2. Italia, 1950.
Essere solidali
in quegli anni non era facile:
il pane aveva un diverso valore,
punto di confine
tra il vivere e il sopravvivere.
Lo stesso pane
in alcuni casi era un lusso,
e quello “bianco” in particolare
un sogno.
Nel Tavoliere di Puglia
come nella Romagna o
nell’Emilia.
Foto 1
San Severo, anni ‘50.
Braccianti al lavoro, trasportano
‘tinelli’ con l’uva
(Archivio Matteo Vorrasio) A San Severo, nel Tavoliere di Puglia
Foto 2 Teresa - Proprio il 23 marzo da noi c’era un cozzetto di pane, l’avevo conservato per mio
San Severo, 1944.
La “cucina economica” fratello piccolo. C’era mio padre, viene un amico suo…
distribuiva minestra Ada - …un amico, è venuto un compagno, ha bussato alla porta “Cumbà Lui’ vieni un poco,
calda ai poveri
(Archivio Matteo Vorrasio) esci un poco„.. Ha detto mio padre “Di’, ch’è successe? Quisse so’ i figghje mje… [parla
pure]„, “M’a da’ nu cuzzette de pane che tenghe feme„.. Questo cozzetto di pane, che noi
avevamo conservato per tutti e due i miei fratelli piccoli, mio padre l’ha tolto di bocca
ai figli e l’ha dato a quell'uomo che stava senza mangiare.
Testimonianza 1
Ada e Teresa Foschini
San Severo, aprile 2002
Reg. di A. Piva e G. Rinaldi Nella Romagna
Testimonianze 2 - 3
Ida Cavallini e Irma Siroli Ida - …prendevamo il pane dalla bocca - ne avevamo poco - [e lo davamo agli altri]. Io
Lugo di Romagna, giugno 2004
Reg. di G. Rinaldi , A. Piva,
I. Poggiali, P. Sobrero
la definirei la miseria che aiutava l’altra miseria.
Irma - Avevo fatto un favore a un contadino e lui per ricompensarmi mi porta una cesta
di pane. Insomma mi era venuto proprio… una roba proprio fuori dal mondo, avrei cominciato
ad addentarlo subito, ma non potevo, lo dovevo portare a casa, lo dovevo condividere
con i miei. Insomma ho provato un piacere che non l’ho provato mai più per nessuna cosa
al mondo, un piacere così grande nel mangiare questo pezzo di pane, bianco.
3. San Severo, 23 marzo 1950
L'eco degli eccidi di lavoratori di
Melissa, Montescaglioso, Modena,
Lentella e, per la Puglia, di San
Ferdinando, Torremaggiore,
rimbalza nelle città e nelle campagne
italiane scatenando la rabbia
di chi vive già afflitto da problemi
esistenziali e dalla dura realtà
quotidiana.
Drammatica la vicenda
del 23 marzo 1950 a San Severo:
i braccianti si lanciano senza timore
contro le forze di polizia, al grido
“Pane e lavoro!”.
Al termine di una giornata convulsa
e drammatica, che conterà numerosi
feriti e una vittima sul selciato, a
sedare la rivolta arriva l'esercito con
i carri armati che occupano le vie
principali della città. Vengono
tratte in arresto 180 persone.
Foto 1
Le “barricate”
in Piazza Plebiscito,
oggi Piazza Allegato Correva l'anno 1950, io studentessa del quinto Liceo Scientifico, il giorno 23 Marzo
(Archivio Cannelonga)
(giornata di sole primaverile) mi recavo a scuola.
Foto 2 - 3
Le “Barricate” Ero a pochi passi dalla scuola quando sentii degli spari, mi fermai di botto e poi
sulla stampa nazionale
(”Epoca”, aprile 1950) d'istinto mi diressi verso piazza Municipio.
La scena che mi si presentò davanti agli occhi fu sconvolgente.
Gli Scelbini si erano impadroniti della piazza e coi fucili spianati intimavano la
Testimonianza gente ad allontanarsi.
Antonietta Pirro
di San Severo Da ragazza incosciente, per strade secondarie, riuscii ad arrivare presso piazza
(e-mail inviata da Bari il 26 marzo 2004)
Castello per cercare mio padre ma non lo trovai, vidi, invece non le barricate (come
hanno riportato i giornali il giorno dopo) ma carretti sgangherati, messi in senso
trasversale che facevano da riparo agli scioperanti.
