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Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
1
Sommario
Nota introduttiva (bozza) ............................................ 4
Prima Parte .......................................................... 6
Politicamente scorretto .............................................. 6
1. La campagna per le politiche del 13 e 14 aprile 2008 ............. 6
2. Paese legale, paese reale… e paese Malato ......................... 7
3. Società liquida, malattia liquida e vaccino liquido .............. 8
4. I punti chiave della campagna elettorale del 2008 ................. 9
Seconda Parte ....................................................... 11
La Lega attraverso i manifesti ...................................... 11
1. L’indiano padano ................................................ 11
L’ideologia del rifiuto dell’ideologia .............................. 16
Terza Parte ......................................................... 21
La Lega attraverso gli spot elettorali .............................. 21
1. Opposizioni, isotopie e gerarchizzazione dei percorsi di senso negli
spot ................................................................ 23
2.Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro il Clandestino ................. 25
3. Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è Roma ........................ 31
4.Quando gli Altri sono le Regioni d’Italia ......................... 33
4.2 “Noi vs. gli Altri”. Quando gli Altro sono Roma/le altre regioni
d’Italia: programma narrativo, modalizzazione e universo passionale** 35
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2
5. Voce off e musica nella campagna 2008 della Lega Nord ............ 39
6. Enunciatore modalizzato, estesia e pubblicità mitica** .......... 41
Tra il mitico e il sostanziale: “I have a dream” ................... 43
7. “Più lontani da Roma più vicini a te”: strategia comunicativa,
claim questione dello spazio ....................................... 47
8. Enunciazione vocale, enunciazione visiva e prova di commutazione (
da rifare con altri spot)** ......................................... 49
Quarta Parte ........................................................ 53
La Lega e il populismo .............................................. 53
1. I muri sono i libri del popolo ................................... 53
2. La Lega e il merchandising: essere fan di una semiosfera ....... 55
3. La Lega come cultura dell’espressione ............................ 57
Quinta Parte ........................................................ 58
La Lega arruola El Che .............................................. 58
1. Bossi: da Il Senatùr a El Gh’è ................................... 60
2. Prima fase: da il Senatùr al El Che… ........................... 60
3. …dal che a el gh’è .............................................. 63
4. Le motivazioni per cui la Lega Nord ha scelto proprio El Che ..... 65
Sesta Parte ......................................................... 69
Falce e carroccio ................................................... 69
1. La semiosfera della Lega Nord alle soglie del 2009 .............. 70
2. Dispositivi stereotipanti di uniformità .......................... 72
Valentina Vellucci
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3
3. Dispositivi modellizzanti secondari .............................. 74
4.La modellizzazione del tempo ...................................... 76
5. Autodescrizioni: stanchezza di una semiosfera che si autocelebra . 78
6. Automodelli e culture grammaticalizzate .......................... 80
7. La Lega vs l’Altro ............................................... 82
Settima Parte ....................................................... 85
Ottava Parte ........................................................ 86
Maitré:l’ambiguità delle parole chiave* ............................. 88
Nona Parte* ......................................................... 89
Il Carroccio fra Fascio e Martello .................................. 89
La gallina dalle uova d’oro: processi di traduzione fra una semiosfera
e l’altra* .......................................................... 89
Decima Parte ........................................................ 90
Sicurezza e Territorio* ............................................. 90
Bibliografia ........................................................ 96
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4
Nota introduttiva (bozza)
““NNoonn iimmppoorrttaa ssee uunn ggaattttoo èè bbiiaannccoo oo nneerroo,,
ffiinncchhéé ccaattttuurraa ii ttooppii””
DENG XIAOPING
È proprio vero: non importa il colore. Basta che il gatto incaricato
acchiappi i topi. O per lo meno, è essenziale che si conquisti la
fiducia necessaria, affinché il padrone lo ritenga in grado di farlo.
E a quanto pare, il gatto Verde della Lega Nord, deve essere sembrato
parecchio capace ai padroni del voto.
I risultati del Carroccio alle ultime elezioni sono stati a dir poco
epocali: il partito di Bossi ha ottenuto uno schiacciante 8,297%1 che lo
ha portato ad essere, di fatto, il terzo schieramento politico nel
panorama italiano.
Per un partito che all’origine fu etichettato come “una grottesca
deformazione del localismo, una sorta di degenerazione folcloristica
della politica, una manifestazione conclamata di arretratezza, residuo
preindustriale sopravvissuto nelle campagne dove la modernizzazione
1 8,06% al Senato e 8,30% alla Camera. Dati pervenuti dal sito
http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/
Valentina Vellucci
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5
aveva inciso solo sulla superficie”2, dato più volte per spacciato, o
peggio prossimo all’estinzione, un risultato più che soddisfacente.
Soddisfacente non per le cifre in sé ottenute, ma perché quei numeri
sono bacini di fiducia che una volta appartenevano a un elettorato di
sinistra, che pian piano si è riversato nella semiosfera pulsante della
Lega Nord.
In una campagna elettorale all’insegna del politically correct, la
Lega Nord si è distinta per l’attuazione di una strategia comunicativa
eversiva, capace di restituire un universo di valori condiviso agli
elettori orfani di Falce e Martello.
DA COMPLETARE CON
-RIFERIMENTI SEMIOSFERA DELL’ALA XENOFOBO CONSERVATRICE DELL’ITALIA
2 Giuseppe Berta, Nord, Mondatori, Milano 2008
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6
PRIMA PARTE
POLITICAMENTE SCORRETTO
1. La campagna per le politiche del 13 e 14 aprile
2008
La campagna elettorale delle elezioni politiche 2008 è stata
etichettata dai politologi italiani come la più noiosa del nostro
secolo3. Noiosa soprattutto se confrontata a quella del 2006, in cui era
stata attuata una vera e propria “grotteschizzazione” del leader
dell’Unione Prodi, metà mostro metà brigatista, e dei suoi
collaboratori.4
Walter Veltroni, Segretario del Partito Democratico, nell’ultima
campagna elettorale ha persino evitato di pronunciare il nome del suo
avversario, per evitarne una demonizzazione: fingere che Berlusconi e
il conflitto di interessi non esistessero non lo ha però aiutato a
giungere alla vittoria. Come vedremo anche in seguito, rifiutare
l’esistenza di un'altra semiosfera non sempre porta alla vittoria.
Quella del 2008 è stata quindi una campagna moderata, all’insegna
del “politicamente corretto”, in cui l’Italia delle piazze di Grillo,
3 Campana G,“ Una campagna noiosa: rischio astensionismo” da Il Sole24ore del
26/03/08
4 Basta ricordare il caso della commissione Mitrokhin che pretendeva di aver
trovato prove del coinvolgimento di Romano Prodi nell’assassinio di Aldo Moro.
Per maggiori approfondimenti si rimanda a Gomez P., Travaglio M., Se
riconosci li eviti, Milano, Chiarelettere 2008
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
7
dei movimenti e dei girotondi, quella contraria ai privilegi dei
parlamentari, teledipendente ma non troppo, che vive e muore in
fabbrica, è stata lasciata senza patria. Una campagna ideale per
trovare fiducia nel popolo del Senatùr.
2. Paese legale, paese reale… e paese Malato
““IIll CCaarrrroocccciioo pprreennddee mmoollttii vvoottii
ppeerrcchhéé ddeennuunncciiaa llee pprreeppootteennzzee
ddeeii ppootteerrii ffoorrttii..””
SERGIO CHIAMPARINO, Sindaco di Torino, 2008
““LLaa PPaaddaanniiaa eessiissttee ee ssiiaammoo nnooii””
SERGIO COFFERATI, Sindaco di Bologna, 2008
La vecchia Italia, divisa fra i blocchi ideologici di fascismo e
comunismo, si è ormai estinta: se ne trovano rari esemplari solo in
qualche circolo del PCI e, forse, nelle edicole dove ancora spopola la
vendita di videocassette (e ci tengo a sottolinearlo, videocassette,
non dvd) sulla storia del Duce. Alla luce delle elezioni del 2008,
quella che davvero c’è e l’Italia che arriva solo fino alla terza
settimana, che ha paura di uscire perché ormai siamo invasi dai rom,
quella dei precari, dei sindaci eletti con i voti di sinistra che però
fanno gli sceriffi, quella che non trovano lavoro perché quelli
vengono qui a togliercelo. La Bologna e la Milano degli stupri, la Roma
dei violenti tentativi di scippo, la Napoli della mozzarella di bufala
alla diossina, l’Italia delle stragi del sabato sera causate da qualche
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
8
marocchino ubriaco5 , della casta e dei furbetti del quartierino. Non
paese reale, non paese legale, non più fascisti, non più comunisti:
solo un paese Malato.
3. Società liquida, malattia liquida e vaccino
liquido
““IIll mmoonnddoo sseemmbbrraa uunnaa ggrraannddee
iinnccuubbaattrriiccee ddii ppaauurree cchhee
ppaarraalliizzzzaannoo ee pprroovvooccaannoo
vviissiioonnii ddiissttoorrttee ddeellllaa rreeaallttàà””
ZIGGY BAUMAN, Paura liquida
In uno dei suoi saggi più recenti, “Modernità liquida”, Ziggy
Baumann utilizza il concetto di società liquida per spiegare le
dinamiche di una società post-moderna che ha l’11 settembre nel DNA.
Una società malata di paura, che non riesce a mantenere solidamente
leggi e relazioni stabili nel tempo. Proprio come un liquido, la
società post-moderna assume la forma che il contenitore le dà: che poi
il contenitore sia la SARS, l’influenza aviaria, la crisi dei mutui o
un attentato in metropolitana dall’altra parte del mondo, non
importa. La società liquida prende la forma che più aggrada alla fobia
del momento. E se la società liquida si dimostra resistente a
5 Le espressioni in corsivo sono quelle più gettonate nei titoli di Studio
Aperto nel periodo elettorale, secondo un piccolo monitoraggio fatto da me e
dai miei coinquilini
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
9
sensibilizzarsi sulla tematica emergente, tanto da non prendere
esattamente la forma del contenitore destinatole, ci pensano i media ad
aumentar la pressione e a far tornare allo stato liquido i legami a
idrogeno di questa società continuamente esposta al rischio.
Nelle cabine elettorali, il 13 e il 14 aprile, è andata a votare
un’ Italia liquida, di cui paura e insicurezza sono la malattia. E la
Lega non ha fatto altro che proporre un vaccino.
Insomma, se l’Italia è malata, la malattia in questione non si chiama
Lega, si chiama paura. Una paura che si declina con il razzismo, la
xenofobia, l’ignoranza, il qualunquismo e il populismo. Ma la Lega non
l’ha fatta ammalare: ha solo creato il nemico comune ideale da cui
difendersi e ne ha proposto la cura.
4. I punti chiave della campagna elettorale del 2008
La Lega Nord ha basato la sua campagna elettorale su una sola
parola: SICUREZZA.
Ha poi scelto di articolare la sua strategia su tre fronti:
a) NO all’indulto di Prodi che rimesso in libertà un sacco di
criminali;
b) NO all’invasione dei clandestini perché vengono qui solo per
delinquere (punto che poi si trasformerà in una vera e propria
campagna anti-rom);
c) No a Roma Ladrona.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
10
Il Carroccio si propone come NO a tutto quello che per il senso comune
è stato causato dalla debolezza e dall’instabilità di Prodi. Si pone
come segno di marcata discontinuità: parla alla “pancia” del paese,
antropomorfizza il nemico e si propone come solo e unico partito al di
fuori del sistema del bipolarismo voluto dai poteri forti.
(sotto: alcuni manifesti della campagna elettorale 2008 della Lega
Nord, una vera campagna per immagini)
Valentina Vellucci
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11
SECONDA PARTE
LA LEGA ATTRAVERSO I MANIFESTI
1. L’indiano padano
Bisogna ammetterlo: anche se il manifesto non è un’idea originale
del popolo del Carroccio, si deve riconoscere il merito al Senatùr e ai
suoi prodi di averlo utilizzato al momento giusto. Questo cartellone
politico, che in realtà appartiene alla campagna elettorale 2007 della
Lega dei Ticinesi, è stato senz’altro uno dei più discussi delle scorse
elezioni.
Lo stesso Ignazio LaRussa, appassionato da sempre della cultura degli
Indiani d’America, a tal punto da chiamare i suoi figli Geronimo,
Lorenzo Kocis e Leonardo Apache, non avrebbe saputo fare di meglio.
Figura 1 Manifesto elettorale Lega Nord, tratto dal sito http:
//www.leganord.org
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12
Il faccione sorridente a trentaquattro denti del Silvio nazionale,
l’obamiano Walter e poi la pietra dello scandalo: quest’indiano padano
che campeggia sui muri della Padania, pronto a ergersi a simbolo della
Padania invasa.
La struttura del manifesto è in sé semplice: il volto di un capo tribù
compare su sfondo giallo pagliericcio, probabilmente utilizzato per
richiamare il colore della terra vicino ai corsi d’acqua (quindi il
colore tipico della terra su cui sorgevano gli accampamenti indiani).
Il volto non è frontale: l’Indiano non guarda noi ma all’umiliazione
subita vedendo violata e depredata la propria terra. Tale umiliazione
impedisce loro di poterci guardare frontalmente perché sono degli
sconfitti. Dunque la figura dell’indiano può essere letta come quella
dello sconfitto, o riletta come vittima. Ovviamente, vittima
dell’immigrazione “clandestina” dei padri pellegrini provenienti
dall’Inghilterra. Rozzi stranieri arrivati su una carretta della
speranza, chiamata per l’appunto MayFlower. Hanno imposto la loro
cultura, le loro tradizioni, attuando una colonizzazione violenta, che
ha portato alla dissoluzione del modo di vivere degli Indiani e li ha
confinati nelle riserve. In che maniera però, la condizione in cui si è
trovato l’Indiano d’America dovrebbe rappresentate anche quella in cui
si trova la Padania? Cos’hanno in comune la Padania e gli Indiani
d’America? Perché un Padano dovrebbe riconoscersi nella condizione
dell’Indiano d’America, che da sempre è un baluardo di libertà della
sinistra italiana? Con quale fine?
Il tentativo è quello di equiparare la condizione dell’Indiano
d’America a quella dell’Indiano Padano, col fine di dotare l’Indiano
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
13
Padano dello stesso diritto di difesa e autodeterminazione che la
sinistra riconosce a quello d’America e, in questo modo, guadagnarne i
voti. Per fare questo è necessario creare una sorta di solidarietà fra
le due figure. Il processo che rende possibile questa operazione passa
attraverso la risemantizzazione all’interno della semiosfera leghista
dell’Indiano d’America, a partire dalla sua semiosfera di partenza,
quella di sinistra. Esso si basa sulla trasduzione da un sistema
all’altro di un automodello dell’immaginario: i valori che operano sono
comuni a entrambi gli spazi culturali, solo che alcuni sono espliciti,
mentre uno è latente. Ideali di base della sinistra giovanile sono
infatti la contrarietà alla globalizzazione, l‘anti-americanismo e la
pace ideologica.
Valori non di base ma che trasversalmente hanno attraversato il
movimento padano sono l’antiamericanismo e la pace ideologica. Fu Bossi
uno dei pochi a scagliarsi nel 1996 contro l’allora Presidente del
Consiglio Massimo D’Alema, per aver concesso, senza l’autorizzazione
del Parlamento, l’utilizzo delle basi Nato agli Americani per
bombardare i Balcani. Un anti-americanismo e un pacifismo ideologico
pagati cari alle successive elezioni, ma che fanno comunque parte dell’
assiologia della Lega Nord.
Come l’Indiano d’America rappresenta nell’immaginario comune la
vittima violata e privata della sua terra da conquistatori senza
scrupoli, che fecero da padroni lì dove invece erano solo ospiti, così
quell’Indiano Padano diviene emblema di una identità profanata, che
rischia di vedere usurpata la propria terra e cancellate le proprie
credenze se non correrà ai ripari. Dopotutto la Storia insegna, anche
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
14
se talvolta viene riscritta secondo un prospettivismo decisamente
distante dal reale, per divenire strumento del potere finalizzato a
galvanizzare le masse: “Chi possiede il passato possiede il futuro”,
disse Bossi citando l’autore di “1984”al Congresso Federale della Lega
Nord il 29 marzo del 1998.
La riacquisizione del dramma degli Indiani d’America si è mossa,
però, anche sulla base di un altro valore comune alle due semiosfere:
in una, quella di sinistra, è spesso narcotizzato, in quella leghista
è uno dei vessilli di battaglia. Si tratta dell’ethnos. L’ethnos non è
altro che quella categoria che la politica italiana continua a
rileggere secondo un prospettivismo distorto, che passa da una
semiosfera di destra a una di sinistra, a seconda del soggetto che ne
viene ricodificato. Quando si parla delle radici dell’Occidente, delle
sue tradizioni, l’ethnos è una cosa di destra, poiché elemento base
per costruire una politica razzista e xenofoba. Quando però è la
categoria di un popolo oppresso, come il Tibet o gli Indiani
d’America, quella che deve essere ricodificata, le cose cambiano:
l’ethnos diventa sinonimo del diritto di un popolazione a essere
riconosciuta come tale, quindi di essere libera di autodeterminarsi.
Il concetto di ethnos è presente sia nella cultura di destra sia in
quella di sinistra, solo che ognuna delle due semiosfere lo traduce
come meglio crede. Nella sinistra è un concetto latente che si applica
solo a popolazioni oppresse: il diritto di autodeterminazione
appartiene solo a loro.
La Lega Nord non ha fatto altro, sin dalla sua origine, che
risematizzarsi socialmente come popolo oppresso: da qui il diritto di
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
15
autodeterminarsi ed essere riconosciuto come popolo esistente.
Sfruttando la trasversalità di questo valore nella semiosfera di
sinistra, la Lega se ne è appropriata, insieme ai relativi voti. Per
non scontentare poi nessun tipo di elettorato, è bastato dare in
pasto a Borghezio il concetto di ethnos, per ritradurlo secondo il
prospettivismo tanto caro a una destra xenofoba e razzista: questa è
la dimostrazione che la politica dei Valori in Italia ormai è un’arte
schiava del relativismo. Nessun valore può essere ormai associato a una
determinata fazione politica: la battaglia ideologica fra comunisti e
fascisti è ormai passata, lasciando sul campo le carcasse vuote dei
valori, che rimodellizzati con il dispositivo giusto, possono
conquistare qualsiasi bacino di fiducia.
Valentina Vellucci
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L’ideologia del rifiuto dell’ideologia
Figura 2 Manifesto elettorale Movimento Giovani Padani, tratto dal sito
http://www.giovanipadani.com
Il movimento studentesco padano si pone come alternativa concreta
alle ideologie dei sistemi totalitaristici maggiori, causa di milioni
di morti. Votare Lega Nord, secondo quanto promulgato nel manifesto del
MSP, è uno status che pone l’elettore al di là dell’essere
semplicemente di destra o di sinistra. Il messaggio confezionato in
questo slogan è incentrato sul riposizionamento della Lega Nord come
entità al di là della visione ordinata e parziale delle ideologie
storiche. Nazismo e comunismo sono posti sullo stesso asse valoriale:
qualificati come estremamente disforici, sono identificati come la
causa di milioni di morti.
Valentina Vellucci
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Qual è in concreto, la proposta dei Giovani Padani per uscire dal
gregge?
Leggendo fra le maglie della retorica che sottostà all’enunciato
esortativo del manifesto propagandistico, si svela la natura della
proposta padana. I semi di matrice politica /destra/ e /sinistra/
vengono occultati, al di fine di condurre sullo stesso piano valoriale
nazismo e comunismo. Ignorando apertamente la tradizione storico
culturale italiana – in cui il sistema totalitaristico di destra ha
avuto un ruolo chiave- , nazismo e comunismo diventano la stessa
identica cosa: macchine di morte insensate e a-storiche.
Decontestualizzate e deculturalizzate al fine di nascondere la natura
contraddittoria del campo semantico appena costruito.
Ci si trova di fronte a quella che Eco (1975)ha più volte definito
inventio ideologica, ovvero una “serie di asserti semiotici basati su
punti di vista precedenti (espliciti o meno), sulla scelta di
selezioni circostanziali che attribuiscono una data proprietà a un
semema (Eco, 1975). Tale operazione è volta a ignorare le
contraddizioni interne allo spazio semantico in cui si articola il
ragionamento messo in atto.
Una volta istruito questo apparentemente perfetto e innovativo campo
semantico ad hoc per l’elettore, la soluzione proposta dal MSP appare
più che semplice: votare Lega per uscire dal gregge e cancellare i
simboli dello sterminio.
Questa esortazione porta in grembo due proposte, l’una più
pericolosa dell’altra. Non si propone semplicemente di dire stop alle
ideologie storiche aderendo a un’altra ideologia, quella leghista. Si
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
18
riconduce la diversità ( non essere come il gregge) con una proposta
di cancellazione dei simboli delle ideologie.
In primo luogo, è più che contraddittorio proporre all’elettore
di uscire da un universo ordinato e parziale come quello del gregge,
per farlo rientrale in un altro “apparentemente” nuovo, che si muove
sulle stesse logiche di mutismo sulle proprie differenze interne. La
diversità dovrebbe infatti corrispondere a un invito alla critica
sociale, a una stimolazione del pensiero trasversale capace di
accettare le contraddizioni intrinseche del proprio spazio semantico.
Il messaggio della Lega in questo manifesto propone una forma di
pensiero trasversale che altro non è che un’altra ideologia: quella
padana.
La pericolosità maggiore della proposta padana riposa, però, nell’
idea di una cancellazione dei simboli storici dei totalitarismi di
destra e sinistra. Privare la propria semiosfera culturale dei simboli
storici che ne costituiscono la spina dorsale, vuol dire lobotomizzarne
l’apparato culturale, procedendo a una progressiva rivisitazione
dell’universo di significato.
Il verbo “cancellare” deriva dal francese chaceler e dal latino
cancellare: la sua etimologia lo ricollega, più precisamente, al
termine “cancello”6, la cui radice greca kak, kank si rifà a qualcosa
che lega, cinge come un muro7. Non si sta parlando di una semplice
eliminazione, ma di una ver a propria forma di dimenticanza indotta,
6 Dizionario etimologico on line, http: //etimo.it
7 http://www.etimo.it/?term=cancello&find=Cerca
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
19
volta ad alzare un muro fra una cultura e la sua storia. Cancellare
ponendo una barriera interna alla società, un limite oltre il qualche
sta la materia costitutiva della cultura condivisa della comunità
stessa: la memoria.
Cosa si cela dietro una proposta di cancellazione di simboli
storici?
Non si propone semplicemente l’ennesimo asserto ideologico mascherato
da esortazione rivoluzionaria. I simboli di una data cultura storica la
costituiscono in quanto dispositivi di senso condivisi. Cancellare la
svastica nazista o la falce e il martello comunisti, non può fare altro
che portare a una pericolosa dimenticanza. Un vuoto culturale nella
memoria storica condivisa che potrebbe essere pericolosamente riempito
da altri simboli di morte, prudentemente mascherati da inoffensivi
agnelli che escono dal gregge per essere diversi.
2.1 Semiotica e Memoria: il problema della memoria condivisa e
i rischi della sua negazione
Per questa sezione ho chiesto alla Professoressa Demaria di poter
lavorare sulle categorie di revisionismo storico utilizzate dalla Lega
per raccontare la sua personalissima versione degli Anni di Piombo e
de terrorismo in Italia.
Ciò a partire dal documentario Camicie Verdi (presente nel CD) in cui
la Lega si pone come vittima sia dello Stato sia di gruppi
terroristici.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
20
A livello teorico sto utilizzando gli strumenti forniti dal testo
Semiotica e Memoria,inserito in bibliografia
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
21
TERZA PARTE
LA LEGA ATTRAVERSO GLI SPOT ELETTORALI
Primo spot
“ A casa nostra decidiamo noi, non l’ultimo arrivato. Chi viene da noi
deve lavorare e rigare dritto. Tolleranza zero (comparsa della scritta
«tolleranza zero») con chi non rispetta le regole ed espulsione
immediata dei clandestini. Più lontani da Roma, più vicini a te
(comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota
Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”.
