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PROCESSIONARIA DEL PINO
(Thaumetopoea pityocampa) E
PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA
SUA PRESENZA IN AREE URBANE
1. INTRODUZIONE
• Gli obbiettivi della tesi sono stati:
1)Studiare l’insetto, il suo areale e i danni
causati all’ambiente;
2)Indagare l’impatto medico-veterinario
provocato dal sistema urticante della
processionaria;
3)Vagliare i riferimenti normativi e le strategie di
lotta all’insetto.
2. DESCRIZIONE DELL’INSETTO
2.1 E 2.2 PIANTE OSPITI E
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
• T. pityocampa appartiene all’ordine dei Lepidotteri alla famiglia
delle Notodontidae e alla sottofamiglia delle Thaumetopoeidae,
attaccando principalmente varie specie di Pino in particolare quello
nero (Pinus nigra), silvestre (Pinus silvestre), il pino marittimo (Pinus
pinaster), pino da pinoli (Pinus pinea) ed il pino d’aleppo (Pinus
halepensis) e di Cedro (Cedrus spp.).
• Thaumetopoea significa colui che fa cose meravigliose, mentre, il
nome comune deriva dalle lunghe processioni che l’insetto fa
durante la pupazione. Il suo areale è il bacino del Mediterraneo.
• La fase larvale non sopravvive ai -16°C e negli ultimi anni a causa del
riscaldamento globale si è scontrato un’estensione del suo areale.
• La fase urticante di T. pityocampa è quella larvale.
IMMAGINE AREALE DI DISTRIBUZIONE
T. pityocampa, linea continua; T. wilkinsoni, linea tratteggiata; A = Pinus
pinea, B = P. brutia, H = P. halepensis, M = P. mugo, N = P. nigra, P = P.
pinaster, S = P. sylvestris. Ogni lettera si riferisce ad una unità di terra in cui
la specie di pino indicato è dominante, ma non necessariamente esclusivo.
2.3 DANNI
• Il danno è determinato dalle larve defogliatrici, che a seconda
dell'età si comportano in modo diverso:
-Le giovani larve delle prime età scheletrizzano le foglie, lasciando un
"filo" centrale, corrispondente alla nervatura dell'ago; questo, che
necrotizza e dissecca, viene inglobato all'interno del nido "estivo".
-Le larve mature defogliano completamente i rametti, mangiando
interamente gli aghi, producendo anche effetti disastrosi, in caso di
forti attacchi.
• L'attacco, specialmente se massiccio, determina una riduzione
dell’attività fotosintetica e nutritiva degli alberi colpiti e, oltre a
rallentarne la crescita, causa un loro indebolimento, rendendoli
vulnerabili; e questi inoltre, divengono una facile via di
penetrazione da parte di altri fitofagi (Scolitidi) e recettivi a malattie
fungine lignicole (Carie).
IMMAGINI DANNI
2.4 MORFOLOGIA INSETTO
• Le uova sono deposte in ovature cilindriche ed assumono una colorazione grigio-argentea, perché
coperte di squame dell'addome delle femmine e sono avvolte a manicotto attorno agli aghi dei
pini.
• Le larve presentano un capo di color nero con un apparato boccale masticatore, il corpo che nei
primi stadi è di color giallo-verde e dalla 3 età diventa di color bruno che dorsalmente assume una
colorazione grigiastra in cui sono presenti dei peli urticanti di color rosso ruggine. Il loro completo
sviluppo corporeo passa attraverso 5 stadi intervallati da 4 mute ed hanno abitudini gregarie.
• Le crisalidi sono di colore marrone ricoperte da un bozzolo biancastro che si imbrunisce col passare
del tempo. Il periodo in cui rimangono interrate prima dello sfarfallamento è dipendente dalla
temperatura del sito e può variare da 1 mese fino a 7 mesi nei luoghi più caldi. Le crisalidi sono
soggette ad un’interruzione dello sviluppo e non tutte quindi si schiuderanno nell’anno della loro
formazione, ma in alcuni casi la diapausa può durare da uno a tre anni o più. Sembra che questo
possa dipendere dalla temperatura e dalla qualità del cibo ingerito nel periodo larvale.
• Gli adulti sono farfalle che presentano ali anteriori di colore grigiastro e ali posteriori biancastre
tendenti al giallo, con striature trasversali brunastre, simili alla scorza delle piante ospiti, su cui si
mimetizzano. Hanno abitudini notturne e durante il giorno si riposano in zone ombreggiate e
riparate. Le femmine hanno maggiori dimensioni rispetto ai maschi ed entrambi hanno una durata
della vita piuttosto breve (1-2 giorni), infatti immediatamente dopo aver deposto le uova muoiono
rapidamente.
