare, che si declinano in diversi Temi e aree, come indicato nella seguente tabella: COOPERAZIONE SALUTE IDEE CONSIGLIO EUROPEO DELLA RICERCA (CER) AGRICOLTURA PRODOTTI ALIMENTARI E BIOTECNOLOGIA PERSONE FORMAZIONE INIZIALE DEI RICERCATORI TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE, FORMAZIONE CONTINUA E SVILUPPO DELLA CARRIERA NANOSCIENZE, NANOTECNOLOGIE, TECNOLOGIE DEI MATERIALI E PROCESSI DI PRODUZIONE PERCORSI E PARTENARIATI CONGIUNTI INDUSTRIA-UNIVERSITÀ DIMENSIONE INTERNAZIONALE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE PREMI DI ECCELLENZA CAPACITA' Infrastrutture di ricerca Ricerca a vantaggio delle PMI ENERGIA Regioni della conoscenza AMBIENTE (INCL. CAMBIAMENTI CLIMATICI), Potenziale di ricerca TRASPORTO (INCL. AERONAUTICA) Scienza nella società SCIENZE SOCIOECONOMICHE E UMANISTICHE Sostegno allo sviluppo coerente delle politiche di ricerca SICUREZZA Attività specifiche di cooperazione internazionale SPAZIO RICERCA NUCLEARE ITER EURATOM Il Programma Cooperazione Costituisce il cuore del 7° PQ ed è il Programma Specifico con il finanziamento più alto; è volto a favorire la ricerca collaborativa tra industrie, università e PMI locate in Stati membri, Stati Associati e Paesi Terzi in dieci aree tematiche selezionate. Una particolare attenzione viene posta alla ricerca multidisciplinare e trasversale, ivi compresi gli inviti congiunti a presentare proposte su due temi. Il Programma Idee Il Programma, gestito dal Consiglio Europeo della Ricerca (CER), è volto a sostenere e finanziare la ricerca alle frontiere della scienza e della tecnologia I progetti di ‘ricerca di frontiera’ ,avviati su temi proposti dai ricercatori, nell’ambito delle attività comunemente definite ‘ricerca di base’, sono considerati un motore fondamentale per la ricerca e per il progresso sociale, poiché possono offrire nuove opportunità di avanzamento scientifico e tecnologico. Inoltre la ricerca di di frontiera viene considerata determinante per la produzione di nuove conoscenze che porteranno ad applicazioni e apriranno mercati futuri. Il Programma Persone 13
  • 14. Il programma specifico «Persone» mira a migliorare la qualità del potenziale umano nella R&S europea e ad aumentare il numero dei ricercatori e delle altre categorie che lavorano nel settore R&S, spronando le persone a svolgere professioni nell’ambito della ricerca e incoraggiando i ricercatori europei a restare in Europa e rendendo l’Europa più attraente per i migliori ricercatori provenienti da tutto il mondo. Contemporaneamente, saranno attivamente sostenute la formazione e lo sviluppo della carriera dei ricercatori. Il Programma Capacità Il Programma ha l’obiettivo di migliorare le capacità di ricerca e innovazione in Europa e di garantire il loro utilizzo ottimaletramite varie attività ‘orizzontali’. In particolare, le attività previste riguardano: • supporto alle Infrastrutture di ricerca; • politiche a sostegno delle PMI; • attività per promuovere le “Regioni della Conoscenza”; • supporto allo sviluppo del potenziale di ricerca in regioni di convergenza; • attività per avvicinare la scienza e la società, con l'obiettivo di ottenere una integrazione armoniosa delle scienze e delle tecnologie nella società europea; • attività per promuovere lo sviluppo coerente delle politiche di ricerca a livello locale, regionale, nazionale ed europeo; • attività di coordinamento per quanto riguarda le attività di cooperazione internazionale in materia di ricerca e sviluppo tecnologico. La Ricerca Nucleare (Programma Euratom) Le attività di ricerca sul nucleare sono state organizzate in un apposito programma: il Programma Quadro della Comunità Europea per l'Energia Atomica ' (Euratom). Si tratta di un programma autonomo rispetto al VII PQ, presenta infatti dei sotto programmi e strumenti legislativi separati. Il programma si articola attorno a due programmi specifici: Il primo programma (azioni indirette) verte sui seguenti settori: • ricerca sull’energia da fusione, con l’obiettivo di sviluppare la tecnologia che consenta di ottenere una sorgente di energia sicura, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e efficiente sotto il profilo economico; • fissione nucleare e radioprotezione, con l’obiettivo di migliorare in particolare la sicurezza, l’efficienza delle risorse e la redditività, promuovere l’uso e lo sfruttamento in modo sicuro della fissione nucleare e delle altre applicazioni delle radiazioni nell’industria e in medicina. Il secondo programma (azioni dirette) verte sulle attività del Centro comune di ricerca nel settore dell’energia nucleare. L’importo globale massimo e le quote assegnate a ciascun programma per il periodo 2007-2011 è pari a 3.092 milioni di euro. 2. BUDGET 14
  • 15. Il budget del 7° PQ per il periodo 2007-2013 ammonta a 50,5 Mrd EUR con un incremento a prezzi attuali del 63% rispetto al 6° PQ,. La ripartizione (in miliardi di Euro) tra i Programmi Specifici è sintetizzata nel grafico che segue:3 Di seguito la ripartizione finanziaria nelle priorità e aree tematiche dei singoli Programmi Specifici: 3 Il grafico include anche il finanziamento della CEEA di 2,7 Mrd EUR per il periodo ( prossimi cinque anni). 15 Salute Biotec h ICT Nanotech, Materiali Energia Ambient e Trasporti Scienze Socio- economic he Spazio and Sicurezza COOPERAZIONE 6.050 1.935 9.110 3.500 2.300 1.900 4.180 610 2.780 32.365 IDEE 7.460 PERSONE 4.728 JRC 1.751 50.521 Regioni della conoscenz a Cooperazione internazionale 182126 European Research Council Marie Curie Actions Infrastruttu re di Ricerca 2.008 4.217 Totale 359 CAPACITA' 350 Ricerca per PMI 1.266 Scienza nella Società Potenziali di ricerca
  • 16. 3. CRITERI MINIMI DI PARTECIPAZIONE Le condizioni minime di partecipazione al Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico per i progetti collaborativi prevedono la partecipazione di almeno tre soggetti giuridici, ognuno dei quali stabilito in uno Stato membro o Associato diversi; si deve inoltre assicurare l’indipendenza l'uno dall'altro di tutti e tre i soggetti giuridici, conformemente all'articolo 6 4 . Una volta soddisfatti i criteri minimi si potranno coinvolgere Paesi Terzi e Organismi internazionali.  Fanno eccezione i Programmi Idee e Persone, ai quali si potrà partecipare rispettando il criterio minimo di almeno una entità legale stabilita in uno Stato Membro o Stato Associato laddove i consorzi soddisfino il criterio minimo, o laddove specificato diversamente dal bando. Come soggetti giuridici si intende PMI, Università, Centri di ricerca, Organizzazioni di ricerca private/pubbliche o qualsiasi altro soggetto giuridico, stabiliti in uno Stato Membro e Associato (o Paese Terzo se specificato nel bando), a condizione che soddisfino le condizioni minime elencate nelle Regole di Partecipazione5 , inclusa qualsiasi norma addizionale prevista dai programmi specifici o dai singoli 4 Cfr. Capo II, Parte 1, art. 5 “Condizioni minime” delle Regole di Partecipazione. 5 Cfr. Capo II, Parte 1, art. 5 delle Regole di Partecipazione 16
