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LE IMMAGINI MENTALI TRA FILOSOFIA E
SCIENZE COGNITIVE
Gruppo Sperimentale di Didattica Interdisciplinare –
Laboratori GSDI
“Immagine”: Coordinamento Prof.ssa Laura Silvestri
A.A 2012/2013
Gloria Galloni e Mattia Della Rocca
gloria.galloni@uniroma2.it - mattia.dellarocca@gmail.com
http://amindbodyproblem.org/gsdimmagine
LE IMMAGINI MENTALI TRA FILOSOFIA E
SCIENZE COGNITIVE
Lo statuto delle immagini nelle scienze della mente:
percezione, rappresentazione, immaginazione?
Le teorie della scienza cognitiva classica sull’immagine
mentale
Il punto di vista dell’embodied cognition
Appendice: immagini mentali e patologia
Cos’è un’immagine?
… E QUESTA È UN’IMMAGINE?
RIFLESSIONI FILOSOFICHE…
 Prime riflessioni sull’immagine in Platone e Aristotele.
 Platone (Repubblica, Sofista) distingue tra eikòn e eidolòn: mimesi
del reale vs simulacro. Solo l’eidos ci mostra il reale.
 Aristotele: «l’anima non pensa mai senza immagini» (De Anima, III, 7,
431 a-b). L'immaginazione è «un movimento prodotto dalla sensazione in
atto» ( III, 3, 429a 1).
 Wittgenstein: «L’immagine è un fatto», è un modello della realtà
(Tractatus logico–philosophicus, 2.141).
 Cassirer: poiché abbiamo e siamo un corpo, dobbiamo necessariamente
passare per la mediazione delle immagini per attingere la conoscenza
ideale.
 Immagine come processo intenzionale, atto della coscienza (cfr. Husserl,
Sartre).
LE IMMAGINI MENTALI

Rappresentazioni all’interno della mente in cui
l’oggetto o l’evento viene riprodotto in modo
analogico e conservando proprietà spaziali.
Non si tratta solo di rappresentazioni visive:
tutte le attività sensoriali producono
immagini mentali corrispondenti (Paivio, 1971,
1975; Kosslyn e Shyn, 1994).
IMMAGINE COME
RAPPRESENTAZIONE
Una definizione
“Una rappresentazione mentale potrebbe essere considerata,
in linea di massima, come un oggetto mentale dotato di
proprietà semantiche” (Pitt, 2000).

Coinvolge:
1. Il modo in cui è organizzata la conoscenza;
2. La forma con cui la conoscenza è rappresentata
nella nostra mente.
PROBLEMI CLASSICI
Coerenza con la realtà esterna
Solipsismo
Attività o passività della mente, anche in relazione al
contenuto della rappresentazione.
FORMATI DEL PENSIERO:
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Imagery Debate

