Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Laboratorio di filosofia 2.00
1. LABORATORIO DI FILOSOFIA A.A.2018/19
Prof.ssa Enrica Tulli
ETICA DELLA RESPONSABILITĂ
NELLA SOCIETĂ DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
2. Chi siamo e che tipo di relazioni stabiliamo gli uni con gli altri in una realtà in cui le
tecnologie hanno prodotto significative trasformazioni nella nostra storia, nel nostro
ambiente e nello sviluppo dei nostri sé? Quali sono le nostre RESPONSABILITĂ?
Antonia Florio
Rosalba Di Lorenzo
Caterina D’Antoni
Giuseppina De Mastro
3. Antonia Florio
Sapete che cosa è accaduto questa estate?.
Era la sera di ferragosto e come di tradizione i ragazzi del campeggio si preparano per festeggiare sul mare la serata
accendendo dei falò.
Si formano vari gruppi di età: grandi, piccoli, medi, anziani…..Una ragazza molto giovane ha chiesto alla mamma di
partecipare alla “nottata” con i suoi amichetti. La mamma ha risposto che non voleva responsabilità, ma che telefonasse a
suo padre per il permesso; cosa che la ragazzina ha fatto, ma il padre ha detto che doveva decidere sua madre in quanto lei
stava a casa di mamma, perciò, “sotto il controllo di mamma”.
La signora, non sapendo cosa fare, ha chiesto al suo compagno come comportarsi. Lui ha risposto che non voleva entrare nel
merito perché “di responsabilità” ne aveva fin troppe come padre di due ragazzine. Il discorso è andato avanti tra il sì, il no e
il ma, poi la ragazzina si è allontanata dicendo alle compagne che avrebbe partecipato infischiandosi del fatto che il giorno
dopo sarebbe rimasta in punizione, tanto sono abituata…………
Rosalba Di Lorenzo
Certo … la responsabilità è una parola che usiamo quotidianamente. Essa è sempre presente nel dialogo che ricorre tra figli,
genitori, marito e parenti. Per i figli, sin da piccoli, ho cercato di renderli responsabili e di educarli al rispetto degli altri. A
volte in famiglia ci consultiamo ma non sempre siamo d’accordo e quando ci adiriamo faccio capir loro che ognuno deve
assumersi la propria responsabilità.
4. D’Antoni Caterina
La scomparsa di mio marito, annientata dal dolore e dallo sconforto, mi ha messo di fronte ad una situazione nuova di
grande responsabilità. Ai miei figli dovevo dare ancora un futuro, dovevo gestire la casa da sola, e dovevo affrontare
tante che mi avevano messo in crisi. Dovevo uscire dalla disperazione, così con la forza e con la determinazione giusta, ho
cercato di dare il meglio, per dare alla famiglia quei valori e quel benessere indispensabile per tutti noi.
Giuseppina De Mastro
Nella cronaca quotidiana di questi giorni la parola responsabilità è continuamente chiamata in causa e spesso abusata
nell’ambito della politica:
responsabilità per gli eventi legati ai cambiamenti climatici;
responsabilità per la corruzione;
responsabilità per le disfunzioni della giustizia;
responsabilità per l’occupazione; ecc…
Ma questa responsabilità rimane un termine vago solo e quindi diventa un mezzo pretestuoso per perdere tempo e non
risolvere i problemi.
5. … sarà bene
indagare!
nell’universo?
Quali responsabilità possiamo / dobbiamo assumere per noi e per le generazioni che
verranno?
Itinerario di lavoro:
- “essere nel mondo = essere connessi” – M. Ferraris, Ontologia del telefonino
- “Il medium è il messaggio” – M. McLuhan, La galassia Gutemberg
- “l’homo digitalis” – Byung–Chunl Han, Nello sciame
- “la filosofia dell’informazione” – L. Floridi, La quarta rivoluzione
Chi siamo e che tipo di relazioni stabiliamo gli uni con gli altri in una realtà in cui le
tecnologie hanno prodotto significative trasformazioni nella nostra storia, nel nostro
ambiente e nello sviluppo dei nostri sé?
Come si ri --definisce il nostro modo di concepire il posto e il ruolo che abbiamo
LABORATORIO di FILOSOFIA
Prof.ssa Enrica Tulli
ETICA DELLA RESPONSABILITA’
NELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
6. … sarà bene
indagare!
LABORATORIO di FILOSOFIA
Prof.ssa Enrica Tulli
L’etica può essere universale?
