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PALESTRA NATURALISTICA
COME FOTOGRAFARE ANIMALI IN AMBIENTI
(SEMI) CONTROLLATI
Premessa
La fotografia in Parchi e Oasi è spesso oggetto di
  dure polemiche:
 Fotografie senza valore documentaristico: gli animali
  non avrebbero i medesimi comportamenti che hanno
  in natura libera
 Fotografie facili da farsi: gli animali sono vicini e
  abituati alla presenza umana, dunque che ci vuole a
  ottenere foto d’effetto?
 Un fotografo naturalista attento all’etica non
  dovrebbe frequentare strutture con animali in
  cattività, anche se per fini reintroduzione in natura di
  specie a rischio, perché considerate quasi
  indistintamente non rispettose dei diritti degli animali.
Documento o elogio alla
Natura?
 “E’ solo l’ingenuità e un poco di supponenza da parte dei
 fotografi a far loro credere che le immagini naturalistiche
 debbano o possano documentare qualcosa. Tutto o quasi è già
 stato documentato: chi ha aspirazioni di questo tipo nel caso
 dovrebbe trasferirsi in Antartide o in Amazzonia, non mettersi in
 coda per importunare i Martin pescatori.
  La verità è che le vostre fotografie nascono da pulsioni e scopi
 ben più importanti dell’illusione di documentare ciò che è già
 stato documentato: l’amore dell’arte per l’arte, e il fotografo è
 un artista, e per la possibilità di magnificare, più che di
 descrivere, la natura. Un dono alla società che può creare nel
 pubblico quell’emozione che può diventare amore, protezione e
 difesa della natura. Vi sembra un impegno da poco?”
 Harry Salamon, naturalista e fondatore del Parco faunistico Oasi di
 sant’Alessio.
I comportamenti degli animali