Tenevano dura la situazione ed inneggiavano cartelli con la scritta "vogliamo pane
e lavoro".
Di corsa attraversai le strade per giungere a casa, la situazione in famiglia era
preoccupante per le scarse e confuse notizie, man mano che passavano le ore la
tensione cresceva sempre di più.
Verso le quattordici si sentì il sibilo di una sirena, molti uscirono di casa gridando
"si sono arresi, si sono arresi!".
Due anni di carcere duro, di privazioni, di sofferenze ed umiliazioni furono il prezzo
pagato dai manifestanti.
Forse pochi ricordano quel 23 marzo del 1950! Molti, infatti lo hanno già dimenticato.
4. Al termine di un giorno
convulso e drammatico,
con numerosi feriti e una vittima
sul selciato - Michele Di Nunzio,
33 anni - a sedare la rivolta
arriva dunque l'esercito.
Le 180 persone arrestate,
col pesantissimo capo d’accusa
insurrezione armata contro i
poteri dello Stato, saranno
trasferite nel carcere di Lucera.
Gli arrestati, tra i quali
tantissime donne e coppie di
coniugi, verranno sottoposti
a un lungo e combattuto processo,
che vedrà protagonista
Lelio Basso, difensore
degli imputati.
Dopo due lunghi anni,
il 5 aprile 1952, gli imputati
verranno assolti e rilasciati.
Il 23 di marzo quando i lavoratori sono usciti
per lo sciopero, prima hanno girato San Severo,
dove avevano incominciato a fare le barricate,
e poi quando hanno visto che incominciavano
a sparare dai palazzi - perché erano i fascisti
che sparavano, privati, con i fucili da caccia,
tutto quello che si trovavano, hanno
incominciato a sparare… - “Lo sai che
facciamo? Andiamo alla sezione che là è casa
nostra, stiamo tutti insieme, non ci farà niente
nessuno“. Invece una volta saliti sulla sezione
Foto 1 anche se le porte erano chiuse, c'era la guardia
Alcune donne imputate.
Da sin.: di Scelba, la celere, hanno messo le scale e
Teresa Palladino,
Teresa Dogna, sono saliti per il balcone. Hanno rotto vetri,
Soccorsa Sementino (moglie di L. hanno rotto fotografie di Togliatti, di Gramsci,
Allegato),
Isabella Vegliado tutto quello che c'era… hanno fatto l'ira di Dio.
(”Epoca”, aprile 1950)
Con i mitra hanno fatto tutti alzare le mani in
Foto 2 alto e li hanno portati giù, tutti giù e messi in
Alcuni dirigenti politici
(”Epoca”, aprile 1950)
fila tutti quanti, che erano oltre 300 persone,
Foto 3 erano tanti, donne e uomini. Io stavo alla sarta,
Tardia, uno degli arrestati
(”Epoca”, aprile 1950) andavo a lavorare alla sarta. Quando hanno
incominciato i primi spari, la maestra “Andate
a casa! Andate a casa!“. Invece quando sono
arrivata a piazza Incoronazione per attraversare
Testimonianza
Ada Foschini per andare a casa, c'erano già i carri armati.
San Severo, aprile 2002
Reg. di A. Piva e G. Rinaldi Allora abbiamo capito che qualcosa di grave
era successo.
5. I fatti di San Severo
del 23 marzo del 1950,
sono stati anche raccontati
in alcuni canti, composti
dalle donne arrestate e rinchiuse
nel carcere di Lucera,
che nei loro versi danno la loro
versione dei fatti, spesso
travisati dagli organi
d’informazione dell’epoca.
Foto 1
Le donne arrestate, nel cortile
della caserma dei carabinieri
(Archivio Iacovino Facchino)
Foto 2
L’uscita dal Tribunale di Lucera
(”Noi Donne”, 27 gennaio 1952)
Foto 3
Le imputate durante il processo.
Da sin.: L’abbiamo inventata il 23 di marzo e l’abbiamo inventata
Elvira Suriani e Soccorsa nel carcere. Rubammo un pezzo di gesso dalla scuola del
Sementino (mogli di Carmine carcere, andavamo a un gabinetto che c’era, stava un paravento
Cannelonga e di Luigi Allegato),
Teresa D’Ogna, Arcangela Villani che si chiudeva e si apriva. Noi mentre che facevamo quel
(”Noi Donne”, aprile 1950) servizio, piglia e facevamo [scrivevamo] “Il 23 di marzo…”.