- “Come dobbiamo agire?” –
I.Kant, Critica della Ragion Pratica –
F. Nietzsche, La genealogia della morale –
S. Freud, Il disagio della civiltà
- “Etica della convinzione, etica della responsabilità” – M. Weber, la
la politica come vocazione
- “un'etica razionalista applicata ai temi dell'ecologia e della bioetica”
H. Jonas, Il principio responsabilità
- “quando il logos si fa macchina” – R. Bodei, Confini
8. la storia di come il telefono fisso finì per diventare
la cosa più mobile del mondo
il telefono fisso nero inchiodato al muro (si parla in piedi, telefonate brevi – le
connessioni, negli stanzoni della centrale telefonica sono garantite da signorine
laboriose e stressate che si vedono ancora nei vecchi film).
Il telefono sul tavolo con eventuale prolunga.
9. Angela Maria d’Addosio
Il primo telefono che io ricordi era nero, enorme e affisso al muro, nella sala da pranzo di uno zio.
A dir il vero, oltre all’entusiasmo per la novità tecnologica, fu anche fonte di fastidi, poiché gli altri condomini,
pur chiedendo scusa, ne approfittavano per usarlo spesso.
Evoluzione dei mezzi di comunicazione
10. il telefono grande da tavolo o più piccolo da comodino (si può
finalmente rispondere stando a letto quando ti chiamano
all’alba (scena tipica dei film polizieschi, “Charlie, ma ti rendi
conto di che ora è?”), o prima di addormentarsi.
11. Giuseppina De Mastro – Santina Eramo – Pina
G⦁ ……..pronto,………ciao, sono Giuseppina, amica della mamma.
F⦁ oh si, salve signora
G⦁ chi sei Francesca o Giorgia?
F⦁ sono Francesca
G⦁ scusami, non ti ho riconosciuto, avete la stessa voce tu e Giorgia,
F⦁ Eh si………lo so,
G⦁ posso parlare con la mamma?,
F⦁ certo…………..un attimo, mi faccia vedere se è sveglia, è in camera da letto, si sta riposando,non si sente bene;
mammaaaa sei sveglia? puoi rispondere? E’ Giuseppina al telefono,
L⦁ si certo, prendo la telefonata da qui, passamela……… pronto Giuseppina, ciao, dimmi tutto;
G⦁ ciao Lucia, come mai a letto?.....non stai bene?
L⦁ si, ma niente di particolare ho qualche linea di febbre, per la stanchezza e mi sono assopita;
G⦁ scusami, non volevo disturbarti, mi dispiace, volevo invitarti per un te con le nostre amiche,
domani, domenica;
L⦁ se mi sentirò meglio, volentieri, nel caso ti do la conferma domani mattina;
G⦁ va bene allora a domani, speriamo che tu stia meglio, aspetto tue notizie, ciao cara;
L⦁ ciao Giuseppina grazie per l’invito a domani;
F⦁ mammaaaa devo chiamare Daniela, mi dai la chiave del lucchetto?......O uso il telefono della
tua camera?
L⦁ no, no, prendi ecco la chiave, voglio riposare, ma ricordati di essere breve, le bollette
costano!!
F⦁ Uffaaaaaaaa, mamma, va bene sempre la stessa storia!!!!!
12. dal disco alla tastiera
il telefono non è più una prerogativa della compagnia dei
telefoni. Si può comperare in mille forme (20 anni fa)
in ogni casa ci sono tanti telefoni (squillano tutti assieme, tutti rispondono contemporaneamente,
tutti contemporaneamente abbassano per lasciar rispondere gli altri )
13. Il cordless, il telefono residente ma senza fili
il fisso diventa il sosia del mobile, lo rincorre senza
speranza e il mobile, a sua volta, diventa un analogo del
computer che presto o tardi si rassegnerà alla prevalenza
del telefonino, divenuto espressione della Volontà di
Potenza anche perché se ne può venire in possesso in
ogni luogo
14. Caterina D’Antoni – Antonia Florio
Il cordless
K⦁ Pronto Tonia, ciao come stai? Disturbo?
T⦁ Ma che dici, non disturbi, stavo mettendo in ordine la camera da letto, ma dimmi pure tanto
posso continuare tranquillamente;
K⦁ Brava anche quando stiamo al telefono noi donne non perdiamo tempo, grazie a questo cordless tanto utile, non ti pare?
T⦁ Certo, come no! Una santa cosa!
K⦁ Senti Tonia, ti sto chiamando per aggiornarti sul programma che abbiamo, come sai, con la nostra associazione.
