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Relatrice: Elisabetta Avanzi Web graphic e realizzazione Templates CSS  www.elynet.it
PERCHE' SENTIAMO NECESSARIA UNA REGOLAMENTAZIONE ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
BREVE STORIA Già nel  1998  si parlava nel forum di Html.it dello stato di anarchia del settore e della necessità di regolamentarsi tramite la creazione di un albo professionale. Un  Decreto del Presidente della Repubblica , il  328 del 2001 , ci viene  “in aiuto” deliberando che: “ chi opera in qualità di libero professionista in ambito informatico, deve far parte di un albo professionale, affinché la propria professione venga disciplinata e tutelata così come accade ad altri professionisti .” Utilissimo!  L’Albo preso a riferimento per i  Professionisti dell’Informatica … è quello degli  Ingegneri (!) . Così, se non si è laureati in Ingegneria, non si può far parte di un albo professionale che regolamenti e tuteli il proprio lavoro. A tale assurdità aggiungerei anche che chi è laureato in Ingegneria difficilmente si mette poi a sviluppare siti web. Nel  2003  qualcuno esce dal letargo e si tenta di presentare una proposta di legge finita in nulla perchè convinse poco. Per chi fosse interessato un interessante discussione in proposito è reperibile qui: http://itlists.org/pipermail/webprofession/2003-November/000130.html  e pagine successive
CHE SI PUO' FARE? Purtroppo non sono qui per offrire LA SOLUZIONE al problema.  La concorrenza sleale di chi lavora in nero che abbia competenze o meno e l'Open Source continueranno ad esistere. Si cercano soluzioni che non condannino definitivamente il Professionista con Partita Iva. Siamo arrivati ad un punto in cui, nella maggior parte dei casi, o sei stagista o comunque molto giovane e quindi puoi essere pagato poco o nulla, o rischierai non non trovare un lavoro stabile... a meno di non svenderti rispetto alle tue competenze facendo consulenze con P.IVA... venendo poi in media pagato al lordo quanto un dipendente prende al netto. Un amico parlamentare più volte membro della “X Commissione sulle Attività Produttive, Commercio e Turismo”  si è reso disponibile a ritentare di portare in Parlamento la questione. Raccolgo idee nel gruppo Facebook “ Regolamentiamo le professioni del web! Si può fare una proposta di legge ”. Siate partecipativi! Da buoni italiani tutti si lamentano che la situazione è uno schifo e poi nessuno dice la sua... ;) Sarà un avvocato ad occuparsi del lato burocratico, ma serve valutare accuratamente tutte le proposte in modo da non rischiare di penalizzarci ulteriormente.
NECESSITA' DI DARE UN FRENO ALLA CONCORRENZA SLEALE.  LA SPINOSA E CONTROVERSA IPOTESI DI CREAZIONE DI UN ALBO PROFESSIONALE. Cito l'intervento di un iscritto ad un gruppo da me fondato su Facebook che per quanto esagerato nel paragone rende perfettamente lo stato delle cose: “ Qui è come se uno che ha visto le videocassette "esplorando il corpo umano" si mette a operare le persone... Mettiamo anche nella nostra professione l'albo! ” La tendenza è quella di andare ad eliminare gli albi professionali, ma nel nostro caso potrebbero essere proprio il mezzo per andare a distinguere e cautelare il Professionista dal “cantinaro” improvvisato. Occorre sicuramente valutare in modo accurato i pro e i contro.
