Isi Idutunze it's a web reportage realized by Sara Scarati, it collects the interviews on the impact of the agroecology project of the NGO LVIA In Burundi, 3 years after its launch. The web platform contain videos, articles and infographics, these material provide a useful tool to read critical points and strengths of the project, and then think about future developments. It was presented at conferences on agroecological development in Africa and at universities.
2. Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
contesto agricolo contesto sociale
3. Scarica la brochure LVIA in BurundiBurundi, il paese
OCCUPA il 90 % della POPOLAZIONE
fornisce quasi il 50 % del PIL
finalizzata a SUSSISTENZA ED
ESPORTAZIONE
TERRENO molto fertile
area dei grandi laghi
area di 27.834 km²
PIOGGE ABBONDANTI
agricoltura
6 bambini per donna
ospita più di 60.000 rifugiati
423 persone per Km2
sovrappopolamento
carenza Servizi
Scarsa conoscenza tecniche
agricole
CONSERVAZIONE del raccolto
scarsa varietà volturale
scarsità del raccolto
problematiche
contesto agricolo
Quali sono
i limiti dell’agricoltura famigliare?
4. Scarica la brochure LVIA in BurundiBurundi, il paese
contesto agricolo
Le difficoltà gestionali
“L’agricoltura familiare coinvolge la maggior parte della popolazione
attiva; nonostante questo in Burundi non siamo ad un livello di
autosufficienza, perché le famiglie utilizzano dei metodi arcaici di
coltivazione che non permettono di migliorare la produzione. Bisogna
considerare anche un altro aspetto strutturale: la mancanza di
organizzazioni e di spirito organizzativo, per cui ognuno si occupa
dell’agricoltura nel suo piccolo appezzamento di terra, non c’è
comunicazione tra gli agricoltori, non c’è un vero spirito
imprenditoriale basato sull’apertura e lo scambio. Queste sono le
maggiori sfide dell’agricoltura in Burundi.”
Oscar Niyonzima, agronomo, assistente coordinatore del filone sicurezza alimentare
nel progetto PROSANUT – ISI IZIDUNZE
5. Scarica la brochure LVIA in BurundiBurundi, il paese
dinamiche
di conflitto
dinamiche
cooperativevs
contesto sociale
Qual è l’origine della questione etnica in burundi?
CONFLITTI ETNICI
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PERIODO PRE-COLONIALE
1680-1884
Del regno dell’Urundi si ha notizia dal XVII secolo, costituito come un sistema politico e sociale
feudale, solido e stabile. Vi convivevano diverse etnie: i Batutsi, divisi a loro volta in
Abanyaruguru e Abahima, i Bahutu e i Batwa, le cui differenze erano riconducibili a classi sociali
a seconda dell’occupazione nell’agricoltura, nel più “nobile” allevamento, o alla classe
aristocratica ritenuta neutra. Al contrario del vicino Ruanda il divario tra classi sociali era meno
ampio: la divisione dei ruoli è sempre stata aperta al cambiamento.
PERIODO COLONIALE
1884
In seguito alla Conferenza di Berlino, l’Urundi diviene protettorato tedesco.
1916 - 1960
Dopo un breve periodo di protettorato tedesco, in seguito alla sconfitta della Germania della
prima guerra mondiale, l’Urundi è affidato al Belgio con un mandato della Società delle Nazioni.
La stagione del colonialismo belga è quella che più ha influenzato i successivi sviluppi politici
del Burundi, poiché, avvalendosi delle concezioni scientifiche e delle teorie razziali dell’epoca,
essi destinarono ai luoghi di potere la minoranza Tutsi, estromettendo interamente i Twa e gli
Huti. Oltre alla ripartizione dei poteri amministrativi i colonizzatori iniziarono un’opera di
proganda che portò a una patologica esasperazione delle differenze prima sconosciuta.
1960
Sotto la guida di un illuminato principe Tutsi, Louis Rwagasore, nasce il partito Uprona (Unione
per il progresso nazionale), che raccoglie esponenti politici di tutte le etnie, in nome di un
patriottismo anticolonialista. Nascono importanti legami con il partito Tanu di Mwalimu
Nyerere, in Tanzania, che sostiene i primi passi del neonato movimento politico burundese.
1961
L’amministrazione belga anche qui si mostra preoccupata e tenta di far crescere nel partito
Uprona un clima di sospetto tra hutu e tutsi: l’appoggio belga agli hutu ruandesi durante la
rivoluzione sociale suscita nei tutsi burundesi il dubbio di una loro esclusione con il pieno
appoggio hutu. A fare precipitare le cose è l’assassinio di Ruagasore, il 13 ottobre 1961; il vuoto
creato scatena contrasti fortissimi tra gli hutu e i tutsi membri dell’Uprona e da quel momento
si attivano una serie meccanismi di rivendicazione circolare che portarono a colpi di Stato,
massacri, guerriglie, che tutt’oggi tiene il paese sull’orlo di una guerra civile.