Secondo spot
“ Se le regioni del Nord si mettessero insieme come un cantone
svizzero, saremmo la comunità più ricca d’Europa, con i migliori
servizi al mondo. Questo è il federalismo (comparsa della scritta
«questo è il federalismo»). Più lontani da Roma, più vicini a te
(comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota
Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”.
Terzo spot
“ Se le regioni del Nord si mettessero insieme, saremmo la comunità più
ricca d’Europa, con i servizi migliori al mondo e con il federalismo
avremmo gli stessi vantaggi di una regione a statuto speciale come il
Trentino ( comparsa della scritta «regione a statuto speciale»). Più
lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della scritta «Più lontani
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
22
da Roma, più vicini a te» e logo della Lega Nord). Vota Lega Nord
(comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”.
Quarto spot
“Facendo restare una parte delle tasse al Nord, tutti gli ospedali, le
strade, le scuole e le infrastrutture di cui abbiamo bisogno, ce le
facciamo da soli. Alla faccia di Roma (comparsa della scritta «alla
faccia di Roma»). Più lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della
scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota Lega Nord”
(comparsa della scritta «Vota Lega Nord»).
Quinto spot
“Chi viene in casa nostra, ci viene per lavorare e per rispettare le
regole. Rispediamo al loro paese i lazzaroni e i delinquenti: chi
sbaglia paga! Ferma l’invasione (comparsa della scritta «Ferma
l’invasione»). Più lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della
scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te» e logo della Lega Nord).
Vota Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”.
Sesto spot
“ Se solo una parte delle nostre tasse restasse al Nord, vivremmo in un
paese più ricco della California, più efficiente della Germania e più
sicuro della Svizzera. Questo è il federalismo (comparsa della scritta
«questo è il federalismo»). Più lontani da Roma, più vicini a te
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
23
(comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota
Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”.
Il corpus di spot presi in esame, costituisce la raccolta dei
messaggi elettorali autogestiti della Lega Nord andati in onda con
maggiore frequenza su emittenti private (fra cui TelePadania) del nord
Italia, in occasione delle politiche del 2008. Gli spot, della durata
media di 30’’ ciascuno, sono stati studiati secondo categorie di
analisi semiotica, al fine di osservare i meccanismi di produzione di
senso e le dinamiche comunicative sottostanti a quelli che
apparentemente sembrano solo degli sketch politico-informativi dal
montaggio convulso.
1. Opposizioni, isotopie e gerarchizzazione dei
percorsi di senso negli spot8
Al fine di procedere secondo un corretto approccio metodologico al
corpus scelto, in primo luogo si è proceduto alla ricerca delle
opposizioni rintracciabili all’interno dei testi .
L’opposizione più evidente a livello attanziale è di tipo
relazionale. È quella costruita secondo l’opposizione “Noi vs. gli
Altri”: “gli Altri” costruiti negli spot, sono di volta in volta
figurativizzati nell’ Altro= Clandestino, Altro= Roma ( e il modo di
fare politica di Roma) e l’Altro=Altre Regioni d’Italia.
Procedendo nello studio del corpus è possibile inoltre individuare
8 Roberta Abate e Valentina Vellucci
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
24
o l’opposizione topologica “Lontano vs. Vicino”, legata sempre
a quella dominante “Noi vs. gli Altri”, enunciata nel claim
dello spot: “Più Lontani da Roma, più vicini a te”.
o l’opposizione “Sicurezza vs. Instabilità”, legata sempre a
doppio filo con quella dominante del “Noi vs. gli Altri”;
o l’ isotopia economica, legata al lavoro e alla ricchezza,
sostenuta dall’opposizione “Appropriazione vs. Spoliazione”
;
o l’opposizione “Efficienza vs. Incompetenza”, dipendente da
quella principale e dall’isotopia economica legata al lavoro
e alla ricchezza. È inoltre connessa alla modalizzazione
dell’anti-soggetto Roma/altre regioni d’Italia e al loro
investimento disforico
o l’ isotopia della “Guerra urbana”. Attraverso una analisi
lessicale del corpus, è possibile ritrovarvi termini
appartenenti a un gergo prettamente bellico
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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2.Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro il
Clandestino
Espressione
- Di fronte
- Fermo
immagine
- Gruppo
ordinato,
sorridente
e compatto
- Di spalle
- Montaggio
discontinuo
- Moltitudine
ammassata e
disordinata
- Comparsa scritta
“tolleranza
zero”
- /Tolleranza/ in
grassetto
- /Zero/ normale
- A casa
nostra
decidiamo
noi
Più che di marche
dell’enunciazione
verbale, in
questo caso si
osserva la
costruzione di
una vera e
propria strategia
denigrativa atta
a far divenire
sinonimi i
termini
/clandestino/
/lazzarone/
/delinquente/ e
/ultimo arrivato/
contenuto Noi/popolo
padano
Gli Altri/Clandestini Noi/popolo
padano
Gli Altri/Clandestini
Marche di enunciazione visiva Marche di enunciazione verbale
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
26
2.1 “Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è il Clandestino: dal
tematico al figurativo9
A livello figurativo, è molto netta la distinzione fra il Noi che
rappresenta il popolo padano e l’Altro che sta per il Clandestino. I
lavoratori padani sono sempre rappresentati frontalmente, ripresi da
una camera ad altezza d’uomo. Sono schierati di fronte alla cinepresa
e, con lo sguardo dritto verso lo spettatore, fanno un passo in avanti
e lo invitano condividere insieme il peso e l’onore di essere “uno
del Nord”. I clandestini invece sono figurativizzati in una massa
disordinata di persone pronte al rimpatrio, ripresi attraverso la rete
di recinzione di un aeroporto. Non sono mai frontali, non fanno alcun
passo in camera per ottenere la solidarietà del destinatario. Anche
nelle scene in cui gli immigrati vengono figurativizzati come
lavoratori – più che altro operai o personale Ata nelle scuole10- non
trovano mai posto nella società che lavora dei padani. Il Noi in cui lo
spettatore è tenuto a riconoscersi usa mezzi di trasporto pubblici
puliti, è ben vestito e sorridente. Sempre sorridente e circondato da
visi amici. All’immigrato non vengono mai concessi primi piani,
spesso le immagini sono sfocate e riprese da lontano.
Il passaggio dal livello tematico a quello figurativo, comprendendo
anche l’analisi delle marche di enunciazione verbale e visiva, dà una
9 Roberta Abate e Valentina Vellucci
10 Premesso che l’uomo che compare a 33’’ sia un immigrato, poiché non è molto
chiaro
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
27
precisa idea di quanto sia netta l’opposizione “Noi vs. l’altro” nelle
dinamiche di produzione di senso di questo corpus.
2.2 “Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è il Clandestino:
analisi lessicale e isotopia della guerra urbana
Nell’universo culturale della Lega Nord non esiste una sostanziale
differenza fra immigrato, immigrato clandestino e delinquenti.
Procedendo a una semplice analisi lessicale, è possibile stilare un
breve ma efficace elenco dei termini che vengono utilizzati per
identificare gli immigrati in Italia.
Lessicalizzazione dell’Altro come Clandestino:
/ultimo arrivato/ /lazzarone/ /Clandestini/ /delinquenti/
/invasore/ /deve rigare dritto/ /deve rispettare le regole/.
In primo luogo, l’Altro come Clandestino viene inequivocabilmente
identificato come appartenente a un universo di valori totalmente
disforico. L’ultimo arrivato è colui che non conta niente, la così
detta “ultima ruota del carro”. La qualifica di lazzarone poi,
attribuisce in absentia, come più volte ribadito dal Senatùr nei suoi
discorsi, ai Padani il ruolo di grandi lavoratori e agli immigrati
quello di “parassiti” che vivono del lavoro del Nord. L’universo
semantico inscritto nel lessico accostato all’identità dei clandestini
è senza ombra di dubbio dispregiativo; non è sicuramente causale la
scelta dell’utilizzo del sapere enciclopedico legato a questa
terminologia, che è a dir poco denigratorio.
Nell’uso che la Lega fa del lessema CLANDESTINO, non vi è traccia di
semi come /bisognoso/ /profugo/ /indifeso/ /perseguitato/. Sono
totalmente narcotizzati a favore di una costruzione disforica che
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
28
magnifica un universo di significato legato alla figura di un “ultimo
arrivato”, simile a un barbaro invasore.
Dall’analisi dei lessemi utilizzati per identificare i clandestini,
emerge, oltre all’investimento disforico, un vero e proprio gergo
bellico. La legittimità non viene infatti ricollegata allo Stato
italiano e alle sue leggi, ma è espressa in termini di “regole da
rispettare” per non essere espulsi immediatamente. Per rimanere in
Italia non bisogna integrarsi o conoscere la Costituzione, ma “ rigare
dritto”. L’enunciatore, insieme al popolo padano tutto, si pone al di
sopra dello Stato e detta le Sue regole. Le espressioni usate si
ricollegano maggiormente all’immaginario della caserma di “Full Metal
Jacket” che a uno spot elettorale.
Dal corpus è evidenziata la necessità di difendersi dall’invasione,
di fermarla, come se fosse in atto una vera e propria guerriglia
urbana: dall’analisi delle marche di enunciazione verbale è quindi
possibile risalire a una isotopia bellica. In questa guerriglia,
troviamo due forze in gioco – e quindi due opposizioni- : la Lega che
si erge come vessillo della sicurezza –tema cardine della sua campagna
elettorale- e gli immigrati come portatori di instabilità. L’isotopia
della guerriglia urbana, costruita secondo un gergo bellico, è quindi
sorretta anche dall’opposizione “Sicurezza vs. Instabilità”. La
sicurezza è figurativizzata nella Lega Nord e nelle forze dell’ordine,
l’instabilità nei clandestini.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
29
2.3 Lo sguardo in macchina e la costruzione dell’Altro
2.4 La modalizzazione del clandestino
Stando alla realtà raccontata dallo spot, l’immigrato non può
provare alcun tipo di desiderio, ma “ deve rigare dritto” e “ deve
rispettare le regole”.
La sua legittimazione come facente parte della semiosfera padana
non gli verrà data né in questo testo e né in altri, e figurativamente
questa non legittimazione è data dal non-contatto con la comunità
italiana. Gli attori immigrati non entrano in contatto con l'elettore e
con gli altri attori padani presenti nel testo; quando entrano in
contatto con loro lo fanno solo per invadere, delinquere o essere
arrestati. La competenza della legalità è acquisita solo al fine di non
essere rimpatriato insieme agli altri “lazzaroni”.
La modalizzazione dell’anti-soggetto/Clandestino è costruita in
negativo rispetto a quella del soggetto /Noi. Di conseguenza, ci auto-
attribuiamo la competenza dataci per nascita, che ci auto-legittima a
decidere cosa gli altri devono e non devono fare, privandoli di una
componente cognitiva e performante. Lo schema seguente mette ben in
chiaro la modalizzazione attuata nel corpus.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
30
Modalizzazione dell’Altro/Clandestino: DOVERE
 realizzante
Deve lavorare e rigare dritto
o Il Clandestino non può decidere ma solo
rispettare le regole
o Il Noi si prende carico di decidere
per l’Altro
o Privazione di una componente cognitiva 
non ha competenze, non ha sapere, il Noi
decide per Lui
o Privazione di una componente performante
non può decidere, non può agire se non in
base a quello è giusto secondo il Noi
perché
È l’Ultimo arrivato
Modalizzazione dell’Immigrato come colui che non
può fare ciò che vuole: NON POTERE 
attualizzante
L’assiologizzazione dell’Altro/Clandestino è
totalmente DISFORICA, poiché rappresenta la
minaccia alla stabilità della comunità padana
(realizzazione PN)
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
31
3. Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è Roma
3.1 “Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è Roma: dal tematico al
figurativo
Nell’opposizione attanziale “Noi vs. gli Altri”, l’avversario del
“Noi” è individuato, a livello figurativo, anche in Roma e i suoi
politicanti. Le responsabilità dell’attuale classe politica italiana, i
suoi insuccessi e le difficoltà in cui si trova il Paese, vengono
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
32
convocate in scena attraverso lo slide show di alcune diapositive
raffiguranti alcuni fra i maggiori esponenti della scena politica
italiana. D’Alema, Bertinotti, Pecoraro Scanio, Fassino, Prodi e
Veltroni – con un improbabile pupazzo giallo fra le mani- vengono
presentati nelle loro pose peggiori per incarnare l’inefficienza della
politica di Roma. Lo slide show mostra le facce sorridenti dei
politicanti , i quali sembrano divertirsi nel porsi come ostacolo
alla realizzazione del federalismo fiscale e quindi del benessere
economico che il Nord si meriterebbe.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
33
4.Quando gli Altri sono le Regioni
d’Italia
Marche di enunciazione visiva
Espressione - Sguardo in camera
- Primo piano di
alcuni soggetti
- Immagini velocizzate
di persone che
comprano
- Shopping bag in
primo piano
- Immagini velocizzate
di soldi che si
accumulano
- Scritta a comparsa :
/Regione/ /speciale/
in grassetto, /a
statuto/ normale
- Monete che ricoprono
il nord
- Bandiera Usa,
Tedesca e svizzera
- Centro e
sud
Italia
senza
monete
- Se le regioni del
nord si
mettessero
insieme
- Comunità
- Nostre tasse
//
Contenuto Noi/popolo padano Gli Altri/le
altre regioni
d’Italia
Noi/popolo padano Gli
Altri/le
altre
Rregioni
Marche di enunciazione verbale
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
34
4.1 “Noi vs. gli Altri”. Quando gli Altri sono le Altre regioni
d’Italia: dal tematico al figurativo
La rappresentazione scelta per l’opposizione fra popolo Padano e
le altre regioni, è quella di uno stivale la cui parte superiore è
riccamente coperta da monete d’oro; la parte inferiore è spoglia e
brulla.
Il Noi, inteso come insieme delle regioni del Nord Italia, è
figurativizzato in persone piene di shopping bags, che vanno avanti e
indietro frettolosamente – probabilmente nel montaggio le scene riprese
sono volutamente accelerate. O ancora, in persone che prendono mezzi
pubblici, probabilmente per andare a lavoro. In bambini che giocano
felici con la propria bici o abbracciano il papà. Inoltre, per meglio
suggerire la vicinanza e l’identificazione fra lo spettatore e il Noi
del popolo padano, tutti gli attori sono ripresi da una camera ad
altezza d’uomo. Questo tipo di inquadratura sta a significare che come
la camera sta ad altezza d’uomo e dunque è vicina alla comunità del
Nord, così lo è la Lega Nord ai suoi elettori.
La comunità delle regioni del Nord, inoltre, è figurativizzata
nella bandiera comunale di Venezia, in una famiglia in stile Mulino
Bianco che ci sorride dal sofà e in piccole torri di monete che
crescono sullo sfondo di una cartina europea.
La realizzazione del programma narrativo – ottenere
l’approvazione del federalismo fiscale per godersi il benessere
economico – è figurativizzata nel Trentino Alto Adige, regione a
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
35
statuto speciale, nelle bandiere della Svizzera, della Germania e
dell’America.
4.2 “Noi vs. gli Altri”. Quando gli Altro sono
Roma/le altre regioni d’Italia: programma narrativo,
modalizzazione e universo passionale**
Negli spot leghista il programma narrativo sottostante è illustrato in
modo più che espliciti: Roma e le altre regioni d’Italia sono il
nemico che il popolo del Carroccio si trova a dover combattere per
raggiungere la propria realizzazione. Le risorse economiche per
realizzare strutture efficienti sono già in possesso del popolo del
Nord, che necessita solo di vincere le elezioni per poter far approvare
il federalismo fiscale e vivere nel benessere economico.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
36
Grazie a questo piccolo schema che riassume l’isotopia economica
legata a ricchezza e lavoro e l’opposizione sottostante, è possibile
analizzare la modalizzazione del soggetto e dell’anti-soggetto.
Gli attori del popolo del Carroccio vogliono poter essere ricchi,
efficienti e sicuri; l’antisoggetto, incarnato dalle altre regioni
d’Italia e da Roma, si pone prepotentemente come ostacolo al
raggiungimento della piena realizzazione del PN della Lega.
o Isotopia economica del lavoro e della ricchezza
Opposizione: Appropriazione vs Spoliazione
Livello semantico: ricchezza
Figurativizzata: monete che ricoprono il Nord; moneta d’oro
che cade sul Nord; infrastrutture moderne; shopping bags;
persone che vanno a lavoro o fanno acquisti
Approprazione: le tasse del Nord dovrebbero rimanere al Nord
vs
Spoliazione : da parte dell’Altro/le altre regioni d’Italia
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
37
Modalizzazione del Noi: POTERE  attualizzante
Potremmo essere (realizzante ) un paese più ricco la
California, più efficiente della Germania e più sicuro della
Svizzera
SE
Una parte delle nostre tasse rimanesse al Nord
Investimento EUFORICO di efficienza, sicurezza e ricchezza.
Frustrazione per il popolo padano e per l’elettore che si
riconosce in esso, per non poter realizzare il proprio PN
investimento DISFORICO dell’ Altro /Roma /altre regioni
d’Italia
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
38
o EFFICIENZA  figurativizzata nella panoramica
(saper fare) delle infrastrutture padane ; r
bandiera tedesca
Il Noi è dotato
delle competenze
necessarie per
congiungersi con l’O. V.
Vs.
o INCOMPETENZA  figurativizzata nelle foto dei
(non saper fare o, politici di Roma
forse, sapere
non fare)
L’altro/Roma non è dotato
di alcuna competenza o,
forse, è dotato proprio
della competenza negativa di
sapere non fare, una sorta
di accusa populistica al
mondo di fare politica a Roma
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
39
5. Voce off e musica nella campagna 2008 della Lega
Nord
Il rumore della turbina di un aereo che si accende apre il primo spot
– negli altri cinque non ve ne è traccia- dell’antologia selezionata
della campagna elettorale della Lega Nord. Il suono ci preannuncia ciò
che l’inquadratura, allargandosi, si accinge a mostrare in pochi
secondi: un aereo in partenza. Lo spettatore all’inizio può solo vedere
persone che camminano, i cui passi non hanno alcun tipo di rumore,
poiché lo spazio sonoro risulta saturato dal ronzio fastidioso del
motore dell’aereo in partenza. Il ronzio però, viene subito a scemare,
per lasciare a una voce femminile fuori campo il commento vocale delle
immagini. L’enunciazione vocale, attuata sempre dallo stesso soggetto
enunciante in tutti e sei gli spot, è accompagnata da una sorta di
musica epica di sottofondo. La tipologia è simile a quella di una
marcia militare, non appartenente però alla tradizione contemporanea
dell’esercito italiano. Il tono marziale riprende in maniera evidente
la colonna sonora di film che narrano eroiche vicende del passato: le
tastiere, settate come fossero cornamuse e archi, e le percussioni
prendono spunto dall’immaginario epico dello spettatore modello,
accostandosi volutamente alla marzialità sonora di film come “Il
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
40
Gladiatore”, “The Last of The Mohincans” e “Braveheart”11 . Evidente
risulta il contrasto fra la matrice epico-bellica della musica e la
voce off: non a caso è stato scelto un soggetto enunciante femminile.
Una voce fuori campo maschile avrebbe magnificato ancor di più i toni
militari e quasi imperativi della campagna. La narrazione vocale
invece, affidata a una donna, seppure dal tono fermo e pacato, smorza,
più probabilmente maschera, l’aggressività dei toni dello spot.
La voce fuori campo ha il ruolo di spiegare e commentare il
susseguirsi delle immagini che compongono lo spot, rivolgendosi
direttamente allo spettatore attraverso un debrayage di tipo
enunciazionale. L’enunciazione vocale è rafforzata anche da una
enunciazione visiva all’interno dello spot: scritte bianche a comparsa
con dissolvenza sono sincronizzate con l’enunciazione vocale e
intervengono per sottolinearne i concetti base. «Tolleranza zero»,
«federalismo fiscale», «regione a statuto speciale», «alla faccia di
Roma» e «ferma l’invasione» emergono come gli imperativi cardine
della strategia comunicativa della Lega Nord. Ogni spot si conclude
alla stesso modo: enunciazione vocale e visiva si supportano per
rivolgersi con decisione allo spettatore e coinvolgerlo in una sorta di
polisensoriale legame estesico al fine di persuaderlo nella giusta
scelta. Uno sfolgorante simbolo elettorale della Lega Nord compare nel
taglio superiore dell’inquadratura dello spot: pochi attimi dopo,
11 Somiglianze notevoli sono riscontrabili con il main theme di Enya composto
per “The Last of the Mohicans” e in “Slaves to Rome” di Hans Zimmer per “Il
Gladiatore”.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
41
proprio sotto al logo, si manifesta anche il claim che domina l’intera
campagna, «Più lontani da Roma, più vicini a te. Vota Lega Nord».
Enunciazione vocale e visiva si rafforzano l’un l’altra, supportate
anche dal logo elettorale leghista, che avvolto nel suo fascio di luce
assume tutte le caratteristiche di un oggetto mitico, si rivolgono allo
spettatore dandogli del TU e lo invitano fare la scelta giusta: a
votare Lega Nord.
6. Enunciatore modalizzato, estesia e pubblicità
mitica**
“Chi viene in casa nostra ci viene per lavorare e per rispettare le
regole. Rispediamo al loro paese Lazzaroni e Delinquenti”: queste sono
le istruzioni date dalla voce narrante dello spot leghista. La visione
del mondo illustrata è alquanto semplice: NOI leghisti siamo i buoni,
gli ALTRI non sono noi, sono diversi … e quindi sono i cattivi, i
delinquenti lazzaroni da rispedire a casa loro.
La voice-over sembra star raccontando una storia a un bimbo dell’asilo
più che descrivendo la realtà: nella sua visione del mondo l’Altro è
continuamente oggetto di un giudizio negativo, a tratti dispregiativo.
L’enunciatore prende in carico esplicitamente l’universo di valori
che relaziona oppositivamente Noi e L’Altro. Lo edulcora a tal punto da
sovrapporre rapidamente “clandestini”, “lazzaroni” e “delinquenti”: il
passaggio di ruoli è talmente veloce che lo spettatore a malapena lo
percepisce.
Ci si trova in presenza di un soggetto giudicante - fortemente
giudicante - che Geninasca definirebbe pienamente modalizzato, opposto
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
42
a un soggetto patemico che reagisce invece di agire(Geninasca cit. in
Pozzato, 2004; p.148).
L’enunciatore modalizzato, proprio in quanto tale, si muove
strategicamente al fine di installare un forte legame estesico fra sé
e l’enunciatario. Per raggiungere il suo scopo è necessario individuare
“territori di sensibilità comuni” ( Pezzini, 2008, p.89) per emozionare
a distanza lo spettatore e coinvolgerlo/renderlo responsabile
all’interno dello stesso progetto condiviso.
Quale migliore fenomeno da cavalcare, se non quello dell’immigrazione
clandestina come causa madre dell’aumento dell’insicurezza nei
territori padani? Dopotutto non va dimenticato che sin dalle sue
origini la Lega si è fatta soggetto traduttore del malcontento diffuso
del Nord Italia in moneta politica. Approfittando della fragilità della
cultura civica nazionale derivante dall’era Mani Pulite, il Carroccio e
i suoi esponenti si sono sempre presentati al loro popolo – quello
Padano – come paladini di un personalissimo sistema giuridico. Una
giustizia stabilita secondo un singolare sistema di regole e non di
leggi, come precisa la voice-over. Nello spot preso in esame la Lega
non fa altro che mettere in scena questa sua peculiare caratteristica
populistica.
