Il presente lavoro prende spunto dall’insieme di problematiche connesse al risanamento di siti inquinati. Risulta infatti sempre più frequente la necessità di rimediare a situazioni di contaminazioni derivanti dalle più diverse attività sia per ridurre i rischi per l’ambiente, sia per utilizzare gli spazi per scopi diversi. E’ stata quindi compiuta un’analisi della legislazione italiana, partendo dai primi strumenti giuridici pensati per dare istruzioni a risolvere le problematiche legate alle bonifiche esaminando i documenti a partire dal 1987 (Legge n. 349/86, Art 18: Istituzione del Ministero dell’Ambiente; Legge n. 441/87), fino al più recente D.Lgs. 152/06. In questo modo è stato possibile mettere a confronto come, in momenti diversi, sia stato definito un sito da bonificare e quali strumenti siano stati elaborati per fronteggiare il problema come per esempio, l’anagrafe nazionale e l’anagrafe regionale. Nell’ampio panorama delle metodologie di bonifica, sono stati trattati i principali metodi legati ai principi del biorisanamento, attribuendogli un’importante ruolo nella gamma di strumenti a disposizione. Si è infatti osservato negli ultimi anni come le tecniche di bioremediation, siano state sempre più maggiormente considerate e applicate a i più diversi contesti da bonificare. E’ quindi stata trattata la tecnica nel suo insieme come capacità da parte di particolari batteri di biodegradare diversi inquinanti descrivendo inoltre quali siano le condizioni ottimali affinché la tecnica possa fornire buoni risultati. Sono poi elencate le diverse tecniche disponibili per tutte la matrici ambientali, esaminando tra queste quelle maggiormente diffuse mettendone inoltre in evidenza i diversi fattori fisico-chimici necessari alla loro applicazione, nonché i principi, tra i quali, il campo di applicabilità, le limitazioni ed i costi. Sono quindi stati trattati degli esempi di applicazione reale delle tecniche di bioremediation prendendo in considerazione bonifiche di interesse regionale e nazionale presenti in Piemonte e in Liguria; tra questi si citano gli stabilimenti Enichem di Pieve Vergante, la Eternit di Casale Monferrato e l’ACNA di Cengio, per i quali è stata tracciata la storia industriale e gli interventi di risanamento successivi alla dismissione. La trattazione dei punti sopra descritti ha quindi consentito di poter valutare i pro e i contro dell’impiego delle diverse tecniche di biorisanamento, valutando inoltre esempi pratici della loro applicazione. L’analisi degli strumenti giuridici ha inoltre messo in evidenza lacune da parte degli indicatori di rischio di un sito per il loro carattere di soggettività.