PERIODO POST COLONIALE
DECENNIO 60
1962: il 1° luglio1962 il Burundi raggiunge l’indipendenza.
1965: dopo crescenti contrasti interni, un gruppo di leader hutu tenta un colpo di Stato, represso
nel sangue: è la fine del confronto politico e l’inizio dello scontro armato.
DECENNIO 70
1972: IKIZA – La catastrofe
Scoppia una rivolta dei poliziotti hutu a sfondo genocitario, contro i capi tust nel sud del Paese,
sostenuta dalla vicina Tanzania, in nome della secolare alleanza tra Hutu e Bantu. Nelle sole
prime 24 ore 3.000 civili tutsi caddero sotto i colpi dei machete e nel giro di pochi giorni furono
20.000. L’esercito, a maggioranza Tutsi, soppresse la ribellione con l’artiglieria pesante,
massacrando molti hutu e riportando un ordine precario. Le vittime della repressione furono tra
le 100.000 e le 300.000, molte delle quali hutu. Nessuno venne punito per il massacro.
DECENNIO 80
1980: nasce il partito estremista hutu in un campo profughi tanzano, il PALIPEHUTU
1985: si forma un braccio armato del partito: il Palipehutu – FNL
1988: come già nel ’72 ad un massacro di tutsi da parte di insorti hutu risponde l’esercito,
uccidendo indiscriminatamente la popolazione hutu. Le vittime sono calcolate tra le 5.000 e le
24.0000 (5-20% degli abitanti), 60.000 hutu fuggono in Rwanda.
ATTUALITA’
LA GUERRA CIVILE E GLI ACCORDI DI ARUSHA
1993-2005
All’indomani dell’uccisione del primo ministro Ndadaye ad opera dei militari tutsi il 21 ottobre
1993 e alla conseguente vendetta degli hutu, alla cui etnia Ndadaye apparteneva, è iniziata la
guerra civile in Burundi, durata ufficialmente fino al 2005 con gli accordi di pace di Arusha, ma
che è continuata con diversi strascichi anche negli anni succesivi.
Per gran parte del conflitto, il Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia - Forze per la
Difesa della Democrazia (CNDD-FDD) ha rappresentato la principale organizzazione ribelle hutu
attiva nel paese. Un altro gruppo è stato il Fronte di Liberazione Nazionale (FROLINA).
Nel 2015 il presidente uscente Pierre Nkurunziza, ha annunciato, contro la Costituzione, di
volersi candidare per un terzo mandato, scatenando un circolo di proteste e brutale repressione,
sfruttando la propaganda razziale per dividere il paese.
le fragilità sociali
Uno dei paradossi dei conflitti etnici del Burundi, così come quelli del Ruanda, è che questi due paesi, come pochi altri in Africa, esistono come agglomerati
etnico-politici da almeno tre-quattro secoli. Hutu e tutsi non si sono trovati a vivere insieme casualmente, ingabbiati dalle frontiere artificiali decise alla Conferenza di
Berlino del 1885: vivevano già insieme in società feudali dalla struttura sofisticata, osservate con una certa sorpresa dai primi visitatori europei giunti nella regione.
Chi scrive dunque la storia?
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SVILUPPO AGRICOLO impatto SOCIALE
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LE SFIDE DELL’AGRICOLTURA
LVIA è presente in Burundi dal 1968. Da alcuni anni lavora con i piccoli
contadini delle Province di Rutana e Ruiygu, raggruppati in 20
cooperative e gruppi di produttori, per aumentare la produzione e la
produttività agricola. Le attività mirano a rafforzare le capacità
istituzionali e gestionali delle cooperative di produttori e dei Centri di
Servizi Rurali, in quanto istituzioni a base comunitaria capaci di
migliorare l’organizzazione del lavoro nei campi e la fornitura di servizi
agricoli essenziali per i contadini stessi (a monte e a valle della
produzione).
L’obiettivo è quello di migliorare la sicurezza alimentare e la generazione
di reddito dei produttori, in particolare delle donne.
Per scoprire gli altri progetti di LVIA visita il sito www.lvia.it
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SVILUPPO AGRICOLO
9. vai al progetto
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LE SFIDE sociali
“Questo progetto, in corso da tre anni, non è ancora arrivato a innescare
un cambiamento a livello di strategie comuni perseguite dal paese
intero, governo incluso, ma a livello di comunità sì.
