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DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ 10.00 - 12.00 | 18.00 - 20.00
SABATO MATTINA SU PRENOTAZIONE: 3389477860
Mi piacciono le strade di campagna, le provinciali dove non si incontra quasi
mai nessuno… a volte qualche trattore o gente in bicicletta, a volte prima di una
curva sento uno scampanellio ed alla svolta ecco le barriere di un passaggio a
livello che si chiude, a volte il treno tarda ad arrivare e allora lo sguardo si allun-
ga sul paesaggio ed a lato vedo una casupola con la porta e le finestre murate:
è il vecchio casello.
Ivo Saglietti
27 MAGGIO | 24 GIUGNO 2022| INGRESSO LIBERO
DOMUS MILELLA | ALLIANCE FRANÇAISE | BARI
grazie a
INAUGURAZIONE VENERDÌ 27 MAGGIO 2022 ORE 19.00
Introduce il critico d’arte ENZO VELATI
impaginazione e grafica: Marcella Signorile | graficasaltamonte@gmail.com
Il progetto, nato inizialmente come documentazione del “disagio abitativo”
tout court, su incarico del Dipartimento di Architettura ed Urbanistica di
Bari si è successivamente focalizzato su quegli aspetti collegati alla difficile
realtà lavorativa/abitativa e gestionale dei caselli ferroviari, con particolare
riferimento alle Ferrovie Sud Est del Salento.
Lo sviluppo del progetto mi ha portato emotivamente a collegare il disagio
ad una realtà che ben conoscevo, avendo già documentato fotograficamen-
te, da quasi vent’anni, la vicenda umana ed artistica di un caro amico, casel-
lante per necessità e pittore per vocazione.
Ho percorso ”le vie di ferro” del Salento, fermandomi nelle stazioni, nei
caselli funzionanti ed in quelli ormai in disuso. Il Salento è magia, colore,
luci, scandito da un tempo che sembra sospeso. L’accoglienza, il calore ed i
preziosi racconti delle tante persone incontrate sono stati per me motivo di
grande stimolo ed emozione. Negli sguardi e nelle parole sospese ho letto
la speranza che potessi essere portavoce delle loro esistenze, delle condizio-
ni difficili, e dell’illusione di un cambiamento. Con semplicità e dignità
ognuno ha scelto lo spazio e il tempo del racconto, recuperando i ricordi e
l’emozione di una vita dedicata a questo lavoro. Pensando che il proprio
vissuto fosse un piccolo mondo, quando invece ha rappresentano la storia e
i cambiamenti che hanno portato oggi alla chiusura dei caselli.
La memoria rappresenta il frutto del presente ed il seme del futuro, perché
grazie a tanto lavoro, attraverso le singole storie, si percorre la via
dell’essere, ognuno, storia. Il passato ed il presente sono le stratificazioni e
la rete delle relazioni che ognuno di noi ha avuto, ha ed avrà con l’esterno
che siano la famiglia, il lavoro, l’ambiente. Sono effetti di cause, azioni e
reazioni, stimoli e indifferenza, amore e odio. Oggi si creano distanze, si
“utilizzano mezzi” per comunicare, non sguardi, non il suono delle parole che
possono vibrare insieme ad altre, se vissute nella contemporaneità dell’essere. Ed
allora si perdono nell’indifferenza i racconti, perché non c’è chi desidera ascoltare
la nostra cultura semplice e profonda. Cerchiamo al di fuori, lontano, come se
questo avesse più valore della quotidianità e della storia della porta accanto,
dimenticando l’importanza del contatto umano.
Il mio lavoro di fotografa mi ha regalato uno sguardo diverso sul mondo, come se
avessi il ”terzo occhio”, che è per me quello degli opposti: grandi gioie o grandi
dolori. È quello sguardo che offre un contatto diverso, una distanza che non c’è,
la scoperta di dettagli e di storie infinite. Le mie immagini ne rappresentano
alcune: pittori e scultori, un costruttore di vascelli in miniatura e chitarrista, una
donna che ha partorito diciotto figli nel casello.
