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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA
DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E IMPRESA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN DIREZIONE AZIENDALE
_____________________________________________________
ANTONELLA FALSAPERLA
_________________
Il valore economico del calcio moderno: analisi di
bilancio e scelte di investimento nel caso Juventus
F.C.
________________
TESI
________________
Relatrice
Chiar. ma Prof. ssa C. Rizza
Correlatrice
Chiar. ma Prof. ssa C. Frisenna
_____________________________________________________
ANNO ACCADEMICO 2018-2019
Indice
___
Introduzione 5
Capitolo 1
Il mondo dello sport ed il settore calcio 8
1.1 Il calcio da fenomeno sociale a business globale 8
1.2 Il calcio e le sue dimensioni 11
1.3 La connotazione economica del calcio 14
1.4 I modelli di gestione dei club calcistici 17
1.5 Un tuffo nel passato: dai sodalizi sportivi alle società
di calcio quotate in Borsa 19
Capitolo 2
Il bilancio delle società di calcio professionistiche 26
2.1 Profili economici-aziendali delle società di calcio: gli
stakeholders 26
2.2 Il sistema istituzionale di riferimento 28
2.3 Le società di calcio professionistiche e il bilancio
d’esercizio 30
2.3.1 Il NOIF 31
2.3.2 I principi contabili nazionali ed internazionali a
confronto 33
1
2.3.3 Le raccomandazioni contabili e il piano dei
conti unificato 36
2.3.4 Il Financial Fair Play e le licenze UEFA 39
2.3.5 Gli indicatori UEFA e il Break Even Result 41
Capitolo 3
Case study: analisi di bilancio per Juventus F. C. 43
3.1 Juventus Football Club 43
3.2 Performance sportive ed economico-finanziarie della
società Juventus F. C. 45
3.3 Introduzione all’analisi di bilancio: case study
Juventus F. C. 48
3.3.1 Riflessioni sui contenuti informativi del
bilancio ufficiale di Juventus F. C. 49
3.3.2 Risk Model di Juventus F. C. 59
3.3.3 Ulteriori analisi di bilancio: Prospetto Capitale
Investito - Capitale Raccolto 62
3.3.4 Considerazioni sul Rendiconto Finanziario 65
3.3.5 Analisi per Indici 68
3.4 Approfondimento sull’Allianz Stadium: la scelta
dello stadio privato 76
3.4.1 Il beneficio economico derivante dallo stadio
privato 78
2
3.4.2 L’impatto dello stadio privato 81
Conclusione 84
Bibliografia 86
Sitografia 87
3
Life is a matter of Black and White.
C. Marchisio
4
Introduzione
___
La passione per il calcio, che da sempre caratterizza la mia persona, e il completamento
del mio percorso universitario hanno determinato la combinazione vincente degli
argomenti trattati nel seguente lavoro, individuando nella disciplina che ha suscitato
maggior interesse in me, l’analisi di bilancio, una combinazione vincente ivi esposta.
Tale associazione non è novella al giorno d’oggi, ma è chiaro come ogni analisi sia
isolata ed abbia un obiettivo ed un risultato diverso, a prescindere dal tema esaminato.
Ad oggi, il calcio identifica un insieme di valori che vanno oltre lo sport in sé. La sua
connotazione assume caratteri che sono legati ad un vero e proprio business, con regole
specifiche, e ingloba società che puntano a maggiori profitti, nonostante il core business
si basi su una vera e propria passione.
Passione che raffigura il ruolo del tifoso, in cui mi ritrovo, che altro non è che il primo
vero cliente della squadra, della società sportiva.
Passione che, però ad oggi, sembra essere mutata, e troppo influenzata, da quelli che
sono gli interessi economici e finanziari degli esponenti che si mettono in gioco e
investono in questo settore altamente differenziato dagli altri nelle sue dinamiche
economico-finanziarie.
In questi ultimi anni, queste motivazioni mi hanno indotto a studiare maggiormente il
mondo del calcio, in linea con i miei studi, e a decidere di approfondire l’argomento su
un piano estremamente analitico ai fini di una comprensione maggiore del vero business
che sta dietro il mondo del calcio.
In relazione a ciò, prima di addentrarci nei meandri dell’analisi di bilancio del caso
specifico della Juventus F. C. S.p.A., occorre identificare ed analizzare il contesto di
riferimento ed inquadrare le specificità delle società sportive sul piano normativo
contabile nazionale ed internazionale.
5
La seguente tesi prevede, dunque, una parte introduttiva sul mondo del calcio inteso
come sistema calcistico imprenditoriale con le peculiarità delle società sportive, una
seconda parte più specifica sulla regolamentazione in ambito contabile, con la
descrizione dei principi contabili italiani ed internazionali, ed una terza parte con
l’analisi di bilancio sopracitata.
Nello specifico, nel Capitolo I si analizzerà il calcio inteso come sport in generale e
come business specifico, considerando le sue dimensioni (economica, sociale, sportiva
ed etica) e le sue peculiarità, i modelli di business di riferimento del calcio, e la
normativa italiana con le leggi più impattanti, dalla nascita del calcio ai giorni nostri.
Il Capitolo II sarà incentrato sul bilancio d’esercizio delle società calcistiche
professionistiche, inquadrando il contesto istituzionale di riferimento, che vede nella
FIGC il principale organo calcistico in Italia, ed il rapporto con la FIFA e la UEFA,
organi internazionali.
In più, saranno delineate le normative contabili di riferimento, in quanto la società
calcistica professionistica è obbligata a seguire, oltre che la normativa codicistica e
legale italiana, le normative federali come il NOIF, di cui le Raccomandazioni Contabili
e il Piano dei Conti Unificato ne rappresentano il fulcro, e, nel caso delle società delle
serie maggiori, la regolamentazione UEFA con il sistema delle licenze.
Infine, il Capitolo III sarà dedicato all’analisi di bilancio della Juventus F. C.: dopo una
panoramica introduttiva sulla situazione economica-finanziaria del club, si illustreranno
ed analizzeranno i dati di sintesi estratti dai bilanci ufficiali e dall’analisi di bilancio in
sé, mediante le riclassificazioni e lo studio di alcuni indici.
In aggiunta a questo, ho deciso di inserire un approfondimento sulla decisione
d’investimento in uno stadio privato, l’Allianz Stadium, cercando di identificare
l’impatto di questa scelta in termini di bilancio e di vantaggio competitivo, ai fini di
evidenziare una delle probabili leve di creazione di valore economico nel business del
calcio moderno1
.
1
Con il termine moderno affiancato alla parola calcio si intende questa nuova visione del calcio come
business, non più come semplice gioco di squadra.
6
Si precisa, però, che la definizione del vantaggio competitivo in sé costituito dalla già
menzionata scelta non è accertabile al cento per cento, in quanto, per il lavoro in
questione, un confronto con gli standard del settore di riferimento sarebbe risultato
eccessivo, oltre che incompleto, considerando l’impossibilità di sfruttare ulteriori
informazioni prettamente interne alla società.
7
Capitolo I
Il mondo dello sport ed il settore calcio
___
1.1 Il calcio da fenomeno sociale a business globale
Tra i differenti bisogni insiti nell’essere umano, il desiderio di affermazione sociale,
insieme al soddisfacimento personale, identifica uno dei bisogni più ricercati,
raggiungibile mediante differenti mezzi. Uno tra questi è lo sport.
Sulla base di tali bisogni, a cui è possibile aggiungere la ricerca di divertimento o il
benessere fisico e mentale, lo sport rappresenta uno dei fenomeni più rilevanti nella
nostra società, e dimostrazione di ciò lo sono gli sport ideati dai Romani o dai Greci,
come l’harpastum o l’episkyros2
.
All’attività sportiva si attribuisce una rilevanza sociale sia per lo sviluppo della singola
persona in termini fisici e educativi, sia per lo strumento di elevazione sociale che
rappresenta. Non solo, lo sport in sé racchiude valori importanti nella vita quotidiana:
competizione, lealtà, spirito di squadra, appartenenza, rispetto (per la squadra e delle
regole).
Ad oggi, rappresenta un business funzionale ad altri e non convenzionale rispetto ai più
comuni per la facilità con cui si generano all’interno movimenti esagerati di reddito,
grazie alla capacità di attirare milioni e milioni di spettatori.
Fino a metà del ventesimo secolo, il prezzo di un biglietto per assistere ad uno
spettacolo sportivo definiva l’unica forma di finanziamento per le società. Durante gli
anni ‘60 e ‘70, ci fu un incremento derivante dalle sponsorizzazioni ed introiti
pubblicitari che definì meglio il business sportivo, non considerandolo solo come
fenomeno sociale.
2Due giochi simili al calcio dei giorni nostri con una connotazione più violenta.
8
Tra le varie discipline, spicca maggiormente il calcio, che risulta la più professata e
seguita al mondo.
Si è notato come il calcio incarni perfettamente il concetto di fenomeno sociale insito
dei valori sopra citati, e dunque affascina il popolo, ma anche che esso assume
connotazioni di natura economica, oltre che tecnologiche, giuridiche e gestionali,
creando un solido business attorno alla parola calcio, un tempo associata ad un semplice
gioco tra amici.
Nella fattispecie, il business del calcio professionistico deve la sua trasformazione da
evento sportivo e sociale a fenomeno commerciale sia al progresso tecnologico, un
esempio è rappresentato dalla possibilità di seguire un singolo match comodamente dal
divano di cosa propria o in viaggio su un treno per Roma, sia al cambiamento
economico e di mercato dettato dalla passione per questo sport, l’avanzamento del
marketing sportivo o del merchandising ne costituiscono degli esempi.
Il cambiamento sempre più accentuato del calcio, visto sempre meno come sport e
sempre più come business, ha definito un ruolo importante nella gestione dei costi,
ponendo maggior attenzione alla ricerca di fonti di finanziamento e di nuovi investitori.
La ricerca del profitto legata all’attività sportivo-agonistica non rientrava tra le
peculiarità specifiche della squadra calcistica, fin quando il calcio era inteso come
gioco. Alcune modifiche3
, nella seconda metà degli anni ‘90, hanno spostato l’ago della
bilancia sul ruolo economico della società calcistica, individuando un nuovo focus nella
capacità di generare ricavi.
L’impresa rappresentata dalla società calcistica si confà alle regole dell’economia
aziendale di base, e deve, dunque, operare in condizioni di economicità e puntare
all’equilibrio finanziario e patrimoniale. Il perfetto bilanciamento si individua, quindi,
tra la caccia al profitto ed il successo sportivo.4
3
Si fa riferimento alle normative del biennio 1995/96 che hanno rivoluzionato la visione del calcio come
business, in particolare la sentenza Bosman e l’introduzione della pay tv, che verranno esplicate al
paragrafo 1.5.
4 Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap 1.
9
Come un vero e proprio business, il calcio contribuisce ad aumentare il valore del nostro
paese in termini economici e finanziari.
Infatti, a livello professionistico nella stagione calcistica italiana 2017/18:
● l’EBITDA è aumentato del 6,2% giungendo a 780 milioni di euro;
● l’incidenza dei debiti pari all’81,7% è diminuita rispetto all’84% della scorsa
stagione;
● un aumento del 6% si registra nel valore della produzione pari a 3.5 milioni di
euro, di cui il 32,4% provenienti da ricavi da stadio (incrementati del 22,4%);
● le calciatrici tesserate sono aumentate del 39,3%, passando da 18.854 a 25.896,
negli ultimi 10 anni;
● i calciatori tesserati maschi tra i 5 e i 16 anni sono pari ad oltre 700.000, e
rappresentano il 20% della popolazione italiana (nella fascia d’età 11-12 anni
l’incidenza sfiora addirittura il 25%).
● il numero di calciatori tesserati nati all’estero è pari a 59.842, un dato in crescita
del 35% rispetto ai 44.294 registrati nel 2009-2010.
A dimostrazione della crescita sociale ed economica del calcio italiano, si osserva che la
FIGC, con l’obiettivo di rafforzare il sempre più elevato valore creato da questo sport,
ha avviato un programma di studio in condivisione con la UEFA, con lo scopo di
realizzare un business case di valore scientifico.
L’algoritmo elaborato, denominato Social Return On Investment (SROI) Model, ha
permesso di rappresentare i benefici derivanti dalla pratica calcistica e il conseguente
impatto generato sul Paese, con l’obiettivo di indirizzare maggiormente gli investimenti
a lungo termine e facilitare le partnership strategiche finalizzate alla crescita del calcio
italiano.
Nello specifico, lo studio ha analizzato il rilevante impatto socioeconomico del calcio
italiano, che risulta pari nel 2017/18 a circa 3,01 miliardi di euro. I settori coinvolti sono
quello economico (742,1 milioni di contributo diretto all’economia nazionale), sociale
(1.051,4 milioni di risparmio economico generato dai benefici prodotti dall’attività
10
calcistica) e sanitario (1.215,5 milioni in termini di risparmio della spesa sanitaria),
insieme a quello delle performance sportive.5
Le aziende calcistiche sono attorniate da diverse categorie di stakeholders interessati
alla performance del club o del sistema calcio nel suo complesso, in base al proprio
ruolo in questo mondo che sprizza movimentazioni economiche da tutti i pori (stadio,
merchandising, diritti televisivi, partnership, sponsorship, e così via). Tale prospetto
rende più chiaro come il bilancio d’esercizio sia la chiave di Volta per suddetti
stakeholders, in quanto la loro scelta dipende quasi assolutamente dai risultati economici
e finanziari comunicati dal club nel documento contabile.
È chiaro, dunque, come il bilancio d’esercizio rappresenti per le società sportive, in
primis, un importante documento di comunicazione interna ma soprattutto esterna (che
altro non è che una delle funzioni del bilancio come posto in essere), e, in secundis, uno
strumento di gestione degli obiettivi sportivi.
1.2 Il calcio e le sue dimensioni
Il termine calcio ingloba in sé un fenomeno a connotazione sociale, sportiva ed
economica, come è stato accennato prima. Questi aspetti sono notevolmente collegati tra
loro e la loro interdipendenza è determinante per il conseguimento degli obiettivi
sportivi ed economici, imprescindibilmente correlati tra loro nel caso di una società di
calcio professionistico.
La dimensione sportiva è affiancata agli obiettivi prettamente agonistici e competitivi
individuati dal management e costituiti da un ottimale piazzamento in classifica, e, di
conseguenza, di vittorie di titolo o passaggio in categorie maggiori, vittorie di trofei o
tornei, a livello nazionale ed internazionale, incremento del valore in borsa (nel caso
delle società calcistiche quotate).
5 Report Calcio 2019 di PwC.
11
La dimensione sociale fa riferimento ai valori di cui si è parlato prima: valori umani e
sociali, spirito di sacrificio, senso di appartenenza, rispetto e così via. Allargando però il
raggio d’azione, l’aspetto sociale intacca lo spirito della community, dei club sportivi,
della promozione della città per il supporto alla squadra di rappresentanza.
Infine, la dimensione economica si fonda sul piano delle regole aziendali definite da una
visione manageriale ed imprenditoriale che punta a performance ottimali, in linea ai
differenti livelli reddituale, finanziario e patrimoniale, catturate dal bilancio di esercizio.
Si può facilmente intuire come le tre dimensioni siano strettamente correlate tra loro.
Un risultato sportivo di rilievo ha chiari benefici economici, che si riflettono in maggiori
ricavi derivanti da diritti televisivi o dalla vendita di magliette, ma anche benefici
sociali, legati all’espansione della community di supporters. E ancora, i risultati
economici e l’apporto di capitale da parte degli investitori generati dalla dimensione
economica sono delicatamente collegati con la dimensione sportiva e, di riflesso, con il
raggiungimento degli obiettivi predetti.
Non bisogna però dimenticare che il calcio è comunque un gioco di squadra, o più in
generale un gioco, e come tale è soggetto alle regole della causalità,
dell’imprevedibilità. Motivo per cui le interrelazioni tra le dimensioni sono rilevanti e
affidabili ma possono anche rispecchiare successi sportivi non preventivabili, ecco
alcuni esempi:
a) Hellas Verona vince il campionato italiano di Seria A nella stagione 1984/85
con una squadra composta da appena 17 giocatori e uno staff tecnico di due,
allenatore e vice;
b) Calais, squadra francese militante nella quarta divisione, arriva finalista alla
Coupe de France nel 2000, con una rosa composta da semplici operai e precari
del pallone;
c) Leicester City diventa campione in Premier League nella stagione 2014/15,
compiendo un miracolo sportivo per il calcio inglese e causando non pochi
rumors.
12
Di contro, un’eventuale crisi economica causata da molteplici insuccessi sportivi
potrebbe sfociare in un fallimento di un club sportivo: questo è il caso del Parma Calcio
nella stagione 2014/15, che fu dichiarato fallito a causa della disastrosa situazione
economica in cui versava, pari a più di 75 milioni di euro di debiti.
Ciò dimostra che il conseguimento dei risultati sportivi dipende senza dubbio dalle
dimensioni sopracitate, ma comunque è influenzato da una minima percentuale di
incertezza. Motivo per cui sembra necessario attivare dei processi di rendicontazione
sociale, oltre che economica e finanziaria, tali che possano trasmettere alla comunità la
situazione effettiva in cui versa la società.6
In conclusione, si ricorda che alcuni studiosi affiancano al calcio anche un’altra
dimensione, quella etica7
, la quale è facilmente generalizzabile nella vita di ogni essere
umano, in quanto ognuno di noi dovrebbe seguire tendenzialmente un codice etico.
Nel caso specifico del calcio, si lega il comportamento etico e corretto da assumere in
qualsiasi competizione sportiva nel rispetto delle regole “umane” che stanno alla base
della vita sociale.
Tale comportamento etico è assodato dal Codice Europeo di Etica Sportiva8
, il quale
afferma che i Governi sono responsabili dell’incoraggiamento e del sostegno di quelle
organizzazione e/o persone che dimostrano sani principi etici nell’attività sportiva
svolta.
A conferma di ciò, tutti i tesserati delle Federazioni Sportive ed i soggetti legati
all’ordinamento sportivo devono osservare il Codice di Comportamento Sportivo,
approvato dal Consiglio Nazionale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, la cui
violazione implica un grave inadempimento causa di sanzioni.
In tal modo, è come se l’etica assumesse un ruolo novello nel mondo, nonostante sia
sempre esistita come concetto e il sano e corretto comportamento non dovesse
appartenere ad ognuno di noi a prescindere dal contesto socio-sportivo di riferimento.
6
Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 1.
7
Il calcio tra sport e impresa: valori etico–filosofici e economico–aziendali a confronto, G. M.
Ciampaglia, E. Demarchi, 2014, cap. 1.
8Venne approvato nel 1992 dai Ministri Europei dello Sport.
13
1.3 La connotazione economica del calcio
Il settore calcistico professionistico, o più in generale quello sportivo, assume una serie
di elementi che lo caratterizzano e lo differenziano dagli altri settori, che possono essere
sintetizzati così:
a. passione e forte senso di appartenenza;
b. paradosso competitivo;
c. aleatorietà del risultato sportivo.
È chiaro che il primo elemento riflette un legame affettivo insito tra il rapporto del
tifoso e la squadra del cuore. Il tifoso è il primo vero cliente della società calcistica,
colui a cui si rivolge con un’offerta di prodotto dettagliata e mirata alla valorizzazione
dello spettacolo sportivo.
Il club tende a curare sempre più questo amore incondizionato del tifoso nei confronti
della squadra calcistica, operando con differenti attività promozionali, soprattutto rivolte
ai bambini, considerando che nella fascia d’età tra i 5 e i 10 anni si forma la cosiddetta
fede sportiva.
Il tifoso, inoltre, rappresenta un vero e proprio ritorno economico, motivo per cui si
possono instaurare varie relazioni tra tifoso e squadra:
1. Incassi al botteghino: i ricavi derivanti da ticketing tendono ad aumentare per
quelle squadre che hanno un seguito molto ampio, anche internazionale;
2. Valorizzazioni dei diritti tv: maggiori sono le competizioni in cui è tenuta a
partecipare la squadra, maggiore sarà il ritorno dalla ripartizione dei diritti
televisivi se il bacino di tifosi è esteso;
3. Royalties merchandising/licensing: un’utenza di tifosi diffusa permette di
remunerare più royalty mediante la vendita di prodotti ufficiali quali maglie,
orologi, tazze e gadget vari, aumentando anche il valore associato al brand;
4. Ricavi da sponsorizzazioni: da queste derivano le entrate di nuove risorse
finanziarie per il club, ed anche in questo caso, maggiore è il numero di tifosi
14
colpiti dallo sponsor maggiore sarà il rientro in termini di visibilità e di
potenziali nuovi clienti.
Un altro elemento caratterizzante l’industria sportiva è il paradosso competitivo.
Generalmente, si afferma che più forti sono i competitor in un mercato, minore è il
livello di attrattività di quel business. La pressione competitiva rende più difficile la
sopravvivenza di un’impresa, dato che le quote di un competitor vanno a discapito della
propria possibilità di ingresso nel mercato. In contesti del genere, la situazione di
monopolio è la migliore per un’impresa, senza concorrenti non soffre nessuna pressione.
Considerando questa logica, il calcio rappresenta un mondo separato a causa della
presenza del cosiddetto paradosso competitivo: lo spettacolo sportivo non può svolgersi
se non in presenza dei diretti concorrenti. Un singolo match calcistico (o i mondiali di
scherma) non potrebbero avere luogo senza un avversario.
La logica del paradosso competitivo è importante, soprattutto all’interno delle
competizioni nazionali.
Ad esempio, potrebbe convenire ridurre il numero delle squadre partecipanti alla Serie
A per favorire i club italiani impegnati nelle competizioni UEFA o per offrire maggiore
visibilità anche ai club minori. Ciò è quanto si è verificato in questa stagione con il
campionato di Serie B, dopo la riforma approvata dalla FIGC, al fine di aumentare il
tasso di competitività e rendere più succulenta la fetta degli introiti derivanti dai diritti tv
per ogni club.9
Alla luce di quanto definito, il valore di un evento che rappresenta un prodotto aumenta
in seguito a due fattori:
- quanto più forte è l’avversario che compartecipa alla produzione dell’evento;
- quanto maggiore è l’equilibrio tra i club che disputano l’evento.
9 Di recente, il Consiglio Federale della FIGC ha deliberato una modifica regolamentare concedendo alle
leghe la possibilità di decidere autonomamente il numero di squadre per ogni Serie, concordandosi con le
altre per la gestione delle promozioni e delle retrocessioni.
15
Nello sport calcistico, dunque, più forte è l’avversario con cui mi confronto, maggiore
sarà il valore attribuito allo spettacolo sportivo, grazie al maggior pubblico che riesce ad
attrarre.
Infine, l’incertezza del risultato determina maggiormente la valenza del paradosso
competitivo.
Un forte equilibrio competitivo nel mercato, indipendentemente dalla tipologia di
contesto, comporta benefici incerti per i consumatori e discreti margini di profitti per le
imprese.
Nel mondo sportivo, però, questa regola non vale: lo spettacolo sportivo ed il suo valore
intrinseco aumenta tanto più è alto l’equilibrio nella competizione.
Questa nozione è fortemente congiunta con l’aleatorietà del risultato sportivo.
L’equilibrio competitivo tende sempre ad essere mantenuto dai manager delle leghe ai
fini di un coinvolgimento più alto possibile del pubblico. Il seguente indirizzo implica
delle conseguenze legate alla redistribuzione delle risorse che possono rendere la
competizione sbilanciata e favorire i grandi club rispetto ai piccoli, in base proprio alla
disponibilità di risorse maggiori, oltre a rispecchiare la diversità di ampiezza del
corrispettivo pubblico.
Si parla di meccanismi di competitive balance che nella totalità generale sono difficili
da applicare appieno in quanto il mondo del calcio dipende da troppi fattori.