  • 17. programmi di lavoro6 . Possono inoltre partecipare organismi internazionali di interesse europeo ed i CCR (Centri Comune di Ricerca della Commissione Europea)7 . Per favorirne la partecipazione, questi ultimi possono essere considerati come un paese a se stante ai fini della partecipazione minima8 . Ai fini della partecipazione al 7° PQ, sono considerati paesi eleggibili: 9 • STATI MEMBRI • PAESI ASSOCIATI – con accordi di cooperazione scientifica e tecnologica, coinvolti nel finanziamento previsto dal Programma Quadro • PAESI CANDIDATI – attualmente riconosciuti come candidati al futuro accesso • PAESI TERZI – la partecipazione di organizzazioni o singoli di paesi che non siano Stati Membri, Candidati o Associati, deve essere giustificata in termini di valore aggiunto agli obiettivi del 7° PQ. 4. SCHEMI DI FINANZIAMENTO Il supporto finanziario UE consiste in un rimborso di una determinata percentuale delle spese sostenute, necessarie per lo svolgimento delle attività. In alcuni casi ben definiti, si può far ricorso ad un rimborso su base forfetaria (nota: per es. per le reti di eccellenza e il lump sum per i Paesi ICPC). Per partecipare al VII PQ si possono utilizzare diversi tipi di progetto, denominati "schemi di finanziamento". Volta per volta, è il bando europeo a definire quale strumento dovrà essere utilizzato. I principali meccanismi di finanziamento, in funzione delle attività, sono descritti di seguito. a) Attività di ricerca e sviluppo – sono qui previste: a.1) i progetti in collaborazione, Nell’ambito del VII Programma Quadro i progetti di ricerca e sviluppo si attuano attraverso i progetti di collaborazione. L’entità, lo scopo e l’organizzazione interna può variare a seconda del settore specifico e dell’argomento. Sarà quindi di fondamentale importanza leggere approfonditamente la Guida al Proponente e il Programma di Lavoro, nel quale vengono anche inseriti dei criteri di eleggibilità ulteriori, quali, ad esempio, la dimensione di budget dei progetti o la partecipazione di determinate categorie di partner. Esistono anche progetti di collaborazione che si indirizzano a gruppi speciali come le PMI: si tratta dei Progetti Collaborativi per PMI previsti da alcune Aree Tematiche. In questo tipo di progetto fra il 35% e il 40% del budget del progetto dovrà essere riservato alle PMI e l’impatto e i risultati dovranno risultare chiaramente un vantaggio per tale categoria di partecipanti. L’obiettivo principale dei Progetti Collaborativi è sviluppare nuove conoscenze, tecnologie, prodotti, attività dimostrative o risorse comuni per la ricerca. Questo schema di finanziamento prevede due tipi di progetti: a) small or medium-scale focused research actions b) large-scale integrating projects 6 Cfr. art. 12 delle Regole di Partecipazione 7 Il Centro Comune di Ricerca (CCR) - o nella demoninazione inglese Joint Research Centre - è una delle Direzioni Generali della Commissione Europea (cade sotto la responsabilità del Commissario Potocnik, insieme alla DG Ricerca), e svolge attività di ricerca e sviluppo tecnologico direttamente per conto dell'Unione Europea. Infatti, nell'ambito del Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, le attività di ricerca svolte dal CCR sono chiamate attività "dirette", a differenza di progetti svolti da organismi terzi selezionati tramite inviti a presentare proposte, che si definiscono attività "indirette". L'Unione Europea si avvale del CCR soprattutto per tematiche riguardo alle quali è importante mantenere una perfetta indipendenza da interessi nazionali o privati. Si tratta per lo più di studi a supporto delle decisioni politiche della Commissione Europea, e di progetti richiesti espressamente da altre Direzioni Generali della Commissione 8 Cfr. Capo II, Parte 1, art. 5 delle Regole di Partecipazione 9 Cfr. lista in Appendice n. 1. 17
  • 18. a) Small or medium-scale focused research actions (STREP) Sono progetti di ricerca di piccola o media scala focalizzati sul perseguimento di un obiettivo specifico. Possono includere attività legate all’innovazione, con particolare riferimento alla gestione della conoscenza prodotta e alla protezione della proprietà intellettuale Il contenuto può consistere in uno dei seguenti argomenti, o nella combinazione di entrambi: 1. un progetto di ricerca e di sviluppo tecnologico demandato a generare nuova conoscenza; 2. un progetto dimostrativo demandato a dimostrare la potenzialità economica di nuove tecnologie che non possono essere direttamente commercializzate (es. test di prototipi) . b) Large-scale integrating projects (IP) Si tratta di azioni di ampio raggio mirate all’integrazione di attività multidisciplinari che si propongano di raggiungere un obiettivo definito. Il contenuto dovrà consistere nella combinazione di uno o tutti i seguenti punti: 1. ricerca e sviluppo finalizzati agli obiettivi da raggiungere a livello scientifico e tecnologico e di carattere multidisciplinare; 2. progetto dimostrativo demandato a dimostrare la potenzialità economica di nuove tecnologie ma che non possono essere direttamente commercializzate (es. test di prototipi); 3. attività innovative rivolte alla protezione e alla disseminazione della conoscenza, studi socio-economici sull’impatto di quella determinate conoscenza 4. formazione dei ricercatori e di altre figure come manager di ricerca, dirigenti d’azienda (soprattutto per le PMI) e utilizzatori potenziali delle conoscenze prodotte dal progetto. 5. qualsiasi altra attività direttamente collegata agli obiettivi del progetto (come identificato nel Work Programme o nel Bando); 6. attività di “project management activities” a.2) le reti di eccellenza (NoE), Strumento per partecipare al Programma specifico COOPERAZIONE, le NoE puntano a sviluppare la cooperazione a lungo termine fra i migliori gruppi di ricerca in Europa attorno ad una tematica prioritaria; Lo scopo delle reti di eccellenza è quello di rafforzare e sviluppare l’eccellenza scientifica e tecnologica della Comunità mediante l’integrazione a livello europeo di capacità di ricerca attualmente esistenti o emergenti a livello nazionale e regionale. Ciascuna rete mira a far progredire le conoscenze in un particolare settore riunendo una massa critica di capacità. Le attività sono generalmente orientate verso obiettivi pluridisciplinari a lungo termine, piuttosto che verso risultati predefiniti in termini di prodotti, processi o servizi. In merito ai partecipanti, le reti di eccellenza favoriscono la cooperazione tra le capacità di eccellenza delle università, dei centri di ricerca, delle imprese, comprese le PMI, e delle organizzazioni scientifiche e tecnologiche. Ogni rete prevede un programma comune di attività aggiornato di anno in anno; in generale il programma comune deve comprendere diversi elementi: • ricerca, ovvero un programma di ricerca comune pluriennale e pluridisciplinare; • integrazione, ottenuta grazie alla mobilità dei ricercatori, alla messa in comune delle strutture di ricerca e alla gestione della rete; • diffusione dell’eccellenza, grazie al trasferimento, valorizzazione e diffusione di conoscenze e alla formazione dei ricercatori. In merito alla durata e alle dimensioni delle reti di eccellenza è fondamentale sottolineare che, per essere istituite, vi deve essere un minimo legale di 3 partecipanti da 3 paesi diversi. In pratica una rete è costruita da partenariati di ampie dimensioni, infatti riuniscono da decine fino a centinaia di ricercatori per un periodo minimo di 5 anni, ma con lo scopo di rendere la cooperazione duratura nel tempo, anche oltre la durata del progetto. Una rete di eccellenza può produrre risultati sia in termini di collaborazioni e dottorati per i ricercatori, sia generali attività di disseminazione della conoscenza, quali pubblicazioni, workshop e seminari. 18