Veniva un’altra “…che giornata di coraggio…” e abbiamo
composto la canzone:
Il ventitre di marzo
Successe ‘n’arruina pe’ ddu belle San Sevjire
Nnand’a la Cammera del lavoro
Foto 4 Vulevene eccìde a li lavoratour’
Le imputate durante il processo.
Antonietta Reale e U commessarie Fratelle
Rosa Campanaro Ne pers’ li cerevelle andù ‘rriga’ li femenelle
(”Noi Donne”, aprile 1950)
Avevane deic’ come diceve jsse
Pe’ ‘rrista’ li comunist’
Alleghete è jut’a Rouma
Purtete i connutete de li povere carcirete
Ha pigghiete la parola
Testimonianza Cacciete four’ li lavoratour’
Soccorsa Mollica Foschini
San Severo, maggio 1978 Ha pigghiete la parola
Reg. di G. Rinaldi e P. Sobrero L’aveite misse jind’ pe’ pane e lavour’
6. I figli degli arrestati, circa 70 Le famiglie emiliano romagnole,
bambini, saranno ospitati, “adottati” marchigiane e toscane, della rete
da famiglie di lavoratori del centro- dei comitati di Solidarietà
nord in segno di solidarietà sociale Democratica accolsero come figli
e politica. Questo eccezionale adottivi i più poveri bambini del
movimento collettivo di accoglienza Sud, ma anche quelli delle zone
dei figli degli incarcerati di San martoriate dai bombardamenti,
Severo, è solo un tassello del più come per Cassino, o dalle alluvioni,
vasto movimento nazionale che già come per il Polesine. Una grande
dal ’46 operava in Italia, organizzato esperienza di massa che portò, nei
dai partiti della sinistra e da “treni della felicità”, circa 70.000
organizzazioni femminili come bambini a vivere l’adozione
l’UDI. familiare dal 1946 al 1952.
Foto 1
Il gruppo dei bambini pronti per
partire verso le famiglie che li
ospiteranno Severino - Io, con altre quattro sorelle, rimanemmo affidati a una nonna, senza la possibilità
(Archivio Cannelonga)
di avere nessun altro aiuto economico dai parenti per le loro condizioni di estrema povertà.
Foto 2 Nella stessa nostra condizione si trovavano decine e decine di altri bambini rimasti senza
Un’immaginetta
che promuoveva l’assistenza il fondamentale sostegno economico.
ai bambini Scattò allora, di fronte a questa tragedia, quella eccezionale molla che era l'orgoglio, la
(Archivio Cannelonga)
solidarietà di tutto il partito, del movimento operaio, dei democratici italiani. Oltre 100
bambini, attraverso l'organizzazione del Centro di solidarietà democratica, furono inviati
in varie città italiane: prevalentemente a Pesaro e Ancona.
Testimonianza 1
Severino Cannelonga
dal libro: Micucci - Allora mia moglie il 23 marzo del '50 è stata ospitata da una famiglia toscana,
Cari bambini vi aspettiamo con gioia...,
Teti, Milano 1980, p. 158 a Follonica, provincia di Grosseto, e il padre ha fatto un anno e 5 giorni di galera, nel
carcere di Lucera. Mia moglie era un po' grandicella, doveva andare a scuola, e loro non
Testimonianza 2 abitavano nel centro del paese, abitavano in una casa di campagna, allora è stata appena
Coniugi Micucci
San Severo, aprile 2002 quattro mesi e mezzo e poi è ritornata qui a San Severo che è dovuta andare a scuola. Ma
Reg. di A. Piva e G. Rinaldi
noi dopo 52 anni abbiamo rapporti con questa famiglia ottimi, più di una famiglia,
veramente un bene enorme dal fondo del cuore, veramente enorme.
Testimonianza 3
Dante Verrone
San Severo, aprile 2002
Reg. di A. Piva e G. Rinaldi
Dante - Tra questi arresti ci fu pure mia mamma. Al che noi restammo noi quattro. I più
grandi si arrangiarono presso i parenti, invece il sottoscritto andò… con i cosiddetti
Comitati di solidarietà che si erano costruiti… ci ospitarono, chi in Romagna, chi nelle
Marche, chi in Toscana… il sottoscritto insieme ad un altro cugino di San Nicandro
Garganico venne ospitato in una famiglia a Ravenna. Ricordo il suo cognome, Ferretti.
Liliana Ferretti.