La valorizzazione euforica dell’isotopia del lavoro e della ricchezza
e quella disforica dell’Altro, contribuiscono alla creazione di una
dimensione sensibile in cui Soggetto e Mondo entrano in contatto.
L’interazione fra soggetti coinvolti viene dunque articolata secondo
una dimensione cognitiva in cui entrano in gioco il sapere e le sue
manipolazioni (Pezzini, 2008, pp.25-28).
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
43
La dimensione materiale dell’isotopia economica è fatta fiorire
manipolando la visione dello spettatore sulla questione
dell’immigrazione, ovvero condizionandone il sapere grazie al legame
estesico creato dal soggetto modalizzato.
Tra il mitico e il sostanziale: “I have a dream”12
Giorgio Bocca una volta scrisse di Bossi che parlava per immagini,
un po’ come il Melville di Moby Dick, o l’Asimov dei robot e delle
astronavi13. Gli spot per la campagna 2008 seguono questa linea: non si
mette in scena un sistema contrattuale basato solo sulla logica, ma
anche sulle immagini.
Il destinatario dello spot viene “contagiato a distanza” dalla
volontà persuasiva della voice over, che lo introduce nel paradiso
realizzato del FEDERALISMO FISCALE. Treni nuovissimi che sfrecciano ad
alta velocità, raccordi autostradali senza traffico, metro di ultima
generazione, ampie aree verdi, studi televisivi modernissimi, edifici
dal design innovativo: è il livello figurativo più che quello verbale
a rendere, e a vendere, l’immaginario altamente euforico attraverso cui
sono assiologizzati gli effetti del federalismo fiscale.
12 Per la realizzazione e la stesura di questo paragrafo si ringrazia Roberta
Abate
13 Bocca G., Metropolis, Mondadori, Milano, 1993 in Signore A., Trocino A.,
Razza Padana,Milano, Bur, 2008
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
44
E poi essere un cantone svizzero, diventare ricchi come la
California, avere le migliori infrastrutture; i sogni della Lega
sembrano così realistici. Perché non crederci?
Peccato che il federalismo fiscale non sia ancora stato approvato
e di fatto non esista: il livello figurativo chiamato a rappresentarlo
non è quello corrispondente agli effetti reali del federalismo. Le
immagini mostrate sono una speranza, un’anticipazione utopica che
segue le regole dello spot mitico e ci presenta non un oggetto
esistente ma un “sogno politico” (Guarino, 2001, pp110-111). Quelle
infrastrutture già esistono, ma non sono il frutto del federalismo
fiscale.
I testi del corpus incentrati sul tema del federalismo,
riprendendo le categorie di analisi e classificazione di Diamond e
Bates (1992), possono essere ricondotti a pubblicità elettorali del
tipo “I have a dream” ( Pezzini, 2001, pp.18-19). Questa tipologia di
spot “corrisponde a una prima fase di sanzione o manifestazione di
raggiunta competenza, di ostentazione di calma e serenità (….)
derivanti dalla consapevolezza di essere all’altezza del compito che
si sta per affrontare.” (ibidem).
L’aspettualizzazione del federalismo fiscale è colta solo nella
sua fase di piena realizzazione: non esiste l’iter burocratico della
trasformazione del federalismo in legge, né tanto meno una sua
prospettiva imperfettiva. Lo stato di benessere che porterà alla sua
realizzazione è come se fosse anticipato simbolicamente dallo spot;
l’esito sarà, ovviamente, positivo.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
45
Ma come è possibile analizzare il “sogno” in maniera tale da
tenere conto anche dei valori sottesi ad esso e in generale a tutto il
testo?
Parlando di immagini, a questo punto, sembra utile rifarsi al
quadrato costruito da Floch in occasione dell’analisi di testi visivi;
mediante l’utilizzo della contrapposizione tra valori di base e valori
d’uso, e alla conseguente articolazione sul quadrato, individua quattro
tipi di testi possibili: referenziale, sostanziale, mitico e obliquo.
Quando l’oggetto di analisi è legato a valori di base come la
felicità, la serenità, lo si può considerare mitico. E cos'è il sogno
politico della Lega, se non un appello a cuore aperto per cercare di
costruire insieme il sogno sereno di una stabilità economica, di
un’identità come popolo e della sicurezza personale? Guarino, citato da
Pozzato nel libro Leader, oracoli e assassini, applica il quadrato di
Floch al discorso politico e, in particolare, agli spot elettorali. Si
è in accordo con Guarino quando parla dello spot mitico come
dell’estrinsecazione del “sogno politco” (Guarino cit. in Pozzato,
2004; p.132); se di sogno politico si parla, lo spot della Lega rientra
in questa tipologia a pieno titolo.
Ma definirlo solo mitico è forse riduttivo: sembra infatti di
tralasciare qualcosa a livello figurativo.
Nel primo spot, quando si parla del sogno “ sicurezza” la scena
dell'arresto di un clandestino è probabilmente di repertorio;
immagini di questo tipo producono un effetto di realtà o meglio,
probabilmente, di iper-realtà. I clandestini, quindi, ci sono, e molti
di loro scelgono la via della delinquenza. Come può essere
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
46
classificato questo effetto di iper-realtà, questo voler rendere
ancora più reale il pericolo dei clandestini?
Gli spot della Lega possono essere definiti come spot sostanziali,
ma non secondo la definizione data da Guarino, che mal si presta a
questo tipo di analisi. Guarino, quando costruisce il suo quadrato
basato sulla distinzione dei valori d'uso e di base di Floch,
identifica con gli spot referenziali una politica dei fatti; con quello
sostanziale l'essere politico e gli stili personali; con l’ obliquo
vede invece una politica delle differenze e dell'esaltazione del
confronto.
Si preferisce tornare alla classificazione principale operata da
Floch, che con sostanziale intende la resa di un oggetto della realtà
in maniera iper-realistica, esaltandone alcune caratteristiche
ottimali.
Utilizzare immagini di repertorio dà un preciso effetto di senso di
referenzialità con il mondo esterno; l’immagine, in questo caso, non
lascia nessuna traccia dell'enunciatore. Quando Floch parla di
fotografia sostanziale, nel suo libro Forme dell'impronta, la definisce
come un tipo di testo visivo che tende al grado zero della scrittura,
quasi come se non ci fosse nessun intervento da parte dell’autore. Le
immagini di repertorio, che probabilmente vengono prelevate da un
contesto informativo / giornalistico, si avvicinano a questo grado
zero; la realtà così com'è. Da qui in poi quindi si intenderà
sostanziale come un tipo di spot elettorale incentrato su effetti di
iper-realtà .
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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7. “Più lontani da Roma più vicini a te”: strategia
comunicativa, claim questione dello spazio
De Certeau ne L’invezione del quotidiano, dedica ampio spazio allo
studio dei rapporti di forza che si vanno ad instaurare fra destinanti
e destinatari di strategie e tattiche comunicative. A proposito della
strategia, la definisce come “ il calcolo o la manipolazione dei
rapporti di forza che divengono possibili dal momento in cui un
soggetto dotato di una propria volontà e di un proprio potere è
isolabile” (De Certau, 2001, p.77). Affinchè un soggetto sia isolabile,
è necessario determinare uno spazio in cui chiuderlo e rimarcarlo come
proprio. Tale spazio costituisce la dimensione del volere del sapere
dei soggetti isolati in esso: una sorta di zona militarizzata i cui
attori osservano attentamente cosa avviene all’esterno, per non
rischiare di essere attaccati dal nemico.
Questo spazio “militarizzato” è funzionalizzato al controllo del
tempo: “ un luogo proprio è una vittoria dello spazio sul tempo (..)
che consente di capitalizzare vantaggi acquisiti e preparare future
espansioni” ( ivi, p.72). Lo spazio proprio si pone quindi come
condizione necessaria per l’attuazione di una strategia; a partire
dalla creazione di questo spazio si può esercitare una forma di potere
nei confronti di chi uno spazio proprio non ce l’ha – ovvero il
barbaro-.
Non deve quindi stupire l’ossessione della Lega per la spazio :
rimarcare i propri confini e quindi la questione spaziale ( anche con
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
48
un fagiolo borlotto posto su una mappa fisica dell’Italia14), è l’unica
via possibile per la Lega per attuare una strategia credibile di
persuasione nei confronti del suo elettore. Inoltre, mettere al centro
la questione dello spazio come base e come claim della propria
campagna, ha permesso al popolo del Carroccio di procedere ad una
autodescrizione del proprio spazio come ordinato, rispetto a tutto
quello che c’è fuori, ovvero una “non cultura a-strutturata” che non
possiede un suo luogo proprio- e che quindi tenta di invadere quello
della padania-.
Lotman ha individuato in quali categorie si può realizzare
l’opposizione spazio interno vs spazio esterno15. Coloro che non
appartengono al nostro sistema di riferimento vengono individuati come
stranieri, barbari, portatori di caos. Una frontiera è una linea di
confine ci protegge dalle orde e dal loro disordine. Una linea di
frontiera è ciò che a livello ideale Bossi è il suo partito vogliono
creare con questo claim. L’opposizione topologica “Lontana vs. Vicino”,
espressa dallo slogan degli spot, non fa altro che distinguere lo
spazio padano da quello di Roma. La Lega è più vicina all’elettore che
si riconosce nel gruppo dei Padani DOC e più lontana dai Palazzi del
Potere di Roma. Non a caso, il gruppo dei lavoratori del Nord fa un
14 La misurazione della Padania da parte di Emilio Boso è raccontata a pag. 188
in Razza Padana, Signore A. Trovino A, Bur Futuropassato, 2008
15 Lotman J.M., Il metalinguaggio delle descrizioni tipologiche della cultura,
in Lotman J. M, Uspenskij, Tipologie della cultura, tr. It., Milano, 1987,
pp.155-161.
Valentina Vellucci
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passo verso la camera e si avvicina; non a caso i primi piani sono
riservati solo ai Padani. L’opposizione tematica “Lontano vs. Vicino”
ritrova nel figurativo la costruzione della distanza verso Roma e della
vicinanza con gli elettori.
8. Enunciazione vocale, enunciazione visiva e prova
di commutazione16 ( da rifare con altri spot)**
Al fine di verificare quale sia il vero ruolo nella produzione di
senso che sottosta alla struttura degli spot, è interessante seguirli,
in una unica carrellata, possibilmente senza audio. Il risultato è a
dir poco disorientante: il montaggio discontinuo e disordinato, senza
il supporto dell’enunciazione vocale, non risulta aver alcun tipo di
struttura narrativa. Di politico i testi hanno solo i volti sorridenti
di alcuni leader dell’Opposizione e il simbolo della Lega Nord. Ben
pochi sono i richiami istituzionali tali da ricondurre questi spot a
una matrice politica: compaiono carabinieri e forze di polizia in quasi
tutti gli spot, una cartina dell’Europa, una cartina del nord Italia e
diverse bandiere, fra cui quella del comune di Venezia, quella degli
Stati Uniti, della Germania e della Svizzera. Solo nel finale, grazie
alla manifestazione del logo elettorale della Lega Nord, si svela la
natura elettorale del susseguirsi disordinato di immagini dello spot
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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leghista. La voce off ha quindi un ruolo determinante, finalizzato a
conferire un ordine narrativo al procedere per immagini del testo.
Senza la voce off, l’enunciazione visiva manca di pertinenza: la
«tolleranza zero» enunciata dalle scritte bianche in grassetto appare
quanto mai indiscriminata e rivolta a chiunque, e non solo a chi viene
fermato dalle forze dell’ordine. Nel primo spot, ad esempio, la
tolleranza zero sembra rivolta a chiunque sia di colore e passeggi per
strada. Inoltre, l’imperativo «Ferma l’invasione» cade nel ridicolo,
poiché senza l’ausilio della voce femminile fuori campo, va a riferirsi
non a una moltitudine disordinata di persone che tenta di invadere
l’Italia, bensì ad un ragazzo accucciato vicino ad alcuni carabinieri
e a un altro fermato dalle forze dell’ordine vicino ad alcuni carrelli
della spesa (V spot).
Senza l’enunciazione vocale non esiste nessuna invasione, ma solo
qualche sparuto e indifeso individuo singolo di fronte ad almeno un
paio di carabinieri. Risulta inoltre difficile, senza l’ausilio della
voce off, dotare di senso l’immagine di repertorio di una moltitudine
di persone vicino a un aereo che compare nel I e nel V spot: l’immagine
è sfocata e ripresa da lontano. Potrebbe rappresentare un qualsiasi
gruppo di persone in partenza: alquanto disordinate, ma non è detto
siano clandestini. È la voce off che contestualizza l’immagine e la
dota di una identità forte e indiscutibile: quella di un gruppo di
immigrati clandestini pronti al rimpatrio o appena arrivati.
Alquanto singolare è il caso dell’evocato federalismo fiscale:
figurativizzato sempre attraverso treni, autostrade e raccordi, senza
la voce off, non richiama su di sé l’idea di divisione o secessione
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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come strumento per accrescere il potenziale economico delle regioni del
nord. Senza la voce off e figurativizzato attraverso infrastrutture
comunicative, la produzione di senso risulta funzionare al contrario:
al federalismo fiscale viene fatto corrispondere tutto ciò che è
sinonimo di viaggio, unione e comunicazione.
A seguito di questa analisi, si potrebbe però obiettare che la Lega
non è stato il solo schieramento politico a scegliere una voce narrante
per raccontare il proprio sogno politico. La differenza sta nel fatto
che la Lega ha scelto una voce narrante femminile, a differenza, ad
esempio, di quanto riscontrato negli spot più trasmessi del PDL e del
PD durante la stessa campagna elettorale17. Il PDL ha preferito una voce
maschile, dal tono imperativo e marcatamente allarmistico. Supponendo
per assurdo che la Lega avesse operato una scelta simile, basta per
leggere a un uomo la trascrizione dello speech leghista.
Operando questa prova di commutazione, si ottiene uno spot in cui la
marzialità, già accentuata da musica e immagini, si è notevolmente
acuizzata. L’utilizzo di una voce maschile non sembra semplicemente
spiegare o suggerire la scelta giusta allo spettatore modello, ma
imporsi alla sua attenzione in maniera sin troppo “imperativa”. La
17http://www.youtube.com/watch?v=6BJc0FxnGwY;
http://www.youtube.com/watch?v=J66_Exn37UE
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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scelta di una voce femminile è stata quindi evidentemente voluta per
smorzare i toni marziali - ma non quelli allarmistici- degli spot.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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QUARTA PARTE
LA LEGA E IL POPULISMO
1. I muri sono i libri del popolo
Figura 3 Immagine tratta dal libro Romanzo Padano,
di Parenzo D. e Romano D., Milano, Sperling&Kupfer, 2008
“I muri sono i libri del popolo”, dichiarano i dirigenti del
Carroccio18.
Le mura della città, da sempre mezzo di comunicazione per antonomasia
della sinistra, sono state riacquisite nella comunità di interessi
padana, come media principale per denunciare il disagio sociale. Ecco
che l’elettore rosso, orfano della sua comunità di valori, costretto a
ripiegare sul faccione sorridente dell’Obama romano, non si sente più
tanto abbandonato. C’è ancora qualcuno che vuole parlare con i vecchi
elettori del Pci. C’è ancora qualcuno disposto a raccogliere quella
tradizione della sinistra di piazza, che usa e rilegge la città come
mezzo di espressione e denuncia.
18 Dalla prefazione di Aldo Bonomi, pag. X a Romanzo Padano, di Parenzo D.
Romano D, Milano, Sperling e Kupfer, , 2008
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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La Lega infatti, che non può disporre dell’arma di distrazione per
eccellenza quale è la televisione, scommette in anticipo rispetto agli
attori politici sul cavallo vincente: la materialità del territorio
come veicolo di comunicazione19.
Lo stesso Bossi racconta in numerose interviste e biografie delle sue
incursioni notturne sulle autostrade padane. La più nota è forse quella
con l’attuale Ministro dell’ Interno Roberto Maroni, ai più noti come
Bobo. I due, amici sin da ragazzi, in gioventù hanno rischiato
l’arresto per aver imbrattato con la scritta “Padania Libera” un muro
lungo un’autostrada padana. Scoperti da una gazzella dei carabinieri si
sono dati alla fuga. Nella fretta Bossi si è rovesciato la nobile
vernice verde delle Padania libera addosso, tingendo per intero gli
interni della macchina del padre di Maroni. Nota è la frase della madre
di Maroni scoperto il misfatto. “ Sei andato di nuovo in giro con quel
teppista dell’ Umberto?”.
19 Appunti del corso di Geografia della Comunicazione anno 2004/2005 tenuto
dalla Prof.ssa Bonora
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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2. La Lega e il merchandising20: essere fan di una
semiosfera
““QQuueessttaa èè ffoorrssee llaa pprriimmaa ffoorrmmaa ddii mmeerrcchhaannddiissiinngg
aapppplliiccaattaa iinndduussttrriiaallmmeennttee ddaa uunn mmoovviimmeennttoo
ppoolliittiiccoo,, aa mmeettàà ssttrraaddaa ffrraa llaa ccoorrppoorraattee iimmaaggee
ddii ssttaammppoo aazziieennddaalliissttaa ee iill ccuullttoo ddeellllaa pprroopprriiaa
ssqquuaaddrraa ddii ccaallcciioo””
RROOBBEERRTTOO IIAACCOOPPIINNII EE SSTTEEFFAANNIIAA BBIIAANNCCHHII,,
LLaa LLeeggaa cc’’èè ll’’hhaa ccrruuddoo
Cravatte, magliette, spille con il distintivo di Alberto da
Giussano, giochi da tavolo, torte, caffè, carta natalizia: essere un
leghista non è solo un modo di pensare, ma un vero e proprio stile di
vita ( e di gadget). Al fine di fortificare la propria comunità di
interessi, il Carroccio non si è mai limitato alla virtualità della
politica: il Verbo del Nord è stato propagandato al pari di un
brand. Un brand da indossare come segno di
riconoscimento per essere accettato nella propria
comunità di riferimento.
Poco più di trent’anni dopo la sua nascita, la
Padania può vantare gadgets che agiscono, più che su un
territorio geograficamente ben definito,
all’interno una comunità etnografica, dotata delle
20 Tutte le immagini dei gadget sono state prese dal sito ufficiale della Lega
Nord: http://www.leganord.org
Figura 4
Orologio "Dialetto"
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
56
stesse credenze, di usi e costumi simili, che si riconosce come
appartenente a una stessa società, diversa da tutte le altre, in primis
da quella italiana. Prima di definirsi una cittadinanza politica, i
celoduristi di Bossi sono una realtà trasversale al sistema politico:
un movimento che ha fatto della preservazione di tradizioni e cultura
una battaglia per il territorio sul territorio.
La Lega è ancora una cultura in via di auto-affermazione, relativamente
giovane, che tenta di rendere la sua semiosfera solida attraverso una
rigida organizzazione interna e una serie di rituali. Le rigide
gerarchie interne però, strutturate a partire dal Senatùr, scendendo
per colonnelli, soci onorari, soci ordinari e semplici militanti,
durante le feste rituali sembrano non esistere.
Durante le feste folcloristiche, sembrano svanire. A
Pontida è infatti possibile intrattenersi a parlare
persino coi colonnelli, o col Senatùr stesso: questo
per rimarcare una presunta diversità dalle
strutture rigidamente gerarchiche degli opulenti
palazzi romani. Ai gazebi dei gadget, o a girare
la polenta, ci sono anche Maroni e Borghezio: i padani sono così
persuasi di non essere tenuti a distanza dal potere.
In realtà la semiosfera leghista è rigidamente organizzata per
classi: il passaggio a una classe superiore richiedere dedizione e
sacrifici. E non è detto che tutto questo paghi: molte sono state
infatti, le vittime dell’ostracismo bossiano. Da Patelli a Miglio, non
c’è scampo per chi tradisce il credo leghista.
Figura 5 Carta da
Regalo Padana
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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3. La Lega come cultura dell’espressione
Il nostro viaggio nella semiosfera leghista ci ha introdotti a
universo culturale che ha scelto di fare di sé un vero e proprio
culto. Ogni atto della semiosfera padana è scandito, regolato e
definito secondo un preciso cerimoniale autocelebrativo.
Il rituale dello “Sposalizio del Po”, il ritrovo di Pontida, l’annuale
ricostruzione storica della battaglia di Alberto da Giussano: tutte
queste autodescrizioni21 non sono altro che una rigida ritualizzazione
delle forme di comportamento interne alla semiosfera padana. Questa è
una peculiarità propria delle culture incentrate sull’espressione. In
questa tipologia di cultura, il problema della natura del rapporto fra
espressione e contenuto ha un’importanza basilare. Ciò è dovuto al
fatto che, in una cultura dell’espressione, si riconosce un
correlazione biunivoca e non arbitraria fra i due piani e
un’influenza del piano dell’espressione su quello del contenuto.
L’immaginario della Lega Nord si presenta come una serie ordinata di
testi, in cui il contenuto è determinato in anticipo dall’espressione.
Basta conoscere la lingua dei Padani per leggere i testi del loro
mondo.
21 Per una definizione di autodescrizione si rimanda al paragrafo
Autodescrizioni: stanchezza di una semiosfera che si autocelebra,
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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QUINTA PARTE
LA LEGA ARRUOLA EL CHE
Figura 6 Tesseramento 2007 Lega Nord sezione di Arzignano . Foto tratta dal
blog www.rolliblog.net
Per creare un mito, è necessario astrarre da diverse occorrenze
del reale un modello, il quale deve essere poi messo in forma per
essere comunicato e appreso all’interno della semiosfera per cui è
stato sviluppato. Il modello ottenuto non si muove sul piano della
realtà, ovvero non vi corrisponde: bensì si muove sul piano
dell’analisi22, grazie alla quale emerge un oggetto che non viene
giudicato mito in sé in base a singoli elementi. Il modello che emerge
dall’analisi è una semantizzazione delle categorie del reale, il quale
presenta una struttura concreta e una astratta. Per dirla con le parole
di Levi- Strauss è langue e parol insieme: la langue rappresenta la
struttura astratta, la parole quella concreta.
22 Questo è l’approccio di Levi-Strauss per l’analisi del mito di Edipo.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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Ciò sta a significare che ogni qual volta cambiamo un particolare di
un mito, ne stiamo fornendo un atto di parole.
Ciò che qui si è operata non è la semplice creazione di un mito, ma
l’accostamento tramite quel concetto poroso che è il confine, di due
semiosfere diverse, in cui ognuna ha il suo mito. Le figure mitiche di
queste semiosfere sono state accostate, un certo insieme di valori B è
stato ricodificato secondo l’alfabeto della semiosfera A ed è stato
riscritto.
La figura di Bossi e quella de El Che sono individuate come oggetti
appartenenti allo stesso rango, considerati come blocchi unitari sotto
la denominazione comune di rivoluzionari per la libertà e considerati
oggetti unici, non ripetibili.
Il Senatùr ed El Che sono stati analizzati non per assurgere a ruolo di
mito (in quanto, secondo le semiosfere di riferimento in cui si
sviluppano, lo sono già), ma per renderli isomorfi, in modo tale da
consentire l’arruolamento di El Che nella Lega Nord.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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1. Bossi: da Il Senatùr a El Gh’è
Come siamo arrivati fino a questo?23
2. Prima fase: da il Senatùr al El Che…
““HHaassttaa llaa VViiccttoorriiaa SSeemmpprree””
ERNESTO DE LA SERNA, in arte EL CHE
““PPeerrcchhéé llaa LLeeggaa ccee ll’’hhaa dduurroo!!!! DDuuuurroooooo!!””
UMBERTO BOSSI, in arte EL GH’È
Per spiegare la trasformazione che ha portato Bossi a essere
riconosciuto come El Che, prendiamo in esempio queste due proposizioni:
23 L’immagine è tratta dal sito del Corriere della Sera:
http://www.corriere.it
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
61
a) Bossi è un rivoluzionario.
b) Bossi è El Che.