 Il volo di un qualsiasi uccello, aironi, cicogne,
  spatole o esemplari utilizzati per dimostrazioni di
  falconeria non hanno nulla di differente rispetto
  al volo dei medesimi esemplari ripresi in natura
  libera. Così come la corsa di un leopardo o le
  attività di corteggiamento e riproduzione del
  Martin Pescatore. Parchi e Oasi sono una
  naturale palestra naturalistica che permette di
  prender confidenza sia con le tecniche di ripresa
  sia con il comportamento degli animali.
Questa la facevo anch’io
 Non sono scatti facili, semmai sicuri: si ha la certezza di avvistare
   gli animali, che sono a portata di medio tele, ma non semplici da
   farsi.
 Gli animali non sono mai collaborativi: non puoi dire loro di
   mettersi in posa e raramente stanno fermi, fatta eccezione quando
   dormono.
 Ottenere una foto d’effetto di un qualsiasi esemplare, che sia
   fermo, in volo o in corsa, senza conoscerne le abitudini ci impedisce
   di prepararci adeguatamente allo scatto
 L’ansia di fotografare un soggetto, sapendo di avere poco tempo
   prima che si muova o attivando lo scatto continuo per essere certi di
   non perdere neanche un movimento, ci fa trascurare altri dettagli
   della foto che erroneamente si pensa di non aver tempo di curare:
   sfondo, luce, angolo di ripresa, composizione, postura.
Che impostazioni hai usato?
 Domanda fuorviante, in nessun caso ci capiterà mai di
  essere nel medesimo posto, di fronte alla medesima
  scena, con le medesime caratteristiche di luce e sfondi.
 Potrà capitare di avere la medesima attrezzatura del
  fotografo cui ci stiamo rivolgendo, ma non saremo mai
  lui e, soprattutto, non avremo mai la sua visione.
 La domanda che mi piacerebbe ricevere è: “Come hai
  ragionato di fronte a questa scena e cosa ti interessava
  far emergere dallo scatto?”
 Imparare a ragionare davanti a una scena, prendendo
  in considerazione tutti gli aspetti, non solo le
  impostazioni presunte ottimali dell’attrezzatura
Si “sbaglia” quasi sempre
 Anche se si sta fotografando in ambienti controllati o semi
  controllati, la fotografia di Natura e in Natura è quasi
  sempre un compromesso: anche se si ha tutto il tempo di
  gestire le impostazioni, curando ogni dettaglio di ripresa,
  difficilmente si riuscirà a ottenere uno scatto che racconti,
  che emozioni e che abbia tutte le cosine al posto giusto.
 Bisogna scegliere cosa si vuole comunicare, a chi e a cosa si
  vuole dare priorità. E va dichiarato. Così come va sempre
  detto dove è stata fatta la fotografia e come la si è
  ottenuta. Sarà poi il nostro pubblico a decidere.
 Esaminiamo qualche esempio di scatti apparentemente
  giusti, ma sbagliati se si valutano solo dal punto di vista
  della perfezione formale.
Nitticora - Nycticorax nycticorax. Detta anche “night heron" per la sua
abitudine a cacciare anche di notte evitando così la competizione con altre
specie di ardeidi. Nikon D700, Nikkor 300mm f/2.8: 1/1000, f/2.8, 300mm, 1600
ISO, distanza 10 metri. Ho avuto tutto il tempo di studiare la ripresa corretta,
tuttavia per l’ansia di ottenere lo scatto del momento topico (l’attimo prima
che si tuffasse per pescare) non ho curato adeguatamente la messa a fuoco,
concentrandomi solo sul soggetto. I rami fuori fuoco in primo piano sono un
elemento di disturbo.
Aquila reale - Aquila chrysaetos. Ha un’apertura alare che può raggiungere i 2
metri e 40 cm. Mi interessava catturare l’attimo successivo allo stacco dal
palo, per raccontare la potenza del movimento, contestualizzando il rapace
nell’ambiente. Mi sono sdraiata a terra, a pancia in su e sulla traiettoria
dell’aquila, scegliendo una focale a 70mm e una chiusura di diaframma media
(f/6.3) per lasciare sufficientemente leggibile lo sfondo. Forse troppo: la
vegetazione così evidente che crea poco stacco con il soggetto, può essere
considerata un elemento di disturbo.
Fotografia scattata poco prima di mezzogiorno, in estate, dunque con luce molto dura su
soggetto in movimento e con piumaggio bianco. Le alghe marcite che dal fondo salgono sulla
superficie dell'acqua, creando un velo quasi gelatinoso spezzato dalla passata del pellicano,
donano colori particolari su tutta la scena. Primo approccio: scelta del bilanciamento del
bianco. Mi piace settare il bilanciamento del bianco su "nuvoloso", scegliendo la saturazione
minima per evitare un viraggio troppo sul giallo ed ottenere un punto di colore quasi dorato. In
questo caso non ce n'è stato bisogno, e ho scelto il bilanciamento automatico. Secondo
pensiero: come non bruciare i bianchi. Ho scelto l'esposizione valutativa. Con sfondi confusi e
riflessi sull'acqua (che impattano sia sull'esposizione sia sulla messa a fuoco) di norma espongo
solo sul soggetto. Qui non era il caso: piumaggio bianco, riflessi e luce dura portano a parecchi
contrasti da gestire che avrebbero bruciato i bianchi. Così ho scelto la valutativa. La posa del
pellicano e i tempi rapidi hanno fatto il resto. Lato composizione, ho applicato la regola dei
terzi sia in orizzontale (la linea dell'orizzonte è nel terzo superiore), sia in verticale,
posizionando il pellicano nel primo terzo a destra, badando a creare una diagonale naturale
con il becco e la chiusura in basso a sinistra del frame. Il difetto: il punto di ripresa verrebbe
considerato troppo alto ma se mi fossi posizionata a filo d'acqua avrei perso il riflesso del corpo
nell'acqua.
Nikon D700, Sigma 150/500@500mm: 1/1600, f/6.3, 400 iso.
L’attrezzatura
   Una reflex entry level, un obiettivo corto, un medio tele sono sufficienti
    per iniziare a fare pratica (focali dai 18 ai 200 mm). Un treppiedi e/o un
    monopiede utilissimi in situazioni di scarsa luce e per gestire attrezzatura
    pesante.
   Parlo volutamente di focali e non di zoom o fissi perché sarebbe
    opportuno abituarsi a ragionare in primis per focali, e non per
