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ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA
FACOLTÀ DI ECONOMIA
Determinanti della stabilità macroeconomica in Argentina:
“IL RUOLO DELLA STRUTTURA DELL’EXPORT
E DEL TASSO DI CAMBIO”
Candidato
Paolo Vullo
Relatore
Paolo Vanin
Sessione III
Anno accademico 2011/12
Dalla crisi alla ripresa
Il nuovo modello economico
LA DOMANDA È …
Garantirà una crescita STABILE?
LE DUE TAPPE DELLA RIPRESA
(Crescita della produzione industriale)
1° Tappa (2001-2007) 2° Tappa (2007-2010)
CARATTERISTICHE DEI PRODOTTI
ESPORTATI E IMPORTATI
Esportazioni Importazioni
1993-2001 2002-2010 1993-2001 2002-2010
3,3 % 3,3 % 19,0 % 18,3 %
13,0 % 13,6 % 51,4 % 54,2 %
29,0 % 33,1% 16,0 % 18,5 %
54,7 % 50,0 % 13,6 % 8,9 %
Il nuovo modello economico non ha impattato significativamente
nella partecipazione delle distinte categorie
IN SINTESI
Segnali d’allarme
 In parallelo a un rapido
deterioramento dello
scenario economico…
…vengono adottati dei
cambiamenti di politica
economica…
 …nella seconda metà del
2011, l'Argentina ha iniziato a
adottare una vasta gamma di
misure protezionistiche,
incrementando le restrizioni
sullo scambio di valuta.
L’ONDATA PROTEZIONISTICA
DOMANDA
…Che impatto hanno sul benessere di una
nazione le misure protezionistiche ?…
LE SIMULAZIONI CI DICONO CHE...
Quasi tutti gli scenari protezionistici generano un
deterioramento del benessere e della distribuzione reddituale
in America Latina .
PROTEZIONISMO SIMULATO
Il miglior scenario risulta essere…
L’integrazione regionale
LIBERALIZZAZIONE SIMULATA
LE SIMULAZIONI CI DICONO CHE...
INTEGRAZIONE REGIONALE:
l’alleanza strategica
Non sempre le strategie hanno successo…
TUTTAVIA…
DIFFICILE PREVEDERE COME FINIRÀ
Estimado amigo Paolo:
Argentina está siguiendo actualmente un camino
incomprensible que ha generado grandes dificultades en el Mercosur.
Una coordinación de políticas macro de tipo de cambio competitivo es
posible y sería un gran estímulo para el desarrollo del Mercosur.
¿Quién puede adivinar lo que hará el gobierno argentino?
Saludos...
ROBERTO

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Determinanti della stabilità macroeconomica in argentina

  • 1. ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA FACOLTÀ DI ECONOMIA Determinanti della stabilità macroeconomica in Argentina: “IL RUOLO DELLA STRUTTURA DELL’EXPORT E DEL TASSO DI CAMBIO” Candidato Paolo Vullo Relatore Paolo Vanin Sessione III Anno accademico 2011/12
  • 3. Il nuovo modello economico
  • 4. LA DOMANDA È … Garantirà una crescita STABILE?
  • 5. LE DUE TAPPE DELLA RIPRESA (Crescita della produzione industriale) 1° Tappa (2001-2007) 2° Tappa (2007-2010)
  • 6. CARATTERISTICHE DEI PRODOTTI ESPORTATI E IMPORTATI Esportazioni Importazioni 1993-2001 2002-2010 1993-2001 2002-2010 3,3 % 3,3 % 19,0 % 18,3 % 13,0 % 13,6 % 51,4 % 54,2 % 29,0 % 33,1% 16,0 % 18,5 % 54,7 % 50,0 % 13,6 % 8,9 % Il nuovo modello economico non ha impattato significativamente nella partecipazione delle distinte categorie
  • 9.  In parallelo a un rapido deterioramento dello scenario economico… …vengono adottati dei cambiamenti di politica economica…  …nella seconda metà del 2011, l'Argentina ha iniziato a adottare una vasta gamma di misure protezionistiche, incrementando le restrizioni sullo scambio di valuta. L’ONDATA PROTEZIONISTICA
  • 10.
  • 11. DOMANDA …Che impatto hanno sul benessere di una nazione le misure protezionistiche ?…
  • 12. LE SIMULAZIONI CI DICONO CHE... Quasi tutti gli scenari protezionistici generano un deterioramento del benessere e della distribuzione reddituale in America Latina . PROTEZIONISMO SIMULATO
  • 13. Il miglior scenario risulta essere… L’integrazione regionale LIBERALIZZAZIONE SIMULATA LE SIMULAZIONI CI DICONO CHE...
  • 15. Non sempre le strategie hanno successo… TUTTAVIA…
  • 16. DIFFICILE PREVEDERE COME FINIRÀ Estimado amigo Paolo: Argentina está siguiendo actualmente un camino incomprensible que ha generado grandes dificultades en el Mercosur. Una coordinación de políticas macro de tipo de cambio competitivo es posible y sería un gran estímulo para el desarrollo del Mercosur. ¿Quién puede adivinar lo que hará el gobierno argentino? Saludos... ROBERTO