Simbolico: una forma di
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rappresentazione che è
(Pylyshyn, 1973, 1981, 2003)
stata scelta in modo
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somiglia percettivamente
Gatto generica
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(Paivio,1989; Kosslyn, 1983)
rappresentazione
che preserva le
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percettive
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qualunque cosa sia
rappresentata.
Le teorie psicologiche classiche sul
formato dell’immagine mentale
IPOTESI PROPOSIZIONALE (Anderson &
Bower, 1973; Pylyshyn, 1973, 2003; Fodor, 1975):
la conoscenza è rappresentata tramite forme
astratte simili alle proposizioni del linguaggio
naturale nelle quali sono immagazzinati i
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Le proposizioni rappresentano il contenuto
ideativo della mente in una forma che non è
specifica per nessun linguaggio e per nessuna
modalità sensoriale.
Le teorie psicologiche classiche sul
formato dell’immagine mentale
TEORIA DEL DOPPIO CODICE (Paivio, 1971, 1983, 1986):
usiamo un codice analogico (immagini) ed un codice simbolico
(parole) per rappresentare le informazioni. Esistono due diversi
sottoinsiemi di codifica delle informazioni provenienti dal mondo
esterno (es. orologio lancette / digitale).
Sistema verbale: specializzato per trattare le informazioni di tipo
linguistico.
Sistema non verbale: qualificato per elaborare stimoli non
linguistici (in compiti come l’analisi di oggetti, di immagini e di
scene).
I due sistemi dialogano tra loro attraverso connessioni referenziali.
Critica: ridondanza delle informazioni.
Le teorie psicologiche classiche sul
formato dell’immagine mentale
IPOTESI DEI MODELLI MENTALI
(Johnson-Laird, 1983; 1989): la rappresentazione
può avere forme differenti:
- in proposizioni (del tutto astratte, verbalmente
esprimibili),
- in immagini (rappr. specifiche, simili ai
percetti )
- in ‘modelli mentali’ dello stato del mondo
(rappresentazioni analogiche piuttosto astratte).
Le teorie psicologiche classiche sul
formato dell’immagine mentale
IPOTESI DI EQUIVALENZA FUNZIONALE
(Farah, 1988; Finke, 1989; etc.):
le rappresentazioni sono immagini funzionalmente
identiche a ciò che rappresentano nel mondo; sono
analoghe al percetto. Attività immaginativa e percezione
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coinvolgerebbero
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Rotazione mentale (Shepard e Metzler)

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Le teorie psicologiche classiche sul
formato dell’immagine mentale
IPOTESI DI KOSSLYN (1978, 1998, 2005)
Immagini mentali = rappresentazioni interne utili a
risolvere certi tipi di problemi/domande:
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I gatti hanno il pelo?
Individuazione delle proprietà strutturali che
accomunano immagini e percetti.
Immagine mentale: riflette la struttura spaziale
dell'oggetto esterno e le relazioni tra le sue parti.
Analogisti
 es. Shepard:
 Assunto: la trasformazione mentale di un oggetto ripercorre gli stadi che attraversa la
trasformazione reale dell’oggetto corrispondente, quindi le operazioni immaginative
corrispondono a quelle sottostanti l’attività percettiva.
 Scopo: dimostrare la stretta corrispondenza tra trasformazione mentale e trasformazione
reale.
 Metodo: studio della trasformazione spaziale delle immagini, rotazione mentale.
 es. Kosslyn:
 Assunto: la generazione di immagini mentali è sorretta dagli stessi meccanismi utilizzati
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 Scopo: dimostrare stretta corrispondenza tra oggetti reali e oggetti immaginati.
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Scanning mentale

Scanning mentale: perlustrazione
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Il tempo necessario per effettuare la scansione
mentale tra 2 oggetti è proporzionale alla
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Scaling

Studio dei fenomeni associati alla grandezza delle immagini.

Ci si impiega più tempo a descrivere i dettagli degli oggetti più piccoli:
risoluzione più ‘dettagliata’ sul nostro ‘schermo’ mentale.
Kosslyn (1994)
Studi di brain imaging
PET: compito percettivo vs di imagery
Aree di attivazione:
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Conclusione: il cervello usa le stesse
aree relative alla visione quando elabora
figure e immagini
A livello teorico, due visioni contrastanti

La rappresentazione della conoscenza è ‘staccata’ dalla
percezione, è AMODALE (idea originatasi con la rivoluzione
cognitiva, a partire dagli anni ’50-’60; cf. Fodor, 1975;
Pylyshyn, 1973; 1982).
La rappresentazione della conoscenza è essenzialmente
percettiva, è MODALE (tradizione filosofica propria
dell’associazionismo anglosassone; oggi, Barsalou et al.,
1998).
Immagini mentali
embodied e multisensoriali
Importante indagare le rappresentazioni nelle varie
modalità ed i principi di
integrazione multisensoriale
intensificazione e integrazione percettiva della
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di più segnali sensoriali
Basi neurobiologiche
Martin & Chao, 2001: le componenti che formano un concetto
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corteccia (distributed networks), secondo le modalità con le
quali sono state esperite (componente sensomotoria):
FEATURE-BASED MODEL (cf. Sitnikova et al., 2006;
Martin et al., 2000; Martin, 2001).
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luoghi
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differenti
informazioni relative ad un oggetto:
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funzioni: recupero, monitoraggio,
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di
informazioni
semantiche.
IMMAGINE PERCETTIVA E IMMAGINE OPERATIVA
(VON ÜEXKULL, 1934)
L’EMBODIED COGNITION

