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P O R T F O L I OP O R T F O L I O
I L A R I A T R O M BI L A R I A T R O M B ìì
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ABOUTMEABOUTME
Sono Ilaria Trombì, nata ad Orbetello il 16/04/1993 ed abito a
Roma. Ho studiato presso un Liceo Linguistico e parlo corrente-
mente l’inglese, il francese e lo spagnolo. Attualmente frequen-
to il terzo anno del corso di laurea in Disegno Industriale presso
“La Sapienza” di Roma. In questi anni ho affinato le mie capacità
con l’informatica e con i programmi attinenti al mio ambito di
studio. I programmi che utlizzo sono di software CAD, modella-
zione 3D, rendering, creazione di vettoriali, editoria e fotoritocco
( AutoCad, Rhinoceros, 3D studio, Adobe Illustrator, Adobe In-
design, Adobe Photoshop ed Adobe AfterEffects). Essendo in
dirittura di arrivo al corso triennale, ho come obiettivo/i quello
di specializzarmi nei settori che più mi interessano, anche se
diversi tra loro: l’allestimento di spazi temporanei e permanenti
e la progettazione di impaginati editoriali, che conto di realizzare
trasferendomi a Berlino.
Ilaria Trombì_ C.d.L. in Disegno Industriale
ilariatr.93@gmail.com
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I N D I C EI N D I C E
1 . p r o d u c t d e s i g n1 . p r o d u c t d e s i g n
- L e g g e r e e r e g g e r e- L e g g e r e e r e g g e r e
- I l “ B i s c h i e r e ”- I l “ B i s c h i e r e ”
- P a n n e l l o m o d u l a r e “ L e v i t y ”- P a n n e l l o m o d u l a r e “ L e v i t y ”
- S c u l t u r a c i n e t i c a “ S t r e a m ”- S c u l t u r a c i n e t i c a “ S t r e a m ”
- G u a n t o “ U r b a n G r i p ”- G u a n t o “ U r b a n G r i p ”
- G u a n t o “ H a n d S t i c k e r s ”- G u a n t o “ H a n d S t i c k e r s ”
2 . G R A P H I C D E S I G N2 . G R A P H I C D E S I G N
- P o r t o E r c o l e c i t y b r a n d i n g- P o r t o E r c o l e c i t y b r a n d i n g
- J e w e l b r a n d- J e w e l b r a n d
- P e r s o n a l l o g o- P e r s o n a l l o g o
3 . E X H I B I T D E S I G N3 . E X H I B I T D E S I G N
- A l l e s t i m e n t o m o s t r a t e m p o r a n e a- A l l e s t i m e n t o m o s t r a t e m p o r a n e a
d i r e p e r t i a r c h e o l o g i c id i r e p e r t i a r c h e o l o g i c i
- T r i a n g l e P a r k p e r p a r k o u r- T r i a n g l e P a r k p e r p a r k o u r
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11 _ l e g g e r e e r e g g e r e_ l e g g e r e e r e g g e r e
Durante il primo laboratorio di product design somo stata inca-
ricata di progettare una libreria; questo oggetto doveva essere
modulare e componibile. La mia libreria viene realizzata preva-
lentemente in legno, tranne le viti che sono in acciaio. Il concept
di questa libreria si basa sulla sottrazione di materiale; infat-
ti, partendo da assi di legno piene, queste vengono sagomate
all’interno per fornire leggerezza ed apertura al materiale. Delle
assi di partenza, infatti, ho cercato di lasciare il necessario per
non appesantire il progetto. Queste sono sagomate linearmen-
te per fare in modo di creare l’alloggio per le mensole. Inoltre le
assi sono leggermente inclinate e ciò permette alla libreria di
essere meno statica e più dinamica. Di conseguenza le mensole
sono state progettate di lunghezze diverse; quella più in alto è
la più corta, e quella in basso la più lunga. Complessivamente la
libreria misura 1780x1600x350 mm.
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_ i l “ b i s c h i e r e ”_ i l “ b i s c h i e r e ”
Il concept di questo progetto è nato dall’osservazione di un fe-
nomeno frequente ad eventi/feste nelle quali si utilizzano in-
numerevoli bicchieri di plastica ciascuno per bere cose diverse e
vengono abbandonati ovunque creando montagne di spazzatu-
ra. Il bis-chiere nasce dalla necessità di poter avere nello stesso
bicchiere due bevande diverse, anche per evitare lo spreco ec-
cessivo di bicchieri. Grazie ad un divisore di plastica estraibile a
piacimeto, si può utilizzare il bischiere sia come unico che come
diviso a metà, appunto BIS, da cui il nome.