Ci sono molte testimonianze che devono ssere sostenute, è necessario
continuare a rafforzare le capacità dei contadini per garantire la
sostenibilità dei CSR: siamo in un contesto fragile, c’è bisogno di tempo
per far si che il progetto metta radici che lo possano sostenere. Ma i
beneficiari sono i primi a credere in questo cambiamento.“
Oscar Niyonzima, agronomo, assistente coordinatore del filone sicurezza alimentare nel
progetto PROSANUT – ISI IZIDUNZE
impatto SOCIALE
10. Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
il progetto
89
organizzazioni
sostenute
inputricadutesociali
CENTRI DI
SERVIZI RURALi
I Centri di Servizi Rurali nelle
province di Ruyigi e Rutana
sono nati all’interno del progetto
di LVIA per accrescere la
produttività e, allo stesso tempo,
favorire piccole economie di scala.
Le associazioni sono composte da
Organizzazioni di Produttori che
operano in una stessa area
geografica, e sono la testimonianza
concreta dell’approccio “ISI
IDUTUNZE”, “Insieme è meglio”:
aggregando le produzioni si
ottiene una presenza più forte
sul mercato, al contrario che
facendo tutto da sé,
com’è invece l’abitudine
in Burundi.
11. Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
il progettoinput
campi Agricoli
70ettari
opereidro-agricole
OPERE
IDRO-AGRICOLE
LVIA si è occupata della
riabilitazione di circa 70 ettari
di campi agricoli, attraverso la
costruzione di bacini e canali
d’irrigazione e la protezione dei
suoli dall’erosione attraverso il
rimboschimento e la costruzione
di terrazzamenti sulle colline che
sovrastano i campi. Tali attività
rispondono ai problemi che si sono
generati con i cambiamenti
climatici, con l’alternarsi di
periodi di siccità a periodi di
piogge torrenziali. Tutti gli
interventi sono progettati
nell’ottica di favorire uno
sviluppo resiliente del
territorio.
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12. Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
il progettoinput
corsi gestione
20contadini
corsi Agraria
20contadini
formazioni
FORMAZIONI
Le formazioni seguono
due filoni: quelle in campo
affrontano il tema delle
tecniche di produzione secondo
i metodi dell’agro-ecologia,
presso i CSR di svolgono invece
quelle sul rafforzamento delle
competenze per la gestione
economico-amministrativa
(dall’elaborazione dei
business-plan, alla creazione di
nuove reti di vendita) Per ognuna
delle organizzazioni coinvolte
partecipano venti membri
circa, che si occupano a loro
volta di diffondere nella
comunità le nuove
competenze apprese.
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13. Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
il progettoinput
HANNO ACCESSO AI
SERVIZi
+4500
produttori
servizi
servizi
I Centri di Servizi Rurali
hanno dato risposte
concrete ad alcune sfide del
mondo rurale come la
mancanza di semi, il
deterioramento del raccolto, la
limitata disponibilità di campi
adatti alla produzione agricola, il
mancato accesso al credito. I
centri hanno messo a disposizione
sementi, macchinari e attrezzi per
la produzione e la trasformazione
delle materie prime, hanno
favorito l’accesso al
microcredito e
all’organizzazione di
un’efficiente filiera di
commercializzazione
dei prodotti.
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14. il progetto
Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
ricadutesociali
laquestionedige
nere
la questione
di genere
La donna burundese
subisce discriminazioni su
diversi fronti: solo i figli
maschi possono ereditare la
terra ed averne la proprietà;
inoltre, la gestione del raccolto
in famiglia, l’accesso al credito
ed a ruoli sociali di responsabilità
restano soprattutto appannaggio
dell’uomo. Il progetto ha innescato
le basi di un cambiamento, poiché
il regolamento dei Centri prevede
che per stoccare il raccolto, per
metterlo in garanzia e per
accedere al credito la
decisione deve essere
consensuale in una
famiglia, con la firma
di entrambi i
coniugi.
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15. il progetto
Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
processi decisionali
ricadutesociali
processi
decisionali
Il progetto ha rafforzato
la partecipazione
democratica in una società
che per molti anni è stata
frammentata e dove le
dinamiche associative faticano a
mettere radici nella mentalità
delle persone. Attraverso
l’istituzione di organi di
rappresentanza all’interno dei
CSR, il Comitato esecutivo ed il
Comitato di sorveglianza, eletti
dall’Assemblea dei soci
composta dai membri delle
Organizzazioni dei Produttori
affiliate, le comunità
coinvolte sono diventate
davvero protagoniste
di processi
decisionali
partecipati
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16. il progetto
Burundi, il paese Scarica la brochure LVIA in Burundi
c
oesionesociale
ricadutesociali
coesione
sociale
Le comunità rurali che
hanno partecipato al
progetto includono persone
di etnie e idee politiche
diverse ed è stato importante
lavorare insieme, incontrarsi
nelle organizzazioni dei
produttori e nei Centri di Servizi
Rurali. Questo approccio ha
contribuito a minimizzare le
tendenze divisorie nella società:
Hutu e Tutsi, insieme, si
riconoscono in un’unica forma
di organizzazione ed in un
obiettivo per il benessere
comune, rafforzando in tal
modo la coesione
sociale.
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