Legame tra percezione e azione:
La percezione non è qualcosa che ci accade, fuori o dentro di
noi, ma è qualcosa che facciamo
Secondo Noe (2004), la percezione è dipendente sia
dall’oggetto, sia dalle capacità di movimento del soggetto
che percepisce
Immagini mentali embodied
Embodied perché corrispondono - almeno parzialmente allo stato di attivazione senso-motoria da cui derivano.

Immagine
Percezione/azione

Memoria

Sono inoltre multimodali:
derivano dalle esperienze multisensoriali e motorie con cui
interagiamo con l’ambiente.
Immagini mentali embodied
Embodied non solo perché si realizza a livello neurale, ma perché usa
un modello corporeo pre-esistente nel cervello e realizzato a livello
senso-motorio
(Gallese, 2005)

Le rappresentazioni di eventi percepiti (percezioni) e di eventi da
eseguire (azioni) sono basate sullo stesso
codice di tipo motorio
(Prinz, 1997; Knoblich, 2003; Rizzolatti et al., ultimi 20 anni)

La conoscenza concettuale è radicata nei sistemi senso-motori
(Barsalou et al., 2003)
APPENDICE:
IMMAGINI MENTALI E CLINICA.
IL PENSIERO AUTISTICO
«Autistics have problems learning things
that cannot be thought about in pictures.
The easiest words for an autistic child to
learn are nouns, because they directly relate
to pictures. Highly verbal autistic children
like I was can sometimes learn how to read
with phonics. Written words were too
abstract for me to remember, but I could
laboriously remember the approximately
fifty phonetic sounds and a few rules.
Lower-functioning children often learn
better by association, with the aid of word
labels attached to objects in their
environment. Some very impaired autistic
children learn more easily if words are
spelled out with plastic letters they can
feel» (Grandin, 2006)

[un disegno di Stephen Wiltshire]
LA SINDROME DI ALICE NEL PAESE DELLE
MERAVIGLIE (SINDROME DI TODD)
Comunemente associata alle
prime fasi dell’infezione del
virus di Epstein-Barr (il virus
della
mononucleosi)
e
all’emicrania cronica,
si
manifesta
attraverso
distorsioni delle dimensioni
degli oggetti, a volte visti
molto più piccoli (micropsia)
altre molto più grandi
(macropsia).
LA SINDROME DI CHARLES BONNET
La sindrome di Charles Bonnet si
manifesta attraverso l’esperienza
della visione di immagini nel punto
del campo visivo divenuto cieco in
seguito a un trauma neurologico del
nervo ottico o della retica. La parte
della corteccia visiva destinata a
recepire gli stimoli per quell’area , in
assenza di input, inizia a creare
spontaneamente immagini (un
meccanismo simile a quello dei
sogni)
SPUNTI BIBLIOGRAFICI
• Galloni, G. (2010). “La rappresentazione nelle scienze cognitive
contemporanee: un approccio incorporato, situato e dinamico”. In Teorie &
Modelli, XV, 2-3:19-33.
• Pylyshyn, Z.W. (2003). “Return of the mental image: are there really
pictures in the brain?”. In Trends in Cognitive Sciences, 7(3): 113-118.
• Noë, A. (2004). Action in Perception. Cambridge, MA: MIT Press.
• Paivio, A. (1969). “Mental Imagery in associative learning and memory”. In
Psychological Review, 76: 241-63.
• Jeannerod, M. (1994). “The representing brain: neural correlates of motor
intention and imagery”. In Behavioural and Brain Sciences, 17: 187-245.
• Olivetti Belardinelli, M., Palmiero, M. (2008). “La vividezza delle immagini
mentali nelle diverse modalità sensoriali. Uno studio fMRI”. In Griffero, T.,
Di Monte, M. (eds.), Sensibilia 1 (2007) – Potere delle immagini? (123-136),
Milano: Mimesis

