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Di Oscar Mancini.
Questa volta ha ragione Massimo Cacciari: la procedura degli interventi in laguna era viziata all'origine con
la nascita nel 1984 di quel mostro giuridico che è il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico,
imposto da Gianni De Michelis in accordo con Bernini e confermato da tutti i governi successivi.
Molti si sono fatti affascinare dalla grande opera ingegneristica. Altri, pur essendo contrari, hanno pensato
di poterla bloccare attraverso la tattica del rovesciamento delle priorità, pure previste dalla legge: prima il
ripristino morfologico della laguna poi altri cinque punti prioritari e solo alla fine “anche” gli interventi alle
bocche di porto. Nel frattempo sono state elaborate alternative mai considerate. La storia ha dimostrato
che la forza del Consorzio era così pervasiva che si è preferito partire da quell’”anche” invertendo così
quanto prescritto dalla legge e dalla logica.
La CGIL di Venezia fu tra i pochi soggetti sociali a sollevare problemi. Fin dal convegno del’84 quando,
scontrandoci con il Ministro De Michelis, contestammo l’idea “dell’inserimento di tre rubinetti alle bocche
di porto” per affermare “la necessità di una visione unitaria degli interventi” sulla base del principio della
“flessibilità, gradualità, sperimentabilità”. Negli anni 80, in qualità di segretario generale aggiunto,
intervenni ripetutamente controcorrente sulla stampa e in incontri istituzionali subendo gli strali del
“partito del fare” contrapposto alla “laguna di chiacchere”, alla quale fummo immediatamente arruolati.
Tra gli appuntamenti più significativi ricordo:
1. Nel ventennale dell'alluvione, quando il presidente del consiglio Craxi pronunciò un discorso inedito,
rimasto però senza alcuna conseguenza, intervenni criticamente di fronte al consiglio comunale e poi a alla
Fondazione Giorgio Cini, in presenza del governo,
2. Il lungo colloquio che avemmo nel settembre dell’87 con il Presidente del Consiglio Giovanni Goria. In
quell’occasione presentai, a nome di CGIL CISL UIL, un documento che esprimeva la netta contrarietà alla
terza convenzione tra lo stato e il Consorzio Venezia Nuova e chiedeva nel contempo il rafforzamento del
Magistrato alle acque( che già allora appariva ancella del Consorzio) il rispetto delle priorità in ordine al
disinquinamento della laguna e il ripristino morfologico della stessa, gli interventi per il restauro della città
e il suo ripopolamento. Questo incontro fu preceduto da una Conferenza stampa che suscitò l'ira
scomposta di Maurizio Sacconi, allora braccio destro di De Michelis.
Se si volessero ricostruire le responsabilità politiche sarebbe utile sfogliare i giornali dell'epoca perché i
gatti non sono tutti bigi! Non solo la CGIL, ma anche PRI e PCI e la minoranza del PSI, fino alla giunta
Casellati, condussero significative battaglie. Gli arresti dei massimi dirigenti del Consorzio Venezia Nuova,
preceduto dall'arresto di Baita, hanno riportato alla mia memoria alcune pubbliche denunce che formulai,
a nome della CGIL, nel corso degli anni contro il meccanismo dei concessionari unici e, successivamente,
contro il perverso meccanismo del projet financing all'italiana (ospedale di Mestre, ospedale di Schio
Thiene e delle autostrade). In un saggio pubblicato sul N°47, 1994 della Rivista "Oltre il Ponte" scrivevo :
" L'irresistibile tentazione delle Giunte Bernini prima e Cremonese poi di far ricorso ad un ennesimo
consorzio privato, attraverso il meccanismo della concessione, con tutto quello che ne è conseguito sul
terreno della lottizzazione e della questione morale, ha fatto si che il giro di boa non avvenisse ed anni
preziosi fossero sprecati. La CGIL Regionale denunciò pubblicamente il perverso meccanismo che la Giunta
stava approntando con la concessione unica al Consorzio Venezia Nuova e al progettato Consorzio
Disinquinamento, di tutti gli interventi afferenti al bacino scolante".
Con una nota a piè di pagina raccontavo un episodio di cui fui testimone. Dopo ripetute denunce sulla
stampa locale (in particolare ricordo un'intervista rilasciata a Renzo Mazzaro apparsa sulla Nuova, Mattino
e Tribuna) il Presidente della Regione Cremonese convocò a Palazzo Balbi CGIL CISL UIL.
In quella occasione si lamentò dei mei attacchi ed ebbe la spudoratezza di chiedermi se la CGIL avesse
avuto delle imprese da segnalargli!!! Come se la nostra avversione al meccanismo della concessione fosse
motivata dal non aver partecipato alla lottizzazione del costituendo consorzio!!! Poi arrivò tangentopoli,
seguirono le condanne ma, evidentemente gli italiani hanno la memoria corta e la storia si ripete.
Penso che il nostro compito sia quello di sviluppare una forte iniziativa verso il governo affinché sia
revocata la concessione “unica” al Consorzio Venezia Nuova per mettere finalmente mano a un progetto
generale unitario sulla laguna, interdisciplinare, aperto a diverse evoluzioni e progressivo.
Nel lontano 1973 lo storico americano F.C. Lane nel dare alle stampe la sua magistrale Storia di Venezia
aggiungeva un’ultima notazione riferita alla prima legge speciale appena approvata, che suona come
ammonimento: “L’efficacia della sua applicazione s’incaricherà di dimostrare se la Repubblica italiana è in
grado di preservare la città creata dalla Repubblica di Venezia”.
Oggi, a quarant’anni di distanza, l’attuale governo autorizza al massimo pessimismo. Tengono accesa la
speranza la nuova consapevolezza che cresce nella società italiana. Venezia è un bene comune
dell’umanità e non può essere preda del partito degli affari.