  • 19. a.3) le iniziative tecnologiche congiunte (ITC), nuovo strumento introdotto con la finalità di costituire partenariati a lungo termine pubblico-privati. Le ITC costituiranno il principale strumento del VII PQ per avvicinare la ricerca all'industria. Le iniziative tecnologiche congiunte saranno sviluppate in alcuni ambiti ristretti e solo laddove l'entità delle risorse necessarie giustifica l’istituzione di partenariati pubblico - privati a lungo termine. Ad oggi le ITC per cui è stata proposta l’istituzione sono: Innovative medicine Initiative, Nanoelectronics Technologies 2020, Embedded Computing Systems, Hydrogen and Fuel Cells Initiatives, Aeronautics and Air Transport, Global monitoring for environment and Security (GMES). I contenuti di queste iniziative saranno definiti direttamente dalle corrispondenti Piattaforme Tecnologiche Europee e integreranno gli investimenti del settore privato e i finanziamenti pubblici, compresi i finanziamenti provenienti dal Programma Quadro e i prestiti dalla Banca europea per gli investimenti. Si presterà particolare attenzione al coordinamento tra le iniziative tecnologiche congiunte e i programmi nazionali negli stessi settori. Le Piattaforme Tecnologiche Europee, volute dalla Commissione Europea, sono state istituite con lo scopo di riunire aziende, istituti di ricerca, mondo finanziario e autorità di regolamentazione attorno ad un unico tavolo di discussione al fine di definire un’agenda comune di ricerca (SRA). L’obiettivo è quello di creare una leadership globale dell’Unione Europea nel campo della ricerca. La grande importanza delle Piattaforme Tecnologiche è strettamente connessa al fatto che esse orienteranno sempre più le future tematiche di ricerca dell’UE in un determinato settore. b) Coordinamento e accompagnamento Sostegno alle attività che hanno come scopo il coordinamento o il sostegno di politiche e attività di ricerca (creazione di reti, scambi, accesso transnazionale alle infrastrutture di ricerca, studi, conferenze, ecc.). c) Attività di ricerca di frontiera per singoli gruppi di ricerca Rivolto al sostegno di progetti svolti da équipe di ricercatori, questo meccanismo sarà applicato principalmente per sostenere i progetti di ricerca "di frontiera" su temi proposti dai ricercatori stessi e finanziati nell'ambito del Consiglio Europeo della Ricerca. Il VII PQ propone una importante novità : la creazione di un Consiglio europeo delle ricerche (CER). Quest'ultimo avrà il mandato di finanziare, a livello comunitario, la ricerca di base in tutti i campi delle scienze, incluse le scienze umane e sociali. Il CER sarà gestito in modo autonomo dalla comunità scientifica e i progetti saranno finanziati sulla base dell'eccellenza scientifica. Diversamente da quanto accade per altri progetti europei, nel caso specifico dei Progetti di ricerca di base è prevista la possibilità di finanziamento anche a progetti individuali realizzati da singoli team di eccellenza. Si prevede che il primo bando pubblicato dal CER sia rivolta a ricercatori in fase di avvio di carriera che non abbiano ancora raggiunto una posizione di indipendenza, su temi di avanguardia e di particolare interesse per l'Europa. d) Mobilità e formazione Per il sostegno alla mobilità sono utilizzati diversi strumenti specifici racchiusi tutti sotto il nome comune di Borse Marie Curie; Formazione iniziale  Reti per la formazione iniziale - ITN Industria-università  Partenariati e percorsi congiunti industria-università - IAPP Formazione continua  Borse intraeuropee per lo sviluppo della carriera - IEF  Sovvenzioni europee di reinserimento - ERG  Cofinanziamento di programmi regionali, nazionali e internazionali - COFUND 19
  • 20. Dimensione internazionale  Borse internazionali in uscita per lo sviluppo della carriera - IOF  Borse internazionali in entrata - IIF  Sovvenzioni internazionali di reinserimento - IRG Azioni specifiche  Premi di eccellenza  Notte della ricerca  ERA-MORE e) Attività specifiche per le PMI Le PMI senza risorse interne di ricerca e che necessitano di sviluppare nuove soluzione tecnologiche, processi o prodotti possono realizzare dei progetti comuni con i centri di ricerca e le università, che avranno un ruolo di "esecutore della ricerca" per conto delle PMI. I risultati di queste ricerche saranno di proprietà delle aziende. A questo proposito esistono due meccanismi di finanziamento: la ricerca cooperativa (CRAFT) e la ricerca collettiva. f) Sostegno alle infrastrutture Specifici strumenti sono previsti anche per il supporto ad infrastrutture di ricerca esistenti, specificamente per permettere l'accesso a queste infrastrutture da parte di utenti esterni, e per migliorare la connettività a livello globale di infrastrutture di comunicazione ad alta velocità e ad alta capacità per lo scambio e l'analisi dei dati prodotto da infrastrutture di ricerca ('e- infrastructure'). La Commissione Europea prevede inoltre la possibilità, in base all'art. 169 del Trattato EU, di fornire un contributo (minore) per lo sviluppo di nuove infrastrutture di ricerca che abbiano un interesse per l'Europa. A questo scopo esiste già una lista di infrastrutture di ricerca ritenute prioritarie e strategiche per l'Europa, preparata da una apposito forum (ESFRI - European Strategy Forum on Research Infrastructures, che unisce rappresentanti dei 25 Paesi Membri e dei Stati Associati, su nomina dei rispettivi Ministri di Ricerca, ed un rappresentante della Commissione Europea). 20
  • 21. Il PROGRAMMA SPECIFICO COOPERAZIONE Budget: 32 Miliardi di Euro 1. INTRODUZIONE AL PROGRAMMA Il Programma COOPERAZIONE offre sostegno alla cooperazione transnazionale in specifiche aree tematiche che corrispondono ai principali settori della conoscenza e delle tecnologie, in cui la ricerca viene sostenuta e potenziata per affrontare le sfide europee sul piano sociale, economico, ambientale e industriale. L’obiettivo è quindi quello di incentivare la multidisciplinarietà attraverso strategie intersettoriali congiunte su varie tematiche di ricerca e tecnologiche, con il fine ultimo di contribuire ad uno sviluppo sostenibile e di servire al meglio la società civile europea. Le 10 aree tematiche individuate conprendono anche attività di ricerca indispensabili per l’elaborazione, l’attuazione e la valutazione delle politihche UE in materia di sanità, sicurezza, agricoltura, energia, ambiente, coesione sociale, formazione, istruzione e altro, parallelemante alla ricerca prenormativa e conormativa necessaria a migliorare la qualità delle norme e la loro attuazione. Per rafforzare la diffusione e utilizzazione dei risultati della ricerca UE, in tutte le aree tematiche vengono anche sotenute attività di sostegno alla divulgazione delle conoscenze e al trasferimento dei risultati, anche mediante il finanziamento di iniziative di rete e di servizi infomatvi ed elettronici. Inoltre, verranno varate varie azioni a sostegno dell’innovazione e iniziative mirate a sostenere un dialogo su questioni scientifiche con il pubblico in generale, coinvolgendo la società civile nel suo complesso. Nell’ambito di ogni Tema sarà possibile trattare, oltre alle attività brevemente catalogate, due tipi di esigenze principali: Esigenze emergenti: sostegno specifico destinato a proposte di ricerca spontanne per individuare e approfondire nuove opportunità scientifiche e tecnologiche; Esigenze strategiche impreviste: reagire in maniera flessibile di fronte a nuove esigenze strategiche che dovessero apaprire nel corso del Programma Quadro. 21
  • 22. 2. AREE TEMATICHE Il Programma Cooperazione offre sostegno ad attività di ricerca nell’ambito delle seguenti 10 aree tematiche: 1. Salute 2. Prodotti alimentari, agricoltura e biotecnologia 3. Tecnologie dell’informazione e della comunicazione 4. Nanoscienze, nanotecnologie, tecnologie dei materiali e processi di produzione 5. Energia 6. Ambiente (incl. cambiamenti climatici) 7. Trasporto (incl. aeronautica) 8. Scienze socioeconomiche e umanistiche 9. Spazio 10. Sicurezza Nel grafico che segue si evidenzia la ripartizione del Programma COOPERAZIONE per il periodo 2007-2013, in miliardi di Euro: 22