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  • 1. LE IMMAGINI MENTALI TRA FILOSOFIA E SCIENZE COGNITIVE Gruppo Sperimentale di Didattica Interdisciplinare – Laboratori GSDI “Immagine”: Coordinamento Prof.ssa Laura Silvestri A.A 2012/2013 Gloria Galloni e Mattia Della Rocca gloria.galloni@uniroma2.it - mattia.dellarocca@gmail.com http://amindbodyproblem.org/gsdimmagine
  • 2. LE IMMAGINI MENTALI TRA FILOSOFIA E SCIENZE COGNITIVE Lo statuto delle immagini nelle scienze della mente: percezione, rappresentazione, immaginazione? Le teorie della scienza cognitiva classica sull’immagine mentale Il punto di vista dell’embodied cognition Appendice: immagini mentali e patologia
  • 4. … E QUESTA È UN’IMMAGINE?
  • 5. RIFLESSIONI FILOSOFICHE…  Prime riflessioni sull’immagine in Platone e Aristotele.  Platone (Repubblica, Sofista) distingue tra eikòn e eidolòn: mimesi del reale vs simulacro. Solo l’eidos ci mostra il reale.  Aristotele: «l’anima non pensa mai senza immagini» (De Anima, III, 7, 431 a-b). L'immaginazione è «un movimento prodotto dalla sensazione in atto» ( III, 3, 429a 1).  Wittgenstein: «L’immagine è un fatto», è un modello della realtà (Tractatus logico–philosophicus, 2.141).  Cassirer: poiché abbiamo e siamo un corpo, dobbiamo necessariamente passare per la mediazione delle immagini per attingere la conoscenza ideale.  Immagine come processo intenzionale, atto della coscienza (cfr. Husserl, Sartre).
  • 6. LE IMMAGINI MENTALI Rappresentazioni all’interno della mente in cui l’oggetto o l’evento viene riprodotto in modo analogico e conservando proprietà spaziali. Non si tratta solo di rappresentazioni visive: tutte le attività sensoriali producono immagini mentali corrispondenti (Paivio, 1971, 1975; Kosslyn e Shyn, 1994).
  • 7. IMMAGINE COME RAPPRESENTAZIONE Una definizione “Una rappresentazione mentale potrebbe essere considerata, in linea di massima, come un oggetto mentale dotato di proprietà semantiche” (Pitt, 2000). Coinvolge: 1. Il modo in cui è organizzata la conoscenza; 2. La forma con cui la conoscenza è rappresentata nella nostra mente.
  • 8. PROBLEMI CLASSICI Coerenza con la realtà esterna Solipsismo Attività o passività della mente, anche in relazione al contenuto della rappresentazione.
  • 9. FORMATI DEL PENSIERO: PENSARE PAROLE E PENSARE IMMAGINI Imagery Debate Simbolico: una forma di Ipotesi Proposizionale rappresentazione che è (Pylyshyn, 1973, 1981, 2003) stata scelta in modo arbitrario per“stare per qualcos’altro”, e che non somiglia percettivamente Gatto generica alla cosa rappresentata. Analogico: una Ipotesi Analogica forma di (Paivio,1989; Kosslyn, 1983) rappresentazione che preserva le principali caratteristiche percettive di qualunque cosa sia rappresentata.
  • 10. Le teorie psicologiche classiche sul formato dell’immagine mentale IPOTESI PROPOSIZIONALE (Anderson & Bower, 1973; Pylyshyn, 1973, 2003; Fodor, 1975): la conoscenza è rappresentata tramite forme astratte simili alle proposizioni del linguaggio naturale nelle quali sono immagazzinati i significati ‘profondi’. Le proposizioni rappresentano il contenuto ideativo della mente in una forma che non è specifica per nessun linguaggio e per nessuna modalità sensoriale.
  • 11. Le teorie psicologiche classiche sul formato dell’immagine mentale TEORIA DEL DOPPIO CODICE (Paivio, 1971, 1983, 1986): usiamo un codice analogico (immagini) ed un codice simbolico (parole) per rappresentare le informazioni. Esistono due diversi sottoinsiemi di codifica delle informazioni provenienti dal mondo esterno (es. orologio lancette / digitale). Sistema verbale: specializzato per trattare le informazioni di tipo linguistico. Sistema non verbale: qualificato per elaborare stimoli non linguistici (in compiti come l’analisi di oggetti, di immagini e di scene). I due sistemi dialogano tra loro attraverso connessioni referenziali. Critica: ridondanza delle informazioni.