    attrezzatura e resa tecnologica. Si sceglie la focale con cui si vuole
    fotografare, e dopo si compone. E’ l’unico modo, inteso come efficace,
    per codificare una scena e rendere automatiche le scelte, con il tempo e
    l’esercizio.
   Riabituarsi a mettere la fotografia al centro, non la tecnologia degli
    strumenti che si utilizzano.
   Ciò significa approcciarsi dando priorità all’ABC della fotografia:
    composizione, gestione della luce, punti di ripresa e tecnica necessaria
    per ottenere il risultato. Poi si può pensare alla tecnologia del nostro
    corredo che, comunque, si impara solo con l’esercizio.
Come si ragiona su una scena
   I punti di interesse: davanti a un animale, osserviamolo e chiediamoci
    che cosa lo rende particolare oppure cosa ci piace o cosa ci incuriosisce. E’
    un approccio che aiuta a prepararci allo scatto per eliminare tutto ciò che
    non ci interessa mettere in risalto. Ed è anche il primo passo verso
    l’automatizzazione del pensiero.
   Scelta del tipo di ripresa: close up o ritratto ambientato? O ancora
    congelamento del movimento, mosso controllato, panning, zooming?
    Com’è la luce? Come gestiamo i bianchi? Lo sfondo è amico? La risposta a
    ognuna di queste domande non può prescindere dalla conoscenza delle
    prestazioni dell’attrezzatura, dalle tecniche di ripresa e dalla conoscenza
    del comportamento di un animale in determinate situazioni.
   Scelta della composizione: non è detto che una composizione centrale
    sia sbagliata ma negli scatti naturalistici, soprattutto se di animali in
    movimento, lo è quasi sempre a meno che L’esemplare non ci stia
    venendo incontro frontalmente. Ricordarsi di posizionare l’animale nel
    terzo verticale esterno nella direzione del movimento
   Punto di ripresa: ad altezza occhi, o appena sotto.
Gli elementi di disturbo (o
presunti tali)
 Cespugli e frasche, scarsa luce, luce dura,
  controsole, cielo bianco, pioggia, neve,
  attrezzatura non professionale, sbarre dei recinti,
  recinti stessi, riflessi sui vetri di osservazione, vetri
  sporchi, soggetti lontani… Quante volte ci siamo
  detti “Questa non la scatto” per uno di questi
  motivi?
 Usiamo la creatività e la fantasia, trasformiamo
  gli elementi di disturbo in soggetti principali,
  dando loro pari dignità, se non superiore,
  all’animale stesso. Ricordandoci sempre di
  chiederci cosa vogliamo comunicare
Gestione dei riflessi: se coprirli con il proprio corpo non aiuta, o si indossano maglie chiare o
ancora non si possiede attrezzatura adeguata, tanto vale cercare uno scatto contestualizzato per
comunicare “qualcosa”. Poi ognuno legga in questo scatto quello che gli pare: il povero animale in
cattività con lo sguardo triste, oppure l’ocelot nella sua tana, al caldo, ben nutrito e in attesa che si
sciolga la neve. Per inciso, l’ocelot in questa foto è un esemplare di recupero che prima era in uno
spazio di 9 metri quadrati. Ora è ospitato in una voliera di 100 mq che ingloba un intero albero alto
8 metri, uno stagno, un locale riscaldato. Ed è lo spazio più grande che vi sia, dovunque, per un
esemplare di questa specie (15 kg di peso).
Sole alle spalle che rifletteva sul vetro di osservazione. Maglia scura e
posizionamento davanti al vetro per eliminare i riflessi.
Luce molto dura, ampie zone di ombra nel bosco, cuccioli in corsa
sfrenata. Attendere che passino negli spot naturali di luce, facendo
prove di esposizione solo in quei punti e prepararsi allo scatto
Un ritratto ambientato per mettere in risalto il movimento frontale
dell’animale e la prospettiva, semi centrale, con la via di fuga. Sebbene
sia uno scatto con il movimento “congelato”, la posizione della zampa dà
l’idea del movimento.
Un cielo bianco e gli alberi spogli: gioco di composizione sfruttando la curva
degli alberi come quinta naturale, in attesa del momento ideale di scatto, con un
soggetto in primo piano.
Acquerello naturale - Giornata di pioggia, avevo con me solo un teleobiettivo
non molto luminoso. Ho gestito la ripresa con tempi molto lenti e diaframmi
chiusi per avere una resa alternativa rispetto alle solite riprese.
Il controsole – La spatola faceva continue passate dall’acqua alla
terraferma. Ho sfruttato l’attimo dello stacco dall’acqua, con l’ombra sulla
superficie del lago e la sagoma del corpo attraverso le ali.
Una ripresa in controsole di due spatole in volo libero sincronizzato. Test
Nikon D4 con Nikkor 500mm. Condizioni ostiche: la luce dura, il controsole, il bianco
del piumaggio e il volo in coppia. Tuttavia grazie alle continue passate dei due
esemplari richiamati sulle sponde del lago dal cibo lasciato dagli addetti, è stato
possibile effettuare più riprese fino a ottenere l’effetto desiderato. (1/5000, f/4.5,
500mm, 800 iso, +1/3 EV)
Messa a fuoco selettiva sul piano di ripresa, esasperando lo sfocato
davanti e dietro al soggetto. Una tecnica di ripresa “discreta”, per rendere il
presunto stato d’animo del rapace, seminascosto nella vegetazione.
Ci piace?
Il dettaglio – Se lo sfondo, seppur sfocato, non rende, inutile intestardirsi: concentriamoci su un
dettaglio o un punto di interesse. Questo esemplare femmina di Bucero delle Filippine, mi ha fatto
letteralmente sudare le classiche sette camicie: si avvicinava in continuazione alle sbarre della voliera
incuriosita dall’obiettivo, impedendomi così di farle un ritratto intero significativo. Tuttavia, dopo
averlo ottenuto, mi sono resa conto che non mi diceva un granché. Così ho cambiato approccio,
visione e obiettivo (Zeiss Makro-Planar T* 2/100 ZF.2), ottenendo un dettaglio del meraviglioso
occhio con ciglia, avendo persino tutto il tempo per gestire anche la messa a fuoco manuale.
Ancora dettagli
                  Uova di farfalla, Caligo atreus, su
                  foglia di banano.