IMMAGINI MORFOLOGIA
2.5 CICLO BIOLOGICO
• Thaumetopoea pityocampa (spesso abbreviato con PPM, dall’anglosassone Pine Processionary Moth) è un insetto
univoltino ovvero presenta un ciclo vitale annuale, che è invertito se comparato ad altre specie dello stesso genere
e alla maggior parte degli altri insetti defogliatori, perché le larve si nutrono durante l’inverno.
• Questo insetto sverna come larva di III-IV età sui nidi costruiti in punta della pianta di pino esposti ai raggi solari
oppure su qualche ramo laterale di alberi infestati con preferenza per quelli rivolti a sud.
• Le larve escono dal nido durante la notte ad inizio primavera eseguendo delle tipiche processioni testa-coda
nutrendosi delle foglie.
• Le larve dal 3° al 5° stadio si nutrono quando la temperatura è superiore allo 0°C a condizione che il giorno prima
la temperatura della colonia abbia raggiunto i 9°C all’interno della tenda, sviluppando dei peli urticanti di
lunghezza di 0.2 mm, situati in gruppi nella parte dorsale dell’addome.
• Quando le larve vengono disturbate, i peli vengono rilasciati, e possono causare gravi reazioni allergiche negli
umani e negli animali.
• Una volta raggiunta la maturità in giugno le larve scendono lungo il tronco e arrivano fino ad una profondità di
10-15 cm sotto il suolo dove tessono il bozzolo e successivamente si incrisalidano. Però ci sono alcune crisalidi che
entrano in diapausa prolungata per 7-9 anni, questa sembra essere una chiave per sopravvivere in condizioni
ambientali estreme e può anche aumentare la probabilità di sopravvivenza della colonia.
• Da questo momento comincia la comparsa degli adulti che sfarfallano da giugno ad agosto.
• Verso agosto si ha l’accoppiamento e l’ovodeposizione dalle 100 alle 300 uova da parte delle femmine sugli aghi di
pino che scheletrizzano le foglie creando prima dei nidi estivi piccoli che poi diventeranno sempre più voluminosi,
ben visibili nella parte alta degli alberi e in posizione soleggiata, in cui verso la fine di settembre le larve staranno
all’interno e dove supereranno l’inverno.
3. IMPATTO MEDICO-VETERINARIO
DEL SISTEMA URTICANTE
3.1 INTRODUZIONE
• I peli urticanti sono comuni nei Lepidotteri e agiscono come difesa contro i predatori vertebrati, ma sono anche
una seria minaccia per la salute umana e animale, sia quando vengono a contatto con la pelle o altre parti del
corpo, sia senza contatto diretto con le larve, in quanto i peli urticanti si liberano nell’aria a seguito dei movimenti
della larva e possono essere aerotrasportati.
• I peli urticanti sono prodotti dal 3° stadio larvale al 4° stadio larvale, a seconda della specie, sulle aree del
tegumento dei tergiti addominali, che vengono chiamati “specchi”, a causa della loro struttura di riflettere la luce.
Questi specchi aumentano di numero con le mute larvali, fino all’ultimo stadio larvale: sono otto segmenti
addominali interamente ricoperti di pelo urticante.
• Si stima che in questa fase ci sono circa 1.000.000 setole / larva in T. pityocampa, con una densità di 60.000 setole
/ 2 mm . I minuscoli peli lunghi tra 0.1 e 0.2 mm, conformati come dei piccoli arpioni con apici, si attaccano
facilmente ai tessuti (pelle e mucose). Il rilascio di peli dalle larve è stato esplorato da Demolin (1963), che ha
mostrato che le larve posso aprire attivamente gli specchi del tegumento quando vengono disturbate.
• Le setole si rinnovano ad ogni muta, pertanto i loro nidi posti sui rami defogliati della pianta ospite ne sono colmi,
cosi come sui loro siti di impupamento. Inoltre la larva al 5° stadio compie la muta nel bozzolo e residui di peli
possono rimanere all’interno, per cui gli adulti che ne escono possono accidentalmente trasportarne una parte sul
proprio corpo.
• Un fattore aggravante è la lunga persistenza delle setole nell’ambiente anche dopo l’esposizione a condizioni
piuttosto estreme; Hase (1939) dimostra che gli insetti essiccati mantengono il loro potere irritante anche per più
di un decennio di conservazione e dopo un trattamento con temperatura alta come 110° C.
• Il primo articolo che descrive gli antigeni e le proteine delle setole di T. pityocampa è stato pubblicato nel 1983
(Lamy et al. 1983). Essi hanno descritto il contenuto proteico delle setole come una miscela complessa di 16
proteine, in particolare hanno studiato una proteina 28 kDa (ulteriormente divisibile in due subunità di 13 e 15
kDa) e la chiamarono ‘thaumetopoein’ dimostrandone le sue proprietà urticanti nelle cavie.