Ogni campionato europeo assume un’attrattività più o meno elevata sulla base dei club
titolati che vi partecipano. Questi club ricevono risorse maggiori rispetto alle squadre
minori sulla base del loro andamento a livello nazionale ed internazionale. In più, i
meccanismi di retrocessione e promozione non consentono una redistribuzione
omogenea, appunto, di risorse tra tutti i club partecipanti ai singoli campionati
(redistribuzione omogenea possibile nel caso in cui le squadre non cambiassero come
avviene nel campionato americano dell’NBA).
L’interesse ad una omogeneità delle risorse distribuite non collimerebbe con l’attrazione
di mantenere il prestigio del nostro calcio a livello europeo e confluirebbe in una
situazione di stallo e meno competitiva.
16
Tutto ciò giustifica le regole predette intrinseche nel mondo del calcio, senza possibilità
di muovere eccessivamente l’ago della bilancia e rendere “normale” un mercato che non
ha modo di seguire le regole standard dell’economia e che dipende da innumerevoli
fattori: eventi soprannaturali non controllabili (una tempesta durante lo svolgimento di
un match che porta alla sospensione), condizioni fisiche e mentali del giocatore (un
infortunio decisivo potrebbe compromettere l’andamento del club), probabilità minima
della vittoria del club minore10
sul favorito.11
1.4 I modelli di gestione dei club calcistici
Al fine di facilitare i rapporti tra le performance economiche e sportive, è conveniente
considerare le differenze tra i modelli gestionali dei grandi club e quelli dei piccoli club.
Condizioni favorevoli di base, capacità di sfruttamento delle opportunità in commercio,
vasto pubblico di seguaci, maggiori risorse finanziarie per allargare la rosa e renderla
più competitiva rappresentano alcune delle peculiarità che definiscono un grande club,
grazie alle quali è capace di attrarre nuove risorse finanziarie.
Di contro, è evidente come un piccolo club non abbia la stessa disponibilità economica
del sopracitato e, dunque, la base da cui partire è costituita dalla selezione dei giovani
talenti del vivaio12
o dal loro prelievo da serie minori, supportata da una strategia ben
definita e magari dalla presenza di un ridotto staff tecnico ma con la guida di un
allenatore esperto.
10 Un esempio clamoroso di quanto detto è rappresentato dall’eliminazione del Real Madrid ai danni
dell’Ajax (i blancos furono battuti in casa 4-1) nell’ultima edizione della UEFA Champions League
(2018/19).
11 Evoluzione dei modelli di business delle società di calcio professionistiche con l’introduzione del
Financial Fair Play, V. Orlando, 2018, cap. 2.
12 Il termine vivaio in ambito sportivo è inteso come settore giovanile, un cosiddetto centro di
addestramento dei giovani col fine di trasferire i più talentuosi nella squadra di prima categoria.
17
Alla luce di quanto esposto, è chiaro che le società di calcio professionistiche rientrano
nelle categorie di aziende profit, con una regolamentazione differente sulla base del
settore specifico di riferimento: possono assumere lo status di S.p.A. o s.r.l. e subiscono
le norme in merito alla liquidazione ed al fallimento, ma le loro performance aziendali
sono estremamente collegate a quelle di gioco, al successo o insuccesso sportivo.
Posta la valenza del football club come azienda profit, l’evoluzione del calcio da
semplice sport a business ha permesso di identificare un’impronta significativa nel
modello di business italiano ed europeo in contrapposizione a quello americano.
Si è notato che la scarsa preoccupazione per i risultati economici-finanziari e la ricerca
continua del successo sportivo hanno definito la linea di demarcazione tra i club europei
e quelli americani (soprattutto del Nord America), che prediligono una struttura
focalizzata alla massimizzazione del profitto.
Da qui, nasce la differenza tra le due filosofie che caratterizzano la gestione di un club:
si distinguono i club profit oriented da quelli utility oriented, in cui i primi (come è
facile intuire) concentrano la loro attività verso la massimizzazione del profitto (profit
maximizing), e i secondi preferiscono massimizzare l’utilità (win maximizing), anche in
assenza di profitto.13
Lo sport americano come l’NBA incarna il modello dei club profit oriented che punta ad
aumentare sempre più, o comunque a rendere positivo, il gap tra ricavi e costi totali. Le
società europee, invece, puntano alla massimizzazione dell’utilità, producendo più
facilmente perdite, per niente lievi e temporanee. I grandi club europei (Barcellona, Real
Madrid, Manchester United, Juventus, Milan, PSG) definiscono il loro successo su
fattori quali il ranking UEFA, la popolarità del club, le vittorie dei titoli, il tasso di
partecipazione dei tifosi, e così via.14
13Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 1.
14Ai già menzionati profili di business dei club alcuni studiosi affiancano dei modelli:
- il modello di Scully (1989) specifica la massimizzazione del profitto, analizzando graficamente e
matematicamente la relazione tra prezzo dei biglietti, partecipazione dei tifosi, profitto e
percentuale di vincite; Scully afferma che il club punta al profitto e i supporters danno valore alla
vincita di un titolo nazionale e/o internazionale;
18
1.5 Un tuffo nel passato: dai sodalizi sportivi alle società di calcio quotate
in Borsa
Originariamente, le società calcistiche nascevano in rappresentanza di un gruppo di
persone dedite all’attività sportiva, con lo scopo principale di divertirsi e far divertire,
senza attribuire troppo peso alla possibilità di lucro derivante da tale attività.
Nel 1855, alcuni studenti inglesi, che praticavano tale sport, fondarono il primo club al
mondo, lo Sheffield Club, e appena otto anni dopo, a Londra, nella Taverna dei Liberi
Muratori, furono stabilite e scritte le regole del calcio moderno. In poco meno di un
ventennio, tramite gli emigranti britannici, il calcio ebbe una grande diffusione in
Europa e in America.
I primi riscontri in Italia risalgono al 1892, quando venne fondato il Genoa Cricket and
Athletic Club, e appena sei anni dopo venne creata la Federazione Italiana del Football
(FIF), poi rinominata nell’attuale Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC),
inizialmente addetta esclusivamente ad organizzare il campionato, il primo torneo
ufficiale, composto da una sola partita (vinto dallo stesso Genoa Cricket).
Nel 1904, le varie federazioni presenti nel mondo costituirono la Fédération
Internationale de Football Association (FIFA), che inizialmente si occupava di
predisporre regole e indicazioni per l’organizzazione dei vari campionati nazionali; a
seguito della costituzione della FIFA iniziano anche le prime ramificazioni da tale
organismo, in primis, nel 1954, con la costituzione della Union Européenne des
Associations de Football (UEFA), addetta ad organizzare le competizioni
internazionali per le squadre europee.15
- il modello di Sloane (1971), invece, si focalizza sul proprietario del club, la cui utilità è funzione
del successo sportivo, della percentuale di vincite, della solidità finanziaria, della partecipazione
dei tifosi e del margine di profitto; la massimizzazione dell’utilità, intesa come obiettivo del club,
è condizionata dal raggiungimento di un profitto minimo. [Economia e sport, A. M. Ciarrapico,
2010, cap. 3]
15 Evoluzione dei modelli di business delle società di calcio professionistiche con l’introduzione del
Financial Fair Play, V. Orlando, 2018, cap. 1.
19
In Italia, fino alla prima metà degli anni Novanta, il sistema calcio verteva nella
seguente situazione:
❏ tutti i sodalizi sportivi che erano affiliati alla FIGC venivano definiti con la
nozione di associazione non riconosciuta;
❏ l’apporto finanziario era garantito dai praticanti che contribuivano agli oneri
sociali con versamenti personali;
❏ in relazione al bilancio d’esercizio, non vi era alcun obbligo normativo: alle
società bastava redigere un documento simile all’attuale rendiconto finanziario,
impostato seguendo un principio di cassa, con l’esclusione degli elementi attivi
non monetari di gestione (si pensi ai costi di acquisto delle prestazioni degli
sportivi) e dei componenti negativi non monetari di reddito (ad esempio,
l’ammortamento degli oneri a carattere pluriennale).
La trasformazione da struttura associazionistica a società vera e propria, dunque, fu
necessaria: nel 1966, la FIGC determinò, con una Delibera del Consiglio Federale, lo
scioglimento degli organi direttivi delle associazioni calcistiche e nominò un
commissario straordinario al fine di liquidare i menzionati sodalizi e ricostruire gli stessi
nella forma giuridica della società per azioni.
In altre parole, la FIGC impose il vincolo della forma giuridica di società per azioni o
società a responsabilità limitata per chi volesse iscriversi ai campionati professionistici,
precisando però il divieto di lucro soggettivo. Tale divieto ammetteva la possibilità di
destinare eventuali utili esclusivamente ad attività di carattere sportivo.
Soffermandosi su questo divieto, si evince che imponeva non poche problematiche ad
una sana gestione imprenditoriale, nonostante le novità introdotte, e ciò fu causa di
conseguenze negative nei processi interni dei club.
La Legge 23 marzo 1981 n. 91 diede un po’ di respiro alla situazione di equilibrio
precario (o quasi assente) nel calcio italiano. La suddetta intaccò i seguenti punti:
➔ il rapporto di lavoro sportivo viene inserito nell’ambito del rapporto di lavoro
subordinato;
20
➔ abolizione del vincolo sportivo, con la concessione al calciatore professionista di
stipulare un nuovo contratto alla scadenza di quello in essere con la propria
società in relazione ad un altro club, a condizione del riconoscimento di
un’indennità di preparazione e promozione, a beneficio del club cedente;
➔ il profilo della società sportiva venne collocato in quello delle società di capitali;
➔ alla Federazione, a cui il club si affiliava, vennero confermati pieni poteri di
controllo, e, in particolare, tale Federazione controllava la gestione delle società
sportive ed approvava le delibere delle società inerenti l’amministrazione
straordinaria (ad esempio, esposizioni finanziarie o acquisti e vendite di
immobili);
➔ la conferma dell’assenza di fine di lucro.16
Inizia così a delinearsi un quadro più aziendalista per le società calcistiche.
Alla fine degli anni Novanta, il mondo del calcio subì una vera e propria una rivoluzione
normativa che lo cambiò drasticamente.
Nel 1995, si verificarono due shock esterni che cambiarono gli equilibri in gioco fino a
quel tempo:
1. la famosa Sentenza Bosman (Sentenza C415/93 del 15 dicembre 1995);
2. l’introduzione della pay tv/pay per view.
La decisione giuridica sportiva ebbe un impatto inaspettato. Originò da una citazione
per danni da parte del calciatore belga Jean Marc Bosman contro la propria squadra, FC
Liegi, in risposta alle accuse ricevute di inibizione del club per il trasferimento al
Dunkerque. Il Liegi si era rifiutato di concedere il trasferimento a Bosman, data la
scarsa entità dell’indennità di preparazione e promozione concessa dal Dunkerque, e
aveva costretto Bosman a restare in rosa con contratto scaduto ma senza poter giocare.
La sentenza assunta dalla Corte di Giustizia Europea diede la possibilità ai calciatori
professionisti europei di trasferirsi da un club all’altro alla scadenza del proprio
16Le società di calcio professionistiche nella prospettiva dell’economia d’azienda: modelli di bilancio e
valore economico, L. Gelmini, 2014, cap. 1.
21
contratto. Nello specifico, si stabiliva che, al termine del contratto, il giocatore è libero
di concluderne uno nuovo con una società diversa (o con la stessa) senza il pagamento
di alcuna indennità per usufruire delle prestazioni sportive del giocatore.
I Paesi Europei, incluso il nostro, iniziarono a muoversi verso un’evoluzione calcistica
approvando provvedimenti simili e aprendo finalmente la porta al calcio moderno.
Questo processo di crescita avanzò ancor più velocemente con la conversione da
spettacolo televisivo a format televisivo.
Infatti, negli anni ‘90, il Parlamento italiano deliberò la Legge Mammì (Legge 6 agosto
1990, n. 223) in relazione alla regolamentazione del settore televisivo. Il connubio tra
mondo sportivo e tv comportò un ammontare di denaro esorbitante che accrebbe ancor
di più il nuovo business. Nonostante tale incremento, diretta conseguenza di nuove fonti
di ricavo per le società, gli incassi al botteghino diminuirono, spingendo il tifoso a
restare a casa piuttosto che godersi il match sulla sedia dello stadio.
La rivoluzione degli anni ‘90 causò, quindi, non pochi cambiamenti, al punto che la
ricerca del successo sportivo, combinata alla libertà di trasferimento dettata dalla
sentenza Bosman, spinse la maggior parte dei club a lottare per la conquista degli atleti
più talentuosi e sperperare gli introiti derivanti dai diritti tv e da altri ricavi, creando un
circolo virtuoso di acquisti e vendite delle prestazioni sportive di singoli calciatori a
cifre alquanto elevate.17
L’innesco di questa nuova macchina comportò un innalzamento dei costi per i club e,
conseguentemente, perdite più elevate, sulla base delle nuove logiche del business del
calcio e sulla filosofia su cui vertono i club europei.
Un ulteriore cambiamento rilevante merita un accenno: nel 1997 si approvò un nuovo
regolamento che permise l’ammissione nel mercato azionario, con la riduzione di
17
Dal 2009 ad oggi, sono stati effettuati i trasferimenti di giocatori più onerosi della storia del calcio, che
di anno in anno sono aumentati. Il primo fu Cristiano Ronaldo, che passò dal Manchester United al Real
Madrid per 94 milioni di euro, nel 2009 (lo stesso Ronaldo è stato acquistato dalla Juventus per ben 100
milioni di euro l’estate scorsa). Qualche anno dopo, toccò alla Juventus con la cessione di Paul Pogba per
105 milioni di euro al Manchester United, per poi giungere al 2017 all’acquisto più oneroso (ad oggi)
nella storia del calcio: il PSG acquistò Neymar da Santos pagando 222 milioni di euro al Barcellona.
22
alcuni vincoli.18
Nello specifico, venne eliminato l’obbligo di presentazione degli ultimi
tre bilanci in utile, quasi impraticabile in base a quanto definito prima.
Ai fini dell’ingresso nel mercato borsistico e della permanenza in esso, il club sportivo
doveva dimostrare che gli assetti organizzativi e patrimoniali fossero in grado di
garantire ricavi sicuri nel tempo e che smussassero l’aleatorietà dei ricavi legati ai
risultati sportivi.
Ad oggi, sono solo tre le società di calcio italiane che hanno aderito alla quotazione in
borsa, Lazio (1998), Roma (2000) e Juventus (2001).19
Proseguendo nell’evoluzione storica, le perdite innegabili, causate dai pesanti debiti per
l’acquisto dei calciatori e dalla loro remunerazione e peggiorate dai mancati ricavi
commerciali del botteghino, videro costretti i proprietari dei club a coprirle con il
patrimonio personale ogni anno.
Era evidente come le normative fin qui esposte non fossero sufficienti a rimuovere o
smussare la situazione del calcio italiano e proprio per questo si giunse alle porte degli
anni 2000 ad una ulteriore legge che cambiò specifiche di rilievo.
Nel ‘96 fu emanata la Legge n. 586 del 18 novembre del 199620
, che modificò in
maniera radicale la vecchia Legge 91/81. Ecco i mutamenti apportati dalla seguente
normativa:
● abrogazione dell’indennità di preparazione e promozione, a cui venne sostituita
in parte con la possibilità di prevedere un premio di addestramento e formazione
tecnica per la società sportiva presso la quale il giocatore aveva svolto la sua
ultima prestazione sportiva; tale premio sarebbe stato esente ai fini IVA e non
avrebbe determinato il reddito delle società sportive in cui l’atleta aveva
militato;
● per tutte le tipologie di società, imposizione della nomina del collegio sindacale;
18Riforma Draghi del 1997.
19
Evoluzione dei modelli di business delle società di calcio professionistiche con l’introduzione del
20
Le società di calcio professionistiche nella prospettiva dell’economia d’azienda: modelli di bilancio e
valore economico, L. Gelmini, 2014, cap. 1.
23
● specifico e definito oggetto sociale della società sportiva che può svolgere
esclusivamente attività sportive ed altre comunque connesse e strumentali ad
esse;
● eliminazione del divieto di lucro con specificazioni precise: era lecito il lucro
soggettivo dell’imprenditore, seguendo l’obbligo di prevedere che “una quota
parte degli utili, non inferiore al 10%, sia destinata a scuole giovanili di
addestramento e formazione tecnico-sportiva “.
Tale normativa rappresenta, ad oggi, l’ultima che colpisce in maniera organica le società
sportive21
e che segna definitivamente l’effettivo passaggio del mondo del calcio ad un
sistema business oriented, oltre che al risultato sportivo, alla generazione di ricavi.
Se da un lato, tale riforma confermò un raggio d’azione più ampio e meno limiti per le
società calcistiche, dall’altro spianava la strada ad una manipolazione dei dati contabili
più lampante che si manifestava con un incremento della rilevanza dei diritti televisivi e
con un appesantimento dei valori dei cartellini dei giocatori e strategie contabili fittizie
per ridurre le svalutazioni dei diritti alle prestazioni sportive.
Si cercò di rimediare a tale situazione con il cosiddetto Decreto Salva Calcio22
(Legge
n. 27 del 21 febbraio 2003) incentrato sulla gestione e su alcuni aspetti contabili relativi
alla valutazione dei diritti alle prestazioni sportive.
In codesto scenario, onde evitare una problematica “valutativa”, il decreto salva calcio
diede la possibilità alle società di calcio professionistiche di distribuire, in un periodo
temporale di dieci anni, le svalutazioni dei diritti delle prestazioni sportive, superando la
21
Si noti che sull’andamento gestionale ed economico-finanziario delle società professionistiche in Italia inficiano:
a) le Norme Organizzative Interne della FIGC;
b) la normativa UEFA, a livello comunitario, intensificando la propria attività regolamentare nell’ultimo
ventennio con le cosiddette licenze UEFA e il Financial Fair Play.
Di entrambi si parlerà nel Capitolo II.
22
Le società di calcio professionistiche nella prospettiva dell’economia d’azienda: modelli di bilancio e
valore economico, L. Gelmini, 2014
24
loro rendicontazione (e dunque il loro peso effettivo) nell’esercizio di riferimento come
imposto dal Codice civile e dai principi nazionali ed internazionali.
Appare evidente come tale normativa fu emessa a salvaguardia (da qui il nome salva
calcio) delle situazioni economiche negative che si stavano creando o si sarebbero create
a breve in termini di impatto dei suddetti valori in bilancio, cercando di arginare le
conseguenze sfavorevoli ad una situazione economica-finanziaria, sulla carta,
imbarazzante per l’Italia. A livello comunitario però non vi furono ovazioni: il nuovo
decreto, come accennato prima, infrangeva le norme vigenti alla base della redazione
del bilancio e comportò due procedure di infrazione emesse contro il nostro paese.
Infine, è opportuno sintetizzare il recente decreto emanato che intacca parzialmente e
positivamente le società di calcio italiane: il Decreto-legge n. 34/201923
(decreto
crescita) prevede una riduzione delle tasse sugli stipendi dei calciatori provenienti
dall’estero, purché vi abbiano vissuto almeno due anni, per tutti i contratti firmati dall’1
luglio 2019.24
Dopo aver analizzato il quadro economico-normativo del mondo del calcio italiano, ed
in parte europeo, è possibile addentrarci nei meandri della complessa normativa
contabile di riferimento.
23“La legge che sta aiutando le squadre di calcio italiane a comprare giocatori dall’estero”, ilpost.it.
24 Si precisa che il seguente decreto è indirizzato a tutti i lavoratori, al fine del “rientro dei cervelli” in
Italia.
25
Capitolo II
Il bilancio delle società di calcio professionistiche
___
2.1 Profili economici-aziendali delle società di calcio: gli stakeholders
Il bilancio d’esercizio rappresenta, per la società di calcio professionistiche (in particolar
modo per le utility oriented), lo strumento fondamentale di informazione ed
interpretazione dei valori iscritti ai fini della messa in chiaro della gestione aziendale,
per tutte le categorie di stakeholders, oltre ad essere uno strumento atto al controllo della
gestione, come visto prima.
In relazione agli stakeholders, ci rientrano soggetti di natura pubblica, privata e
collettiva, portatori di interessi economici e non, differenti tra loro. Tra i soggetti di
natura pubblica, si ricordano le federazioni sportive (sopra menzionate) le quali hanno il
compito di controllare il contenuto del bilancio d’esercizio onde evitare uno squilibrio
economico-finanziario delle società sportive.
Nello specifico, gli stakeholders prettamente economici sono raffigurati dai soggetti
conferenti capitale di rischio o capitale di credito, dal management, dai calciatori, dai
fornitori, dai lavoratori dipendenti ed autonomi, dalle società pubblicitarie, dal pubblico
da stadio, dalle amministrazioni pubbliche e dalle leghe sportive. Tutti questi soggetti si
basano economicamente sulle informazioni desumibili dal bilancio per definire un
giudizio economico-finanziario sul club sportivo, o, ad esempio, per verificare la
capacità di questo di assolvere ai propri adempimenti alla scadenza.
Sull’altra faccia della medaglia si individuano i portatori di interessi prettamente non
economici: i supporters vincolati alla squadra per la cosiddetta fede calcistica, i giovani
calciatori delle scuole calcio che ammirano gli idoli sul campo e sognano di diventare
come loro, la comunità che segue il prestigio nazionale e lo sport per un senso spiccato
di patriottismo.
26
Non si può fare a meno di notare l’esistente dualità tra le due categorie, definita
dell’interesse economico e remunerativo dei primi e l’amore per il calcio dei secondi,
che ha portato (e probabilmente porterà sempre) a discordanze tra le due categorie di
stakeholders.
Appare possibile, dunque, la suddivisione tra la performance economica-finanziaria e la
performance meta-economica, in quella globale d’impresa di un club sportivo. La
seconda si confà al rapporto tra i risultati meta-economici, intesi come i risultati non
economici (la fama sociale) e quelli economici (le remunerazioni per i conferimenti di
capitale di rischio), e le risorse meta-economiche impiegate dall’azienda.
Tale bipartizione risulta essere perfettamente in linea con l’orientamento utility dei club
italiani sopraesposto, ergo al conseguimento di un profitto minimo per raggiungere il
successo sportivo massimo.
Sulla base di tali osservazioni, il bilancio d’esercizio incarna il duplice ruolo di
strumento d’informazione, per tutti gli stakeholders predetti, e di strumento di controllo
dei risultati da parte degli organi di vigilanza delle federazioni sportive esterne e del
management interno.
Infatti, si ricorda che tra gli stakeholders portatori di interessi non prettamente
economici assume un ruolo rilevante la FIGC che ha designato un apposito organo di
controllo denominato Commissione di vigilanza sulle società di calcio
professionistiche (Covisoc), il quale si occupa del controllo economico, finanziario e
patrimoniale delle società di calcio.
Tutto ciò si lega perfettamente alla peculiarità dei club sportivi delineata dalla difficoltà
di mantenere un equilibrio economico-finanziario con facilità, posto che, a differenze
delle aziende commerciali tipiche, tale contesto implica una mole di costi maggiore
rispetto ai ricavi e, di conseguenza, anche una maggiore attenzione alle informazioni
inserite in bilancio.
Infatti, per le società sportive quotate in borsa, la Consob25
ha emanato delle
raccomandazioni (le sopra citate) in relazione ad informazioni contabili periodiche e ad
25Commissione Nazionale per le Società e la Borsa.
27
eventuali fatti rilevanti tipici dei club quotati, al fine di proporre agli investitori
maggiori dettagli in vista delle loro mosse.26
2.2 Il sistema istituzionale di riferimento
In Italia, il sistema dei controlli delle società di calcio professionistiche è costituito
essenzialmente dalla FIGC.
All’interno del complicato sistema istituzionale che ruota attorno al mondo del calcio,
tale Federazione rappresenta il cardine per l’affiliazione delle società sportive ed è
connessa con il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), a livello nazionale.
Mentre, è inserita come partecipante negli organi della UEFA e della FIFA, a livello
internazionale.