                  Fotografare il dettaglio non significa
                  approcciarsi “solo” con l’idea di fare
                  uno scatto macro, ma osservare
                  attentamente la scena per capire se
                  contiene anche elementi particolari di
                  distinzione che meritano di essere
                  messi in rilievo con specifiche
                  tecniche di ripresa. In questo caso, la
                  particolare posizione delle uova, in
                  due gruppi, divise naturalmente a metà
                  dalla venatura della foglia, mi ha fatto
                  decidere di mettere in risalto anche la
                  texture dello sfondo. Da notare la
                  chicca di un uovo, l’ultimo, in
                  posizione differente dagli altri
Gestire la composizione con soggetti statici includendo elementi
apparentemente di disturbo
Rompere creativamente le regole per fare pratica,
sperimentare e creare un proprio stile




Anableps anableps, detto anche Pesce Quattrocchi – Ho atteso che il
pesce tagliasse con la testa il riflesso di un raggio di sole nell’acquario
Esperimenti di ripresa alternativa. Di norma si tende a considerare soggetti
minuscoli come scatti da effettuarsi in modalità macro, dunque treppiedi,
tutto a fuoco eccetera. In questi scatti ho cambiato approccio, considerando
il pesce semplicemente come un animale in movimento con un punctum che
mi interessava fissare: gli occhi. Non ho cercato l’effetto specchio che non
avrei potuto ottenere, visto che era in movimento. Anzi, proprio l'acqua
increspata crea ad entrambe le foto quel minimo di dinamicità a scene che
altrimenti sarebbero risultate statiche. Dunque tempi mediamente rapidi
(1/400), e gestione di iso e diaframmi tenuto conto della limitata pdf. Infine,
messa a fuoco selettiva con punto di ripresa a filo d'acqua per questo scatto,
e lievemente superiore all’acqua nell’altro, per ottenere anche una ripresa
sfocata del corpo del pesce.
Il volo
   Gli uccelli sono animali abitudinari, studiare i loro comportamenti in volo ci aiuterà sia nella ripresa
    fotografica sia a pianificare la composizione. Qualche esempio per rendere l’idea: cambia molto se
    sono in procinto di fotografare un airone o una cicogna, soggetti medio grandi con un volo
    abbastanza prevedibile e lento, rispetto alla ripresa di un falco pellegrino, soggetto più piccolo e con
    una velocità critica che sfiora i 400Kmh (quella documentata va dai 320 fino ai 400Kmh).
   La cicogna, per esempio, è un soggetto relativamente facile da riprendere, soprattutto in fase di
    planata quando il suo lento volo prevede larghi cerchi a spirale con ali spiegate. E’ una modalità che
    consente di prepararci calcolando il momento ottimale di scatto, permettendoci anche riprese
    frontali.
   O ancora: sapere quando un airone o una spatola sono in procinto di spiccare il volo, dall’acqua o
    dalla terraferma, ci aiuterà a immortalare il momento topico. Sarà però necessario far partire la
    raffica di fotogrammi una frazione di secondo prima dello stacco, cogliendo l’attimo in relazione sia
    alla velocità del battito d’ali del volatile sia alle prestazioni della nostra attrezzatura. In caso
    contrario, se non terremo conto di questi fattori, con ogni probabilità otterremo una sequenza di
    volo con le ali del soggetto chiuse o semi raccolte, mentre gli scatti più suggestivi sono quelli che
    immortalano l’uccello ad ali spiegate, con i dettagli del piumaggio ben visibili.
   Le condizioni ambientali influiscono sulla ripresa e sulla resa finale: non siamo al chiuso, dunque non
    c’è alcuna possibilità di intervenire sulla luce né sugli sfondi, dovremo quindi essere consapevoli, prima di
    scattare, della potenziale resa dello scatto in relazione sia al colore del piumaggio del soggetto ripreso sia
    a come la luce si riflette su di esso. Anche lo sfondo, di cui raramente ci si preoccupa soprattutto quando
    si è agli inizi, è un elemento essenziale che non va trascurato.
   Lo sfondo influisce anche sulla messa a fuoco, perché in generale se è uniforme
    converrà impostare la modalità multisettore, che permette di gestire un’area di messa
    a fuoco più estesa. Viceversa, se non è uniforme, è troppo vicino al soggetto o
    presenta fattori di disturbo che rischiano di influire sulla messa a fuoco, sarà utile
    impostare la modalità “spot”, ossia sul punto centrale.
   Anche l’acqua è uno sfondo che impatta sulla messa a fuoco, perché i riflessi
    ingannano il sensore e la ripresa si complica ulteriormente se si sta fotografando un
    uccello bianco, tipo una spatola, una garzetta, una cicogna o un airone bianco
    maggiore.
   Ho accennato solo ad una minima parte delle difficoltà di questo tipo di ripresa,
    sufficienti per affermare che la prima cosa da imparare quando ci si cimenta nella
    cattura fotografica di avifauna in volo (in molti usano il termine “caccia”, che non
    amo) è capire quando è perfettamente inutile scattare. Peccato che ciò avvenga
    solo dopo aver fatto innumerevoli mesi di esercizio ed aver messo duramente alla
    prova… l’otturatore della fotocamera ;).