Materiale: Polipropilene
Vasta gamma di colori
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_ p a n n e l l o m o d u l a r e “ l e v i t y ”_ p a n n e l l o m o d u l a r e “ l e v i t y ”
Durante il corso di modellazione 3D ci è stato dato il compito di
progettare un sistema modulare di un pannello che separasse
gli ambienti e che ruotasse su se stesso per far entrare la luce
e/o nascondere oggetti. Il concept per questo pannello modu-
lare si lega al concetto di leggerezza e levità, da qui il nome del
pannello. L’ideazione del modulo parte dalla forma di una foglia,
che simboleggia la leggerezza e la leggiadria nell’essere traspor-
tata dal vento. La forma base è quella della foglia di alloro. Que-
sta forma base è stata poi da me modificata e resa a due punte
con un’apertura asimettrica. La forma è fluida e la composizione
si basa sulla disposizione di rettangoli in posizioni sfalsate. Inol-
tre, l’elemento ottenuto con un movimento di torsione grazie
alla proiezione della forma piana su un’elica, permette di filtrare
la luce anche quando il pannello è completamente “chiuso”. Ogni
asta del pannello ruota a 360° su se stessa. E’ ideale per ampi
ambienti, come saloni, uffici o sale riunioni. Il pannello è costi-
tuito da 27 elementi modulari disposti su 6 aste da 5 e 4 modu-
li ciascuna. Ruota a 360° su se stessa. I moduli sono alternati
e quindi le colonne non sono tutte sulla stessa riga. I moduli
sono realizzati in polimero termoindurente opaco e la struttura
portante in materiale polimerico; le aste portanti sono in acciaio
con finitura satinata. I moduli sono prodotti per stampaggio ad
iniezione e le aste sono prodotte per estrusione.
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_ s c u l t u r a c i n e t i c a “ S t r e a m ”_ s c u l t u r a c i n e t i c a “ S t r e a m ”
Il concept della macchina cinetica “Stream” (= flusso) si ispi-
ra alla xilografia “ The great wave of Kanagawa” (1828-1832)
di Katsushika Hokusai. In primo piano viene messo il rapporto
uomo-natura, La Grande Onda è un’immagine che riporta l’uo-
mo (i marinai in balia delle onde) a riconsiderare le forze della
natura. In primo piano l’incessante agitarsi dell’onda con le sue
increspature simili ad artigli e, sullo sfondo, l’eterna immutabi-
lità del vulcano. L’intenzione della macchina cinetica Stream è
proprio quella di riprodurre il movimento sinuoso e incessante
delle onde del mare, e di riunire la parte meccanica della struttu-
ra con il movimento naturale delle onde. Per quanto riguarda il
movimento cinetico mi sono ispirata ai lavori di Reuben Margo-
lin, in particolare quello chiamato “Redwood wave”. La macchina
si compone di due alberi motore che generano un movimento
rotatorio assiale. Agli alberi sono attaccati dei moduli circolari
sfalsati. Ai moduli circolari sono incastrati alle due estremità i
moduli da me progettati. Quando l’albero ruota, i moduli si muo-
vono e creano un’onda.
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_ G u a n t o “ u r b a n g r i p ”_ G u a n t o “ u r b a n g r i p ”
Per l’ultimo esame svolto, ci era stato dato il compito di pro-
gettare un prodotto per coloro che praticano il parkour: i tra-
ceurs. Il progetto di un guanto per i traceurs nasce dal fatto
che questi atleti praticano il parkour in qualsiasi condizione
atmosferica senza avere protezioni, a loro rischio e pericolo.
Se per alcuni avere degli accessori protettivi va contro ogni
principio, per altri è un incentivo a migliorare ed a provare
nuove situazioni. Come per tutti i progetti, anche il nostro
ha subito molte fasi evolutive, andandosi a semplificare
sempre di più con il passare del tempo; l’intendo era proprio
quello di non imporre ai traceurs un prodotto fastidioso e
troppo complicato che desse solo fastidio nonostante fos-
se utile e protettivo. Il guanto segue le linee della mano e
utilizza meno materiale possibile; presenta delle parti che
uniscono le falangi e il palmo tra loro per renderlo un pezzo
unico. I dettagli in Idrogrip si trovano sui polpastrelli di solo
due falangi per dito, e sono assenti nel pollice. Inizialmente
il pollice era incluso nel guanto, ma dopo attente riflessioni
soprattutto sull’utilità di questo in quanto a movimenti, ab-
biamo deciso di lasciarlo libero senza il guanto. Abbiamo re-
alizzato più varianti colore per personalizzarlo ed un packa-
ging composto da due cuscinetti ad aria trasparenti nei quali
è racchiuso il guanto; la grafica esterna serve ad identificare
il prodotto ed a renderlo accattivante.
