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12OTTOBRE2016
Andrea Sigolo
parola di logistico
■ di Silvia Grizzetti
Logisticaovvero relazioni
ed equazioni
Analizzare è un
imperativo categorico
in logistica ma non
senza un pensiero
laterale per anticipare
i tempi, infatti, Andrea
Sigolo Distribution
& Logistic Manager
Frette parla addirittura
d’intelligenza emotiva,
coraggio, attendibilità
e ancora una volta, di
collaborazione
13OTTOBRE2016
L
a logistica è terra
di promesse, per
i clienti, per i
fornitori ma anche
per tutti le altre funzioni
aziendali che ruotano
intorno alla supply chain,
innovare non basta,
occorre coraggio per
scardinare i vecchi schemi
partendo dalle basi come
ad esempio le previsioni e
la movimentazione delle
merci
Partiamo subito dalla
sua attuale posizione,
Distribution & Logistic
Manager Frette, storica
azienda del tessile. Quali
sono le prime tre attività
per ordine d’importanza
che fanno parte della sua
sfera d’azione?
In qualità di tecnico,
spendo almeno metà del
mio tempo a riflettere
e analizzare i flussi
logistici con l’intento di
trovare nuove soluzioni,
migliorare i servizi offerti,
contenere i costi. Mi piace
provare strade nuove,
inesplorate, odio la
routine. Scrivo tutte le
idee che mi passano
per la testa, le spremo
a fondo finché non
trovo, tra le tante, una
buona traccia che valga
la pena seguire.
Un buon 20% della
giornata è dedicato al
problema solving.
Chi si occupa di logistica
deve mettere in conto
una certa dose di “rogne”
quotidiane da risolvere
alla svelta.
La restante parte della
giornata la spendo a curare
le relazioni, in meeting.
Investo moltissimo
in engagement, verso
collaboratori diretti e non.
Non amo fare il battitore
libero: un qualunque
risultato che raggiungo
attraverso il lavoro di
squadra mi da molta più
soddisfazione.
Lei ha lavorato in
molte aziende, dalla
multinazionale all’azienda
padronale, occupandosi
sempre di Logistica e
Operations. Esiste un fil
rouge che accomuna il
modo di fare logistica in
contesti così diversi?
Se dividiamo il mondo
tra PMI e multinazionali,
direi che in comune ci sia
davvero poco. Se restiamo
nel contesto nazionale
delle PMI, ci sarebbe da
scrivere un poema. Ogni
azienda storica italiana
che ha saputo gestire bene
il passaggio verso il nuovo
millennio è in genere
forte e fiera delle proprie
tradizioni e possiede
quasi sempre delle
caratteristiche uniche,
esclusive, compreso il
modo di fare supply chain.
In questi contesti i numeri
aiutano a prendere le
decisioni importanti, ma la
“pancia” ha ancora un peso
elevato. Se entriamo invece
in contesti multinazionali
la situazione è ben
diversa. I numeri la fanno
da padrona, mentre la
“pancia...” Diciamo un
po’ meno. Le due realtà
sono molto differenti sotto
vari aspetti, specialmente
organizzativi e strutturali,
così come nel modo di
affrontare le problematiche
e di lavorare su nuovi
progetti.
Mi ritengo fortunato ad
avere avuto l’occasione
di fare esperienze così
diverse.
Nella sua posizione, vi
Leggo molto in materia
di emotional intelligence,
original thinking,
creatività, leadership
A.S.
14OTTOBRE2016
Andrea Sigolo
parola di logistico
Chi è Andrea Sigolo
Dopo la laurea in chimica organica,
Andrea Sigolo inizia la sua carriera
professionale nel settore chimico, lavorando
per diverse aziende del settore, dove arriva
a ricoprire ruoli relativi al Supply chain
Management.