Prendi carta e penna e scrivi!
T⦁ Vado nello studio a prendere l’agenda, intanto, dimmi pure, quali sono le novità?
K⦁ Ci sono diversi impegni e il programma è molto vasto.
(mentre parlo approfitto anch’io per spolverare)
T⦁ Con tutto il da fare che abbiamo è un’ottima idea.
K⦁ Già!
(chiacchieriamo a lungo, alla fine ci salutiamo)
T⦁ Grazie Ketty per avermi avvisata in tempo, quando vuoi ci vediamo per un caffè!
K⦁ Volentieri a presto allora, buona giornata.
15. Rosalba Di Lorenzo
L’epoca del telefono fisso è ormai tramontata. ora siamo
nell’era del telefonino dove tutto viene scritto tramite SMS e il
tutto è computerizzato. Anni addietro il telefono era nero e
appeso al muro o fisso su un mobile. Al muro il telefono era
imbarazzante, rispondevamo sempre con la solita frase:
“pronto chi parla?” e se qualcuno di famigli mentre
rispondevamo, si avvicinava dicevamo “ scusi ha sbagliato” o
cambiavamo discorso.
16. Il telefonino (“mobile” in inglese) sta portando trasformazioni
non calcolate nel vedere, nel capire, nell’apprendere …. ad
esempio
17. Sei tu Alfredo?...... amore mio?........
No! Sono sua moglie……Chi è lei?
"L’essere al telefonino" è diverso "da essere al telefono"
19. L“essere al telefonino” è diverso da “essere al telefono”, è tutto un altro
Dasein.
SĬ SĬ e NO
ANNA EZIA
MAFALDA PINA
ROSALBA SANTINA
20. Il mio DASEIN
Ketty D’Antoni
Non posso immaginare un mondo senza telefonino! Il telefonino, indispensabile in campo sociale, è un mezzo che ci consente di
conservare immagini e memoria, archivia e accumula informazioni che registra, capitalizzando dati di qualsiasi genere.Salva
testi, foto, documenti, registrazioni, i nostri pensieri, gli SMS, i nostri ricordo, in sintesi la nostra vita privata e non solo! Abbiamo
la possibilità di recuperare questi dati quando lo desideriamo o quando ci servono.
Essendo ormai un mezzo di massa, determina il nostro modo di stare al mondo.
Mafalda Trevisani
Il mio Dasein, ovvero il mio stare al mondo, è contraddistinto dall’essere connessa perché mi sento inserita in una rete di
relazioni di cui stento a fare a meno. Infatti, quando dimentico il telefonino a casa mia o di altri, corro a riprenderlo, quando
dimentico di ricaricarlo mi sento perduta al pensiero di rimanere senza connessione, quando passa un certo lasso di tempo e
non sento nessun avviso, mi meraviglio e vado a controllare e vado a controllare se c’è campo o se il telefonino si è bloccato. In
qualsiasi momento penso di poter controllare gli avvisi provenienti dai socia, la mia rubrica, gli sms, le foto inviatemi dagli amici
e di poter ricercare il significato di un termine o seguire un itinerario per raggiungere un luogo determinato.
Come potrei vivere senza tutto questo?!!!!!!
21. Rosalba Di Lorenzo
Essere connessi vuol dire essere in relazione con altri soggetti
attraverso Facebbok, Whatsapp, Instagram e potenziare le
nostre possibilità di comunicare con qualcuno in qualsiasi parte
del mondo. Tutto avviene celermente, invece se siamo
sconnessi rimaniamo isolati e di conseguenza non abbiamo
relazioni. Si è facilmente rintracciabili e la connessione è
personale. Il tutto è protetto dal PIN. Il telefonino è sempre a
portata di mano ed è lo strumento assoluto che circola nella
nostra quotidianità. Quando le tacche diminuiscono siamo
pervasi dall’ansia. Mi è successo un paio di volte che, per la
mia disattenzione, non potevo telefonare ho dovuto faticare
nell’ elemosinare una telefonata ad altre persone.
22. Ezia Di Monte Connessi o non connessi? (Questo è il dilemma)
Il mio stare al mondo è caratterizzato dalla contraddizione “ connessa - non connessa”.
Istintivamente rifuggo da ciò che è tecnologico o ipertecnologico, ma la mia parte razionale mi fa prendere atto che oggi non
si può fare a meno di utilizzare uno strumento come il cellulare.
