Per l'emergenza Covid - 19 si invitano, attraverso i Vescovi lucani, i comitati festa per il 2020 a raccogliere fondi e a farsi promotori,con quei fondi, di azioni solidali verso le nostre strutture sanitarie e a sostegno della Caritas e della Protezione Civile in questa crisi epocale.
1. Stamani sono venuto a conoscenza di una lettera inviata
il 30 marzo da Michele Lupo di Pomarico (MT) a i tutti i
Vescovi della Basilicata.
Ritengo che contenga delle importanti riflessioni e
considerazioni sul momento attuale di questa epocale crisi
prodotta, da un nemico invisibile, all’Umanità.
Penso che sia utile diffonderne i contenuti.
Partendo dalla descrizione, con sentimenti personali, dei
fatti dei nostri giorni, l’autore invita a ripensare le nostre
azioni indirizzandole verso l’essenziale e si auspica che i
comitati feste patronali possano far convergere le loro
energie verso le strutture sanitarie ed essere a sostegno
della Caritas e della Protezione Civile.
2. Michele Lupo
V.le Kennedy, 3
75016 POMARICO (MT)
Pomarico, 30 Marzo 2020
Alle Eccellenze Reverendissime
Mons. Salvatore Ligorio
Diocesi di Potenza - Marsico N. – Muro L.
Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo
Diocesi di Matera – Irsina
Mons. Francesco Sirufo
Diocesi di Acerenza
Mons. Ciro Fanelli
Diocesi di Melfi – Rapolla – Venosa
Mons. Giovanni Intini
Diocesi di Tricarico
Mons. Vincenzo Carmine Orofino
Diocesi di Tursi – Lagonegro
Eccellenze Reverendissime,
in questo delicato momento della vita dell’Uomo, alla vista quotidiana di colonne di camion
militari che trasportano, lontano dai luoghi di origine verso altre città, bare come se fossero materiali
bellici, penso che qualsiasi persona animata da pietas cristiana non possa rimanere impassibile di
fronte a uno scenario che ci rende all’improvviso impotenti e fragili di fronte a un nemico tanto
invisibile quanto pericoloso.
In ognuna di quelle bare ci sono persone che hanno un nome, degli affetti, un vissuto, dei
valori di vita per i quali si sono spesi, dei desideri da realizzare….. queste persone sono partite per il
loro ultimo viaggio terreno senza che i propri cari potessero dare loro l’ultimo saluto, l’ultima
carezza, l’ultima parola di conforto e senza avere una degna cerimonia di sepoltura.
Lo strazio è ancor più grande quando il pensiero passa da quei feretri ai loro parenti, figli,
madri, padri, nipoti e ai loro amici impossibilitati, chiusi nelle proprie case, ad accompagnare il
proprio congiunto nel suo ultimo cammino.
In questa nostra epoca fortemente individualista, egoista, globalizzata, virtuale,
dematerializzata e materialista forse abbiamo peccato di onnipotenza pensando, erroneamente, di
poter realizzare tutti i nostri desideri e raggiungere i nostri obiettivi con un semplice click. Abbiamo
posto l’Io davanti al Noi.
Ora l’Umanità si trova immersa nelle tenebre più nere, disorientata, disperata, triste. Si scopre
debole e impreparata ad affrontare questa immane emergenza sanitaria. Avverte l’esigenza di
passare dall’Io al Noi. Deve riscoprire i veri bisogni, materiali e spirituali, dell’Uomo, deve riscoprire
una economia reale equa e solidale.
Troppe volte l’Uomo ha anteposto la logica del profitto e del potere alla logica dell’Amore e del
Servizio. Troppe volte alla domanda “dov’è tuo fratello?” ha risposto “non lo so, non sono il custode
di mio fratello”.
3. I capisaldi educativi della vita sembravano non aver più peso nel nostro cuore: che dolore
vedere, in questi nostri tempi, genitori alzare la mano contro i docenti. La rabbia, il rancore, l’odio,
l’invidia, l’avidità hanno finito con il sopraffare i nostri sentimenti migliori, e con la nostra arroganza
abbiamo offeso e maltratto il Creato.
Ahimè, tutto e crollato. Ci siamo scoperti inadatti ad affrontare in modo coeso un’emergenza,
dimenticando che al di là dei confini geopolitici, linguistici e culturali c’è sempre una Creatura
Umana.
Questa emergenza ci sta, comunque, mostrando anche il volto di quell’Umanità sommersa che
è impegnata con la sua bella anima a mostrare che è possibile un altro mondo impregnato di Amore.
Abbiamo riscoperto le azioni di un mondo solidale che nella normalità della vita ha pur sempre fatto
sentire la sua presenza e che ora è impegnato ad essere guida materiale al di là di ogni aspettativa.
Che bello vedere che nel bisogno si mette la propria vita a disposizione degli altri pur consapevoli dei
rischi. Il mio pensiero va a quei medici e infermieri che hanno dato la loro disponibilità per andare
“su un fronte sanitario” a soccorrere chi è nella necessità.
L’immagine del Santo Padre in una Piazza San Pietro deserta, quel Crocifisso, il suono delle
campane frammisto alle sirene delle ambulanze accompagneranno ogni cristiano nella sua vita.
Penso che come Chiesa in questo momento possiamo lanciare messaggi che riportino la
comunità all’essenza dell’essere cristiano. Nella mia mente ho vissuto in questi giorni lo svolgimento
delle nostre feste patronali e religiose, quanto spreco di decine di migliaia di euro: luminarie, fuochi
di artificio….
L’esperienza che viviamo deve farci riflettere su un nuovo modo di essere Chiesa anche nelle
celebrazioni delle nostre feste. Penso che i Santi sicuramente non gioiscono nell’essere celebrati con
manifestazioni dispendiose che non lasciano alcun segno spirituale ma ci conducono a manifestazioni
apparenti.
Mi piacerebbe che la nostra Chiesa Lucana lanciasse per quest’anno un messaggio di
inversione di tendenza, invitando i comitati festa per il 2020 a raccogliere fondi e a farsi promotori,
con quei fondi, di azioni solidali verso le nostre strutture sanitarie e possano essere a sostegno della
Caritas e della Protezione Civile in questa crisi epocale.
Ho voluto manifestare questo mio pensiero di cristiano e cittadino lucano che di fronte ad un
dolore inenarrabile, quale la perdita di un figlio, quasi dodicenne, nel 2004, si è fatto guidare dalla
fede imboccando un cammino solidale, che con l’Associazione Gian Franco Lupo, lo ha portato a
scoprire quanto è grande il cuore del popolo lucano.
Cordialmente
Michele Lupo