3. Alla fine, economia e mercati finanziari si riprenderanno e il Covid-19 causato dal nuovo Corona
virus sarà sotto controllo. Ma l’attuale pandemia e i suoi effetti economici potrebbero avere
ricadute devastanti sul futuro di alcuni pensionati nella grande popolazione dei Baby Boomers,
ovvero le persone nate tra il 1946 e il 1964, e probabilmente finirà per cambiare radicalmente le
attitudini di molti di loro.
“Tutto questo lascerà tracce indelebili nella mente di persone prossime al pensionamento o già
pensionate” dice Joe Coughlin, direttore dell’AgeLab del Massachusetts Institute of Technology.
“Sarà una specie di 11 settembre per la salute personale di molti americani”.
Dopo tanto parlare di come gli attuali 60 anni siano i 40 di ieri, i Baby Boomers si sentono
improvvisamente dire che sono sì giovanili ma hanno un sistema immunitario più debole e corrono
il rischio maggiore di fronte alla pandemia di Corona virus, specialmente per chi ha già altri
problemi di salute pregressi tipici dell’invecchiamento.
In Cina, il tasso di mortalità degli over 80 contagiati dal Covid-19 è del 14.8%, mentre tra i 70 e i 79
anni scende all’8%, rispetto alla media generale del 2.3%.
Naturalmente i Baby Boomers, che negli USA sono 72 milioni di persone, sono un gruppo troppo
eterogeneo per prenderlo tutto insieme. La maggior parte di loro lavora ancora e pensa di
continuare a lavorare a lungo, sempre che le sorti dell’economia mondiale lo consentano.
Il 20% di loro assiste un genitore o un parente anziano, di persona o a distanza, il che significa che,
benché siano mediamente in buona salute, si trovano in prima linea nella preoccupazione per chi
è oggettivamente più vulnerabile. Alcuni non possono far altro che preoccuparsene a distanza. In
seguito al boom di contagi nelle case di cura negli USA, l’Amministrazione Trump ha proibito
l’accesso dei parenti nelle case di residenza assistita per anziani, con l’eccezione di situazioni di
fine vita e anche in quei casi, dopo uno screening respiratorio, sacerdoti e parenti possono
accedere solo con le mascherine.
Molto dipenderà da quanto sarà severa e quanto durerà, alla fine, questa pandemia. Quanto
durerà questo mercato orso che è iniziato l’11 di marzo del 2020. E quanto sarà dura la recessione
provocata dallo shutdown delle attività commerciali e produttive.
Ecco 8 possibili effetti a lungo termine della pandemia sulle prospettive di pensionamento dei
Baby Boomers.
1. Gli effetti peggiori, per i più giovani trai Baby Boomers
Un nuovo studio del CRR (Centro di ricerca su pensionamento) del Boston College mostra
che nel 2016, pur dopo diversi anni di mercato toro, i Baby Boomers nati negli anni 60, gioè
i più giovani della coorte, avevano accumulato risparmi e fondi pensionistici inferiori
rispetto ai loro coevi più anziani. Anche in considerazione del fatto che i più giovani tra i
Baby Boomers possono contare su meno piani di accumulo a rendita fissa rispetto ai loro
colleghi più anziani, quindi devono risparmiare di più per ottenere la stessa sicurezza
previdenziale.
Si prevedeva che i Baby Boomers più giovani avrebbero risparmiato più dei loro colleghi più
anziani, ma sono stati piegati dall’ultima recessione quando avevano 40 anni. Alcuni hanno
perso il lavoro, altri hanno dovuto adattarsi a impieghi meno remunerativi e senza
copertura previdenziale. E’ allarmante che per i Baby Boomer più giovani che si collocano
4. nel quartile mediano di ricchezza gli accantonamenti previdenziali fossero già inferiori nel
2016 rispetto a prima della recessione.
I ricercatori attendevano i risultati del rapporto 2019 della Federal Reserve sulla ricchezza
personale per comprendere quanto Baby Boomers e Generazioen X dopo di loro fossero
stati colpiti dalla crisi. Ora, anche se i risultati della ricerca triennale sono buoni, assumono
il retrogusto amarognolo di un dato spazzato via dai posti di lavoro che saranno stati
perduti dai più giovani tra i Baby Boomers a causa della pandemia di Covid-19.