Le due proposizioni sono nettamente differenti sia sul piano del
contenuto sia sul piano dell’espressione. Prima di addentrarci in
un’analisi più complessa però, è necessario analizzare i componenti
delle due proposizioni singolarmente. Nel primo caso abbiamo un nome
proprio legato tramite copula a un nome comune; nel secondo abbiamo
due nomi propri messi in relazione da una copula. Individuati i
componenti delle proposizioni, è necessario osservarli all’interno del
sistema in cui si muovono per capirne il valore e i meccanismi
semiotici che li differenziano.
In entrambe le frasi troviamo una copula: nel primo caso la copula è
designa un’ operazione logica di tipo relazionale, in quanto Umberto
Bossi viene incluso nella classe dei rivoluzionari. Dire Bossi è un
rivoluzionario non è altro che attualizzare un costrutto che si muove
nella categoria della metadescrizione, in cui una certa lingua astratta
della descrizione non rende possibile il riconoscimento
dell’isomorfismo fra il mondo descritto e il sistema di descrizione.
Ben diverso è il secondo caso, in cui la copula porta a una vera e
propria identificazione di Umberto Bossi con l’emblema della
Rivoluzione, Il Che. Affermando che Bossi è Il Che, identifichiamo il
leader del Carroccio con l’archetipo stesso del concetto di
rivoluzione. Tale identificazione conduce al riconoscimento di un
isomorfismo fra il mondo descritto e il sistema di descrizione: nel
secondo caso si ha una caratterizzazione di tipo mitologico, nel primo
una di tipo descrittivo.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
62
L’operazione compiuta all’interno della semiosfera leghista è
possibile solo perché ci si sta muovendo all’interno di un sistema
monoliguistico, in cui oggetto descritto e metatesto descrittore
appartengono alla stessa lingua. Ovvero, è possibile arruolare Il Che
nell’esercito Padano poiché esso è un oggetto del mondo descritto per
mezzo di quel mondo stesso, costruito nello stesso identico modo in cui
si sono sviluppate la figura e la storia rivoluzionaria di Umberto
Bossi.
La comprensione dell’assorbimento de El Che nelle fila padane avviene
grazie a un processo di riconoscimento ( o identificazione). Siamo di
fronte a un testo mitologico in cui si ha una trasformazione di
oggetti: tale testo può essere capito solo se viene correttamente
recepito il meccanismo di trasformazione.
Lotman introduce il concetto di coscienza monoliguista e quindi
mitologica, in opposizione a una non mitologica e polilinguista
(tipica della coscienza descrittiva): la prima è lo strumento
necessario per capire il funzionamento di trasformazione che ha
portato Bossi non a essere come El Che , ma ad essere El Che.
Servendoci dello strumento appena introdotto, ovvero della coscienza
mitologica, è così possibile muoversi in un universo mitologico in cui
si verifica un particolare caso di semiosi: il processo di
nominazione.
Per illustrare efficientemente il processo di nominazione, dobbiamo
ricordare che gli attori coinvolti sono nomi propri. I nomi propri non
sono caratterizzati da tratti distintivi ma designano direttamente
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
63
l’oggetto al quale sono applicati24. Essi hanno infatti hanno la
peculiarità di avere funzione tautologica. Partendo da questo
presupposto, è possibile capire cosa davvero si intende con processo di
nominazione secondo la coscienza mitologica. Nella frase b), il nome
proprio El Che è correlato a un personaggio concreto di una diversa
ipostasi: abbiamo quindi una correlazione con un oggetto appartenente a
un'altra ipostasi possibile perché è riconosciuto isomorfismo fra i
due termini coinvolti. Dire che Bossi è El Che vuol dire nominalizzarlo
con tutto ciò che il nome El Che designa.
3. …dal che a el gh’è
La trasformazione non è ancora finita: Il Senatùr sulle magliette
dell’ultimo ritrovo a Pontida non è El Che, ma El Gh’è. Una
differenza apparentemente insignificante, dietro cui, in realtà, sta
una ulteriore ricodificazione de El Che. L’eroe della rivoluzione
cubana è stato ritradotto nella semiosfera leghista attraverso il
dispositivo stereotipante di uniformità per eccellenza: la lingua. È
noto che la lingua del Carroccio è il dialetto del nord (di matrice
celtica), motivo per cui fra i suoi adepti, Bossi non è El Che, ma è
stato ribattezzato El Gh’è.
24 Appunti del corso di Filosofia del Linguaggio, anno 2007-2008, tenuto dal
Prof. Leonardi
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
64
Il nome d’arte di Ernesto Guevara De la Serna è stato ricodificato
attraverso il dialetto (quello lombardo in questo caso), il quale
presenta una particolare peculiarità. Una peculiarità senza la quale
probabilmente questa trasformazione non avrebbe avuto poi così tanto
successo: l’uso dell’articolo determinativo per accompagnare il nome
proprio. Esso, infatti, permette di trasformare il nome proprio in un
oggetto designato noto e concreto. Sin dall’inizio Bossi è noto come
l’Umberto, poi come Il Senatùr: mai, semplicemente, come Senatùr ( o
come semplicemente Gh’è). Differenza sottile ma sostanziale: nella
sfera di significazione dei nomi propri, l’essere accompagnati
dall’articolo determinativo, fa si che si crei una vera e propria
identità fra parola e denotato. Osservato questo fenomeno, Lotman
arriva a una conclusione di primo acchito spiazzante: dal punto di
vista semiotico la coscienza mitica è asemiotica25. Riflettendo sulla
funzione del nome proprio all’interno del mondo mitologico,
effettivamente, si osserva un reciproco mutuarsi: possono essere l’uno
ridotto all’altro. Il mito è personale e il nome è mitologico26.
25 pg 89, Lotman, J. e Uspenskij, B., Tipologia della cultura, Milano,
Bompiani, 1975.
26 V. nota precedente.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
65
4. Le motivazioni per cui la Lega Nord ha scelto
proprio El Che
La scelta di El Che non è stata infatti casuale: Bossi, nella
limitata semiosfera culturale padana in cui si muove, ha molto in
comune con l’icona storica della rivoluzione sociale.
Ad esempio entrambi hanno scritto poesie in giovinezza – certo uno con
maggiore successo dell’altro-. Le tematiche affrontate da Bossi nei
suoi versi e dal Che nei suoi scritti, sono in qualche modo simili, in
quanto raccontano la vita difficile di chi è povero, fa il contadino o
l’operaio, vive emarginato dalla società e fa parte di minoranze
vittime dell’ingiustizia sociale, costrette a lottare tutti i giorni
contro i poteri forti. Inoltre li accomuna lo stesso curriculum di
studi: entrambi hanno frequentato la facoltà di medicina. Uno, Il Che,
ha interrotto gli studi per un lungo viaggio di meditazione che lo
avrebbe segnato per il resto della vita, riuscendo comunque a
conseguire la laurea. L’altro, Umberto Bossi, si è praticamente fatto
da solo: una non molto stabile situazione familiare lo ha costretto a
lasciare gli studi troppo presto. Fra un lavoro saltuario e l’altro è
però riuscito a diplomarsi e a iscriversi alla facoltà di medicina,
superando con successo numerosi esami.
A poco meno di una decina di esami dalla fine, fu folgorato sulla via
di Pavia dal sedicente leader dell’Union Valdôtaine, Bruno Salvadori.
Umberto, come Ernesto, interruppe gli studi: non riuscì però a
riprenderli e a conseguire la laurea poiché il progetto leghista già
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
66
muoveva i primi passi. Umberto Bossi, proprio come Ernesto Guevara De
la Serna – in arte El Che-, è noto ai suoi con un soprannome: per tutti
lui e Il Senatùr.
Ernesto Guevara De la Serna vide attribuirsi il titolo di Che dai
suoi compagni di lotta cubani in Messico. Come tutti gli argentini,
Guevara era solito pronunciare l’allocuzione “che”: essa deriva dalla
lingua mapuche e vuol dire “uomo”. Questo termine però, riacquisito in
Argentina e Urugay, col passare del tempo ha mutato la sua funzione
d’uso, divenendo una sorta di “esclamazione per richiamare l’attenzione
di un altro interlocutore, come una esclamazione simile alla parola
“hey!” ”27 .
Umberto Bossi invece divenne per tutti Il Senatùr la mattina del 15
settembre 1987, quando da “guerrigliero di Cassano Magnago” si
risvegliò senatùr. Alla vigilia del silenzio elettorale per le
politiche del 1987, Bossi si accorge che sulla circonvallazione esterna
di Cremona non ci sono manifesti della Lega. Decide così di rimediare e
attaccare manifesti ovunque sia possibile: è costretto persino a
seminare un’auto della polizia che lo aveva intercettato. Sfuggito alla
cattura, un altro problema si presenta alle porte del voto: nel cuore
della notte, mentre il guerriero attaccava i manifesti a Cremona,
qualcuno si era divertito a staccarli a Varese, Laveno e Vuino. Fu così
che l’Umberto decise di trascorrere tutta la notte di sabato 13 giugno
27 Per maggiori approfondimenti e ulteriori aneddoti riguardanti l’origine
dell’appellativo Che: http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Che_Guevara#Che
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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a riattaccare uno per uno i suoi manifesti elettorali. Fermato dai
carabinieri alla 7 del mattino della domenica seguente, viene graziato
dalla generosità della pattuglia che lo aveva intercettato, e il
giorno dopo si sveglia nelle nuove vesti di Senatore eletto della
Repubblica Italiana: nei panni del Senatùr.
Gli aneddoti sopradescritti sono solo l’humus superficiale che ha
fatto ricadere la scelta di arruolare proprio El Che fra le fila
leghiste. Ciò che conta in questo processo, non è cosa hanno davvero in
comune il rivoluzionario cubano e quello padano, ma cosa sono destinati
ad avere potenzialmente in comune.
La figura di El Che è universalmente nota poiché lottava contro una
potenza imperialista, quella americana, con l’obbiettivo di ridurre le
disparità economiche in America Latina e negli altri paesi in via di
sviluppo. Da sempre riacquisito dalla coscienza mitologica comunista
come icona martirizzata della Lotta per la Libertà dei popoli
oppressi, la figura de El Che è stata riassorbita in un immaginario
pacifista cui poco appartiene. È stata infatti narcotizzata la sua
credenza a oltranza nella libertà per i più deboli, perseguendo anche
la via delle armi. Una narcotizzazione delle sue proprietà semiche che
invece non è sfuggita ai leghisti: pagato caro il pacifismo ideologico
alla fine degli anni 90, il riassorbimento de El Che fra le fila verdi
ha invece riacceso quelle proprietà per lungo tempo sopite. All’icona
rivoluzionaria, entrata nell’immaginario comune come eterno ribelle,
sognatore, poco incline alla mediazione con un mondo privo di giustizia
sociale, la Lega ha restituito quell’aura bellicosa che tanto lo
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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avvicina al Senatùr. Entrambi guerriglieri, entrambi a loro modo anti-
americani, un po’ filosofi un po’ populisti, credono nella loro idea
di giustizia sociale. Peccato che Bossi la riservi solo al popolo
Padano.
Accostata a questo martire della libertà senza tempo, la figura di
Bossi può così essere modellizzata all’interno di un universo mitico,
in cui i criteri temporali e spaziali diventano relativi. L’inclusione
di questo personaggio nella semiosfera leghista, non è solo tesa a
rinsaldare l’identità padana, ma a rimarcarne le origini (come è
tipico in ogni cultura giovane, in via di auto-affermazione), che sono
molto più rosse di quello che si vuole credere
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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SESTA PARTE
FALCE E CARROCCIO
“La Lega c’entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia:
tra la sinistra e la Lega c’è una forte contiguità sociale.
Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia.
È una nostra costola.”
MASASSIMO D’ALEMA, 1995
Anche se il leader dei Red continua a dire che è stato frainteso28,
quella che più di dieci anni fa pronunciò, appare come una profezia
alla luce dei risultati elettorali del 2008.
Difatti, proprio come una certa costola portò Adamo a macchiarsi del
peccato originale condannando l’umanità a conoscere il male, così
questa costola verde ha portato la sinistra a compiere l’abbandono
originale verso i suoi elettori e a conoscere la sconfitta.
La natura della Lega come “costola della sinistra”, per quanto assurda
è innegabile. A partire dal suo leader, Il Senatùr, che nelle sue
interviste non ha mai negato una certa simpatia per alcune tematiche
28 L’ultima smentita c’è stata il 7 gennaio 2009 durante la 49° puntata della
trasmissione Matrix
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
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prettamente di sinistra, come l’antifascismo29 e la condizione degli
operai in fabbrica30.
Per tentare di penetrare la vera natura della Lega alle soglie del
2009, è necessario smettere di guardare il popolo del Carroccio
attraverso la “lente deformata” degli intellettuali31: negarle il suo
statuto di forza del territorio sul territorio non la farà di certo
scomparire. Da movimento fuori dal sistema, lo ha attaccato, vi è
entrato e potrebbe cambiarlo.
1. La semiosfera della Lega Nord alle soglie del 2009
““LLee vvaarriiee ccuullttuurree nnoonn ssii iiggnnoorraannoo,, aannzzii ssii iinntteerrffaacccciiaannoo mmaa,,
ppeerr nnoonn ccoonnffoonnddeerrssii,, hhaannnnoo bbiissooggnnoo cchhee ssoottttoo aallccuunnii
aassppeettttii ppeerrssiissttaa ffrraa lloorroo uunnaa cceerrttaa iimmppeerrmmeeaabbiilliittàà..””
UMBERTO BOSSI cita
LEVI-STRAUSS a un
29 Una delle sue ultime interviste in cui rimarca la natura antifascista del
movimento leghista è quella con Enrico Lucci delle Iene, disponibile sul sito
http://www.iene.mediaset.it
30 Bossi si è sempre riferito agli operai del Nord, ma pur sempre di operai si
tratta.
31 p.259, Aldo Bonomi in Razza Padana, di Signore A. e Trovino A, Milano, Bur
FuturoPassato, 2008
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
71
comizio contro l’immigrazione
clandestina a Milano, dicembre 2001
Il termine semiosfera fu coniato da Lotman sulla falsa riga di
quello di biosfera di Vernadskij: come la biosfera è l’ambiente
biologico necessario all’essere vivente per la sua sopravvivenza, così
la semiosfera è “quello spazio semiotico al di fuori del quale non è
possibile l’esistenza della semiosi” (Lotman, p. 58, La semiosfera,
1985). Più semplicemente, la semiosfera è un grande ambiente
organizzato in maniera peculiare, secondo precisi dispositivi
stereotipanti e modellizzanti, che viene a coincidere con uno spazio di
significazione ben preciso. Così come la biologia si occupa di studiare
le peculiarità della struttura biologica dell’uomo, così lo studio di
una semiosfera permette di articolare, secondo una struttura ben
ordinata, il bisogno dell’uomo di consumare valori, sogni, tradizioni.
Non ci troviamo, infatti, davanti a quella che è stata per lungo tempo
considerata una nebulosa confusa: ogni semiosfera è organizzata secondo
meccanismi ben precisi, che ne permettono la sua conservazione, la sua
organizzazione e il suo sviluppo. Di semiosfera non ne esiste una
assoluta: ogni semiosfera individuata, ogni spazio culturale indicato,
va studiato tenendo presente che può funzionare solo immersa in una
sorta di continuum semiotico, in cui sono presenti altre semiosfere
diverse. Questo insieme di umwelten32 interconnessi, dà origine a ciò
che può essere considerato come un unico grande organismo.
32 termine tedesco che vuol dire “ambiente” o “mondo circostante”.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
72
Solo partendo da questa condizione primaria è possibile studiare un
determinato “spazio culturale”: diversi centri culturali delimitati da
membrane che si intersecano, vengono inglobati o assorbono elementi
dall’esterno, ma esistono solo perché sono immersi in questo continuum
semiotico.
Questa è anche la storia della genesi e dello sviluppo della Lega
Nord, che attraverso un universo culturale organizzato rigidamente
secondo una gerarchia quasi militare, registri di inclusione ed
esclusione, ha costruito la sue mitiche origini e un universo culturale
in cui accogliere una popolazione liquida, orfana della politica.
2. Dispositivi stereotipanti di uniformità
La lingua è il dispositivo stereotipante di uniformità per
eccellenza: La Lega Nord, al suo primo ingresso ufficiale nelle
istituzioni, non si fece sfuggire la ghiotta occasione di rimarcare la
propria identità proprio attraverso la lingua. Giuseppe Leoni, nel
1985, parlò così di fronte al consiglio comunale di Varese: “Sciur
President, cullega ul casciass cagh’emm incoeumm l’è giust quel de
truà un accord da programm ch’a…”. Rompere il codice linguistico della
lingua nazionale, ovvero quella italiana, per contrapporvi il dialetto
lombardo, fu il primo passo della Lega per affermarsi come cultura
diversa da quella legalmente esistente. Il dialetto lùmbard, da
principio, venne a costituirsi come tratto distintivo dello spazio
culturale padano. Dopo l’entusiasmo iniziale però, Bossi si accorse che
non era possibile adottare un solo dialetto come lingua ufficiale della
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
73
Padania – e quindi come dispositivo stereotipante primario-. Non ci si
capiva nemmeno tra Sondrio e Pavia, come si poteva pretendere di creare
un nazione su queste basi? Così entrarono in scena i Celti: “Noi siamo
tutti discendenti dei Celti, non dei Romani. I Celti erano un popolo di
lavoratori, invece i Romani non lavoravano, erano solo un popolo di
guerrieri con un sistema basato sulla schiavitù”, così parlò l’Umberto
a Pontida. Giocando con un patrimonio di idee e simboli, Il Senatùr
aveva trovato anche la radice linguistica comune: tutti i dialetti
della Padania avrebbero infatti una matrice celtica. Fatta la Padania,
sono stati fatti pure i Padani: la scoperta – o l’invenzione- di un
ceppo comune linguistico a tutta la Padania fu per Bossi uno dei primi
tasselli fissati nella creazione della mitologia padana. Era stato
così trovato- o creato- il dispositivo stereotipante primario giusto.
Giusto a tal punto che anche El Che, per essere arruolato nelle fila
lombarde, è dovuto divenire El Gh’è.
All’interno di un sistema culturale, la lingua svolge il ruolo di
dispositivo stereotipante primario, in quanto fornisce ai membri di
quel determinato spazio culturale il senso della struttura. “Costringe”
i membri di quel gruppo a decodificare il mondo secondo una determinata
serie di strutture ordinate, senza le quali sarebbe impossibile la
circolazione delle informazioni.
Il rapporto tra cultura e linguaggio naturale è uno degli aspetti
principali della semiotica della cultura: l’influenza del linguaggio
sulle forme culturali è innegabile. Privare una semiosfera del suo
linguaggio, del sistema segnico attraverso cui si esprime e che le
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
74
garantisce ordine e stabilità, è mutilare la natura stessa di quella
semiosfera.
3. Dispositivi modellizzanti secondari
Ogni spazio culturale non è però modellizzato solo sulla base della
lingua naturale: ogni umwelten, infatti, è poliglotta, ovvero possiede
altri linguaggi che circolano nella cultura. Essi sono i così detto
sistemi modellizzanti secondari: religione e arte ne sono gli esempi
più banali.
La cultura leghista conta al suo interno
diversi sistemi modellizzanti: denaro e
religione sono senz’altro i più
interessanti. Entrambi i linguaggi hanno
riassorbito al loro interno elementi della
semiosfera imperialista che assedia la
Padania, ovvero molto della semiosfera
italiana. Le “leghe”, moneta padana che
agli annuali ritrovi di Pontida ha valore
legale per acquistare gadget e prodotti tipici padani, riprendono i
caratteri della allora vecchia lira: non troviamo però Galileo Galilei
o Marco Polo, bensì il volto fiero del Senatur in compagnia del
condottiero Alberto da Giussano.
Più complesso è il caso della religione. Bossi, da sempre
anticlericale, si è dovuto piegare all’evidenza dei fatti: l’influenza
della Chiesa di Roma sul voto è troppo forte per farsela nemica. Da
Figura 7 Banconota leghista.
Imm. tratta dal sito
www.ebay.it
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
75
principio però Il Senatur aveva forgiato anche il credo dell’uomo
padano. Una religione che è stata più volte contestata all’interno
della Lega stessa dai più conservatori, come Borghezio, perché a
rischio paganesimo. Il culto affondava le sue radici sia nel
cristianesimo sia nei riti celtici. Dal cristianesimo riprendeva
l’ordine e la gerarchia, mentre dai Celti il rispetto per la natura.
Il paganesimo che ancora serpeggia nel cattoleghismo, attualmente,
viene volutamente ignorato dalla Chiesa, che ha capito la forza di un
movimento comunque legato alla tradizione e alla difesa della famiglia
e della vita. Narcotizzate le componenti xenofobe e pagane, la
comunità di interessi della Padania va ad intersecarsi con quella
cattolica. Strano ma vero, lo dirà la stessa Rosy Bindi: “Una parte del
voto cattolico è finito alla Lega. E non si capisce perché.”
Il perché è molto semplice: il confine di una semiosfera è un
concetto poroso e mutevole, una categoria di separazione e contatto al
tempo stesso. Essendo immerso in un continuum semiotico, esso non può
essere costantemente fisso, ma può spostarsi e talvolta lasciare
includere elementi dall’esterno e far uscire elementi che prima erano
interni. È una barriera che assume lo stato fisico della società che
contiene: se contiene una società liquida, sarà una barriera liquida,
soggetta a possibili contaminazioni con altri liquidi provenienti dalle
altre semiosfere.
Questo è quello che è successo sia alla semiosfera leghista sia a
quella cattolica. La Lega, alla soglia delle politiche del 2008, temeva
di essere cancellata dal nuovo sistema bipolare- ed essere così
assorbita nel Popolo delle Libertà-; la Chiesa d’altro canto, non
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
76
potendo contare più su Casini come leader forte a difesa della vita,
aveva bisogno di un rappresentate politico valido: eliminato a priori
Giuliano Ferrara, il cavallo vincente non poteva che rimanere il
partito più vecchio d’Italia, la Lega Nord. Da sempre difensore delle
tradizioni e della famiglia, la Lega ha volentieri ampliato la sue
semiosfera accogliendo le ragioni della Chiesa, e raccogliendo così
anche le sue preferenze di voto. Inoltre, anche un altro elemento
hanno avvicinato le due semiosfere: l’intesa comune contro l’avanzare
dell’Islam.
Il nemico comune da combattere, l’Islam, ha fatto intersecare la
comunità leghista ai valori della Chiesa: un idillio per ora
elettoralmente stabile, ma non duraturo. C’è un motivo se le due
semiosfere, per quanto abbiano un nemico comune e promulghino una
storica difesa della famiglia e delle antiche tradizioni sono diverse:
la matrice xenofoba e razzista della Lega. Una natura che la Lega non
può rinnegare. Può scegliere di narcotizzarla per “catturare più topi”,
ma questo è un gatto che perde il pelo ma non il vizio33.
4.La modellizzazione del tempo
““NNeell mmoommeennttoo sstteessssoo iinn ccuuii ssii aarrrriivveerràà aall FFeeddeerraalliissmmoo
llaa LLeeggaa ssii sscciioogglliieerràà,, iioo ssaarròò pprrooiieettttaattoo
33 Il vizio è rimasto eccome: basta vedere la recente proposta del Ministro
dell’Interno Maroni di prendere le impronte digitali dei bimbi rom. Iniziativa
bollata da “Famiglia Cristiana” come “xenofoba e razzista”.
Valentina Vellucci
Discipline semiotiche
77
ffuuoorrii ddaallllaa ppoolliittiiccaa.... iinn uunn cceerrttoo sseennssoo
aabbbbiiaammoo pprrooggrraammmmaattoo llaa nnoossttrraa mmoorrttee””
UMBERTO BOSSI
Una nazione nasce nel momento in cui se ne può indicare la radice:
niente radici, niente esistenza. Senz’altro la Lega Nord ha lottato
molto per rimarcare la propria identità di popolo del Nord, inventando
una vera e propria cosmogonia padana: i “Quaderni Padani” hanno
raccolto minuziosamente tutti gli elementi che indicano la nascita del
popolo del Nord. Ciò che ha un inizio ha la dignità di esistere.
