Vademecum della cura delle persone con infezione da SARS-CoV-2 non ospedalizzate
Bendamustina più rituximab, nuova cura per pazienti con Linfoma non-Hodgkin
1. “The Lancet”: associazione bendamustina e
rituximab contro il linfoma non-Hodgkin
I risultati di uno studio, pubblicato su “The Lancet”, dimostrano che l’associazione
bendamustina più rituximab in pazienti con linfoma non-Hodgkin, indolente e mantellare,
raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia, rispetto al trattamento
standard CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone) più rituximab
(CHOP-R). Questi risultati rappresentano un significativo passo avanti nella terapia
antitumorale per i pazienti con linfoma non-Hodgkin.
I risultati di uno studio, pubblicato su “The Lancet”, dimostrano che l’associazione
bendamustina più rituximab (B-R) in pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e
mantellare raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS), rispetto al
trattamento standard CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone) più
rituximab (CHOP-R).
Lo studio, di Fase III, prospettico, di non inferiorità, multicentrico e randomizzato in
aperto, ha coinvolto pazienti di età pari o superiore a 18 anni con linfoma non-Hodgkin
indolente e mantellare di nuova diagnosi, allo stadio III o IV. La PFS mediana dei pazienti
trattati con B-R è stata di 69,5 mesi, contro 31,2 mesi di quelli trattati con CHOP-R. Il
beneficio statisticamente significativo in termini di PFS è stato mantenuto nel gruppo B-R
indipendentemente dall’età e in tutti i sottotipi di linfoma non-Hodgkin. Nei pazienti che
hanno ricevuto B-R vi è stata minore mielosoppressione, con neutropenia grave verificatasi
solo nel 29% dei soggetti, contro il 69% di quelli del gruppo CHOP-R. Con il regime B-R
sono diminuite in maniera significativa anche le infezioni, che sono un effetto collaterale
importante della chemioimmunoterapia, e non è stato riportato da nessuno dei pazienti del
gruppo B-R l’effetto collaterale della caduta dei capelli, comunemente riconosciuto come
effetto collaterale della terapia CHOP-R.
“Questi risultati rappresentano un significativo passo avanti nella terapia antitumorale per i
pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare, che in passato hanno dovuto
sopportare regimi chemioterapici particolarmente aggressivi e tossici”, ha affermato il
professor Mathias J. Rummel, che è responsabile della Divisione di Ematologia della Clinica
Universitaria di Giessen (Germania) e ha condotto lo studio.
Bendamustina è attualmente commercializzata come trattamento in monoterapia per
pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente nei quali la malattia è progredita durante o
entro 6 mesi dal trattamento con rituximab o con un regime che ha compreso rituximab.
Leggi l’articolo su “The Lancet”
FONTE: Agenzia Farmaco