• L’uso della biologia molecolare oggi, ha reso possibile lo studio di alcuni allergeni presenti nelle setole quali <Tha p
2> , un importante allergene delle setole di T. pityocampa, probabilmente corrisponde al <thaumetopein>
descritto molti anni fa e il <Tha p 1> , un altro allergene estratto da larve intere. Pertanto, i peli separandosi
facilmente dalla larva, devono essere considerati come fonte di allergeni e non solo come produttori di reazioni
irritanti o tossiche.
PELI URTICANTI VISTI AL MICROSCOPIO
3.2 MANIFESTAZIONI CLINICHE SULLE
PERSONE
• Nelle persone, in particolare i bambini, questo insetto causa lesioni
cutanee e orticaria da contatto con immediato rigonfiamento e
arrossamento o successiva con eruzione papulare.
• Possono manifestarsi anche congiuntiviti e cheratiti e il
coinvolgimento delle vie respiratorie se i peli vengono a contatto
con gli occhi o inalati.
• Altri sintomi, come febbre, vomito, salivazione e dolore
addominale, che possono verificarsi in caso di ingestione, sono stati
segnalati solo raramente.
• Una volta stabilita la diagnosi, è necessario, lavare delicatamente,
quindi senza strofinare, le zone colpite con acqua e sapone per non
provocare la rottura dei peli urticanti e favorire la dispersione nella
sostanza irritante. Se i sintomi persistono è necessario l’ utilizzo di
farmaci corticosteroidi e antistaminici.
IMMAGINI DANNI SU PERSONE
3.3 EFFETTI SUGLI ANIMALI
• Oltre che negli uomini, questo causa danni anche negli animali, sia domestici (cani,
gatti) che da allevamento (cavalli, bovini, pecore, capre).
• Il contatto con i peli urticanti delle larve può provocare anche per gli animali danni
orali, della pelle e degli occhi, ma a volte può portare a reazioni allergiche fino allo
shock anafilattico.
• I danni possono derivare sia da contatto diretto (con le larve o con i loro nidi che
possono contenere resti di peli urticanti) o da contatto indiretto (con peli urticanti
che si staccano facilmente dal corpo della larve durante la processione) ed essendo
estremamente piccoli possono essere trasportati dal vento.
• Negli animali domestici, soprattutto nei cani per la loro curiosità il coinvolgimento
più comune è quello del viso e della cavità orale. La reazione tipica avviene per
ingestione o inalazione di peli, che può causare improvvisa ed eccessiva salivazione
e rigonfiamento della mucosa orale della lingua provocando asfissia. Nei cani i peli
possono provocare anche la distruzione del tessuto cellulare e la necrosi della
lingua. Altri sintomi sono febbre, inappetenza, perdita della vivacità.
• Mentre tra gli animali da allevamento i soggetti più a rischio sono i ruminanti
durante il pascolo. Brucando l’erba vengono a contatto con i peli persi dalle larve
durante la processione. I sintomi sono vescicole sull’apice della lingua.
Generalmente gli animali colpiti, diventano anoressici e si isolano dal resto della
mandria.
NECROSI E RIGONFIAMENTO DELLA
LINGUA DI UN CANE
3.4 CASI CLINICI DI AVVELENAMENTO
IN FRANCIA
• Casi clinici di avvelenamento negli animali in Francia, hanno evidenziato le principali difficoltà
diagnostiche che i veterinari possono incontrare, in particolare nei ruminanti, a causa di una
potenziale confusione con altre malattie vescicolari e sottolineato l’importanza della stagionalità
dei casi, come aiuto per la diagnosi.
• Tuttavia, la stagionalità è stata modificata dal riscaldamento globale negli ultimi anni, e questo
potrebbe fare la diagnosi ancora più difficile in futuro.
• Pertanto l’espansione geografica della processionaria del pino continua dal sud al nord della Francia
in concomitanza ai cambiamenti climatici.
• Sono stati così realizzati due opuscoli i informativi, in lingua francese, uno per i veterinari e l’altro
per i proprietari di animali per spiegare la biologia e la pericolosità della processionaria del pino, i
segni clinici e le principali raccomandazioni per prevenirla.
• In generale le processionarie costituiscono un problema economico nei paesi colpiti, ma l’impatto
sulla salute animale e umana sta diventando progressivamente chiaro. Una risposta immunitaria
può comparire dopo il contatto diretto o indiretto con le setole e l’elevato numero di proteine
presenti nelle setole rende la ricerca su nuovi antigeni / allergeni obbligatoria.