Tutti i caselli sono stati chiusi e automatizzati. Credo sia un atto dovuto donare
loro dignità con un progetto che fissi le identità in uno spazio della storia comune.
Loredana Moretti
Loredana,
mi piacciono le strade di campagna, le provinciali dove non si incontra quasi
mai nessuno… a volte qualche trattore o gente in bicicletta, a volte prima di una
curva sento uno scampanellio ed alla svolta ecco le barriere di un passaggio a
livello che si chiude, a volte il treno tarda ad arrivare e allora lo sguardo si allun-
ga sul paesaggio ed a lato vedo una casupola con la porta e le finestre murate:
è il vecchio casello.
Ricordo che da bambino andavo d’estate con mio cugino in una vigna che suo
padre curava, era lungo i binari su cui noi mettevamo dei sassi che al passaggio
del treno esplodevano in scintille e schegge, ecco in quel momento mi assale la
malinconia di un’infanzia felice e spesso pericolosa.
Ed è di questo che si tratta: della malinconia o nostalgia del passato che scom-
pare, questo passato che ci appartiene e che Loredana riesce a raccontare e a
riportare in modo magnifico nel presente con una visione priva di retorica.
Un calendario: Maggio 2003, un cappello FS e sotto un foglio con una scrittu-
ra disordinata e fitta che sembra diventato muro, due panche e sul pavimento
una mezzaluna di luce, una sedia a sdraio che osserva binari arrugginiti, un’al-
tra sdraio, un cancelletto arrugginito aperto sul nulla, due sedie di plastica tra
mattoni mentre corre un treno rosso, ancora una sedia più moderna sotto ad
una finestra che sembra aperta sull’anima e sul muro scritte incomprensibili,
tutto sembra abbandonato melanconico e oramai inutile.
Sono fotografie che raccontano la fine di un’epoca.
Ma poi le vite riappaiono in ritratti forti come forti sono le mura che li circon-
dano, riappare Maggio 2003, una lanterna abbandonata sulla mensola del
camino, una bella poltroncina che contrasta con il letto disordinato quasi
sfatto il casello è diventato un atelier, lo studio di Puccetto, pitture diventate
pavimento e muri che sono diventati tele, lui in un bel ritratto pensoso appog-
giato alla parete del suo passato racconta della sua vita che non deve essere
stata facile.
E poi c’è Carmela (la fotografia è del 2003) aveva 75 anni 50 passati a veder
scorrere treni e a partorire 18 figli, anche un lungo tavolo e una lunga fila di
fotografie di figli e nipoti riescono a riempire il mio cuore con la bellezza di una
fotografia.
Loredana è una cara amica e una bravissima fotografa, so quanto è difficile
questo mestiere e quanta perseveranza e sacrificio a volte richieda, per te
amica mia, forse lo è stato un po’ di più, perché le tue immagini sono intense e
consapevoli di un pensiero alto e sensibile che dimora dentro di te da tanti anni,
forse il tuo amore e la tua solidarietà per gli altri spaventa.
In una società votata alla velocità senza freni le tue fotografie dovrebbero farci
riflettere su dove stiamo andando.
Preferisco i treni lenti, un passaggio a livello chiuso dove dalla mia carrozza che
si è fermata posso guardare un uomo che suona la chitarra o una anziana
signora circondata da 18 bambini piuttosto del nulla a 280 chilometri orari…
meriteresti di più.
Con affetto
Ivo Saglietti
lentemente di fotografia di ricerca e di impegno sociale, con particolare attenzio-
ne al disagio mentale. Tutti i suoi progetti fotografici sono stati realizzati in medio
formato 6x6 e Polaroid.
Affermata in campo nazionale ed internazionale. Tra le principali mostre: “Bien-
nale Internazionale di Fotografia” Torino, “La Dama del Castello” Repubblica di
San Marino, “Fondazione Italiana per la Fotografia” Torino, “Castello Svevo”
Bari, “Foiano Fotografia” Arezzo, “Toscana Foto Festival” Grosseto, “Castello
Carlo V” Lecce, “Pinacoteca Provinciale” Bari, “Castello Carlo V” Monopoli
(Bari), “Museo Civico” Bari, “Galleria Fotografica Luigi Ghirri” Caltagirone.