 Per approfondimenti: Tiro a volo, consigli e tecniche per
    riprendere in modo dinamico e suggestivo gli uccelli nel loro
    elemento, l’aria.
La magia della Natura

 Non fidiamoci mai sempre e solo degli
  automatismi
 …E non ci son filtri, schemi di luce, set, trucco, stylist,
   proiettori né flash che reggono il confronto. La magia della
   luce naturale, degli scenari che madre natura ha creato,
   associati a soggetti mai collaborativi, non ha paragoni.
   Fotografi quello che trovi, senza possibilità di modificare
   nulla o quasi della scena.

   Poi uno scatto può riuscire o meno, possiamo leggerlo come
   vogliamo, focalizzarci sul dettaglio o immaginarci di
   ampliare la visione ristretta da un 2x3, possiamo criticare il
   punto di bianco bruciato o anche sostenere che in controluce
   sarebbe meglio non scattare... tutto quello che vogliamo...
   ma le emozioni vissute per la visione e la ripresa di un
   momento naturale, non potranno mai essere messe in
   discussione. E qui vorrei fermarmi. Alle emozioni e alla
   semplicità, di cui tutti abbiamo un estremo bisogno.
La formula Tour è stata pensata
specificatamente per i principianti della
fotografia di Natura e in Natura, e dedicata
all’esplorazione fotografica del Parco, dal
percorso europeo a quello tropicale, ai
tunnel nel bosco, alle riprese a filo d’acqua
di lontre e castori, per arrivare alle riprese
dei rapaci in volo.