• Oltre le IgE, altri tipi di risposte immunitarie dovrebbero essere esplorate. La ricerca futura sugli
animali e sugli esseri umani, sarà necessaria per lo sviluppo di metodi diagnostici affidabili.
• Approcci sierologici, potrebbero essere molto utili per la diagnosi clinica, nonché per gli studi
epidemiologici. Speriamo che tutto ciò possa essere raggiunto in un prossimo futuro.
4. MODALITA’ DI INTERVENTO
4.1 E 4.2 RIFERIMENTI NORMATIVI E
CLASSIFICAZIONE INTERVENTI
• È importante sapere che c’è una normativa vigente di riferimento
obbligatoria per la lotta contro la processionaria basata sul DM
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 30-10-2007, che
ha sostituito e abrogato, il DM 17-4-1998.
• Tale decreto definisce:
- le strutture regionali responsabili delle misure di attuazione
- l’autorità sanitaria competente in caso di rischio
- le sanzioni in caso di inadempimenti.
• Le strategie di lotta sono mirate al controllo e al contenimento
dell’abbondanza dell’ insetto. L’obiettivo è il ripristino del naturale
equilibrio bio-ecologico delle aree urbane e agricole e forestali.
• Gli interventi si suddividono in indiretti e diretti.
4.2.1 INTERVENTI INDIRETTI
• Questi influenzano i fattori ambientali legati alla dinamica degli insetti e si
suddividono in lotta biologica e colturale.
• La lotta biologica può essere condotta con l’utilizzo di feromoni, che confondono
le farfalle maschio nella ricerca della femmina, sono installati nella prima metà di
giugno, appesi a supporti in posizione medio-alta e nei punti più infestati.
• Un altro metodo prevede l’uso di nemici naturali come insetti parassitoidi o uccelli
predatori.
• I parassitoidi in grado di attaccare le uova sono gli imenotteri Baryscapus servadeii
e Ooencyrtus pityocampae mentre le larve dopo il 3 stadio sono predate dalla
mosca tachina Phryxe caudata.
• I predatori di T.p. sono uccelli in particolare passeriformi come la Cinciallegra, la
Cincia dal ciuffo e la Cincia mora. Il Cuculo è specializzato nella predazione di larve
agli stadi finali.
• Tra gli insetti predatori il Calosoma sycophant. è un coleottero considerato un
importante agente di controllo sulle infestazioni in foreste e colture.
• La lotta colturale consiste nel sostituire, con opere di rimboschimento successive, i
pini con piante che non fanno parte della dieta della processionaria, come ad
esempio alberi di latifoglie.
TRAPPOLE A FEROMONI
INSETTI PARASSITOIDI
Uccelli predatori
4.2.2 INTERVENTI DIRETTI
• Gli interventi di tipo diretto questi agiscono sulla biomassa larvale ed hanno un effetto immediato
ma di breve periodo.
• Tra questi abbiamo:
-La lotta microbiologica si attua con un bio-insetticida il Bacillus thuringiensis irrorato sulla chioma delle
piante, durante la prima fase larvale. Questo trattamento deve essere effettuato preferibilmente di
sera, in assenza di vento e di precipitazioni per evitare il dilavamento del prodotto. Il grande
vantaggio di questo metodo è la grande selettività dell’agente patogeno; la difficoltà sta nel trovare
il giusto periodo di intervento.
-La lotta meccanica consiste nell’asportare manualmente i nidi di processionaria, adottando le
necessarie misure di sicurezza. Il periodo migliore è l’inverno, preferibilmente nei mesi di dicembre
e gennaio con le basse temperature.
-Altro metodo è l’endoterapia ovvero un trattamento fitosanitario eseguito attraverso l’immissione di
sostanze ad azione insetticida direttamente nel sistema vascolare della pianta. L’endoterapia può
essere effettuata a pressione attiva (metodo Mauget e il nuovo metodo Corradi) ovvero pompando
il principio attivo nel flusso xilematico, dove la velocità di assorbimento dipende solamente dalle
caratteristiche della pianta. Questa tecnica può essere condotta anche per assorbimento naturale
(primo metodo Corradi), in questo caso la velocità di l’assorbimento è in relazione sia alle
caratteristiche della pianta che alle condizioni ambientali.
ESECUZIONE ENDOTERAPIA
CONCLUSIONI
• Concludendo :
• Al fine di evitare allarmismi inutili o sottovalutare il problema, un
elemento irrinunciabile è la conoscenza approfondita dell’ecologia
del fitofago e il suo complesso ciclo biologico per individuare i
corretti tempi e modi di intervento.