Vincitrice di premi nazionali ed internazionali quali: “Portfolioinpiazza 2001”
Savignano, “Foto España 2002” Madrid, “Memorial Mario Giacomelli 2003”
Benevento. È stata presentata al “World Press Photo 2003” dall’Agenzia Grazia
Neri di Milano.
Ha tenuto un seminario per il “Corso di laurea in Scienze della Comunicazio-
ne-Storia e tecnica della Fotografia” c/o l’Università di Lecce. Ha realizzato per
la Facoltà di Architettura e Urbanistica di Bari un lavoro sul “disagio abitativo”
LOREDANA MORETTI nasce a
Bari nel 1966. Fotografa dal 1990,
diplomata in pianoforte, docente di
sostegno, counselor.
La sua fotografia è caratterizzata da
una spiccata sensibilità introspetti-
va. L’interesse verso la silenziosa
architettura del paesaggio è moti-
vato dal rappresentare “l’assenza”
come racconto dei luoghi e stimolo
al cambiamento. Si occupa preva-
nel Salento. Ha collaborato con riviste nazionali di arte contemporanea e arreda-
mento. Membro della giuria della XVII edizione del premio internazionale di cine-
matografia nera “Balafon Film Festival” nel 2007 e del “Bari International
Film&TV Festival BIF&ST” nel 2011.
Sue opere fotografiche fanno parte degli archivi della Fondazione Italiana per la
Fotografia di Torino, della Pinacoteca Provinciale di Bari, del Museo Universitario
della Fotografia D.A.U. di Bari. Sue foto sono state pubblicate sul catalogo inter-
nazionale “Invito al collezionismo” ediz. “Forma” Milano e sul volume “Mediterra-
nea” ediz. “Federico Motta Editore”. Alcune sue fotografie e Polaroid sono state
vendute all’asta accanto ad opere di fotografi di fama internazionale quali Alexan-
dr Rodchenko, Mario Giacomelli, Sebastião Salgado, Oliviero Toscani, Eugène
Atget.

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Catalogo Mostra Fotografica "Le vie di ferro" - Loredana Moretti

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  • 3. DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ 10.00 - 12.00 | 18.00 - 20.00 SABATO MATTINA SU PRENOTAZIONE: 3389477860 Mi piacciono le strade di campagna, le provinciali dove non si incontra quasi mai nessuno… a volte qualche trattore o gente in bicicletta, a volte prima di una curva sento uno scampanellio ed alla svolta ecco le barriere di un passaggio a livello che si chiude, a volte il treno tarda ad arrivare e allora lo sguardo si allun- ga sul paesaggio ed a lato vedo una casupola con la porta e le finestre murate: è il vecchio casello. Ivo Saglietti 27 MAGGIO | 24 GIUGNO 2022| INGRESSO LIBERO DOMUS MILELLA | ALLIANCE FRANÇAISE | BARI grazie a INAUGURAZIONE VENERDÌ 27 MAGGIO 2022 ORE 19.00 Introduce il critico d’arte ENZO VELATI impaginazione e grafica: Marcella Signorile | graficasaltamonte@gmail.com
  • 4.