La specificità del Parco e la numerosa
presenza di fauna libera e stanziale, e in
ambiente controllato, oltre agli scorci
paesaggistici di notevole impatto, ci
permetteranno di affrontare i fondamentali
della fotografia naturalistica.

Durante il tour, in base alle scene e ai
soggetti da riprendere, ci focalizzeremo
soprattutto su composizione, postura,
punto di ripresa e gestione della luce.
Inoltre, verranno date indicazioni sul
comportamento degli animali per
permettervi di prepararvi allo scatto nel
momento giusto.
Fotografia e Natura: tra
etica e ipocrisia
                Intervista a Harry Salamon,
                naturalista e fondatore dell’Oasi
                di Sant’Alessio – FOTOGRAFIA
                REFLEX, ottobre 2012

                Disponibile dal 25 settembre
                nelle edicole
Claudia Rocchini
   Nella fotografia, così come nella vita, è auspicabile saper cambiare spesso visione: visione grandangolo,
    visione zoom, visione 35mm standard.
    Con due raccomandazioni. La prima è ricordarsi di togliere il tappo dall’obiettivo. La seconda è una
    massima di Talete: "Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca, per poter ascoltare il doppio
    e parlare la metà".

    Claudia Rocchini è nata a Pavia nel 1967. Ci vive ancora perché è la città ideale in cui ritornare. Ha tre
    passioni nella vita: la fotografia, la scrittura, i viaggi e ha trovato il modo di farne un lavoro, tra alti e bassi
    e con brevi periodi di disaffezione in cui ha fatto altro.

    Ha iniziato giovanissima come giornalista politica ed esteri in quotidiani e periodici nazionali per poi
    passare agli uffici stampa in differenti settori, aziendali e istituzionali, con solide esperienze in case
    editrici nazionali e agenzie di Pr. Nel 2000 ha temporanemente abbandonato il giornalismo attivo e
    passivo per dedicarsi al marketing strategico e alla comunicazione integrati (prodotti e servizi) con
    incarichi di manager in associazioni di Confindustria e Confcommercio. Nel tempo, si è specializzata in
    Community management e Social network communication, ritornando al giornalismo e alla fotografia.

    Ha una rubrica fissa mensile, "Io fotografa", su FOTOGRAFIA REFLEX: pur non disdegnando la fotografia
    di persone e luoghi, la sua predilezione va alla Natura e agli animali. Preferisce l'approccio empatico a
    quello strettamente documentaristico: è solita dire che quando fotografa il suo obiettivo è tirar fuori il
    lato umano dell'animale o far emergere il lato animale di se stessa.

    Per aziende e privati, professionisti e marchi di settore si occupa anche di consulenze di comunicazione:
    pur consapevole che nella società dell'immagine spesso l'apparenza è sinonimo di sostanza, preferisce
    tuttavia mettere l'accento non tanto sul "purché se ne parli" ma sul "come" se ne parla.
   Il suo obiettivo, da grande, è ritornare bambina.
Grazie!




          www.claudiarocchini.it
             www.reflex.it

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Palestra naturalistica: come fotografare animali in ambienti (semi) controllati