  • 23. i. SALUTE Budget: 6,1 mrd Euro Il Tema Salute, ponendosi in continuità con i precedenti Programmi Quadro, si prefigge lo scopo di migliorare la salute dei cittadini europei e di rafforzare la competitività delle aziende del settore; particolare attenzione è inoltre posta alla trasformazione delle scoperte in applicazioni cliniche, allo sviluppo di nuove terapie, ai metodi di promozione e prevenzione della salute, alle tecnologie e agli strumenti diagnostici ed ai sistemi sanitari sostenibili, affrontando nello stesso tempo le questioni sanitarie di interesse mondiale, come le nuove epidemie. La ricerca condotta in questo Tema ha l’obiettivo di consentire la prevenzione di alcune delle malattie più diffuse e di contribuire ad integrare una vasta quantità di dati genomici utile a generare nuova conoscenza e conseguenti applicazioni mediche in medicina ed in biotecnologia. La ricerca transnazionale è incoraggiata, per trarre vantaggi economici dalla ricerca biomedica e consentire all’Europa di contribuire più efficacemente agli sforzi internazionali per combattere le malattie di interesse mondiale. Speciale attenzione è inoltre prestata alle modalità in cui sarà possibile colmare il gap tra le attività di ricerca e lo sfruttamento economico che deriverebbe dalla validazione clinica. L’obiettivo generale è quello di aumentare la competitività del settore iotecnologico e medico tecnologico, settori in cui le PMI europee e le grandi aziende sono le principali guide a livello economico. E’ inoltre previsto il supporto alla Piattaforma Tecnologica Europea sulla medicina innovativa (IMI), con l’obiettivo di superare gli ostacoli nella ricerca dei processi di sviluppo dei farmaci. Le azioni previste sono: 1) Biotecnologia, strumenti generici e tecnologie mediche per la salute umana Azione mirata a sviluppare e validare gli strumenti e le tecnologie necessarie che renderanno possibile la produzione di nuova conoscenza e la sua traslazione in applicazioni pratiche nel campo della salute e della medicina: a) Ricerca con metodi ad alta resa (sequenziamento; espressione genica, genotipo e fenotipo; genomica strutturale; bioinformatica e systems biology; altre “omics”); b) Individuazione, diagnosi e monitoraggio (biologia molecolare e cellulare, fisiologia, genetica, fisica, chimica, nanotecnologie, microsistemi); particolare attenzione alle strategie non invasive o poco invasive; c) Approcci terapeutici innovativi e interventi (terapia genetica e cellulare, medicina rigenerativa, trapianti, immunoterapia, vaccini e altre medicine); d) Previsione di adattabilità, sicurezza e efficacia terapetutica (comprese le alternative alle sperimentazioni animali). 2) Traslazione della ricerca per la salute umana Azione mirata ad aumentare la conoscenza dei processi biologici e dei meccanismi coinvolti tanto 23
  • 24. nelle questioni di ordinaria salute quanto nelle situazioni di malattie specifiche, al fine di trasporre questa conoscenza nelle applicazioni cliniche e di garantire che questi dati clinici guidino l’ulteriore ricerca: a) Integrazione di dati e processi biologici (rilevazione su ampia scala dei dati e della system biology) b) Ricerca sul cervello e sulle malettie celebrali, sullo sviluppo umano e sull’invecchiamento c) Ricerca traslazionale in materia di malattie infettive (HIV/AIDS, malaria, tubercolosi, SARS, influenza aviaria): d) Ricerca traslazionale in materia di malattie gravi (cancro, malattie cardiovascolari, diabete ed obesità , malattie rare, altre malattie croniche, es. malattie reumatiche). 3) Ottimizzazione dei servizi sanitari offerti ai cittadini europei Azione mirata a fornire una maggiore informazione ai cittadini europei sulle decisioni politiche riguardo i sistemi sanitari ed a rendere più efficaci le strategie di promozione della salute, prevenzione delle malattie, diagnosi e terapia. a) Promozione della prevenzione di malattie e miglioramento dell’uso dei farmaci; b)Traduzione dei risultati clinici in pratica clinica c) Qualità,efficienza e solidarietà dei sistemi sanitari, compresi i sistemi sanitari in transizione e le strategie di assitenza gli anziani. d)Uso opportuno di nuove terapie e tecnologie sanitarie 4) Cooperazione internazionale La cooperazione internazionale è parte integrante del Tema e di particolare importanza per le aree che affrontano i problemi di salute globale, quali la resistenza agli anti-microbici, HIV/AIDS, malaria, tubercolosi e pandemie emergenti. 5) Rispondere alle necessità emergenti e a quelle non previste La ricerca nelle materie oggetto di bisogni/necessità emergenti sarà implementata sulla base di iniziative dal basso e “focalizzate”, in coordinamento con altre tematiche, garantendo cosi la ricerca interdisciplinare. Ciò può avvenire, per esempio, per la sicurezza in fatto di salute, per la valutazione del rischio e per gli indicatori statistici. Siti di riferimento Cordis: http://cordis.europa.eu/fp7/cooperation/health_en.html La JTI Innovative Medicine Initiative: http://www.imi-europe.org/ ii. PRODOTTI ALIMENTARI, AGRICOLTURA, PESCA E BIOTECNOLOGIA Budget: 1,9 Mrd Euro 24
  • 25. In linea con la strategia europea sulle Scienze della vita e le biotecnologie e gli obiettivi di Lisbona, il secondo Tema si focalizza sulla creazione di una bio-economia europea basata sulla conoscenza realizzata attraverso l’associazione di scienza, industria ed altre parti interessate, al fine di sfruttare le opportunità offerte dai nuovi avanzamenti della ricerca che riguardano problematiche sociali ed economiche. La ricerca si incentrerà sulla gestione, la produzione ed il consumo sostenibile delle risorse biologiche soprattutto attraverso l’impiego delle scienze della vita e le biotecnologie, ma anche sulla convergenza con altre tecnologie, al fine di sviluppare nuovi prodotti ecoefficienti e concorrenziali in settori come agricoltura, pesca, acquacoltura, prodotti alimentari, sanità, silvicoltura ed industrie connesse. I risultati della ricerca contribuiranno in modo considerevole all’attuazione e all’elaborazione di politiche e regolamentazioni dell’UE, sulle questioni relative all’agricoltura e al commercio, alla regolamentazione in materia di sicurezza alimentare, alla politica zoosanitaria comunitaria, alle norme comunitarie in materia di salute, al controllo delle patologie e al benessere degli animali, all’ambiente e alla biodiversità. Forniranno, inoltre, la conoscenza di base necessaria a supportare la Politica Comune Agricola e la Strategia Europea sulla Silvicoltura,l’agricoltura e le questioni relative al commercio, gli aspetti relativi alla sicurezza degli OGM, il miglioramento della Politica Comune sulla Pesca e la sicurezza del cibo e nelle catene alimentari. La ricerca nelle applicazioni non relative al cibo delle risorse biologiche supporteranno, invece, gli obiettivi dell’Environmental Technology Action Plan, così come il piano d’azione sulle biomasse e la strategia europea sul biofuel. Nell’ambito di tutte queste attività, si dovrà tenere conto degli aspetti sociali, etici, giuridici, ambientali, economici e culturali, nonché dei rischi e degli impatti potenziali conseguenti allo sviluppo scientifico e tecnologico. Si realizzeranno anche azioni destinate a rafforzare il coordinamento di programmi di ricerca nazionali, in stretta collaborazione con i progetti ERA-Net, le piattaforme tecnologiche e altri operatori interessati, come il Comitato Permanente per la Ricerca Agricola (CPRA) o un’eventuale futura struttura di coordinamento della ricerca marina europea. Le piattaforme tecnologiche contribuiranno alla determinazione delle priorità comuni di ricerca, in settori quali la genomica e le biotecnologie vegetali, la silvicoltura e le industrie collegate, la zoosanità sul piano mondiale, la cura degli animali da allevamento, i prodotti alimentari, l’acquacoltura e la biotecnologia industriale, individuando