La normativa di riferimento della FIGC, che devono seguire le società sportive italiane,
è illustrata dalle Norme Organizzative Interne (NOIF), emanate dal Consiglio
Federale in base alle modalità definite dallo statuto della stessa FIGC, tra cui particolare
importanza assumono il Piano dei conti unificato e le Raccomandazioni Contabili.
Il piano internazionale, invece, porta le società sportive a seguire, dal 1999, il Manuale
delle Licenze UEFA e, dal 2010, la Regolamentazione in materia di Financial Fair
Play.
Lo scopo di queste disposizioni in ambito di contabilità, bilancio, rendiconto finanziario
e budget, emanate da FIGC e UEFA, si basa sul bisogno di omogeneizzare le prassi
contabili a cui i club devono fare riferimento e a monitorare e controllare i rendimenti
economici e finanziari della gestione, sia su un piano nazionale sia su un piano
internazionale.
Nello specifico, si possono introdurre dei dettagli inerenti alcuni dei sopracitati
regolamenti:
26Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2.
28
A. il Piano dei conti unificato e le Raccomandazioni Contabili della FIGC
rappresentano il punto di incontro tra la normativa civilistica in materia di
bilancio d’esercizio e la prassi federale contabile, ai fini di una rappresentazione
chiara, veritiera e corretta della situazione economica, finanziaria e patrimoniale
(art. 2434 c.c.) e anche a salvaguardia della omogeneità e confrontabilità dei dati
di bilancio in conseguenza dei controlli di gestione;
B. il Financial Fair Play, inteso a livello europeo e nazionale, individua lo
strumento tecnico diretto ad assicurare la stabilità dei club europei, sui vari
aspetti gestionale, economico, patrimoniale e finanziario.
Per i club sportivi, la regolamentazione da attenzionare in materia di bilancio d’esercizio
abbraccia sia le norme civilistiche ed i relativi principi contabili sia le norme federali,
legate al rapporto di affiliazione della squadra alla federazione.
La funzione informativa del bilancio, dunque, è influenzata da queste due sfere e dai
seguenti elementi:
a) lo spettacolo sportivo rappresenta il prodotto offerto;
b) le operazioni di gestione presentano una peculiarità specifica rispetto le altre
società;
c) la prestazione sportiva dei calciatori costituisce il fattore produttivo impiegato.
Tali fattori portano ad una spiegazione più dettagliata di alcune specifiche voci di
bilancio del business model dei club sportivi, in riferimento alle due sfere
regolamentative prima delineate.
Le normative di riferimento presentano una distinzione tra società quotate e non, più che
lecita: recenti aggiornamenti27
hanno permesso alle seconde di poter scegliere tra i
principi contabili internazionali e quelli nazionali (ergo la normativa civilistica) per la
redazione del bilancio d’esercizio. Tale possibilità di scelta ha posto l’attenzione sul
criterio di valutazione dei diritti pluriennali delle prestazioni sportive in base al criterio
27Si fa riferimento alla legge 11 agosto 2014 n. 116.
29
del fair value (IAS28
) e non al costo29
(Codice civile), in quanto maggiormente
rappresentativo del valore di mercato.
Inoltre, di forte impatto sul bilancio d’esercizio ha avuto anche il d.lgs. n. 139 del 18
agosto 2015 (decreto bilanci), che ha delineato le modalità dell’adeguamento della
disciplina codicistica della Direttiva 2013/34/UE.30
2.3 Le società di calcio professionistiche e il bilancio d’esercizio
Nelle società di calcio professionistiche, la scomposizione della vita aziendale in periodi
di gestione di durata annuale si allinea perfettamente alle stagioni sportive, che
rappresentano la peculiarità del business model calcistico.
Il prodotto calcio relativo ad una stagione sportiva è sempre distinguibile per ogni
singola stagione. In linea con ciò, il bilancio d’esercizio per i club calcistici individua la
ricchezza prodotta in ogni stagione.
Come noto, il bilancio d’esercizio costituisce il principale strumento di comunicazione
dei dati economici-finanziari della gestione d’azienda, ma, nel caso delle società di
calcio, l’informativa aziendale è riscontrabile in documenti o atti differenti dal bilancio,
quali ad esempio le interviste, gli articoli di giornale, le relazioni ufficiali del club o i
comunicati stampa.
In più, per le società di calcio professionistiche, il bilancio d’esercizio assurge
all’ulteriore funzione di partecipazione ai campionati e alla loro permanenza, in quanto,
come accennato precedentemente, la FIGC ha il compito di effettuare controlli di
gestione ed applicare eventuali provvedimenti al fine di assicurare l’equilibrio nelle
varie competizioni.
28International Accounting Standards, i principi contabili internazionali.
29
Nonostante l’introduzione di questa novità, la maggior parte dei club italiani valuta i diritti pluriennali
delle prestazioni dei giocatori al costo, come si vedrà nel Capitolo III nel caso specifico della Juventus F.
C.
30 Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 1.
30
Infatti, la società di calcio che vuole ottenere la licenza della FIGC, per affiliarsi e
gareggiare nella competizione, deve rispettare i principi di una corretta e sana gestione
economica e finanziaria dimostrata nei risultati presentati a bilancio.
L’entità e la composizione del capitale di funzionamento e del reddito d’esercizio
rappresentano il riflesso del raggiungimento di determinati risultati sportivi, solitamente
programmati dai club, che di conseguenza dipendono da eventi non controllabili al
cento per cento come l’esito di un match discriminato da un palo.
Chiaramente, anche la componente dei ricavi è fortemente legata alla performance della
squadra, ma non solo da questa, dipende anche dai concorrenti.
Si pensi al caso in cui l’esito di un match sia scontato, ad esempio una big italiana che
sfida una squadra di serie C in una fase iniziale della Coppa Italia. In casi del genere, la
ripartizione dei proventi diminuisce in base al livello di attrazione dello spettacolo
sportivo offerto (il prodotto calcio citato più volte) riducendo gli introiti derivanti da
stadio e la suddivisione dei ricavi provenienti dai diritti tv.
In qualunque altro mercato, la situazione di monopolio causata dalla debolezza dei
concorrenti aumenta i profitti. Nel calcio, invece, determina “perdite” confermando il
paradosso competitivo definito nel Capitolo I.
2.3.1. Il NOIF
Il bilancio d’esercizio per le società di calcio professionistiche è regolamentato all’art.
84 (Contabilità e bilancio) delle NOIF, che, in base agli aggiornamenti in vigore dal
2017, disciplina quanto segue:
a) la società deve tenere la contabilità osservando le norme di legge ed in
conformità al piano dei conti predisposto dalla Covisoc31
e approvato dal
Consiglio federale;
31Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche, è un organo tecnico-contabile della
FIGC.
31
b) le società associate nelle Leghe Professionistiche sono obbligate a depositare,
presso la Covisoc, il bilancio annuale redatto esclusivamente in forma ordinaria,
la relazione semestrale, e l’eventuale bilancio consolidato secondo quanto
previsto dal successivo art. 85;
c) il bilancio deve essere predisposto nel rispetto della vigente normativa civilistica
e sulla base dei principi contabili emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità,
utilizzando le raccomandazioni contabili FIGC, ovvero sulla base dei principi
contabili internazionali ove applicabili;
d) il bilancio delle società della Lega Nazionale Professionisti Serie A, Serie B e
Lega Pro deve essere sottoposto alla revisione di una società iscritta nel Registro
dei revisori legali presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze che abbia
svolto incarichi di revisione negli ultimi tre anni per società quotate o per società
di calcio professionistiche (per le società di Lega Pro l’obbligo decorre dal
bilancio o relazione semestrale chiusi al 31 dicembre 2017);
e) le società calcistiche che esercitano il controllo su una o più società devono
predisporre il bilancio consolidato, con riferimento alla struttura del gruppo del
quale la società calcistica è controllante. L’area di consolidamento32
del gruppo,
facente capo alla società calcistica, deve includere le società controllate, nonché
le società collegate e le altre società che generano ricavi e/o offrono servizi e/o
sostengono costi inerenti all’attività tipica della società calcistica.
32 L’art. 84 delle NOIF, al comma 7, specifica come segue: “Le società calcistiche che esercitano il
controllo su una o più società, ai sensi dell’art. 2359 del Codice civile, devono, altresì, predisporre il
bilancio consolidato, con riferimento alla struttura del gruppo del quale la società calcistica è controllante.
L’area di consolidamento del gruppo, facente capo alla società calcistica, deve includere le società
controllate, nonché le società collegate e le altre società che generano ricavi e/o offrono servizi e/o
sostengono costi inerenti all’attività tipica della società calcistica. Qualora un soggetto giuridico che
controlli direttamente o indirettamente la società calcistica, generi ricavi e/o offra servizi e/o sostenga
costi inerenti all’attività tipica della medesima società, nell’area di consolidamento dovrà essere incluso
anche tale soggetto.”
32
Da ciò si conferma come la federazione sportiva, in tema di bilancio, abbia previsto
degli adempimenti supplementari (l’aggiunta di un piano dei conti ne costituisce
l’esempio lampante), rispetto agli obblighi previsti dal Codice civile.33
2.3.2 I principi contabili nazionali ed internazionali a confronto
Come anticipato prima, la normativa di riferimento per le società di calcio è definita
dalle norme civilistiche, e dai principi contabili nazionali, e dalla regolamentazione
definita dalla FIGC. Inoltre, in base alla natura specifica della società (ad esempio, le
società quotate in borsa), si possono aggiungere a queste, o sostituire, normative
internazionali.
I principi contabili nazionali, originariamente emanati dal Consiglio Nazionale dei
Dottori Commercialisti e dal Consiglio Nazionale dei Ragionieri, dal 2001 ad oggi,
vengono rivisti ed emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità (OIC), e trovano
applicazione per tutte le società di capitali, ad eccezione di quelle che adottano i principi
contabili internazionali, in cui, dunque, vi rientrano anche le società di calcio
professionistiche.
Oltre la funzione di emanazione di tali principi contabile per la redazione dei bilanci, si
riconosce all’OIC la partecipazione al processo di elaborazione dei principi contabili
internazionali adottati in Europa, intrattenendo rapporti con l’International Accounting
Standards Board (IASB), con l’European Financial Reporting Advisory Group
(EFRAG) e con gli organismi contabili di altri paesi.
Le società di calcio professionistiche, in quanto società di capitali, sono soggette
all’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS, secondo le regole
previste dal Decreto Legislativo, n. 38, del 28 febbraio 2005 recante norme in tema di
«Esercizio delle opzioni previste dall’articolo 5 del regolamento (CE) n. 1606/2002 in
materia di principi contabili internazionali», il quale da un lato impone l’obbligatoria
33Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2.
33
applicazione degli IAS/IFRS per le società di calcio quotate in borsa (in Italia, quindi, le
tre definite al Capitolo I), e dall’altro ne consente l’adozione facoltativa sia per le
società rientranti nel perimetro di consolidamento, in qualità di consolidate o di
consolidanti, sia per quelle controllate da una società quotata in borsa (attualmente A.C.
Milan spa controllata da Fininvest spa).
Ad oggi, l’applicazione degli IAS/IFRS non va molto di moda, considerando che solo le
società quotate in borsa li adottano, talvolta non integralmente. In realtà, i club rientranti
nel gruppo delle società che possono adottare facoltativamente gli IAS/IFRS
costituiscono la maggioranza delle società sportive di Serie A e di Serie B, dal momento
che è possibile riscontrare che esse superano le soglie previste dall’art. 2435–bis del
Codice civile34
.
Limitazioni passate sono state abolite dando la possibilità a tutti i club che rientrano tra i
requisiti predetti di redigere il bilancio usufruendo dei principi contabili internazionali.
Logicamente, i club di maggiori dimensioni terranno in considerazione il vantaggio di
adottare i principi contabili internazionali per la redazione del bilancio di esercizio, con
lo scopo di fornire informazioni agli stakeholders, in particolare a investitori,
finanziatori e creditori sociali.
In aggiunta, occorre precisare che i principi contabili internazionali si riferiscono agli
standard contabili della International Accounting Standards Board (IASB) e si
distinguono in International Accounting Standards (IAS), concernenti i documenti in
34I punti chiave sono elencati di seguito:
a. il limite dei 50 dipendenti, comprensivo anche del personale non sportivo, previsto dall’art.
2435–bis del Codice civile è ampiamente superato in relazione alla rosa di calciatori di ciascuna
squadra (compresi tra 25 e 30) e dell’equiparazione, prevista dalla Legge n. 91/1981, del
rapporto di lavoro sportivo a quello di lavoro subordinato;
b. il valore del patrimonio calciatori, nonché la principale voce dell’attivo patrimoniale,
congiuntamente all’eventuale proprietà delle strutture sportive (stadi, centri sportivi, ecc.), supera
abbondantemente l’importo di 4.400.000 euro;
c. il fatturato medio per i club, desunto dai bilanci 2013 per le squadre di Serie A e 2012 per le
squadre di Serie B, supera abbondantemente il limite di 8.800.000 di euro posto dall’art. 2435–
bis del codice civile, fatta eccezione per qualche club minore di Serie B.
34
vigore emanati dalla International Accounting Standards Committee (IASC), ed in
International Financial Reporting and Standards (IFRS), in riferimento a quelli emanati
dallo IASB35
.
Infine, si precisa che la base teorica su cui si fondano tutti i principi contabili
internazionali è costituita dal Quadro concettuale dell’informativa finanziaria (The
Conceptual Framework for Financial Reporting, il cosiddetto «Framework») che
definisce una struttura teorica di riferimento che fornisce informazioni utili per
l’emanazione, rielaborazione e interpretazione dei principi contabili internazionali.36
Il modello legato ai principi contabili internazionali IAS/IFRS presenta delle divergenze
con quello nazionale, per cui costituiscono modelli alternativi di redazione del bilancio
d’esercizio. Tali difformità sono di seguito sintetizzate:
35 La loro emanazione punta ad un’armonizzazione internazionale dei principi contabili, ai fini di una
maggiore facilità di comparazione spazio-temporale dei singoli bilanci, sia per le nuove regole di
globalizzazione dei mercati sia per il loro utilizzo dagli operatori economici-finanziari.
36Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2.
35
Tabella 1 - IAS/IFRS a confronto
Modello Nazionale Modello Internazionale
(OIC) (IAS/IFRS)
Interesse Tutelato Creditori Sociali Investitori attuali e
potenziali
Costo Storico Fair Value37
Criterio di Valutazione
Prudenza Mark to marketPrincipio Predominante
della Forma sulla Sostanza della Sostanza sulla FormaPrincipio di Prevalenza
Reddito Prodotto Reddito PotenzialeConcetto di Reddito
Schemi di SP e CE Codice Civile Nessuna struttura specifica
ma suddivisione delle voci
diverse
Fonte: elaborazione personale da Le società di calcio professionistiche e l’informativa
di bilancio, Cristiano Guarna, 2017, cap. 2
2.3.3 Le raccomandazioni contabili e il piano dei conti unificato
La più volte citata dicotomia fra i principi contabili nazionali ed internazionali e la
normativa predisposta dalla FIGC comporta una sempre presente comparazione tra le
due regolamentazioni, onde evitare diversità di interpretazione ed errori di valutazione
di singole voci che compromettano la comparabilità dei bilanci.
37 Si ricorda che il termine fair value indica il prezzo che si percepirebbe dalla vendita di un’attività o il
prezzo che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare transazione (non di
liquidazione o di sottocosto) tra operatori di mercato alla data in cui è effettuata la valutazione.
36
All’art. 84 delle NOIF, nella versione in vigore, è disposto che «La contabilità deve
essere tenuta dalle società in osservanza delle norme di legge ed in conformità con il
piano dei conti della F.I.G.C.» (comma 1) e che «Il bilancio d’esercizio deve essere
predisposto nel rispetto della vigente normativa e sulla base dei principi contabili
emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità, utilizzando le raccomandazioni contabili
F.I.G.C., ovvero sulla base dei principi contabili internazionali ove applicabili» (comma
3). Si ricorda, inoltre, che alla Covisoc è attribuito il compito di predisporre il piano dei
conti unificato.
L’introduzione della FIGC del piano dei conti unificato è finalizzata a rendere omogenei
e comparabili i dati di bilancio delle società di calcio professionistiche, oltre alla
conseguente facilità di controllo da parte della federazione delle performance
economiche e finanziarie, simboliche delle condizioni di equilibrio in linea con i
principi di sana e corretta gestione e dei parametri economico–finanziari, richiesti
dall’ordinamento sportivo per il rilascio delle licenze sia nazionali e che UEFA.
Nello specifico, in esso vi sono dei conti tipici dello Stato Patrimoniale: i conti
Capitalizzazione dei costi del vivaio e Diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori
nelle Immobilizzazioni Immateriali; il conto Crediti per compartecipazioni nelle
Immobilizzazioni finanziare; il conto Crediti verso Fifa/Uefa/Figc/Coni/Lega nei
Crediti dell’attivo circolante e i conti Debiti per compartecipazioni e Debiti verso
Fifa/Uefa/Figc/Coni/Lega negli Altri debiti38
.
Nella prassi, il piano dei conti unificato non si distacca troppo da quello definito dal
Codice civile, anche perché implicherebbe uno sforzo aggiuntivo ed eccessivo per le
società di calcio professionistiche.
Infatti, il suddetto presenta una struttura prevalentemente analitica sulla base delle
determinanti tipiche del business model calcistico ma facilmente ricollegabile ai modelli
di Stato Patrimoniale e Conto Economico codicistici. La maggior analiticità deriva dalla
necessità di apportare le cosiddette suddivisioni, aggiunte e adattamenti39
.
38 Per specifici approfondimenti su queste ed altre voci tipiche si veda Le società di calcio
professionistiche e l’informativa di bilancio, Cristiano Guarna, 2017, cap. 3.
39Si fa riferimento alle modifiche definite dal Codice civile ai commi 2, 3, 4 dell’art. 2423-ter.
37
Le Raccomandazioni Contabili, invece, assolvono ad una funzione esplicativa e
applicativa dei conti tipici delle società di calcio previsti dal piano dei conti unificato
della FIGC.
Se quest’ultimo precisa la struttura informativa di base su cui impostare il sistema di
rilevazione, le Raccomandazioni Contabili rappresentano la prassi contabile della
federazione e, sulla base di ciò, ottemperano a diverse funzioni, di seguito elencate:
a. una funzione di raccordo tra prassi contabile e normativa civilistica per le
difficoltà specifiche del settore calcio;
b. una funzione di indirizzo in ordine ai criteri di valutazione da adottare;
c. una funzione di interpretazione tecnica (e applicativa) delle poste tipiche del
piano dei conti unificato;
d. una funzione di integrazione, congiuntamente al piano dei conti unificato, degli
schemi legali di bilancio, in quanto essi non sono perfettamente adeguati a
fornire una rappresentazione veritiera e corretta dei risultati di gestione delle
società di calcio professionistiche.
Si precisa che l’esistenza delle Raccomandazioni Contabili e del Piano dei Conti
Unificato non sono equiparabili ai principi contabili nazionali ma che il particolare
rapporto vigente tra Federazione Sportiva nazionale e le società calcistiche, a seguito
dell’atto di affiliazione, implica che le società stesse si trovino inserite in un
«ordinamento settoriale speciale». Di conseguenza, i club sono assoggettati alla potestà
normativa della FIGC.40
40Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2.
38
2.3.4 Il Financial Fair Play e le licenze UEFA
Nel contesto finora delineato, è necessario inserire anche la figura del più volte citato
ente europeo UEFA, il quale ha definito alcuni strumenti normativi con lo scopo di
facilitare il conseguimento dell’equilibrio economico e finanziario dei club.
Nello specifico, l’UEFA ha impostato un sistema per cui ogni club, ai fini della
partecipazione alle diverse competizioni europee, deve possedere dei requisiti specifici
per ottenere le cosiddette Licenze. I criteri per il rilascio delle licenze UEFA sono
contenuti in un documento denominato UEFA Club Licensing and Financial Fair Play
Regulations, pubblicato nel maggio 2010 e revisionato nel 2015, promosso, all’epoca,
dal Presidente UEFA M. Platini.
Il Financial Fair Play indica lo strumento di monitoraggio della situazione economica,
finanziaria e patrimoniale delle società di calcio da parte dell’UEFA. Punta a limitare la
differenza tra grandi e piccoli club europei e a spingere tutte le squadre alla stabilità
finanziaria nel lungo periodo.
Il Manuale delle Licenze UEFA classifica cinque tipologie di criteri per la valutazione
degli equilibri economici dei club ai fini del rilascio della licenza: sportivi,
organizzativi, infrastrutturali, legali ed economici-finanziari. Gli obiettivi ad essi
congiunti sono i seguenti:
a) migliorare la capacità economica-finanziaria dei club con una maggior
trasparenza e credibilità;
b) salvaguardare i creditori, garantendoli nei confronti dei club che dovranno
rispettare le scadenze;
c) disciplina e razionalità più intense nella gestione finanziaria;
d) spronare le società ad operare considerando le proprie entrate;
e) concentrarsi su una spesa di tipo responsabile ai fini di un beneficio maggiore
nel lungo periodo;
f) moderare l’incidenza dei costi del personale e gli importi dei trasferimenti;
g) puntare e mantenere la redditività a lungo termine e la sostenibilità del calcio
europeo.
39
Ai fini della ricezione della licenza, ogni club calcistico deve fornire i seguenti
documenti:
1. il bilancio d’esercizio chiuso al 30 giugno o al 31 dicembre (precedente la data
di presentazione della Licenza, sottoposto a revisione legale dei conti da parte di
una società di revisione iscritta nel Registro dei revisori legali presso il Ministero
dell’Economia e delle Finanze), redatto nella prospettiva della continuità
aziendale e corredato dei documenti previsti del codice civile, compreso il
rendiconto finanziario e del prospetto delle movimentazioni dei diritti pluriennali
alle prestazioni sportive dei calciatori;
2. la relazione economico–finanziaria semestrale, relativa al periodo compreso tra
il 1° luglio e il 31 dicembre dell’esercizio in corso al momento della richiesta
della Licenza, sottoposta a revisione contabile limitata, e composta da Stato
Patrimoniale, Conto Economico, Rendiconto Finanziario e Nota Integrativa, con
allegate le relazioni sulla gestione degli amministratori e del soggetto incaricato
della revisione legale dei conti;
3. la certificazione di assenza di debiti scaduti da trasferimento di calciatori
rilasciata, dalla Lega;
4. un prospetto da cui si evince l’assenza di debiti scaduti verso i dipendenti
nonché l’avvenuto pagamento delle ritenute fiscali e dei contributi, da associare
al bilancio d’esercizio chiuso o alla relazione semestrale;
5. una dichiarazione che asserisca l’assenza di eventi od operazioni di rilevanza
economica tale da avere un impatto negativo sulla situazione economica,
patrimoniale e finanziaria della società (da trasmettere nei sette giorni precedenti
la riunione della Commissione per deliberare il rilascio della licenza);
6. dei budget economico–finanziari da cui non emergono elementi che possano
mettere in dubbio la continuità aziendale, uno dei principi fondamentali per la
UEFA e per il conseguente rilascio della Licenza.
40
2.3.5 Gli indicatori UEFA e il Break Even Result
Il Manuale delle Licenze UEFA, edizione 2015, definisce agli art. 62 e 63 i seguenti
indicatori che devono essere rispettati dai club ai fini del rilascio della Licenza:
a. going concern (requisito della continuità aziendale), monitorato dal Club
Financial Control Panel (organo indipendente UEFA) il quale potrà anche
richiedere al club documentazione specifica (ad esempio, Business Plan e Piani
di cash flow);
b. negative equity (assenza di patrimonio netto negativo): i club dovranno inserire
le motivazioni inerenti alle riduzioni del patrimonio per effetto di incrementi
delle passività rispetto all’esercizio precedente e all’ultima relazione semestrale;
c. break even result: requisito di pareggio per il periodo di riferimento attraverso
la determinazione dei ricavi e costi rilevanti, ovvero dei cosiddetti «ricavi e costi
rettificati», delle perdite ammesse, degli apporti di capitale, delle spese per
costruzione di nuovi stadi e impianti;41
d. debiti scaduti: le società per il periodo di competenza dovranno dimostrare di
non avere iscritti a bilancio debiti scaduti verso altri club in virtù di operazioni di
trasferimento dei calciatori, nonché debiti scaduti verso dipendenti o verso
l’erario per versamento di ritenute e contributi;
e. costi del personale: tali costi dovranno essere contenuti con l’obiettivo di
raggiungere il break even e limitati attraverso il rispetto di un rapporto tra costi
del personale tesserato e ricavi pari al 70%. Al fine di incentivare gli
investimenti nel settore giovanile gli stipendi dei tesserati per le squadre
giovanili sono esclusi dal calcolo del break even.