Dal 2014 è in Frette dove attualmente ricopre
l’incarico di Distribution & Logistic Manager
La sua firma dice che…
Ambizione, autodeterminazione e una
capacità di analisi molto sviluppata,
conferiscono sicurezza nelle proprie visioni
e uno stile di management personale e non
prevedibile. L’autocontrollo e l’equilibrio
emotivo ridimensionano e smussano un
carattere aperto, solare ma anche volitivo,
ambizioso e tenace affezionato alle proprie
idee anche controtendenza. Lo diretto nella
comunicazione sincera e non compiacente.
sono tante decisioni da
prendere in poco tempo
e con conseguenze
importanti per il business
della sua azienda. Da
“logistico” qual è il
rischio che si corre più
frequentemente nel
day-by-day?
Sarà banale, ma preferisco
dire su cosa non sono
disposto a rischiare: la
credibilità perché in
logistica si fanno promesse
soprattutto ai clienti per
ottenerla ci vuole molto
impegno, e se la si perde è
dura da riconquistare.
Quali sono le sfide che le
si stanno presentando nel
prossimo futuro?
Molto è stato fatto, ma
di carne al fuoco ce n’è
ancora molta e le idee non
mancano.
Ora stiamo lavorando in
collaborazione con il C-Log
dell’università LIUC allo
sviluppo di un nuovo tool
di forecasting. Contiamo
molto su questo progetto.
Migliorare il livello di
servizio è per noi una
priorità importante.
Che cosa le piace del suo
lavoro, e che cosa no?
Sinceramente non saprei
rispondere, mi piace un
po’ tutto. Ho imparato a
gestire il tempo dividendolo
equamente tra relazioni ed
equazioni. È un metodo
che per il momento
funziona a meraviglia.
Ipotizzando di partire
da “prato verde”: quali
sarebbero in ordine di
priorità i cambiamenti da
apportare per fare vera
innovazione in ambito
logistico/supply chain?
Cambiare il modo di
movimentare le merci, in
tutti i sensi, sia nei metodi
sia nelle infrastrutture. È
il mio chiodo fisso. Se ne
parla da anni, ma in realtà
i metodi convenzionali
di trasporto e il modo di
movimentare le merci si
basano ancora sulle regole
di sempre. Non voglio con
questo dire che non ci siano
stati progressi, affatto. C’è
più tecnologia che aiuta,
è vero, ma per me non
basta. Non mi accontento
di vedere una corsia in più
sull’autostrada che doveva
essere fatta venti anni fa. Ci
vuole più sensibilità verso
l’ecosostenibile, ma bisogna
lottare duramente per
uscire dagli schemi.
Chi o che cosa ha
influenzato maggiormente
la sua linea di pensiero?
Cosa: avere una storia
professionale caratterizzata
da esperienze anche molto
eterogenee tra loro ha
sicuramente contribuito in
gran parte a dotarmi
di un approccio quasi
sempre fuori dagli schemi.
È un po’ dura all’inizio,
soprattutto quando si
vanno a proporre al
management soluzioni,
a volte, radicalmente
differenti da quelle del
passato; ma con un po’
di testa dura (tanta in
realtà) e le persone giuste,
i cambiamenti alla fine si
fanno.
Le soddisfazioni di ritorno
sono quasi sempre più che
proporzionali al risultato
ottenuto.
Chi: non ho mai avuto
un mentore all’interno
dell’azienda, e forse
nemmeno l’ho mai cercato.
Ho sempre rivolto la mia
attenzione all’esterno.
A parte tenermi aggiornato
sul mondo della logistica
(ovviamente), leggo molto
in materia di emotional
intelligence, original
thinking, creatività,
leadership.
Seguo assiduamente
alcuni famosi linkedin
influencer come il Prof.
Adam Grant - un po’
sofisticato, - e il Dr. Travis
Bradberry, più accessibile
e immediato, ma
altrettanto bravo. Divoro
tutti i loro articoli.
Quale è stato l’errore da
cui ha imparato di più?
Cambiare azienda solo
per avere più soldi senza
valutare adeguatamente
tutte le possibili
controindicazioni.
Se non avesse fatto il
“logistico”?
Ho conseguito una laurea
in chimica industriale
nel lontano 1993 con
specializzazione in
processi industriali.
Mi sono sempre occupato
di flussi produttivi, di
processi. Approdare alla
supply chain è stato un
percorso naturale, non
premeditato, ma in linea
con le mie attitudini e
desideri.