7. I “treni della felicità”.
L’Emilia e la Romagna,
al centro di questa grande
campagna di solidarietà,
accolsero i figli dei braccianti
pugliesi;
contadini e operai
incontrarono ed aiutarono
i “fratelli” del sud più misero
e sfruttato.
L’incontro tra queste due Italie e
il confronto tra le due culture,
unite da ideali e solidarietà,
pur nelle differenti condizioni
economiche, tese ad una seconda
riunificazione nazionale,
dopo la tragica esperienza
fascista.
Scioccante fu la sorpresa
dei bambini meridionali
rispetto ad agi e comodità
sconosciuti.
Per alcuni di quei bambini
fu la scoperta di un
“nuovo mondo”.
Foto 1
Uno dei treni utilizzati
per trasportare i bambini Quelli che partivano
(dal libro:
Cari bambini vi aspettiamo con
gioia..., Teti, Milano, 1980)
Dante - Partendo di qua non avevo mai conosciuto il treno, era la prima volta che vedevo
Foto 2 il treno, era anche un viaggio lunghissimo, perché quei treni dell'epoca, nell’anno ’50, il
Un’istantanea scattata
da un’accompagnatrice treno era ancora quelli fatti con sedili in legno totale e quindi arrivammo a Ravenna.
(Archivio U.D.I., Ravenna) Sti compagni e ’ste compagne ci ospitarono anche con grossi sacrifici - perché pure loro
non è che navigavano nell’oro.
Severino - Era un pomeriggio di martedì, il giorno finale della festa del Soccorso e su
questa banchina della stazione di San Severo io e due mie sorelle e tanti altri bambini, figli
dei tanti arrestati del 23 marzo, eravamo qui ad aspettare il treno che ci doveva portare ad
Ancona.
Testimonianza 1 Arrivammo ad Ancona in condizioni pietose. Le donne di Ancona - non lo dimenticherò mai
Dante Verrone - ci accolsero con immenso amore, ci ripulirono da capo a piedi e ci fecero fare una
San Severo, aprile 2002
Reg. di A. Piva e G. Rinaldi scorpacciata di biscotti e cioccolato: vennero tanti compagni, tante famiglie che ci presero
in consegna e ci tennero due anni.
Testimonianza 2
Severino Cannelonga Quelli che accoglievano
San Severo, aprile 2002.
Reg. di A. Piva e G. Rinaldi
Irma - Mi ricordo la sera che i bambini sono arrivati. Nella sede giù in piazza allora
c’eravamo noi del Pci, il Partito socialista e il Partito d’Azione, avevamo in comune una
sala grande. Dovevano arrivare abbastanza prestino e allora lì avevamo preparato qualcosa
Testimonianza 3 da mangiare, del latte, delle bibite, dei panini, dei biscotti. Ma ci fu un ritardo enorme,
Irma Siroli
Lugo di Romagna., giugno 2004
Reg. di G. Rinaldi, A. Piva,
questi bambini arrivarono verso la mezzanotte e quindi erano distrutti, nessuno mangiò,
I. Poggiali, P. Sobrero poverini, si addormentarono.
Insomma scaricammo questi bambini man mano che arrivavano, nelle Case del popolo
erano raccolti. In più paesi. E ricordo che eravamo così commosse - mi viene il magone
anche adesso - e piangevamo, stavamo male, piangevamo per questi poveri bambini.
8. Le due famiglie
Nei luoghi di accoglienza
i bambini vengono trattati
come figli, scoprono
nuove abitudini e “lussi”
sconosciuti nella loro
terra d’origine.
Le famiglie di destinazione
e quelle di origine assumono la
forma di “famiglie allargate”,
che continueranno nel tempo
a mantenere legami affettivi
e aiuto reciproco.
Foto 1 - 2
Il gruppo dei bambini di San Severo
ospitati nelle Marche
(Archivio Cannelonga)
Dante - La mattina per la prima volta ho incominciato a vedere ’na cosa che rassomigliava
a ’na briosce o un caffè o un latte che non avevo mai visto, non sapevo neanche il sapore
di ’sta briosce, che cos’era.
Mangiare a mezzogiorno e alla sera per noi era ’na cosa strana, in quanto non avevamo
mai visto cose del genere. L’avevamo soltanto viste in televisione, forse qualche volta
al cinema. A San Severo si mangiava sì e no ’na volta al giorno, quando c’era il pane,
pane e pomodoro… la pasta asciutta la domenica, se si era lavorato durante la settimana.