In relazione alla documentazione richiesta e agli indicatori che devono essere rispettati
dai club per il rilascio delle Licenze, appare evidente che, con le regole del “fair play
finanziario”, l’UEFA ha tentato di porre un freno a fenomeni di “doping finanziario”
41
Per specifici approfondimenti sui ricavi e costi rilevanti si veda si veda Le società di calcio
professionistiche e l’informativa di bilancio, Cristiano Guarna, 2017, cap. 4.
41
fissando degli indicatori di equilibrio finanziario e un tetto massimo di aggregato
negativo del break–even, termine che indica una particolare configurazione di risultato
economico parziale dotato, secondo gli intendimenti del Manuale, di capacità
segnaletica di situazioni di tendenziale e strutturale squilibrio economico e finanziario.
Si precisa comunque che il requisito del break even result non rappresenta una
condizione essenziale per il rilascio della Licenza.
In conclusione, è così definito il quadro normativo a cui fanno riferimento tutte le
società calcistiche italiane ed europee, fermo restando che le suddette regolamentazioni
approvate dai rispettivi organi devono essere inglobate dal club considerando la
normativa nazionale e le peculiarità intrinseche della società medesima, quali soglie
fatturato, dimensione societaria, eventuale quotazione in borsa e così via.
42
Capitolo III
Case study: analisi di bilancio per Juventus F. C.
___
3.1 Juventus Football Club
La società calcistica italiana Juventus Football Club nasce nel 1897 nella città di
Torino da un gruppo di giovani liceali.
Capitanata dalla Famiglia Agnelli, è il secondo club calcistico nato in Italia, dopo il
Genoa, e, ad oggi, rappresenta uno dei più blasonati con 67 trofei ufficiali vinti, il
primato dei 35 scudetti italiani e 11 titoli in competizioni UEFA.
Fondata come club sociale e trasformata in società a responsabilità limitata (nel 1946),
dal 2001 è quotata nella Borsa Italiana con il conseguente inserimento della Juventus nel
segmento STAR fino al 2011. Nello scorso biennio è stato l’unico titolo appartenente ad
un club sportivo ad essere presente nell’indice FTSE Italia Mid Cap del mercato
telematico azionario, il che ha permesso da allora fino ad oggi la sua quotazione
nell'indice FTSE MIB, il principale indice borsistico a livello nazionale.
Dal 1967 ha mutato ragione sociale in società per azioni con capitale interamente privato,
ma dal 2009 la finanziaria Exor
42
è la società che controlla la maggioranza del capitale
azionario (63,8%43
) tramite la controllante Giovanni Agnelli e C. S.a.p.a.
44
che
42Nata dalla fusione di IFIL e Istituto Finanziario Industriale, si tratta di un'azienda di diritto olandese,
controllata dalla famiglia italiana Agnelli, che realizza investimenti con orizzonte di lungo termine in
società globali, prevalentemente in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la casa automobilistica Ferrari, il
settimanale The Economist e la sopracitata Juventus.
43 In occasione dell’assemblea straordinaria tenutasi ad ottobre 2019, la famiglia Agnelli ha proposto la
modifica dello statuto sociale per l’introduzione del voto maggiorato, che dovrà ora essere approvato
43
detiene il 52,99% della sopracitata Exor. Il restante capitale azionario è in possesso
dell’azienda irlandese Lindsell Train Investment Trust Ltd. per un ammontare pari al
10% e da azionisti diffusi, con l’Associazione Piccoli Azionisti della Juventus Football
Club45
, per il 26,2%.
Grafico 1 - Capitale Sociale e Azionariato
Fonte: Sito ufficiale di Juventus F. C.
Con oltre 120 anni di storia, il club torinese si è affermato come realtà sportiva
nazionale ed internazionale, assumendo un ruolo importante a livello socioculturale.
Alcuni studiosi intrecciano la rilevanza della Juve alla storia della città di Torino e, in
parte, a quella italiana, soprattutto in relazione alla casa imprenditoriale Agnelli, che
definisce il sodalizio sportivo più antico e duraturo dello sport italiano, e in relazione al
contributo fornito alla Nazionale Italiana che ha visto più volte il risultato positivo
influenzato dai talenti provenienti dal club bianconero.
dall’assemblea dei soci, in vista dell’aumento di capitale di 300 milioni al massimo. [“Gli Agnelli
blindano la Juve col voto maggiorato”, calcioefinanza.it]
44
Nata nel 1984 come società a responsabilità limitata, la Giovanni Agnelli e C. fu fondata da Gianna
Agnelli e si è trasformata in società in accomandita per azioni ai fini della gestione finanziaria delle
holding controllate dalla famiglia Agnelli, tra cui rientravano la FIAT.
45Nata nel 2010 per tutelare gli interessi dei piccoli azionisti e per incoraggiarne la partecipazione attiva
alla vita sociale, ad oggi conta oltre 40.000 membri.
44
Una tra le prime squadre sportive le cui partite sono state trasmesse in diretta
radiofonica e televisiva in Italia, la notorietà internazionale le ha permesso di
influenzare indirettamente l’identità visiva di molte squadre nel mondo, legate in parte
all’emigrazione italiane, rappresentando, dunque, uno strumento di italianità.
Infatti, il sostegno mondiale per tale club è confermato dal suo posizionamento nel
ranking stilato dalla UEFA, in cui rientra al 5° posto, unica italiana tra i primi dieci.
3.2 Performance sportive ed economico-finanziarie della società Juventus
F. C.
La mission del club è definita come segue46
:
ll primo fondamentale scopo della Juventus è dare ai propri sostenitori le più ampie
soddisfazioni sportive. La società ha, inoltre, le finalità di creare valore per i suoi
azionisti e di mantenere e sviluppare un rapporto di fiducia con tutti i suoi stakeholders.
La creazione del valore per azionisti e, più in generale, per gli stakeholders rappresenta
un caposaldo della filosofia aziendale juventina.
Con più di un secolo di storia ed una fama ormai internazionale, l’obiettivo primario è
soddisfare tutti gli stakeholders del club, che essi siano tifosi, a cui regalare
soddisfazioni sportive con vittorie su vittorie, o che siano azionisti, desiderosi di una
remunerazione derivante dal proprio investimento.
A sostegno di ciò, la società ha deciso di costituire un codice etico a cui dipendenti,
consulenti, staff e collaboratori fanno riferimento.
All’interno di esso si trovano principi base come la promozione dell’etica sportiva, la
combinazione di professionalità ed economicità nella dimensione calcistica in linea con
l’etica sociale e le tradizioni bianconere.
46Sezione “Club” del sito ufficiale www.juventus.com.
45
La Juventus ambisce a costruire e mantenere un rapporto di fiducia nei confronti dei
suoi stakeholders: crea valore per gli azionisti mediante la valorizzazione del proprio
brand, cura il livello tecnico eccellente della squadra sportiva per i tifosi, si impegna in
progetti collaterali in ambito sociale per le istituzioni.
L’attività principale è costituita dalla partecipazione a competizioni calcistiche nazionali
ed internazionali.
Le principali fonti di ricavo provengono dalle attività calcistiche sotto un profilo
economico, dal brand Juventus, dall’immagine della prima squadra (attività di licenza
dei diritti televisivi e media), da sponsorizzazioni o cessione di spazi pubblicitari.
Da alcuni dati statistici degli ultimi anni è possibile avere un riscontro economico della
rilevanza del club suddetto.
Nella stagione 2016/17, il calcio ha realizzato 25.547
miliardi di euro in Europa con una
crescita del 6% medio annuo rispetto gli ultimi cinque anni. In tale ammontare rientrano
i ricavi associati a 700+ club delle federazioni nazionali, di FIFA e UEFA.
Le fonti dei proventi del settore calcio fanno riferimento ai proventi da diritti televisivi e
dai matchday, ed altri ricavi commerciali. I primi sono collegati alla partecipazione alle
competizioni nazionali e internazionali, i secondi ai ricavi derivanti della gara in sè, ad
esempio dovuti al ticketing, e gli ultimi ai contratti di sponsorship e branding.
I campionati europei più seguiti, Premier League, La Liga, Bundesliga, Ligue 1 e Serie
A, hanno segnato ricavi pari a 14.7 miliardi di euro48
equiparando un tasso di crescita
medio annuo pari al 10,7% negli ultimi cinque anni. I club più importanti di queste
leghe hanno creato un flusso di ricavi pari a 7.9 miliardi di euro49
, nella stagione
2016/17, corrispondente a quasi un terzo dei ricavi del settore calcio europeo.
In Italia, nella stagione 2016/17, i tre campionati professionistici, Serie A, Serie B e
Lega Pro, hanno registrato ricavi pari a 2.6 miliardi di euro50
, di cui la Juventus è il
primo club in Italia ed il decimo in Europa con 411.5 milioni di euro51
.
47Deloitte Annual Review of Football Finance 2018.
48Deloitte Annual Review of Football Finance 2018.
49Deloitte Football Money League 2018.
50PwC Report Calcio 2018.
46
In merito al contesto, è utile spendere qualche riga in relazione all’evoluzione
economica-sportiva del club in esame.
Il ciclo 2010-2019, che vede nel 2010 il passaggio della presidenza del club ad Andrea
Agnelli, quarto esponente della dinastia torinese, definisce gli anni di risollevamento per
la Juventus, successivi al brutto colpo di Calciopoli52
.
In questo periodo, si registrano, 15 trofei per la squadra bianconera, corrispondenti ad 8
scudetti consecutivi (record unico nel campionato italiano), 4 Coppe Italia e 3
Supercoppe di Lega. Il predominio a livello nazionale è stato evidente, fino ad oggi, ma
non è stato raggiunto da un passo in più a livello internazionale53
, dove la Juventus non
riesce a dominare e a cui punta decisamente dall’ultimo decennio investendo risorse e
attuando strategie moderne.
Tale situazione sportiva ha avuto riscontro economico più che positivo, nello stesso
ciclo, con una crescita progressiva dei ricavi: gli ultimi due anni hanno registrato ricavi
superiori ai 400 milioni di euro, grazie agli introiti derivanti dal posizionamento nelle
competizioni europee e allo sviluppo commerciale con nuovi sponsor e una maggiore
presenza digitale.
51 Il seguente dato esclude i ricavi generati dalla vendita dei diritti alle prestazioni pluriennali dei
calciatori.
52 Con il termine Calciopoli si identifica lo scandalo legato al calcio italiano del 2006, che ha
coinvolto le più importanti società professionistiche e rilevanti dirigenti delle stesse e di altri organi
calcistici. Tra queste vi era anche la Juventus che subì la revoca di due scudetti e la retrocessione in Serie
B.
53
Si ricorda che, durante il ciclo sopracitato, la Juventus ha raggiunto due finali di Champions League
arrivando seconda nella competizione.
47
3.3 Introduzione all’analisi di bilancio: case study Juventus F. C.
I dati di seguito presentati sono il risultato di un’analisi di bilancio del triennio
composto dalle tre stagioni 2012/13, 2013/14, 2014/15 della Juventus F. C., dopo poco
più di un anno dalla costruzione del nuovo stadio.
L’analisi di bilancio che sarà esposta di seguito mira ad individuare eventuali punti di
forza della scelta d’investimento in uno stadio privato e dimostrarne il vantaggio
competitivo che ne deriva54
, oltre a definire una discreta valutazione sulla situazione
economica, patrimoniale e finanziaria della società in questione.
Si premette che l’impostazione di bilancio di partenza risponde ai criteri normativi
esposti nel precedente capitolo, con chiusura al 30 giugno, per cui si fa riferimento ad
un bilancio con:
❏ situazione patrimoniale-finanziaria, impostata con il criterio dell’esigibilità
(distinzione tra corrente e non corrente delle attività e delle passività)55
;
❏ conto economico, classificato in base alla natura dei ricavi e dei costi56
;
❏ conto economico complessivo, che mostra eventuali utili e perdite senza il
passaggio dal conto economico;
❏ prospetto delle variazioni di patrimonio netto, che sottolinea le cifre legate alle
transazioni con gli azionisti;
❏ rendiconto finanziario, disposto con il metodo indiretto57
.
54Si precisa che i risultati dell’analisi non si possono considerare come dati certi ma solo supposizioni in
base al contesto descritto e alle fonti di riferimento.
55 Da Nota Integrativa si evidenzia: “...indicare distintamente i significativi anticipi ricevuti da clienti e
quelli versati a fornitori dando quindi maggior evidenza ai saldi derivanti da transazioni che hanno avuto
manifestazione numeraria anticipata rispetto alla competenza economica.”
56 Da Nota Integrativa: “...privilegiando l’esposizione delle informazioni relative agli effetti economici
connessi ai diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, voci caratteristiche dell’attività di Juventus.”
57
Da Nota Integrativa: “Ai fini della determinazione dei flussi di cassa dell’attività operativa, il risultato
ante imposte dell’esercizio è rettificato dagli effetti delle operazioni di natura non monetaria, da qualsiasi
48
In primo luogo, la seguente analisi pone l’attenzione sulle voci risultanti dal bilancio
ufficiale della società juventina, integrate da elaborazioni personali estratte dal conto
economico percentualizzato.
In secondo luogo, si inseriscono alcuni dei principali rischi a cui è esposto il club al fine
di rendere l’analisi più completa ed adattata al contesto del club e a quello calcistico in
generale.
Infine, l’analisi di bilancio ingloba le risultanze del prospetto capitale investito-capitale
raccolto, alcune considerazioni sul rendiconto finanziario e l’interpretazione dei risultati
derivanti dal calcolo degli indici.
3.3.1 Riflessioni sui contenuti informativi del bilancio ufficiale di Juventus
F. C.
I documenti ufficiali che devono essere presentati dalle società calcistiche identificano il
corrispettivo del bilancio civilistico, integrato con informazioni aggiuntive richieste
dagli organi che i club devono seguire, sulla base delle normative definite al Capitolo II.
Ciò implica che, prima di tuffarsi nell’analisi di bilancio, è opportuno considerare le
informazioni derivanti dal bilancio ufficiale della società bianconera mediante i risultati
di sintesi mostrati in questo.
Di seguito si riporta la sintesi dei dati relativi agli ultimi cinque esercizi sociali58
:
differimento o accantonamento di precedenti o futuri incassi o pagamenti operativi e da elementi derivanti
dall’attività di investimento o finanziaria.”
58
RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale.
49
Tabella 2 - Sintesi dei dati degli esercizi sociali dal 2011 al
2015
Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale.
★ Risultato Netto
Confermando il trend di netto miglioramento dell’andamento economico, l’esercizio
2013/2014 si è chiuso con una perdita di € 6,7 milioni, inferiore di € 9,2 milioni rispetto
alla perdita di € 15,9 milioni dell’esercizio precedente. Tale variazione positiva deriva
da un incremento dei ricavi per € 32 milioni (+11,3% rispetto all’esercizio precedente),
di cui € 25 milioni per maggiori proventi dalla gestione di diritti alle prestazioni sportive
di calciatori, parzialmente compensato da un aumento del costo del personale tesserato
di € 18,9 milioni (+12,7% rispetto all’esercizio 2012/2013), nonché da altre variazioni
nette negative per € 3,9 milioni. Queste ultime includono principalmente maggiori
accantonamenti (€ 0,5 milioni), maggiori imposte sul reddito (€ 1,8 milioni), maggiori
oneri finanziari netti (€ 1,6 milioni), maggiori altri costi operativi (€ 0,6 milioni),
parzialmente compensati da minori ammortamenti e svalutazioni di diritti su calciatori
(€ 0,6 milioni).
L’utile dell’esercizio 2014/2015 è pari a € 2,3 milioni ed evidenzia una variazione
positiva di € 9 milioni rispetto alla perdita di € 6,7 milioni dell’esercizio precedente.
Tale variazione deriva da incrementi dei ricavi ricorrenti per € 32,4 milioni (+10,3%
50
rispetto all’esercizio precedente) e non ricorrenti per € 1,8 milioni, parzialmente
compensati da aumenti dei costi del personale tesserato per € 11 milioni (+6,5% rispetto
all’esercizio 2013/2014) e non tesserato per € 3,4 milioni, degli ammortamenti sui diritti
pluriennali alle prestazioni dei calciatori per € 7 milioni e degli oneri da gestione diritti
calciatori per € 3,3 milioni, nonché da altre variazioni nette negative per € 0,5 milioni.
Queste ultime includono principalmente maggiori imposte sul reddito (€ 1,7 milioni)
parzialmente compensate da minori altri costi operativi (€ 0,4 milioni) e da minori
accantonamenti (€ 0,8 milioni).
★ Risultato Operativo e Risultato Ante Imposte
Il progressivo miglioramento dei risultati economici è ancor più evidente a livello del
risultato operativo che è passato da una perdita di € 3,8 milioni ad un utile di € 8,9
milioni (€ +12,7 milioni), dal 2012/13 al 2013/14. Analogamente si è mosso il risultato
ante imposte, passato da una perdita di € 10,9 milioni all’utile di € 0,1 milioni
dell’esercizio 2013/2014 (€ +11 milioni). È da notare il pesante effetto negativo
dell’IRAP (€ 7,2 milioni nell’esercizio 2013/2014 ed € 5,9 milioni nell’esercizio
precedente) che penalizza fortemente le imprese con alti costi del personale
(indeducibili ai fini di tale imposta) dando origine ad un prelievo fiscale non correlato
all’effettivo andamento economico complessivo delle imprese stesse. Nel caso
dell’esercizio in esame, chiusosi con un utile ante imposte di € 0,1 milioni, l’IRAP ha
addirittura determinato la perdita a livello di risultato netto.
Anche nell’ultimo anno di analisi, il trend è positivo ed evidenziato maggiormente dal
livello del risultato operativo che è passato da un utile di € 8,8 milioni ad un utile di €
19,3 milioni (€ +10,5 milioni). Il risultato ante imposte è passato da un utile di € 0,1
milioni all’utile di € 10,8 milioni dell’esercizio 2014/2015 (€ +10,7 milioni). Anche per
la stagione 2014/15 l’influenza dell’IRAP è notevole, con € 8 milioni nell’esercizio
2014/2015, pari al 74% del risultato ante imposte.
51
★ Ricavi
I ricavi dell’esercizio 2013/2014 sono pari a € 315,8 milioni, in aumento dell’11,3%
rispetto al dato di € 283,8 milioni dell’esercizio precedente, e sono rappresentati dalle
seguenti voci nel dettaglio:
Tabella 3 - Dettaglio voci di ricavo 2012 - 2014
Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 14, Juventus F. C., documento ufficiale.
Invece, i ricavi dell’esercizio 2014/2015 sono pari a € 348,2 milioni, in aumento del
10,3% rispetto al dato di € 315,8 milioni dell’esercizio precedente, e sono rappresentati
da:
Tabella 4 - Dettaglio voci di ricavo 2013 - 2015
Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale.
Inoltre, dal conto economico percentualizzato è evidente come i ricavi siano alimentati
maggiormente dagli introiti derivanti dai diritti radiotelevisivi e dai proventi media. In
52
seconda posizione, si individuano i ricavi derivanti da sponsor e pubblicità,
successivamente seguiti da quelli da gare.
Tabella 5 - Dettaglio voci di ricavo percentualizzate nel triennio 2012-2015
2012/13 2013/14 2014/15
Ricavi operativi
Ricavi da gare 13.41% 12.98% 14.75%
Diritti radiotelevisivi e proventi
media 57.60% 47.81% 55.92%
Ricavi da sponsorizzazioni e
pubblicità 18.53% 19.10% 15.44%
Proventi da gestione diritti calciatori 4.02% 11.54% 6.76%
Altri ricavi 6.44% 8.58% 7.13%
Totale ricavi operativi 100.00% 100.00% 100.00%
Fonte: Elaborazione personale dei dati mediante conto economico percentualizzato.
★ Costi
I costi operativi dell’esercizio 2013/2014 sono complessivamente pari a € 246,6 milioni,
in aumento dell’8,6% rispetto al dato di € 227,1 milioni dell’esercizio precedente, e
sono costituiti dalle seguenti voci di costo in dettaglio:
53
Tabella 6 - Dettaglio voci di costo 2012 - 2014
Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 14, Juventus F. C., documento ufficiale.
I costi operativi dell’esercizio 2014/2015 sono complessivamente pari a € 263,8 milioni,
in aumento del 7% rispetto al dato di € 246,6 milioni dell’esercizio precedente, e sono
costituiti da:
Tabella 7 - Dettaglio voci di costo 2013 - 2015
Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale.
Come in ogni società, all’aumento dei ricavi risponde un aumento dei costi più o meno
proporzionale, e i dati sopra esposti identificano un trend in crescita dei costi con un
CAGR pari al +8%, in cui il peso maggiore è determinato dai costi legati al personale
come si evince dai seguenti dati percentualizzati.
54
Tabella 8 - Dettaglio voci di costo percentualizzate nel triennio 2012-2015
2012/13 2013/14 2014/15
Costi operativi
Acquisti di materiali, forniture e altri
approvvigionamenti -1.03% -1.10% -0.89%
Servizi esterni -15.88% -15.19% -13.18%
Personale tesserato -52.51% -53.17% -51.36%
Altro personale -5.09% -5.13% -5.63%
Oneri da gestione diritti calciatori -1.97% -1.21% -2.04%
Altri oneri -3.54% -2.30% -2.68%
Totale costi operativi -80.02% -78.10% -75.78%
Fonte: Elaborazione personale dei dati mediante conto economico percentualizzato.
★ Diritti Pluriennali alle Prestazioni dei Calciatori
Tabella 9 - Dettaglio voci “Diritti Pluriennali” nel triennio 2012-2015
Diritti pluriennali alle prestazioni
dei calciatori, netti
2012/13 2013/14 2014/15
119,221,616.00 119,898,751.00 114,235,445.00
Fonte: Elaborazione personale dei dati dai documenti ufficiali di Juventus F. C.
Al 30 giugno 2014 i diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori ammontano
a € 119,9 milioni. L’incremento netto di € 0,7 milioni rispetto al dato di € 119,2 milioni
al 30 giugno 2013 deriva dagli investimenti (€ +83 milioni) e dai disinvestimenti netti
effettuati (€ -31,5 milioni) e dagli ammortamenti dell’esercizio (€ -50,8 milioni).
Invece, al 30 giugno 2015 si registra una riduzione dei diritti pluriennali alle prestazioni
sportive dei calciatori che ammontano a € 114,2 milioni. Il decremento netto di € 5,7
milioni deriva dagli investimenti (€ +74,6 milioni) e dai disinvestimenti netti effettuati
55
(€ -22,4 milioni), dagli ammortamenti dell’esercizio (€ -53,5 milioni) e dalle
svalutazioni dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive di calciatori (€ -4,4 milioni).
★ Patrimonio Netto
Tabella 10 - Dettaglio voce “Patrimonio Netto” nel triennio 2012-2015
2012/13 2013/14 2014/15
Totale patrimonio netto 48,631,015.00 42,626,500.00 44,645,444.00
Fonte: Elaborazione personale dei dati dai documenti ufficiali di Juventus F. C.