I vantaggi d'altronde sono innegabili. Mi riferisco soprattutto alla possibilità (per esempio attraverso WhatsApp) di comunicare
velocemente e simultaneamente con più persone. Spesso, però, mi capita di silenziare il mio cellulare e di usarlo solo se
davvero necessario. Non mi interessa, infatti, né mi occorre, essere raggiungibile sempre e ovunque, tranne che in
determinate contingenze.
Per la sua capacità di incamerare e salvare un'infinità di dati, il cellulare è diventato ormai un accumulatore di informazioni.
Questo, a mio avviso, toglie o limita a monte la selezione e la riflessione su ciò che è opportuno conservare, incentivando
l'accumulo di dati a volte superflui tra i quali ciò che davvero conta rischia di essere derubricato o di appiattirsi in un
amalgama che ci disorienta e che spesso non abbiamo né tempo, né coraggio di gestire e cancellare.
23. Giuseppina De Mastro
Il mio Dasein, ovvero il mio stare al mondo, non è contraddistinto dall’essere sempre connesso, o meglio non
necessariamente, perchè il telefonino mi serve solo per essere eventualmente reperibile per telefonate urgenti dei miei figli o
familiari. Non sono dipendente dai social, preferisco incontrare fisicamente le persone e non virtualmente. A volte, se sono a
casa, perdo di vista il mio telefonino. Non nego, però, che tale strumento mi semplifica la quotidianità, nel senso che se sono
fuori casa, non è necessario dover cercare una cabina telefonica per poter comunicare e inoltre mi permettere di attingere
attraverso internet ad informazioni che mi necessitano, come per esempio le indicazioni stradali per un determinato indirizzo.
Devo confessare che il telefonino, come strumento mi spaventa; tutto ciò che facciamo con esso viene registrato e
immagazzinato in enormi server, e i big-data che si ottengono vengono analizzati, studiati e se ne ricavano visioni di
comportamento singolo e collettivo. Mi chiedo tutte queste informazioni che si ottengono che potere hanno nelle mani di chi
le manipola? La speranza cè che ci sia una profonda responsabilità da parte di chi studia questi dati e che possano servire
esclusivamente per migliorare la nostra esistenza umana come per esempio in campo sanitario, ambientale ecc. Ma sarà
così? L’uomo saprà usare la tecnologia solo con lo scopo di migliorare la vivibilità dell’esistenza? Io rimango perplessa e
impaurita.
25. Cara Sandra,
Oggi, quando sono tornato a casa ho trovato nella buca della posta la tua lettera che ho
letto e riletto.
Ti rispondo subito perché voglio farti avere mie notizie al più presto.
Non puoi immaginare quanto sia felice di essere venuto in Inghilterra. Mi piace tutto:
Londra, la casa dove abito, le persone che ho incontrato e anche il cibo! Non è strano?
Durante queste prime due settimane, oltre alla famiglia che mi ospita, ho conosciuto
parecchie persone tra cui ragazze che vengono dalla Spagna. Sono molto simpatiche e
usciamo spesso insieme per andare a visitare la città o per andare nei pub. Ho delle novità
per te: il tuo amico parla inglese! Lo so che è difficile crederlo, ma è così. Per quindici
giorni non ho capito niente, ma poi ho imparato a capire e a farmi capire. Ora, quando
entro in un bar e chiedo una bottiglia d’acqua il cameriere apre il frigorifero, mette dentro
la sua mano e tira fuori quello che ho chiesto. Riesco ad avere anche una breve
conversazione sul tempo atmosferico che qui purtroppo è quasi sempre grigio.
Ora devo andare perché sto per entrare in un pub con le mie amiche.
Ti abbraccio
Vito
27. 54% 18:20
Vito
WhatsApp
online
Qui è tutto bellissimo e queste sono le mie nuove
amiche. Sono spagnole.
Magari. Il cibo qui non è poi così male…
Come sono belle! Le vedo in forma! Tu ti sei dimagrito?
29. 54% 18:20
Vito
WhatsApp
online
Qui invece splende il sole. Almeno questo...
A presto!!! Divertiti!
Ciao cara. Alla prossima
Qui si va a tutta birra. Unico lato negativo il
tempo……
30. "Il medium è il messaggio"
M. Mc Luhan – La galassia Gutemberg
31. Marshall McLuhan Gli strumenti del comunicare
Il medium è il messaggio
Il sociologo canadese sostiene la necessità di studiare i media non
soltanto per quanto riguarda i contenuti che trasmettono, ma anche e
soprattutto dal punto di vista delle modalità con le quali lo fanno.