  • 12. Le teorie psicologiche classiche sul formato dell’immagine mentale IPOTESI DEI MODELLI MENTALI (Johnson-Laird, 1983; 1989): la rappresentazione può avere forme differenti: - in proposizioni (del tutto astratte, verbalmente esprimibili), - in immagini (rappr. specifiche, simili ai percetti ) - in ‘modelli mentali’ dello stato del mondo (rappresentazioni analogiche piuttosto astratte).
  • 13. Le teorie psicologiche classiche sul formato dell’immagine mentale IPOTESI DI EQUIVALENZA FUNZIONALE (Farah, 1988; Finke, 1989; etc.): le rappresentazioni sono immagini funzionalmente identiche a ciò che rappresentano nel mondo; sono analoghe al percetto. Attività immaginativa e percezione sono funzionalmente equivalenti, ovvero coinvolgerebbero approssimativamente le stesse operazioni per gli stessi scopi.
  • 14. Rotazione mentale (Shepard e Metzler) Compito: dire se due figure sono le stesse. Risultati: RT sono una funzione lineare del grado di rotazione delle figure.
  • 15. Le teorie psicologiche classiche sul formato dell’immagine mentale IPOTESI DI KOSSLYN (1978, 1998, 2005) Immagini mentali = rappresentazioni interne utili a risolvere certi tipi di problemi/domande: Quanti posti ci sono in quest’aula? I gatti hanno il pelo? Individuazione delle proprietà strutturali che accomunano immagini e percetti. Immagine mentale: riflette la struttura spaziale dell'oggetto esterno e le relazioni tra le sue parti.
  • 16. Analogisti  es. Shepard:  Assunto: la trasformazione mentale di un oggetto ripercorre gli stadi che attraversa la trasformazione reale dell’oggetto corrispondente, quindi le operazioni immaginative corrispondono a quelle sottostanti l’attività percettiva.  Scopo: dimostrare la stretta corrispondenza tra trasformazione mentale e trasformazione reale.  Metodo: studio della trasformazione spaziale delle immagini, rotazione mentale.  es. Kosslyn:  Assunto: la generazione di immagini mentali è sorretta dagli stessi meccanismi utilizzati dalla percezione.  Scopo: dimostrare stretta corrispondenza tra oggetti reali e oggetti immaginati.  Metodo: scanning mentale, scaling.
  • 17. Scanning mentale Scanning mentale: perlustrazione dell’immagine. mappa di isola con 7 luoghi marcati (palma, albero) a distanze diverse. Il tempo necessario per effettuare la scansione mentale tra 2 oggetti è proporzionale alla distanza cognitiva tra questi oggetti nella mappa reale.
  • 18. Scaling Studio dei fenomeni associati alla grandezza delle immagini. Ci si impiega più tempo a descrivere i dettagli degli oggetti più piccoli: risoluzione più ‘dettagliata’ sul nostro ‘schermo’ mentale.
  • 19. Kosslyn (1994) Studi di brain imaging PET: compito percettivo vs di imagery Aree di attivazione: Imagery – triangoli Percezione – cerchietti Conclusione: il cervello usa le stesse aree relative alla visione quando elabora figure e immagini
  • 20. A livello teorico, due visioni contrastanti La rappresentazione della conoscenza è ‘staccata’ dalla percezione, è AMODALE (idea originatasi con la rivoluzione cognitiva, a partire dagli anni ’50-’60; cf. Fodor, 1975; Pylyshyn, 1973; 1982). La rappresentazione della conoscenza è essenzialmente percettiva, è MODALE (tradizione filosofica propria dell’associazionismo anglosassone; oggi, Barsalou et al., 1998).
  • 21. Immagini mentali embodied e multisensoriali Importante indagare le rappresentazioni nelle varie modalità ed i principi di integrazione multisensoriale intensificazione e integrazione percettiva della stimolazione in relazione all’attivazione simultanea di più segnali sensoriali
  • 22. Basi neurobiologiche Martin & Chao, 2001: le componenti che formano un concetto (features) sono immagazzinate in differenti luoghi della corteccia (distributed networks), secondo le modalità con le quali sono state esperite (componente sensomotoria): FEATURE-BASED MODEL (cf. Sitnikova et al., 2006; Martin et al., 2000; Martin, 2001). Vari luoghi per differenti informazioni relative ad un oggetto: la sua forma, il movimento, i comportamenti motori usuali. Vari luoghi anche per differenti funzioni: recupero, monitoraggio, selezione e mantenimento di informazioni semantiche.