Il patrimonio netto al 30 giugno 2014 è pari a € 42,6 milioni, in diminuzione rispetto al
saldo di € 48,6 milioni del 30 giugno 2013, per effetto della perdita dell’esercizio (€ -
6,7 milioni), della movimentazione della Riserva da Cash flow hedge (€ +0,2 milioni) e
della Riserva da utili/(perdite) attuariali (€ +0,6 milioni) e di altre variazioni minori (€ -
0,1 milioni).
Al 30 giugno 2015, invece, il patrimonio netto è pari a € 44,6 milioni, in aumento
rispetto al saldo di € 42,6 milioni del 30 giugno 2014, per effetto dell’utile dell’esercizio
(€ +2,3 milioni), della movimentazione della Riserva da Cash flow hedge (€ +0,2
milioni) e della Riserva da utili/(perdite) attuariali (€ -0,4 milioni) e di altre variazioni
minori (€ -0,1 milioni).
Non si registra nessuna variazione al capitale di Juventus, che interamente sottoscritto e
versato, ammonta a € 8.182.133,28 ed è costituito da n. 1.007.766.660 azioni ordinarie
senza valore nominale.
★ Indebitamento Finanziario Netto
Al 30 giugno 2014 l’indebitamento finanziario netto ammonta a € 206 milioni ed
evidenzia un incremento di € 45,7 milioni rispetto al dato di € 160,3 milioni del 30
giugno 2013. Tale incremento è stato determinato dagli esborsi legati alle Campagne
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  • 1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E IMPRESA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN DIREZIONE AZIENDALE _____________________________________________________ ANTONELLA FALSAPERLA _________________ Il valore economico del calcio moderno: analisi di bilancio e scelte di investimento nel caso Juventus F.C. ________________ TESI ________________ Relatrice Chiar. ma Prof. ssa C. Rizza Correlatrice Chiar. ma Prof. ssa C. Frisenna _____________________________________________________ ANNO ACCADEMICO 2018-2019
  • 2. Indice ___ Introduzione 5 Capitolo 1 Il mondo dello sport ed il settore calcio 8 1.1 Il calcio da fenomeno sociale a business globale 8 1.2 Il calcio e le sue dimensioni 11 1.3 La connotazione economica del calcio 14 1.4 I modelli di gestione dei club calcistici 17 1.5 Un tuffo nel passato: dai sodalizi sportivi alle società di calcio quotate in Borsa 19 Capitolo 2 Il bilancio delle società di calcio professionistiche 26 2.1 Profili economici-aziendali delle società di calcio: gli stakeholders 26 2.2 Il sistema istituzionale di riferimento 28 2.3 Le società di calcio professionistiche e il bilancio d’esercizio 30 2.3.1 Il NOIF 31 2.3.2 I principi contabili nazionali ed internazionali a confronto 33 1
  • 3. 2.3.3 Le raccomandazioni contabili e il piano dei conti unificato 36 2.3.4 Il Financial Fair Play e le licenze UEFA 39 2.3.5 Gli indicatori UEFA e il Break Even Result 41 Capitolo 3 Case study: analisi di bilancio per Juventus F. C. 43 3.1 Juventus Football Club 43 3.2 Performance sportive ed economico-finanziarie della società Juventus F. C. 45 3.3 Introduzione all’analisi di bilancio: case study Juventus F. C. 48 3.3.1 Riflessioni sui contenuti informativi del bilancio ufficiale di Juventus F. C. 49 3.3.2 Risk Model di Juventus F. C. 59 3.3.3 Ulteriori analisi di bilancio: Prospetto Capitale Investito - Capitale Raccolto 62 3.3.4 Considerazioni sul Rendiconto Finanziario 65 3.3.5 Analisi per Indici 68 3.4 Approfondimento sull’Allianz Stadium: la scelta dello stadio privato 76 3.4.1 Il beneficio economico derivante dallo stadio privato 78 2
  • 4. 3.4.2 L’impatto dello stadio privato 81 Conclusione 84 Bibliografia 86 Sitografia 87 3
  • 5. Life is a matter of Black and White. C. Marchisio 4
  • 6. Introduzione ___ La passione per il calcio, che da sempre caratterizza la mia persona, e il completamento del mio percorso universitario hanno determinato la combinazione vincente degli argomenti trattati nel seguente lavoro, individuando nella disciplina che ha suscitato maggior interesse in me, l’analisi di bilancio, una combinazione vincente ivi esposta. Tale associazione non è novella al giorno d’oggi, ma è chiaro come ogni analisi sia isolata ed abbia un obiettivo ed un risultato diverso, a prescindere dal tema esaminato. Ad oggi, il calcio identifica un insieme di valori che vanno oltre lo sport in sé. La sua connotazione assume caratteri che sono legati ad un vero e proprio business, con regole specifiche, e ingloba società che puntano a maggiori profitti, nonostante il core business si basi su una vera e propria passione. Passione che raffigura il ruolo del tifoso, in cui mi ritrovo, che altro non è che il primo vero cliente della squadra, della società sportiva. Passione che, però ad oggi, sembra essere mutata, e troppo influenzata, da quelli che sono gli interessi economici e finanziari degli esponenti che si mettono in gioco e investono in questo settore altamente differenziato dagli altri nelle sue dinamiche economico-finanziarie. In questi ultimi anni, queste motivazioni mi hanno indotto a studiare maggiormente il mondo del calcio, in linea con i miei studi, e a decidere di approfondire l’argomento su un piano estremamente analitico ai fini di una comprensione maggiore del vero business che sta dietro il mondo del calcio. In relazione a ciò, prima di addentrarci nei meandri dell’analisi di bilancio del caso specifico della Juventus F. C. S.p.A., occorre identificare ed analizzare il contesto di riferimento ed inquadrare le specificità delle società sportive sul piano normativo contabile nazionale ed internazionale. 5
  • 7. La seguente tesi prevede, dunque, una parte introduttiva sul mondo del calcio inteso come sistema calcistico imprenditoriale con le peculiarità delle società sportive, una seconda parte più specifica sulla regolamentazione in ambito contabile, con la descrizione dei principi contabili italiani ed internazionali, ed una terza parte con l’analisi di bilancio sopracitata. Nello specifico, nel Capitolo I si analizzerà il calcio inteso come sport in generale e come business specifico, considerando le sue dimensioni (economica, sociale, sportiva ed etica) e le sue peculiarità, i modelli di business di riferimento del calcio, e la normativa italiana con le leggi più impattanti, dalla nascita del calcio ai giorni nostri. Il Capitolo II sarà incentrato sul bilancio d’esercizio delle società calcistiche professionistiche, inquadrando il contesto istituzionale di riferimento, che vede nella FIGC il principale organo calcistico in Italia, ed il rapporto con la FIFA e la UEFA, organi internazionali. In più, saranno delineate le normative contabili di riferimento, in quanto la società calcistica professionistica è obbligata a seguire, oltre che la normativa codicistica e legale italiana, le normative federali come il NOIF, di cui le Raccomandazioni Contabili e il Piano dei Conti Unificato ne rappresentano il fulcro, e, nel caso delle società delle serie maggiori, la regolamentazione UEFA con il sistema delle licenze. Infine, il Capitolo III sarà dedicato all’analisi di bilancio della Juventus F. C.: dopo una panoramica introduttiva sulla situazione economica-finanziaria del club, si illustreranno ed analizzeranno i dati di sintesi estratti dai bilanci ufficiali e dall’analisi di bilancio in sé, mediante le riclassificazioni e lo studio di alcuni indici. In aggiunta a questo, ho deciso di inserire un approfondimento sulla decisione d’investimento in uno stadio privato, l’Allianz Stadium, cercando di identificare l’impatto di questa scelta in termini di bilancio e di vantaggio competitivo, ai fini di evidenziare una delle probabili leve di creazione di valore economico nel business del calcio moderno1 . 1 Con il termine moderno affiancato alla parola calcio si intende questa nuova visione del calcio come business, non più come semplice gioco di squadra. 6
  • 8. Si precisa, però, che la definizione del vantaggio competitivo in sé costituito dalla già menzionata scelta non è accertabile al cento per cento, in quanto, per il lavoro in questione, un confronto con gli standard del settore di riferimento sarebbe risultato eccessivo, oltre che incompleto, considerando l’impossibilità di sfruttare ulteriori informazioni prettamente interne alla società. 7
  • 9. Capitolo I Il mondo dello sport ed il settore calcio ___ 1.1 Il calcio da fenomeno sociale a business globale Tra i differenti bisogni insiti nell’essere umano, il desiderio di affermazione sociale, insieme al soddisfacimento personale, identifica uno dei bisogni più ricercati, raggiungibile mediante differenti mezzi. Uno tra questi è lo sport. Sulla base di tali bisogni, a cui è possibile aggiungere la ricerca di divertimento o il benessere fisico e mentale, lo sport rappresenta uno dei fenomeni più rilevanti nella nostra società, e dimostrazione di ciò lo sono gli sport ideati dai Romani o dai Greci, come l’harpastum o l’episkyros2 . All’attività sportiva si attribuisce una rilevanza sociale sia per lo sviluppo della singola persona in termini fisici e educativi, sia per lo strumento di elevazione sociale che rappresenta. Non solo, lo sport in sé racchiude valori importanti nella vita quotidiana: competizione, lealtà, spirito di squadra, appartenenza, rispetto (per la squadra e delle regole). Ad oggi, rappresenta un business funzionale ad altri e non convenzionale rispetto ai più comuni per la facilità con cui si generano all’interno movimenti esagerati di reddito, grazie alla capacità di attirare milioni e milioni di spettatori. Fino a metà del ventesimo secolo, il prezzo di un biglietto per assistere ad uno spettacolo sportivo definiva l’unica forma di finanziamento per le società. Durante gli anni ‘60 e ‘70, ci fu un incremento derivante dalle sponsorizzazioni ed introiti pubblicitari che definì meglio il business sportivo, non considerandolo solo come fenomeno sociale. 2Due giochi simili al calcio dei giorni nostri con una connotazione più violenta. 8
  • 10. Tra le varie discipline, spicca maggiormente il calcio, che risulta la più professata e seguita al mondo. Si è notato come il calcio incarni perfettamente il concetto di fenomeno sociale insito dei valori sopra citati, e dunque affascina il popolo, ma anche che esso assume connotazioni di natura economica, oltre che tecnologiche, giuridiche e gestionali, creando un solido business attorno alla parola calcio, un tempo associata ad un semplice gioco tra amici. Nella fattispecie, il business del calcio professionistico deve la sua trasformazione da evento sportivo e sociale a fenomeno commerciale sia al progresso tecnologico, un esempio è rappresentato dalla possibilità di seguire un singolo match comodamente dal divano di cosa propria o in viaggio su un treno per Roma, sia al cambiamento economico e di mercato dettato dalla passione per questo sport, l’avanzamento del marketing sportivo o del merchandising ne costituiscono degli esempi. Il cambiamento sempre più accentuato del calcio, visto sempre meno come sport e sempre più come business, ha definito un ruolo importante nella gestione dei costi, ponendo maggior attenzione alla ricerca di fonti di finanziamento e di nuovi investitori. La ricerca del profitto legata all’attività sportivo-agonistica non rientrava tra le peculiarità specifiche della squadra calcistica, fin quando il calcio era inteso come gioco. Alcune modifiche3 , nella seconda metà degli anni ‘90, hanno spostato l’ago della bilancia sul ruolo economico della società calcistica, individuando un nuovo focus nella capacità di generare ricavi. L’impresa rappresentata dalla società calcistica si confà alle regole dell’economia aziendale di base, e deve, dunque, operare in condizioni di economicità e puntare all’equilibrio finanziario e patrimoniale. Il perfetto bilanciamento si individua, quindi, tra la caccia al profitto ed il successo sportivo.4 3 Si fa riferimento alle normative del biennio 1995/96 che hanno rivoluzionato la visione del calcio come business, in particolare la sentenza Bosman e l’introduzione della pay tv, che verranno esplicate al paragrafo 1.5. 4 Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap 1. 9
  • 11. Come un vero e proprio business, il calcio contribuisce ad aumentare il valore del nostro paese in termini economici e finanziari. Infatti, a livello professionistico nella stagione calcistica italiana 2017/18: ● l’EBITDA è aumentato del 6,2% giungendo a 780 milioni di euro; ● l’incidenza dei debiti pari all’81,7% è diminuita rispetto all’84% della scorsa stagione; ● un aumento del 6% si registra nel valore della produzione pari a 3.5 milioni di euro, di cui il 32,4% provenienti da ricavi da stadio (incrementati del 22,4%); ● le calciatrici tesserate sono aumentate del 39,3%, passando da 18.854 a 25.896, negli ultimi 10 anni; ● i calciatori tesserati maschi tra i 5 e i 16 anni sono pari ad oltre 700.000, e rappresentano il 20% della popolazione italiana (nella fascia d’età 11-12 anni l’incidenza sfiora addirittura il 25%). ● il numero di calciatori tesserati nati all’estero è pari a 59.842, un dato in crescita del 35% rispetto ai 44.294 registrati nel 2009-2010. A dimostrazione della crescita sociale ed economica del calcio italiano, si osserva che la FIGC, con l’obiettivo di rafforzare il sempre più elevato valore creato da questo sport, ha avviato un programma di studio in condivisione con la UEFA, con lo scopo di realizzare un business case di valore scientifico. L’algoritmo elaborato, denominato Social Return On Investment (SROI) Model, ha permesso di rappresentare i benefici derivanti dalla pratica calcistica e il conseguente impatto generato sul Paese, con l’obiettivo di indirizzare maggiormente gli investimenti a lungo termine e facilitare le partnership strategiche finalizzate alla crescita del calcio italiano. Nello specifico, lo studio ha analizzato il rilevante impatto socioeconomico del calcio italiano, che risulta pari nel 2017/18 a circa 3,01 miliardi di euro. I settori coinvolti sono quello economico (742,1 milioni di contributo diretto all’economia nazionale), sociale (1.051,4 milioni di risparmio economico generato dai benefici prodotti dall’attività 10
  • 12. calcistica) e sanitario (1.215,5 milioni in termini di risparmio della spesa sanitaria), insieme a quello delle performance sportive.5 Le aziende calcistiche sono attorniate da diverse categorie di stakeholders interessati alla performance del club o del sistema calcio nel suo complesso, in base al proprio ruolo in questo mondo che sprizza movimentazioni economiche da tutti i pori (stadio, merchandising, diritti televisivi, partnership, sponsorship, e così via). Tale prospetto rende più chiaro come il bilancio d’esercizio sia la chiave di Volta per suddetti stakeholders, in quanto la loro scelta dipende quasi assolutamente dai risultati economici e finanziari comunicati dal club nel documento contabile. È chiaro, dunque, come il bilancio d’esercizio rappresenti per le società sportive, in primis, un importante documento di comunicazione interna ma soprattutto esterna (che altro non è che una delle funzioni del bilancio come posto in essere), e, in secundis, uno strumento di gestione degli obiettivi sportivi. 1.2 Il calcio e le sue dimensioni Il termine calcio ingloba in sé un fenomeno a connotazione sociale, sportiva ed economica, come è stato accennato prima. Questi aspetti sono notevolmente collegati tra loro e la loro interdipendenza è determinante per il conseguimento degli obiettivi sportivi ed economici, imprescindibilmente correlati tra loro nel caso di una società di calcio professionistico. La dimensione sportiva è affiancata agli obiettivi prettamente agonistici e competitivi individuati dal management e costituiti da un ottimale piazzamento in classifica, e, di conseguenza, di vittorie di titolo o passaggio in categorie maggiori, vittorie di trofei o tornei, a livello nazionale ed internazionale, incremento del valore in borsa (nel caso delle società calcistiche quotate). 5 Report Calcio 2019 di PwC. 11
  • 13. La dimensione sociale fa riferimento ai valori di cui si è parlato prima: valori umani e sociali, spirito di sacrificio, senso di appartenenza, rispetto e così via. Allargando però il raggio d’azione, l’aspetto sociale intacca lo spirito della community, dei club sportivi, della promozione della città per il supporto alla squadra di rappresentanza. Infine, la dimensione economica si fonda sul piano delle regole aziendali definite da una visione manageriale ed imprenditoriale che punta a performance ottimali, in linea ai differenti livelli reddituale, finanziario e patrimoniale, catturate dal bilancio di esercizio. Si può facilmente intuire come le tre dimensioni siano strettamente correlate tra loro. Un risultato sportivo di rilievo ha chiari benefici economici, che si riflettono in maggiori ricavi derivanti da diritti televisivi o dalla vendita di magliette, ma anche benefici sociali, legati all’espansione della community di supporters. E ancora, i risultati economici e l’apporto di capitale da parte degli investitori generati dalla dimensione economica sono delicatamente collegati con la dimensione sportiva e, di riflesso, con il raggiungimento degli obiettivi predetti. Non bisogna però dimenticare che il calcio è comunque un gioco di squadra, o più in generale un gioco, e come tale è soggetto alle regole della causalità, dell’imprevedibilità. Motivo per cui le interrelazioni tra le dimensioni sono rilevanti e affidabili ma possono anche rispecchiare successi sportivi non preventivabili, ecco alcuni esempi: a) Hellas Verona vince il campionato italiano di Seria A nella stagione 1984/85 con una squadra composta da appena 17 giocatori e uno staff tecnico di due, allenatore e vice; b) Calais, squadra francese militante nella quarta divisione, arriva finalista alla Coupe de France nel 2000, con una rosa composta da semplici operai e precari del pallone; c) Leicester City diventa campione in Premier League nella stagione 2014/15, compiendo un miracolo sportivo per il calcio inglese e causando non pochi rumors. 12
  • 14. Di contro, un’eventuale crisi economica causata da molteplici insuccessi sportivi potrebbe sfociare in un fallimento di un club sportivo: questo è il caso del Parma Calcio nella stagione 2014/15, che fu dichiarato fallito a causa della disastrosa situazione economica in cui versava, pari a più di 75 milioni di euro di debiti. Ciò dimostra che il conseguimento dei risultati sportivi dipende senza dubbio dalle dimensioni sopracitate, ma comunque è influenzato da una minima percentuale di incertezza. Motivo per cui sembra necessario attivare dei processi di rendicontazione sociale, oltre che economica e finanziaria, tali che possano trasmettere alla comunità la situazione effettiva in cui versa la società.6 In conclusione, si ricorda che alcuni studiosi affiancano al calcio anche un’altra dimensione, quella etica7 , la quale è facilmente generalizzabile nella vita di ogni essere umano, in quanto ognuno di noi dovrebbe seguire tendenzialmente un codice etico. Nel caso specifico del calcio, si lega il comportamento etico e corretto da assumere in qualsiasi competizione sportiva nel rispetto delle regole “umane” che stanno alla base della vita sociale. Tale comportamento etico è assodato dal Codice Europeo di Etica Sportiva8 , il quale afferma che i Governi sono responsabili dell’incoraggiamento e del sostegno di quelle organizzazione e/o persone che dimostrano sani principi etici nell’attività sportiva svolta. A conferma di ciò, tutti i tesserati delle Federazioni Sportive ed i soggetti legati all’ordinamento sportivo devono osservare il Codice di Comportamento Sportivo, approvato dal Consiglio Nazionale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, la cui violazione implica un grave inadempimento causa di sanzioni. In tal modo, è come se l’etica assumesse un ruolo novello nel mondo, nonostante sia sempre esistita come concetto e il sano e corretto comportamento non dovesse appartenere ad ognuno di noi a prescindere dal contesto socio-sportivo di riferimento. 6 Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 1. 7 Il calcio tra sport e impresa: valori etico–filosofici e economico–aziendali a confronto, G. M. Ciampaglia, E. Demarchi, 2014, cap. 1. 8Venne approvato nel 1992 dai Ministri Europei dello Sport. 13
  • 15. 1.3 La connotazione economica del calcio Il settore calcistico professionistico, o più in generale quello sportivo, assume una serie di elementi che lo caratterizzano e lo differenziano dagli altri settori, che possono essere sintetizzati così: a. passione e forte senso di appartenenza; b. paradosso competitivo; c. aleatorietà del risultato sportivo. È chiaro che il primo elemento riflette un legame affettivo insito tra il rapporto del tifoso e la squadra del cuore. Il tifoso è il primo vero cliente della società calcistica, colui a cui si rivolge con un’offerta di prodotto dettagliata e mirata alla valorizzazione dello spettacolo sportivo. Il club tende a curare sempre più questo amore incondizionato del tifoso nei confronti della squadra calcistica, operando con differenti attività promozionali, soprattutto rivolte ai bambini, considerando che nella fascia d’età tra i 5 e i 10 anni si forma la cosiddetta fede sportiva. Il tifoso, inoltre, rappresenta un vero e proprio ritorno economico, motivo per cui si possono instaurare varie relazioni tra tifoso e squadra: 1. Incassi al botteghino: i ricavi derivanti da ticketing tendono ad aumentare per quelle squadre che hanno un seguito molto ampio, anche internazionale; 2. Valorizzazioni dei diritti tv: maggiori sono le competizioni in cui è tenuta a partecipare la squadra, maggiore sarà il ritorno dalla ripartizione dei diritti televisivi se il bacino di tifosi è esteso; 3. Royalties merchandising/licensing: un’utenza di tifosi diffusa permette di remunerare più royalty mediante la vendita di prodotti ufficiali quali maglie, orologi, tazze e gadget vari, aumentando anche il valore associato al brand; 4. Ricavi da sponsorizzazioni: da queste derivano le entrate di nuove risorse finanziarie per il club, ed anche in questo caso, maggiore è il numero di tifosi 14
  • 16. colpiti dallo sponsor maggiore sarà il rientro in termini di visibilità e di potenziali nuovi clienti. Un altro elemento caratterizzante l’industria sportiva è il paradosso competitivo. Generalmente, si afferma che più forti sono i competitor in un mercato, minore è il livello di attrattività di quel business. La pressione competitiva rende più difficile la sopravvivenza di un’impresa, dato che le quote di un competitor vanno a discapito della propria possibilità di ingresso nel mercato. In contesti del genere, la situazione di monopolio è la migliore per un’impresa, senza concorrenti non soffre nessuna pressione. Considerando questa logica, il calcio rappresenta un mondo separato a causa della presenza del cosiddetto paradosso competitivo: lo spettacolo sportivo non può svolgersi se non in presenza dei diretti concorrenti. Un singolo match calcistico (o i mondiali di scherma) non potrebbero avere luogo senza un avversario. La logica del paradosso competitivo è importante, soprattutto all’interno delle competizioni nazionali. Ad esempio, potrebbe convenire ridurre il numero delle squadre partecipanti alla Serie A per favorire i club italiani impegnati nelle competizioni UEFA o per offrire maggiore visibilità anche ai club minori. Ciò è quanto si è verificato in questa stagione con il campionato di Serie B, dopo la riforma approvata dalla FIGC, al fine di aumentare il tasso di competitività e rendere più succulenta la fetta degli introiti derivanti dai diritti tv per ogni club.9 Alla luce di quanto definito, il valore di un evento che rappresenta un prodotto aumenta in seguito a due fattori: - quanto più forte è l’avversario che compartecipa alla produzione dell’evento; - quanto maggiore è l’equilibrio tra i club che disputano l’evento. 9 Di recente, il Consiglio Federale della FIGC ha deliberato una modifica regolamentare concedendo alle leghe la possibilità di decidere autonomamente il numero di squadre per ogni Serie, concordandosi con le altre per la gestione delle promozioni e delle retrocessioni. 15