2. Lavorare più a lungo sarà sempre più difficile
Ogni giorno, 10.000 Baby Boomers compiono 65 anni, l’età con cui si fa coincidere il
pensionamento. Ma il Pew Research Center ha rilevato come dal 2010 il numero di Baby
Boomers che lasciano il lavoro sia solo di 5.900 al giorno. Ciò è principalmente dovuto al
fatto che sebbene molti vadano in pensione per tempo o siano buttati fuori dal monto del
lavoro, in media i Baby Boomers lavorano più a lungo rispetto alla due generazioni che li
hanno preceduti. Nel 2018, il 29% delle persone tra i 65 e i 72 anni (i più anziani tra i Baby
Boomers) erano ancora attivi o in cerca di lavoro. Quando le due generazioni precedenti
avevano la loro età, solo una percentuale tra il 19 e il 21 erano ancora parte della forza
lavoro americana.
Ancora più significativo l’aumento dei lavoratori più anziani che prevedono di lavorare
oltre i 65 anni, anche se poi ciò non si avvera per tutti. Nel 2016, secondo una ricerca
dell’Employee Benefit Research Institute, il 54% dei lavoratori over 55 pensava che
sarebbero andati in pensione oltre i 66 anni o addirittura che non si sarebbero ritirati dal
lavoro. Vent’anni prima, quella percentuale era solo del 19%.
Mentre molti Baby Boomers vogliono o devono continuare a lavorare, c’è un dato di fatto
che non è cambiato nel corso degli ultimi decenni: quando un over 50 perde il lavoro, che
sia per la recessione o per la crisi del Corona virus, ci mette di più a trovare un impiego
rispetto a chi è più giovane. Inoltre, solo 1 su 10 mantiene lo stesso salario. Alcuni
rinunciano e vanno in pensione prima del previsto. Chi accede al pre-pensionamento per
necessità di sbarcare il lunario si trova con assegni inferiori e montanti risicati rispetto a chi
si ritira più tardi.
3. Il panico ridurrà la ricchezza di alcuni tra i Baby Boomers
L’andamento dei mercati oggi è sicuramente inquietante. La volatilità di questi giorni tipica
di un mercato orso è così forte stavolta da aver buttato fuori dal gioco molti risparmiatori.
Quando il mercato orso si riprenderà, non tutti i Baby Boomers saranno lì per raccoglierne i
frutti. Secondo una ricerca condotta sui piani di accumulo pensionistico di 425.000
lavoratori, durante il crollo dei mercati del 2008 circa il 5% degli over 55 hanno venduto
tutte le azioni che facevano parte dei loro piani di accumulo e non si sono presentati alla
ripresa del 2009.
Vendere in un momento di crisi vuol dire chiudere a chiave le perdite. Magari con l’idea di
tornare sul mercato appena si riprenderà… auguri! Come dice il consulente finanziario
Kristin McKenna, 6 dei 10 migliori picchi dello S&P 500 tra gennaio 2000 e dicembre 2019
sono avvenuti entro 2 settimane dalle giornate peggiori. Chi non era esposto durante quei
10 giorni migliori, avrà guadagnato mediamente il 2,44% sullo S&P 500 negli ultimi 20 anni,
invece del 6.06% di chi è restato in sella sulle montagne russe.
5. 4. La strategia del cash bucket sarà sempre più popolare
L’attuale mercato orso spingerà ancora di più una strategia di portfolio con porzioni di
liquidità che era già popolare perché consentiva ai pensionati di vivere bene durante i
periodi di magra dei mercati e di guadagnare sulla loro ripresa più avanti nel tempo.
Il problema però è il seguente: immaginando che il pensionato in questione adotti la
vecchia buona regola di smobilizzare il 4% del proprio portfolio ogni anno, se anche i
mercati consentissero un pareggio nel corso dei più o meno 30 di pensionamento medio,
rischia comunque di non avere sufficienti risorse se i giorni peggiori sono stati nei primi
anni dopo l’uscita dal mercato del lavoro.
Ci sono vari modi di affrontare il tema della sequenza rischio/rendimento in pensione, ma
probabilmente la migliore strategia è quella del cash bucket, ovvero di una riserva di
liquidità o strumenti assimilabili per mantenere le posizioni durante eventuali crisi
finanziarie senza dover vendere. Per esempio, chi è sul punto di andare in pensione
potrebbe tenere liquidità sufficiente per coprire le spese di 3/5 anni (al netto dell’assegno
pensionistico o del fondo pensione), così da non correre il rischio di andare nel panico e
vendere anzitempo le proprie azioni in caso di ribasso dei mercati.
