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ILNTEMPO011G1Q_006
1. dal mondoDomenica
16 Marzo 20086
La notte del primo marzo trascor-
reva come tante altre notti nell’ac-
campamento guerrigliero. Raul
Reyes, numero due delle Forze ar-
mate rivoluzionarie colombiane, si
sentiva al sicuro. Protetto dall’oscu-
rità, dalla fitta selva equatoriale e,
soprattutto, dai tre chilometri che
lo separavano dalla frontiera co-
lombiana. Non era la prima volta
che sconfinava in territorio ecua-
doriano,cosìcomealtrevolteaveva
fatto base anche in territorio ve-
nezuelano. Era diventata una prati-
ca piuttosto consolidata da quando
il presidente colombiano Uribe
si era messo in testa di vincere sul
campo la guerra contro i ribelli ar-
mati delle Farc.
Eppure, Reyes non aveva fatto
bene i conti con la spregiudicatez-
za del suo avversario. Nel sonno
comunque vigile del fuggitivo, tra
la percezione dell’arrivo di uno
stormo di elicotteri e l’esplodere
delle prime bombe, non c’è stato
tempo nemmeno di alzarsi, indos-
sare l’uniforme e combattere. Dei
sedici corpi senza vita rimasti sul
campo, al commando terrestre in-
tervenuto immediatamente dopo
il passaggio dei Blackhawk interes-
savano solo due: quello del coman-
dante Reyes e del suo vice Juliàn
Conrado. Prontamente caricati
sugli elicotteri, sono poi
stati trasportati in
territorio colom-
biano ed esibiti
come prova
e trofeo.
Non fosse
stato per
il det-
taglio
dei tre
c h i l o -
metri di
distanza
dal con-
fine, sa-
rebbestata
un’opera-
zione mili-
tare esem-
p l a r e ,
conclusa
con pieno
s u c c e s s o
da parte del-
l’esercito colom-
biano. In quaranta
anni di lotta contro la
guerriglia, non era
mai stato abbattuto né
catturato un membro del
direttorio delle Farc. Te-
nendo conto che il nu-
mero uno dei ribelli,
l’imprendibile Ma-
nuel Marulanda,
si trova in
g r a v i
condizioni di salute, il colpo asse-
stato potrebbe poi anche essere
decisivo.
Ma la violazione del proprio spazio
territoriale ed aereo da parte di un
esercito straniero ha scatenato la
durissima reazione del presidente
dell’Ecuador, Rafael Correa. «Il
nostro territorio è stato bombar-
dato ed oltraggiato da un governo
straniero. È una situazione grave
ed inaccettabile», parole cui sono
seguiti l’ordine di espulsione im-
mediata dell’ambasciatore colom-
biano a Quito, e la mobilitazione
dell’esercito nella frontiera. Correa
ha poi chiesto la condanna esplici-
ta della violazione della sovranità
nazionale da parte dell’Organizza-
zione degli stati americani (Oea).
Sepossibileancorapiùdecisalarea-
zione del presidente venezuelano
Hugo Chavez, da tempo coinvolto
nellaricercadiunamediazionepo-
litica tra il governo colombiano e la
guerriglia rivoluzionaria e nella so-
luzionedeldrammadegliostaggiin
manoaquest’ultima.«Ilpresidente
Uribe ha convertito la Colombia in
uno stato terrorista, mafioso e nar-
cotrafficante», ha espresso come
sua consuetudine senza mezzi ter-
mini Chavez, facendo seguire a sua
voltal’ordinedimobilitazionedelle
truppe di stanza al confine e la rot-
tura delle relazioni diplomatiche,
con il richiamo dell’ambasciatore
a Bogotà.
Fidel Castro, dalle colonne del suo
editoriale settimanale sul quotidia-
no ufficiale «Granma» sentenziava
che in America latina «si odono
forti le trombe della guerra». Una-
nimi poi le reazioni di condanna
della violazione della sovranità na-
zionale anche da parte di tutti gli
altri Stati latino-americani, che non
hannomaiaccettatodiriconoscere
ufficialmente lo status di «gruppo
terrorista» alle Farc, così come pre-
tende Uribe. Alle condan-
nesonoseguiteperò
anche le offerte
di aiuto nel-
la ricerca
di una
s o l u -
zione
diplo-
ma-
t i -
Guerre (di parole)
in Sudamerica
| Polemiche | Sconfinamento militare colombiano a caccia di guerriglieri, contestato da Ecuador e Venezuela
complicità e dell’appoggio fornito
daigovernidiEcuadoreVenezuela
alla guerriglia delle Farc. Il Gover-
nocolombianohasostenutochein
base ai documenti rinvenuti, Cha-
vez avrebbe finanziato i ribelli con
300 milioni di dollari, mentre Cor-
rea veniva accusato di aver avviato
relazioni ufficiali con il comando
delle Farc e di aver discusso la
possibilità di offrire loro appoggio
logistico. Tuttavia, nessuna prova
concreta di queste complicità è sta-
ta fornita ufficialmente.