Così, come banalmente ai bambini viene fatto festeggiare il proprio
compleanno con i parenti sin da quando sono piccoli, come la nostra
carta di identità riporta il nostro luogo e data di nascita, allo
stesso modo la Lega celebra quasi morbosamente le sue origini, per non
dimenticarsi e non far dimenticare ai padani chi sono e da dove
vengono. Le categorie di “inizio” e “fine” sono il punto di partenza
attraverso il quale, in una cultura, possono svilupparsi costruzioni
sia spaziali che temporali34. Se un popolo ha una storia, allora ha
il diritto di essere riconosciuto come tale. In caso contrario non ne
viene riconosciuta l’esistenza, ma viene anzi considerato come “non
portatore di alcuna soggettività”: motivazione che spesso accompagna il
processo di costruzione del nemico esterno da parte della Lega Nord.
34 p. 136 Lotman, J. e Uspenskij, B., Tipologia della cultura, Milano,
Bompiani, 1975.
La Lega Nord fra Fascio e Martello
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  • 1. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 1 Sommario Nota introduttiva (bozza) ............................................ 4 Prima Parte .......................................................... 6 Politicamente scorretto .............................................. 6 1. La campagna per le politiche del 13 e 14 aprile 2008 ............. 6 2. Paese legale, paese reale… e paese Malato ......................... 7 3. Società liquida, malattia liquida e vaccino liquido .............. 8 4. I punti chiave della campagna elettorale del 2008 ................. 9 Seconda Parte ....................................................... 11 La Lega attraverso i manifesti ...................................... 11 1. L’indiano padano ................................................ 11 L’ideologia del rifiuto dell’ideologia .............................. 16 Terza Parte ......................................................... 21 La Lega attraverso gli spot elettorali .............................. 21 1. Opposizioni, isotopie e gerarchizzazione dei percorsi di senso negli spot ................................................................ 23 2.Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro il Clandestino ................. 25 3. Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è Roma ........................ 31 4.Quando gli Altri sono le Regioni d’Italia ......................... 33 4.2 “Noi vs. gli Altri”. Quando gli Altro sono Roma/le altre regioni d’Italia: programma narrativo, modalizzazione e universo passionale** 35
  • 2. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 2 5. Voce off e musica nella campagna 2008 della Lega Nord ............ 39 6. Enunciatore modalizzato, estesia e pubblicità mitica** .......... 41 Tra il mitico e il sostanziale: “I have a dream” ................... 43 7. “Più lontani da Roma più vicini a te”: strategia comunicativa, claim questione dello spazio ....................................... 47 8. Enunciazione vocale, enunciazione visiva e prova di commutazione ( da rifare con altri spot)** ......................................... 49 Quarta Parte ........................................................ 53 La Lega e il populismo .............................................. 53 1. I muri sono i libri del popolo ................................... 53 2. La Lega e il merchandising: essere fan di una semiosfera ....... 55 3. La Lega come cultura dell’espressione ............................ 57 Quinta Parte ........................................................ 58 La Lega arruola El Che .............................................. 58 1. Bossi: da Il Senatùr a El Gh’è ................................... 60 2. Prima fase: da il Senatùr al El Che… ........................... 60 3. …dal che a el gh’è .............................................. 63 4. Le motivazioni per cui la Lega Nord ha scelto proprio El Che ..... 65 Sesta Parte ......................................................... 69 Falce e carroccio ................................................... 69 1. La semiosfera della Lega Nord alle soglie del 2009 .............. 70 2. Dispositivi stereotipanti di uniformità .......................... 72
  • 3. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 3 3. Dispositivi modellizzanti secondari .............................. 74 4.La modellizzazione del tempo ...................................... 76 5. Autodescrizioni: stanchezza di una semiosfera che si autocelebra . 78 6. Automodelli e culture grammaticalizzate .......................... 80 7. La Lega vs l’Altro ............................................... 82 Settima Parte ....................................................... 85 Ottava Parte ........................................................ 86 Maitré:l’ambiguità delle parole chiave* ............................. 88 Nona Parte* ......................................................... 89 Il Carroccio fra Fascio e Martello .................................. 89 La gallina dalle uova d’oro: processi di traduzione fra una semiosfera e l’altra* .......................................................... 89 Decima Parte ........................................................ 90 Sicurezza e Territorio* ............................................. 90 Bibliografia ........................................................ 96
  • 4. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 4 Nota introduttiva (bozza) ““NNoonn iimmppoorrttaa ssee uunn ggaattttoo èè bbiiaannccoo oo nneerroo,, ffiinncchhéé ccaattttuurraa ii ttooppii”” DENG XIAOPING È proprio vero: non importa il colore. Basta che il gatto incaricato acchiappi i topi. O per lo meno, è essenziale che si conquisti la fiducia necessaria, affinché il padrone lo ritenga in grado di farlo. E a quanto pare, il gatto Verde della Lega Nord, deve essere sembrato parecchio capace ai padroni del voto. I risultati del Carroccio alle ultime elezioni sono stati a dir poco epocali: il partito di Bossi ha ottenuto uno schiacciante 8,297%1 che lo ha portato ad essere, di fatto, il terzo schieramento politico nel panorama italiano. Per un partito che all’origine fu etichettato come “una grottesca deformazione del localismo, una sorta di degenerazione folcloristica della politica, una manifestazione conclamata di arretratezza, residuo preindustriale sopravvissuto nelle campagne dove la modernizzazione 1 8,06% al Senato e 8,30% alla Camera. Dati pervenuti dal sito http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/
  • 5. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 5 aveva inciso solo sulla superficie”2, dato più volte per spacciato, o peggio prossimo all’estinzione, un risultato più che soddisfacente. Soddisfacente non per le cifre in sé ottenute, ma perché quei numeri sono bacini di fiducia che una volta appartenevano a un elettorato di sinistra, che pian piano si è riversato nella semiosfera pulsante della Lega Nord. In una campagna elettorale all’insegna del politically correct, la Lega Nord si è distinta per l’attuazione di una strategia comunicativa eversiva, capace di restituire un universo di valori condiviso agli elettori orfani di Falce e Martello. DA COMPLETARE CON -RIFERIMENTI SEMIOSFERA DELL’ALA XENOFOBO CONSERVATRICE DELL’ITALIA 2 Giuseppe Berta, Nord, Mondatori, Milano 2008
  • 6. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 6 PRIMA PARTE POLITICAMENTE SCORRETTO 1. La campagna per le politiche del 13 e 14 aprile 2008 La campagna elettorale delle elezioni politiche 2008 è stata etichettata dai politologi italiani come la più noiosa del nostro secolo3. Noiosa soprattutto se confrontata a quella del 2006, in cui era stata attuata una vera e propria “grotteschizzazione” del leader dell’Unione Prodi, metà mostro metà brigatista, e dei suoi collaboratori.4 Walter Veltroni, Segretario del Partito Democratico, nell’ultima campagna elettorale ha persino evitato di pronunciare il nome del suo avversario, per evitarne una demonizzazione: fingere che Berlusconi e il conflitto di interessi non esistessero non lo ha però aiutato a giungere alla vittoria. Come vedremo anche in seguito, rifiutare l’esistenza di un'altra semiosfera non sempre porta alla vittoria. Quella del 2008 è stata quindi una campagna moderata, all’insegna del “politicamente corretto”, in cui l’Italia delle piazze di Grillo, 3 Campana G,“ Una campagna noiosa: rischio astensionismo” da Il Sole24ore del 26/03/08 4 Basta ricordare il caso della commissione Mitrokhin che pretendeva di aver trovato prove del coinvolgimento di Romano Prodi nell’assassinio di Aldo Moro. Per maggiori approfondimenti si rimanda a Gomez P., Travaglio M., Se riconosci li eviti, Milano, Chiarelettere 2008
  • 7. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 7 dei movimenti e dei girotondi, quella contraria ai privilegi dei parlamentari, teledipendente ma non troppo, che vive e muore in fabbrica, è stata lasciata senza patria. Una campagna ideale per trovare fiducia nel popolo del Senatùr. 2. Paese legale, paese reale… e paese Malato ““IIll CCaarrrroocccciioo pprreennddee mmoollttii vvoottii ppeerrcchhéé ddeennuunncciiaa llee pprreeppootteennzzee ddeeii ppootteerrii ffoorrttii..”” SERGIO CHIAMPARINO, Sindaco di Torino, 2008 ““LLaa PPaaddaanniiaa eessiissttee ee ssiiaammoo nnooii”” SERGIO COFFERATI, Sindaco di Bologna, 2008 La vecchia Italia, divisa fra i blocchi ideologici di fascismo e comunismo, si è ormai estinta: se ne trovano rari esemplari solo in qualche circolo del PCI e, forse, nelle edicole dove ancora spopola la vendita di videocassette (e ci tengo a sottolinearlo, videocassette, non dvd) sulla storia del Duce. Alla luce delle elezioni del 2008, quella che davvero c’è e l’Italia che arriva solo fino alla terza settimana, che ha paura di uscire perché ormai siamo invasi dai rom, quella dei precari, dei sindaci eletti con i voti di sinistra che però fanno gli sceriffi, quella che non trovano lavoro perché quelli vengono qui a togliercelo. La Bologna e la Milano degli stupri, la Roma dei violenti tentativi di scippo, la Napoli della mozzarella di bufala alla diossina, l’Italia delle stragi del sabato sera causate da qualche
  • 8. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 8 marocchino ubriaco5 , della casta e dei furbetti del quartierino. Non paese reale, non paese legale, non più fascisti, non più comunisti: solo un paese Malato. 3. Società liquida, malattia liquida e vaccino liquido ““IIll mmoonnddoo sseemmbbrraa uunnaa ggrraannddee iinnccuubbaattrriiccee ddii ppaauurree cchhee ppaarraalliizzzzaannoo ee pprroovvooccaannoo vviissiioonnii ddiissttoorrttee ddeellllaa rreeaallttàà”” ZIGGY BAUMAN, Paura liquida In uno dei suoi saggi più recenti, “Modernità liquida”, Ziggy Baumann utilizza il concetto di società liquida per spiegare le dinamiche di una società post-moderna che ha l’11 settembre nel DNA. Una società malata di paura, che non riesce a mantenere solidamente leggi e relazioni stabili nel tempo. Proprio come un liquido, la società post-moderna assume la forma che il contenitore le dà: che poi il contenitore sia la SARS, l’influenza aviaria, la crisi dei mutui o un attentato in metropolitana dall’altra parte del mondo, non importa. La società liquida prende la forma che più aggrada alla fobia del momento. E se la società liquida si dimostra resistente a 5 Le espressioni in corsivo sono quelle più gettonate nei titoli di Studio Aperto nel periodo elettorale, secondo un piccolo monitoraggio fatto da me e dai miei coinquilini
  • 9. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 9 sensibilizzarsi sulla tematica emergente, tanto da non prendere esattamente la forma del contenitore destinatole, ci pensano i media ad aumentar la pressione e a far tornare allo stato liquido i legami a idrogeno di questa società continuamente esposta al rischio. Nelle cabine elettorali, il 13 e il 14 aprile, è andata a votare un’ Italia liquida, di cui paura e insicurezza sono la malattia. E la Lega non ha fatto altro che proporre un vaccino. Insomma, se l’Italia è malata, la malattia in questione non si chiama Lega, si chiama paura. Una paura che si declina con il razzismo, la xenofobia, l’ignoranza, il qualunquismo e il populismo. Ma la Lega non l’ha fatta ammalare: ha solo creato il nemico comune ideale da cui difendersi e ne ha proposto la cura. 4. I punti chiave della campagna elettorale del 2008 La Lega Nord ha basato la sua campagna elettorale su una sola parola: SICUREZZA. Ha poi scelto di articolare la sua strategia su tre fronti: a) NO all’indulto di Prodi che rimesso in libertà un sacco di criminali; b) NO all’invasione dei clandestini perché vengono qui solo per delinquere (punto che poi si trasformerà in una vera e propria campagna anti-rom); c) No a Roma Ladrona.
  • 10. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 10 Il Carroccio si propone come NO a tutto quello che per il senso comune è stato causato dalla debolezza e dall’instabilità di Prodi. Si pone come segno di marcata discontinuità: parla alla “pancia” del paese, antropomorfizza il nemico e si propone come solo e unico partito al di fuori del sistema del bipolarismo voluto dai poteri forti. (sotto: alcuni manifesti della campagna elettorale 2008 della Lega Nord, una vera campagna per immagini)
  • 11. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 11 SECONDA PARTE LA LEGA ATTRAVERSO I MANIFESTI 1. L’indiano padano Bisogna ammetterlo: anche se il manifesto non è un’idea originale del popolo del Carroccio, si deve riconoscere il merito al Senatùr e ai suoi prodi di averlo utilizzato al momento giusto. Questo cartellone politico, che in realtà appartiene alla campagna elettorale 2007 della Lega dei Ticinesi, è stato senz’altro uno dei più discussi delle scorse elezioni. Lo stesso Ignazio LaRussa, appassionato da sempre della cultura degli Indiani d’America, a tal punto da chiamare i suoi figli Geronimo, Lorenzo Kocis e Leonardo Apache, non avrebbe saputo fare di meglio. Figura 1 Manifesto elettorale Lega Nord, tratto dal sito http: //www.leganord.org
  • 12. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 12 Il faccione sorridente a trentaquattro denti del Silvio nazionale, l’obamiano Walter e poi la pietra dello scandalo: quest’indiano padano che campeggia sui muri della Padania, pronto a ergersi a simbolo della Padania invasa. La struttura del manifesto è in sé semplice: il volto di un capo tribù compare su sfondo giallo pagliericcio, probabilmente utilizzato per richiamare il colore della terra vicino ai corsi d’acqua (quindi il colore tipico della terra su cui sorgevano gli accampamenti indiani). Il volto non è frontale: l’Indiano non guarda noi ma all’umiliazione subita vedendo violata e depredata la propria terra. Tale umiliazione impedisce loro di poterci guardare frontalmente perché sono degli sconfitti. Dunque la figura dell’indiano può essere letta come quella dello sconfitto, o riletta come vittima. Ovviamente, vittima dell’immigrazione “clandestina” dei padri pellegrini provenienti dall’Inghilterra. Rozzi stranieri arrivati su una carretta della speranza, chiamata per l’appunto MayFlower. Hanno imposto la loro cultura, le loro tradizioni, attuando una colonizzazione violenta, che ha portato alla dissoluzione del modo di vivere degli Indiani e li ha confinati nelle riserve. In che maniera però, la condizione in cui si è trovato l’Indiano d’America dovrebbe rappresentate anche quella in cui si trova la Padania? Cos’hanno in comune la Padania e gli Indiani d’America? Perché un Padano dovrebbe riconoscersi nella condizione dell’Indiano d’America, che da sempre è un baluardo di libertà della sinistra italiana? Con quale fine? Il tentativo è quello di equiparare la condizione dell’Indiano d’America a quella dell’Indiano Padano, col fine di dotare l’Indiano
  • 13. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 13 Padano dello stesso diritto di difesa e autodeterminazione che la sinistra riconosce a quello d’America e, in questo modo, guadagnarne i voti. Per fare questo è necessario creare una sorta di solidarietà fra le due figure. Il processo che rende possibile questa operazione passa attraverso la risemantizzazione all’interno della semiosfera leghista dell’Indiano d’America, a partire dalla sua semiosfera di partenza, quella di sinistra. Esso si basa sulla trasduzione da un sistema all’altro di un automodello dell’immaginario: i valori che operano sono comuni a entrambi gli spazi culturali, solo che alcuni sono espliciti, mentre uno è latente. Ideali di base della sinistra giovanile sono infatti la contrarietà alla globalizzazione, l‘anti-americanismo e la pace ideologica. Valori non di base ma che trasversalmente hanno attraversato il movimento padano sono l’antiamericanismo e la pace ideologica. Fu Bossi uno dei pochi a scagliarsi nel 1996 contro l’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, per aver concesso, senza l’autorizzazione del Parlamento, l’utilizzo delle basi Nato agli Americani per bombardare i Balcani. Un anti-americanismo e un pacifismo ideologico pagati cari alle successive elezioni, ma che fanno comunque parte dell’ assiologia della Lega Nord. Come l’Indiano d’America rappresenta nell’immaginario comune la vittima violata e privata della sua terra da conquistatori senza scrupoli, che fecero da padroni lì dove invece erano solo ospiti, così quell’Indiano Padano diviene emblema di una identità profanata, che rischia di vedere usurpata la propria terra e cancellate le proprie credenze se non correrà ai ripari. Dopotutto la Storia insegna, anche
  • 14. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 14 se talvolta viene riscritta secondo un prospettivismo decisamente distante dal reale, per divenire strumento del potere finalizzato a galvanizzare le masse: “Chi possiede il passato possiede il futuro”, disse Bossi citando l’autore di “1984”al Congresso Federale della Lega Nord il 29 marzo del 1998. La riacquisizione del dramma degli Indiani d’America si è mossa, però, anche sulla base di un altro valore comune alle due semiosfere: in una, quella di sinistra, è spesso narcotizzato, in quella leghista è uno dei vessilli di battaglia. Si tratta dell’ethnos. L’ethnos non è altro che quella categoria che la politica italiana continua a rileggere secondo un prospettivismo distorto, che passa da una semiosfera di destra a una di sinistra, a seconda del soggetto che ne viene ricodificato. Quando si parla delle radici dell’Occidente, delle sue tradizioni, l’ethnos è una cosa di destra, poiché elemento base per costruire una politica razzista e xenofoba. Quando però è la categoria di un popolo oppresso, come il Tibet o gli Indiani d’America, quella che deve essere ricodificata, le cose cambiano: l’ethnos diventa sinonimo del diritto di un popolazione a essere riconosciuta come tale, quindi di essere libera di autodeterminarsi. Il concetto di ethnos è presente sia nella cultura di destra sia in quella di sinistra, solo che ognuna delle due semiosfere lo traduce come meglio crede. Nella sinistra è un concetto latente che si applica solo a popolazioni oppresse: il diritto di autodeterminazione appartiene solo a loro. La Lega Nord non ha fatto altro, sin dalla sua origine, che risematizzarsi socialmente come popolo oppresso: da qui il diritto di
  • 15. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 15 autodeterminarsi ed essere riconosciuto come popolo esistente. Sfruttando la trasversalità di questo valore nella semiosfera di sinistra, la Lega se ne è appropriata, insieme ai relativi voti. Per non scontentare poi nessun tipo di elettorato, è bastato dare in pasto a Borghezio il concetto di ethnos, per ritradurlo secondo il prospettivismo tanto caro a una destra xenofoba e razzista: questa è la dimostrazione che la politica dei Valori in Italia ormai è un’arte schiava del relativismo. Nessun valore può essere ormai associato a una determinata fazione politica: la battaglia ideologica fra comunisti e fascisti è ormai passata, lasciando sul campo le carcasse vuote dei valori, che rimodellizzati con il dispositivo giusto, possono conquistare qualsiasi bacino di fiducia.
  • 16. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 16 L’ideologia del rifiuto dell’ideologia Figura 2 Manifesto elettorale Movimento Giovani Padani, tratto dal sito http://www.giovanipadani.com Il movimento studentesco padano si pone come alternativa concreta alle ideologie dei sistemi totalitaristici maggiori, causa di milioni di morti. Votare Lega Nord, secondo quanto promulgato nel manifesto del MSP, è uno status che pone l’elettore al di là dell’essere semplicemente di destra o di sinistra. Il messaggio confezionato in questo slogan è incentrato sul riposizionamento della Lega Nord come entità al di là della visione ordinata e parziale delle ideologie storiche. Nazismo e comunismo sono posti sullo stesso asse valoriale: qualificati come estremamente disforici, sono identificati come la causa di milioni di morti.
  • 17. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 17 Qual è in concreto, la proposta dei Giovani Padani per uscire dal gregge? Leggendo fra le maglie della retorica che sottostà all’enunciato esortativo del manifesto propagandistico, si svela la natura della proposta padana. I semi di matrice politica /destra/ e /sinistra/ vengono occultati, al di fine di condurre sullo stesso piano valoriale nazismo e comunismo. Ignorando apertamente la tradizione storico culturale italiana – in cui il sistema totalitaristico di destra ha avuto un ruolo chiave- , nazismo e comunismo diventano la stessa identica cosa: macchine di morte insensate e a-storiche. Decontestualizzate e deculturalizzate al fine di nascondere la natura contraddittoria del campo semantico appena costruito. Ci si trova di fronte a quella che Eco (1975)ha più volte definito inventio ideologica, ovvero una “serie di asserti semiotici basati su punti di vista precedenti (espliciti o meno), sulla scelta di selezioni circostanziali che attribuiscono una data proprietà a un semema (Eco, 1975). Tale operazione è volta a ignorare le contraddizioni interne allo spazio semantico in cui si articola il ragionamento messo in atto. Una volta istruito questo apparentemente perfetto e innovativo campo semantico ad hoc per l’elettore, la soluzione proposta dal MSP appare più che semplice: votare Lega per uscire dal gregge e cancellare i simboli dello sterminio. Questa esortazione porta in grembo due proposte, l’una più pericolosa dell’altra. Non si propone semplicemente di dire stop alle ideologie storiche aderendo a un’altra ideologia, quella leghista. Si
  • 18. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 18 riconduce la diversità ( non essere come il gregge) con una proposta di cancellazione dei simboli delle ideologie. In primo luogo, è più che contraddittorio proporre all’elettore di uscire da un universo ordinato e parziale come quello del gregge, per farlo rientrale in un altro “apparentemente” nuovo, che si muove sulle stesse logiche di mutismo sulle proprie differenze interne. La diversità dovrebbe infatti corrispondere a un invito alla critica sociale, a una stimolazione del pensiero trasversale capace di accettare le contraddizioni intrinseche del proprio spazio semantico. Il messaggio della Lega in questo manifesto propone una forma di pensiero trasversale che altro non è che un’altra ideologia: quella padana. La pericolosità maggiore della proposta padana riposa, però, nell’ idea di una cancellazione dei simboli storici dei totalitarismi di destra e sinistra. Privare la propria semiosfera culturale dei simboli storici che ne costituiscono la spina dorsale, vuol dire lobotomizzarne l’apparato culturale, procedendo a una progressiva rivisitazione dell’universo di significato. Il verbo “cancellare” deriva dal francese chaceler e dal latino cancellare: la sua etimologia lo ricollega, più precisamente, al termine “cancello”6, la cui radice greca kak, kank si rifà a qualcosa che lega, cinge come un muro7. Non si sta parlando di una semplice eliminazione, ma di una ver a propria forma di dimenticanza indotta, 6 Dizionario etimologico on line, http: //etimo.it 7 http://www.etimo.it/?term=cancello&find=Cerca
  • 19. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 19 volta ad alzare un muro fra una cultura e la sua storia. Cancellare ponendo una barriera interna alla società, un limite oltre il qualche sta la materia costitutiva della cultura condivisa della comunità stessa: la memoria. Cosa si cela dietro una proposta di cancellazione di simboli storici? Non si propone semplicemente l’ennesimo asserto ideologico mascherato da esortazione rivoluzionaria. I simboli di una data cultura storica la costituiscono in quanto dispositivi di senso condivisi. Cancellare la svastica nazista o la falce e il martello comunisti, non può fare altro che portare a una pericolosa dimenticanza. Un vuoto culturale nella memoria storica condivisa che potrebbe essere pericolosamente riempito da altri simboli di morte, prudentemente mascherati da inoffensivi agnelli che escono dal gregge per essere diversi. 2.1 Semiotica e Memoria: il problema della memoria condivisa e i rischi della sua negazione Per questa sezione ho chiesto alla Professoressa Demaria di poter lavorare sulle categorie di revisionismo storico utilizzate dalla Lega per raccontare la sua personalissima versione degli Anni di Piombo e de terrorismo in Italia. Ciò a partire dal documentario Camicie Verdi (presente nel CD) in cui la Lega si pone come vittima sia dello Stato sia di gruppi terroristici.