5. Le compagnie di crociera potrebbe subire perdite pesanti
A gennaio, l’AARP ha pubblicato una ricerca sui progetti di viaggio 2020 dei Baby Boomers
americani, dove si indicava un budget per viaggi mediamente pari a 7.800 dollari ciascuno,
con il 51% di intervistati che prevedeva un’avventura internazionale, spesso un viaggio che
già da tempo stava nella lista dei desideri. Ben un terzo dei Baby Boomers intervistati aveva
previsto una crociera, per più di metà di loro motivata dal fatto che è un tipico viaggio
privo di incognite.
Se il vento dei mercati azionari girasse a loro favore in tempo utile per aver ancora voglia di
viaggiare (che declina dopo i 75/80 anni), è verosimile che ripescherebbero un viaggio dalla
loro vecchia lista dei desideri, ma è facile prevedere che le immagini di passeggeri reclusi
per settimane su una nave da crociera a causa del Corona virus che si diffonde tra loro
allontanerà la gente dall’idea di solcare i mari. Se è vero che il mercato crocieristico - che
ha sospeso le operazioni dai porti americani almeno fino a metà aprile – si è ben ripreso da
altre crisi sanitarie (l’OMS conta almeno 100 contagi diversi su navi da crociera negli ultimi
30 anni, compreso il Norovirus e un’epidemia di influenza), stavolta potrebbe andare
diversamente.
6. Il tempo passato in famiglia sarà sempre più importante
Una delle cose che si collocano in cima alla lista dei desideri per il pensionamento è passare
più tempo con familiari e amici. E’ la ragione per la quale la gente pensa che verrà “tirata
dentro” il pensionamento più che esserci forzata da problemi di salute o perdita del posto
di lavoro. Secondo lo studio dell’AARP, i viaggi familiari che riuniscono più generazioni sono
al primo posto tra le ragioni che muovono i Baby Boomers in pensione verso mete
internazionali o domestiche.
Secondo diverse ricerche, stare insieme è ancora il motivo di molti degli spostamenti dei
pensionati americani. Uno degli effetti di questa pandemia e delle restrizioni ai viaggi, per
esempio, potrebbe essere scegliere di abitare durante il pensionamento vicino ai propri
figli.
Secondo Joe Coughlin dell’AgeLab, la grande maggioranza dei Baby Boomers intende
invecchiare nella propria casa, lì dove insistono le loro memorie familiari. Ma è presto per
dirlo, visto che l’età media di ingresso in una casa di riposo o di cura è 83/84 anni.
6. Il desiderio di invecchiare nella propria casa cozza con la reale possibilità di farlo, e questo
molti Baby Boomers lo sanno.
Un recente studio della CRR, su dati del dipartimento di salute e pensionamento
dell’Università del Michigan che ha monitorato 20.000 americani over 50 dal 1992, mostra
che il 53% resta nella casa che possedeva a 50 anni per il resto della vita. Un altro 17% si
sposta da qualche subito dopo il pensionamento. E l’altro 30%? Secondo l’analisi del CRR il
14% si sposta frequentemente dopo i 50 anni per questioni di lavoro e il 16% va a vivere in
una casa di riposo o di cura intorno agli 80 anni per questioni di salute.
Sempre secondo Joe Coughlin, le nuove tecnologie legate alla rete possono permettere a
molta più gente di invecchiare nelle proprie casa o almeno di ritardare il momento in cui
sono costrette ad acceder ea una casa di cura. Si riferisce a una serie di strumenti di
monitoraggio e assistenza residenziale che vanno dal dispenser di medicine secondo
un’agenda prestabilita ai sensori che permetto di sapere se un anziano è alzato e se si
muove. Come scrive Coughlin, l’Internet delle cose non sarà solo intorno a noi ma dentro di
noi. Come nel caso di sensori intelligenti sottopelle che permettono di tenere sotto
controllo i livelli di insulina.
7. Le case di cura e le case di riposo cambieranno
Negli ultimi 4 anni hanno chiuso 500 case di riposo a causa del continuo aumento dei costi
e, principalmente, per la sempre calante domanda da parte di una popolazione anziana che
vuole invecchiare a casa propria. Le case di riposo non spariranno, secondo Joe Coughlin,
ma dovranno cambiare, per esempio prevedendo esperti di virologia e superfici
antimicrobiche.
Nel frattempo, le nuove case di cura e residenza assistita, che ora sono disegnate per
facilitare la socializzazione, dovranno ripensare se stesse con strutture più piccole, in vista
di un eventuale contagio.
Conclude Joe Coughlin, “Fino a due settimane fa il problema scottante degli anziani era il
rischio solitudine. Adesso gli diciamo che devono chiudersi dentro. Questo è un punto di
svolta nel nostro modello di invecchiamento sostenibile.”