  • 5. Il progetto, nato inizialmente come documentazione del “disagio abitativo” tout court, su incarico del Dipartimento di Architettura ed Urbanistica di Bari si è successivamente focalizzato su quegli aspetti collegati alla difficile realtà lavorativa/abitativa e gestionale dei caselli ferroviari, con particolare riferimento alle Ferrovie Sud Est del Salento. Lo sviluppo del progetto mi ha portato emotivamente a collegare il disagio ad una realtà che ben conoscevo, avendo già documentato fotograficamen- te, da quasi vent’anni, la vicenda umana ed artistica di un caro amico, casel- lante per necessità e pittore per vocazione. Ho percorso ”le vie di ferro” del Salento, fermandomi nelle stazioni, nei caselli funzionanti ed in quelli ormai in disuso. Il Salento è magia, colore, luci, scandito da un tempo che sembra sospeso. L’accoglienza, il calore ed i preziosi racconti delle tante persone incontrate sono stati per me motivo di grande stimolo ed emozione. Negli sguardi e nelle parole sospese ho letto la speranza che potessi essere portavoce delle loro esistenze, delle condizio- ni difficili, e dell’illusione di un cambiamento. Con semplicità e dignità ognuno ha scelto lo spazio e il tempo del racconto, recuperando i ricordi e l’emozione di una vita dedicata a questo lavoro. Pensando che il proprio vissuto fosse un piccolo mondo, quando invece ha rappresentano la storia e i cambiamenti che hanno portato oggi alla chiusura dei caselli. La memoria rappresenta il frutto del presente ed il seme del futuro, perché grazie a tanto lavoro, attraverso le singole storie, si percorre la via dell’essere, ognuno, storia. Il passato ed il presente sono le stratificazioni e la rete delle relazioni che ognuno di noi ha avuto, ha ed avrà con l’esterno che siano la famiglia, il lavoro, l’ambiente. Sono effetti di cause, azioni e reazioni, stimoli e indifferenza, amore e odio. Oggi si creano distanze, si
  • 6. “utilizzano mezzi” per comunicare, non sguardi, non il suono delle parole che possono vibrare insieme ad altre, se vissute nella contemporaneità dell’essere. Ed allora si perdono nell’indifferenza i racconti, perché non c’è chi desidera ascoltare la nostra cultura semplice e profonda. Cerchiamo al di fuori, lontano, come se questo avesse più valore della quotidianità e della storia della porta accanto, dimenticando l’importanza del contatto umano. Il mio lavoro di fotografa mi ha regalato uno sguardo diverso sul mondo, come se avessi il ”terzo occhio”, che è per me quello degli opposti: grandi gioie o grandi dolori. È quello sguardo che offre un contatto diverso, una distanza che non c’è, la scoperta di dettagli e di storie infinite. Le mie immagini ne rappresentano alcune: pittori e scultori, un costruttore di vascelli in miniatura e chitarrista, una donna che ha partorito diciotto figli nel casello. Tutti i caselli sono stati chiusi e automatizzati. Credo sia un atto dovuto donare loro dignità con un progetto che fissi le identità in uno spazio della storia comune. Loredana Moretti
  • 7. Loredana, mi piacciono le strade di campagna, le provinciali dove non si incontra quasi mai nessuno… a volte qualche trattore o gente in bicicletta, a volte prima di una curva sento uno scampanellio ed alla svolta ecco le barriere di un passaggio a livello che si chiude, a volte il treno tarda ad arrivare e allora lo sguardo si allun- ga sul paesaggio ed a lato vedo una casupola con la porta e le finestre murate: è il vecchio casello. Ricordo che da bambino andavo d’estate con mio cugino in una vigna che suo padre curava, era lungo i binari su cui noi mettevamo dei sassi che al passaggio del treno esplodevano in scintille e schegge, ecco in quel momento mi assale la malinconia di un’infanzia felice e spesso pericolosa. Ed è di questo che si tratta: della malinconia o nostalgia del passato che scom- pare, questo passato che ci appartiene e che Loredana riesce a raccontare e a riportare in modo magnifico nel presente con una visione priva di retorica. Un calendario: Maggio 2003, un cappello FS e sotto un foglio con una scrittu- ra disordinata e fitta che sembra diventato muro, due panche e sul pavimento una mezzaluna di luce, una sedia a sdraio che osserva binari arrugginiti, un’al- tra sdraio, un cancelletto arrugginito aperto sul nulla, due sedie di plastica tra mattoni mentre corre un treno rosso, ancora una sedia più moderna sotto ad una finestra che sembra aperta sull’anima e sul muro scritte incomprensibili, tutto sembra abbandonato melanconico e oramai inutile. Sono fotografie che raccontano la fine di un’epoca. Ma poi le vite riappaiono in ritratti forti come forti sono le mura che li circon-
