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ASSOCIARSI
P E R C H ÉPartiti e sindacati, ma anche Confindustria e Confcommercio: non c’è ORGANISMO
DELLA RAPPRESENTANZA che NON VIVA UN MOMENTO DI CRISI PROFONDA. Dal mondo dei manager
arrivano PROPOSTE CONCRETE PER RINNOVARE QUESTI CORPI SOCIALI: valori, offerta multilivello
e servizi per sostenere il lavoro, invece che difenderlo di Francesco Perugini
NOVEMBRE 201646 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT
Attualità
Associazioni.indd 46Associazioni.indd 46 19-10-2016 13:21:3319-10-2016 13:21:33
co: come dirigenti abbiamo un ruolo im-
portante per la collettività, siamo fonda-
mentali per la crescita e ci dobbiamo
rapportare alla politica sotto questo pun-
to di vista. È qualcosa che dovrebbe fare,
per esempio, anche Confindustria, riba-
dendo l’importanza delle imprese come
elemento fondante del mercato del lavo-
ro. E, infine, abbiamo voluto rivestire an-
che un ruolo di restituzione», sottolinea
il n.1 di Manageritalia, «diventando un
riferimento per la collettività grazie alle
nostra capacità di fare, programmare e
saper fare, che abbiamo messo a disposi-
zione di politica, onlus e cittadini».
UNA NUOVA BILATERALITÀ
I
risultati di Manageritalia sono nei nu-
meri. Se il mondo della dirigenza pri-
vata, che conta 112 mila iscritti, vede
un ricambio medio annuo del 15% (ca.
16 mila unità), il terziario deve gestire
con un turnover persino superiore (20%).
Tuttavia, in termini complessivi, dal 2008
a oggi i manager di questo settore non
sono diminuiti: anzi, nel 2015 si è regi-
strato un +2,5% nel 2015 e per il 2016
è atteso un +3%. Merito dell’economia
che tende sempre più verso questo am-
bito, ma anche di una visione virtuo-
P E R C A M B I A R E B I S O G N A
C O N I U G A R E G L I I N T E R E S S I
S P E C I F I C I C O N Q U E L L I
P I Ù A M P I D E L P A E S E
L’
associazionismo è morto,
viva le associazioni. Dopo
anni di segnali di allarme,
la galassia degli organismi
di rappresentanza sembra
giunta a un passo dall’implosione: Con-
findustria continua a perdere pezzi im-
portanti in quell’emorragia inarrestabile
iniziata con Fiat e proseguita negli anni
con gli addii di Salini Impregilo, Finmec-
canica e, infine, il mondo della nautica.
Non vivono uno stato di salute migliore
Confcommercio e le altre associazioni di
categoria, anche perché nessun soggetto
sembra immune da questa crisi di fidu-
cia. Persino il campo delle relazioni pub-
bliche vive la spaccatura tra Assorel e Pr
Hub, nata poco più di un anno fa.
Sempre meno capaci di influire sulla so-
cietà e di difendere gli interessi dei loro
iscritti, dunque, i soggetti classici hanno
apparentemente esaurito la loro parabo-
la storica. Ma si può rinunciare alla rap-
presentanza? No, ed è per questo che da
tempo si parla della necessità di un asso-
ciazionismo 2.0, capace di rielaborare il
rapporto tradizionale tra rappresentanti e
rappresentati attraverso un nuovo porta-
foglio di servizi, più adeguato ai tempi.
«Viviamo un momento economico e so-
ciale che tende a spingere verso l’indivi-
dualismo e il fai da te, ma sono convin-
to che mai come in questo momento ser-
ve restare insieme», dice Giorgio Ambro-
gioni, presidente della Confederazione
italiana dei dirigenti e delle alte profes-
sionalità (Cida). «I corpi sociali interme-
di sono impegnati in uno sforzo di rilet-
tura del loro modo di fare rappresentan-
za, alla ricerca di un nuovo ruolo nelle
relazioni industriali, sociali e politiche».