  • 20. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 20 A livello teorico sto utilizzando gli strumenti forniti dal testo Semiotica e Memoria,inserito in bibliografia
  • 21. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 21 TERZA PARTE LA LEGA ATTRAVERSO GLI SPOT ELETTORALI Primo spot “ A casa nostra decidiamo noi, non l’ultimo arrivato. Chi viene da noi deve lavorare e rigare dritto. Tolleranza zero (comparsa della scritta «tolleranza zero») con chi non rispetta le regole ed espulsione immediata dei clandestini. Più lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”. Secondo spot “ Se le regioni del Nord si mettessero insieme come un cantone svizzero, saremmo la comunità più ricca d’Europa, con i migliori servizi al mondo. Questo è il federalismo (comparsa della scritta «questo è il federalismo»). Più lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”. Terzo spot “ Se le regioni del Nord si mettessero insieme, saremmo la comunità più ricca d’Europa, con i servizi migliori al mondo e con il federalismo avremmo gli stessi vantaggi di una regione a statuto speciale come il Trentino ( comparsa della scritta «regione a statuto speciale»). Più lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della scritta «Più lontani
  • 22. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 22 da Roma, più vicini a te» e logo della Lega Nord). Vota Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”. Quarto spot “Facendo restare una parte delle tasse al Nord, tutti gli ospedali, le strade, le scuole e le infrastrutture di cui abbiamo bisogno, ce le facciamo da soli. Alla faccia di Roma (comparsa della scritta «alla faccia di Roma»). Più lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota Lega Nord” (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»). Quinto spot “Chi viene in casa nostra, ci viene per lavorare e per rispettare le regole. Rispediamo al loro paese i lazzaroni e i delinquenti: chi sbaglia paga! Ferma l’invasione (comparsa della scritta «Ferma l’invasione»). Più lontani da Roma, più vicini a te (comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te» e logo della Lega Nord). Vota Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”. Sesto spot “ Se solo una parte delle nostre tasse restasse al Nord, vivremmo in un paese più ricco della California, più efficiente della Germania e più sicuro della Svizzera. Questo è il federalismo (comparsa della scritta «questo è il federalismo»). Più lontani da Roma, più vicini a te
  • 23. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 23 (comparsa della scritta «Più lontani da Roma, più vicini a te»). Vota Lega Nord (comparsa della scritta «Vota Lega Nord»)”. Il corpus di spot presi in esame, costituisce la raccolta dei messaggi elettorali autogestiti della Lega Nord andati in onda con maggiore frequenza su emittenti private (fra cui TelePadania) del nord Italia, in occasione delle politiche del 2008. Gli spot, della durata media di 30’’ ciascuno, sono stati studiati secondo categorie di analisi semiotica, al fine di osservare i meccanismi di produzione di senso e le dinamiche comunicative sottostanti a quelli che apparentemente sembrano solo degli sketch politico-informativi dal montaggio convulso. 1. Opposizioni, isotopie e gerarchizzazione dei percorsi di senso negli spot8 Al fine di procedere secondo un corretto approccio metodologico al corpus scelto, in primo luogo si è proceduto alla ricerca delle opposizioni rintracciabili all’interno dei testi . L’opposizione più evidente a livello attanziale è di tipo relazionale. È quella costruita secondo l’opposizione “Noi vs. gli Altri”: “gli Altri” costruiti negli spot, sono di volta in volta figurativizzati nell’ Altro= Clandestino, Altro= Roma ( e il modo di fare politica di Roma) e l’Altro=Altre Regioni d’Italia. Procedendo nello studio del corpus è possibile inoltre individuare 8 Roberta Abate e Valentina Vellucci
  • 24. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 24 o l’opposizione topologica “Lontano vs. Vicino”, legata sempre a quella dominante “Noi vs. gli Altri”, enunciata nel claim dello spot: “Più Lontani da Roma, più vicini a te”. o l’opposizione “Sicurezza vs. Instabilità”, legata sempre a doppio filo con quella dominante del “Noi vs. gli Altri”; o l’ isotopia economica, legata al lavoro e alla ricchezza, sostenuta dall’opposizione “Appropriazione vs. Spoliazione” ; o l’opposizione “Efficienza vs. Incompetenza”, dipendente da quella principale e dall’isotopia economica legata al lavoro e alla ricchezza. È inoltre connessa alla modalizzazione dell’anti-soggetto Roma/altre regioni d’Italia e al loro investimento disforico o l’ isotopia della “Guerra urbana”. Attraverso una analisi lessicale del corpus, è possibile ritrovarvi termini appartenenti a un gergo prettamente bellico
  • 25. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 25 2.Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro il Clandestino Espressione - Di fronte - Fermo immagine - Gruppo ordinato, sorridente e compatto - Di spalle - Montaggio discontinuo - Moltitudine ammassata e disordinata - Comparsa scritta “tolleranza zero” - /Tolleranza/ in grassetto - /Zero/ normale - A casa nostra decidiamo noi Più che di marche dell’enunciazione verbale, in questo caso si osserva la costruzione di una vera e propria strategia denigrativa atta a far divenire sinonimi i termini /clandestino/ /lazzarone/ /delinquente/ e /ultimo arrivato/ contenuto Noi/popolo padano Gli Altri/Clandestini Noi/popolo padano Gli Altri/Clandestini Marche di enunciazione visiva Marche di enunciazione verbale
  • 26. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 26 2.1 “Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è il Clandestino: dal tematico al figurativo9 A livello figurativo, è molto netta la distinzione fra il Noi che rappresenta il popolo padano e l’Altro che sta per il Clandestino. I lavoratori padani sono sempre rappresentati frontalmente, ripresi da una camera ad altezza d’uomo. Sono schierati di fronte alla cinepresa e, con lo sguardo dritto verso lo spettatore, fanno un passo in avanti e lo invitano condividere insieme il peso e l’onore di essere “uno del Nord”. I clandestini invece sono figurativizzati in una massa disordinata di persone pronte al rimpatrio, ripresi attraverso la rete di recinzione di un aeroporto. Non sono mai frontali, non fanno alcun passo in camera per ottenere la solidarietà del destinatario. Anche nelle scene in cui gli immigrati vengono figurativizzati come lavoratori – più che altro operai o personale Ata nelle scuole10- non trovano mai posto nella società che lavora dei padani. Il Noi in cui lo spettatore è tenuto a riconoscersi usa mezzi di trasporto pubblici puliti, è ben vestito e sorridente. Sempre sorridente e circondato da visi amici. All’immigrato non vengono mai concessi primi piani, spesso le immagini sono sfocate e riprese da lontano. Il passaggio dal livello tematico a quello figurativo, comprendendo anche l’analisi delle marche di enunciazione verbale e visiva, dà una 9 Roberta Abate e Valentina Vellucci 10 Premesso che l’uomo che compare a 33’’ sia un immigrato, poiché non è molto chiaro
  • 27. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 27 precisa idea di quanto sia netta l’opposizione “Noi vs. l’altro” nelle dinamiche di produzione di senso di questo corpus. 2.2 “Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è il Clandestino: analisi lessicale e isotopia della guerra urbana Nell’universo culturale della Lega Nord non esiste una sostanziale differenza fra immigrato, immigrato clandestino e delinquenti. Procedendo a una semplice analisi lessicale, è possibile stilare un breve ma efficace elenco dei termini che vengono utilizzati per identificare gli immigrati in Italia. Lessicalizzazione dell’Altro come Clandestino: /ultimo arrivato/ /lazzarone/ /Clandestini/ /delinquenti/ /invasore/ /deve rigare dritto/ /deve rispettare le regole/. In primo luogo, l’Altro come Clandestino viene inequivocabilmente identificato come appartenente a un universo di valori totalmente disforico. L’ultimo arrivato è colui che non conta niente, la così detta “ultima ruota del carro”. La qualifica di lazzarone poi, attribuisce in absentia, come più volte ribadito dal Senatùr nei suoi discorsi, ai Padani il ruolo di grandi lavoratori e agli immigrati quello di “parassiti” che vivono del lavoro del Nord. L’universo semantico inscritto nel lessico accostato all’identità dei clandestini è senza ombra di dubbio dispregiativo; non è sicuramente causale la scelta dell’utilizzo del sapere enciclopedico legato a questa terminologia, che è a dir poco denigratorio. Nell’uso che la Lega fa del lessema CLANDESTINO, non vi è traccia di semi come /bisognoso/ /profugo/ /indifeso/ /perseguitato/. Sono totalmente narcotizzati a favore di una costruzione disforica che
  • 28. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 28 magnifica un universo di significato legato alla figura di un “ultimo arrivato”, simile a un barbaro invasore. Dall’analisi dei lessemi utilizzati per identificare i clandestini, emerge, oltre all’investimento disforico, un vero e proprio gergo bellico. La legittimità non viene infatti ricollegata allo Stato italiano e alle sue leggi, ma è espressa in termini di “regole da rispettare” per non essere espulsi immediatamente. Per rimanere in Italia non bisogna integrarsi o conoscere la Costituzione, ma “ rigare dritto”. L’enunciatore, insieme al popolo padano tutto, si pone al di sopra dello Stato e detta le Sue regole. Le espressioni usate si ricollegano maggiormente all’immaginario della caserma di “Full Metal Jacket” che a uno spot elettorale. Dal corpus è evidenziata la necessità di difendersi dall’invasione, di fermarla, come se fosse in atto una vera e propria guerriglia urbana: dall’analisi delle marche di enunciazione verbale è quindi possibile risalire a una isotopia bellica. In questa guerriglia, troviamo due forze in gioco – e quindi due opposizioni- : la Lega che si erge come vessillo della sicurezza –tema cardine della sua campagna elettorale- e gli immigrati come portatori di instabilità. L’isotopia della guerriglia urbana, costruita secondo un gergo bellico, è quindi sorretta anche dall’opposizione “Sicurezza vs. Instabilità”. La sicurezza è figurativizzata nella Lega Nord e nelle forze dell’ordine, l’instabilità nei clandestini.
  • 29. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 29 2.3 Lo sguardo in macchina e la costruzione dell’Altro 2.4 La modalizzazione del clandestino Stando alla realtà raccontata dallo spot, l’immigrato non può provare alcun tipo di desiderio, ma “ deve rigare dritto” e “ deve rispettare le regole”. La sua legittimazione come facente parte della semiosfera padana non gli verrà data né in questo testo e né in altri, e figurativamente questa non legittimazione è data dal non-contatto con la comunità italiana. Gli attori immigrati non entrano in contatto con l'elettore e con gli altri attori padani presenti nel testo; quando entrano in contatto con loro lo fanno solo per invadere, delinquere o essere arrestati. La competenza della legalità è acquisita solo al fine di non essere rimpatriato insieme agli altri “lazzaroni”. La modalizzazione dell’anti-soggetto/Clandestino è costruita in negativo rispetto a quella del soggetto /Noi. Di conseguenza, ci auto- attribuiamo la competenza dataci per nascita, che ci auto-legittima a decidere cosa gli altri devono e non devono fare, privandoli di una componente cognitiva e performante. Lo schema seguente mette ben in chiaro la modalizzazione attuata nel corpus.
  • 30. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 30 Modalizzazione dell’Altro/Clandestino: DOVERE  realizzante Deve lavorare e rigare dritto o Il Clandestino non può decidere ma solo rispettare le regole o Il Noi si prende carico di decidere per l’Altro o Privazione di una componente cognitiva  non ha competenze, non ha sapere, il Noi decide per Lui o Privazione di una componente performante non può decidere, non può agire se non in base a quello è giusto secondo il Noi perché È l’Ultimo arrivato Modalizzazione dell’Immigrato come colui che non può fare ciò che vuole: NON POTERE  attualizzante L’assiologizzazione dell’Altro/Clandestino è totalmente DISFORICA, poiché rappresenta la minaccia alla stabilità della comunità padana (realizzazione PN)
  • 31. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 31 3. Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è Roma 3.1 “Noi vs. gli Altri”. Quando l’Altro è Roma: dal tematico al figurativo Nell’opposizione attanziale “Noi vs. gli Altri”, l’avversario del “Noi” è individuato, a livello figurativo, anche in Roma e i suoi politicanti. Le responsabilità dell’attuale classe politica italiana, i suoi insuccessi e le difficoltà in cui si trova il Paese, vengono
  • 32. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 32 convocate in scena attraverso lo slide show di alcune diapositive raffiguranti alcuni fra i maggiori esponenti della scena politica italiana. D’Alema, Bertinotti, Pecoraro Scanio, Fassino, Prodi e Veltroni – con un improbabile pupazzo giallo fra le mani- vengono presentati nelle loro pose peggiori per incarnare l’inefficienza della politica di Roma. Lo slide show mostra le facce sorridenti dei politicanti , i quali sembrano divertirsi nel porsi come ostacolo alla realizzazione del federalismo fiscale e quindi del benessere economico che il Nord si meriterebbe.
  • 33. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 33 4.Quando gli Altri sono le Regioni d’Italia Marche di enunciazione visiva Espressione - Sguardo in camera - Primo piano di alcuni soggetti - Immagini velocizzate di persone che comprano - Shopping bag in primo piano - Immagini velocizzate di soldi che si accumulano - Scritta a comparsa : /Regione/ /speciale/ in grassetto, /a statuto/ normale - Monete che ricoprono il nord - Bandiera Usa, Tedesca e svizzera - Centro e sud Italia senza monete - Se le regioni del nord si mettessero insieme - Comunità - Nostre tasse // Contenuto Noi/popolo padano Gli Altri/le altre regioni d’Italia Noi/popolo padano Gli Altri/le altre Rregioni Marche di enunciazione verbale
  • 34. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 34 4.1 “Noi vs. gli Altri”. Quando gli Altri sono le Altre regioni d’Italia: dal tematico al figurativo La rappresentazione scelta per l’opposizione fra popolo Padano e le altre regioni, è quella di uno stivale la cui parte superiore è riccamente coperta da monete d’oro; la parte inferiore è spoglia e brulla. Il Noi, inteso come insieme delle regioni del Nord Italia, è figurativizzato in persone piene di shopping bags, che vanno avanti e indietro frettolosamente – probabilmente nel montaggio le scene riprese sono volutamente accelerate. O ancora, in persone che prendono mezzi pubblici, probabilmente per andare a lavoro. In bambini che giocano felici con la propria bici o abbracciano il papà. Inoltre, per meglio suggerire la vicinanza e l’identificazione fra lo spettatore e il Noi del popolo padano, tutti gli attori sono ripresi da una camera ad altezza d’uomo. Questo tipo di inquadratura sta a significare che come la camera sta ad altezza d’uomo e dunque è vicina alla comunità del Nord, così lo è la Lega Nord ai suoi elettori. La comunità delle regioni del Nord, inoltre, è figurativizzata nella bandiera comunale di Venezia, in una famiglia in stile Mulino Bianco che ci sorride dal sofà e in piccole torri di monete che crescono sullo sfondo di una cartina europea. La realizzazione del programma narrativo – ottenere l’approvazione del federalismo fiscale per godersi il benessere economico – è figurativizzata nel Trentino Alto Adige, regione a
  • 35. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 35 statuto speciale, nelle bandiere della Svizzera, della Germania e dell’America. 4.2 “Noi vs. gli Altri”. Quando gli Altro sono Roma/le altre regioni d’Italia: programma narrativo, modalizzazione e universo passionale** Negli spot leghista il programma narrativo sottostante è illustrato in modo più che espliciti: Roma e le altre regioni d’Italia sono il nemico che il popolo del Carroccio si trova a dover combattere per raggiungere la propria realizzazione. Le risorse economiche per realizzare strutture efficienti sono già in possesso del popolo del Nord, che necessita solo di vincere le elezioni per poter far approvare il federalismo fiscale e vivere nel benessere economico.
  • 36. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 36 Grazie a questo piccolo schema che riassume l’isotopia economica legata a ricchezza e lavoro e l’opposizione sottostante, è possibile analizzare la modalizzazione del soggetto e dell’anti-soggetto. Gli attori del popolo del Carroccio vogliono poter essere ricchi, efficienti e sicuri; l’antisoggetto, incarnato dalle altre regioni d’Italia e da Roma, si pone prepotentemente come ostacolo al raggiungimento della piena realizzazione del PN della Lega. o Isotopia economica del lavoro e della ricchezza Opposizione: Appropriazione vs Spoliazione Livello semantico: ricchezza Figurativizzata: monete che ricoprono il Nord; moneta d’oro che cade sul Nord; infrastrutture moderne; shopping bags; persone che vanno a lavoro o fanno acquisti Approprazione: le tasse del Nord dovrebbero rimanere al Nord vs Spoliazione : da parte dell’Altro/le altre regioni d’Italia
  • 37. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 37 Modalizzazione del Noi: POTERE  attualizzante Potremmo essere (realizzante ) un paese più ricco la California, più efficiente della Germania e più sicuro della Svizzera SE Una parte delle nostre tasse rimanesse al Nord Investimento EUFORICO di efficienza, sicurezza e ricchezza. Frustrazione per il popolo padano e per l’elettore che si riconosce in esso, per non poter realizzare il proprio PN investimento DISFORICO dell’ Altro /Roma /altre regioni d’Italia
  • 38. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 38 o EFFICIENZA  figurativizzata nella panoramica (saper fare) delle infrastrutture padane ; r bandiera tedesca Il Noi è dotato delle competenze necessarie per congiungersi con l’O. V. Vs. o INCOMPETENZA  figurativizzata nelle foto dei (non saper fare o, politici di Roma forse, sapere non fare) L’altro/Roma non è dotato di alcuna competenza o, forse, è dotato proprio della competenza negativa di sapere non fare, una sorta di accusa populistica al mondo di fare politica a Roma
  • 39. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 39 5. Voce off e musica nella campagna 2008 della Lega Nord Il rumore della turbina di un aereo che si accende apre il primo spot – negli altri cinque non ve ne è traccia- dell’antologia selezionata della campagna elettorale della Lega Nord. Il suono ci preannuncia ciò che l’inquadratura, allargandosi, si accinge a mostrare in pochi secondi: un aereo in partenza. Lo spettatore all’inizio può solo vedere persone che camminano, i cui passi non hanno alcun tipo di rumore, poiché lo spazio sonoro risulta saturato dal ronzio fastidioso del motore dell’aereo in partenza. Il ronzio però, viene subito a scemare, per lasciare a una voce femminile fuori campo il commento vocale delle immagini. L’enunciazione vocale, attuata sempre dallo stesso soggetto enunciante in tutti e sei gli spot, è accompagnata da una sorta di musica epica di sottofondo. La tipologia è simile a quella di una marcia militare, non appartenente però alla tradizione contemporanea dell’esercito italiano. Il tono marziale riprende in maniera evidente la colonna sonora di film che narrano eroiche vicende del passato: le tastiere, settate come fossero cornamuse e archi, e le percussioni prendono spunto dall’immaginario epico dello spettatore modello, accostandosi volutamente alla marzialità sonora di film come “Il
  • 40. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 40 Gladiatore”, “The Last of The Mohincans” e “Braveheart”11 . Evidente risulta il contrasto fra la matrice epico-bellica della musica e la voce off: non a caso è stato scelto un soggetto enunciante femminile. Una voce fuori campo maschile avrebbe magnificato ancor di più i toni militari e quasi imperativi della campagna. La narrazione vocale invece, affidata a una donna, seppure dal tono fermo e pacato, smorza, più probabilmente maschera, l’aggressività dei toni dello spot. La voce fuori campo ha il ruolo di spiegare e commentare il susseguirsi delle immagini che compongono lo spot, rivolgendosi direttamente allo spettatore attraverso un debrayage di tipo enunciazionale. L’enunciazione vocale è rafforzata anche da una enunciazione visiva all’interno dello spot: scritte bianche a comparsa con dissolvenza sono sincronizzate con l’enunciazione vocale e intervengono per sottolinearne i concetti base. «Tolleranza zero», «federalismo fiscale», «regione a statuto speciale», «alla faccia di Roma» e «ferma l’invasione» emergono come gli imperativi cardine della strategia comunicativa della Lega Nord. Ogni spot si conclude alla stesso modo: enunciazione vocale e visiva si supportano per rivolgersi con decisione allo spettatore e coinvolgerlo in una sorta di polisensoriale legame estesico al fine di persuaderlo nella giusta scelta. Uno sfolgorante simbolo elettorale della Lega Nord compare nel taglio superiore dell’inquadratura dello spot: pochi attimi dopo, 11 Somiglianze notevoli sono riscontrabili con il main theme di Enya composto per “The Last of the Mohicans” e in “Slaves to Rome” di Hans Zimmer per “Il Gladiatore”.
  • 41. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 41 proprio sotto al logo, si manifesta anche il claim che domina l’intera campagna, «Più lontani da Roma, più vicini a te. Vota Lega Nord». Enunciazione vocale e visiva si rafforzano l’un l’altra, supportate anche dal logo elettorale leghista, che avvolto nel suo fascio di luce assume tutte le caratteristiche di un oggetto mitico, si rivolgono allo spettatore dandogli del TU e lo invitano fare la scelta giusta: a votare Lega Nord. 6. Enunciatore modalizzato, estesia e pubblicità mitica** “Chi viene in casa nostra ci viene per lavorare e per rispettare le regole. Rispediamo al loro paese Lazzaroni e Delinquenti”: queste sono le istruzioni date dalla voce narrante dello spot leghista. La visione del mondo illustrata è alquanto semplice: NOI leghisti siamo i buoni, gli ALTRI non sono noi, sono diversi … e quindi sono i cattivi, i delinquenti lazzaroni da rispedire a casa loro. La voice-over sembra star raccontando una storia a un bimbo dell’asilo più che descrivendo la realtà: nella sua visione del mondo l’Altro è continuamente oggetto di un giudizio negativo, a tratti dispregiativo. L’enunciatore prende in carico esplicitamente l’universo di valori che relaziona oppositivamente Noi e L’Altro. Lo edulcora a tal punto da sovrapporre rapidamente “clandestini”, “lazzaroni” e “delinquenti”: il passaggio di ruoli è talmente veloce che lo spettatore a malapena lo percepisce. Ci si trova in presenza di un soggetto giudicante - fortemente giudicante - che Geninasca definirebbe pienamente modalizzato, opposto
  • 42. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 42 a un soggetto patemico che reagisce invece di agire(Geninasca cit. in Pozzato, 2004; p.148). L’enunciatore modalizzato, proprio in quanto tale, si muove strategicamente al fine di installare un forte legame estesico fra sé e l’enunciatario. Per raggiungere il suo scopo è necessario individuare “territori di sensibilità comuni” ( Pezzini, 2008, p.89) per emozionare a distanza lo spettatore e coinvolgerlo/renderlo responsabile all’interno dello stesso progetto condiviso. Quale migliore fenomeno da cavalcare, se non quello dell’immigrazione clandestina come causa madre dell’aumento dell’insicurezza nei territori padani? Dopotutto non va dimenticato che sin dalle sue origini la Lega si è fatta soggetto traduttore del malcontento diffuso del Nord Italia in moneta politica. Approfittando della fragilità della cultura civica nazionale derivante dall’era Mani Pulite, il Carroccio e i suoi esponenti si sono sempre presentati al loro popolo – quello Padano – come paladini di un personalissimo sistema giuridico. Una giustizia stabilita secondo un singolare sistema di regole e non di leggi, come precisa la voice-over. Nello spot preso in esame la Lega non fa altro che mettere in scena questa sua peculiare caratteristica populistica. La valorizzazione euforica dell’isotopia del lavoro e della ricchezza e quella disforica dell’Altro, contribuiscono alla creazione di una dimensione sensibile in cui Soggetto e Mondo entrano in contatto. L’interazione fra soggetti coinvolti viene dunque articolata secondo una dimensione cognitiva in cui entrano in gioco il sapere e le sue manipolazioni (Pezzini, 2008, pp.25-28).