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_ G u a n t o “ h a n d s t i c k e r s ”_ G u a n t o “ h a n d s t i c k e r s ”
Il guanto Hand Sticker utilizza la stessa tecnologia concepita
dalla Nike per i suoi “FootStickers”. Il prototipo Nike ha tut-
te le caratteristiche per diventare prodotto: è democratico
(personalizzabile a misura di piede); è sostenibile (adesivo a
base di proteine mitili, lavabile ed eco-friendly) e promuove
il frequente lavaggio. Il segreto di questo prototipo è la col-
la del mitile. Si tratta di una nuova supercolla che prende
ispirazione dalle cozze e resiste all’acqua. Prendendo spunto
dalle proteine che secernono questi animali marini, che sono
degli adesivi naturali, i ricercatori del Massachussets Institu-
te of Technology (Mit) hanno progettato un nuovo materia-
leresistente all’acqua e in grado di riparare le navi, o aiutare
a guarire ferite e incisioni chirurgiche, come spiega lo studio
coordinato da Chao Zhong e pubblicato sulla rivista Nature
Nanotechnology.
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22 _ p o r t o e r c o l e c i t y b r a n d i n g_ p o r t o e r c o l e c i t y b r a n d i n g
Durante il primo anno abbiamo sviluppato il primo progetto
di grafica: il city branding di una città a nostro piacimento.
Per quanto mi riguarda ho scelto il mio paese, Porto Ercole,
ed ho portato avanti questo progetto. la scelta definitiva è
caduta sul profilo della Rocca spagnola. Ciò che colpisce e
caratterizza questa struttura è la scalinata obliqua che por-
ta ad un’entrata secondaria e che si staglia nel paesaggio
creando un effetto interessante. Ho scelto di rappresentare
e portare avanti questa idea per attenermi alla storia del pa-
ese. Data la forte caratterizzazione della scala obliqua che
si innesta nella Fortezza, si è scelto di mettere in risalto il
taglio che questa provoca nella struttura, cercando di evita-
re l’asimmetria ma giocando con l’esagerazione dell’angolo
sinistro della Rocca. Per quanto riguarda il font ho deciso
di utilizzare un carattere senza grazie e precisamente il Gill
Sans MT. L’ho scelto perchè riprende le maiuscole romane
( Porto Ercole fu dominato nei primi tempi proprio dai Ro-
mani).Inoltre questo font è basato sulle proporzioni di un
quadrato (la figura simmetrica per eccellenza) e l’ho voluto
riprendere in quanto il marchio si basa anch’esso su una
certa simmetria e sull’uso di volumi quadrati/quadrangolari.
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_ j e w e l b r a n d_ j e w e l b r a n d
Questo jewel brand è stato il mio primo lavoro extra uni-
versitario, commissionatomi da una creatrice di gioielli ar-
tigianali a basso costo. La cliente mi ha dato carta bianca e
la libertà di creare un marchio che rispecchiasse gli artefatti
prodotti arigianalmente. Per fare ciò mi sono documenta-
ta ed ho deciso di riprodurre la silhouette di un ciondolo da
lei utilizzato che rappresenta due bamboline che si bacia-
no. Come su richiesta il colore utilizzato è il blu, e sotto il
logo vero e proprio si trova il nome del marchio e quello della
creatrice dei gioielli. Il font utilizzato è Copperlate Gothic sia
Light che Bold.
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_ p e r s o n a l l o g o_ p e r s o n a l l o g o
Per mia volontà ho realizzato il mio marchio personale. Vo-
levo ottenere un risultato semplice e lineare che avesse una
logica nella sua costruzione. Per quanto riguarda il segno
ho optato per la rappresentazione delle mie iniziali. Non ho
usato font specifici, bensì ho ricreato la “i” e la “t” su due cir-
conferenze incrociate. Il risultato sono due archi di circonfe-
renza identici e specchiati; quello che contraddistingue i due
segni è da un lato il puntino sulla “i”, e dall’altro l’asticella sul-
la “t”. Le varianti colori per adesso sperimentate sono il bian-
co ed il nero, ma il logo si può realizzare in qualsiasi colore.