Quale può essere il futuro di questi pa-
chidermi in uno scenario globale dal-
la rapida evoluzione, eppur ancora pro-
fondamente segnato dalla recessione ini-
ziata nel 2007? «Noi abbiamo comincia-
to a ripensare la nostra organizzazione
in un altro momento di difficoltà, quel-
lo del 1993, che colpì il mondo del la-
voro e della dirigenza», ricorda Ambro-
gioni, che guida l’organismo che riunisce
le dieci maggiori federazioni dei mana-
ger italiani: «Abbiamo cercato di conci-
liare il classico ruolo storico di soggetto
negoziale con l’offerta di servizi di qua-
lità. Attraverso i fondi bilaterali interpro-
fessionali, svolgiamo un ruolo lungimi-
rante e strategico per mezzo della forma-
zione, che non è solo quella professiona-
le, ma di cultura manageriale e di visio-
ne. Ci impegniamo anche per rafforzare
la bilateralità sui temi delle politiche atti-
ve riguardanti il lavoro e il welfare. Il tut-
to, però, su una base di valori identita-
ri che devono essere comuni ai sogget-
ti che appartengono a una stessa catego-
ria, che siano imprenditori, manager o la-
voratori».
Dal mondo dei dirigenti, dunque, arriva
la proposta di un possibile percorso di ri-
nascita per le associazioni. Come quel-
lo intrapreso da Manageritalia dal 2007,
con una rinnovata attenzione per i «temi
sociali»: «Si è rimasti troppo a lungo al-
l’interno di una rappresentatività che ha
guardato poco al futuro. Per cambia-
re bisogna coniugare gli interessi speci-
fici con quelli più ampi del Paese», è la
visione di Guido Carella, presidente dei
dirigenti del terziario che ha rifocalizza-
to la propria associazione su un lavoro
multilivello. «Il primo è quello sindaca-
le ovviamente, perché è necessario con-
tinuare a strutturare modelli contrattua-
li che coniughino le esigenze delle im-
prese e quelle dei lavoratori. Il secondo
aspetto è il nostro ruolo socio-economi-
Si chiama Industria 4.0 ed è il nuovo piano da 13 miliardi di euro stanziato dal governo
per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione
dei sistemi produttivi, e presentato a fine settembre. La somma verrà erogata
nell’arco di otto anni: dal 2017 al 2024. In particolare dall’anno prossimo verranno
attivate una serie di misure, tra cui la proroga del super-ammortamento al 140%, già
contenuto nella finanziaria 2016; introduzione di un iper-ammortamento al 250% per
gli investimenti nell’industria 4.0; innalzamento del credito d’imposta dal 25% al 50%
su spese in ricerca e sviluppo superiori alla media dell’ultimo triennio. Le stime del
governo prevedono che, a questi 13 miliardi di risorse pubbliche, si aggiungeranno 24
miliardi di investimenti privati. «Ero a Milano alla presentazione del piano industriale»,
spiega Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, «e mi ha fatto piacere il richiamo del
ministro Calenda alla figura del manager come risorsa intellettuale, umana, culturale,
che deve farsi carico di una revisione profonda del nostro modo di fare impresa. Il
nostro ruolo non deve essere più solo tecnico-professionale, ma deve portare con
sé una visione socio-economica, un forte senso di responsabilità e la capacità di
includere e integrare culture e religioni. Ma è tutto il Paese che deve diventare “4.0”:
dal sistema educativo, al mondo del lavoro fino alle imprese».
V E R S O I L D I R I G E N T E
D E L F U T U R O
NOVEMBRE 201647 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT
Associazioni.indd 47Associazioni.indd 47 19-10-2016 13:22:0519-10-2016 13:22:05
sa del ricambio all’interno delle azien-
de, accompagnata da un’interpretazio-
ne moderna della bilateralità. L’iniziati-
va più coraggiosa in questo senso risa-
le al 2008, quando con Confcommercio
è stato condiviso un accordo-quadro di
politiche attive che ha destinato 10 mi-
lioni dei fondi a un percorso di riqualifi-
cazione per i manager licenziati: su circa
1.500 partecipanti ne sono stati ricollo-
cati circa il 70%. A fronte di una rinuncia
parziale sulle politiche passive (preavvi-
so, indennità risarcitorie, ecc.) – intoc-
cabili per un sindacato tradizionale – le
aziende si sono impegnate a riconoscere
un voucher da 5 mila euro per sostenere
un percorso di riqualificazione della du-
rata di un anno con l’Associazione italia-
na società di outplacement (Aiso). Il tut-
to con costi ridotti per gli associati: 130
euro di quota annuale d’iscrizione a Ma-
nageritalia – ridotta per quadri e pensio-
nati – che, insieme con le quote sindaca-
li e di servizio, permette di sostenere le
13 associazioni territoriali e una struttu-
ra con 180 dipendenti (la quota di Feder-
manager non supera invece i 240 euro).