  • 1. PALESTRA NATURALISTICA COME FOTOGRAFARE ANIMALI IN AMBIENTI (SEMI) CONTROLLATI
  • 2. Premessa La fotografia in Parchi e Oasi è spesso oggetto di dure polemiche:  Fotografie senza valore documentaristico: gli animali non avrebbero i medesimi comportamenti che hanno in natura libera  Fotografie facili da farsi: gli animali sono vicini e abituati alla presenza umana, dunque che ci vuole a ottenere foto d’effetto?  Un fotografo naturalista attento all’etica non dovrebbe frequentare strutture con animali in cattività, anche se per fini reintroduzione in natura di specie a rischio, perché considerate quasi indistintamente non rispettose dei diritti degli animali.
  • 3. Documento o elogio alla Natura? “E’ solo l’ingenuità e un poco di supponenza da parte dei fotografi a far loro credere che le immagini naturalistiche debbano o possano documentare qualcosa. Tutto o quasi è già stato documentato: chi ha aspirazioni di questo tipo nel caso dovrebbe trasferirsi in Antartide o in Amazzonia, non mettersi in coda per importunare i Martin pescatori. La verità è che le vostre fotografie nascono da pulsioni e scopi ben più importanti dell’illusione di documentare ciò che è già stato documentato: l’amore dell’arte per l’arte, e il fotografo è un artista, e per la possibilità di magnificare, più che di descrivere, la natura. Un dono alla società che può creare nel pubblico quell’emozione che può diventare amore, protezione e difesa della natura. Vi sembra un impegno da poco?” Harry Salamon, naturalista e fondatore del Parco faunistico Oasi di sant’Alessio.
  • 4. I comportamenti degli animali  Il volo di un qualsiasi uccello, aironi, cicogne, spatole o esemplari utilizzati per dimostrazioni di falconeria non hanno nulla di differente rispetto al volo dei medesimi esemplari ripresi in natura libera. Così come la corsa di un leopardo o le attività di corteggiamento e riproduzione del Martin Pescatore. Parchi e Oasi sono una naturale palestra naturalistica che permette di prender confidenza sia con le tecniche di ripresa sia con il comportamento degli animali.
  • 5. Questa la facevo anch’io  Non sono scatti facili, semmai sicuri: si ha la certezza di avvistare gli animali, che sono a portata di medio tele, ma non semplici da farsi.  Gli animali non sono mai collaborativi: non puoi dire loro di mettersi in posa e raramente stanno fermi, fatta eccezione quando dormono.  Ottenere una foto d’effetto di un qualsiasi esemplare, che sia fermo, in volo o in corsa, senza conoscerne le abitudini ci impedisce di prepararci adeguatamente allo scatto  L’ansia di fotografare un soggetto, sapendo di avere poco tempo prima che si muova o attivando lo scatto continuo per essere certi di non perdere neanche un movimento, ci fa trascurare altri dettagli della foto che erroneamente si pensa di non aver tempo di curare: sfondo, luce, angolo di ripresa, composizione, postura.
  • 6. Che impostazioni hai usato?  Domanda fuorviante, in nessun caso ci capiterà mai di essere nel medesimo posto, di fronte alla medesima scena, con le medesime caratteristiche di luce e sfondi.  Potrà capitare di avere la medesima attrezzatura del fotografo cui ci stiamo rivolgendo, ma non saremo mai lui e, soprattutto, non avremo mai la sua visione.  La domanda che mi piacerebbe ricevere è: “Come hai ragionato di fronte a questa scena e cosa ti interessava far emergere dallo scatto?”  Imparare a ragionare davanti a una scena, prendendo in considerazione tutti gli aspetti, non solo le impostazioni presunte ottimali dell’attrezzatura
  • 7. Si “sbaglia” quasi sempre  Anche se si sta fotografando in ambienti controllati o semi controllati, la fotografia di Natura e in Natura è quasi sempre un compromesso: anche se si ha tutto il tempo di gestire le impostazioni, curando ogni dettaglio di ripresa, difficilmente si riuscirà a ottenere uno scatto che racconti, che emozioni e che abbia tutte le cosine al posto giusto.  Bisogna scegliere cosa si vuole comunicare, a chi e a cosa si vuole dare priorità. E va dichiarato. Così come va sempre detto dove è stata fatta la fotografia e come la si è ottenuta. Sarà poi il nostro pubblico a decidere.  Esaminiamo qualche esempio di scatti apparentemente giusti, ma sbagliati se si valutano solo dal punto di vista della perfezione formale.