La famosa locuzione “il medium è il messaggio”, infatti, sintetizza
perfettamente questa teoria.
I mass media, secondo McLuhan, non sono neutrali: la loro stessa
struttura produce infatti un’influenza sui destinatari del messaggio,
che va al di là del contenuto specifico che veicolano.
Dunque, la società è fortemente influenzata dal tipo di tecnologia
dominante
Maria Castoro
33. La nuova folla si chiama sciame digitale e non è una folla, poiché non possiede un’ anima,
uno spirito che uniscono, dando forma a una nuova unità, una massa omogenea in sé
chiusa.
Lo sciame è composto da individui isolati che non sviluppano un Noi, non è in sé
coerente, non si esprime come un’unica voce.
L’homo digitalis è tutt’altro che un nessuno: egli conserva la sua identità privata persino
quando si presenta come parte dello sciame. Si esprime in modo anonimo, ma di norma ha
un profilo e lavora senza posa all’ottimizzazione di sé. Invece di essere Nessuno è
insistentemente Qualcuno che si espone e ambisce all’attenzione, un Qualcuno anonimo.
Gli abitanti anonimi della rete non si riuniscono, ma danno vita ad un assembramento
senza riunione, sono prevalentemente individui isolati, auto segregati che siedono soli
davanti al display.
Il socius cede il passo al solus, non la moltitudine quanto la solitudine contraddistingue la
forma sociale odierna, sopraffatta dalla generale disgregazione del comune e del
collettivo.
Nello sciame
Santina Eramo
35. LE ICT
(tecnologie dell’informazione e della comunicazione
Le ICT stanno modificando in modo significativo le modalità attraverso
le quali diamo forma alla nostra identità. Noi siamo le nostre
informazioni. Il sé si affida alle ICT per costruire un’identità virtuale
attraverso la quale aspira ad afferrare la propria identità personale. La
domanda: «Chi sono io?» diviene: «Chi sono on line?» Il sé cerca di
comprendere come viene percepito dagli altri e vede se stesso come
una terza persona il cui sguardo è condizionato dalla natura del mezzo
digitale.
Floridi, professore ad Oxford, ha coniato il termine «infosfera» per
indicare la dimensione in cui viviamo, tra reale e virtuale. Imparare a
gestire l’infosfera sarà la sfida del futuro!
36. “Come le ICT possono incidere sulla natura del sé”
Ketty D’Antoni
Nel corso della nostra vita, ci trasformiamo, ci modifichiamo, anche in relazione ad un contesto diverso da quello in cui siamo
cresciuti. Quindi anche una vita trascorsa sui social può modificare la nostra identità personale.
L’identità online è, per altro, sottoposta continuativamente allo sguardo-social degli altri, dipende da quello che pensano di noi
o da quello che ci piaccia loro pensino di noi.
Le ICT, come tecnologie del sé, hanno invaso fortemente il nostro vivere, siamo ormai prigionieri di un fenomeno digitale che
invade tutti i campi.
Il nostro pensiero al mattino appena svegli è aprire il cellulare e connettersi con il mondo virtuale.
Rischiamo, come il vascello di Teseo, di perdere tutti i nostri pezzi originali. Saremo ancora umani?
Personalmente conosco i mie limiti e so quando fermarmi, preferisco la lettura, ma con un occhio al cellulare sempre!
Maria Castoro
Il futuro ci attende e tutto è possibile, ma se permettiamo che le evoluzioni, le trasformazioni, le innovazioni tecnologiche
creino un impatto sulla nostra identità, tale da modificare la concezione del sé, diventeremo dei robot. Speriamo che, essendo
forniti di mente e cuore, saremo in grado di usare le ICT con equilibrio. Secondo me, in noi sono radicate radici e valori che non
possono alterare il nostro essere. Se abbiamo in noi l’esigenza della libertà non abbiamo nulla da perdere ad avvalerci delle
ICT. L’importante è evitare di crearsi un’immagine virtuale priva di senso, alienante.
37. Betty Mintrone
La tecnologia non si può fermare si andrà sempre avanti, pensiamo quanti benefici ha portato nel campo
della ricerca, della medicina in tutte le sue branche, insomma la vita dell’uomo si è allungata ed è
migliorata nel tempo; ciò che è importante è farne un buon uso intelligente, mirato, per il bene della
comunità e questo comporta anche alcuni limiti.