  • 43. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 43 La dimensione materiale dell’isotopia economica è fatta fiorire manipolando la visione dello spettatore sulla questione dell’immigrazione, ovvero condizionandone il sapere grazie al legame estesico creato dal soggetto modalizzato. Tra il mitico e il sostanziale: “I have a dream”12 Giorgio Bocca una volta scrisse di Bossi che parlava per immagini, un po’ come il Melville di Moby Dick, o l’Asimov dei robot e delle astronavi13. Gli spot per la campagna 2008 seguono questa linea: non si mette in scena un sistema contrattuale basato solo sulla logica, ma anche sulle immagini. Il destinatario dello spot viene “contagiato a distanza” dalla volontà persuasiva della voice over, che lo introduce nel paradiso realizzato del FEDERALISMO FISCALE. Treni nuovissimi che sfrecciano ad alta velocità, raccordi autostradali senza traffico, metro di ultima generazione, ampie aree verdi, studi televisivi modernissimi, edifici dal design innovativo: è il livello figurativo più che quello verbale a rendere, e a vendere, l’immaginario altamente euforico attraverso cui sono assiologizzati gli effetti del federalismo fiscale. 12 Per la realizzazione e la stesura di questo paragrafo si ringrazia Roberta Abate 13 Bocca G., Metropolis, Mondadori, Milano, 1993 in Signore A., Trocino A., Razza Padana,Milano, Bur, 2008
  • 44. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 44 E poi essere un cantone svizzero, diventare ricchi come la California, avere le migliori infrastrutture; i sogni della Lega sembrano così realistici. Perché non crederci? Peccato che il federalismo fiscale non sia ancora stato approvato e di fatto non esista: il livello figurativo chiamato a rappresentarlo non è quello corrispondente agli effetti reali del federalismo. Le immagini mostrate sono una speranza, un’anticipazione utopica che segue le regole dello spot mitico e ci presenta non un oggetto esistente ma un “sogno politico” (Guarino, 2001, pp110-111). Quelle infrastrutture già esistono, ma non sono il frutto del federalismo fiscale. I testi del corpus incentrati sul tema del federalismo, riprendendo le categorie di analisi e classificazione di Diamond e Bates (1992), possono essere ricondotti a pubblicità elettorali del tipo “I have a dream” ( Pezzini, 2001, pp.18-19). Questa tipologia di spot “corrisponde a una prima fase di sanzione o manifestazione di raggiunta competenza, di ostentazione di calma e serenità (….) derivanti dalla consapevolezza di essere all’altezza del compito che si sta per affrontare.” (ibidem). L’aspettualizzazione del federalismo fiscale è colta solo nella sua fase di piena realizzazione: non esiste l’iter burocratico della trasformazione del federalismo in legge, né tanto meno una sua prospettiva imperfettiva. Lo stato di benessere che porterà alla sua realizzazione è come se fosse anticipato simbolicamente dallo spot; l’esito sarà, ovviamente, positivo.
  • 45. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 45 Ma come è possibile analizzare il “sogno” in maniera tale da tenere conto anche dei valori sottesi ad esso e in generale a tutto il testo? Parlando di immagini, a questo punto, sembra utile rifarsi al quadrato costruito da Floch in occasione dell’analisi di testi visivi; mediante l’utilizzo della contrapposizione tra valori di base e valori d’uso, e alla conseguente articolazione sul quadrato, individua quattro tipi di testi possibili: referenziale, sostanziale, mitico e obliquo. Quando l’oggetto di analisi è legato a valori di base come la felicità, la serenità, lo si può considerare mitico. E cos'è il sogno politico della Lega, se non un appello a cuore aperto per cercare di costruire insieme il sogno sereno di una stabilità economica, di un’identità come popolo e della sicurezza personale? Guarino, citato da Pozzato nel libro Leader, oracoli e assassini, applica il quadrato di Floch al discorso politico e, in particolare, agli spot elettorali. Si è in accordo con Guarino quando parla dello spot mitico come dell’estrinsecazione del “sogno politco” (Guarino cit. in Pozzato, 2004; p.132); se di sogno politico si parla, lo spot della Lega rientra in questa tipologia a pieno titolo. Ma definirlo solo mitico è forse riduttivo: sembra infatti di tralasciare qualcosa a livello figurativo. Nel primo spot, quando si parla del sogno “ sicurezza” la scena dell'arresto di un clandestino è probabilmente di repertorio; immagini di questo tipo producono un effetto di realtà o meglio, probabilmente, di iper-realtà. I clandestini, quindi, ci sono, e molti di loro scelgono la via della delinquenza. Come può essere
  • 46. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 46 classificato questo effetto di iper-realtà, questo voler rendere ancora più reale il pericolo dei clandestini? Gli spot della Lega possono essere definiti come spot sostanziali, ma non secondo la definizione data da Guarino, che mal si presta a questo tipo di analisi. Guarino, quando costruisce il suo quadrato basato sulla distinzione dei valori d'uso e di base di Floch, identifica con gli spot referenziali una politica dei fatti; con quello sostanziale l'essere politico e gli stili personali; con l’ obliquo vede invece una politica delle differenze e dell'esaltazione del confronto. Si preferisce tornare alla classificazione principale operata da Floch, che con sostanziale intende la resa di un oggetto della realtà in maniera iper-realistica, esaltandone alcune caratteristiche ottimali. Utilizzare immagini di repertorio dà un preciso effetto di senso di referenzialità con il mondo esterno; l’immagine, in questo caso, non lascia nessuna traccia dell'enunciatore. Quando Floch parla di fotografia sostanziale, nel suo libro Forme dell'impronta, la definisce come un tipo di testo visivo che tende al grado zero della scrittura, quasi come se non ci fosse nessun intervento da parte dell’autore. Le immagini di repertorio, che probabilmente vengono prelevate da un contesto informativo / giornalistico, si avvicinano a questo grado zero; la realtà così com'è. Da qui in poi quindi si intenderà sostanziale come un tipo di spot elettorale incentrato su effetti di iper-realtà .
  • 47. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 47 7. “Più lontani da Roma più vicini a te”: strategia comunicativa, claim questione dello spazio De Certeau ne L’invezione del quotidiano, dedica ampio spazio allo studio dei rapporti di forza che si vanno ad instaurare fra destinanti e destinatari di strategie e tattiche comunicative. A proposito della strategia, la definisce come “ il calcolo o la manipolazione dei rapporti di forza che divengono possibili dal momento in cui un soggetto dotato di una propria volontà e di un proprio potere è isolabile” (De Certau, 2001, p.77). Affinchè un soggetto sia isolabile, è necessario determinare uno spazio in cui chiuderlo e rimarcarlo come proprio. Tale spazio costituisce la dimensione del volere del sapere dei soggetti isolati in esso: una sorta di zona militarizzata i cui attori osservano attentamente cosa avviene all’esterno, per non rischiare di essere attaccati dal nemico. Questo spazio “militarizzato” è funzionalizzato al controllo del tempo: “ un luogo proprio è una vittoria dello spazio sul tempo (..) che consente di capitalizzare vantaggi acquisiti e preparare future espansioni” ( ivi, p.72). Lo spazio proprio si pone quindi come condizione necessaria per l’attuazione di una strategia; a partire dalla creazione di questo spazio si può esercitare una forma di potere nei confronti di chi uno spazio proprio non ce l’ha – ovvero il barbaro-. Non deve quindi stupire l’ossessione della Lega per la spazio : rimarcare i propri confini e quindi la questione spaziale ( anche con
  • 48. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 48 un fagiolo borlotto posto su una mappa fisica dell’Italia14), è l’unica via possibile per la Lega per attuare una strategia credibile di persuasione nei confronti del suo elettore. Inoltre, mettere al centro la questione dello spazio come base e come claim della propria campagna, ha permesso al popolo del Carroccio di procedere ad una autodescrizione del proprio spazio come ordinato, rispetto a tutto quello che c’è fuori, ovvero una “non cultura a-strutturata” che non possiede un suo luogo proprio- e che quindi tenta di invadere quello della padania-. Lotman ha individuato in quali categorie si può realizzare l’opposizione spazio interno vs spazio esterno15. Coloro che non appartengono al nostro sistema di riferimento vengono individuati come stranieri, barbari, portatori di caos. Una frontiera è una linea di confine ci protegge dalle orde e dal loro disordine. Una linea di frontiera è ciò che a livello ideale Bossi è il suo partito vogliono creare con questo claim. L’opposizione topologica “Lontana vs. Vicino”, espressa dallo slogan degli spot, non fa altro che distinguere lo spazio padano da quello di Roma. La Lega è più vicina all’elettore che si riconosce nel gruppo dei Padani DOC e più lontana dai Palazzi del Potere di Roma. Non a caso, il gruppo dei lavoratori del Nord fa un 14 La misurazione della Padania da parte di Emilio Boso è raccontata a pag. 188 in Razza Padana, Signore A. Trovino A, Bur Futuropassato, 2008 15 Lotman J.M., Il metalinguaggio delle descrizioni tipologiche della cultura, in Lotman J. M, Uspenskij, Tipologie della cultura, tr. It., Milano, 1987, pp.155-161.
  • 49. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 49 passo verso la camera e si avvicina; non a caso i primi piani sono riservati solo ai Padani. L’opposizione tematica “Lontano vs. Vicino” ritrova nel figurativo la costruzione della distanza verso Roma e della vicinanza con gli elettori. 8. Enunciazione vocale, enunciazione visiva e prova di commutazione16 ( da rifare con altri spot)** Al fine di verificare quale sia il vero ruolo nella produzione di senso che sottosta alla struttura degli spot, è interessante seguirli, in una unica carrellata, possibilmente senza audio. Il risultato è a dir poco disorientante: il montaggio discontinuo e disordinato, senza il supporto dell’enunciazione vocale, non risulta aver alcun tipo di struttura narrativa. Di politico i testi hanno solo i volti sorridenti di alcuni leader dell’Opposizione e il simbolo della Lega Nord. Ben pochi sono i richiami istituzionali tali da ricondurre questi spot a una matrice politica: compaiono carabinieri e forze di polizia in quasi tutti gli spot, una cartina dell’Europa, una cartina del nord Italia e diverse bandiere, fra cui quella del comune di Venezia, quella degli Stati Uniti, della Germania e della Svizzera. Solo nel finale, grazie alla manifestazione del logo elettorale della Lega Nord, si svela la natura elettorale del susseguirsi disordinato di immagini dello spot
  • 50. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 50 leghista. La voce off ha quindi un ruolo determinante, finalizzato a conferire un ordine narrativo al procedere per immagini del testo. Senza la voce off, l’enunciazione visiva manca di pertinenza: la «tolleranza zero» enunciata dalle scritte bianche in grassetto appare quanto mai indiscriminata e rivolta a chiunque, e non solo a chi viene fermato dalle forze dell’ordine. Nel primo spot, ad esempio, la tolleranza zero sembra rivolta a chiunque sia di colore e passeggi per strada. Inoltre, l’imperativo «Ferma l’invasione» cade nel ridicolo, poiché senza l’ausilio della voce femminile fuori campo, va a riferirsi non a una moltitudine disordinata di persone che tenta di invadere l’Italia, bensì ad un ragazzo accucciato vicino ad alcuni carabinieri e a un altro fermato dalle forze dell’ordine vicino ad alcuni carrelli della spesa (V spot). Senza l’enunciazione vocale non esiste nessuna invasione, ma solo qualche sparuto e indifeso individuo singolo di fronte ad almeno un paio di carabinieri. Risulta inoltre difficile, senza l’ausilio della voce off, dotare di senso l’immagine di repertorio di una moltitudine di persone vicino a un aereo che compare nel I e nel V spot: l’immagine è sfocata e ripresa da lontano. Potrebbe rappresentare un qualsiasi gruppo di persone in partenza: alquanto disordinate, ma non è detto siano clandestini. È la voce off che contestualizza l’immagine e la dota di una identità forte e indiscutibile: quella di un gruppo di immigrati clandestini pronti al rimpatrio o appena arrivati. Alquanto singolare è il caso dell’evocato federalismo fiscale: figurativizzato sempre attraverso treni, autostrade e raccordi, senza la voce off, non richiama su di sé l’idea di divisione o secessione
  • 51. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 51 come strumento per accrescere il potenziale economico delle regioni del nord. Senza la voce off e figurativizzato attraverso infrastrutture comunicative, la produzione di senso risulta funzionare al contrario: al federalismo fiscale viene fatto corrispondere tutto ciò che è sinonimo di viaggio, unione e comunicazione. A seguito di questa analisi, si potrebbe però obiettare che la Lega non è stato il solo schieramento politico a scegliere una voce narrante per raccontare il proprio sogno politico. La differenza sta nel fatto che la Lega ha scelto una voce narrante femminile, a differenza, ad esempio, di quanto riscontrato negli spot più trasmessi del PDL e del PD durante la stessa campagna elettorale17. Il PDL ha preferito una voce maschile, dal tono imperativo e marcatamente allarmistico. Supponendo per assurdo che la Lega avesse operato una scelta simile, basta per leggere a un uomo la trascrizione dello speech leghista. Operando questa prova di commutazione, si ottiene uno spot in cui la marzialità, già accentuata da musica e immagini, si è notevolmente acuizzata. L’utilizzo di una voce maschile non sembra semplicemente spiegare o suggerire la scelta giusta allo spettatore modello, ma imporsi alla sua attenzione in maniera sin troppo “imperativa”. La 17http://www.youtube.com/watch?v=6BJc0FxnGwY; http://www.youtube.com/watch?v=J66_Exn37UE
  • 52. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 52 scelta di una voce femminile è stata quindi evidentemente voluta per smorzare i toni marziali - ma non quelli allarmistici- degli spot.
  • 53. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 53 QUARTA PARTE LA LEGA E IL POPULISMO 1. I muri sono i libri del popolo Figura 3 Immagine tratta dal libro Romanzo Padano, di Parenzo D. e Romano D., Milano, Sperling&Kupfer, 2008 “I muri sono i libri del popolo”, dichiarano i dirigenti del Carroccio18. Le mura della città, da sempre mezzo di comunicazione per antonomasia della sinistra, sono state riacquisite nella comunità di interessi padana, come media principale per denunciare il disagio sociale. Ecco che l’elettore rosso, orfano della sua comunità di valori, costretto a ripiegare sul faccione sorridente dell’Obama romano, non si sente più tanto abbandonato. C’è ancora qualcuno che vuole parlare con i vecchi elettori del Pci. C’è ancora qualcuno disposto a raccogliere quella tradizione della sinistra di piazza, che usa e rilegge la città come mezzo di espressione e denuncia. 18 Dalla prefazione di Aldo Bonomi, pag. X a Romanzo Padano, di Parenzo D. Romano D, Milano, Sperling e Kupfer, , 2008
  • 54. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 54 La Lega infatti, che non può disporre dell’arma di distrazione per eccellenza quale è la televisione, scommette in anticipo rispetto agli attori politici sul cavallo vincente: la materialità del territorio come veicolo di comunicazione19. Lo stesso Bossi racconta in numerose interviste e biografie delle sue incursioni notturne sulle autostrade padane. La più nota è forse quella con l’attuale Ministro dell’ Interno Roberto Maroni, ai più noti come Bobo. I due, amici sin da ragazzi, in gioventù hanno rischiato l’arresto per aver imbrattato con la scritta “Padania Libera” un muro lungo un’autostrada padana. Scoperti da una gazzella dei carabinieri si sono dati alla fuga. Nella fretta Bossi si è rovesciato la nobile vernice verde delle Padania libera addosso, tingendo per intero gli interni della macchina del padre di Maroni. Nota è la frase della madre di Maroni scoperto il misfatto. “ Sei andato di nuovo in giro con quel teppista dell’ Umberto?”. 19 Appunti del corso di Geografia della Comunicazione anno 2004/2005 tenuto dalla Prof.ssa Bonora
  • 55. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 55 2. La Lega e il merchandising20: essere fan di una semiosfera ““QQuueessttaa èè ffoorrssee llaa pprriimmaa ffoorrmmaa ddii mmeerrcchhaannddiissiinngg aapppplliiccaattaa iinndduussttrriiaallmmeennttee ddaa uunn mmoovviimmeennttoo ppoolliittiiccoo,, aa mmeettàà ssttrraaddaa ffrraa llaa ccoorrppoorraattee iimmaaggee ddii ssttaammppoo aazziieennddaalliissttaa ee iill ccuullttoo ddeellllaa pprroopprriiaa ssqquuaaddrraa ddii ccaallcciioo”” RROOBBEERRTTOO IIAACCOOPPIINNII EE SSTTEEFFAANNIIAA BBIIAANNCCHHII,, LLaa LLeeggaa cc’’èè ll’’hhaa ccrruuddoo Cravatte, magliette, spille con il distintivo di Alberto da Giussano, giochi da tavolo, torte, caffè, carta natalizia: essere un leghista non è solo un modo di pensare, ma un vero e proprio stile di vita ( e di gadget). Al fine di fortificare la propria comunità di interessi, il Carroccio non si è mai limitato alla virtualità della politica: il Verbo del Nord è stato propagandato al pari di un brand. Un brand da indossare come segno di riconoscimento per essere accettato nella propria comunità di riferimento. Poco più di trent’anni dopo la sua nascita, la Padania può vantare gadgets che agiscono, più che su un territorio geograficamente ben definito, all’interno una comunità etnografica, dotata delle 20 Tutte le immagini dei gadget sono state prese dal sito ufficiale della Lega Nord: http://www.leganord.org Figura 4 Orologio "Dialetto"
  • 56. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 56 stesse credenze, di usi e costumi simili, che si riconosce come appartenente a una stessa società, diversa da tutte le altre, in primis da quella italiana. Prima di definirsi una cittadinanza politica, i celoduristi di Bossi sono una realtà trasversale al sistema politico: un movimento che ha fatto della preservazione di tradizioni e cultura una battaglia per il territorio sul territorio. La Lega è ancora una cultura in via di auto-affermazione, relativamente giovane, che tenta di rendere la sua semiosfera solida attraverso una rigida organizzazione interna e una serie di rituali. Le rigide gerarchie interne però, strutturate a partire dal Senatùr, scendendo per colonnelli, soci onorari, soci ordinari e semplici militanti, durante le feste rituali sembrano non esistere. Durante le feste folcloristiche, sembrano svanire. A Pontida è infatti possibile intrattenersi a parlare persino coi colonnelli, o col Senatùr stesso: questo per rimarcare una presunta diversità dalle strutture rigidamente gerarchiche degli opulenti palazzi romani. Ai gazebi dei gadget, o a girare la polenta, ci sono anche Maroni e Borghezio: i padani sono così persuasi di non essere tenuti a distanza dal potere. In realtà la semiosfera leghista è rigidamente organizzata per classi: il passaggio a una classe superiore richiedere dedizione e sacrifici. E non è detto che tutto questo paghi: molte sono state infatti, le vittime dell’ostracismo bossiano. Da Patelli a Miglio, non c’è scampo per chi tradisce il credo leghista. Figura 5 Carta da Regalo Padana
  • 57. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 57 3. La Lega come cultura dell’espressione Il nostro viaggio nella semiosfera leghista ci ha introdotti a universo culturale che ha scelto di fare di sé un vero e proprio culto. Ogni atto della semiosfera padana è scandito, regolato e definito secondo un preciso cerimoniale autocelebrativo. Il rituale dello “Sposalizio del Po”, il ritrovo di Pontida, l’annuale ricostruzione storica della battaglia di Alberto da Giussano: tutte queste autodescrizioni21 non sono altro che una rigida ritualizzazione delle forme di comportamento interne alla semiosfera padana. Questa è una peculiarità propria delle culture incentrate sull’espressione. In questa tipologia di cultura, il problema della natura del rapporto fra espressione e contenuto ha un’importanza basilare. Ciò è dovuto al fatto che, in una cultura dell’espressione, si riconosce un correlazione biunivoca e non arbitraria fra i due piani e un’influenza del piano dell’espressione su quello del contenuto. L’immaginario della Lega Nord si presenta come una serie ordinata di testi, in cui il contenuto è determinato in anticipo dall’espressione. Basta conoscere la lingua dei Padani per leggere i testi del loro mondo. 21 Per una definizione di autodescrizione si rimanda al paragrafo Autodescrizioni: stanchezza di una semiosfera che si autocelebra,
  • 58. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 58 QUINTA PARTE LA LEGA ARRUOLA EL CHE Figura 6 Tesseramento 2007 Lega Nord sezione di Arzignano . Foto tratta dal blog www.rolliblog.net Per creare un mito, è necessario astrarre da diverse occorrenze del reale un modello, il quale deve essere poi messo in forma per essere comunicato e appreso all’interno della semiosfera per cui è stato sviluppato. Il modello ottenuto non si muove sul piano della realtà, ovvero non vi corrisponde: bensì si muove sul piano dell’analisi22, grazie alla quale emerge un oggetto che non viene giudicato mito in sé in base a singoli elementi. Il modello che emerge dall’analisi è una semantizzazione delle categorie del reale, il quale presenta una struttura concreta e una astratta. Per dirla con le parole di Levi- Strauss è langue e parol insieme: la langue rappresenta la struttura astratta, la parole quella concreta. 22 Questo è l’approccio di Levi-Strauss per l’analisi del mito di Edipo.
  • 59. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 59 Ciò sta a significare che ogni qual volta cambiamo un particolare di un mito, ne stiamo fornendo un atto di parole. Ciò che qui si è operata non è la semplice creazione di un mito, ma l’accostamento tramite quel concetto poroso che è il confine, di due semiosfere diverse, in cui ognuna ha il suo mito. Le figure mitiche di queste semiosfere sono state accostate, un certo insieme di valori B è stato ricodificato secondo l’alfabeto della semiosfera A ed è stato riscritto. La figura di Bossi e quella de El Che sono individuate come oggetti appartenenti allo stesso rango, considerati come blocchi unitari sotto la denominazione comune di rivoluzionari per la libertà e considerati oggetti unici, non ripetibili. Il Senatùr ed El Che sono stati analizzati non per assurgere a ruolo di mito (in quanto, secondo le semiosfere di riferimento in cui si sviluppano, lo sono già), ma per renderli isomorfi, in modo tale da consentire l’arruolamento di El Che nella Lega Nord.
  • 60. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 60 1. Bossi: da Il Senatùr a El Gh’è Come siamo arrivati fino a questo?23 2. Prima fase: da il Senatùr al El Che… ““HHaassttaa llaa VViiccttoorriiaa SSeemmpprree”” ERNESTO DE LA SERNA, in arte EL CHE ““PPeerrcchhéé llaa LLeeggaa ccee ll’’hhaa dduurroo!!!! DDuuuurroooooo!!”” UMBERTO BOSSI, in arte EL GH’È Per spiegare la trasformazione che ha portato Bossi a essere riconosciuto come El Che, prendiamo in esempio queste due proposizioni: 23 L’immagine è tratta dal sito del Corriere della Sera: http://www.corriere.it
  • 61. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 61 a) Bossi è un rivoluzionario. b) Bossi è El Che. Le due proposizioni sono nettamente differenti sia sul piano del contenuto sia sul piano dell’espressione. Prima di addentrarci in un’analisi più complessa però, è necessario analizzare i componenti delle due proposizioni singolarmente. Nel primo caso abbiamo un nome proprio legato tramite copula a un nome comune; nel secondo abbiamo due nomi propri messi in relazione da una copula. Individuati i componenti delle proposizioni, è necessario osservarli all’interno del sistema in cui si muovono per capirne il valore e i meccanismi semiotici che li differenziano. In entrambe le frasi troviamo una copula: nel primo caso la copula è designa un’ operazione logica di tipo relazionale, in quanto Umberto Bossi viene incluso nella classe dei rivoluzionari. Dire Bossi è un rivoluzionario non è altro che attualizzare un costrutto che si muove nella categoria della metadescrizione, in cui una certa lingua astratta della descrizione non rende possibile il riconoscimento dell’isomorfismo fra il mondo descritto e il sistema di descrizione. Ben diverso è il secondo caso, in cui la copula porta a una vera e propria identificazione di Umberto Bossi con l’emblema della Rivoluzione, Il Che. Affermando che Bossi è Il Che, identifichiamo il leader del Carroccio con l’archetipo stesso del concetto di rivoluzione. Tale identificazione conduce al riconoscimento di un isomorfismo fra il mondo descritto e il sistema di descrizione: nel secondo caso si ha una caratterizzazione di tipo mitologico, nel primo una di tipo descrittivo.