  • 17. Nello sport calcistico, dunque, più forte è l’avversario con cui mi confronto, maggiore sarà il valore attribuito allo spettacolo sportivo, grazie al maggior pubblico che riesce ad attrarre. Infine, l’incertezza del risultato determina maggiormente la valenza del paradosso competitivo. Un forte equilibrio competitivo nel mercato, indipendentemente dalla tipologia di contesto, comporta benefici incerti per i consumatori e discreti margini di profitti per le imprese. Nel mondo sportivo, però, questa regola non vale: lo spettacolo sportivo ed il suo valore intrinseco aumenta tanto più è alto l’equilibrio nella competizione. Questa nozione è fortemente congiunta con l’aleatorietà del risultato sportivo. L’equilibrio competitivo tende sempre ad essere mantenuto dai manager delle leghe ai fini di un coinvolgimento più alto possibile del pubblico. Il seguente indirizzo implica delle conseguenze legate alla redistribuzione delle risorse che possono rendere la competizione sbilanciata e favorire i grandi club rispetto ai piccoli, in base proprio alla disponibilità di risorse maggiori, oltre a rispecchiare la diversità di ampiezza del corrispettivo pubblico. Si parla di meccanismi di competitive balance che nella totalità generale sono difficili da applicare appieno in quanto il mondo del calcio dipende da troppi fattori. Ogni campionato europeo assume un’attrattività più o meno elevata sulla base dei club titolati che vi partecipano. Questi club ricevono risorse maggiori rispetto alle squadre minori sulla base del loro andamento a livello nazionale ed internazionale. In più, i meccanismi di retrocessione e promozione non consentono una redistribuzione omogenea, appunto, di risorse tra tutti i club partecipanti ai singoli campionati (redistribuzione omogenea possibile nel caso in cui le squadre non cambiassero come avviene nel campionato americano dell’NBA). L’interesse ad una omogeneità delle risorse distribuite non collimerebbe con l’attrazione di mantenere il prestigio del nostro calcio a livello europeo e confluirebbe in una situazione di stallo e meno competitiva. 16
  • 18. Tutto ciò giustifica le regole predette intrinseche nel mondo del calcio, senza possibilità di muovere eccessivamente l’ago della bilancia e rendere “normale” un mercato che non ha modo di seguire le regole standard dell’economia e che dipende da innumerevoli fattori: eventi soprannaturali non controllabili (una tempesta durante lo svolgimento di un match che porta alla sospensione), condizioni fisiche e mentali del giocatore (un infortunio decisivo potrebbe compromettere l’andamento del club), probabilità minima della vittoria del club minore10 sul favorito.11 1.4 I modelli di gestione dei club calcistici Al fine di facilitare i rapporti tra le performance economiche e sportive, è conveniente considerare le differenze tra i modelli gestionali dei grandi club e quelli dei piccoli club. Condizioni favorevoli di base, capacità di sfruttamento delle opportunità in commercio, vasto pubblico di seguaci, maggiori risorse finanziarie per allargare la rosa e renderla più competitiva rappresentano alcune delle peculiarità che definiscono un grande club, grazie alle quali è capace di attrarre nuove risorse finanziarie. Di contro, è evidente come un piccolo club non abbia la stessa disponibilità economica del sopracitato e, dunque, la base da cui partire è costituita dalla selezione dei giovani talenti del vivaio12 o dal loro prelievo da serie minori, supportata da una strategia ben definita e magari dalla presenza di un ridotto staff tecnico ma con la guida di un allenatore esperto. 10 Un esempio clamoroso di quanto detto è rappresentato dall’eliminazione del Real Madrid ai danni dell’Ajax (i blancos furono battuti in casa 4-1) nell’ultima edizione della UEFA Champions League (2018/19). 11 Evoluzione dei modelli di business delle società di calcio professionistiche con l’introduzione del Financial Fair Play, V. Orlando, 2018, cap. 2. 12 Il termine vivaio in ambito sportivo è inteso come settore giovanile, un cosiddetto centro di addestramento dei giovani col fine di trasferire i più talentuosi nella squadra di prima categoria. 17
  • 19. Alla luce di quanto esposto, è chiaro che le società di calcio professionistiche rientrano nelle categorie di aziende profit, con una regolamentazione differente sulla base del settore specifico di riferimento: possono assumere lo status di S.p.A. o s.r.l. e subiscono le norme in merito alla liquidazione ed al fallimento, ma le loro performance aziendali sono estremamente collegate a quelle di gioco, al successo o insuccesso sportivo. Posta la valenza del football club come azienda profit, l’evoluzione del calcio da semplice sport a business ha permesso di identificare un’impronta significativa nel modello di business italiano ed europeo in contrapposizione a quello americano. Si è notato che la scarsa preoccupazione per i risultati economici-finanziari e la ricerca continua del successo sportivo hanno definito la linea di demarcazione tra i club europei e quelli americani (soprattutto del Nord America), che prediligono una struttura focalizzata alla massimizzazione del profitto. Da qui, nasce la differenza tra le due filosofie che caratterizzano la gestione di un club: si distinguono i club profit oriented da quelli utility oriented, in cui i primi (come è facile intuire) concentrano la loro attività verso la massimizzazione del profitto (profit maximizing), e i secondi preferiscono massimizzare l’utilità (win maximizing), anche in assenza di profitto.13 Lo sport americano come l’NBA incarna il modello dei club profit oriented che punta ad aumentare sempre più, o comunque a rendere positivo, il gap tra ricavi e costi totali. Le società europee, invece, puntano alla massimizzazione dell’utilità, producendo più facilmente perdite, per niente lievi e temporanee. I grandi club europei (Barcellona, Real Madrid, Manchester United, Juventus, Milan, PSG) definiscono il loro successo su fattori quali il ranking UEFA, la popolarità del club, le vittorie dei titoli, il tasso di partecipazione dei tifosi, e così via.14 13Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 1. 14Ai già menzionati profili di business dei club alcuni studiosi affiancano dei modelli: - il modello di Scully (1989) specifica la massimizzazione del profitto, analizzando graficamente e matematicamente la relazione tra prezzo dei biglietti, partecipazione dei tifosi, profitto e percentuale di vincite; Scully afferma che il club punta al profitto e i supporters danno valore alla vincita di un titolo nazionale e/o internazionale; 18
  • 20. 1.5 Un tuffo nel passato: dai sodalizi sportivi alle società di calcio quotate in Borsa Originariamente, le società calcistiche nascevano in rappresentanza di un gruppo di persone dedite all’attività sportiva, con lo scopo principale di divertirsi e far divertire, senza attribuire troppo peso alla possibilità di lucro derivante da tale attività. Nel 1855, alcuni studenti inglesi, che praticavano tale sport, fondarono il primo club al mondo, lo Sheffield Club, e appena otto anni dopo, a Londra, nella Taverna dei Liberi Muratori, furono stabilite e scritte le regole del calcio moderno. In poco meno di un ventennio, tramite gli emigranti britannici, il calcio ebbe una grande diffusione in Europa e in America. I primi riscontri in Italia risalgono al 1892, quando venne fondato il Genoa Cricket and Athletic Club, e appena sei anni dopo venne creata la Federazione Italiana del Football (FIF), poi rinominata nell’attuale Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), inizialmente addetta esclusivamente ad organizzare il campionato, il primo torneo ufficiale, composto da una sola partita (vinto dallo stesso Genoa Cricket). Nel 1904, le varie federazioni presenti nel mondo costituirono la Fédération Internationale de Football Association (FIFA), che inizialmente si occupava di predisporre regole e indicazioni per l’organizzazione dei vari campionati nazionali; a seguito della costituzione della FIFA iniziano anche le prime ramificazioni da tale organismo, in primis, nel 1954, con la costituzione della Union Européenne des Associations de Football (UEFA), addetta ad organizzare le competizioni internazionali per le squadre europee.15 - il modello di Sloane (1971), invece, si focalizza sul proprietario del club, la cui utilità è funzione del successo sportivo, della percentuale di vincite, della solidità finanziaria, della partecipazione dei tifosi e del margine di profitto; la massimizzazione dell’utilità, intesa come obiettivo del club, è condizionata dal raggiungimento di un profitto minimo. [Economia e sport, A. M. Ciarrapico, 2010, cap. 3] 15 Evoluzione dei modelli di business delle società di calcio professionistiche con l’introduzione del Financial Fair Play, V. Orlando, 2018, cap. 1. 19
  • 21. In Italia, fino alla prima metà degli anni Novanta, il sistema calcio verteva nella seguente situazione: ❏ tutti i sodalizi sportivi che erano affiliati alla FIGC venivano definiti con la nozione di associazione non riconosciuta; ❏ l’apporto finanziario era garantito dai praticanti che contribuivano agli oneri sociali con versamenti personali; ❏ in relazione al bilancio d’esercizio, non vi era alcun obbligo normativo: alle società bastava redigere un documento simile all’attuale rendiconto finanziario, impostato seguendo un principio di cassa, con l’esclusione degli elementi attivi non monetari di gestione (si pensi ai costi di acquisto delle prestazioni degli sportivi) e dei componenti negativi non monetari di reddito (ad esempio, l’ammortamento degli oneri a carattere pluriennale). La trasformazione da struttura associazionistica a società vera e propria, dunque, fu necessaria: nel 1966, la FIGC determinò, con una Delibera del Consiglio Federale, lo scioglimento degli organi direttivi delle associazioni calcistiche e nominò un commissario straordinario al fine di liquidare i menzionati sodalizi e ricostruire gli stessi nella forma giuridica della società per azioni. In altre parole, la FIGC impose il vincolo della forma giuridica di società per azioni o società a responsabilità limitata per chi volesse iscriversi ai campionati professionistici, precisando però il divieto di lucro soggettivo. Tale divieto ammetteva la possibilità di destinare eventuali utili esclusivamente ad attività di carattere sportivo. Soffermandosi su questo divieto, si evince che imponeva non poche problematiche ad una sana gestione imprenditoriale, nonostante le novità introdotte, e ciò fu causa di conseguenze negative nei processi interni dei club. La Legge 23 marzo 1981 n. 91 diede un po’ di respiro alla situazione di equilibrio precario (o quasi assente) nel calcio italiano. La suddetta intaccò i seguenti punti: ➔ il rapporto di lavoro sportivo viene inserito nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato; 20
  • 22. ➔ abolizione del vincolo sportivo, con la concessione al calciatore professionista di stipulare un nuovo contratto alla scadenza di quello in essere con la propria società in relazione ad un altro club, a condizione del riconoscimento di un’indennità di preparazione e promozione, a beneficio del club cedente; ➔ il profilo della società sportiva venne collocato in quello delle società di capitali; ➔ alla Federazione, a cui il club si affiliava, vennero confermati pieni poteri di controllo, e, in particolare, tale Federazione controllava la gestione delle società sportive ed approvava le delibere delle società inerenti l’amministrazione straordinaria (ad esempio, esposizioni finanziarie o acquisti e vendite di immobili); ➔ la conferma dell’assenza di fine di lucro.16 Inizia così a delinearsi un quadro più aziendalista per le società calcistiche. Alla fine degli anni Novanta, il mondo del calcio subì una vera e propria una rivoluzione normativa che lo cambiò drasticamente. Nel 1995, si verificarono due shock esterni che cambiarono gli equilibri in gioco fino a quel tempo: 1. la famosa Sentenza Bosman (Sentenza C415/93 del 15 dicembre 1995); 2. l’introduzione della pay tv/pay per view. La decisione giuridica sportiva ebbe un impatto inaspettato. Originò da una citazione per danni da parte del calciatore belga Jean Marc Bosman contro la propria squadra, FC Liegi, in risposta alle accuse ricevute di inibizione del club per il trasferimento al Dunkerque. Il Liegi si era rifiutato di concedere il trasferimento a Bosman, data la scarsa entità dell’indennità di preparazione e promozione concessa dal Dunkerque, e aveva costretto Bosman a restare in rosa con contratto scaduto ma senza poter giocare. La sentenza assunta dalla Corte di Giustizia Europea diede la possibilità ai calciatori professionisti europei di trasferirsi da un club all’altro alla scadenza del proprio 16Le società di calcio professionistiche nella prospettiva dell’economia d’azienda: modelli di bilancio e valore economico, L. Gelmini, 2014, cap. 1. 21
  • 23. contratto. Nello specifico, si stabiliva che, al termine del contratto, il giocatore è libero di concluderne uno nuovo con una società diversa (o con la stessa) senza il pagamento di alcuna indennità per usufruire delle prestazioni sportive del giocatore. I Paesi Europei, incluso il nostro, iniziarono a muoversi verso un’evoluzione calcistica approvando provvedimenti simili e aprendo finalmente la porta al calcio moderno. Questo processo di crescita avanzò ancor più velocemente con la conversione da spettacolo televisivo a format televisivo. Infatti, negli anni ‘90, il Parlamento italiano deliberò la Legge Mammì (Legge 6 agosto 1990, n. 223) in relazione alla regolamentazione del settore televisivo. Il connubio tra mondo sportivo e tv comportò un ammontare di denaro esorbitante che accrebbe ancor di più il nuovo business. Nonostante tale incremento, diretta conseguenza di nuove fonti di ricavo per le società, gli incassi al botteghino diminuirono, spingendo il tifoso a restare a casa piuttosto che godersi il match sulla sedia dello stadio. La rivoluzione degli anni ‘90 causò, quindi, non pochi cambiamenti, al punto che la ricerca del successo sportivo, combinata alla libertà di trasferimento dettata dalla sentenza Bosman, spinse la maggior parte dei club a lottare per la conquista degli atleti più talentuosi e sperperare gli introiti derivanti dai diritti tv e da altri ricavi, creando un circolo virtuoso di acquisti e vendite delle prestazioni sportive di singoli calciatori a cifre alquanto elevate.17 L’innesco di questa nuova macchina comportò un innalzamento dei costi per i club e, conseguentemente, perdite più elevate, sulla base delle nuove logiche del business del calcio e sulla filosofia su cui vertono i club europei. Un ulteriore cambiamento rilevante merita un accenno: nel 1997 si approvò un nuovo regolamento che permise l’ammissione nel mercato azionario, con la riduzione di 17 Dal 2009 ad oggi, sono stati effettuati i trasferimenti di giocatori più onerosi della storia del calcio, che di anno in anno sono aumentati. Il primo fu Cristiano Ronaldo, che passò dal Manchester United al Real Madrid per 94 milioni di euro, nel 2009 (lo stesso Ronaldo è stato acquistato dalla Juventus per ben 100 milioni di euro l’estate scorsa). Qualche anno dopo, toccò alla Juventus con la cessione di Paul Pogba per 105 milioni di euro al Manchester United, per poi giungere al 2017 all’acquisto più oneroso (ad oggi) nella storia del calcio: il PSG acquistò Neymar da Santos pagando 222 milioni di euro al Barcellona. 22
  • 24. alcuni vincoli.18 Nello specifico, venne eliminato l’obbligo di presentazione degli ultimi tre bilanci in utile, quasi impraticabile in base a quanto definito prima. Ai fini dell’ingresso nel mercato borsistico e della permanenza in esso, il club sportivo doveva dimostrare che gli assetti organizzativi e patrimoniali fossero in grado di garantire ricavi sicuri nel tempo e che smussassero l’aleatorietà dei ricavi legati ai risultati sportivi. Ad oggi, sono solo tre le società di calcio italiane che hanno aderito alla quotazione in borsa, Lazio (1998), Roma (2000) e Juventus (2001).19 Proseguendo nell’evoluzione storica, le perdite innegabili, causate dai pesanti debiti per l’acquisto dei calciatori e dalla loro remunerazione e peggiorate dai mancati ricavi commerciali del botteghino, videro costretti i proprietari dei club a coprirle con il patrimonio personale ogni anno. Era evidente come le normative fin qui esposte non fossero sufficienti a rimuovere o smussare la situazione del calcio italiano e proprio per questo si giunse alle porte degli anni 2000 ad una ulteriore legge che cambiò specifiche di rilievo. Nel ‘96 fu emanata la Legge n. 586 del 18 novembre del 199620 , che modificò in maniera radicale la vecchia Legge 91/81. Ecco i mutamenti apportati dalla seguente normativa: ● abrogazione dell’indennità di preparazione e promozione, a cui venne sostituita in parte con la possibilità di prevedere un premio di addestramento e formazione tecnica per la società sportiva presso la quale il giocatore aveva svolto la sua ultima prestazione sportiva; tale premio sarebbe stato esente ai fini IVA e non avrebbe determinato il reddito delle società sportive in cui l’atleta aveva militato; ● per tutte le tipologie di società, imposizione della nomina del collegio sindacale; 18Riforma Draghi del 1997. 19 Evoluzione dei modelli di business delle società di calcio professionistiche con l’introduzione del 20 Le società di calcio professionistiche nella prospettiva dell’economia d’azienda: modelli di bilancio e valore economico, L. Gelmini, 2014, cap. 1. 23
  • 25. ● specifico e definito oggetto sociale della società sportiva che può svolgere esclusivamente attività sportive ed altre comunque connesse e strumentali ad esse; ● eliminazione del divieto di lucro con specificazioni precise: era lecito il lucro soggettivo dell’imprenditore, seguendo l’obbligo di prevedere che “una quota parte degli utili, non inferiore al 10%, sia destinata a scuole giovanili di addestramento e formazione tecnico-sportiva “. Tale normativa rappresenta, ad oggi, l’ultima che colpisce in maniera organica le società sportive21 e che segna definitivamente l’effettivo passaggio del mondo del calcio ad un sistema business oriented, oltre che al risultato sportivo, alla generazione di ricavi. Se da un lato, tale riforma confermò un raggio d’azione più ampio e meno limiti per le società calcistiche, dall’altro spianava la strada ad una manipolazione dei dati contabili più lampante che si manifestava con un incremento della rilevanza dei diritti televisivi e con un appesantimento dei valori dei cartellini dei giocatori e strategie contabili fittizie per ridurre le svalutazioni dei diritti alle prestazioni sportive. Si cercò di rimediare a tale situazione con il cosiddetto Decreto Salva Calcio22 (Legge n. 27 del 21 febbraio 2003) incentrato sulla gestione e su alcuni aspetti contabili relativi alla valutazione dei diritti alle prestazioni sportive. In codesto scenario, onde evitare una problematica “valutativa”, il decreto salva calcio diede la possibilità alle società di calcio professionistiche di distribuire, in un periodo temporale di dieci anni, le svalutazioni dei diritti delle prestazioni sportive, superando la 21 Si noti che sull’andamento gestionale ed economico-finanziario delle società professionistiche in Italia inficiano: a) le Norme Organizzative Interne della FIGC; b) la normativa UEFA, a livello comunitario, intensificando la propria attività regolamentare nell’ultimo ventennio con le cosiddette licenze UEFA e il Financial Fair Play. Di entrambi si parlerà nel Capitolo II. 22 Le società di calcio professionistiche nella prospettiva dell’economia d’azienda: modelli di bilancio e valore economico, L. Gelmini, 2014 24
  • 26. loro rendicontazione (e dunque il loro peso effettivo) nell’esercizio di riferimento come imposto dal Codice civile e dai principi nazionali ed internazionali. Appare evidente come tale normativa fu emessa a salvaguardia (da qui il nome salva calcio) delle situazioni economiche negative che si stavano creando o si sarebbero create a breve in termini di impatto dei suddetti valori in bilancio, cercando di arginare le conseguenze sfavorevoli ad una situazione economica-finanziaria, sulla carta, imbarazzante per l’Italia. A livello comunitario però non vi furono ovazioni: il nuovo decreto, come accennato prima, infrangeva le norme vigenti alla base della redazione del bilancio e comportò due procedure di infrazione emesse contro il nostro paese. Infine, è opportuno sintetizzare il recente decreto emanato che intacca parzialmente e positivamente le società di calcio italiane: il Decreto-legge n. 34/201923 (decreto crescita) prevede una riduzione delle tasse sugli stipendi dei calciatori provenienti dall’estero, purché vi abbiano vissuto almeno due anni, per tutti i contratti firmati dall’1 luglio 2019.24 Dopo aver analizzato il quadro economico-normativo del mondo del calcio italiano, ed in parte europeo, è possibile addentrarci nei meandri della complessa normativa contabile di riferimento. 23“La legge che sta aiutando le squadre di calcio italiane a comprare giocatori dall’estero”, ilpost.it. 24 Si precisa che il seguente decreto è indirizzato a tutti i lavoratori, al fine del “rientro dei cervelli” in Italia. 25
  • 27. Capitolo II Il bilancio delle società di calcio professionistiche ___ 2.1 Profili economici-aziendali delle società di calcio: gli stakeholders Il bilancio d’esercizio rappresenta, per la società di calcio professionistiche (in particolar modo per le utility oriented), lo strumento fondamentale di informazione ed interpretazione dei valori iscritti ai fini della messa in chiaro della gestione aziendale, per tutte le categorie di stakeholders, oltre ad essere uno strumento atto al controllo della gestione, come visto prima. In relazione agli stakeholders, ci rientrano soggetti di natura pubblica, privata e collettiva, portatori di interessi economici e non, differenti tra loro. Tra i soggetti di natura pubblica, si ricordano le federazioni sportive (sopra menzionate) le quali hanno il compito di controllare il contenuto del bilancio d’esercizio onde evitare uno squilibrio economico-finanziario delle società sportive. Nello specifico, gli stakeholders prettamente economici sono raffigurati dai soggetti conferenti capitale di rischio o capitale di credito, dal management, dai calciatori, dai fornitori, dai lavoratori dipendenti ed autonomi, dalle società pubblicitarie, dal pubblico da stadio, dalle amministrazioni pubbliche e dalle leghe sportive. Tutti questi soggetti si basano economicamente sulle informazioni desumibili dal bilancio per definire un giudizio economico-finanziario sul club sportivo, o, ad esempio, per verificare la capacità di questo di assolvere ai propri adempimenti alla scadenza. Sull’altra faccia della medaglia si individuano i portatori di interessi prettamente non economici: i supporters vincolati alla squadra per la cosiddetta fede calcistica, i giovani calciatori delle scuole calcio che ammirano gli idoli sul campo e sognano di diventare come loro, la comunità che segue il prestigio nazionale e lo sport per un senso spiccato di patriottismo. 26
  • 28. Non si può fare a meno di notare l’esistente dualità tra le due categorie, definita dell’interesse economico e remunerativo dei primi e l’amore per il calcio dei secondi, che ha portato (e probabilmente porterà sempre) a discordanze tra le due categorie di stakeholders. Appare possibile, dunque, la suddivisione tra la performance economica-finanziaria e la performance meta-economica, in quella globale d’impresa di un club sportivo. La seconda si confà al rapporto tra i risultati meta-economici, intesi come i risultati non economici (la fama sociale) e quelli economici (le remunerazioni per i conferimenti di capitale di rischio), e le risorse meta-economiche impiegate dall’azienda. Tale bipartizione risulta essere perfettamente in linea con l’orientamento utility dei club italiani sopraesposto, ergo al conseguimento di un profitto minimo per raggiungere il successo sportivo massimo. Sulla base di tali osservazioni, il bilancio d’esercizio incarna il duplice ruolo di strumento d’informazione, per tutti gli stakeholders predetti, e di strumento di controllo dei risultati da parte degli organi di vigilanza delle federazioni sportive esterne e del management interno. Infatti, si ricorda che tra gli stakeholders portatori di interessi non prettamente economici assume un ruolo rilevante la FIGC che ha designato un apposito organo di controllo denominato Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche (Covisoc), il quale si occupa del controllo economico, finanziario e patrimoniale delle società di calcio. Tutto ciò si lega perfettamente alla peculiarità dei club sportivi delineata dalla difficoltà di mantenere un equilibrio economico-finanziario con facilità, posto che, a differenze delle aziende commerciali tipiche, tale contesto implica una mole di costi maggiore rispetto ai ricavi e, di conseguenza, anche una maggiore attenzione alle informazioni inserite in bilancio. Infatti, per le società sportive quotate in borsa, la Consob25 ha emanato delle raccomandazioni (le sopra citate) in relazione ad informazioni contabili periodiche e ad 25Commissione Nazionale per le Società e la Borsa. 27