«Difendere il posto di lavoro non ha più
senso, bisogna sostenere il lavoro», paro-
la di Guido Carella di Manageritalia, che
conta 35 mila iscritti: «Una buona flessi-
bilità crea opportunità di ricollocamen-
to. Per questo 23 anni fa abbiamo crea-
to una business school, il Cfmt; abbia-
mo poi strutturato una rete di alto profi-
lo per la consulenza in ingresso, duran-
te e in uscita dai rapporti di lavoro fino al
ricollocamento; abbiamo inoltre riforma-
to i fondi paritetici, per garantire sosteni-
bilità a lunga durata dei fondi di previ-
denza complementare e di assistenza sa-
nitaria». Si è arrivati al punto di rivedere
anche il welfare aziendale: prima è sta-
to introdotto il profilo del dirigente di pri-
ma nomina, di recente è stato costruito
un nuovo sistema a “tutele crescenti” in
base a età e reddito per favorire l’ingres-
so dei manager nelle pmi a costi ridotti.
«Con questo sistema, il manager guada-
gna in relazione alla crescita dell’azien-
da, condividendo in parte il rischio d’im-
presa», sottolinea Carella.
Si tratta di una sponda verso un altro dei
grandi temi di cui si discute negli ultimi
anni, e sul quale si dividono le posizioni
dei rappresentanti delle imprese e quel-
le dei sindacati: la contrattazione di se-
condo livello: «Noi ci crediamo, è il futu-
ro», assicura il presidente di Cida, Gior-
gio Ambrogioni, «ma deve essere ancora-
ta a regole chiare, a meccanismi oggetti-
vi e trasparenti. E deve lavorare all’inter-
no di un quadro di riferimento che deve
restare il Ccnl, più leggero e fermo su al-
cuni aspetti essenziali. I sindacati sono in
crisi perché parlano a settori dove la tu-
tela di massa è ritenuta ancora rilevante,
noi invece rappresentiamo individuali-
tà forti dal punto di vista professionale,
che vogliono essere misurate sulla base
dei risultati».
L’importanza di un’associazionismo for-
te viene ribadita anche nei momen-
ti di grande cambiamento, come quello
che sta vivendo il mondo della dirigen-
za pubblica, in attesa dell’approvazione
definitiva della riforma Madia. Alla base
della ristrutturazione della pa c’è l’istitu-
zione del “ruolo unico”, che nasce però
già tripartito: dirigenti della Stato, delle
Regioni e dei Comuni. «Per cambiare le
cose servirebbe risolvere questa imposta-
zione», spiega Giorgio Rembado, presi-
dente di Fp-Cida che lavora per consen-
tire ai propri iscritti di affrontare questa
nuova sfida: «Puntiamo sulla formazio-
ne, per consentire ai nostri iscritti di avere
le competenze trasversali necessarie per
affrontare la mobilità tra diverse ammini-
PREVEDERE
percorsi
di outplacement
in caso di ristrutturazioni
aziendali
OFFRIRE
ai lavoratori
consulenza in ingresso,
durante e in uscita
dal lavoro
FORNIRE
una formazione
adeguata alle sfide
della modernità
FAR VALERE
il ruolo sociale
delle categorie
per l’economia
del Paese
I C O M P I T I D E L L ’ A S S O C I A Z I O N I S M O 2 . 0
Punti di forza evidenziati dagli organismi di categoria dei manager
STRUTTURARE
modelli contrattuali
che coniughino
le esigenze delle imprese e
quelle dei lavoratori
GIORGIO AMBROGIONI
Presidente Cida
GUIDO CARELLA
Presidente Manageritalia
STEFANO CUZZILLA
Presidente Federmanager
GIORGIO REMBADO
Presidente Fp-Cida
NOVEMBRE 201648 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT
Attualità
Associazioni.indd 48Associazioni.indd 48 19-10-2016 13:22:2419-10-2016 13:22:24
BP
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T R A I N U O V I R U O L I
C’È A N C H E Q U E L L O
D I E S S E R E P R O D U T T O R I
D I D A T I E C O N O M I C I
METTERE
al servizio del Paese
le competenze di una
determinata categoria
in ottica di restituzione
FORMULARE
regole certe
per la contrattazione
di secondo livello
ELABORARE
nuovi profili professionali
che permettano
una più ampia
impiegabilità degli iscritti
GARANTIRE
la sostenibilità
a lungo termine di fondi
previdenziali e assistenza
sanitaria complementare
VALUTARE
la possibilità di scambiare
le politiche passive con
un’offerta di riqualificazione
professionale
strazioni: sanità, scuola, funzioni centrali
ed enti locali, competenze a cui dovran-
no poi affiancarsi le conoscenze relative
ai singoli settori». La difficoltà per i diri-
genti pubblici è quella di dover rivestire
il ruolo datoriale nel loro lavoro, ma an-
che di doversi confrontare con i gover-
nanti di turno: «Serve la totale indipen-
denza dalla politica, finora inattuabile
perché la mancanza di compartimenti
stagni ha reso la carriera dei dirigenti di-
pendente dai partiti», aggiunge Remba-
do. «Proposta impossibile da realizzare?