Anche se ci sono state
circostanze fortuite che
hanno fatto sì che tutto
ciò accadesse, non credo
molto alla casualità della
professione.
Mi ci sono infilato di
proposito perché mi
piaceva.
Il suo motto nella vita
e nel lavoro?
Guarda avanti. K
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Parola di logistico

  • 1. 12OTTOBRE2016 Andrea Sigolo parola di logistico ■ di Silvia Grizzetti Logisticaovvero relazioni ed equazioni Analizzare è un imperativo categorico in logistica ma non senza un pensiero laterale per anticipare i tempi, infatti, Andrea Sigolo Distribution & Logistic Manager Frette parla addirittura d’intelligenza emotiva, coraggio, attendibilità e ancora una volta, di collaborazione
  • 2. 13OTTOBRE2016 L a logistica è terra di promesse, per i clienti, per i fornitori ma anche per tutti le altre funzioni aziendali che ruotano intorno alla supply chain, innovare non basta, occorre coraggio per scardinare i vecchi schemi partendo dalle basi come ad esempio le previsioni e la movimentazione delle merci Partiamo subito dalla sua attuale posizione, Distribution & Logistic Manager Frette, storica azienda del tessile. Quali sono le prime tre attività per ordine d’importanza che fanno parte della sua sfera d’azione? In qualità di tecnico, spendo almeno metà del mio tempo a riflettere e analizzare i flussi logistici con l’intento di trovare nuove soluzioni, migliorare i servizi offerti, contenere i costi. Mi piace provare strade nuove, inesplorate, odio la routine. Scrivo tutte le idee che mi passano per la testa, le spremo a fondo finché non trovo, tra le tante, una buona traccia che valga la pena seguire. Un buon 20% della giornata è dedicato al problema solving. Chi si occupa di logistica deve mettere in conto una certa dose di “rogne” quotidiane da risolvere alla svelta. La restante parte della giornata la spendo a curare le relazioni, in meeting. Investo moltissimo in engagement, verso collaboratori diretti e non. Non amo fare il battitore libero: un qualunque risultato che raggiungo attraverso il lavoro di squadra mi da molta più soddisfazione. Lei ha lavorato in molte aziende, dalla multinazionale all’azienda padronale, occupandosi sempre di Logistica e Operations. Esiste un fil rouge che accomuna il modo di fare logistica in contesti così diversi? Se dividiamo il mondo tra PMI e multinazionali, direi che in comune ci sia davvero poco. Se restiamo nel contesto nazionale delle PMI, ci sarebbe da scrivere un poema. Ogni azienda storica italiana che ha saputo gestire bene il passaggio verso il nuovo millennio è in genere forte e fiera delle proprie tradizioni e possiede quasi sempre delle caratteristiche uniche, esclusive, compreso il modo di fare supply chain. In questi contesti i numeri aiutano a prendere le decisioni importanti, ma la “pancia” ha ancora un peso elevato. Se entriamo invece in contesti multinazionali la situazione è ben diversa. I numeri la fanno da padrona, mentre la “pancia...” Diciamo un po’ meno. Le due realtà sono molto differenti sotto vari aspetti, specialmente organizzativi e strutturali, così come nel modo di affrontare le problematiche e di lavorare su nuovi progetti. Mi ritengo fortunato ad avere avuto l’occasione di fare esperienze così diverse. Nella sua posizione, vi Leggo molto in materia di emotional intelligence, original thinking, creatività, leadership A.S.