  • 29. eventuali fatti rilevanti tipici dei club quotati, al fine di proporre agli investitori maggiori dettagli in vista delle loro mosse.26 2.2 Il sistema istituzionale di riferimento In Italia, il sistema dei controlli delle società di calcio professionistiche è costituito essenzialmente dalla FIGC. All’interno del complicato sistema istituzionale che ruota attorno al mondo del calcio, tale Federazione rappresenta il cardine per l’affiliazione delle società sportive ed è connessa con il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), a livello nazionale. Mentre, è inserita come partecipante negli organi della UEFA e della FIFA, a livello internazionale. La normativa di riferimento della FIGC, che devono seguire le società sportive italiane, è illustrata dalle Norme Organizzative Interne (NOIF), emanate dal Consiglio Federale in base alle modalità definite dallo statuto della stessa FIGC, tra cui particolare importanza assumono il Piano dei conti unificato e le Raccomandazioni Contabili. Il piano internazionale, invece, porta le società sportive a seguire, dal 1999, il Manuale delle Licenze UEFA e, dal 2010, la Regolamentazione in materia di Financial Fair Play. Lo scopo di queste disposizioni in ambito di contabilità, bilancio, rendiconto finanziario e budget, emanate da FIGC e UEFA, si basa sul bisogno di omogeneizzare le prassi contabili a cui i club devono fare riferimento e a monitorare e controllare i rendimenti economici e finanziari della gestione, sia su un piano nazionale sia su un piano internazionale. Nello specifico, si possono introdurre dei dettagli inerenti alcuni dei sopracitati regolamenti: 26Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2. 28
  • 30. A. il Piano dei conti unificato e le Raccomandazioni Contabili della FIGC rappresentano il punto di incontro tra la normativa civilistica in materia di bilancio d’esercizio e la prassi federale contabile, ai fini di una rappresentazione chiara, veritiera e corretta della situazione economica, finanziaria e patrimoniale (art. 2434 c.c.) e anche a salvaguardia della omogeneità e confrontabilità dei dati di bilancio in conseguenza dei controlli di gestione; B. il Financial Fair Play, inteso a livello europeo e nazionale, individua lo strumento tecnico diretto ad assicurare la stabilità dei club europei, sui vari aspetti gestionale, economico, patrimoniale e finanziario. Per i club sportivi, la regolamentazione da attenzionare in materia di bilancio d’esercizio abbraccia sia le norme civilistiche ed i relativi principi contabili sia le norme federali, legate al rapporto di affiliazione della squadra alla federazione. La funzione informativa del bilancio, dunque, è influenzata da queste due sfere e dai seguenti elementi: a) lo spettacolo sportivo rappresenta il prodotto offerto; b) le operazioni di gestione presentano una peculiarità specifica rispetto le altre società; c) la prestazione sportiva dei calciatori costituisce il fattore produttivo impiegato. Tali fattori portano ad una spiegazione più dettagliata di alcune specifiche voci di bilancio del business model dei club sportivi, in riferimento alle due sfere regolamentative prima delineate. Le normative di riferimento presentano una distinzione tra società quotate e non, più che lecita: recenti aggiornamenti27 hanno permesso alle seconde di poter scegliere tra i principi contabili internazionali e quelli nazionali (ergo la normativa civilistica) per la redazione del bilancio d’esercizio. Tale possibilità di scelta ha posto l’attenzione sul criterio di valutazione dei diritti pluriennali delle prestazioni sportive in base al criterio 27Si fa riferimento alla legge 11 agosto 2014 n. 116. 29
  • 31. del fair value (IAS28 ) e non al costo29 (Codice civile), in quanto maggiormente rappresentativo del valore di mercato. Inoltre, di forte impatto sul bilancio d’esercizio ha avuto anche il d.lgs. n. 139 del 18 agosto 2015 (decreto bilanci), che ha delineato le modalità dell’adeguamento della disciplina codicistica della Direttiva 2013/34/UE.30 2.3 Le società di calcio professionistiche e il bilancio d’esercizio Nelle società di calcio professionistiche, la scomposizione della vita aziendale in periodi di gestione di durata annuale si allinea perfettamente alle stagioni sportive, che rappresentano la peculiarità del business model calcistico. Il prodotto calcio relativo ad una stagione sportiva è sempre distinguibile per ogni singola stagione. In linea con ciò, il bilancio d’esercizio per i club calcistici individua la ricchezza prodotta in ogni stagione. Come noto, il bilancio d’esercizio costituisce il principale strumento di comunicazione dei dati economici-finanziari della gestione d’azienda, ma, nel caso delle società di calcio, l’informativa aziendale è riscontrabile in documenti o atti differenti dal bilancio, quali ad esempio le interviste, gli articoli di giornale, le relazioni ufficiali del club o i comunicati stampa. In più, per le società di calcio professionistiche, il bilancio d’esercizio assurge all’ulteriore funzione di partecipazione ai campionati e alla loro permanenza, in quanto, come accennato precedentemente, la FIGC ha il compito di effettuare controlli di gestione ed applicare eventuali provvedimenti al fine di assicurare l’equilibrio nelle varie competizioni. 28International Accounting Standards, i principi contabili internazionali. 29 Nonostante l’introduzione di questa novità, la maggior parte dei club italiani valuta i diritti pluriennali delle prestazioni dei giocatori al costo, come si vedrà nel Capitolo III nel caso specifico della Juventus F. C. 30 Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 1. 30
  • 32. Infatti, la società di calcio che vuole ottenere la licenza della FIGC, per affiliarsi e gareggiare nella competizione, deve rispettare i principi di una corretta e sana gestione economica e finanziaria dimostrata nei risultati presentati a bilancio. L’entità e la composizione del capitale di funzionamento e del reddito d’esercizio rappresentano il riflesso del raggiungimento di determinati risultati sportivi, solitamente programmati dai club, che di conseguenza dipendono da eventi non controllabili al cento per cento come l’esito di un match discriminato da un palo. Chiaramente, anche la componente dei ricavi è fortemente legata alla performance della squadra, ma non solo da questa, dipende anche dai concorrenti. Si pensi al caso in cui l’esito di un match sia scontato, ad esempio una big italiana che sfida una squadra di serie C in una fase iniziale della Coppa Italia. In casi del genere, la ripartizione dei proventi diminuisce in base al livello di attrazione dello spettacolo sportivo offerto (il prodotto calcio citato più volte) riducendo gli introiti derivanti da stadio e la suddivisione dei ricavi provenienti dai diritti tv. In qualunque altro mercato, la situazione di monopolio causata dalla debolezza dei concorrenti aumenta i profitti. Nel calcio, invece, determina “perdite” confermando il paradosso competitivo definito nel Capitolo I. 2.3.1. Il NOIF Il bilancio d’esercizio per le società di calcio professionistiche è regolamentato all’art. 84 (Contabilità e bilancio) delle NOIF, che, in base agli aggiornamenti in vigore dal 2017, disciplina quanto segue: a) la società deve tenere la contabilità osservando le norme di legge ed in conformità al piano dei conti predisposto dalla Covisoc31 e approvato dal Consiglio federale; 31Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche, è un organo tecnico-contabile della FIGC. 31
  • 33. b) le società associate nelle Leghe Professionistiche sono obbligate a depositare, presso la Covisoc, il bilancio annuale redatto esclusivamente in forma ordinaria, la relazione semestrale, e l’eventuale bilancio consolidato secondo quanto previsto dal successivo art. 85; c) il bilancio deve essere predisposto nel rispetto della vigente normativa civilistica e sulla base dei principi contabili emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità, utilizzando le raccomandazioni contabili FIGC, ovvero sulla base dei principi contabili internazionali ove applicabili; d) il bilancio delle società della Lega Nazionale Professionisti Serie A, Serie B e Lega Pro deve essere sottoposto alla revisione di una società iscritta nel Registro dei revisori legali presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze che abbia svolto incarichi di revisione negli ultimi tre anni per società quotate o per società di calcio professionistiche (per le società di Lega Pro l’obbligo decorre dal bilancio o relazione semestrale chiusi al 31 dicembre 2017); e) le società calcistiche che esercitano il controllo su una o più società devono predisporre il bilancio consolidato, con riferimento alla struttura del gruppo del quale la società calcistica è controllante. L’area di consolidamento32 del gruppo, facente capo alla società calcistica, deve includere le società controllate, nonché le società collegate e le altre società che generano ricavi e/o offrono servizi e/o sostengono costi inerenti all’attività tipica della società calcistica. 32 L’art. 84 delle NOIF, al comma 7, specifica come segue: “Le società calcistiche che esercitano il controllo su una o più società, ai sensi dell’art. 2359 del Codice civile, devono, altresì, predisporre il bilancio consolidato, con riferimento alla struttura del gruppo del quale la società calcistica è controllante. L’area di consolidamento del gruppo, facente capo alla società calcistica, deve includere le società controllate, nonché le società collegate e le altre società che generano ricavi e/o offrono servizi e/o sostengono costi inerenti all’attività tipica della società calcistica. Qualora un soggetto giuridico che controlli direttamente o indirettamente la società calcistica, generi ricavi e/o offra servizi e/o sostenga costi inerenti all’attività tipica della medesima società, nell’area di consolidamento dovrà essere incluso anche tale soggetto.” 32
  • 34. Da ciò si conferma come la federazione sportiva, in tema di bilancio, abbia previsto degli adempimenti supplementari (l’aggiunta di un piano dei conti ne costituisce l’esempio lampante), rispetto agli obblighi previsti dal Codice civile.33 2.3.2 I principi contabili nazionali ed internazionali a confronto Come anticipato prima, la normativa di riferimento per le società di calcio è definita dalle norme civilistiche, e dai principi contabili nazionali, e dalla regolamentazione definita dalla FIGC. Inoltre, in base alla natura specifica della società (ad esempio, le società quotate in borsa), si possono aggiungere a queste, o sostituire, normative internazionali. I principi contabili nazionali, originariamente emanati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e dal Consiglio Nazionale dei Ragionieri, dal 2001 ad oggi, vengono rivisti ed emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità (OIC), e trovano applicazione per tutte le società di capitali, ad eccezione di quelle che adottano i principi contabili internazionali, in cui, dunque, vi rientrano anche le società di calcio professionistiche. Oltre la funzione di emanazione di tali principi contabile per la redazione dei bilanci, si riconosce all’OIC la partecipazione al processo di elaborazione dei principi contabili internazionali adottati in Europa, intrattenendo rapporti con l’International Accounting Standards Board (IASB), con l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) e con gli organismi contabili di altri paesi. Le società di calcio professionistiche, in quanto società di capitali, sono soggette all’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS, secondo le regole previste dal Decreto Legislativo, n. 38, del 28 febbraio 2005 recante norme in tema di «Esercizio delle opzioni previste dall’articolo 5 del regolamento (CE) n. 1606/2002 in materia di principi contabili internazionali», il quale da un lato impone l’obbligatoria 33Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2. 33
  • 35. applicazione degli IAS/IFRS per le società di calcio quotate in borsa (in Italia, quindi, le tre definite al Capitolo I), e dall’altro ne consente l’adozione facoltativa sia per le società rientranti nel perimetro di consolidamento, in qualità di consolidate o di consolidanti, sia per quelle controllate da una società quotata in borsa (attualmente A.C. Milan spa controllata da Fininvest spa). Ad oggi, l’applicazione degli IAS/IFRS non va molto di moda, considerando che solo le società quotate in borsa li adottano, talvolta non integralmente. In realtà, i club rientranti nel gruppo delle società che possono adottare facoltativamente gli IAS/IFRS costituiscono la maggioranza delle società sportive di Serie A e di Serie B, dal momento che è possibile riscontrare che esse superano le soglie previste dall’art. 2435–bis del Codice civile34 . Limitazioni passate sono state abolite dando la possibilità a tutti i club che rientrano tra i requisiti predetti di redigere il bilancio usufruendo dei principi contabili internazionali. Logicamente, i club di maggiori dimensioni terranno in considerazione il vantaggio di adottare i principi contabili internazionali per la redazione del bilancio di esercizio, con lo scopo di fornire informazioni agli stakeholders, in particolare a investitori, finanziatori e creditori sociali. In aggiunta, occorre precisare che i principi contabili internazionali si riferiscono agli standard contabili della International Accounting Standards Board (IASB) e si distinguono in International Accounting Standards (IAS), concernenti i documenti in 34I punti chiave sono elencati di seguito: a. il limite dei 50 dipendenti, comprensivo anche del personale non sportivo, previsto dall’art. 2435–bis del Codice civile è ampiamente superato in relazione alla rosa di calciatori di ciascuna squadra (compresi tra 25 e 30) e dell’equiparazione, prevista dalla Legge n. 91/1981, del rapporto di lavoro sportivo a quello di lavoro subordinato; b. il valore del patrimonio calciatori, nonché la principale voce dell’attivo patrimoniale, congiuntamente all’eventuale proprietà delle strutture sportive (stadi, centri sportivi, ecc.), supera abbondantemente l’importo di 4.400.000 euro; c. il fatturato medio per i club, desunto dai bilanci 2013 per le squadre di Serie A e 2012 per le squadre di Serie B, supera abbondantemente il limite di 8.800.000 di euro posto dall’art. 2435– bis del codice civile, fatta eccezione per qualche club minore di Serie B. 34
  • 36. vigore emanati dalla International Accounting Standards Committee (IASC), ed in International Financial Reporting and Standards (IFRS), in riferimento a quelli emanati dallo IASB35 . Infine, si precisa che la base teorica su cui si fondano tutti i principi contabili internazionali è costituita dal Quadro concettuale dell’informativa finanziaria (The Conceptual Framework for Financial Reporting, il cosiddetto «Framework») che definisce una struttura teorica di riferimento che fornisce informazioni utili per l’emanazione, rielaborazione e interpretazione dei principi contabili internazionali.36 Il modello legato ai principi contabili internazionali IAS/IFRS presenta delle divergenze con quello nazionale, per cui costituiscono modelli alternativi di redazione del bilancio d’esercizio. Tali difformità sono di seguito sintetizzate: 35 La loro emanazione punta ad un’armonizzazione internazionale dei principi contabili, ai fini di una maggiore facilità di comparazione spazio-temporale dei singoli bilanci, sia per le nuove regole di globalizzazione dei mercati sia per il loro utilizzo dagli operatori economici-finanziari. 36Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2. 35
  • 37. Tabella 1 - IAS/IFRS a confronto Modello Nazionale Modello Internazionale (OIC) (IAS/IFRS) Interesse Tutelato Creditori Sociali Investitori attuali e potenziali Costo Storico Fair Value37 Criterio di Valutazione Prudenza Mark to marketPrincipio Predominante della Forma sulla Sostanza della Sostanza sulla FormaPrincipio di Prevalenza Reddito Prodotto Reddito PotenzialeConcetto di Reddito Schemi di SP e CE Codice Civile Nessuna struttura specifica ma suddivisione delle voci diverse Fonte: elaborazione personale da Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, Cristiano Guarna, 2017, cap. 2 2.3.3 Le raccomandazioni contabili e il piano dei conti unificato La più volte citata dicotomia fra i principi contabili nazionali ed internazionali e la normativa predisposta dalla FIGC comporta una sempre presente comparazione tra le due regolamentazioni, onde evitare diversità di interpretazione ed errori di valutazione di singole voci che compromettano la comparabilità dei bilanci. 37 Si ricorda che il termine fair value indica il prezzo che si percepirebbe dalla vendita di un’attività o il prezzo che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare transazione (non di liquidazione o di sottocosto) tra operatori di mercato alla data in cui è effettuata la valutazione. 36
  • 38. All’art. 84 delle NOIF, nella versione in vigore, è disposto che «La contabilità deve essere tenuta dalle società in osservanza delle norme di legge ed in conformità con il piano dei conti della F.I.G.C.» (comma 1) e che «Il bilancio d’esercizio deve essere predisposto nel rispetto della vigente normativa e sulla base dei principi contabili emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità, utilizzando le raccomandazioni contabili F.I.G.C., ovvero sulla base dei principi contabili internazionali ove applicabili» (comma 3). Si ricorda, inoltre, che alla Covisoc è attribuito il compito di predisporre il piano dei conti unificato. L’introduzione della FIGC del piano dei conti unificato è finalizzata a rendere omogenei e comparabili i dati di bilancio delle società di calcio professionistiche, oltre alla conseguente facilità di controllo da parte della federazione delle performance economiche e finanziarie, simboliche delle condizioni di equilibrio in linea con i principi di sana e corretta gestione e dei parametri economico–finanziari, richiesti dall’ordinamento sportivo per il rilascio delle licenze sia nazionali e che UEFA. Nello specifico, in esso vi sono dei conti tipici dello Stato Patrimoniale: i conti Capitalizzazione dei costi del vivaio e Diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori nelle Immobilizzazioni Immateriali; il conto Crediti per compartecipazioni nelle Immobilizzazioni finanziare; il conto Crediti verso Fifa/Uefa/Figc/Coni/Lega nei Crediti dell’attivo circolante e i conti Debiti per compartecipazioni e Debiti verso Fifa/Uefa/Figc/Coni/Lega negli Altri debiti38 . Nella prassi, il piano dei conti unificato non si distacca troppo da quello definito dal Codice civile, anche perché implicherebbe uno sforzo aggiuntivo ed eccessivo per le società di calcio professionistiche. Infatti, il suddetto presenta una struttura prevalentemente analitica sulla base delle determinanti tipiche del business model calcistico ma facilmente ricollegabile ai modelli di Stato Patrimoniale e Conto Economico codicistici. La maggior analiticità deriva dalla necessità di apportare le cosiddette suddivisioni, aggiunte e adattamenti39 . 38 Per specifici approfondimenti su queste ed altre voci tipiche si veda Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, Cristiano Guarna, 2017, cap. 3. 39Si fa riferimento alle modifiche definite dal Codice civile ai commi 2, 3, 4 dell’art. 2423-ter. 37
  • 39. Le Raccomandazioni Contabili, invece, assolvono ad una funzione esplicativa e applicativa dei conti tipici delle società di calcio previsti dal piano dei conti unificato della FIGC. Se quest’ultimo precisa la struttura informativa di base su cui impostare il sistema di rilevazione, le Raccomandazioni Contabili rappresentano la prassi contabile della federazione e, sulla base di ciò, ottemperano a diverse funzioni, di seguito elencate: a. una funzione di raccordo tra prassi contabile e normativa civilistica per le difficoltà specifiche del settore calcio; b. una funzione di indirizzo in ordine ai criteri di valutazione da adottare; c. una funzione di interpretazione tecnica (e applicativa) delle poste tipiche del piano dei conti unificato; d. una funzione di integrazione, congiuntamente al piano dei conti unificato, degli schemi legali di bilancio, in quanto essi non sono perfettamente adeguati a fornire una rappresentazione veritiera e corretta dei risultati di gestione delle società di calcio professionistiche. Si precisa che l’esistenza delle Raccomandazioni Contabili e del Piano dei Conti Unificato non sono equiparabili ai principi contabili nazionali ma che il particolare rapporto vigente tra Federazione Sportiva nazionale e le società calcistiche, a seguito dell’atto di affiliazione, implica che le società stesse si trovino inserite in un «ordinamento settoriale speciale». Di conseguenza, i club sono assoggettati alla potestà normativa della FIGC.40 40Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, C. Guarna, 2017, cap. 2. 38
  • 40. 2.3.4 Il Financial Fair Play e le licenze UEFA Nel contesto finora delineato, è necessario inserire anche la figura del più volte citato ente europeo UEFA, il quale ha definito alcuni strumenti normativi con lo scopo di facilitare il conseguimento dell’equilibrio economico e finanziario dei club. Nello specifico, l’UEFA ha impostato un sistema per cui ogni club, ai fini della partecipazione alle diverse competizioni europee, deve possedere dei requisiti specifici per ottenere le cosiddette Licenze. I criteri per il rilascio delle licenze UEFA sono contenuti in un documento denominato UEFA Club Licensing and Financial Fair Play Regulations, pubblicato nel maggio 2010 e revisionato nel 2015, promosso, all’epoca, dal Presidente UEFA M. Platini. Il Financial Fair Play indica lo strumento di monitoraggio della situazione economica, finanziaria e patrimoniale delle società di calcio da parte dell’UEFA. Punta a limitare la differenza tra grandi e piccoli club europei e a spingere tutte le squadre alla stabilità finanziaria nel lungo periodo. Il Manuale delle Licenze UEFA classifica cinque tipologie di criteri per la valutazione degli equilibri economici dei club ai fini del rilascio della licenza: sportivi, organizzativi, infrastrutturali, legali ed economici-finanziari. Gli obiettivi ad essi congiunti sono i seguenti: a) migliorare la capacità economica-finanziaria dei club con una maggior trasparenza e credibilità; b) salvaguardare i creditori, garantendoli nei confronti dei club che dovranno rispettare le scadenze; c) disciplina e razionalità più intense nella gestione finanziaria; d) spronare le società ad operare considerando le proprie entrate; e) concentrarsi su una spesa di tipo responsabile ai fini di un beneficio maggiore nel lungo periodo; f) moderare l’incidenza dei costi del personale e gli importi dei trasferimenti; g) puntare e mantenere la redditività a lungo termine e la sostenibilità del calcio europeo. 39
  • 41. Ai fini della ricezione della licenza, ogni club calcistico deve fornire i seguenti documenti: 1. il bilancio d’esercizio chiuso al 30 giugno o al 31 dicembre (precedente la data di presentazione della Licenza, sottoposto a revisione legale dei conti da parte di una società di revisione iscritta nel Registro dei revisori legali presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze), redatto nella prospettiva della continuità aziendale e corredato dei documenti previsti del codice civile, compreso il rendiconto finanziario e del prospetto delle movimentazioni dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori; 2. la relazione economico–finanziaria semestrale, relativa al periodo compreso tra il 1° luglio e il 31 dicembre dell’esercizio in corso al momento della richiesta della Licenza, sottoposta a revisione contabile limitata, e composta da Stato Patrimoniale, Conto Economico, Rendiconto Finanziario e Nota Integrativa, con allegate le relazioni sulla gestione degli amministratori e del soggetto incaricato della revisione legale dei conti; 3. la certificazione di assenza di debiti scaduti da trasferimento di calciatori rilasciata, dalla Lega; 4. un prospetto da cui si evince l’assenza di debiti scaduti verso i dipendenti nonché l’avvenuto pagamento delle ritenute fiscali e dei contributi, da associare al bilancio d’esercizio chiuso o alla relazione semestrale; 5. una dichiarazione che asserisca l’assenza di eventi od operazioni di rilevanza economica tale da avere un impatto negativo sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società (da trasmettere nei sette giorni precedenti la riunione della Commissione per deliberare il rilascio della licenza); 6. dei budget economico–finanziari da cui non emergono elementi che possano mettere in dubbio la continuità aziendale, uno dei principi fondamentali per la UEFA e per il conseguente rilascio della Licenza. 40