  • 62. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 62 L’operazione compiuta all’interno della semiosfera leghista è possibile solo perché ci si sta muovendo all’interno di un sistema monoliguistico, in cui oggetto descritto e metatesto descrittore appartengono alla stessa lingua. Ovvero, è possibile arruolare Il Che nell’esercito Padano poiché esso è un oggetto del mondo descritto per mezzo di quel mondo stesso, costruito nello stesso identico modo in cui si sono sviluppate la figura e la storia rivoluzionaria di Umberto Bossi. La comprensione dell’assorbimento de El Che nelle fila padane avviene grazie a un processo di riconoscimento ( o identificazione). Siamo di fronte a un testo mitologico in cui si ha una trasformazione di oggetti: tale testo può essere capito solo se viene correttamente recepito il meccanismo di trasformazione. Lotman introduce il concetto di coscienza monoliguista e quindi mitologica, in opposizione a una non mitologica e polilinguista (tipica della coscienza descrittiva): la prima è lo strumento necessario per capire il funzionamento di trasformazione che ha portato Bossi non a essere come El Che , ma ad essere El Che. Servendoci dello strumento appena introdotto, ovvero della coscienza mitologica, è così possibile muoversi in un universo mitologico in cui si verifica un particolare caso di semiosi: il processo di nominazione. Per illustrare efficientemente il processo di nominazione, dobbiamo ricordare che gli attori coinvolti sono nomi propri. I nomi propri non sono caratterizzati da tratti distintivi ma designano direttamente
  • 63. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 63 l’oggetto al quale sono applicati24. Essi hanno infatti hanno la peculiarità di avere funzione tautologica. Partendo da questo presupposto, è possibile capire cosa davvero si intende con processo di nominazione secondo la coscienza mitologica. Nella frase b), il nome proprio El Che è correlato a un personaggio concreto di una diversa ipostasi: abbiamo quindi una correlazione con un oggetto appartenente a un'altra ipostasi possibile perché è riconosciuto isomorfismo fra i due termini coinvolti. Dire che Bossi è El Che vuol dire nominalizzarlo con tutto ciò che il nome El Che designa. 3. …dal che a el gh’è La trasformazione non è ancora finita: Il Senatùr sulle magliette dell’ultimo ritrovo a Pontida non è El Che, ma El Gh’è. Una differenza apparentemente insignificante, dietro cui, in realtà, sta una ulteriore ricodificazione de El Che. L’eroe della rivoluzione cubana è stato ritradotto nella semiosfera leghista attraverso il dispositivo stereotipante di uniformità per eccellenza: la lingua. È noto che la lingua del Carroccio è il dialetto del nord (di matrice celtica), motivo per cui fra i suoi adepti, Bossi non è El Che, ma è stato ribattezzato El Gh’è. 24 Appunti del corso di Filosofia del Linguaggio, anno 2007-2008, tenuto dal Prof. Leonardi
  • 64. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 64 Il nome d’arte di Ernesto Guevara De la Serna è stato ricodificato attraverso il dialetto (quello lombardo in questo caso), il quale presenta una particolare peculiarità. Una peculiarità senza la quale probabilmente questa trasformazione non avrebbe avuto poi così tanto successo: l’uso dell’articolo determinativo per accompagnare il nome proprio. Esso, infatti, permette di trasformare il nome proprio in un oggetto designato noto e concreto. Sin dall’inizio Bossi è noto come l’Umberto, poi come Il Senatùr: mai, semplicemente, come Senatùr ( o come semplicemente Gh’è). Differenza sottile ma sostanziale: nella sfera di significazione dei nomi propri, l’essere accompagnati dall’articolo determinativo, fa si che si crei una vera e propria identità fra parola e denotato. Osservato questo fenomeno, Lotman arriva a una conclusione di primo acchito spiazzante: dal punto di vista semiotico la coscienza mitica è asemiotica25. Riflettendo sulla funzione del nome proprio all’interno del mondo mitologico, effettivamente, si osserva un reciproco mutuarsi: possono essere l’uno ridotto all’altro. Il mito è personale e il nome è mitologico26. 25 pg 89, Lotman, J. e Uspenskij, B., Tipologia della cultura, Milano, Bompiani, 1975. 26 V. nota precedente.
  • 65. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 65 4. Le motivazioni per cui la Lega Nord ha scelto proprio El Che La scelta di El Che non è stata infatti casuale: Bossi, nella limitata semiosfera culturale padana in cui si muove, ha molto in comune con l’icona storica della rivoluzione sociale. Ad esempio entrambi hanno scritto poesie in giovinezza – certo uno con maggiore successo dell’altro-. Le tematiche affrontate da Bossi nei suoi versi e dal Che nei suoi scritti, sono in qualche modo simili, in quanto raccontano la vita difficile di chi è povero, fa il contadino o l’operaio, vive emarginato dalla società e fa parte di minoranze vittime dell’ingiustizia sociale, costrette a lottare tutti i giorni contro i poteri forti. Inoltre li accomuna lo stesso curriculum di studi: entrambi hanno frequentato la facoltà di medicina. Uno, Il Che, ha interrotto gli studi per un lungo viaggio di meditazione che lo avrebbe segnato per il resto della vita, riuscendo comunque a conseguire la laurea. L’altro, Umberto Bossi, si è praticamente fatto da solo: una non molto stabile situazione familiare lo ha costretto a lasciare gli studi troppo presto. Fra un lavoro saltuario e l’altro è però riuscito a diplomarsi e a iscriversi alla facoltà di medicina, superando con successo numerosi esami. A poco meno di una decina di esami dalla fine, fu folgorato sulla via di Pavia dal sedicente leader dell’Union Valdôtaine, Bruno Salvadori. Umberto, come Ernesto, interruppe gli studi: non riuscì però a riprenderli e a conseguire la laurea poiché il progetto leghista già
  • 66. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 66 muoveva i primi passi. Umberto Bossi, proprio come Ernesto Guevara De la Serna – in arte El Che-, è noto ai suoi con un soprannome: per tutti lui e Il Senatùr. Ernesto Guevara De la Serna vide attribuirsi il titolo di Che dai suoi compagni di lotta cubani in Messico. Come tutti gli argentini, Guevara era solito pronunciare l’allocuzione “che”: essa deriva dalla lingua mapuche e vuol dire “uomo”. Questo termine però, riacquisito in Argentina e Urugay, col passare del tempo ha mutato la sua funzione d’uso, divenendo una sorta di “esclamazione per richiamare l’attenzione di un altro interlocutore, come una esclamazione simile alla parola “hey!” ”27 . Umberto Bossi invece divenne per tutti Il Senatùr la mattina del 15 settembre 1987, quando da “guerrigliero di Cassano Magnago” si risvegliò senatùr. Alla vigilia del silenzio elettorale per le politiche del 1987, Bossi si accorge che sulla circonvallazione esterna di Cremona non ci sono manifesti della Lega. Decide così di rimediare e attaccare manifesti ovunque sia possibile: è costretto persino a seminare un’auto della polizia che lo aveva intercettato. Sfuggito alla cattura, un altro problema si presenta alle porte del voto: nel cuore della notte, mentre il guerriero attaccava i manifesti a Cremona, qualcuno si era divertito a staccarli a Varese, Laveno e Vuino. Fu così che l’Umberto decise di trascorrere tutta la notte di sabato 13 giugno 27 Per maggiori approfondimenti e ulteriori aneddoti riguardanti l’origine dell’appellativo Che: http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Che_Guevara#Che
  • 67. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 67 a riattaccare uno per uno i suoi manifesti elettorali. Fermato dai carabinieri alla 7 del mattino della domenica seguente, viene graziato dalla generosità della pattuglia che lo aveva intercettato, e il giorno dopo si sveglia nelle nuove vesti di Senatore eletto della Repubblica Italiana: nei panni del Senatùr. Gli aneddoti sopradescritti sono solo l’humus superficiale che ha fatto ricadere la scelta di arruolare proprio El Che fra le fila leghiste. Ciò che conta in questo processo, non è cosa hanno davvero in comune il rivoluzionario cubano e quello padano, ma cosa sono destinati ad avere potenzialmente in comune. La figura di El Che è universalmente nota poiché lottava contro una potenza imperialista, quella americana, con l’obbiettivo di ridurre le disparità economiche in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Da sempre riacquisito dalla coscienza mitologica comunista come icona martirizzata della Lotta per la Libertà dei popoli oppressi, la figura de El Che è stata riassorbita in un immaginario pacifista cui poco appartiene. È stata infatti narcotizzata la sua credenza a oltranza nella libertà per i più deboli, perseguendo anche la via delle armi. Una narcotizzazione delle sue proprietà semiche che invece non è sfuggita ai leghisti: pagato caro il pacifismo ideologico alla fine degli anni 90, il riassorbimento de El Che fra le fila verdi ha invece riacceso quelle proprietà per lungo tempo sopite. All’icona rivoluzionaria, entrata nell’immaginario comune come eterno ribelle, sognatore, poco incline alla mediazione con un mondo privo di giustizia sociale, la Lega ha restituito quell’aura bellicosa che tanto lo
  • 68. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 68 avvicina al Senatùr. Entrambi guerriglieri, entrambi a loro modo anti- americani, un po’ filosofi un po’ populisti, credono nella loro idea di giustizia sociale. Peccato che Bossi la riservi solo al popolo Padano. Accostata a questo martire della libertà senza tempo, la figura di Bossi può così essere modellizzata all’interno di un universo mitico, in cui i criteri temporali e spaziali diventano relativi. L’inclusione di questo personaggio nella semiosfera leghista, non è solo tesa a rinsaldare l’identità padana, ma a rimarcarne le origini (come è tipico in ogni cultura giovane, in via di auto-affermazione), che sono molto più rosse di quello che si vuole credere
  • 69. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 69 SESTA PARTE FALCE E CARROCCIO “La Lega c’entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia: tra la sinistra e la Lega c’è una forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola.” MASASSIMO D’ALEMA, 1995 Anche se il leader dei Red continua a dire che è stato frainteso28, quella che più di dieci anni fa pronunciò, appare come una profezia alla luce dei risultati elettorali del 2008. Difatti, proprio come una certa costola portò Adamo a macchiarsi del peccato originale condannando l’umanità a conoscere il male, così questa costola verde ha portato la sinistra a compiere l’abbandono originale verso i suoi elettori e a conoscere la sconfitta. La natura della Lega come “costola della sinistra”, per quanto assurda è innegabile. A partire dal suo leader, Il Senatùr, che nelle sue interviste non ha mai negato una certa simpatia per alcune tematiche 28 L’ultima smentita c’è stata il 7 gennaio 2009 durante la 49° puntata della trasmissione Matrix
  • 70. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 70 prettamente di sinistra, come l’antifascismo29 e la condizione degli operai in fabbrica30. Per tentare di penetrare la vera natura della Lega alle soglie del 2009, è necessario smettere di guardare il popolo del Carroccio attraverso la “lente deformata” degli intellettuali31: negarle il suo statuto di forza del territorio sul territorio non la farà di certo scomparire. Da movimento fuori dal sistema, lo ha attaccato, vi è entrato e potrebbe cambiarlo. 1. La semiosfera della Lega Nord alle soglie del 2009 ““LLee vvaarriiee ccuullttuurree nnoonn ssii iiggnnoorraannoo,, aannzzii ssii iinntteerrffaacccciiaannoo mmaa,, ppeerr nnoonn ccoonnffoonnddeerrssii,, hhaannnnoo bbiissooggnnoo cchhee ssoottttoo aallccuunnii aassppeettttii ppeerrssiissttaa ffrraa lloorroo uunnaa cceerrttaa iimmppeerrmmeeaabbiilliittàà..”” UMBERTO BOSSI cita LEVI-STRAUSS a un 29 Una delle sue ultime interviste in cui rimarca la natura antifascista del movimento leghista è quella con Enrico Lucci delle Iene, disponibile sul sito http://www.iene.mediaset.it 30 Bossi si è sempre riferito agli operai del Nord, ma pur sempre di operai si tratta. 31 p.259, Aldo Bonomi in Razza Padana, di Signore A. e Trovino A, Milano, Bur FuturoPassato, 2008
  • 71. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 71 comizio contro l’immigrazione clandestina a Milano, dicembre 2001 Il termine semiosfera fu coniato da Lotman sulla falsa riga di quello di biosfera di Vernadskij: come la biosfera è l’ambiente biologico necessario all’essere vivente per la sua sopravvivenza, così la semiosfera è “quello spazio semiotico al di fuori del quale non è possibile l’esistenza della semiosi” (Lotman, p. 58, La semiosfera, 1985). Più semplicemente, la semiosfera è un grande ambiente organizzato in maniera peculiare, secondo precisi dispositivi stereotipanti e modellizzanti, che viene a coincidere con uno spazio di significazione ben preciso. Così come la biologia si occupa di studiare le peculiarità della struttura biologica dell’uomo, così lo studio di una semiosfera permette di articolare, secondo una struttura ben ordinata, il bisogno dell’uomo di consumare valori, sogni, tradizioni. Non ci troviamo, infatti, davanti a quella che è stata per lungo tempo considerata una nebulosa confusa: ogni semiosfera è organizzata secondo meccanismi ben precisi, che ne permettono la sua conservazione, la sua organizzazione e il suo sviluppo. Di semiosfera non ne esiste una assoluta: ogni semiosfera individuata, ogni spazio culturale indicato, va studiato tenendo presente che può funzionare solo immersa in una sorta di continuum semiotico, in cui sono presenti altre semiosfere diverse. Questo insieme di umwelten32 interconnessi, dà origine a ciò che può essere considerato come un unico grande organismo. 32 termine tedesco che vuol dire “ambiente” o “mondo circostante”.
  • 72. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 72 Solo partendo da questa condizione primaria è possibile studiare un determinato “spazio culturale”: diversi centri culturali delimitati da membrane che si intersecano, vengono inglobati o assorbono elementi dall’esterno, ma esistono solo perché sono immersi in questo continuum semiotico. Questa è anche la storia della genesi e dello sviluppo della Lega Nord, che attraverso un universo culturale organizzato rigidamente secondo una gerarchia quasi militare, registri di inclusione ed esclusione, ha costruito la sue mitiche origini e un universo culturale in cui accogliere una popolazione liquida, orfana della politica. 2. Dispositivi stereotipanti di uniformità La lingua è il dispositivo stereotipante di uniformità per eccellenza: La Lega Nord, al suo primo ingresso ufficiale nelle istituzioni, non si fece sfuggire la ghiotta occasione di rimarcare la propria identità proprio attraverso la lingua. Giuseppe Leoni, nel 1985, parlò così di fronte al consiglio comunale di Varese: “Sciur President, cullega ul casciass cagh’emm incoeumm l’è giust quel de truà un accord da programm ch’a…”. Rompere il codice linguistico della lingua nazionale, ovvero quella italiana, per contrapporvi il dialetto lombardo, fu il primo passo della Lega per affermarsi come cultura diversa da quella legalmente esistente. Il dialetto lùmbard, da principio, venne a costituirsi come tratto distintivo dello spazio culturale padano. Dopo l’entusiasmo iniziale però, Bossi si accorse che non era possibile adottare un solo dialetto come lingua ufficiale della
  • 73. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 73 Padania – e quindi come dispositivo stereotipante primario-. Non ci si capiva nemmeno tra Sondrio e Pavia, come si poteva pretendere di creare un nazione su queste basi? Così entrarono in scena i Celti: “Noi siamo tutti discendenti dei Celti, non dei Romani. I Celti erano un popolo di lavoratori, invece i Romani non lavoravano, erano solo un popolo di guerrieri con un sistema basato sulla schiavitù”, così parlò l’Umberto a Pontida. Giocando con un patrimonio di idee e simboli, Il Senatùr aveva trovato anche la radice linguistica comune: tutti i dialetti della Padania avrebbero infatti una matrice celtica. Fatta la Padania, sono stati fatti pure i Padani: la scoperta – o l’invenzione- di un ceppo comune linguistico a tutta la Padania fu per Bossi uno dei primi tasselli fissati nella creazione della mitologia padana. Era stato così trovato- o creato- il dispositivo stereotipante primario giusto. Giusto a tal punto che anche El Che, per essere arruolato nelle fila lombarde, è dovuto divenire El Gh’è. All’interno di un sistema culturale, la lingua svolge il ruolo di dispositivo stereotipante primario, in quanto fornisce ai membri di quel determinato spazio culturale il senso della struttura. “Costringe” i membri di quel gruppo a decodificare il mondo secondo una determinata serie di strutture ordinate, senza le quali sarebbe impossibile la circolazione delle informazioni. Il rapporto tra cultura e linguaggio naturale è uno degli aspetti principali della semiotica della cultura: l’influenza del linguaggio sulle forme culturali è innegabile. Privare una semiosfera del suo linguaggio, del sistema segnico attraverso cui si esprime e che le
  • 74. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 74 garantisce ordine e stabilità, è mutilare la natura stessa di quella semiosfera. 3. Dispositivi modellizzanti secondari Ogni spazio culturale non è però modellizzato solo sulla base della lingua naturale: ogni umwelten, infatti, è poliglotta, ovvero possiede altri linguaggi che circolano nella cultura. Essi sono i così detto sistemi modellizzanti secondari: religione e arte ne sono gli esempi più banali. La cultura leghista conta al suo interno diversi sistemi modellizzanti: denaro e religione sono senz’altro i più interessanti. Entrambi i linguaggi hanno riassorbito al loro interno elementi della semiosfera imperialista che assedia la Padania, ovvero molto della semiosfera italiana. Le “leghe”, moneta padana che agli annuali ritrovi di Pontida ha valore legale per acquistare gadget e prodotti tipici padani, riprendono i caratteri della allora vecchia lira: non troviamo però Galileo Galilei o Marco Polo, bensì il volto fiero del Senatur in compagnia del condottiero Alberto da Giussano. Più complesso è il caso della religione. Bossi, da sempre anticlericale, si è dovuto piegare all’evidenza dei fatti: l’influenza della Chiesa di Roma sul voto è troppo forte per farsela nemica. Da Figura 7 Banconota leghista. Imm. tratta dal sito www.ebay.it
  • 75. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 75 principio però Il Senatur aveva forgiato anche il credo dell’uomo padano. Una religione che è stata più volte contestata all’interno della Lega stessa dai più conservatori, come Borghezio, perché a rischio paganesimo. Il culto affondava le sue radici sia nel cristianesimo sia nei riti celtici. Dal cristianesimo riprendeva l’ordine e la gerarchia, mentre dai Celti il rispetto per la natura. Il paganesimo che ancora serpeggia nel cattoleghismo, attualmente, viene volutamente ignorato dalla Chiesa, che ha capito la forza di un movimento comunque legato alla tradizione e alla difesa della famiglia e della vita. Narcotizzate le componenti xenofobe e pagane, la comunità di interessi della Padania va ad intersecarsi con quella cattolica. Strano ma vero, lo dirà la stessa Rosy Bindi: “Una parte del voto cattolico è finito alla Lega. E non si capisce perché.” Il perché è molto semplice: il confine di una semiosfera è un concetto poroso e mutevole, una categoria di separazione e contatto al tempo stesso. Essendo immerso in un continuum semiotico, esso non può essere costantemente fisso, ma può spostarsi e talvolta lasciare includere elementi dall’esterno e far uscire elementi che prima erano interni. È una barriera che assume lo stato fisico della società che contiene: se contiene una società liquida, sarà una barriera liquida, soggetta a possibili contaminazioni con altri liquidi provenienti dalle altre semiosfere. Questo è quello che è successo sia alla semiosfera leghista sia a quella cattolica. La Lega, alla soglia delle politiche del 2008, temeva di essere cancellata dal nuovo sistema bipolare- ed essere così assorbita nel Popolo delle Libertà-; la Chiesa d’altro canto, non
  • 76. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 76 potendo contare più su Casini come leader forte a difesa della vita, aveva bisogno di un rappresentate politico valido: eliminato a priori Giuliano Ferrara, il cavallo vincente non poteva che rimanere il partito più vecchio d’Italia, la Lega Nord. Da sempre difensore delle tradizioni e della famiglia, la Lega ha volentieri ampliato la sue semiosfera accogliendo le ragioni della Chiesa, e raccogliendo così anche le sue preferenze di voto. Inoltre, anche un altro elemento hanno avvicinato le due semiosfere: l’intesa comune contro l’avanzare dell’Islam. Il nemico comune da combattere, l’Islam, ha fatto intersecare la comunità leghista ai valori della Chiesa: un idillio per ora elettoralmente stabile, ma non duraturo. C’è un motivo se le due semiosfere, per quanto abbiano un nemico comune e promulghino una storica difesa della famiglia e delle antiche tradizioni sono diverse: la matrice xenofoba e razzista della Lega. Una natura che la Lega non può rinnegare. Può scegliere di narcotizzarla per “catturare più topi”, ma questo è un gatto che perde il pelo ma non il vizio33. 4.La modellizzazione del tempo ““NNeell mmoommeennttoo sstteessssoo iinn ccuuii ssii aarrrriivveerràà aall FFeeddeerraalliissmmoo llaa LLeeggaa ssii sscciioogglliieerràà,, iioo ssaarròò pprrooiieettttaattoo 33 Il vizio è rimasto eccome: basta vedere la recente proposta del Ministro dell’Interno Maroni di prendere le impronte digitali dei bimbi rom. Iniziativa bollata da “Famiglia Cristiana” come “xenofoba e razzista”.
  • 77. Valentina Vellucci Discipline semiotiche 77 ffuuoorrii ddaallllaa ppoolliittiiccaa.... iinn uunn cceerrttoo sseennssoo aabbbbiiaammoo pprrooggrraammmmaattoo llaa nnoossttrraa mmoorrttee”” UMBERTO BOSSI Una nazione nasce nel momento in cui se ne può indicare la radice: niente radici, niente esistenza. Senz’altro la Lega Nord ha lottato molto per rimarcare la propria identità di popolo del Nord, inventando una vera e propria cosmogonia padana: i “Quaderni Padani” hanno raccolto minuziosamente tutti gli elementi che indicano la nascita del popolo del Nord. Ciò che ha un inizio ha la dignità di esistere. Così, come banalmente ai bambini viene fatto festeggiare il proprio compleanno con i parenti sin da quando sono piccoli, come la nostra carta di identità riporta il nostro luogo e data di nascita, allo stesso modo la Lega celebra quasi morbosamente le sue origini, per non dimenticarsi e non far dimenticare ai padani chi sono e da dove vengono. Le categorie di “inizio” e “fine” sono il punto di partenza attraverso il quale, in una cultura, possono svilupparsi costruzioni sia spaziali che temporali34. Se un popolo ha una storia, allora ha il diritto di essere riconosciuto come tale. In caso contrario non ne viene riconosciuta l’esistenza, ma viene anzi considerato come “non portatore di alcuna soggettività”: motivazione che spesso accompagna il processo di costruzione del nemico esterno da parte della Lega Nord. 34 p. 136 Lotman, J. e Uspenskij, B., Tipologia della cultura, Milano, Bompiani, 1975.