  • 23. IMMAGINE PERCETTIVA E IMMAGINE OPERATIVA (VON ÜEXKULL, 1934)
  • 24. L’EMBODIED COGNITION Legame tra percezione e azione: La percezione non è qualcosa che ci accade, fuori o dentro di noi, ma è qualcosa che facciamo Secondo Noe (2004), la percezione è dipendente sia dall’oggetto, sia dalle capacità di movimento del soggetto che percepisce
  • 25. Immagini mentali embodied Embodied perché corrispondono - almeno parzialmente allo stato di attivazione senso-motoria da cui derivano. Immagine Percezione/azione Memoria Sono inoltre multimodali: derivano dalle esperienze multisensoriali e motorie con cui interagiamo con l’ambiente.
  • 26. Immagini mentali embodied Embodied non solo perché si realizza a livello neurale, ma perché usa un modello corporeo pre-esistente nel cervello e realizzato a livello senso-motorio (Gallese, 2005) Le rappresentazioni di eventi percepiti (percezioni) e di eventi da eseguire (azioni) sono basate sullo stesso codice di tipo motorio (Prinz, 1997; Knoblich, 2003; Rizzolatti et al., ultimi 20 anni) La conoscenza concettuale è radicata nei sistemi senso-motori (Barsalou et al., 2003)
  • 27. APPENDICE: IMMAGINI MENTALI E CLINICA. IL PENSIERO AUTISTICO «Autistics have problems learning things that cannot be thought about in pictures. The easiest words for an autistic child to learn are nouns, because they directly relate to pictures. Highly verbal autistic children like I was can sometimes learn how to read with phonics. Written words were too abstract for me to remember, but I could laboriously remember the approximately fifty phonetic sounds and a few rules. Lower-functioning children often learn better by association, with the aid of word labels attached to objects in their environment. Some very impaired autistic children learn more easily if words are spelled out with plastic letters they can feel» (Grandin, 2006) [un disegno di Stephen Wiltshire]
  • 28. LA SINDROME DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE (SINDROME DI TODD) Comunemente associata alle prime fasi dell’infezione del virus di Epstein-Barr (il virus della mononucleosi) e all’emicrania cronica, si manifesta attraverso distorsioni delle dimensioni degli oggetti, a volte visti molto più piccoli (micropsia) altre molto più grandi (macropsia).
  • 29. LA SINDROME DI CHARLES BONNET La sindrome di Charles Bonnet si manifesta attraverso l’esperienza della visione di immagini nel punto del campo visivo divenuto cieco in seguito a un trauma neurologico del nervo ottico o della retica. La parte della corteccia visiva destinata a recepire gli stimoli per quell’area , in assenza di input, inizia a creare spontaneamente immagini (un meccanismo simile a quello dei sogni)
  • 30. SPUNTI BIBLIOGRAFICI • Galloni, G. (2010). “La rappresentazione nelle scienze cognitive contemporanee: un approccio incorporato, situato e dinamico”. In Teorie & Modelli, XV, 2-3:19-33. • Pylyshyn, Z.W. (2003). “Return of the mental image: are there really pictures in the brain?”. In Trends in Cognitive Sciences, 7(3): 113-118. • Noë, A. (2004). Action in Perception. Cambridge, MA: MIT Press. • Paivio, A. (1969). “Mental Imagery in associative learning and memory”. In Psychological Review, 76: 241-63. • Jeannerod, M. (1994). “The representing brain: neural correlates of motor intention and imagery”. In Behavioural and Brain Sciences, 17: 187-245. • Olivetti Belardinelli, M., Palmiero, M. (2008). “La vividezza delle immagini mentali nelle diverse modalità sensoriali. Uno studio fMRI”. In Griffero, T., Di Monte, M. (eds.), Sensibilia 1 (2007) – Potere delle immagini? (123-136), Milano: Mimesis