NECESSITA' DI DARE UN FRENO ALLA CONCORRENZA SLEALE.  LA SPINOSA E CONTROVERSA IPOTESI DI CREAZIONE DI UN ALBO PROFESSIONALE. Pro:  In media il Cliente ragiona nell'”ignoranza” rispetto al prodotto offerto e ripete come un mantra che vuole “spendere poco”. In genere lo stesso Cliente spende senza battere ciglio migliaia di euro per dépliant cartacei che hanno in genere distribuzione a livello locale o in Fiere di settore e finiscono nell'immondizia senza nemmeno essere letti.  Manca la percezione del fatto che il sito, una volta creato è uno ed uno solo ed ha la valenza di un biglietto da visita a diffusione mondiale se adeguatamente pubblicizzato. Non si può impedire il fenomeno della concorrenza sleale da parte dei cosiddetti “cantinari” che svendono prodotti di basso livello a costi ridicoli facendo crollare i prezzi di mercato, ma si può cercare di far capire al Cliente attraverso campagne di sensibilizzazione che affidandosi a professionisti spenderà sì di più, ma avrà un prodotto di livello superiore, assistenza e competenza. In mancanza di un albo professionale non si può però effettuare tale campagna di sensibilizzazione, in quanto non si può indicare al Cliente quali siano i professionisti che possano offrire serietà e reale competenza. Attraverso la creazione di un albo professionale si potrebbero offrire agli associati dei corsi di aggiornamento finanziati dalle quote partecipative ed eventualmente dalle Regioni, in modo da agevolare chi ora di tasca propria deve spendere cifre astronomiche per mantenersi aggiornato. Tali corsi organizzati e finanziati dall'Associazione stessa eviterebbero lo sciacallaggio da parte di strutture che vendono “certificazioni” non riconosciute a prezzi proibitivi. Contro: Il rischio è quello di andare incontro a spese ulteriori e a controlli di standard ancora maggiori dando più ampi margini di movimento alla concorrenza sleale.
NECESSITA' DI RIVEDERE I CRITERI DEGLI STUDI DI SETTORE ED I TIPI DI CONTABILITA'  Se vediamo il problema dal punto di vista dell'iscrizione alla Camera di Commercio, buona parte dei professionisti del web sono inquadrati come imprese individuali ed iscritti all'albo degli artigiani, oppure società di due persone che collaborano per dividere le spese dell'affitto di un ufficio dove poter accogliere i Clienti. Fatto sta che siamo genericamente inquadrati nei “Servizi informatici” ma gli studi di settore non tengono conto del fatto che gli informatici del web non possono essere inquadrati come gli ingegneri del software e nemmeno come chi si occupa di assistenze tecniche. Abbiamo un volume di affari nettamente inferiore dovuto alla lotta per la sopravvivenza in un mercato dove il Sommerso e l'Open Source ci fanno concorrenza sleale e anche al fatto di poter difficilmente quantificare il costo del nostro lavoro. Il reale riconoscimento in Camera di Commercio come settore differenziato dai generici “Sevizi Informatici per le Aziende” e conseguenti studi di settore che tengano conto del REALE spaccato del popolo della Partita Iva e delle piccole società nel settore Web potrebbe darci maggiori margini di respiro. Fiscalmente abbiamo visto il fallimento del regime forfettario e la possibilità dell'eliminazione dell'IVA dalle fatture introdotta dal precedente Governo.  Il Professionista però necessita di acquistare beni strumentali a rapida obsolescenza e auspica che questi non siano meramente dei costi. Inoltre il freelance è un'impresa individuale ed è costretto ad aprire una Partita IVA perchè per le Aziende clienti necessitano di scaricarla e ritengono scomodo lavorare con liberi professionisti che emettono parcelle con ritenuta d'acconto.
CONCLUSIONI Concludo dicendo che probabilmente (o sicuramente?) questa sarà una battaglia contro i mulini a vento... il settore web è veramente difficile da regolamentare. Se non altro si prova a fare un tentativo per rendere il lavoro meno difficoltoso per chi decide di intraprenderlo in modo serio. Speriamo in bene! Vi ricordo il gruppo Facebook  “ Regolamentiamo le professioni del web!  Si può fare una proposta di legge ”  Coraggio! Scrivete le vostre considerazioni e spunti utili per dare una mano nello studio di soluzioni che possano portare a qualcosa di concreto. Ci è stata offerta un'opportunità... sarebbe sciocco non approfittarne ;)

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  • 1. Relatrice: Elisabetta Avanzi Web graphic e realizzazione Templates CSS www.elynet.it
  • 2.