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33 _ a l l e s t i m e n t o t e m p o r a n e o_ a l l e s t i m e n t o t e m p o r a n e o
Per il primo esame di Exhibit design, ci è stato chiesto di rea-
lizzare un allestimento per una mostra temporanea presso
“Palazzo Altemps”, in occasione della presenza di alcuni re-
perti archeologici della Civilità dauna, in particolare le stele
funebri. La mostra si sviluppa su due sale a due piano diversi
ed essendo temporanea, non si poteva intervenire perma-
nentemente sul museo. Il concept per i supporti dei reperti
è nato spontaneamente pensando al mare: le onde, l’acqua
trasparente ed il potere di galleggiamento. Dopo studi sul
peso dei reperti e sulla fattibilità materica siamo approda-
te al PMMA o al policarbonato che, essendo trasparenti ed
anche resistenti, rendono al meglio l’idea di galleggiamen-
to nell’acqua. Dopo attente analisi siamo arrivate alla con-
clusione di utilizzare il policarbonato (PC) perchè il PMMA è
troppo fragile. In aggiunta alla struttrura (per conferire resi-
stenza e sicurezza) abbiamo introdotto degli elementi in ac-
ciaio per reggere meglio le stele. A supporto del nostro con-
cept abbiamo riscontrato alcuni esempi fatti da designers
prima di noi: per esempio gli allestimenti del Gruppo Fallani.
Il nostro supporto per le stele è composto da due pezzi prin-
cipali: la struttura principale in policarbonato trasparente ed
il pezzo in acciaio di lunghezza e larghezza variabile nel qua-
le si inseriscono le stele. Dato che il nostro progetto inclu-
deva anche un percorso a terra che segnasse l’andamento
delle onde e del percorso di visita ideale, abbiamo deciso di
utilizzare la moquette e porla sopra il pavimento esistente.
Ci è sembrata una scelta migliore perchè in questo modo il
percorso è integrato già nella moquette (viene prodotta così
con il percorso non da applicare) piuttosto che produrre un
adesivo ed attaccarlo al pavimento; in una mostra tempora-
nea è sempre meglio non incidere troppo sulla struttura esi-
stente e quindi la moquette, essendo rimovibile e prodotta
in rettangoli, è la soluzione più adatta.
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_ t r i a n g l e p a r k_ t r i a n g l e p a r k
Per l’ultimo esame sostenuto ho progettato, insieme ad al-
tre due ragazze, un parco per il parkour, situato a Via Go-
menizza, dove sorge l’attuale Energy Park. Il nostro concept
si basa e prende ispirazione dalla geometria, in particolare
dalla forma ottagonale. Come primo passo avevamo inserito
la pianta del nostro parco all’interno di un ottagono regolare,
e da questo avevamo estrapolato le diagonali che avrebbero
diviso il parco in zone. In questo modo però, la forma otta-
gonale che ci aveva guidato non appariva più nella pianta,
essendo stata sostituita dalle linee delle diagonali; quindi il
nostro progetto si è evoluto ed abbiamo cercato di creare un
pattern/tassellatura ottagonale. Per non ottenere risultati
prevedibili abbiamo cercato di non tracciare l’intero contor-
no dall’ottagono, ma di rendere la tassellatura più dinamica,
tracciandone solo alcuni segmenti. Per fare questo abbia-
mo sperimentato varie tassellature, una delle quali si ispira
all’installazione “Eight Plates” (1987) di R.Serra e C. Brancusi.
Quest’ultima ci ha aiutato a strutturare la nostra tassellatu-
ra che, in ultima analisi, si è evoluta nella frammentazione
dell’ottagono in triangoli. Rifacendoci al Tangram la nuova
struttura di base ci permette di creare più configurazioni
formali, in grado di costituire delle sequenze continue di mo-
vimenti, senza rimanere troppo legati alla forma dell’otta-
gono. ll nostro modulo è un triangolo isoscele e misura 2,80
metri nel lato lungo e 2 metri nei cateti, per un’area totale di
2m². La zona è stata divisa in percorsi. Questa divisione ri-
prende l’ installazione di Richard Serra e Costantin Brancusi
dove i lati di un ottagono sono stati estesi ad una certa lun-
ghezza. I lati estesi riprendono quattro direzioni che saranno
spunti progettuali per la divisione in percorsi del parco. Lo
spazio ricavano da questa suddivisione sarà utilizzato per
delle zone verdi come aree relax per le cerchie di persone
che non praticano parkour e vogliono stare nel parco. Ogni
percorso sarà diviso per difficoltà con il rispettivo colore. La
scelta di non recintare il parco è il proseguimento di un’ana-
lisi di osservazione di carattere urbano.