Basterebbe delegare valutazione e confe-
rimento degli incarichi a una commissio-
ne indipendente».
SGUARDO OGGETTIVO
T
ra i nuovi ruoli da attribuire alle as-
sociazioni, c’è sicuramente quello
di essere produttori di dati economi-
ci che consentano di indirizzare le scel-
te della politica e non solo. Managerita-
lia realizza l’Osservatore manageriale, il
T-Lab del terziario e altri studi con e per
conto di Confcommercio, insieme a son-
daggi periodici tra gli iscritti sui temi più
svariati (che registrano un tasso di rispo-
sta mediamente alto). Prometeia, invece,
lavorando con Federmanager all’analisi
dei bilanci italiani, ha evidenziato come
le imprese a presenza manageriale ab-
biano fatto registrare risultati migliori in
termini di redditività, produttività e inter-
nazionalizzazione negli anni della cri-
si. Cida collabora a sua volta con Kpmg
Consulting, che recentemente ha defini-
to l’apporto manageriale «determinan-
te» in vista del fenomeno mai affronta-
to a pieno in Italia del passaggio genera-
zionale. E ancora, Ernst &Young ha com-
pletato un’indagine europea in cui l’Ita-
lia è risultata il Paese meno propenso ad
aprirsi all’apporto di manager nelle fami-
glie. «Per me, tuttavia, la partecipazione
alle nostre attività quotidiane resta il pri-
mo banco di prova. Sono molti i colle-
ghi che volontariamente si dedicano alla
vita associativa», è l’opinione dal cam-
po di Stefano Cuzzilla, presidente di Fe-
dermanager. Per il rappresentante dei di-
rigenti industriali, il ruolo della sua ca-
tegoria sarà fondamentale per lo svilup-
po del Paese: «Dai manager possono ar-
rivare proposte importanti. Il governo si
sta impegnando su Industry 4.0? Benissi-
mo, ma chi attuerà questo piano? I nostri
colleghi si stanno già confrontando con
la sfida dell’innovazione, ma aggiorna-
re le proprie competenze non può basta-
re. Si tratta di un modo nuovo di fare in-
dustria, che modifica radicalmente l’or-
ganizzazione aziendale». Proponendosi
come motore di cambiamento in colla-
borazione, e non in contrasto, con le ini-
ziative della politica, che cosa può fare
Federmanager per farsi trovare pronta a
tale sfida? «La situazione occupaziona-
le dei manager è in flessione, ma inter-
cettiamo segnali positivi, come per esem-
pio la domanda crescente di over 55: per
questo insegniamo ai colleghi l’arte di
rinnovarsi, soprattutto quando si perde il
posto di lavoro», spiega Cuzzilla. «Met-
tiamo in campo strumenti come la cer-
tificazione delle competenze manageria-
li, che aiutano nell’autovalutazione e nel
presentarsi sul mercato con un profilo più
accattivante. L’ultima novità che abbia-
mo brevettato è la figura dell’innovation
manager, cioè colui che, oltre a compe-
tenze digitali, possiede la capacità di tra-
ghettare l’impresa verso modelli azienda-
li innovativi e adatti a un mercato più au-
tomatizzato, tecnologicamente avanzato
e complesso».
Basandosi su valori forti, declinando i
propri servizi su più livelli e lavorando
con un atteggiamento costruttivo frutto
dell’osservazione della realtà, dunque,
l’associazionismo 2.0 può davvero rive-
larsi una risorsa: «L’associazionismo in
sé non è in crisi. Anzi. Cresce la voglia
di networking e di rappresentanza per-
ché si è capito che un approccio condivi-
so ai problemi garantisce maggiori chan-
ce di successo e competitività all’impre-
sa», conclude il n.1 di Federmanager.