possibili iniziative di ampia portata, come progetti di dimostrazione per la produzione di prodotti chimici di base dalla biomassa (cellulosa, biocarburanti, biopolimeri). Le attività di ricerca previste sono: 1. Produzione e gestione sostenibile delle risorse biologiche provenienti dalla terra, dalle foreste e dagli ambienti acquatici  agevolare la ricerca sui principali fattori a lungo termine per una produzione e gestione sostenibile delle risorse biologiche (microrganismi, specie vegetali ed animali), comprendente la valorizzazione della biodiversità e di nuove molecole bioattive nell’ambito di questi sistemi biologici;  rafforzare lo sviluppo sostenibile e la competitività, riducendo nel contempo l’impatto ambientale nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell’acquacoltura, grazie allo sviluppo di tecnologie, apparecchiature, sistemi di monitoraggio, impianti e nuovi sistemi di produzione, al perfezionamento della base scientifica e tecnica della gestione della pesca e a una migliore conoscenza delle interazioni tra sistemi diversi (agricoltura e silvicoltura; pesca e acquacoltura) nell’ambito di un approccio che consideri l’intero ecosistema;  ottimizzare la produzione e il benessere degli animali, in particolare mediante la valorizzazione delle conoscenze genetiche, nuovi metodi di allevamento, una conoscenza più approfondita della fisiologia e del comportamento animale, e una maggiore conoscenza delle malattie degli animali, in particolare le zoonosi, e dei relativi mezzi per combatterle. In questo settore si svilupperanno strumenti di sorveglianza, prevenzione e controllo; si sosterrà la ricerca applicata su vaccini e metodi diagnostici, lo studio dell’ecologia di agenti infettivi conosciuti o 25
  • 26. nuovi e di altre minacce, in particolare gli atti dolosi, e lo studio degli impatti di vari sistemi di produzione agricola e delle condizioni climatiche;  sviluppare strumenti necessari per agevolare l’attuazione di strategie, politiche e strumenti legislativi adeguati, al fine di sostenere la costruzione della “bioeconomia europea basata sulle conoscenze” (KBBE) e far fronte alle esigenze dello sviluppo rurale e costiero. 2. Prodotti alimentari, salute e benessere: “Dalla fattoria alla forchetta”  Studio del comportamento dei consumatori e dell’impatto dell’alimentazione sulla salute e sul benessere dei cittadini europei.  Comprensione delle abitudini e dei fattori alimentari, in quanto importante elemento controllabile dell’aumento e della riduzione dell’insorgenza di malattie e disturbi legati all’alimentazione.  Ottimizzazione dell’innovazione nel settore alimentare europeo, grazie all’integrazione di tecnologie avanzate nella produzione alimentare tradizionale, l’adozione di tecnologie di trattamento per migliorare la funzionalità degli alimenti, lo sviluppo e la dimostrazione di metodi di trattamento e imballaggio altamente tecnologici ed ecoefficienti, lo sviluppo di applicazioni di controllo intelligenti e di metodi più efficaci di gestione dei sottoprodotti, dei rifiuti e dell’energia.  Garanzia della sicurezza chimica e microbiologica e miglioramento della qualità dell’offerta di prodotti alimentari in Europa. A tal fine, occorre comprendere i rapporti tra ecologia microbica e sicurezza dei prodotti alimentari.  Protezione della salute umana e dell’ambiente grazie ad una migliore conoscenza dell’impatto ambientale sulla catena alimentare umana e animale. 3. Scienze della vita e biotecnologie per prodotti e processi non alimentari sostenibili Si tratta di migliorare le conoscenze ed elaborazione di tecnologie avanzate per la produzione di biomassa terrestre o marina per applicazioni nel settore energetico ed industriale. Queste attività riguarderanno la genomica e la metabolomica vegetale, animale e microbica ai fini del miglioramento della produttività e della composizione delle materie prime e delle fonti di biomassa per una conversione ottimale in prodotti ad elevato valore aggiunto, utilizzando, come nuovi fonti, organismi terrestri e acquatici, naturali o perfezionati. 4. Rispondere alle esigenze emergenti e alle esigenze strategiche impreviste La ricerca sulle esigenze emergenti concerne lo sviluppo di nuovi concetti e tecnologie, coprendo ad esempio i sistemi di gestione delle crisi e l’integrità della catena alimentare. Si tratta di fonire una risposta flessibile alle esigenze strategiche impreviste, tenendo però conto delle politiche prefissate alla costituzione di una bioeconomia europea basata sulla conoscenza. 5. Cooperazione internazionale La cooperazione internazionale è necessaria per affrontare le sfide che richiedono un vasto impegno internazionale, come la dimensione e la complessità della biologia dei sistemi vegetali e dei microrganismi (sicurezza dell’approvvigionamento alimentare e sicurezza intrinseca dei prodotti alimentari e dell’acqua potabile, diffusione a livello mondiale di malattie animali, sfruttamento equo della biodiversità; ricostituzione degli stock ittici mondiali al fine di raggiungere il rendimento massimo sostenibile entro il 2015). Siti di riferimento: Cordis: http://cordis.europa.eu/fp7/kbbe/home_en.html Piattaforme Tecnologiche Europee di interesse: • Food for Life: http://etp.ciaa.be/asp/home/welcome.asp • Plants for the Future: http://www.epsoweb.org/Catalog/TP/index.htm • Farm Animal Breeding and Reproduction FABRE-TP: http://www.fabretp.org/ 26
  • 27. • European Technology Platform for Global Animal Health: http://www.ifaheurope.org/EUPlatform/Platform.htm • Technology Platform of the European Forest-Based Sector (FTP): http://www.forestplatform.org/ iii. TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE (TIC) Budget: 9,1 Mrd Euro il 28% del totale delle risorse finanziarie del 7PQ L’importanza del settore delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione emerge non solo dal fatto che esso rappresenta il 6-8% del PIL europeo, ma anche da altri fattori che evidenziano che le TIC sono vitali per: • andare incontro alle sfide della globalizzazione incentivando l’innovazione, la creatività e la competitività del sistema economico, • sviluppare la scienza dell’avanguardia in tutti i settori scientifici e tecnologici, 27
  • 28. • rendere il settore pubblico europeo più efficiente e modernizzare altri settori che vanno dall’educazione all’energia, • affrontare le sfide della società, migliorando la qualità di vita e andando incontro alle esigenze di una società più anziana. Per questi motivi, “Tecnologie dell’informazione e della comunicazione” è uno dei temi chiave del 7° Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. La ricerca su TIC nel VII Programma Quadro si focalizza su 7 Sfide o “challenges”: 3 Sfide sono focalizzate su temi che realizzino una leadership europea industriale, le altre 4 sono invece focalizzate su temi che realizzino obiettivi socio-economici. 1: Preparare le reti del futuro Le infrastrutture di informazione del futuro connetteranno contemporaneamente milioni di persone, innumerevoli organizzazioni e miliardi di servizi - PC, cellulari, server, sensori etc. Queste infrastrutture sosterranno lo sviluppo economico di tutta Europa, e saranno all’origine dei nuovi servizi e delle nuove opportunità economiche. Essere leader nello sviluppo di queste infrastrutture è essenziale per raccogliere i benefici dell’ICT in aree tanto diverse, quali il manifatturiero e l’assistenza medica domiciliare. La Sfida che si vuole vincere è quella di rendere la rete e le infrastrutture di servizi più robuste, sicure e capienti. 