Il buon senso ci aiuterà; ad esempio, credo sia fondamentale incontrarsi e vedersi con le persone alle
quali teniamo, non dovremmo mai perderci nell’abisso del “virtuale”.
Inoltre dobbiamo reimparare a guardarci negli occhi e a non perdere di vista quelle che sono le nostre
emozioni che ci distinguono come esseri umani e la qualità dei sentimenti che di solito traspaiono dagli
atteggiamenti del corpo che accompagnano le parole, confermandole o smentendole, e che creano quei
rapporti di fiducia che non si scaricano da un sito WEB!
38. “Al principio di Molto rumore per nulla di Shakespeare, Beatrice chiede:
“Chi è ora il tuo compagno?”. Oggi, la risposta potrebbe essere facilmente: un agente artificiale-
dice Floridi , insomma un robot. Ma sarebbe davvero un nostro compagno?
“Quando, un artefatto informazionale è un compagno?”
C’è qualcosa di moralmente sbagliato, di lievemente disturbante
o anche soltanto di triste nel consentire che esseri umani stabiliscano
relazioni sociali con compagni artificiali, simili ad animali di compagnia?.....
È la natura non biologica che ci fa sussultare?”
Nel lungo periodo i robot potrebbero specializzarsi e diventare capaci di provare e comunicare
emozioni in maniera non diversa dagli animali da compagnia?
Che ne dite?
Anna Divella
39. L’etica può essere universale?
- I. Kant, Critica della Ragion Pratica ,
- F. Nietzsche,La genealogia della morale,
- S. Freud, Il disagio della civiltà,
- M. Weber,Etica della convinzione, etica della
responsabilità,
- H. Jonas, Il principio responsabilità,
- R. Bodei, Quando il logos si fa macchina,,
41. Köenisberg, notte fonda. La nebbia nasconde alla vista le case della cittadina
tedesca, destinata a divenire nei secoli russa, ma sempre ricordata in quanto
sede permanente del pensiero di uno dei più grandi filosofi di ogni tempo:
Immanuel Kant. Nel cuore della notte, il sonno del nostro filosofo è disturbato
da un sogno che da tempo si è trasformato in un incubo ricorrente. Immanuel
Kant si gira e si rigira nel suo letto. Il freddo intenso è scarsamente temperato
dalla brace che ancora arde nel camino. Il volto di Davide Hume, ogni notte,
gli appare, gli parla, pone dubbi sulla possibilità di dare solidità alla
conoscenza umana e scompare lasciando al suo posto una emoticon (le
faccine per intenderci) che fa la linguaccia in segno sfregio alle
argomentazioni filosofiche del nostro filosofo. Ferito nell’orgoglio, Kant si
leva, indossa la vestaglia, beve dell’acqua e dice tra sé e sé:
Kant: - Con La Critica della Ragion Pura ho risposto ampiamente ai dubbi di quello scozzese che mi compare
nella notte, se non l’ha capito … che legga con maggiore attenzione la mia opera e si convinca che l’ho
messo a tacere, insieme a quel francese che, d’altra parte, sbandierava il suo “cogito”! Ora mi dedicherò alla
filosofia pratica perché dopo aver compreso che cosa possiamo conoscere, occorre sapere come dobbiamo
agire.
FILOSOFI IN VIDEOCONFERENZA
42. Rasserenato dalla decisione presa, Kant comincia a scrivere e …
finisce solo quando la sua seconda critica, La Critica della
Ragion Pratica è compiuta. Proprio nel momento in cui si
appresta a cliccare sul simbolo “salva”, un segnale acustico lo
avvisa che sta per iniziare una videoconferenza in cui
interverranno Friedrick Nietzsche, Sigmund Freud, Max Weber,
Huns Jonas e Remo Bodei. Felice di colloquiare con eminenti
esperti di etica, accede immediatamente al collegamento e,
forte della sua autorevolezza, dice:
43. Kant: - Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e
crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato
sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle … io le
vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza.
ricordate che la coscienza morale è autonoma, l’uomo è libero di scegliere se agire o meno secondo la legge morale
razionale, ma l’uomo è un insieme di ragione e di istinto e, dunque, spesso per lui la scelta corrisponde al dovere di
seguire l’ordine che è dettato dall’imperativo categorico. Nessun interesse può condizionare la sua scelta, nessuna utilità
e soprattutto non deve mai dimenticare che l’imperativo categorico gli dice: agisci in modo da trattare l’umanità in
ognuno sempre come fine, mai come mezzo. Capite bene, dunque, che la morale non può che essere universale, valida
per tutti gli uomini ed è determinante l’intenzione con cui agiamo. Non ci sono oggetti morali in sé, è l’uomo che ne
determina la validità morale. Se aiutate qualcuno fatelo con l’intenzione di aiutare per aiutare. Così va intesa la morale: il
dovere per il dovere.
