1. ASSOCIARSI
P E R C H ÉPartiti e sindacati, ma anche Confindustria e Confcommercio: non c’è ORGANISMO
DELLA RAPPRESENTANZA che NON VIVA UN MOMENTO DI CRISI PROFONDA. Dal mondo dei manager
arrivano PROPOSTE CONCRETE PER RINNOVARE QUESTI CORPI SOCIALI: valori, offerta multilivello
e servizi per sostenere il lavoro, invece che difenderlo di Francesco Perugini
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Attualità
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2. co: come dirigenti abbiamo un ruolo im-
portante per la collettività, siamo fonda-
mentali per la crescita e ci dobbiamo
rapportare alla politica sotto questo pun-
to di vista. È qualcosa che dovrebbe fare,
per esempio, anche Confindustria, riba-
dendo l’importanza delle imprese come
elemento fondante del mercato del lavo-
ro. E, infine, abbiamo voluto rivestire an-
che un ruolo di restituzione», sottolinea
il n.1 di Manageritalia, «diventando un
riferimento per la collettività grazie alle
nostra capacità di fare, programmare e
saper fare, che abbiamo messo a disposi-
zione di politica, onlus e cittadini».
UNA NUOVA BILATERALITÀ
I
risultati di Manageritalia sono nei nu-
meri. Se il mondo della dirigenza pri-
vata, che conta 112 mila iscritti, vede
un ricambio medio annuo del 15% (ca.
16 mila unità), il terziario deve gestire
con un turnover persino superiore (20%).
Tuttavia, in termini complessivi, dal 2008
a oggi i manager di questo settore non
sono diminuiti: anzi, nel 2015 si è regi-
strato un +2,5% nel 2015 e per il 2016
è atteso un +3%. Merito dell’economia
che tende sempre più verso questo am-
bito, ma anche di una visione virtuo-
P E R C A M B I A R E B I S O G N A
C O N I U G A R E G L I I N T E R E S S I
S P E C I F I C I C O N Q U E L L I
P I Ù A M P I D E L P A E S E
L’
associazionismo è morto,
viva le associazioni. Dopo
anni di segnali di allarme,
la galassia degli organismi
di rappresentanza sembra
giunta a un passo dall’implosione: Con-
findustria continua a perdere pezzi im-
portanti in quell’emorragia inarrestabile
iniziata con Fiat e proseguita negli anni
con gli addii di Salini Impregilo, Finmec-
canica e, infine, il mondo della nautica.
Non vivono uno stato di salute migliore
Confcommercio e le altre associazioni di
categoria, anche perché nessun soggetto
sembra immune da questa crisi di fidu-
cia. Persino il campo delle relazioni pub-
bliche vive la spaccatura tra Assorel e Pr
Hub, nata poco più di un anno fa.
Sempre meno capaci di influire sulla so-
cietà e di difendere gli interessi dei loro
iscritti, dunque, i soggetti classici hanno
apparentemente esaurito la loro parabo-
la storica. Ma si può rinunciare alla rap-
presentanza? No, ed è per questo che da
tempo si parla della necessità di un asso-
ciazionismo 2.0, capace di rielaborare il
rapporto tradizionale tra rappresentanti e
rappresentati attraverso un nuovo porta-
foglio di servizi, più adeguato ai tempi.
«Viviamo un momento economico e so-
ciale che tende a spingere verso l’indivi-
dualismo e il fai da te, ma sono convin-
to che mai come in questo momento ser-
ve restare insieme», dice Giorgio Ambro-
gioni, presidente della Confederazione
italiana dei dirigenti e delle alte profes-
sionalità (Cida). «I corpi sociali interme-
di sono impegnati in uno sforzo di rilet-
tura del loro modo di fare rappresentan-
za, alla ricerca di un nuovo ruolo nelle
relazioni industriali, sociali e politiche».