2: “Macchine” più intelligenti, servizi migliori La Sfida di questo settore verterà sullo sviluppo di sistemi TIC più consapevoli di ciò che li circonda, e capaci di imparare e interagire con le persone nella maniera più naturale possibile. In questo modo questi robot e manufatti intelligenti saranno capaci di rispondere meglio alle esigenze degli uomini. 3: I Nuts and Bolts dei prodotti del futuro Le aziende europee sono ad oggi leader mondiali come fornitori di componenti elettronici ad industrie diverse, quali: trasporti, telecomunicazioni, attrezzature mediche, etc. L’Europa vanta un primato anche per le tecnologie della fotonica, plastiche elettroniche, display flessibili e micro e nano sistemi. La Sfida quindi è quella di supportare l’industria e l’accademia europea in questo settore strategico e assicurare che queste nuove tecnologie soddisfino i bisogni dell’economia e della società. 4: Contenuti e librerie digitali Le tecnologie danno la possibilità di accedere, creare e condividere i contenuti nella misura più ampia possibile. Inoltre ci permettono di apprendere meglio e di preservare ed arricchire il nostro patrimonio culturale. Ad oggi, sebbene sommersi da informazioni, siamo carenti di strumenti di apprendimento a distanza (eLearning). La ricerca in questa Sfida ha l’obiettivo di incentivare lo sviluppo delle librerie digitali, aiutandoci a creare, interpretare, usare e preservare in maniera più semplice le risorse culturali e scientifiche e rivoluzionare l’apprendimento attraverso tecnologie più intuitive. 5: Una rivoluzione dell’Assistenza Medica La ricerca che sostiene questa Sfida ha l’obiettivo di migliorare la qualità, la disponibilità e l’efficienza delle cure mediche sviluppando le tecnologie per migliorare tutto ciò che riguarda il settore: dall’amministrazione alle immagini biomedicali, dalle cure personalizzate domiciliari alla creazione di nuove medicine. 28
  • 29. 6: Ambiente, energia e trasporti La ricerca che sostiene questa Sfida si snoda su due temi: • “automobili intelligenti”, che renderanno il sistema dei trasporti più sicuro ed ecologico, • ambiente sostenibile ed efficienza energetica, sia attraverso una maggiore ripresa degli impianti chimici, oleodotti, etc. in modo da renderli più sicuri ed efficienti a livello energetico e sia attraverso lo sviluppo di nuovi sistemi di monitoraggio più efficaci sugli ambienti a rischio. 7: “Accesso per tutti” - eInclusion Le tecnologie offrono molti vantaggi alla società europea, ma non tutti ne sentono il beneficio. La società europea sta evolvendosi – la proporzione della popolazione over 65 aumenterà dal 20% al 28% da oggi fino al 2025, e dal 2050 si prevede che gli anziani saranno più del 160% dal livello del 1985. Le tecnologie possono aiutare a far fronte a questa Sfida, estendendo il tempo che le persone anziane possano vivere in maniera più indipendente nei loro ambienti preferiti e fornire le nuove generazioni di prodotti e servizi per aiutare l’integrazione delle persone a rischio di esclusione. I nuovi servizi saranno di supporto alla società civile ed apriranno nuove opportunità anche all’industria europea. Oltre le Sfide: tecnologie future ed emergenti (FET) Accanto alle 7 Sfide sopra riportate, il tema TIC, nell’ambito dell’area delle “Tecnologie Future ed Emergenti”, supporta anche la ricerca di frontiera, ad alto rischio. La ricerca si basa sull’esplorazione di strade fortemente interdisciplinari per lo sviluppo di nuovi concetti e dimostrando nuove possibilità per nuovi mercati. Siti di riferimento http://cordis.europa.eu/fp7/ict iv. NANOSCIENZE, NANOTECNOLOGIE, MATERIALI E NUOVE TECNOLOGIE DI PRODUZIONE Budget:3,5 Mrd Euro Il Tema supporta tutte le attività industriali che operano in sinergia con altri Temi, inclusi le scienze dei materiali, il manufacturing e tecnologie di processo altamente performanti, nano-bio-tecnologie e nano- elettronica. L’approccio a medio termine si focalizza su una convergenza di conoscenza e competenze attinte da diverse discipline attraverso le sfruttamento di sinergie scientifiche e tecnologiche guidate dalla applicabilità.Nel lungo termine il Tema intende capitalizzare le enormi prospettive aperte dalle nano- scienze e delle nano-tecnologie per la creazione di una industrie di un’economia realmente basate sulla conoscenza. In entrambi i casi sarà essenziale assicurare l’utilizzazione della conoscenza generata attraverso un’effettiva disseminazione e sfruttamento dei risultati. Il Tema è particolarmente rilevante per le PMI considerando i loro bisogni nell’avanzamento e nell’uso delle tecnologie. Le aree di particolare rilevanza includono: nano strumenti, strumentazioni e apparecchi questo a fronte della concentrazione di PMI ad alta crescita ed alta tecnologia in questo settore; tessuti tecnici, tipici di un settore tradizionale che sta subendo un rapido processo di trasformazione nel quale le PMI sono protagoniste; sistemi spaziali; industrie meccaniche, ad esempio strumentazioni meccaniche, settore nel quale le PMI europee sono leader mondiali e tutti gli altri settore che possano coinvolgere un gran numero di PMI che potranno beneficiare dell’introduzione di nuovi modelli di business, di nuovi materiali e nuovi prodotti. Le attività e aree di ricerca previste sono: 29
  • 30. Nano-scienze e Nano-tecnologie10 L’obiettivo è di creare materiali e sistemi con proprietà e comportamenti predefiniti, basati sulla accresciuta conoscenza ed esperienza con la materia in scala nano, anche al fine di sviluppare una nuova generazione di prodotti e servizi competitivi ad alto valore aggiunto con performance superiori in una gamma di applicazioni, minimizzando ogni potenziale impatto avverso sull’ambiente e la salute. Il focus verrà posto su nuova conoscenza sull’interazione di atomi, molecole e loro aggregazioni attraverso entità sia artificiali, sia naturali. Questo include la ricerca su tutti gli aspetti del risk-assessmnet (ad es. la nano tossicologia e la nano-eco.tossicologia) come anche la sicurezza, la nomenclatura,, la metrologia e gli standard temi che sono sempre più importanti per aprire la strada alle applicazioni industriali. Nuovi Materiali Nuovi materiali avanzati con un alto valore di conoscenza, nuove funzionalità e performance migliorate sono sempre più critiche per la competitività industriale e lo sviluppo sostenibile. Secondo i nuovi modelli dell’industria manifatturiera, sono i materiali stessi che stanno diventando il primo passo per aumentare il valore dei prodotti e le loro prestazioni, piuttosto che i passi di lavorazione. Questo richiede un controllo intelligente delle qualità intrinseche, del processo e della produzione e il tener conto dell’impatto potenziale sulla salute e sull’ambiente attraverso il loro intero ciclo di vita. Sarà messa molta enfasi sui nuovi materiali avanzati ottenuti usando il potenziale delle nano e bio tecnologie e/o dall’”emulazione della natura”, in particolare nanomateriali, biomateriali e materiali ibridi altamente performanti. Viene incoraggiato un approccio multidisciplinare, che coinvolge la chimica, la fisica e sempre più le scienze biologiche. La caratterizzazione dei materiali, il design e la simulazione sono anche essenziali per meglio comprendere i fenomeni dei materiali, in particolare le relazioni delle proprietà strutturali a scala differente; per migliorare la valutazione dei materiali e l’affidabilità dei materiali e per estendere il concetto di materiali virtuali per il design dei materiali. L’integrazione dei livelli nano.macro –molecole nella chimica e le tecnologie dei materiali sono supportate per lo sviluppo di nuovi concetti e processi, come per la catalisi e l’intensificazione e l’ottimizzazione dei processi. Nuovi Metodi di Produzione La trasformazione richiesta all’industria europea per passare da un industria basata sulle risorse ad un’industria basata sulla