44. Nietzsche:- Caro amico Immanuel, buone sono le tue intenzioni, ma frutto di un lontano inganno che ho cercato di
illustrare nel mio breve scritto “Come il mondo divenne favola”, ti ho perfino citato, ricordi?: “l’idea sublimata,
pallida, nordica koenisbergica e koenisberg è la tua città, a chi pensavi che mi riferissi?! La tua pretesa di
considerare verità eterna e oggettiva ciò che è invece costruito storicamente! Abbiamo bisogno di
una critica dei valori morali. Lo spirito non è mai puro e il bene non è
mai in sé. L’uomo e i suoi valori tradizionali devono tramontare. La
morale rende oppressi, “gobbi”. Occorre dire sì alla vita, vincere le
paure e affermare la propria volontà sul e nel mondo. Tutti gli uomini, in
quanto spiriti liberi, possono e debbono andare oltre l’uomo!.
45. Freud: - calma, calma, hai in parte ragione, ma vediamone gli aspetti più generali attraverso la
psicoanalisi. Gli uomini sono determinati dal Super-io che rappresenta l’insieme delle regole ricevute
dalla tradizione, dalla famiglia, dalla scuola, dalla società e sono vessati dagli istinti primordiali o libidici
che sono lì, nell’inconscio, latenti, sempre pronti a spingerti nella nevrosi … e sappiamo bene con quali
conseguenze! E poi c’è l’io, quello che voi filosofi chiamate Il cogito, l’Io penso, la coscienza, insomma
quel povero io che si trova tra due forze opposte, tra il “tu devi” e l’“io
voglio”…. Quanti sacrifici per vivere civilmente, quante rinunce: reprimi le
tue pulsioni, metti tutta la tua energia nel lavoro, sfogati nello sport …. Ecco
perché c’è la fila di fronte al mio studio!
46. Nietzsche è più calmo, si sente in compagnia, Freud è
infatti, come lui, e come Karl Marx, un maestro del
sospetto! Chi si appresta ad intervenire, dalla sua
postazione nella casa di Heidelberg, è, invece, Max
Weber che è fermamente intenzionato a richiamare la
condizione del mondo moderno di stampo occidentale.
47. Weber: - Signori cari, da tempo ormai l’agire razionale rispetto allo scopo, tenendo conto
dell’adeguatezza dei mezzi, domina la società capitalista e con essa tutti gli aspetti della
nostra vita. Siamo in una gabbia d’acciaio, in cui giganteggia la burocrazia e il conflitto dei
valori tende a diventare strutturale.
Ma chi ha la vocazione della politica vada avanti! E ha di fronte a sé due possibilità: seguire
l’etica della convinzione che spinge ad agire sulla base, appunto, delle convinzioni, delle
intenzioni che ne sono a monte, a qualunque costo…. anche a costo di causare danni, in
nome di un principio. L’altra possibilità consiste invece, nell’agire secondo l’etica della
responsabilità. In questo caso si dà più importanza alle conseguenze dell’azione che si vuole
intraprendere e ai mezzi di cui si dispone per la sua realizzazione.
48. Jonas: - altro che capitalismo dei primi del Novecento! ,caro Weber, ormai ci troviamo nella civiltà tecnologica, “viviamo in
una situazione apocalittica … nell’imminenza di una catastrofe universale”! La vostra maniera
di considerare l’etica è ormai superata! La vostra concezione dell’etica, e quella di tutti i filosofi
prima di voi, è antropocentrica, non si occupa del mondo, dell’ambiente, degli animali, non si
interroga sugli effetti futuri delle nostre scelte.
Tutti gli altri: - che vuoi dire?
La nuova etica, deve riflettere sugli effetti a lungo termine del nostro agire, deve tener conto del mondo extraumano e si deve
interrogare sulla sopravvivenza futura della intera specie umana. Caro il mio Immanuel Kant, non possiamo più fare
affidamento su un’etica della coscienza, dell’intenzione ignorando le conseguenze dei nostri atti. Non basta sentirsi a
posto con la propria coscienza: bisogna chiedersi quali effetti avranno le nostre azioni sulle
sorti future dell’umanità e del pianeta. Al tuo vecchio imperativo categorico bisogna sostituire
l’imperativo dell’età tecnologica: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano
compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”.