Editor's Notes

  1. La crisi politica si originò a partire dalle dimissioni del vice presidente di De la Rúa, Carlos Álvarez. Seguendo le procedure di successione presidenziale stabilite nella Costituzione, il presidente del Senato Ramón Puerta entrò in carica e si riunì l’Assemblea Legislativa (un corpo formato dai membri di entrambe le camere del Congresso). Secondo la legge, i candidati erano i membri del Senato insieme ai governatori delle province; alla fine si nominò Adolfo Rodríguez Saá, a quel tempo governatore della Provincia di San Luis. Durante l’ultima settimana del 2001, il governo ad interim guidato da Rodríguez Saá, di fronte all’impossibilità di ripagare il debito, dichiarò lo stato di default sulla maggior parte del debito pubblico, per una quantità pari a 132 miliardi di dollari. Dopo molte considerazioni, nel gennaio del 2002 Duhalde abbandonò la parità 1 a 1 dollaro-peso che era rimasta in vigore per dieci anni. In pochi giorni il peso perse gran parte del proprio valore nel mercato non regolamentato. Un tasso di scambio provvisorio ufficiale fu fissato a 1,4 pesos per dollaro.
  2. 1- crescente partecipazione dello stato nelle decisioni economiche, dalla regolazione dei mercati alla nazionalizzazione delle imprese e di alcune attività economiche (ad esempio, concessioni di servizi pubblici, fondi pensione e energia). 2- terminata la parità cambiaria, dopo la crisi del 2001, l’Argentina optò per un modello di crescita in cui la nuova struttura di prezzi relativi derivata dalla svalutazione della moneta, potenziò l’espansione dei settori produttivi di beni, riducendo le importazioni e rendendo più competitive le esportazioni 3- il persistere di bassi tassi d’interesse nel mercato locale favorì ancora di più l’attività produttiva, tanto dal lato dell’offerta quanto da quello della domanda, rendendo il credito per la produzione ed il consumo più accessibile. Tali processi resero possibile un accentuato recupero della redditività degli investimenti produttivi, ancor più che quelli finanziari
  3. Tra il 2001 e il 2007, si è registrata una crescita generale, in particolare nel settore manifatturiero. Ad ogni modo, in questa tappa non ci sono stati cambiamenti strutturali nel profilo industriale ereditato dagli anni del neoliberalismo. Ciò è anche dovuto alla forte espansione dei settori dominanti (alimentare, chimica, acciaio e alluminio, auto e prodotti petroliferi). Dal 2007, sotto l’influenza della crisi internazionale e l’erodersi dei livelli di competitività a livello del tasso di cambio reale, si è assistito ad un rallentamento del ritmo di crescita industriale dovuto principalmente all’unione di tre processi: da un lato, il dinamismo di un numero ridotto di settori: sostanze e prodotti chimici, prodotti alimentari e bevande, metalli di base, materie plastiche. Dall’altro, il rallentamento della crescita della produzione in differenti settori come quello dei minerali non metallici, la costruzione di strumenti di precisione, dei prodotti tessili e abbigliamento, di prodotti di carta e derivati, di prodotti in metallo. Infine, il calo nei volumi prodotti da un serie di attività che nella tappa precedente si erano estese, in alcuni casi notevolmente: beni strumentali, prodotti in legno, mobili, mezzi di trasporto e industria di raffinazione (quest'ultima a causa delle restrizioni in materia di idrocarburi). I problemi che dunque hanno caratterizzato questo periodo, oltre il mancato cambiamento della struttura produttiva, sono da ricondurre alla dipendenza dalle risorse naturali, ancora molto forte, alla competitività esterna dell’industria, ostacolata dall’apprezzamento del tasso di cambio reale, ma soprattutto, per la mancanza di un piano di reindustrializzazione nazionale
  4. Come si può notare dai suddetti dati, non vi è stato un notevole cambiamento nella partecipazione delle distinte categorie all'esportazione totale (Il cambiamento più grande è stato dato da un lieve calo della quota di produzione a basso contenuto tecnologico a favore principalmente della medio-bassa). Tali risultati sono coerenti con le teorie che denotano un'assenza di cambio strutturale nell'industria Argentina tra il 2002-2010.
  5. In definitiva, si può dire che: nonostante il livello delle esportazioni sia ampiamente cresciuto durante la post-convertibilità con importanti ripercussioni sulla bilancia commerciale, incluso un incremento dei manufatti industriali, l'Argentina continua a essere ampiamente deficitaria nell'intercambio commerciale di manufatti ad alto contenuto tecnologico, raggiungendo un surplus solo quando quest'ultimo diminuisce. Ed è solo grazie ai settori con vantaggi comparativi sulla base di risorse naturali (agroindustria, e in misura, derivati del petrolio) che si sono potuti compensare gli ampi disavanzi registrati.