• La presenza di questo insetto in ambito urbano e agricolo è legata
alla salute pubblica di persone e animali; qui è importante
distinguere le irritazioni cutanee da quelle più complesse che
possono coinvolgere organi di senso e mucose.
• Infine, come testimonia la copiosa bibliografia sull’argomento,
nonostante i diversi sistemi di intervento la lotta alla processionaria
è una lunga e interessante battaglia mai vinta.

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Processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa)

  • 1. PROCESSIONARIA DEL PINO (Thaumetopoea pityocampa) E PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA SUA PRESENZA IN AREE URBANE
  • 2. 1. INTRODUZIONE • Gli obbiettivi della tesi sono stati: 1)Studiare l’insetto, il suo areale e i danni causati all’ambiente; 2)Indagare l’impatto medico-veterinario provocato dal sistema urticante della processionaria; 3)Vagliare i riferimenti normativi e le strategie di lotta all’insetto.
  • 4. 2.1 E 2.2 PIANTE OSPITI E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA • T. pityocampa appartiene all’ordine dei Lepidotteri alla famiglia delle Notodontidae e alla sottofamiglia delle Thaumetopoeidae, attaccando principalmente varie specie di Pino in particolare quello nero (Pinus nigra), silvestre (Pinus silvestre), il pino marittimo (Pinus pinaster), pino da pinoli (Pinus pinea) ed il pino d’aleppo (Pinus halepensis) e di Cedro (Cedrus spp.). • Thaumetopoea significa colui che fa cose meravigliose, mentre, il nome comune deriva dalle lunghe processioni che l’insetto fa durante la pupazione. Il suo areale è il bacino del Mediterraneo. • La fase larvale non sopravvive ai -16°C e negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale si è scontrato un’estensione del suo areale. • La fase urticante di T. pityocampa è quella larvale.
  • 5. IMMAGINE AREALE DI DISTRIBUZIONE T. pityocampa, linea continua; T. wilkinsoni, linea tratteggiata; A = Pinus pinea, B = P. brutia, H = P. halepensis, M = P. mugo, N = P. nigra, P = P. pinaster, S = P. sylvestris. Ogni lettera si riferisce ad una unità di terra in cui la specie di pino indicato è dominante, ma non necessariamente esclusivo.
  • 6. 2.3 DANNI • Il danno è determinato dalle larve defogliatrici, che a seconda dell'età si comportano in modo diverso: -Le giovani larve delle prime età scheletrizzano le foglie, lasciando un "filo" centrale, corrispondente alla nervatura dell'ago; questo, che necrotizza e dissecca, viene inglobato all'interno del nido "estivo". -Le larve mature defogliano completamente i rametti, mangiando interamente gli aghi, producendo anche effetti disastrosi, in caso di forti attacchi. • L'attacco, specialmente se massiccio, determina una riduzione dell’attività fotosintetica e nutritiva degli alberi colpiti e, oltre a rallentarne la crescita, causa un loro indebolimento, rendendoli vulnerabili; e questi inoltre, divengono una facile via di penetrazione da parte di altri fitofagi (Scolitidi) e recettivi a malattie fungine lignicole (Carie).
  • 8. 2.4 MORFOLOGIA INSETTO • Le uova sono deposte in ovature cilindriche ed assumono una colorazione grigio-argentea, perché coperte di squame dell'addome delle femmine e sono avvolte a manicotto attorno agli aghi dei pini. • Le larve presentano un capo di color nero con un apparato boccale masticatore, il corpo che nei primi stadi è di color giallo-verde e dalla 3 età diventa di color bruno che dorsalmente assume una colorazione grigiastra in cui sono presenti dei peli urticanti di color rosso ruggine. Il loro completo sviluppo corporeo passa attraverso 5 stadi intervallati da 4 mute ed hanno abitudini gregarie. • Le crisalidi sono di colore marrone ricoperte da un bozzolo biancastro che si imbrunisce col passare del tempo. Il periodo in cui rimangono interrate prima dello sfarfallamento è dipendente dalla temperatura del sito e può variare da 1 mese fino a 7 mesi nei luoghi più caldi. Le crisalidi sono soggette ad un’interruzione dello sviluppo e non tutte quindi si schiuderanno nell’anno della loro formazione, ma in alcuni casi la diapausa può durare da uno a tre anni o più. Sembra che questo possa dipendere dalla temperatura e dalla qualità del cibo ingerito nel periodo larvale. • Gli adulti sono farfalle che presentano ali anteriori di colore grigiastro e ali posteriori biancastre tendenti al giallo, con striature trasversali brunastre, simili alla scorza delle piante ospiti, su cui si mimetizzano. Hanno abitudini notturne e durante il giorno si riposano in zone ombreggiate e riparate. Le femmine hanno maggiori dimensioni rispetto ai maschi ed entrambi hanno una durata della vita piuttosto breve (1-2 giorni), infatti immediatamente dopo aver deposto le uova muoiono rapidamente.