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  • 1. Di Oscar Mancini. Questa volta ha ragione Massimo Cacciari: la procedura degli interventi in laguna era viziata all'origine con la nascita nel 1984 di quel mostro giuridico che è il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico, imposto da Gianni De Michelis in accordo con Bernini e confermato da tutti i governi successivi. Molti si sono fatti affascinare dalla grande opera ingegneristica. Altri, pur essendo contrari, hanno pensato di poterla bloccare attraverso la tattica del rovesciamento delle priorità, pure previste dalla legge: prima il ripristino morfologico della laguna poi altri cinque punti prioritari e solo alla fine “anche” gli interventi alle bocche di porto. Nel frattempo sono state elaborate alternative mai considerate. La storia ha dimostrato che la forza del Consorzio era così pervasiva che si è preferito partire da quell’”anche” invertendo così quanto prescritto dalla legge e dalla logica. La CGIL di Venezia fu tra i pochi soggetti sociali a sollevare problemi. Fin dal convegno del’84 quando, scontrandoci con il Ministro De Michelis, contestammo l’idea “dell’inserimento di tre rubinetti alle bocche di porto” per affermare “la necessità di una visione unitaria degli interventi” sulla base del principio della “flessibilità, gradualità, sperimentabilità”. Negli anni 80, in qualità di segretario generale aggiunto, intervenni ripetutamente controcorrente sulla stampa e in incontri istituzionali subendo gli strali del “partito del fare” contrapposto alla “laguna di chiacchere”, alla quale fummo immediatamente arruolati. Tra gli appuntamenti più significativi ricordo: 1. Nel ventennale dell'alluvione, quando il presidente del consiglio Craxi pronunciò un discorso inedito, rimasto però senza alcuna conseguenza, intervenni criticamente di fronte al consiglio comunale e poi a alla Fondazione Giorgio Cini, in presenza del governo, 2. Il lungo colloquio che avemmo nel settembre dell’87 con il Presidente del Consiglio Giovanni Goria. In quell’occasione presentai, a nome di CGIL CISL UIL, un documento che esprimeva la netta contrarietà alla terza convenzione tra lo stato e il Consorzio Venezia Nuova e chiedeva nel contempo il rafforzamento del Magistrato alle acque( che già allora appariva ancella del Consorzio) il rispetto delle priorità in ordine al disinquinamento della laguna e il ripristino morfologico della stessa, gli interventi per il restauro della città e il suo ripopolamento. Questo incontro fu preceduto da una Conferenza stampa che suscitò l'ira scomposta di Maurizio Sacconi, allora braccio destro di De Michelis. Se si volessero ricostruire le responsabilità politiche sarebbe utile sfogliare i giornali dell'epoca perché i gatti non sono tutti bigi! Non solo la CGIL, ma anche PRI e PCI e la minoranza del PSI, fino alla giunta Casellati, condussero significative battaglie. Gli arresti dei massimi dirigenti del Consorzio Venezia Nuova, preceduto dall'arresto di Baita, hanno riportato alla mia memoria alcune pubbliche denunce che formulai, a nome della CGIL, nel corso degli anni contro il meccanismo dei concessionari unici e, successivamente, contro il perverso meccanismo del projet financing all'italiana (ospedale di Mestre, ospedale di Schio Thiene e delle autostrade). In un saggio pubblicato sul N°47, 1994 della Rivista "Oltre il Ponte" scrivevo : " L'irresistibile tentazione delle Giunte Bernini prima e Cremonese poi di far ricorso ad un ennesimo consorzio privato, attraverso il meccanismo della concessione, con tutto quello che ne è conseguito sul terreno della lottizzazione e della questione morale, ha fatto si che il giro di boa non avvenisse ed anni preziosi fossero sprecati. La CGIL Regionale denunciò pubblicamente il perverso meccanismo che la Giunta stava approntando con la concessione unica al Consorzio Venezia Nuova e al progettato Consorzio Disinquinamento, di tutti gli interventi afferenti al bacino scolante".
  • 2. Con una nota a piè di pagina raccontavo un episodio di cui fui testimone. Dopo ripetute denunce sulla stampa locale (in particolare ricordo un'intervista rilasciata a Renzo Mazzaro apparsa sulla Nuova, Mattino e Tribuna) il Presidente della Regione Cremonese convocò a Palazzo Balbi CGIL CISL UIL. In quella occasione si lamentò dei mei attacchi ed ebbe la spudoratezza di chiedermi se la CGIL avesse avuto delle imprese da segnalargli!!! Come se la nostra avversione al meccanismo della concessione fosse motivata dal non aver partecipato alla lottizzazione del costituendo consorzio!!! Poi arrivò tangentopoli, seguirono le condanne ma, evidentemente gli italiani hanno la memoria corta e la storia si ripete. Penso che il nostro compito sia quello di sviluppare una forte iniziativa verso il governo affinché sia revocata la concessione “unica” al Consorzio Venezia Nuova per mettere finalmente mano a un progetto generale unitario sulla laguna, interdisciplinare, aperto a diverse evoluzioni e progressivo. Nel lontano 1973 lo storico americano F.C. Lane nel dare alle stampe la sua magistrale Storia di Venezia aggiungeva un’ultima notazione riferita alla prima legge speciale appena approvata, che suona come ammonimento: “L’efficacia della sua applicazione s’incaricherà di dimostrare se la Repubblica italiana è in grado di preservare la città creata dalla Repubblica di Venezia”. Oggi, a quarant’anni di distanza, l’attuale governo autorizza al massimo pessimismo. Tengono accesa la speranza la nuova consapevolezza che cresce nella società italiana. Venezia è un bene comune dell’umanità e non può essere preda del partito degli affari.