  • 8. dano, riappare Maggio 2003, una lanterna abbandonata sulla mensola del camino, una bella poltroncina che contrasta con il letto disordinato quasi sfatto il casello è diventato un atelier, lo studio di Puccetto, pitture diventate pavimento e muri che sono diventati tele, lui in un bel ritratto pensoso appog- giato alla parete del suo passato racconta della sua vita che non deve essere stata facile. E poi c’è Carmela (la fotografia è del 2003) aveva 75 anni 50 passati a veder scorrere treni e a partorire 18 figli, anche un lungo tavolo e una lunga fila di fotografie di figli e nipoti riescono a riempire il mio cuore con la bellezza di una fotografia. Loredana è una cara amica e una bravissima fotografa, so quanto è difficile questo mestiere e quanta perseveranza e sacrificio a volte richieda, per te amica mia, forse lo è stato un po’ di più, perché le tue immagini sono intense e consapevoli di un pensiero alto e sensibile che dimora dentro di te da tanti anni, forse il tuo amore e la tua solidarietà per gli altri spaventa. In una società votata alla velocità senza freni le tue fotografie dovrebbero farci riflettere su dove stiamo andando. Preferisco i treni lenti, un passaggio a livello chiuso dove dalla mia carrozza che si è fermata posso guardare un uomo che suona la chitarra o una anziana signora circondata da 18 bambini piuttosto del nulla a 280 chilometri orari… meriteresti di più. Con affetto Ivo Saglietti
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  • 37. lentemente di fotografia di ricerca e di impegno sociale, con particolare attenzio- ne al disagio mentale. Tutti i suoi progetti fotografici sono stati realizzati in medio formato 6x6 e Polaroid. Affermata in campo nazionale ed internazionale. Tra le principali mostre: “Bien- nale Internazionale di Fotografia” Torino, “La Dama del Castello” Repubblica di San Marino, “Fondazione Italiana per la Fotografia” Torino, “Castello Svevo” Bari, “Foiano Fotografia” Arezzo, “Toscana Foto Festival” Grosseto, “Castello Carlo V” Lecce, “Pinacoteca Provinciale” Bari, “Castello Carlo V” Monopoli (Bari), “Museo Civico” Bari, “Galleria Fotografica Luigi Ghirri” Caltagirone. Vincitrice di premi nazionali ed internazionali quali: “Portfolioinpiazza 2001” Savignano, “Foto España 2002” Madrid, “Memorial Mario Giacomelli 2003” Benevento. È stata presentata al “World Press Photo 2003” dall’Agenzia Grazia Neri di Milano. Ha tenuto un seminario per il “Corso di laurea in Scienze della Comunicazio- ne-Storia e tecnica della Fotografia” c/o l’Università di Lecce. Ha realizzato per la Facoltà di Architettura e Urbanistica di Bari un lavoro sul “disagio abitativo” LOREDANA MORETTI nasce a Bari nel 1966. Fotografa dal 1990, diplomata in pianoforte, docente di sostegno, counselor. La sua fotografia è caratterizzata da una spiccata sensibilità introspetti- va. L’interesse verso la silenziosa architettura del paesaggio è moti- vato dal rappresentare “l’assenza” come racconto dei luoghi e stimolo al cambiamento. Si occupa preva-
  • 38. nel Salento. Ha collaborato con riviste nazionali di arte contemporanea e arreda- mento. Membro della giuria della XVII edizione del premio internazionale di cine- matografia nera “Balafon Film Festival” nel 2007 e del “Bari International Film&TV Festival BIF&ST” nel 2011. Sue opere fotografiche fanno parte degli archivi della Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, della Pinacoteca Provinciale di Bari, del Museo Universitario della Fotografia D.A.U. di Bari. Sue foto sono state pubblicate sul catalogo inter- nazionale “Invito al collezionismo” ediz. “Forma” Milano e sul volume “Mediterra- nea” ediz. “Federico Motta Editore”. Alcune sue fotografie e Polaroid sono state vendute all’asta accanto ad opere di fotografi di fama internazionale quali Alexan- dr Rodchenko, Mario Giacomelli, Sebastião Salgado, Oliviero Toscani, Eugène Atget.