Questa era la vita del bracciante, dei cafoni.
Testimonianza 1 E il dramma è stato il ritorno, purtroppo, perché noi tornammo a casa non dico pretendendo
Dante Verrone le cose che avevamo a Ravenna, ad Ancona, in altri posti, ma dicevamo “Là si mangia
San Severo, aprile 2002
Reg. di A. Piva e G. Rinaldi tre volte al giorno!”. Al che qualche mamma diceva “’Sti ragazzi ce li hanno viziati”.
Severino - Ad Ancona, per la prima volta nella mia vita, non solo mangiavo quasi tutti
Testimonianza 2 i giorni carne, ma anche la sera cenavo caldo. I Franchini avevano due figli; non c’era
Severino Cannelonga volta che acquistavano indumenti per loro che non li acquistassero anche per me. Conobbi
dal libro:
Cari bambini vi aspettiamo con gioia...,
Teti, Milano 1980, p. 158
per la prima volta le vacanze al mare.
Testimonianza 3 Ida - Un anno io voglio fare l’albero di Natale. Raduniamo tanti, ma tanti di quei bambini,
Ida Cavallini per distribuire i doni offerti dai negozi, che la Camera del lavoro io avevo paura che
Lugo di Romagna, giugno 2004
Reg. di G. Rinaldi, A. Piva,
I. Poggiali, P. Sobrero
venisse giù. E poi davamo tutto quello che avevamo raccolto: ’sti bambini sembravano
matti. Dopo, il girotondo intorno all’albero di Natale. Si organizzavano delle cose per i
bambini, si organizzavano delle commedie, si faceva un balletto. Però queste iniziative
per i bambini, cosa c’era in fondo? Voler dare cultura, volere aiutare i bambini a essere
come quelli che avevano tanti quattrini.
9. Derna - C’era un convegno a Roma mi ricordo, e un deputato
della Puglia [Allegato?] fa un appello, parla di questo sciopero.
I genitori di questi bambini erano tutti in galera. La sera ci
siamo riuniti: “Che cosa facciamo?” “Una trentina di bambini
li portiamo su e li ospitiamo”. Sono venuta via subito, sono
andata alla Camera del lavoro: “A Roma ci siamo impegnati
a prendere 30 bambini, perchè a San Severo c'è stato uno
sciopero e tutti i genitori sono in galera. I bambini sono in
mezzo alla strada e non hanno niente da mangiare”. Abbiamo
mandato giù due compagni a prendere questi bambini.
Americo Amerigo - Io ero nel giro di Ancona, eravamo 15-20 bambini.
e il mondo nuovo Siamo venuti su con il treno, ci hanno dato i panini con la
mortadella, era la prima volta che mangiavo la mortadella.
Eravamo in un vagone unico. Avevamo le bandierine tricolore,
Racconto a due voci: era il dopoguerra, c'era l'amor di patria.
Americo Marino, bambino
figlio di un bracciante Derna - Quando sono arrivati i bambini mia zia Maria è venuta
di San Severo arrestato per i fatti alla stazione e ha preso il più piccolo. Questo bambino dentro
del 23 marzo 1950 e il treno aveva pianto sempre poverino, perchè gli avevano messo
Derna Scandali, partigiana un paio di scarpe della sorella più piccola e gli stavano piccole.
di Ancona che insieme alla zia Maria Quando ha visto questo bambino, piccolino piccolino, che
piangeva, l’ha abbracciato su, è tornata su a piedi con questo
Petrini e alla cugina Nedda lo bambino in braccio.
accoglieranno come un figlio.
Amerigo da allora vive Amerigo - Io mi ricordo quando sono sceso dal treno e m’hanno
ad Ancona con la moglie e due figlie. preso per mano. Me ricordo che ho fatto il bagno, che ero
A undici anni comincia a fare sporchissimo. E mi ricordo di una gran dormita. A molti li hanno
il garzone nella barberia accanto portati in un bagno pubblico, ma dice che hanno fatto il
al negozio di alimentari della 'zia diavolerio, al diurno, che c’era ‘ste vasche… hanno fatto un
Maria', la sua mamma di Ancona. diavolerio!
Ha continuato a fare il barbiere in Derna - Quando sono arrivati erano in condizioni tremende.
via Veneto fino ad oggi. Prima di tutto li abbiamo portati dove c'erano i bagni pubblici.