«Alle organizzazioni come la nostra spet-
ta il compito di intercettare questa istan-
za senza arroccarsi su posizioni date, ma
governando il cambiamento dell’econo-
mia e della società. La storia dell’associa-
zionismo, d’altronde, è piena di queste
evoluzioni».
NOVEMBRE 201649 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT
Associazioni.indd 49Associazioni.indd 49 19-10-2016 13:22:5419-10-2016 13:22:54

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Associazioni

  • 1. ASSOCIARSI P E R C H ÉPartiti e sindacati, ma anche Confindustria e Confcommercio: non c’è ORGANISMO DELLA RAPPRESENTANZA che NON VIVA UN MOMENTO DI CRISI PROFONDA. Dal mondo dei manager arrivano PROPOSTE CONCRETE PER RINNOVARE QUESTI CORPI SOCIALI: valori, offerta multilivello e servizi per sostenere il lavoro, invece che difenderlo di Francesco Perugini NOVEMBRE 201646 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT Attualità Associazioni.indd 46Associazioni.indd 46 19-10-2016 13:21:3319-10-2016 13:21:33
  • 2. co: come dirigenti abbiamo un ruolo im- portante per la collettività, siamo fonda- mentali per la crescita e ci dobbiamo rapportare alla politica sotto questo pun- to di vista. È qualcosa che dovrebbe fare, per esempio, anche Confindustria, riba- dendo l’importanza delle imprese come elemento fondante del mercato del lavo- ro. E, infine, abbiamo voluto rivestire an- che un ruolo di restituzione», sottolinea il n.1 di Manageritalia, «diventando un riferimento per la collettività grazie alle nostra capacità di fare, programmare e saper fare, che abbiamo messo a disposi- zione di politica, onlus e cittadini». UNA NUOVA BILATERALITÀ I risultati di Manageritalia sono nei nu- meri. Se il mondo della dirigenza pri- vata, che conta 112 mila iscritti, vede un ricambio medio annuo del 15% (ca. 16 mila unità), il terziario deve gestire con un turnover persino superiore (20%). Tuttavia, in termini complessivi, dal 2008 a oggi i manager di questo settore non sono diminuiti: anzi, nel 2015 si è regi- strato un +2,5% nel 2015 e per il 2016 è atteso un +3%. Merito dell’economia che tende sempre più verso questo am- bito, ma anche di una visione virtuo- P E R C A M B I A R E B I S O G N A C O N I U G A R E G L I I N T E R E S S I S P E C I F I C I C O N Q U E L L I P I Ù A M P I D E L P A E S E L’ associazionismo è morto, viva le associazioni. Dopo anni di segnali di allarme, la galassia degli organismi di rappresentanza sembra giunta a un passo dall’implosione: Con- findustria continua a perdere pezzi im- portanti in quell’emorragia inarrestabile iniziata con Fiat e proseguita negli anni con gli addii di Salini Impregilo, Finmec- canica e, infine, il mondo della nautica. Non vivono uno stato di salute migliore Confcommercio e le altre associazioni di categoria, anche perché nessun soggetto sembra immune da questa crisi di fidu- cia. Persino il campo delle relazioni pub- bliche vive la spaccatura tra Assorel e Pr Hub, nata poco più di un anno fa. Sempre meno capaci di influire sulla so- cietà e di difendere gli interessi dei loro iscritti, dunque, i soggetti classici hanno apparentemente esaurito la loro parabo- la storica. Ma si può rinunciare alla rap- presentanza? No, ed è per questo che da tempo si parla della necessità di un asso- ciazionismo 2.0, capace di rielaborare il rapporto tradizionale tra rappresentanti e rappresentati attraverso un nuovo porta- foglio di servizi, più adeguato ai tempi. «Viviamo un momento economico e so- ciale che tende a spingere verso l’indivi- dualismo e il fai da te, ma sono convin- to che mai come in questo momento ser- ve restare insieme», dice Giorgio Ambro- gioni, presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte profes- sionalità (Cida). «I corpi sociali interme- di sono impegnati in uno sforzo di rilet- tura del loro modo di fare rappresentan- za, alla ricerca di un nuovo ruolo nelle relazioni industriali, sociali e politiche». Quale può essere il futuro di questi pa- chidermi in uno scenario globale dal- la rapida evoluzione, eppur ancora pro- fondamente segnato dalla recessione ini- ziata nel 2007? «Noi abbiamo comincia- to a ripensare la nostra organizzazione in un altro momento di difficoltà, quel- lo