In risposta al vice presidente di Confindustria Lo Bello, il Senatore d'Alì afferma che l'autonomia della Regione Sicilia si è dimostrata un insuccesso.
II Senatore Antonio d'Alì in difesa dei lavoratori siciliani
autonomia siciliana, un peso secondo il Senatore Antonio d'Alì
1. Senato della Repubblica
Sen. Antonio d'Alì
Presidente della XIII Commissione
Territorio, Ambiente, Beni ambientali
Comunicato Stampa 075
D'Alì condivide affermazioni Lo Bello: «La tanto auspicata, e a chiacchiere
difesa, Autonomia Siciliana è divenuta un gravissimo peso per il cittadino
siciliano».
Roma, 16 luglio 2012 – «Le affermazioni del Presidente Lo Bello non possono che
essere condivise» così ha commentato il sen. Antonio d'Alì le dichiarazioni del Ivan Lo
Bello, vice presidente di Confindustria per l'educazione, in un'intervista al quotidiano 'Il
Corriere della Sera' in merito alla difficile situazione della Regione.
«Fuori dai soliti luoghi comuni - dice d'Alì - le nostre colpe di siciliani sono ben più
gravi delle trascuratezze o delle ostilità altrui. L'incidenza negativa sulla economia delle
famiglie e delle imprese siciliane ad opera delle politiche nazionali è superata di gran
lunga dal disastro causato dalla inefficienza del nostro apparato pubblico regionale e
locale»
D'Alì che sostiene da tempo e con preoccupazione che il sistema Regione Siciliana
non funziona snocciola il cahier de doleance: «una Regione che ospita un numero
enorme di dipendenti rispetto agli altri comparti del pubblico impiego e che ricorre in
maniera scandalosa alle consulenze esterne, che non è capace di spendere i Fondi
Comunitari; una regione dove le istanze dei cittadini si perdono nei meandri della
burocrazia, dove il carico fiscale anziché essere alleggerito dalla opportunità di essere
regione autonoma viene gravato dalle aliquote di addizionale più alte d'Italia, dove le
poche risorse disponibili vengono utilizzate per sagre paesane piuttosto che per
alleviare le difficoltà delle categorie produttive, dove enormi risorse sono bruciate per
una formazione non allineata con le esigenze del mercato del lavoro piuttosto che
sostenere, con spesa di gran lunga inferiore i centri di eccellenza culturale dell'isola, e
si potrebbe proseguire con un infinito numero di esempi».
«La tanto auspicata, e a chiacchiere difesa, Autonomia Siciliana è divenuta un
gravissimo peso per il cittadino siciliano - conclude d'Alì -, e i suoi gestori da
considerare al pari di demagoghi che utilizzano le pur esistenti difficoltà economiche
degli operatori e delle famiglie per scopi diversi dal generale interesse. La tragica
conclusione, dal punto di vista storico ed istituzionale, potrebbe essere quella che la
regione autonoma s’è trasformata da opportunità in un sostanziale fallimento, e che
essa andrebbe rivista dalle fondamenta, se non addirittura soppressa. Una presa d'atto
dell'insuccesso sarebbe il primo gesto di onestà intellettuale che la società siciliana
tutta, e non solo la classe politica, dovrebbe fare; e da questa presa d'atto avviare il
progetto di ripresa e riaffermazione della nostra capacità di essere società forte e
positiva».
L’ufficio stampa
Fabio Pace