  • 3. BREVE STORIA Già nel 1998 si parlava nel forum di Html.it dello stato di anarchia del settore e della necessità di regolamentarsi tramite la creazione di un albo professionale. Un Decreto del Presidente della Repubblica , il 328 del 2001 , ci viene “in aiuto” deliberando che: “ chi opera in qualità di libero professionista in ambito informatico, deve far parte di un albo professionale, affinché la propria professione venga disciplinata e tutelata così come accade ad altri professionisti .” Utilissimo! L’Albo preso a riferimento per i Professionisti dell’Informatica … è quello degli Ingegneri (!) . Così, se non si è laureati in Ingegneria, non si può far parte di un albo professionale che regolamenti e tuteli il proprio lavoro. A tale assurdità aggiungerei anche che chi è laureato in Ingegneria difficilmente si mette poi a sviluppare siti web. Nel 2003 qualcuno esce dal letargo e si tenta di presentare una proposta di legge finita in nulla perchè convinse poco. Per chi fosse interessato un interessante discussione in proposito è reperibile qui: http://itlists.org/pipermail/webprofession/2003-November/000130.html e pagine successive
  • 4. CHE SI PUO' FARE? Purtroppo non sono qui per offrire LA SOLUZIONE al problema. La concorrenza sleale di chi lavora in nero che abbia competenze o meno e l'Open Source continueranno ad esistere. Si cercano soluzioni che non condannino definitivamente il Professionista con Partita Iva. Siamo arrivati ad un punto in cui, nella maggior parte dei casi, o sei stagista o comunque molto giovane e quindi puoi essere pagato poco o nulla, o rischierai non non trovare un lavoro stabile... a meno di non svenderti rispetto alle tue competenze facendo consulenze con P.IVA... venendo poi in media pagato al lordo quanto un dipendente prende al netto. Un amico parlamentare più volte membro della “X Commissione sulle Attività Produttive, Commercio e Turismo” si è reso disponibile a ritentare di portare in Parlamento la questione. Raccolgo idee nel gruppo Facebook “ Regolamentiamo le professioni del web! Si può fare una proposta di legge ”. Siate partecipativi! Da buoni italiani tutti si lamentano che la situazione è uno schifo e poi nessuno dice la sua... ;) Sarà un avvocato ad occuparsi del lato burocratico, ma serve valutare accuratamente tutte le proposte in modo da non rischiare di penalizzarci ulteriormente.
  • 5. NECESSITA' DI DARE UN FRENO ALLA CONCORRENZA SLEALE. LA SPINOSA E CONTROVERSA IPOTESI DI CREAZIONE DI UN ALBO PROFESSIONALE. Cito l'intervento di un iscritto ad un gruppo da me fondato su Facebook che per quanto esagerato nel paragone rende perfettamente lo stato delle cose: “ Qui è come se uno che ha visto le videocassette "esplorando il corpo umano" si mette a operare le persone... Mettiamo anche nella nostra professione l'albo! ” La tendenza è quella di andare ad eliminare gli albi professionali, ma nel nostro caso potrebbero essere proprio il mezzo per andare a distinguere e cautelare il Professionista dal “cantinaro” improvvisato. Occorre sicuramente valutare in modo accurato i pro e i contro.