  • 11. • Thaumetopoea pityocampa (spesso abbreviato con PPM, dall’anglosassone Pine Processionary Moth) è un insetto univoltino ovvero presenta un ciclo vitale annuale, che è invertito se comparato ad altre specie dello stesso genere e alla maggior parte degli altri insetti defogliatori, perché le larve si nutrono durante l’inverno. • Questo insetto sverna come larva di III-IV età sui nidi costruiti in punta della pianta di pino esposti ai raggi solari oppure su qualche ramo laterale di alberi infestati con preferenza per quelli rivolti a sud. • Le larve escono dal nido durante la notte ad inizio primavera eseguendo delle tipiche processioni testa-coda nutrendosi delle foglie. • Le larve dal 3° al 5° stadio si nutrono quando la temperatura è superiore allo 0°C a condizione che il giorno prima la temperatura della colonia abbia raggiunto i 9°C all’interno della tenda, sviluppando dei peli urticanti di lunghezza di 0.2 mm, situati in gruppi nella parte dorsale dell’addome. • Quando le larve vengono disturbate, i peli vengono rilasciati, e possono causare gravi reazioni allergiche negli umani e negli animali. • Una volta raggiunta la maturità in giugno le larve scendono lungo il tronco e arrivano fino ad una profondità di 10-15 cm sotto il suolo dove tessono il bozzolo e successivamente si incrisalidano. Però ci sono alcune crisalidi che entrano in diapausa prolungata per 7-9 anni, questa sembra essere una chiave per sopravvivere in condizioni ambientali estreme e può anche aumentare la probabilità di sopravvivenza della colonia. • Da questo momento comincia la comparsa degli adulti che sfarfallano da giugno ad agosto. • Verso agosto si ha l’accoppiamento e l’ovodeposizione dalle 100 alle 300 uova da parte delle femmine sugli aghi di pino che scheletrizzano le foglie creando prima dei nidi estivi piccoli che poi diventeranno sempre più voluminosi, ben visibili nella parte alta degli alberi e in posizione soleggiata, in cui verso la fine di settembre le larve staranno all’interno e dove supereranno l’inverno.
  • 13. 3.1 INTRODUZIONE • I peli urticanti sono comuni nei Lepidotteri e agiscono come difesa contro i predatori vertebrati, ma sono anche una seria minaccia per la salute umana e animale, sia quando vengono a contatto con la pelle o altre parti del corpo, sia senza contatto diretto con le larve, in quanto i peli urticanti si liberano nell’aria a seguito dei movimenti della larva e possono essere aerotrasportati. • I peli urticanti sono prodotti dal 3° stadio larvale al 4° stadio larvale, a seconda della specie, sulle aree del tegumento dei tergiti addominali, che vengono chiamati “specchi”, a causa della loro struttura di riflettere la luce. Questi specchi aumentano di numero con le mute larvali, fino all’ultimo stadio larvale: sono otto segmenti addominali interamente ricoperti di pelo urticante. • Si stima che in questa fase ci sono circa 1.000.000 setole / larva in T. pityocampa, con una densità di 60.000 setole / 2 mm . I minuscoli peli lunghi tra 0.1 e 0.2 mm, conformati come dei piccoli arpioni con apici, si attaccano facilmente ai tessuti (pelle e mucose). Il rilascio di peli dalle larve è stato esplorato da Demolin (1963), che ha mostrato che le larve posso aprire attivamente gli specchi del tegumento quando vengono disturbate. • Le setole si rinnovano ad ogni muta, pertanto i loro nidi posti sui rami defogliati della pianta ospite ne sono colmi, cosi come sui loro siti di impupamento. Inoltre la larva al 5° stadio compie la muta nel bozzolo e residui di peli possono rimanere all’interno, per cui gli adulti che ne escono possono accidentalmente trasportarne una parte sul proprio corpo. • Un fattore aggravante è la lunga persistenza delle setole nell’ambiente anche dopo l’esposizione a condizioni piuttosto estreme; Hase (1939) dimostra che gli insetti essiccati mantengono il loro potere irritante anche per più di un decennio di conservazione e dopo un trattamento con temperatura alta come 110° C. • Il primo articolo che descrive gli antigeni e le proteine delle setole di T. pityocampa è stato pubblicato nel 1983 (Lamy et al. 1983). Essi hanno descritto il contenuto proteico delle setole come una miscela complessa di 16 proteine, in particolare hanno studiato una proteina 28 kDa (ulteriormente divisibile in due subunità di 13 e 15 kDa) e la chiamarono ‘thaumetopoein’ dimostrandone le sue proprietà urticanti nelle cavie. • L’uso della biologia molecolare oggi, ha reso possibile lo studio di alcuni allergeni presenti nelle setole quali <Tha p 2> , un importante allergene delle setole di T. pityocampa, probabilmente corrisponde al <thaumetopein> descritto molti anni fa e il <Tha p 1> , un altro allergene estratto da larve intere. Pertanto, i peli separandosi facilmente dalla larva, devono essere considerati come fonte di allergeni e non solo come produttori di reazioni irritanti o tossiche.