  • 42. 2.3.5 Gli indicatori UEFA e il Break Even Result Il Manuale delle Licenze UEFA, edizione 2015, definisce agli art. 62 e 63 i seguenti indicatori che devono essere rispettati dai club ai fini del rilascio della Licenza: a. going concern (requisito della continuità aziendale), monitorato dal Club Financial Control Panel (organo indipendente UEFA) il quale potrà anche richiedere al club documentazione specifica (ad esempio, Business Plan e Piani di cash flow); b. negative equity (assenza di patrimonio netto negativo): i club dovranno inserire le motivazioni inerenti alle riduzioni del patrimonio per effetto di incrementi delle passività rispetto all’esercizio precedente e all’ultima relazione semestrale; c. break even result: requisito di pareggio per il periodo di riferimento attraverso la determinazione dei ricavi e costi rilevanti, ovvero dei cosiddetti «ricavi e costi rettificati», delle perdite ammesse, degli apporti di capitale, delle spese per costruzione di nuovi stadi e impianti;41 d. debiti scaduti: le società per il periodo di competenza dovranno dimostrare di non avere iscritti a bilancio debiti scaduti verso altri club in virtù di operazioni di trasferimento dei calciatori, nonché debiti scaduti verso dipendenti o verso l’erario per versamento di ritenute e contributi; e. costi del personale: tali costi dovranno essere contenuti con l’obiettivo di raggiungere il break even e limitati attraverso il rispetto di un rapporto tra costi del personale tesserato e ricavi pari al 70%. Al fine di incentivare gli investimenti nel settore giovanile gli stipendi dei tesserati per le squadre giovanili sono esclusi dal calcolo del break even. In relazione alla documentazione richiesta e agli indicatori che devono essere rispettati dai club per il rilascio delle Licenze, appare evidente che, con le regole del “fair play finanziario”, l’UEFA ha tentato di porre un freno a fenomeni di “doping finanziario” 41 Per specifici approfondimenti sui ricavi e costi rilevanti si veda si veda Le società di calcio professionistiche e l’informativa di bilancio, Cristiano Guarna, 2017, cap. 4. 41
  • 43. fissando degli indicatori di equilibrio finanziario e un tetto massimo di aggregato negativo del break–even, termine che indica una particolare configurazione di risultato economico parziale dotato, secondo gli intendimenti del Manuale, di capacità segnaletica di situazioni di tendenziale e strutturale squilibrio economico e finanziario. Si precisa comunque che il requisito del break even result non rappresenta una condizione essenziale per il rilascio della Licenza. In conclusione, è così definito il quadro normativo a cui fanno riferimento tutte le società calcistiche italiane ed europee, fermo restando che le suddette regolamentazioni approvate dai rispettivi organi devono essere inglobate dal club considerando la normativa nazionale e le peculiarità intrinseche della società medesima, quali soglie fatturato, dimensione societaria, eventuale quotazione in borsa e così via. 42
  • 44. Capitolo III Case study: analisi di bilancio per Juventus F. C. ___ 3.1 Juventus Football Club La società calcistica italiana Juventus Football Club nasce nel 1897 nella città di Torino da un gruppo di giovani liceali. Capitanata dalla Famiglia Agnelli, è il secondo club calcistico nato in Italia, dopo il Genoa, e, ad oggi, rappresenta uno dei più blasonati con 67 trofei ufficiali vinti, il primato dei 35 scudetti italiani e 11 titoli in competizioni UEFA. Fondata come club sociale e trasformata in società a responsabilità limitata (nel 1946), dal 2001 è quotata nella Borsa Italiana con il conseguente inserimento della Juventus nel segmento STAR fino al 2011. Nello scorso biennio è stato l’unico titolo appartenente ad un club sportivo ad essere presente nell’indice FTSE Italia Mid Cap del mercato telematico azionario, il che ha permesso da allora fino ad oggi la sua quotazione nell'indice FTSE MIB, il principale indice borsistico a livello nazionale. Dal 1967 ha mutato ragione sociale in società per azioni con capitale interamente privato, ma dal 2009 la finanziaria Exor 42 è la società che controlla la maggioranza del capitale azionario (63,8%43 ) tramite la controllante Giovanni Agnelli e C. S.a.p.a. 44 che 42Nata dalla fusione di IFIL e Istituto Finanziario Industriale, si tratta di un'azienda di diritto olandese, controllata dalla famiglia italiana Agnelli, che realizza investimenti con orizzonte di lungo termine in società globali, prevalentemente in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la casa automobilistica Ferrari, il settimanale The Economist e la sopracitata Juventus. 43 In occasione dell’assemblea straordinaria tenutasi ad ottobre 2019, la famiglia Agnelli ha proposto la modifica dello statuto sociale per l’introduzione del voto maggiorato, che dovrà ora essere approvato 43
  • 45. detiene il 52,99% della sopracitata Exor. Il restante capitale azionario è in possesso dell’azienda irlandese Lindsell Train Investment Trust Ltd. per un ammontare pari al 10% e da azionisti diffusi, con l’Associazione Piccoli Azionisti della Juventus Football Club45 , per il 26,2%. Grafico 1 - Capitale Sociale e Azionariato Fonte: Sito ufficiale di Juventus F. C. Con oltre 120 anni di storia, il club torinese si è affermato come realtà sportiva nazionale ed internazionale, assumendo un ruolo importante a livello socioculturale. Alcuni studiosi intrecciano la rilevanza della Juve alla storia della città di Torino e, in parte, a quella italiana, soprattutto in relazione alla casa imprenditoriale Agnelli, che definisce il sodalizio sportivo più antico e duraturo dello sport italiano, e in relazione al contributo fornito alla Nazionale Italiana che ha visto più volte il risultato positivo influenzato dai talenti provenienti dal club bianconero. dall’assemblea dei soci, in vista dell’aumento di capitale di 300 milioni al massimo. [“Gli Agnelli blindano la Juve col voto maggiorato”, calcioefinanza.it] 44 Nata nel 1984 come società a responsabilità limitata, la Giovanni Agnelli e C. fu fondata da Gianna Agnelli e si è trasformata in società in accomandita per azioni ai fini della gestione finanziaria delle holding controllate dalla famiglia Agnelli, tra cui rientravano la FIAT. 45Nata nel 2010 per tutelare gli interessi dei piccoli azionisti e per incoraggiarne la partecipazione attiva alla vita sociale, ad oggi conta oltre 40.000 membri. 44
  • 46. Una tra le prime squadre sportive le cui partite sono state trasmesse in diretta radiofonica e televisiva in Italia, la notorietà internazionale le ha permesso di influenzare indirettamente l’identità visiva di molte squadre nel mondo, legate in parte all’emigrazione italiane, rappresentando, dunque, uno strumento di italianità. Infatti, il sostegno mondiale per tale club è confermato dal suo posizionamento nel ranking stilato dalla UEFA, in cui rientra al 5° posto, unica italiana tra i primi dieci. 3.2 Performance sportive ed economico-finanziarie della società Juventus F. C. La mission del club è definita come segue46 : ll primo fondamentale scopo della Juventus è dare ai propri sostenitori le più ampie soddisfazioni sportive. La società ha, inoltre, le finalità di creare valore per i suoi azionisti e di mantenere e sviluppare un rapporto di fiducia con tutti i suoi stakeholders. La creazione del valore per azionisti e, più in generale, per gli stakeholders rappresenta un caposaldo della filosofia aziendale juventina. Con più di un secolo di storia ed una fama ormai internazionale, l’obiettivo primario è soddisfare tutti gli stakeholders del club, che essi siano tifosi, a cui regalare soddisfazioni sportive con vittorie su vittorie, o che siano azionisti, desiderosi di una remunerazione derivante dal proprio investimento. A sostegno di ciò, la società ha deciso di costituire un codice etico a cui dipendenti, consulenti, staff e collaboratori fanno riferimento. All’interno di esso si trovano principi base come la promozione dell’etica sportiva, la combinazione di professionalità ed economicità nella dimensione calcistica in linea con l’etica sociale e le tradizioni bianconere. 46Sezione “Club” del sito ufficiale www.juventus.com. 45
  • 47. La Juventus ambisce a costruire e mantenere un rapporto di fiducia nei confronti dei suoi stakeholders: crea valore per gli azionisti mediante la valorizzazione del proprio brand, cura il livello tecnico eccellente della squadra sportiva per i tifosi, si impegna in progetti collaterali in ambito sociale per le istituzioni. L’attività principale è costituita dalla partecipazione a competizioni calcistiche nazionali ed internazionali. Le principali fonti di ricavo provengono dalle attività calcistiche sotto un profilo economico, dal brand Juventus, dall’immagine della prima squadra (attività di licenza dei diritti televisivi e media), da sponsorizzazioni o cessione di spazi pubblicitari. Da alcuni dati statistici degli ultimi anni è possibile avere un riscontro economico della rilevanza del club suddetto. Nella stagione 2016/17, il calcio ha realizzato 25.547 miliardi di euro in Europa con una crescita del 6% medio annuo rispetto gli ultimi cinque anni. In tale ammontare rientrano i ricavi associati a 700+ club delle federazioni nazionali, di FIFA e UEFA. Le fonti dei proventi del settore calcio fanno riferimento ai proventi da diritti televisivi e dai matchday, ed altri ricavi commerciali. I primi sono collegati alla partecipazione alle competizioni nazionali e internazionali, i secondi ai ricavi derivanti della gara in sè, ad esempio dovuti al ticketing, e gli ultimi ai contratti di sponsorship e branding. I campionati europei più seguiti, Premier League, La Liga, Bundesliga, Ligue 1 e Serie A, hanno segnato ricavi pari a 14.7 miliardi di euro48 equiparando un tasso di crescita medio annuo pari al 10,7% negli ultimi cinque anni. I club più importanti di queste leghe hanno creato un flusso di ricavi pari a 7.9 miliardi di euro49 , nella stagione 2016/17, corrispondente a quasi un terzo dei ricavi del settore calcio europeo. In Italia, nella stagione 2016/17, i tre campionati professionistici, Serie A, Serie B e Lega Pro, hanno registrato ricavi pari a 2.6 miliardi di euro50 , di cui la Juventus è il primo club in Italia ed il decimo in Europa con 411.5 milioni di euro51 . 47Deloitte Annual Review of Football Finance 2018. 48Deloitte Annual Review of Football Finance 2018. 49Deloitte Football Money League 2018. 50PwC Report Calcio 2018. 46
  • 48. In merito al contesto, è utile spendere qualche riga in relazione all’evoluzione economica-sportiva del club in esame. Il ciclo 2010-2019, che vede nel 2010 il passaggio della presidenza del club ad Andrea Agnelli, quarto esponente della dinastia torinese, definisce gli anni di risollevamento per la Juventus, successivi al brutto colpo di Calciopoli52 . In questo periodo, si registrano, 15 trofei per la squadra bianconera, corrispondenti ad 8 scudetti consecutivi (record unico nel campionato italiano), 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe di Lega. Il predominio a livello nazionale è stato evidente, fino ad oggi, ma non è stato raggiunto da un passo in più a livello internazionale53 , dove la Juventus non riesce a dominare e a cui punta decisamente dall’ultimo decennio investendo risorse e attuando strategie moderne. Tale situazione sportiva ha avuto riscontro economico più che positivo, nello stesso ciclo, con una crescita progressiva dei ricavi: gli ultimi due anni hanno registrato ricavi superiori ai 400 milioni di euro, grazie agli introiti derivanti dal posizionamento nelle competizioni europee e allo sviluppo commerciale con nuovi sponsor e una maggiore presenza digitale. 51 Il seguente dato esclude i ricavi generati dalla vendita dei diritti alle prestazioni pluriennali dei calciatori. 52 Con il termine Calciopoli si identifica lo scandalo legato al calcio italiano del 2006, che ha coinvolto le più importanti società professionistiche e rilevanti dirigenti delle stesse e di altri organi calcistici. Tra queste vi era anche la Juventus che subì la revoca di due scudetti e la retrocessione in Serie B. 53 Si ricorda che, durante il ciclo sopracitato, la Juventus ha raggiunto due finali di Champions League arrivando seconda nella competizione. 47
  • 49. 3.3 Introduzione all’analisi di bilancio: case study Juventus F. C. I dati di seguito presentati sono il risultato di un’analisi di bilancio del triennio composto dalle tre stagioni 2012/13, 2013/14, 2014/15 della Juventus F. C., dopo poco più di un anno dalla costruzione del nuovo stadio. L’analisi di bilancio che sarà esposta di seguito mira ad individuare eventuali punti di forza della scelta d’investimento in uno stadio privato e dimostrarne il vantaggio competitivo che ne deriva54 , oltre a definire una discreta valutazione sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società in questione. Si premette che l’impostazione di bilancio di partenza risponde ai criteri normativi esposti nel precedente capitolo, con chiusura al 30 giugno, per cui si fa riferimento ad un bilancio con: ❏ situazione patrimoniale-finanziaria, impostata con il criterio dell’esigibilità (distinzione tra corrente e non corrente delle attività e delle passività)55 ; ❏ conto economico, classificato in base alla natura dei ricavi e dei costi56 ; ❏ conto economico complessivo, che mostra eventuali utili e perdite senza il passaggio dal conto economico; ❏ prospetto delle variazioni di patrimonio netto, che sottolinea le cifre legate alle transazioni con gli azionisti; ❏ rendiconto finanziario, disposto con il metodo indiretto57 . 54Si precisa che i risultati dell’analisi non si possono considerare come dati certi ma solo supposizioni in base al contesto descritto e alle fonti di riferimento. 55 Da Nota Integrativa si evidenzia: “...indicare distintamente i significativi anticipi ricevuti da clienti e quelli versati a fornitori dando quindi maggior evidenza ai saldi derivanti da transazioni che hanno avuto manifestazione numeraria anticipata rispetto alla competenza economica.” 56 Da Nota Integrativa: “...privilegiando l’esposizione delle informazioni relative agli effetti economici connessi ai diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, voci caratteristiche dell’attività di Juventus.” 57 Da Nota Integrativa: “Ai fini della determinazione dei flussi di cassa dell’attività operativa, il risultato ante imposte dell’esercizio è rettificato dagli effetti delle operazioni di natura non monetaria, da qualsiasi 48
  • 50. In primo luogo, la seguente analisi pone l’attenzione sulle voci risultanti dal bilancio ufficiale della società juventina, integrate da elaborazioni personali estratte dal conto economico percentualizzato. In secondo luogo, si inseriscono alcuni dei principali rischi a cui è esposto il club al fine di rendere l’analisi più completa ed adattata al contesto del club e a quello calcistico in generale. Infine, l’analisi di bilancio ingloba le risultanze del prospetto capitale investito-capitale raccolto, alcune considerazioni sul rendiconto finanziario e l’interpretazione dei risultati derivanti dal calcolo degli indici. 3.3.1 Riflessioni sui contenuti informativi del bilancio ufficiale di Juventus F. C. I documenti ufficiali che devono essere presentati dalle società calcistiche identificano il corrispettivo del bilancio civilistico, integrato con informazioni aggiuntive richieste dagli organi che i club devono seguire, sulla base delle normative definite al Capitolo II. Ciò implica che, prima di tuffarsi nell’analisi di bilancio, è opportuno considerare le informazioni derivanti dal bilancio ufficiale della società bianconera mediante i risultati di sintesi mostrati in questo. Di seguito si riporta la sintesi dei dati relativi agli ultimi cinque esercizi sociali58 : differimento o accantonamento di precedenti o futuri incassi o pagamenti operativi e da elementi derivanti dall’attività di investimento o finanziaria.” 58 RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale. 49
  • 51. Tabella 2 - Sintesi dei dati degli esercizi sociali dal 2011 al 2015 Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale. ★ Risultato Netto Confermando il trend di netto miglioramento dell’andamento economico, l’esercizio 2013/2014 si è chiuso con una perdita di € 6,7 milioni, inferiore di € 9,2 milioni rispetto alla perdita di € 15,9 milioni dell’esercizio precedente. Tale variazione positiva deriva da un incremento dei ricavi per € 32 milioni (+11,3% rispetto all’esercizio precedente), di cui € 25 milioni per maggiori proventi dalla gestione di diritti alle prestazioni sportive di calciatori, parzialmente compensato da un aumento del costo del personale tesserato di € 18,9 milioni (+12,7% rispetto all’esercizio 2012/2013), nonché da altre variazioni nette negative per € 3,9 milioni. Queste ultime includono principalmente maggiori accantonamenti (€ 0,5 milioni), maggiori imposte sul reddito (€ 1,8 milioni), maggiori oneri finanziari netti (€ 1,6 milioni), maggiori altri costi operativi (€ 0,6 milioni), parzialmente compensati da minori ammortamenti e svalutazioni di diritti su calciatori (€ 0,6 milioni). L’utile dell’esercizio 2014/2015 è pari a € 2,3 milioni ed evidenzia una variazione positiva di € 9 milioni rispetto alla perdita di € 6,7 milioni dell’esercizio precedente. Tale variazione deriva da incrementi dei ricavi ricorrenti per € 32,4 milioni (+10,3% 50
  • 52. rispetto all’esercizio precedente) e non ricorrenti per € 1,8 milioni, parzialmente compensati da aumenti dei costi del personale tesserato per € 11 milioni (+6,5% rispetto all’esercizio 2013/2014) e non tesserato per € 3,4 milioni, degli ammortamenti sui diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori per € 7 milioni e degli oneri da gestione diritti calciatori per € 3,3 milioni, nonché da altre variazioni nette negative per € 0,5 milioni. Queste ultime includono principalmente maggiori imposte sul reddito (€ 1,7 milioni) parzialmente compensate da minori altri costi operativi (€ 0,4 milioni) e da minori accantonamenti (€ 0,8 milioni). ★ Risultato Operativo e Risultato Ante Imposte Il progressivo miglioramento dei risultati economici è ancor più evidente a livello del risultato operativo che è passato da una perdita di € 3,8 milioni ad un utile di € 8,9 milioni (€ +12,7 milioni), dal 2012/13 al 2013/14. Analogamente si è mosso il risultato ante imposte, passato da una perdita di € 10,9 milioni all’utile di € 0,1 milioni dell’esercizio 2013/2014 (€ +11 milioni). È da notare il pesante effetto negativo dell’IRAP (€ 7,2 milioni nell’esercizio 2013/2014 ed € 5,9 milioni nell’esercizio precedente) che penalizza fortemente le imprese con alti costi del personale (indeducibili ai fini di tale imposta) dando origine ad un prelievo fiscale non correlato all’effettivo andamento economico complessivo delle imprese stesse. Nel caso dell’esercizio in esame, chiusosi con un utile ante imposte di € 0,1 milioni, l’IRAP ha addirittura determinato la perdita a livello di risultato netto. Anche nell’ultimo anno di analisi, il trend è positivo ed evidenziato maggiormente dal livello del risultato operativo che è passato da un utile di € 8,8 milioni ad un utile di € 19,3 milioni (€ +10,5 milioni). Il risultato ante imposte è passato da un utile di € 0,1 milioni all’utile di € 10,8 milioni dell’esercizio 2014/2015 (€ +10,7 milioni). Anche per la stagione 2014/15 l’influenza dell’IRAP è notevole, con € 8 milioni nell’esercizio 2014/2015, pari al 74% del risultato ante imposte. 51
  • 53. ★ Ricavi I ricavi dell’esercizio 2013/2014 sono pari a € 315,8 milioni, in aumento dell’11,3% rispetto al dato di € 283,8 milioni dell’esercizio precedente, e sono rappresentati dalle seguenti voci nel dettaglio: Tabella 3 - Dettaglio voci di ricavo 2012 - 2014 Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 14, Juventus F. C., documento ufficiale. Invece, i ricavi dell’esercizio 2014/2015 sono pari a € 348,2 milioni, in aumento del 10,3% rispetto al dato di € 315,8 milioni dell’esercizio precedente, e sono rappresentati da: Tabella 4 - Dettaglio voci di ricavo 2013 - 2015 Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale. Inoltre, dal conto economico percentualizzato è evidente come i ricavi siano alimentati maggiormente dagli introiti derivanti dai diritti radiotelevisivi e dai proventi media. In 52
  • 54. seconda posizione, si individuano i ricavi derivanti da sponsor e pubblicità, successivamente seguiti da quelli da gare. Tabella 5 - Dettaglio voci di ricavo percentualizzate nel triennio 2012-2015 2012/13 2013/14 2014/15 Ricavi operativi Ricavi da gare 13.41% 12.98% 14.75% Diritti radiotelevisivi e proventi media 57.60% 47.81% 55.92% Ricavi da sponsorizzazioni e pubblicità 18.53% 19.10% 15.44% Proventi da gestione diritti calciatori 4.02% 11.54% 6.76% Altri ricavi 6.44% 8.58% 7.13% Totale ricavi operativi 100.00% 100.00% 100.00% Fonte: Elaborazione personale dei dati mediante conto economico percentualizzato. ★ Costi I costi operativi dell’esercizio 2013/2014 sono complessivamente pari a € 246,6 milioni, in aumento dell’8,6% rispetto al dato di € 227,1 milioni dell’esercizio precedente, e sono costituiti dalle seguenti voci di costo in dettaglio: 53
  • 55. Tabella 6 - Dettaglio voci di costo 2012 - 2014 Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 14, Juventus F. C., documento ufficiale. I costi operativi dell’esercizio 2014/2015 sono complessivamente pari a € 263,8 milioni, in aumento del 7% rispetto al dato di € 246,6 milioni dell’esercizio precedente, e sono costituiti da: Tabella 7 - Dettaglio voci di costo 2013 - 2015 Fonte: RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 30 06 15, Juventus F. C., documento ufficiale. Come in ogni società, all’aumento dei ricavi risponde un aumento dei costi più o meno proporzionale, e i dati sopra esposti identificano un trend in crescita dei costi con un CAGR pari al +8%, in cui il peso maggiore è determinato dai costi legati al personale come si evince dai seguenti dati percentualizzati. 54
  • 56. Tabella 8 - Dettaglio voci di costo percentualizzate nel triennio 2012-2015 2012/13 2013/14 2014/15 Costi operativi Acquisti di materiali, forniture e altri approvvigionamenti -1.03% -1.10% -0.89% Servizi esterni -15.88% -15.19% -13.18% Personale tesserato -52.51% -53.17% -51.36% Altro personale -5.09% -5.13% -5.63% Oneri da gestione diritti calciatori -1.97% -1.21% -2.04% Altri oneri -3.54% -2.30% -2.68% Totale costi operativi -80.02% -78.10% -75.78% Fonte: Elaborazione personale dei dati mediante conto economico percentualizzato. ★ Diritti Pluriennali alle Prestazioni dei Calciatori Tabella 9 - Dettaglio voci “Diritti Pluriennali” nel triennio 2012-2015 Diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, netti 2012/13 2013/14 2014/15 119,221,616.00 119,898,751.00 114,235,445.00 Fonte: Elaborazione personale dei dati dai documenti ufficiali di Juventus F. C. Al 30 giugno 2014 i diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori ammontano a € 119,9 milioni. L’incremento netto di € 0,7 milioni rispetto al dato di € 119,2 milioni al 30 giugno 2013 deriva dagli investimenti (€ +83 milioni) e dai disinvestimenti netti effettuati (€ -31,5 milioni) e dagli ammortamenti dell’esercizio (€ -50,8 milioni). Invece, al 30 giugno 2015 si registra una riduzione dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori che ammontano a € 114,2 milioni. Il decremento netto di € 5,7 milioni deriva dagli investimenti (€ +74,6 milioni) e dai disinvestimenti netti effettuati 55
  • 57. (€ -22,4 milioni), dagli ammortamenti dell’esercizio (€ -53,5 milioni) e dalle svalutazioni dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive di calciatori (€ -4,4 milioni). ★ Patrimonio Netto Tabella 10 - Dettaglio voce “Patrimonio Netto” nel triennio 2012-2015 2012/13 2013/14 2014/15 Totale patrimonio netto 48,631,015.00 42,626,500.00 44,645,444.00 Fonte: Elaborazione personale dei dati dai documenti ufficiali di Juventus F. C. Il patrimonio netto al 30 giugno 2014 è pari a € 42,6 milioni, in diminuzione rispetto al saldo di € 48,6 milioni del 30 giugno 2013, per effetto della perdita dell’esercizio (€ - 6,7 milioni), della movimentazione della Riserva da Cash flow hedge (€ +0,2 milioni) e della Riserva da utili/(perdite) attuariali (€ +0,6 milioni) e di altre variazioni minori (€ - 0,1 milioni). Al 30 giugno 2015, invece, il patrimonio netto è pari a € 44,6 milioni, in aumento rispetto al saldo di € 42,6 milioni del 30 giugno 2014, per effetto dell’utile dell’esercizio (€ +2,3 milioni), della movimentazione della Riserva da Cash flow hedge (€ +0,2 milioni) e della Riserva da utili/(perdite) attuariali (€ -0,4 milioni) e di altre variazioni minori (€ -0,1 milioni). Non si registra nessuna variazione al capitale di Juventus, che interamente sottoscritto e versato, ammonta a € 8.182.133,28 ed è costituito da n. 1.007.766.660 azioni ordinarie senza valore nominale. ★ Indebitamento Finanziario Netto Al 30 giugno 2014 l’indebitamento finanziario netto ammonta a € 206 milioni ed evidenzia un incremento di € 45,7 milioni rispetto al dato di € 160,3 milioni del 30 giugno 2013. Tale incremento è stato determinato dagli esborsi legati alle Campagne 56