Quale può essere il futuro di questi pa-
chidermi in uno scenario globale dal-
la rapida evoluzione, eppur ancora pro-
fondamente segnato dalla recessione ini-
ziata nel 2007? «Noi abbiamo comincia-
to a ripensare la nostra organizzazione
in un altro momento di difficoltà, quel-
lo del 1993, che colpì il mondo del la-
voro e della dirigenza», ricorda Ambro-
gioni, che guida l’organismo che riunisce
le dieci maggiori federazioni dei mana-
ger italiani: «Abbiamo cercato di conci-
liare il classico ruolo storico di soggetto
negoziale con l’offerta di servizi di qua-
lità. Attraverso i fondi bilaterali interpro-
fessionali, svolgiamo un ruolo lungimi-
rante e strategico per mezzo della forma-
zione, che non è solo quella professiona-
le, ma di cultura manageriale e di visio-
ne. Ci impegniamo anche per rafforzare
la bilateralità sui temi delle politiche atti-
ve riguardanti il lavoro e il welfare. Il tut-
to, però, su una base di valori identita-
ri che devono essere comuni ai sogget-
ti che appartengono a una stessa catego-
ria, che siano imprenditori, manager o la-
voratori».
Dal mondo dei dirigenti, dunque, arriva
la proposta di un possibile percorso di ri-
nascita per le associazioni. Come quel-
lo intrapreso da Manageritalia dal 2007,
con una rinnovata attenzione per i «temi
sociali»: «Si è rimasti troppo a lungo al-
l’interno di una rappresentatività che ha
guardato poco al futuro. Per cambia-
re bisogna coniugare gli interessi speci-
fici con quelli più ampi del Paese», è la
visione di Guido Carella, presidente dei
dirigenti del terziario che ha rifocalizza-
to la propria associazione su un lavoro
multilivello. «Il primo è quello sindaca-
le ovviamente, perché è necessario con-
tinuare a strutturare modelli contrattua-
li che coniughino le esigenze delle im-
prese e quelle dei lavoratori. Il secondo
aspetto è il nostro ruolo socio-economi-
Si chiama Industria 4.0 ed è il nuovo piano da 13 miliardi di euro stanziato dal governo
per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione
dei sistemi produttivi, e presentato a fine settembre. La somma verrà erogata
nell’arco di otto anni: dal 2017 al 2024. In particolare dall’anno prossimo verranno
attivate una serie di misure, tra cui la proroga del super-ammortamento al 140%, già
contenuto nella finanziaria 2016; introduzione di un iper-ammortamento al 250% per
gli investimenti nell’industria 4.0; innalzamento del credito d’imposta dal 25% al 50%
su spese in ricerca e sviluppo superiori alla media dell’ultimo triennio. Le stime del
governo prevedono che, a questi 13 miliardi di risorse pubbliche, si aggiungeranno 24
miliardi di investimenti privati. «Ero a Milano alla presentazione del piano industriale»,
spiega Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, «e mi ha fatto piacere il richiamo del
ministro Calenda alla figura del manager come risorsa intellettuale, umana, culturale,
che deve farsi carico di una revisione profonda del nostro modo di fare impresa. Il
nostro ruolo non deve essere più solo tecnico-professionale, ma deve portare con
sé una visione socio-economica, un forte senso di responsabilità e la capacità di
includere e integrare culture e religioni. Ma è tutto il Paese che deve diventare “4.0”:
dal sistema educativo, al mondo del lavoro fino alle imprese».
V E R S O I L D I R I G E N T E
D E L F U T U R O
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3. sa del ricambio all’interno delle azien-
de, accompagnata da un’interpretazio-
ne moderna della bilateralità. L’iniziati-
va più coraggiosa in questo senso risa-
le al 2008, quando con Confcommercio
è stato condiviso un accordo-quadro di
politiche attive che ha destinato 10 mi-
lioni dei fondi a un percorso di riqualifi-
cazione per i manager licenziati: su circa
1.500 partecipanti ne sono stati ricollo-
cati circa il 70%. A fronte di una rinuncia
parziale sulle politiche passive (preavvi-
so, indennità risarcitorie, ecc.) – intoc-
cabili per un sindacato tradizionale – le
aziende si sono impegnate a riconoscere
un voucher da 5 mila euro per sostenere
un percorso di riqualificazione della du-
rata di un anno con l’Associazione italia-
na società di outplacement (Aiso). Il tut-
to con costi ridotti per gli associati: 130
euro di quota annuale d’iscrizione a Ma-
nageritalia – ridotta per quadri e pensio-
nati – che, insieme con le quote sindaca-
li e di servizio, permette di sostenere le
13 associazioni territoriali e una struttu-
ra con 180 dipendenti (la quota di Feder-
manager non supera invece i 240 euro).