Editor's Notes

  1. A proposito delle immagini mentali e dell’attività immaginativa (in inglese: imagery, attività che comprende generare, esplorare e trasformare immagini mentali) è sorto negli anni un dibattito (Imagery Debate), tra due opposte teorie: l’ipotesi proposizionale e l’ipotesi analogica. Pylyshyn (1973, 1981, 2003), maggior fautore del punto di vista proposizionalista, sostiene che l’attività immaginativa non sia affatto un processo cognitivo autonomo né una modalità specifica di rappresentazione figurale della realtà. Le immagini mentali non hanno un ruolo funzionale, “non servirebbero a nulla”, possono essere presenti o non presenti; qualora presenti indicano semplicemente che in quel momento è in atto un altro tipo di attività o di processo. Secondo questo punto di vista, il formato in cui vengono codificate tutte le informazioni provenienti dal mondo esterno, verbali e non verbali, è unico ed è di tipo proposizionale, simbolico e astratto. All’ipotesi proposizionalista si contrappone il modello analogico (o pittorialista), i cui maggiori esponenti sono Paivio (1989) e Kosslyn (1983). Secondo questo punto di vista esistono due codici di elaborazione delle informazioni, che operano insieme, pur con competenze e caratteristiche diverse: il codice proposizionale-linguistico ed il codice analogico. Questo secondo codice, deputato all’elaborazione e rappresentazione degli input non linguistici, manipola informazioni figurali, spaziali e simil-percettive. Se è vero che parole e figure possono veicolare per gran parte una stessa informazione, tuttavia lo fanno diversamente. Una frase è astratta, non ha nessuna somiglianza con il suo contenuto, ma trasmette significato in armonia con un sistema di regole del tutto indipendenti e convenzionali. Per estrarre il contenuto di una frase bisogna sapere cosa significano i simboli usati (parole e lettere) e bisogna conoscere le regole che governano le relazioni tra i diversi simboli. Una fotografia, un disegno, una pittura raffigura invece l’oggetto, è fondamentalmente somigliante (analogica) all’oggetto che rappresenta (Kosslyn, 1989). Studi condotti da questi autori per dimostrare l’analogia tra percezione e immagini mentali hanno dimostrato che manipolare un’immagine mentale produce effetti simili alla manipolazione di un’immagine o oggetto concreti. Ad esempio, in compiti di rotazione delle immagini mentali il tempo di rotazione aumenta all’aumentare della rotazione effettuata. Le IM conservano le caratteristiche metriche di ciò che rappresentano. Un compito classico di mental scanning (modo per valutare le proprietà metriche di mappe spaziali mentali) consiste nella memorizzazione della mappa di un’isola con 7 luoghi (palma, albero ecc.) a distanze diverse, senza oggetti interpolati.
  2. Orologio con lancette e orologio digitale
  3. la conoscenza concettuale è fondata sulle modalità sensoriali e sul nostro modo di agire-reagire nel mondo in cui il soggetto è immerso.