Uribe ha quindi minacciato di
denunciare Chavez alla Corte in-
ternazionale dell’Aja in quanto
finanziatore di un’organizzazione
genocida, ed è poi arrivato anche
ad accusare le Farc di aver contrab-
bandato cinquanta chilogrammi di
uranio,ediprepararsiallafabbrica-
zione di armi di distruzione di mas-
sa, senza fornire neanche in questo
caso nessun documento pubblico.
La guerra in Iraq ha dimostrato
che a giochi fatti non c’è comun-
que bisogno di provare certe affer-
mazioni previe. Poche ore dopo la
morte di Reyes il Sudamerica sem-
brava essersi trasformato in una
filiale del Medio Oriente: Ecuador
invasocomeilLibano,leFarccome
Hezbollah,ColombiacomeIsraele,
e il Venezuela come la Siria.
La trasformazione non è tuttavia
durata a lungo, e aldilà degli scon-
triideologico-politici,l’esistenzadi
relazioni commerciali imprescin-
dibili tra gli stessi Paesi in conflitto
ha generato le condizioni di una
normalizzazione delle relazioni.
Il 7 marzo, a Santo Domingo, in
occasione della riunione annuale
del Gruppo di Rio (organismo di
concertazione politica degli Stati
centro e sudamericani), Uribe e
Correa si sono affrontati faccia a
faccia. Dopo un iniziale scontro
verbale in cui i due si sono rinfac-
ciati le stesse pesanti accuse dei
giorni precedenti, la riunione è
terminata con un documento fi-
naleincuiUribesiscusavaufficial-
mente per aver «violato la sovrani-
tà ecuadoriana», e si impegnava a
«non agire in forma unilaterale»
in modo che «tali situazioni non
si ripetano». Rinunciava inoltre
a denunciare Chavez alla Corte
dell’Aja e alla pretesa del ricono-
scimento dello status di «gruppo
terrorista» per le Farc. La sua più
grande vittoria Uribe l’aveva già
ottenuta. Il fatto compiuto.
ca alla crisi bilaterale tra Ecuador
e Colombia e gli inviti a Chavez a
non attizzare le braci del conflitto.
SoloilpresidenteamericanoBush,
attraverso le dichiarazioni della
sua portavoce Dana Perino, aveva
apertamente solidarizzato con il
suo più fedele alleato in Sudame-
rica, definendo subito l’accaduto
come «un’operazione militare di
un Paese che si difende dal terro-
rismo», aggiungendo poi perso-
nalmente: «Il nostro messaggio
al presidente Uribe e al popolo
colombiano è che resteremo al
vostro fianco e che difendiamo i
nostri alleati democratici».
Il presidente francese Sarkozy, che
ha preso a cuore le sorti della ex
candidata presidenziale in Colom-
bia, Ingrid Betancourt, cittadina
franco-colombiana da sei anni
ostaggio delle Farc, aveva dichia-
rato che la morte di Reyes si era
prodotta «in un momento crucia-
le in cui si doveva fare di tutto per
mantenereladinamicapositivache
aveva portato alla liberazione unila-
terale di vari ostaggi» da parte dei
ribelli. «È una cattiva notizia che sia
morto proprio l’uomo con cui sta-
vamodialogandoperlaliberazione
della Betancourt», aggiungeva poi
il ministro degli Esteri transalpino
Bernard Kouchner.
Da parte sua Uribe, di fronte al-
l’asprezza della condanna interna-
zionale sul suo operato, ha contrat-
taccato su tutti i fronti cercando di
sostenere il diritto del suo gover-
no a lottare contro il terrorismo
con ogni mezzo: «Non possiamo
permettere che ci siano terroristi
rifugiati all’estero che causano lo
spargimento di sangue di nostri
compatrioti». Una teoria azzar-
data cui ha cercato di dare so-
stegno attraverso la rivelazione
chenell’esamedeicomputer
portatili rinvenuti nel-
l’accampamento di
Reyes sarebbero
emerse prove
“contunden-
ti” della
Ludovico Mori
nostro servizio da Buenos Aires
Il presidente
venezuelano
Hugo Chavez
In alto, soldati
schierati lungo
il confine
con la Colombia
dopo l'uccisione
del numero due
delle Farc
Raul Reyes
(LaPresse)
Solo il presidente Bush
a fianco del collega di Bogotà
mentre quello francese
lo criticava aspramente
Blitz a 3 chilometri
oltre la frontiera:
obiettivo (colpito)
il capo delle Farc