  • 14. PELI URTICANTI VISTI AL MICROSCOPIO
  • 15. 3.2 MANIFESTAZIONI CLINICHE SULLE PERSONE • Nelle persone, in particolare i bambini, questo insetto causa lesioni cutanee e orticaria da contatto con immediato rigonfiamento e arrossamento o successiva con eruzione papulare. • Possono manifestarsi anche congiuntiviti e cheratiti e il coinvolgimento delle vie respiratorie se i peli vengono a contatto con gli occhi o inalati. • Altri sintomi, come febbre, vomito, salivazione e dolore addominale, che possono verificarsi in caso di ingestione, sono stati segnalati solo raramente. • Una volta stabilita la diagnosi, è necessario, lavare delicatamente, quindi senza strofinare, le zone colpite con acqua e sapone per non provocare la rottura dei peli urticanti e favorire la dispersione nella sostanza irritante. Se i sintomi persistono è necessario l’ utilizzo di farmaci corticosteroidi e antistaminici.
  • 16. IMMAGINI DANNI SU PERSONE
  • 17. 3.3 EFFETTI SUGLI ANIMALI • Oltre che negli uomini, questo causa danni anche negli animali, sia domestici (cani, gatti) che da allevamento (cavalli, bovini, pecore, capre). • Il contatto con i peli urticanti delle larve può provocare anche per gli animali danni orali, della pelle e degli occhi, ma a volte può portare a reazioni allergiche fino allo shock anafilattico. • I danni possono derivare sia da contatto diretto (con le larve o con i loro nidi che possono contenere resti di peli urticanti) o da contatto indiretto (con peli urticanti che si staccano facilmente dal corpo della larve durante la processione) ed essendo estremamente piccoli possono essere trasportati dal vento. • Negli animali domestici, soprattutto nei cani per la loro curiosità il coinvolgimento più comune è quello del viso e della cavità orale. La reazione tipica avviene per ingestione o inalazione di peli, che può causare improvvisa ed eccessiva salivazione e rigonfiamento della mucosa orale della lingua provocando asfissia. Nei cani i peli possono provocare anche la distruzione del tessuto cellulare e la necrosi della lingua. Altri sintomi sono febbre, inappetenza, perdita della vivacità. • Mentre tra gli animali da allevamento i soggetti più a rischio sono i ruminanti durante il pascolo. Brucando l’erba vengono a contatto con i peli persi dalle larve durante la processione. I sintomi sono vescicole sull’apice della lingua. Generalmente gli animali colpiti, diventano anoressici e si isolano dal resto della mandria.
  • 18. NECROSI E RIGONFIAMENTO DELLA LINGUA DI UN CANE
  • 19. 3.4 CASI CLINICI DI AVVELENAMENTO IN FRANCIA • Casi clinici di avvelenamento negli animali in Francia, hanno evidenziato le principali difficoltà diagnostiche che i veterinari possono incontrare, in particolare nei ruminanti, a causa di una potenziale confusione con altre malattie vescicolari e sottolineato l’importanza della stagionalità dei casi, come aiuto per la diagnosi. • Tuttavia, la stagionalità è stata modificata dal riscaldamento globale negli ultimi anni, e questo potrebbe fare la diagnosi ancora più difficile in futuro. • Pertanto l’espansione geografica della processionaria del pino continua dal sud al nord della Francia in concomitanza ai cambiamenti climatici. • Sono stati così realizzati due opuscoli i informativi, in lingua francese, uno per i veterinari e l’altro per i proprietari di animali per spiegare la biologia e la pericolosità della processionaria del pino, i segni clinici e le principali raccomandazioni per prevenirla. • In generale le processionarie costituiscono un problema economico nei paesi colpiti, ma l’impatto sulla salute animale e umana sta diventando progressivamente chiaro. Una risposta immunitaria può comparire dopo il contatto diretto o indiretto con le setole e l’elevato numero di proteine presenti nelle setole rende la ricerca su nuovi antigeni / allergeni obbligatoria. • Oltre le IgE, altri tipi di risposte immunitarie dovrebbero essere esplorate. La ricerca futura sugli animali e sugli esseri umani, sarà necessaria per lo sviluppo di metodi diagnostici affidabili. • Approcci sierologici, potrebbero essere molto utili per la diagnosi clinica, nonché per gli studi epidemiologici. Speriamo che tutto ciò possa essere raggiunto in un prossimo futuro.