«Difendere il posto di lavoro non ha più
senso, bisogna sostenere il lavoro», paro-
la di Guido Carella di Manageritalia, che
conta 35 mila iscritti: «Una buona flessi-
bilità crea opportunità di ricollocamen-
to. Per questo 23 anni fa abbiamo crea-
to una business school, il Cfmt; abbia-
mo poi strutturato una rete di alto profi-
lo per la consulenza in ingresso, duran-
te e in uscita dai rapporti di lavoro fino al
ricollocamento; abbiamo inoltre riforma-
to i fondi paritetici, per garantire sosteni-
bilità a lunga durata dei fondi di previ-
denza complementare e di assistenza sa-
nitaria». Si è arrivati al punto di rivedere
anche il welfare aziendale: prima è sta-
to introdotto il profilo del dirigente di pri-
ma nomina, di recente è stato costruito
un nuovo sistema a “tutele crescenti” in
base a età e reddito per favorire l’ingres-
so dei manager nelle pmi a costi ridotti.
«Con questo sistema, il manager guada-
gna in relazione alla crescita dell’azien-
da, condividendo in parte il rischio d’im-
presa», sottolinea Carella.
Si tratta di una sponda verso un altro dei
grandi temi di cui si discute negli ultimi
anni, e sul quale si dividono le posizioni
dei rappresentanti delle imprese e quel-
le dei sindacati: la contrattazione di se-
condo livello: «Noi ci crediamo, è il futu-
ro», assicura il presidente di Cida, Gior-
gio Ambrogioni, «ma deve essere ancora-
ta a regole chiare, a meccanismi oggetti-
vi e trasparenti. E deve lavorare all’inter-
no di un quadro di riferimento che deve
restare il Ccnl, più leggero e fermo su al-
cuni aspetti essenziali. I sindacati sono in
crisi perché parlano a settori dove la tu-
tela di massa è ritenuta ancora rilevante,
noi invece rappresentiamo individuali-
tà forti dal punto di vista professionale,
che vogliono essere misurate sulla base
dei risultati».
L’importanza di un’associazionismo for-
te viene ribadita anche nei momen-
ti di grande cambiamento, come quello
che sta vivendo il mondo della dirigen-
za pubblica, in attesa dell’approvazione
definitiva della riforma Madia. Alla base
della ristrutturazione della pa c’è l’istitu-
zione del “ruolo unico”, che nasce però
già tripartito: dirigenti della Stato, delle
Regioni e dei Comuni. «Per cambiare le
cose servirebbe risolvere questa imposta-
zione», spiega Giorgio Rembado, presi-
dente di Fp-Cida che lavora per consen-
tire ai propri iscritti di affrontare questa
nuova sfida: «Puntiamo sulla formazio-
ne, per consentire ai nostri iscritti di avere
le competenze trasversali necessarie per
affrontare la mobilità tra diverse ammini-
PREVEDERE
percorsi
di outplacement
in caso di ristrutturazioni
aziendali
OFFRIRE
ai lavoratori
consulenza in ingresso,
durante e in uscita
dal lavoro
FORNIRE
una formazione
adeguata alle sfide
della modernità
FAR VALERE
il ruolo sociale
delle categorie
per l’economia
del Paese
I C O M P I T I D E L L ’ A S S O C I A Z I O N I S M O 2 . 0
Punti di forza evidenziati dagli organismi di categoria dei manager
STRUTTURARE
modelli contrattuali
che coniughino
le esigenze delle imprese e
quelle dei lavoratori
GIORGIO AMBROGIONI
Presidente Cida
GUIDO CARELLA
Presidente Manageritalia
STEFANO CUZZILLA
Presidente Federmanager
GIORGIO REMBADO
Presidente Fp-Cida
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