conoscenza richiede un nuovo approccio al manufacturing. Questo implica la creazione delle giuste condizioni per l’innovazione continuativa, nelle attività industriali e nei sistemi di produzione, includendo le costruzioni, gli strumenti e i servizi, e per lo sviluppo di vantaggi generici di produzione (tecnologie, mezzi di organizzazione e produzione), tenendo anche in considerazione i bisogni di ambientali e di sicurezza. La ricerca si focalizza su: sviluppo e validazione di nuovi modelli industriali e di strategie che coprano tutti gli aspetti del ciclo di vita del prodotto e del processo; sistemi di produzione adattabile che superino gli esistenti limiti dei processi e permettano nuovi metodi di manufacturing e processo; produzione in rete per sviluppare strumenti e metodi per operazioni cooperative e a valore aggiunto su scale globale; strumenti per il rapido trasferimento ed integrazione delle nuove tecnologie nei processi di design e operazioni di manufacturing; lo sfruttamento della convergenza delle tecnologie nano-, bio-, info e cognitive per lo sviluppo di nuovi prodotti e concetti di ingegneria e la possibilità di nuove industrie. Integrazione di tecnologie per le applicazioni industriali L’integrazione della conoscenza e delle conoscenze delle precedenti tre aree di ricerca è essenziale per velocizzare la trasformazione dell’industria europea e la sua economia, adottando nel frattempo un approccio sicuro, socialmente respoonsaile e sostenibile. La ricerca si focalizza quindi su nuove applicazioni e nuove soluzioni basate su cambiamenti atti a rispondere a grandi sfide. L’integrazione della nuova conoscenza nano-,materiali e tecnologie di produzione 10 Azioni specifiche sono previste per individuare centri dedicati alla conoscenze all’expertise e sarà creato un focal point per implementare l’ approccio integrato e responsabile propugnato dalla Commissione nei confronti dele nano- tecnologie così come è sottolineato nel Piano d’Azione della Commissione sulle Nanotecnologie (COM(2005)243). 30
  • 31. sarà supportata in applicazioni settoriali e transettoriali come la salute, le costruzioni, l’industria spaziale, l’energia, i trasporti, la chimica, l’ambiente, il tessile, e l’abbigliamento, legno e carta, l’ingegneria meccaniza come anche il più generico contesto della sicurezza industriale. Cooperazione Internazionale La crescente dimensione internazionale della ricerca industriale richiede un approccio ben coordinato per poter collaborare con i paesi terzi. La cooperazione internazionale è quindi molto importante per il Tema in oggetto. Le azioni specifiche potranno includere attività con i paesi industrializzati e con i paesi firmatari di accordi di cooperazione tecnico scientifica nel campo del tema in oggetto e iniziative specifiche con economie emergenti e paesi in via di sviluppo per assicurare loro l’accesso alla conoscenza. Saranno incoraggiate iniziative per coordinare e scambiare dati di ricerca(come ad esempio per questioni riguardanti la sicurezza ambientale e della salute relativa alle nanotecnologie), aprendo la strada per una comprensione comune dei bisogni di regolamentazione da parte dei policy marker di tutto mondo. Siti di riferimento Nanotechnology Homepage of the European Commission www.cordis.europa.eu/nanotechnology http://ec.europa.eu/research/industrial_technologies/index_en.html v. ENERGIA Budget 2,3 Mrd Euro Obiettivo del Tema Energia è quello di adattare l’attuale sistema energetico, fondato sui combustibili fossili, ad un sistema maggiormente sostenibile e meno dipendente dall’importazione dei combustibili, basato su un mix diversificato di fonti e vettori energetici, con particolare attenzione alle tecnologie energetiche a minore emissione e a non emissione di CO2; questo per far fronte alle sfide sempre più pressanti della sicurezza dell’approvvigionamento e dei cambiamenti climatici, rafforzando nel contempo la competitività delle industrie europee. Le attività previste sono: Pile a idrogeno e a combustibile Azione integrata destinata a fornire una solida base tecnologica alle industrie comunitarie dell'idrogeno e delle celle a combustibile per applicazioni fisse, mobili e nei trasporti. La piattaforma tecnologica europea per l’idrogeno e le celle a combustibile contribuisce a questa attività proponendo una strategia integrata di ricerca e dispiegamento. Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili Tecnologie destinate a rafforzare l’efficienza generale di conversione, l’efficienza dei costi e l’affidabilità, riducendo il costo della produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili interne, inclusi i rifiuti biodegradabili, e per lo sviluppo e la dimostrazione di tecnologie adatte a condizioni regionali diverse. Produzione di carburanti da fonte rinnovabile Tecnologie integrate di conversione e sistemi di produzione di carburanti: per sviluppare e ridurre il costo unitario dei combustibili solidi, liquidi e gassosi (ivi compreso l'idrogeno) prodotti da fonti energetiche rinnovabili, inclusi la biomassa e i rifiuti biodegradabili, ai fini di una produzione redditizia, stoccaggio e distribuzione e dell’uso di combustibili “a zero emissioni di CO2” (carbon neutral), in particolare biocarburanti liquidi per i trasporti. Fonti di energia rinnovabile per il riscaldamento e la refrigerazione Ricerca, sviluppo e dimostrazione di tecnologie e strumenti incluse le tecnologie di stoccaggio, destinate a rafforzare l'efficienza e a ridurre i costi del riscaldamento attivo e passivo e della refrigerazione da fonti 31
  • 32. energetiche rinnovabili, garantendone l'uso in condizioni regionali diverse. Tecnologie di cattura e immagazzinamento di CO2 per la generazione di elettricità ad emissioni zero Ricerca, sviluppo e dimostrazione di tecnologie per la riduzione drastica dell’avverso impatto ambientale derivato dall’uso dei combustibili fossili in vista della creazione di centrali ad elevata efficienza e rendimento e/o impianti a vapore con emissioni vicino allo zero, grazie alle tecnologie di cattura e immagazzinamento di CO2, in particolare stoccaggio sotterraneo. Tecnologie pulite del carbone Miglioramento sostanziale degli impianti in termini di efficienza, affidabilità e costi attraverso la ricerca, lo sviluppo e la dimostrazione di tecnologie pulite del carbone e tecnologie di conversione di altri carburanti fossili, che producano inoltre trasportatori secondari di energia (incluso l’idrogeno) e carburanti liquidi o gassosi. Reti energetiche intelligenti Ricerca, sviluppo e dimostrazione di come aumentare l’efficienza, la sicurezza, l’affidabilità e la qualità delle reti e dei sistemi e delle reti europee di gas ed elettricità, in un contesto di un mercato energetico europeo più integrato, trasformando ad esempio le attuali reti di elettricità in una rete di servizio interattiva (clienti/operatori), sviluppando opzioni di stoccaggio di energia e rimuovendo gli ostacoli alla diffusione su ampia scala e all’effettiva integrazione delle fonti energetiche rinnovabili e distribuite. Efficienza e risparmio energetici Ricerca, sviluppo e dimostrazione di nuovi concetti, ottimizzazione di concetti già provati e tecnologie per potenziare l’efficienza energetica e ridurre ulteriormente il consumo primario e finale degli edifici, prendendo in considerazione il ciclo vitale, il trasporto, i servizi e il comparto industriale. Ciò presuppone l'integrazione di strategie e tecnologie di efficienza energetica (incluso co e poli generazione), l'uso di tecnologie energetiche nuove e rinnovabili e misure e strumenti per la gestione della domanda di energia, e la dimostrazione di minimo impatto climatico degli edifici. Conoscenze per l’elaborazione delle politiche energetiche Sviluppo di strumenti, metodi e modelli per valutare le principali problematiche economiche e sociali legate alle tecnologie energetiche e fornire obiettivi quantificabili e scenari a medio e lungo termine (incluso fornire supporto scientifico per lo sviluppo delle politiche). Siti di riferimento http://cordis.europa.eu/fp7/energy/home_en.html http://ec.europa.eu/research/energy/index_en.htm 32