Questi bambini non avevano mai visto un bagno, la vasca da
bagno. Prima non volevano entrare. Una volta entrati non
Foto 1 volevano più uscire. Prima di affidarli alle famiglie li abbiamo
Il gruppo dei bambini di San Severo
ospitati nelle Marche dovuti far lavare, erano in condizioni disperate. Dopo pranzo
(Archivio Cannelonga) abbiamo invitato tutta questa gente che si era impegnata a
Foto 2 prendere un bambino, in questo circolo ANPI, abbiamo spiegato
Americo Marino, di questo sciopero, dei loro genitori in galera e abbiamo
uno dei bambini consegnato i bambini.
del gruppo ospitato ad Ancona.
Amerigo - Quando mi sono svegliato mi hanno portato fuori
e mi hanno pagato un gelato con la panna, dice “Ti piace il
gelato?”, sai che gli ho detto? “Assemigghia a recotte”. Perchè
io mangiavo la ricotta giù! “Cosa te piace di più a mangiare?”
“I fogghje”, le foglie [le verdure].
Dopo sei mesi sono dovuto tornare giù, perchè mio padre era
uscito dal carcere. Era di notte e quando siamo arrivati in
Testimonianza stazione a San Severo… c’era tutte le mamme, i parenti… c'era
urla di gioia… urla festose, d'emozioni… che noi scendevamo
Il testo è stato liberamente
ricostruito a partire
dal treno… All’epoca se diceva che a noi ci hanno mandato in
dall'intervista Russia, in Russia c'era i comunisti, i comunisti mangiavano i
a Derna Scandali bambini. E mia madre - l’ignoranza che c’era all’epoca, sai,
e Amerigo Marino giornali non se leggeva, la radio non ce l’aveva - era influenzata
tratta dalla tesi di laurea di da queste dicerie, da queste chiacchiere e piangeva… non sapeva
Laura Volponi (Bologna 1999)
e dall'intervista
dove eravamo andati realmente!
ad Americo Marino Quando poi so’ tornato giù io ho cominciato a fa’ lo sciopero
(San Severo, aprile 2004, della fame, non mangiavo più, perché era talmente drastico
reg. G. Rinaldi).
quel cambio… è successo che mia madre si è messa in contatto
con la famiglia che mi aveva ospitato, con Maria, e lei mi è
venuta a prendere! Di notte è arrivata, alle tre e mezza è venuta
giù, di notte. Da sola è scesa alla stazione! Io me la sono
ritrovata a casa. È venuta a riprendermi e mi ha riportato su.
Io non accettavo più la vita di giù, perchè su era un altro mondo,
mi piaceva Ancona, mi piaceva il mondo nuovo.
10. Irma - Allora si organizzò: si trovarono tante
famiglie che aderirono. Allora c’era questo
spirito grande di solidarietà, questa voglia di
venire incontro alle persone che vivevano in
maniera più disagiata di noi.
Foto 1
Ida - Arrivarono dei bambini da Rieti, poi ne
Un gruppo di bambini meridionali arrivarono anche da Napoli, poi dopo quelli
ospitati dalle famiglie ravennati andarono via, ne ritornarono degli altri.
(Archivio UDI, Ravenna)
Foto 2
Irma - Alcuni sono rimasti a Lugo. Quello che
I coniugi Morelli con la foto prese Filippi continuò a studiare, credo sia
della bambina da loro ospitata: diventato ingegnere. Un altro lo prese Randi e
Rosanna De Luca
(di Atina, Frosinone) quello poi si è messo nel commercio.
Voltana (RA), luglio 2004, ph. G. Rinaldi
Foto 3 - 4 Ida - C’erano anche quelli del Polesine, poi
Rosanna, la bambina ospitata dai quelli di Reggio Emilia. Ma quando andavano
coniugi Morelli in due foto: la prima
all’arrivo e la seconda durante la via, li avevamo curati... Avevamo il massimo
sua permanenza della preoccupazione. Quando li mandavamo a
casa non parevano più loro!
Irma - Ma erano gli anni subito dopo la guerra,
avevamo uno spirito molto diverso da quello di
Testimonianze oggi. Quello che facevamo era politica, era
Irma Siroli e Ida Cavallini, pulita e lo facevamo col cuore, era anche un
organizzatrici per l’U.D.I.
dell’accoglienza dei bambini impegno sofferto, proprio, sofferto. Ci mettevamo
Lugo di Romagna., giugno 2004
Reg. di G. Rinaldi, A. Piva, l’anima e lo facevamo proprio perchè credevamo
I. Poggiali, P. Sobrero
anche di poter cambiare la società: grande
illusione! Pensavamo che le cose sarebbero
cambiate e che ci sarebbe stata una giustizia,
un vivere diverso, ecco. Ci volevamo bene allora,
ecco diciamo così.