  • 3. 14OTTOBRE2016 Andrea Sigolo parola di logistico Chi è Andrea Sigolo Dopo la laurea in chimica organica, Andrea Sigolo inizia la sua carriera professionale nel settore chimico, lavorando per diverse aziende del settore, dove arriva a ricoprire ruoli relativi al Supply chain Management. Dal 2014 è in Frette dove attualmente ricopre l’incarico di Distribution & Logistic Manager La sua firma dice che… Ambizione, autodeterminazione e una capacità di analisi molto sviluppata, conferiscono sicurezza nelle proprie visioni e uno stile di management personale e non prevedibile. L’autocontrollo e l’equilibrio emotivo ridimensionano e smussano un carattere aperto, solare ma anche volitivo, ambizioso e tenace affezionato alle proprie idee anche controtendenza. Lo diretto nella comunicazione sincera e non compiacente. sono tante decisioni da prendere in poco tempo e con conseguenze importanti per il business della sua azienda. Da “logistico” qual è il rischio che si corre più frequentemente nel day-by-day? Sarà banale, ma preferisco dire su cosa non sono disposto a rischiare: la credibilità perché in logistica si fanno promesse soprattutto ai clienti per ottenerla ci vuole molto impegno, e se la si perde è dura da riconquistare. Quali sono le sfide che le si stanno presentando nel prossimo futuro? Molto è stato fatto, ma di carne al fuoco ce n’è ancora molta e le idee non mancano. Ora stiamo lavorando in collaborazione con il C-Log dell’università LIUC allo sviluppo di un nuovo tool di forecasting. Contiamo molto su questo progetto. Migliorare il livello di servizio è per noi una priorità importante. Che cosa le piace del suo lavoro, e che cosa no? Sinceramente non saprei rispondere, mi piace un po’ tutto. Ho imparato a gestire il tempo dividendolo equamente tra relazioni ed equazioni. È un metodo che per il momento funziona a meraviglia. Ipotizzando di partire da “prato verde”: quali sarebbero in ordine di priorità i cambiamenti da apportare per fare vera innovazione in ambito logistico/supply chain? Cambiare il modo di movimentare le merci, in tutti i sensi, sia nei metodi sia nelle infrastrutture. È il mio chiodo fisso. Se ne parla da anni, ma in realtà i metodi convenzionali di trasporto e il modo di movimentare le merci si basano ancora sulle regole di sempre. Non voglio con questo dire che non ci siano stati progressi, affatto. C’è più tecnologia che aiuta, è vero, ma per me non basta. Non mi accontento di vedere una corsia in più sull’autostrada che doveva essere fatta venti anni fa. Ci vuole più sensibilità verso l’ecosostenibile, ma bisogna lottare duramente per uscire dagli schemi. Chi o che cosa ha influenzato maggiormente la sua linea di pensiero? Cosa: avere una storia professionale caratterizzata da esperienze anche molto eterogenee tra loro ha sicuramente contribuito in gran parte a dotarmi di un approccio quasi sempre fuori dagli schemi. È un po’ dura all’inizio, soprattutto quando si vanno a proporre al management soluzioni, a volte, radicalmente differenti da quelle del passato; ma con un po’ di testa dura (tanta in realtà) e le persone giuste, i cambiamenti alla fine si fanno. Le soddisfazioni di ritorno sono quasi sempre più che proporzionali al risultato ottenuto. Chi: non ho mai avuto un mentore all’interno dell’azienda, e forse nemmeno l’ho mai cercato. Ho sempre rivolto la mia attenzione all’esterno. A parte tenermi aggiornato sul mondo della logistica (ovviamente), leggo molto in materia di emotional intelligence, original thinking, creatività, leadership. Seguo assiduamente alcuni famosi linkedin influencer come il Prof. Adam Grant - un po’ sofisticato, - e il Dr. Travis Bradberry, più accessibile e immediato, ma altrettanto bravo. Divoro tutti i loro articoli. Quale è stato l’errore da cui ha imparato di più? Cambiare azienda solo per avere più soldi senza valutare adeguatamente tutte le possibili controindicazioni. Se non avesse fatto il “logistico”? Ho conseguito una laurea in chimica industriale nel lontano 1993 con specializzazione in processi industriali. Mi sono sempre occupato di flussi produttivi, di processi. Approdare alla supply chain è stato un percorso naturale, non premeditato, ma in linea con le mie attitudini e desideri. Anche se ci sono state circostanze fortuite che hanno fatto sì che tutto ciò accadesse, non credo molto alla casualità della professione. Mi ci sono infilato di proposito perché mi piaceva. Il suo motto nella vita e nel lavoro? Guarda avanti. K © RIPRODUZIONE RISERVATA