  • 20. 4. MODALITA’ DI INTERVENTO
  • 21. 4.1 E 4.2 RIFERIMENTI NORMATIVI E CLASSIFICAZIONE INTERVENTI • È importante sapere che c’è una normativa vigente di riferimento obbligatoria per la lotta contro la processionaria basata sul DM delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 30-10-2007, che ha sostituito e abrogato, il DM 17-4-1998. • Tale decreto definisce: - le strutture regionali responsabili delle misure di attuazione - l’autorità sanitaria competente in caso di rischio - le sanzioni in caso di inadempimenti. • Le strategie di lotta sono mirate al controllo e al contenimento dell’abbondanza dell’ insetto. L’obiettivo è il ripristino del naturale equilibrio bio-ecologico delle aree urbane e agricole e forestali. • Gli interventi si suddividono in indiretti e diretti.
  • 22. 4.2.1 INTERVENTI INDIRETTI • Questi influenzano i fattori ambientali legati alla dinamica degli insetti e si suddividono in lotta biologica e colturale. • La lotta biologica può essere condotta con l’utilizzo di feromoni, che confondono le farfalle maschio nella ricerca della femmina, sono installati nella prima metà di giugno, appesi a supporti in posizione medio-alta e nei punti più infestati. • Un altro metodo prevede l’uso di nemici naturali come insetti parassitoidi o uccelli predatori. • I parassitoidi in grado di attaccare le uova sono gli imenotteri Baryscapus servadeii e Ooencyrtus pityocampae mentre le larve dopo il 3 stadio sono predate dalla mosca tachina Phryxe caudata. • I predatori di T.p. sono uccelli in particolare passeriformi come la Cinciallegra, la Cincia dal ciuffo e la Cincia mora. Il Cuculo è specializzato nella predazione di larve agli stadi finali. • Tra gli insetti predatori il Calosoma sycophant. è un coleottero considerato un importante agente di controllo sulle infestazioni in foreste e colture. • La lotta colturale consiste nel sostituire, con opere di rimboschimento successive, i pini con piante che non fanno parte della dieta della processionaria, come ad esempio alberi di latifoglie.
  • 26. 4.2.2 INTERVENTI DIRETTI • Gli interventi di tipo diretto questi agiscono sulla biomassa larvale ed hanno un effetto immediato ma di breve periodo. • Tra questi abbiamo: -La lotta microbiologica si attua con un bio-insetticida il Bacillus thuringiensis irrorato sulla chioma delle piante, durante la prima fase larvale. Questo trattamento deve essere effettuato preferibilmente di sera, in assenza di vento e di precipitazioni per evitare il dilavamento del prodotto. Il grande vantaggio di questo metodo è la grande selettività dell’agente patogeno; la difficoltà sta nel trovare il giusto periodo di intervento. -La lotta meccanica consiste nell’asportare manualmente i nidi di processionaria, adottando le necessarie misure di sicurezza. Il periodo migliore è l’inverno, preferibilmente nei mesi di dicembre e gennaio con le basse temperature. -Altro metodo è l’endoterapia ovvero un trattamento fitosanitario eseguito attraverso l’immissione di sostanze ad azione insetticida direttamente nel sistema vascolare della pianta. L’endoterapia può essere effettuata a pressione attiva (metodo Mauget e il nuovo metodo Corradi) ovvero pompando il principio attivo nel flusso xilematico, dove la velocità di assorbimento dipende solamente dalle caratteristiche della pianta. Questa tecnica può essere condotta anche per assorbimento naturale (primo metodo Corradi), in questo caso la velocità di l’assorbimento è in relazione sia alle caratteristiche della pianta che alle condizioni ambientali.
  • 28. CONCLUSIONI • Concludendo : • Al fine di evitare allarmismi inutili o sottovalutare il problema, un elemento irrinunciabile è la conoscenza approfondita dell’ecologia del fitofago e il suo complesso ciclo biologico per individuare i corretti tempi e modi di intervento. • La presenza di questo insetto in ambito urbano e agricolo è legata alla salute pubblica di persone e animali; qui è importante distinguere le irritazioni cutanee da quelle più complesse che possono coinvolgere organi di senso e mucose. • Infine, come testimonia la copiosa bibliografia sull’argomento, nonostante i diversi sistemi di intervento la lotta alla processionaria è una lunga e interessante battaglia mai vinta.