11. Per i bambini
protagonisti di queste storie,
il contatto tra i due mondi,
sociali e culturali, le differenze
linguistiche e alimentari,
hanno anche creato traumi
psicologici, sorpresa,
cambiamento.
C’è chi ha scoperto il valore
della “civiltà”, la possibilità di
una vita diversa;
chi sceglierà
di non tornare più indietro,
di non riprendere la vita d’inferno
dei braccianti del Tavoliere.
E c’è anche chi da questa
esperienza trarrà motivo per un
impegno a cambiare le condizioni
di partenza, a creare le
opportunità per “restare” e non,
come sempre, per “partire”.
Foto 1
San Severo 1952.
La folla al ritorno degli arrestati Dante - “Questa è la solidarietà che abbiamo
dopo due anni di carcere
(Archivio Cannelonga) appreso, ma abbiamo appreso anche un mondo
Foto 2 diverso e abbiamo visto come si vive… per la
San Severo 1952. prima volta una civiltà diversa da quella che
Giuseppe Di Vittorio tra le donne
appena uscite dal carcere era la vita dei cafoni di San Severo, la vita dei
(Archivio Matteo Vorrasio)
braccianti di San Severo”.
Foto 2 Dante è diventato sindacalista.
San Severo 1952.
Carmine Cannelonga, libero dopo
due anni di carcere, festeggiato nella Americo - “Per me invece è stata una tragedia.
Camera del lavoro.
(Archivio Cannelonga) Non mi piaceva tornare giù, mi piaceva Ancona,
mi piaceva il mondo nuovo. Una sera mi ricordo,
ero stato riportato giù: insomma in un ritorno
giù in paese, in stazione ho fatto il diavolerio
perché non volevo tornare giù. Ho fatto il
matto”.
Testimonianza 1 Americo è rimasto ad Ancona e fa il barbiere.
Dante Verrone
San Severo, aprile 2002
Reg. di A. Piva e G. Rinald
Severino -“Tutte queste cose, il clima che mi
Testimonianza 2 attorniava, impressero una profonda svolta nella
Americo Marino mia vita. Tante volte ho pensato: cosa avrei
San Severo, aprile 2004
Reg. di G. Rinaldi fatto, come mi sarei ridotto, quale sarebbe stato
il mio destino se non ci fosse stata questa
Testimonianza 3
Severino Cannelonga esperienza, questo aiuto?”.
dal libro:
Cari bambini vi aspettiamo Severino è stato eletto deputato per il Pci.
con gioia...,
Teti, Milano 1980, p. 159
12. Foto 1
San Severo, 1952.
La folla davanti alla
Camera del lavoro per festeggiare Le ultime parole dell’arringa di Lelio Basso al
il ritorno degli arrestati.
(Archivio Cannelonga)
processo per i fatti di San Severo:
Foto 2
Carmine Cannelonga nel 1978 a Questa sentenza voi pronuncerete
un convegno sindacale.
(ph. G. Rinaldi) in nome del popolo, e il popolo
in nome del quale parlate,
Foto 3
Severino Cannelonga, a sin., il popolo di cui dovete essere
con Alessandro Piva
(ph. G. Rinaldi, 2002) gli interpreti, non è soltanto
il popolo grasso che vuol conservare
i suoi privilegi, ma è il vasto popolo
che comprende tutti i cittadini,
Foto 4
Interviste in strada a San Severo, soprattutto la grande massa
durante le riprese di “Pane e lavoro”
di Alessandro Piva dell’umile gente che lavora,
(ph. G. Rinaldi, 2002)
che soffre e che lotta per diventare
non più oggetto ma soggetto di storia,
e per fare finalmente del nostro paese,
secondo il principio affermato
Foto 5
Intervista a Dante Verrone. dalla Carta fondamentale,
San Severo, durante le riprese di
“Pane e lavoro” di Alessandro Piva una Repubblica democratica
(ph. G. Rinaldi, 2002)
fondata sul lavoro.
Sia la vostra sentenza degna
di questo popolo.