del 1993, che colpì il mondo del la- voro e della dirigenza», ricorda Ambro- gioni, che guida l’organismo che riunisce le dieci maggiori federazioni dei mana- ger italiani: «Abbiamo cercato di conci- liare il classico ruolo storico di soggetto negoziale con l’offerta di servizi di qua- lità. Attraverso i fondi bilaterali interpro- fessionali, svolgiamo un ruolo lungimi- rante e strategico per mezzo della forma- zione, che non è solo quella professiona- le, ma di cultura manageriale e di visio- ne. Ci impegniamo anche per rafforzare la bilateralità sui temi delle politiche atti- ve riguardanti il lavoro e il welfare. Il tut- to, però, su una base di valori identita- ri che devono essere comuni ai sogget- ti che appartengono a una stessa catego- ria, che siano imprenditori, manager o la- voratori». Dal mondo dei dirigenti, dunque, arriva la proposta di un possibile percorso di ri- nascita per le associazioni. Come quel- lo intrapreso da Manageritalia dal 2007, con una rinnovata attenzione per i «temi sociali»: «Si è rimasti troppo a lungo al- l’interno di una rappresentatività che ha guardato poco al futuro. Per cambia- re bisogna coniugare gli interessi speci- fici con quelli più ampi del Paese», è la visione di Guido Carella, presidente dei dirigenti del terziario che ha rifocalizza- to la propria associazione su un lavoro multilivello. «Il primo è quello sindaca- le ovviamente, perché è necessario con- tinuare a strutturare modelli contrattua- li che coniughino le esigenze delle im- prese e quelle dei lavoratori. Il secondo aspetto è il nostro ruolo socio-economi- Si chiama Industria 4.0 ed è il nuovo piano da 13 miliardi di euro stanziato dal governo per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi, e presentato a fine settembre. La somma verrà erogata nell’arco di otto anni: dal 2017 al 2024. In particolare dall’anno prossimo verranno attivate una serie di misure, tra cui la proroga del super-ammortamento al 140%, già contenuto nella finanziaria 2016; introduzione di un iper-ammortamento al 250% per gli investimenti nell’industria 4.0; innalzamento del credito d’imposta dal 25% al 50% su spese in ricerca e sviluppo superiori alla media dell’ultimo triennio. Le stime del governo prevedono che, a questi 13 miliardi di risorse pubbliche, si aggiungeranno 24 miliardi di investimenti privati. «Ero a Milano alla presentazione del piano industriale», spiega Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, «e mi ha fatto piacere il richiamo del ministro Calenda alla figura del manager come risorsa intellettuale, umana, culturale, che deve farsi carico di una revisione profonda del nostro modo di fare impresa. Il nostro ruolo non deve essere più solo tecnico-professionale, ma deve portare con sé una visione socio-economica, un forte senso di responsabilità e la capacità di includere e integrare culture e religioni. Ma è tutto il Paese che deve diventare “4.0”: dal sistema educativo, al mondo del lavoro fino alle imprese». V E R S O I L D I R I G E N T E D E L F U T U R O NOVEMBRE 201647 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT Associazioni.indd 47Associazioni.indd 47 19-10-2016 13:22:0519-10-2016 13:22:05
  • 3. sa del ricambio all’interno delle azien- de, accompagnata da un’interpretazio- ne moderna della bilateralità. L’iniziati- va più coraggiosa in questo senso risa- le al 2008, quando con Confcommercio è stato condiviso un accordo-quadro di politiche attive che ha destinato 10 mi- lioni dei fondi a un percorso di riqualifi- cazione per i manager licenziati: su circa 1.500 partecipanti ne sono stati ricollo- cati circa il 70%. A fronte di una rinuncia parziale sulle politiche passive (preavvi- so, indennità risarcitorie, ecc.) – intoc- cabili per un sindacato tradizionale – le aziende si sono impegnate a riconoscere un voucher da 5 mila euro per sostenere un percorso di riqualificazione della du- rata di un anno con l’Associazione italia- na società di outplacement (Aiso). Il tut- to con costi ridotti per gli associati: 130 euro di quota annuale d’iscrizione a Ma- nageritalia – ridotta per quadri e pensio- nati – che, insieme con le quote sindaca- li e di servizio, permette di sostenere le 13 associazioni territoriali