49. Kant: - Ma come ti permetti? Di correggere, stravolgere l’imperativo
categorico? E poi perché dovremmo sacrificarci per le generazioni
future? Quale diritto possono avere i posteri su di noi? Perché
dovremmo occuparci dei posteri? In termini filosofici: su quale
principio si basa il principio responsabilità?
50. Jonas: - Vi è un dover essere intrinseco all’essere, la vita esige la conservazione
della vita.
“Il primo imperativo categorico è che ci sia un’umanità”.
Insomma, il fondamento della morale è la vita stessa o,
meglio ancora, la responsabilità nei confronti della vita
che gli uomini si assumono, sia per loro stessi che,
appunto, per coloro che nasceranno.
Dunque, non bisogna rinunciare alla tecnologia ma occorre prudenza nell’uso e
la filosofia può fare da pungolo per l’acquisizione di una coscienza ecologica
mondiale e per rendere l’umanità responsabile. Imparate da quella ragazzina …
quella che è ribellata alla distruzione di questa nostra Terra!
51. Tutti gli altri: - Sì, sì, Greta Thunberg!
Bodei: - io ci vivo ancora in questo mondo … voi invece siete ormai al sicuro eh?
Nietzsche: - tu dici? Di recente ho letto un bel po' di libri sulla quarta rivoluzione,
quella digitale, sulla smaterializzazione, sulla scomparsa del tempo e dello spazio … Chi
mi dice che tu non sia un robot? E che non siamo tutti in una realtà virtuale? Ma … che
ci sarebbe poi di male a parlare con un robot ? Va beh, Va beh, scusa l’interruzione.
52. Bodei: - comunque, ragazzi, non sono un robot! E c’è poco da scherzare! Vi ricordate il
Vangelo? Quando si dice che il Verbo si fa carne? Qui, da noi, il Verbo si è fatto macchina!
Ovvero, l’intelligenza si è posta in sistemi meccanici, meccatronici. Quindi lo Spirito non
soffia solo dove vuole e dà, come in Adamo, la vita, qui soffia anche nelle macchine che
hanno volontà e intelligenza e funzionano con gli algoritmi che prendono decisioni! Chi
governerà tutto questo? L’Europa? La Cina? Sarà comunque un disastro se non ci saranno
antidoti di tipo educativo o legislativo. Il mondo è ormai globalizzato e non possiamo
illuderci di poterci chiudere in uno spazio solo nostro, sicuro.
La responsabilità, quella sì è nostra, ha ragione Jonas, soprattutto nei confronti delle
generazioni future.
Io ci sono e voi? Sentiamoci, continuiamo a lavorare, speditemi le vostre riflessioni in tempo
reale. Vi chiamerò ancora come ho fatto oggi in videoconferenza. Visto che “figata” la
tecnologia!?
Bisogna fare presto, bisogna governare la rivoluzione digitale, educare i giovani ad operare
con creatività. Forse il futuro non sarà così retrotopico ….
54. Un grazie sincero alla nostra cara Prof.ssa Erica Tulli, per
l’opportunità che ci ha dato di accostarci al pensiero di grandi
filosofi del passato e del presente.
Grazie per averci stimolato, guidato al confronto e alla riflessione su
temi e aspetti complessi della realtà, sempre nel rispetto delle idee e
delle opinioni di ciascuno.
Grazie per l’entusiasmo, per le parole vive, nitide che hanno reso
semplici anche i concetti più articolati.
E’ stato difficile, durante le lezioni, decidere se prendere appunti o
godere delle spiegazioni chiare e puntuali.
Grazie Enrica per la tua passione,
Grazie per il prezioso tempo che ci hai dedicato.
I Corsisti
55. I Corsisti che hanno pertecipato al progetto
«Dialogo tra filosofi in video conferenza»
Testo: Prof.ssa Enrica Tulli
Tecnica e grafica : Giuseppina De Mastro
• Betty Mintrone
• Antonia Florio
• Rosalba Di Lorenzo
• Giuseppina De Mastro
• Angela Maria d’Addosio
• Caterina D’antoni
• Maria Giuseppa Di Masi
• Santina Eramo
• Anna D’errico
• Mafalda Trevisani
• Ezia Dimonte
• Vito Mangialardo
• Maria Castoro
• Anna Divella
• Edmea Fantazzini
• Chiara Cicco