Se non utilizzi Microsoft Windows e non hai accettato i termini della licenza iniziale puoi chiedere il rimborso del costo di Windows. Lo dice una sentenza della cassazione.
1. it.ibtimes.com
http://it.ibtimes.com/articles/70217/20140913/windows-microsoft-rimborso-cassazione-monopolio-distribuzione-sistema-operativo-aduc.
htm
Non usi Windows? Hai diritto al rimborso: lo dice la
Cassazione. E Microsoft trema...
Da oggi chi non usa il sistema Windows potrà richiedere il rimborso della licenza proprietaria sull'acquisto dei
nuovi computer che lo forniscono in dotazione. Questa modalità di distribuzione del software è irricevibile per il
mercato, in quanto costituisce un abuso di posizione dominante, tende alla realizzazione di un monopolio e viola
le politiche della libera concorrenza. A stabilirlo è una sentenza storica della Corte di Cassazione - sentenza n.
19161 dell'11 settembre 2014 -, che va così a riconoscere i diritti del consumatore sulla libera scelta del
software da installare. L'unico requisito affinché sia possibile richiedere il rimborso per il mancato utilizzo del
servizio è non accettare la licenza d'uso proposta al primo avvio del PC .
Fino ad ora anche chi non era interessato all'uso del sistema di Redmond, come gli utenti del sistema GNU/Linux,
era costretto all'acquisto del software, in virtù degli accordi commerciali di distribuzione tra le case produttrici
dell'hardware e la Microsoft, oppure a ingaggiare uno scontro con le case produttrici per ottenere il rimborso,
scontro che spesso e volentieri è finito in tribunale.
Dopo le diverse sanzioni comminate dagli istituti antitrust europei e americani per la scarsa legittimità della
modalità di vendita di Windows, ora si raggiunge finalmente anche un fondamento pratico per l'applicabilità del
principio del libero consumo. La vicenda giuridica inizia nel 2005, quando un consumatore fiorentino si rivolge al
giudice di pace per richiedere un rimborso all'azienda produttrice del suo PC, la Hewlett Packard, per le licenze
del software Microsoft, non utilizzato. Dopo una prima sentenza favorevole a questa proposta nel 2007, la
multinazionale aveva presentato ricorso, costruendo la propria difesa intorno all'idea che le componenti software
e hardware siano inscindibili per il funzionamento di un computer. Tesi questa che non ha mai convinto i giudici a
qualunque livello di giudizio e che è stata definitivamente rigettata dalla sentenza. Se è vero che è impossibile
discernere le due parti per il funzionamento di un PC, il prodotto di una singola industria non può
rappresentare un elemento imprescindibile per la diffusione di una attività condivisa.
Chi voglia in futuro avvalersi di questa norma e richiedere il risarcimento, potrà farlo compilando un modulo
scaricabile gratuitamente dal sito dell'ADUC e inviarlo alla casa di produzione del pc. Alcune aziende - come la
ACER - hanno già attivato da sole delle pagine adibite a questa funzione.
La prospettiva che adesso si viene a creare fa tremare i vertici di Microsoft. Se i risarcimenti dovranno
essere elargiti dai produttori hardware, questi potrebbero, a fronte di un cospicuo numero di richieste,
abbandonare la politica associativa con Microsoft. Questi accordi di vendita congiunta erano stati istituiti per
consolidare la posizione sul mercato di un singolo sistema operativo e, conseguentemente, per convogliare lo
sforzo degli sviluppatori delle applicazioni e dell'hardware verso un singolo sistema stabile, creando una
situazione di quasi-monopolio.
Nel tempo, tuttavia, sono emersi altri e numerosi sistemi operativi (basati per lo più su GNU/Linux) rivolti
specificamente all'utenza meno esigente e molto più semplici da usare. Inoltre numerose aziende (come Google,
ma anche la stessa Microsoft) hanno cominciato a sviluppare servizi che non dipendono dal sistema
operativo, bensì solo dal browser: ad esempio è possibile utilizzare la versione online di Microsoft Office
(ovviamente priva di funzionalità più avanzate, ma spesso non necessarie all'utente medio) anche da sistemi
operativi non Windows.
Anche dal punto di vista del gaming (un tempo croce degli utenti del software libero) ci sono stati passi avanti
importanti: la piattaforma Steam di Valve, ad esempio, ha da qualche mese aperto la propria comunità anche a
sistemi GNU/Linux, e anzi sta preparando una console basata su Ubuntu, il cui sistema operativo sarà comunque
gratuito e scaricabile per permettere agli utenti di costruirsi la propria Steam Box. Questi movimenti hanno spinto
i produttori di hardware a supportare anche sistemi operativi basati su GNU/Linux: per esempio NVIDIA è tornata
2. sui propri passi e ha deciso di offrire supporto ufficiale alla tecnologia Optimus anche per gli utenti del pinguino.
Infine va ricordato che il sistema operativo mobile più diffuso al mondo è Android, il cui cuore è il kernel
Linux.
La sentenza potrebbe dunque portare alla dissoluzione di molti accordi di licenza fra Microsoft e le case
produttrici, che potrebbero decidere di preinstallare sistemi operativi gratuiti sui propri pc, offrendo Microsoft
Windows solo come opzione, rendendo il pagamento della licenza Windows più palese e trasparente. Ciò
rappresenterebbe una perdita rilevante per l'azienda di Bill Gates che ha fondato il suo dominio del mercato su
queste pratiche e che dai tempi di Windows XP non riesce più a raccogliere il favore dell'utenza, e che grazie alla
pratica della preinstallazione controlla il mercato desktop.
Al contrario, i consumatori ci guadagnerebbero, visto che potrebbero godere di prezzi più bassi: le licenze
Windows costano intorno ai 100 euro (ovvero circa un quinto del prezzo dell'hardware di medio livello).