e una struttu- ra con 180 dipendenti (la quota di Feder- manager non supera invece i 240 euro). «Difendere il posto di lavoro non ha più senso, bisogna sostenere il lavoro», paro- la di Guido Carella di Manageritalia, che conta 35 mila iscritti: «Una buona flessi- bilità crea opportunità di ricollocamen- to. Per questo 23 anni fa abbiamo crea- to una business school, il Cfmt; abbia- mo poi strutturato una rete di alto profi- lo per la consulenza in ingresso, duran- te e in uscita dai rapporti di lavoro fino al ricollocamento; abbiamo inoltre riforma- to i fondi paritetici, per garantire sosteni- bilità a lunga durata dei fondi di previ- denza complementare e di assistenza sa- nitaria». Si è arrivati al punto di rivedere anche il welfare aziendale: prima è sta- to introdotto il profilo del dirigente di pri- ma nomina, di recente è stato costruito un nuovo sistema a “tutele crescenti” in base a età e reddito per favorire l’ingres- so dei manager nelle pmi a costi ridotti. «Con questo sistema, il manager guada- gna in relazione alla crescita dell’azien- da, condividendo in parte il rischio d’im- presa», sottolinea Carella. Si tratta di una sponda verso un altro dei grandi temi di cui si discute negli ultimi anni, e sul quale si dividono le posizioni dei rappresentanti delle imprese e quel- le dei sindacati: la contrattazione di se- condo livello: «Noi ci crediamo, è il futu- ro», assicura il presidente di Cida, Gior- gio Ambrogioni, «ma deve essere ancora- ta a regole chiare, a meccanismi oggetti- vi e trasparenti. E deve lavorare all’inter- no di un quadro di riferimento che deve restare il Ccnl, più leggero e fermo su al- cuni aspetti essenziali. I sindacati sono in crisi perché parlano a settori dove la tu- tela di massa è ritenuta ancora rilevante, noi invece rappresentiamo individuali- tà forti dal punto di vista professionale, che vogliono essere misurate sulla base dei risultati». L’importanza di un’associazionismo for- te viene ribadita anche nei momen- ti di grande cambiamento, come quello che sta vivendo il mondo della dirigen- za pubblica, in attesa dell’approvazione definitiva della riforma Madia. Alla base della ristrutturazione della pa c’è l’istitu- zione del “ruolo unico”, che nasce però già tripartito: dirigenti della Stato, delle Regioni e dei Comuni. «Per cambiare le cose servirebbe risolvere questa imposta- zione», spiega Giorgio Rembado, presi- dente di Fp-Cida che lavora per consen- tire ai propri iscritti di affrontare questa nuova sfida: «Puntiamo sulla formazio- ne, per consentire ai nostri iscritti di avere le competenze trasversali necessarie per affrontare la mobilità tra diverse ammini- PREVEDERE percorsi di outplacement in caso di ristrutturazioni aziendali OFFRIRE ai lavoratori consulenza in ingresso, durante e in uscita dal lavoro FORNIRE una formazione adeguata alle sfide della modernità FAR VALERE il ruolo sociale delle categorie per l’economia del Paese I C O M P I T I D E L L ’ A S S O C I A Z I O N I S M O 2 . 0 Punti di forza evidenziati dagli organismi di categoria dei manager STRUTTURARE modelli contrattuali che coniughino le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori GIORGIO AMBROGIONI Presidente Cida GUIDO CARELLA Presidente Manageritalia STEFANO CUZZILLA Presidente Federmanager GIORGIO REMBADO Presidente Fp-Cida NOVEMBRE 201648 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT Attualità Associazioni.indd 48Associazioni.indd 48 19-10-2016 13:22:2419-10-2016 13:22:24
  • 4. BP ©iStockphoto/RawpixelLtd(2) T R A I N U O V I R U O L I C’È A N C H E Q U E L L O D I E S S E R E P R O D U T T O R I D I D A T I E C O N O M I C I METTERE al servizio del Paese le competenze di una determinata categoria in ottica di restituzione FORMULARE regole certe per la contrattazione di secondo livello ELABORARE nuovi profili professionali che permettano una più ampia impiegabilità degli iscritti GARANTIRE la sostenibilità a lungo termine di fondi previdenziali e assistenza sanitaria complementare VALUTARE la possibilità di scambiare le politiche passive con un’offerta di riqualificazione professionale strazioni: sanità, scuola, funzioni centrali ed enti locali, competenze a cui dovran- no poi