  • 33. vi. AMBIENTE (INCLUSI CAMBIAMENTI CLIMATICI) Budget: 1,8 Mrd Euro La gestione sostenibile dell’ambiente e delle sue risorse è necessaria per contrastare il cambiamento climatico in atto: l’Unione Europea sottolinea l’importanza di conciliare la protezione ambientale con la prosperità economica e la coesione sociale. Il tema Ambiente si pone quindi come obiettivo una migliore conoscenza delle interazioni tra la biosfera, gli ecosistemi e le attività umane da un lato e lo sviluppo di nuove tecnologie, strumenti e servizi per la crezione di un sistema integrato delle questioni ambientali dall’altro. E’ auspicabile un’ampia collaborazione, tenendo in considerazione il fatto che lo sviluppo sostenibile è un obiettivo comune a livello europeo e mondiale. Pertanto, è necessaria un’ampia cooperazione internazionale per un avanzamento delle conoscenze e per la promozione di una migliore gestione a livello mondiale. Le aree di ricerca previste sono: 1) Cambiamenti climatici, inquinamento e rischi ambientali I cambiamenti climatici sono una delle principali priorità politiche della Commissione Europea. L’attività di ricerca si propone di comprendere le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici e di prevedere gli scenari futuri. Pressioni sull’ambiente e sul clima L’obiettivo è la creazione di modelli avanzati di cambiamento climatico allo scopo di valutare le modificazioni, la natura potenziale, e l’impatto socio-economico. Tali scopi verranno conseguiti per mezzo di studi dei processi legati al clima e al sistema terrestre, comprese le regioni polari; misure di adattamento e mitigazione; inquinamento dell’aria, suolo ed acqua; cambiamento della composizione atmosferica e ciclo dell’acqua; interazione globale e regionale tra clima ed atmosfera, superficie terrestre, glaciale ed oceanica; impatto sulla biodiversità ed ecosistemi, compresi gli effetti delle maree sulle zone costiere ed impatto sulle zone particolarmente sensibili a rischio come le regioni montuose. Ambiente e salute L’attività implica una ricerca multidisciplinare sull’interazione dei fattori del rischio ambientale e della salute, al fine di supportare il piano di azione di Ambiente e Salute. In quest’ambito, viene riservata grande enfasi allo studio delle cause scatenanti attraverso il monitoraggio dell’ambiente e della qualità dell’aria, finalizzato ad individuare il legame tra l’ambiente chiuso, urbano, le emissioni delle automobili e l’impatto ambientale ed i fattori emergenti di rischio per la salute, ma anche a identificare i metodi di assestamento del rischio integrato per le sostanze pericolose, comprese le alternative al test sugli animali. Calamità naturali La ricerca verte sulla previsione dei pericoli e dei rischi per le catastrofi geologiche (terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami) e climatiche (tempeste e inondazioni), sui sistemi di allarme e sulle strategie di prevenzione. 2) Gestione sostenibile di risorse L’attività di ricerca è volta a migliorare la ricerca di base e lo sviluppo di modelli avanzati e strumenti necessari per la gestione sostenibile di risorse e la creazione di modelli di consumo sostenibili: Conservazione e gestione sostenibile delle risorse naturali, umane e della biodiversità Quest’area di ricerca ha come obiettivo quello di prevedere l’andamento degli ecosistemi e di limitare la 33
  • 34. degradazione o le perdite di elementi strutturali e funzionali dell’ecosistema (acque, suolo e risorse umane). L’attività di ricerca sarà anche diretta alla gestione sostenibile delle foreste e dell’ambiente umano, inclusa la pianificazione e la gestione dei rifiuti e della biodiversità. Gestione dell’ambiente marino La ricerca è volta a migliorare le conoscenze in materia di impatto delle attività antropiche sull’ambiente marino, compreso l’inquinamento e l’eutrofizzazione dei mari regionali e delle zone costiere. L’attività di ricerca negli ambienti acquatici, negli ecosistemi delle profondità marine e nei bacini marini avrà come scopo l’osservazione, il monitoraggio e la previsione del comportamento di questo ambiente nonché l’incremento delle conoscenze del sistema marino e dell’utilizzo sostenibile delle sue risorse. 3) Tecnologie ambientali L’attività di ricerca avrà come scopo la creazione di nuove e più efficaci tecnologie ambientali al fine di ridurre l’impatto ambientale causato dall’attività umana e l’individuazione di sistemi più efficaci per proteggere l’ambiente, garantendo nel contempo una migliore gestione delle risorse e l’individuazione di prodotti, processi e servizi che abbiano effetti più benefici per l’ambiente rispetto a quelli esistenti: Tecnologie ambientali di osservazione, simulazione, prevenzione, minimizzazione dei danni, e adattamento, risanamento e ripristino dell’ambiente naturale e umano L’attività di ricerca mirerà ad implementare le tecnologie di prevenzione o di riduzione dei rischi e dei disastri ambientali, del cambiamento climatico ed dei danni della biodiversità, che promuovano la produzione ed il consumo sostenibile, e anche tecnologie per la gestione delle risorse e per una gestione più efficace dell’inquinamento. Tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale Ne fanno parte le tecnologie per la gestione sostenibile dell’ambiente antropico, comprese le costruzioni ambientali, le aree urbane, il paesaggio, e le tecnologie per la conservazione e la tutela del patrimonio culturale. Tecnologie di valutazione, verifica e collaudo L’attività di ricerca è finalizzata alla creazione di metodologie e strumenti per la valutazione del rischio ambientale ed il ciclo vitale, e all’individuazione di strategie di analisi alternative. In particolare, verranno elaborate tecnologie per il sostegno della chimica sostenibile, tecnologie relative al settore forestale, l’approvvigionamento idrico e un programma di verifica degli aspetti scientifici e tecnologici delle future tecnologie ambientali europee. Osservazione terrestre e strumenti di valutazione L’attività di ricerca è dedicata allo sviluppo ed all’integrazione del Sistema dei Sistemi per l'Osservazione Globale della Terra (GEOSS), relativa alle questioni ambientali e di sviluppo sostenibile nel programma di lavoro di GEO (Gruppo sulle Osservazioni Terrestri). Inoltre, sarà incentivata l’interoperatività tra sistemi di osservazione, di gestione delle informazioni e di divisione dei dati e l’ottimizzazione delle informazioni per la comprensione, la creazione di modelli e la previsione dei fenomeni ambientali. Si prevedono infine azioni per la valutazione qualitativa dell’impatto delle politiche ambientali e di ricerca. Azioni orizzontali L’obiettivo è di favorire la disseminazione e la diffusione dei dati ambientali prodotti dai progetti del Programma Quadro, e di esplorare e sviluppare uno schema per rendere la diffusione piu’ efficace. Siti di riferimento CORDIS: http://cordis.europa.eu/fp7/cooperation/environment_en.html EUROPA - ENVIRONMENT: http://ec.europa.eu/environment/index_en.htm EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY http://www.eea.europa.eu/ GREEN FACTS http://www.greenfacts.org/ vii. TRASPORTI (INCLUSA AEREONAUTICA) Budget: 4,1 Mrd Euro Il sistema europeo dei trasporti costituisce un elemento vitale per la prosperità economica e sociale 34