  • 6. NECESSITA' DI DARE UN FRENO ALLA CONCORRENZA SLEALE. LA SPINOSA E CONTROVERSA IPOTESI DI CREAZIONE DI UN ALBO PROFESSIONALE. Pro: In media il Cliente ragiona nell'”ignoranza” rispetto al prodotto offerto e ripete come un mantra che vuole “spendere poco”. In genere lo stesso Cliente spende senza battere ciglio migliaia di euro per dépliant cartacei che hanno in genere distribuzione a livello locale o in Fiere di settore e finiscono nell'immondizia senza nemmeno essere letti. Manca la percezione del fatto che il sito, una volta creato è uno ed uno solo ed ha la valenza di un biglietto da visita a diffusione mondiale se adeguatamente pubblicizzato. Non si può impedire il fenomeno della concorrenza sleale da parte dei cosiddetti “cantinari” che svendono prodotti di basso livello a costi ridicoli facendo crollare i prezzi di mercato, ma si può cercare di far capire al Cliente attraverso campagne di sensibilizzazione che affidandosi a professionisti spenderà sì di più, ma avrà un prodotto di livello superiore, assistenza e competenza. In mancanza di un albo professionale non si può però effettuare tale campagna di sensibilizzazione, in quanto non si può indicare al Cliente quali siano i professionisti che possano offrire serietà e reale competenza. Attraverso la creazione di un albo professionale si potrebbero offrire agli associati dei corsi di aggiornamento finanziati dalle quote partecipative ed eventualmente dalle Regioni, in modo da agevolare chi ora di tasca propria deve spendere cifre astronomiche per mantenersi aggiornato. Tali corsi organizzati e finanziati dall'Associazione stessa eviterebbero lo sciacallaggio da parte di strutture che vendono “certificazioni” non riconosciute a prezzi proibitivi. Contro: Il rischio è quello di andare incontro a spese ulteriori e a controlli di standard ancora maggiori dando più ampi margini di movimento alla concorrenza sleale.
  • 7. NECESSITA' DI RIVEDERE I CRITERI DEGLI STUDI DI SETTORE ED I TIPI DI CONTABILITA' Se vediamo il problema dal punto di vista dell'iscrizione alla Camera di Commercio, buona parte dei professionisti del web sono inquadrati come imprese individuali ed iscritti all'albo degli artigiani, oppure società di due persone che collaborano per dividere le spese dell'affitto di un ufficio dove poter accogliere i Clienti. Fatto sta che siamo genericamente inquadrati nei “Servizi informatici” ma gli studi di settore non tengono conto del fatto che gli informatici del web non possono essere inquadrati come gli ingegneri del software e nemmeno come chi si occupa di assistenze tecniche. Abbiamo un volume di affari nettamente inferiore dovuto alla lotta per la sopravvivenza in un mercato dove il Sommerso e l'Open Source ci fanno concorrenza sleale e anche al fatto di poter difficilmente quantificare il costo del nostro lavoro. Il reale riconoscimento in Camera di Commercio come settore differenziato dai generici “Sevizi Informatici per le Aziende” e conseguenti studi di settore che tengano conto del REALE spaccato del popolo della Partita Iva e delle piccole società nel settore Web potrebbe darci maggiori margini di respiro. Fiscalmente abbiamo visto il fallimento del regime forfettario e la possibilità dell'eliminazione dell'IVA dalle fatture introdotta dal precedente Governo. Il Professionista però necessita di acquistare beni strumentali a rapida obsolescenza e auspica che questi non siano meramente dei costi. Inoltre il freelance è un'impresa individuale ed è costretto ad aprire una Partita IVA perchè per le Aziende clienti necessitano di scaricarla e ritengono scomodo lavorare con liberi professionisti che emettono parcelle con ritenuta d'acconto.
  • 8. CONCLUSIONI Concludo dicendo che probabilmente (o sicuramente?) questa sarà una battaglia contro i mulini a vento... il settore web è veramente difficile da regolamentare. Se non altro si prova a fare un tentativo per rendere il lavoro meno difficoltoso per chi decide di intraprenderlo in modo serio. Speriamo in bene! Vi ricordo il gruppo Facebook “ Regolamentiamo le professioni del web! Si può fare una proposta di legge ” Coraggio! Scrivete le vostre considerazioni e spunti utili per dare una mano nello studio di soluzioni che possano portare a qualcosa di concreto. Ci è stata offerta un'opportunità... sarebbe sciocco non approfittarne ;)