affiancarsi le conoscenze relative ai singoli settori». La difficoltà per i diri- genti pubblici è quella di dover rivestire il ruolo datoriale nel loro lavoro, ma an- che di doversi confrontare con i gover- nanti di turno: «Serve la totale indipen- denza dalla politica, finora inattuabile perché la mancanza di compartimenti stagni ha reso la carriera dei dirigenti di- pendente dai partiti», aggiunge Remba- do. «Proposta impossibile da realizzare? Basterebbe delegare valutazione e confe- rimento degli incarichi a una commissio- ne indipendente». SGUARDO OGGETTIVO T ra i nuovi ruoli da attribuire alle as- sociazioni, c’è sicuramente quello di essere produttori di dati economi- ci che consentano di indirizzare le scel- te della politica e non solo. Managerita- lia realizza l’Osservatore manageriale, il T-Lab del terziario e altri studi con e per conto di Confcommercio, insieme a son- daggi periodici tra gli iscritti sui temi più svariati (che registrano un tasso di rispo- sta mediamente alto). Prometeia, invece, lavorando con Federmanager all’analisi dei bilanci italiani, ha evidenziato come le imprese a presenza manageriale ab- biano fatto registrare risultati migliori in termini di redditività, produttività e inter- nazionalizzazione negli anni della cri- si. Cida collabora a sua volta con Kpmg Consulting, che recentemente ha defini- to l’apporto manageriale «determinan- te» in vista del fenomeno mai affronta- to a pieno in Italia del passaggio genera- zionale. E ancora, Ernst &Young ha com- pletato un’indagine europea in cui l’Ita- lia è risultata il Paese meno propenso ad aprirsi all’apporto di manager nelle fami- glie. «Per me, tuttavia, la partecipazione alle nostre attività quotidiane resta il pri- mo banco di prova. Sono molti i colle- ghi che volontariamente si dedicano alla vita associativa», è l’opinione dal cam- po di Stefano Cuzzilla, presidente di Fe- dermanager. Per il rappresentante dei di- rigenti industriali, il ruolo della sua ca- tegoria sarà fondamentale per lo svilup- po del Paese: «Dai manager possono ar- rivare proposte importanti. Il governo si sta impegnando su Industry 4.0? Benissi- mo, ma chi attuerà questo piano? I nostri colleghi si stanno già confrontando con la sfida dell’innovazione, ma aggiorna- re le proprie competenze non può basta- re. Si tratta di un modo nuovo di fare in- dustria, che modifica radicalmente l’or- ganizzazione aziendale». Proponendosi come motore di cambiamento in colla- borazione, e non in contrasto, con le ini- ziative della politica, che cosa può fare Federmanager per farsi trovare pronta a tale sfida? «La situazione occupaziona- le dei manager è in flessione, ma inter- cettiamo segnali positivi, come per esem- pio la domanda crescente di over 55: per questo insegniamo ai colleghi l’arte di rinnovarsi, soprattutto quando si perde il posto di lavoro», spiega Cuzzilla. «Met- tiamo in campo strumenti come la cer- tificazione delle competenze manageria- li, che aiutano nell’autovalutazione e nel presentarsi sul mercato con un profilo più accattivante. L’ultima novità che abbia- mo brevettato è la figura dell’innovation manager, cioè colui che, oltre a compe- tenze digitali, possiede la capacità di tra- ghettare l’impresa verso modelli azienda- li innovativi e adatti a un mercato più au- tomatizzato, tecnologicamente avanzato e complesso». Basandosi su valori forti, declinando i propri servizi su più livelli e lavorando con un atteggiamento costruttivo frutto dell’osservazione della realtà, dunque, l’associazionismo 2.0 può davvero rive- larsi una risorsa: «L’associazionismo in sé non è in crisi. Anzi. Cresce la voglia di networking e di rappresentanza per- ché si è capito che un approccio condivi- so ai problemi garantisce maggiori chan- ce di successo e competitività all’impre- sa», conclude il n.1 di Federmanager. «Alle organizzazioni come la nostra spet- ta il compito di intercettare questa istan- za senza arroccarsi su posizioni date, ma governando il cambiamento dell’econo- mia e della società. La storia dell’associa- zionismo, d’altronde, è piena di queste evoluzioni». NOVEMBRE 201649 WWW.BUSINESSPEOPLE.IT Associazioni.indd 49Associazioni.indd 49 19-10-2016 13:22:5419-10-2016 13:22:54