  • 8. Nitticora - Nycticorax nycticorax. Detta anche “night heron" per la sua abitudine a cacciare anche di notte evitando così la competizione con altre specie di ardeidi. Nikon D700, Nikkor 300mm f/2.8: 1/1000, f/2.8, 300mm, 1600 ISO, distanza 10 metri. Ho avuto tutto il tempo di studiare la ripresa corretta, tuttavia per l’ansia di ottenere lo scatto del momento topico (l’attimo prima che si tuffasse per pescare) non ho curato adeguatamente la messa a fuoco, concentrandomi solo sul soggetto. I rami fuori fuoco in primo piano sono un elemento di disturbo.
  • 9. Aquila reale - Aquila chrysaetos. Ha un’apertura alare che può raggiungere i 2 metri e 40 cm. Mi interessava catturare l’attimo successivo allo stacco dal palo, per raccontare la potenza del movimento, contestualizzando il rapace nell’ambiente. Mi sono sdraiata a terra, a pancia in su e sulla traiettoria dell’aquila, scegliendo una focale a 70mm e una chiusura di diaframma media (f/6.3) per lasciare sufficientemente leggibile lo sfondo. Forse troppo: la vegetazione così evidente che crea poco stacco con il soggetto, può essere considerata un elemento di disturbo.
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  • 11. Fotografia scattata poco prima di mezzogiorno, in estate, dunque con luce molto dura su soggetto in movimento e con piumaggio bianco. Le alghe marcite che dal fondo salgono sulla superficie dell'acqua, creando un velo quasi gelatinoso spezzato dalla passata del pellicano, donano colori particolari su tutta la scena. Primo approccio: scelta del bilanciamento del bianco. Mi piace settare il bilanciamento del bianco su "nuvoloso", scegliendo la saturazione minima per evitare un viraggio troppo sul giallo ed ottenere un punto di colore quasi dorato. In questo caso non ce n'è stato bisogno, e ho scelto il bilanciamento automatico. Secondo pensiero: come non bruciare i bianchi. Ho scelto l'esposizione valutativa. Con sfondi confusi e riflessi sull'acqua (che impattano sia sull'esposizione sia sulla messa a fuoco) di norma espongo solo sul soggetto. Qui non era il caso: piumaggio bianco, riflessi e luce dura portano a parecchi contrasti da gestire che avrebbero bruciato i bianchi. Così ho scelto la valutativa. La posa del pellicano e i tempi rapidi hanno fatto il resto. Lato composizione, ho applicato la regola dei terzi sia in orizzontale (la linea dell'orizzonte è nel terzo superiore), sia in verticale, posizionando il pellicano nel primo terzo a destra, badando a creare una diagonale naturale con il becco e la chiusura in basso a sinistra del frame. Il difetto: il punto di ripresa verrebbe considerato troppo alto ma se mi fossi posizionata a filo d'acqua avrei perso il riflesso del corpo nell'acqua. Nikon D700, Sigma 150/500@500mm: 1/1600, f/6.3, 400 iso.
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  • 13. L’attrezzatura  Una reflex entry level, un obiettivo corto, un medio tele sono sufficienti per iniziare a fare pratica (focali dai 18 ai 200 mm). Un treppiedi e/o un monopiede utilissimi in situazioni di scarsa luce e per gestire attrezzatura pesante.  Parlo volutamente di focali e non di zoom o fissi perché sarebbe opportuno abituarsi a ragionare in primis per focali, e non per attrezzatura e resa tecnologica. Si sceglie la focale con cui si vuole fotografare, e dopo si compone. E’ l’unico modo, inteso come efficace, per codificare una scena e rendere automatiche le scelte, con il tempo e l’esercizio.  Riabituarsi a mettere la fotografia al centro, non la tecnologia degli strumenti che si utilizzano.  Ciò significa approcciarsi dando priorità all’ABC della fotografia: composizione, gestione della luce, punti di ripresa e tecnica necessaria per ottenere il risultato. Poi si può pensare alla tecnologia del nostro corredo che, comunque, si impara solo con l’esercizio.
  • 14. Come si ragiona su una scena  I punti di interesse: davanti a un animale, osserviamolo e chiediamoci che cosa lo rende particolare oppure cosa ci piace o cosa ci incuriosisce. E’ un approccio che aiuta a prepararci allo scatto per eliminare tutto ciò che non ci interessa mettere in risalto. Ed è anche il primo passo verso l’automatizzazione del pensiero.  Scelta del tipo di ripresa: close up o ritratto ambientato? O ancora congelamento del movimento, mosso controllato, panning, zooming? Com’è la luce? Come gestiamo i bianchi? Lo sfondo è amico? La risposta a ognuna di queste domande non può prescindere dalla conoscenza delle prestazioni dell’attrezzatura, dalle tecniche di ripresa e dalla conoscenza del comportamento di un animale in determinate situazioni.  Scelta della composizione: non è detto che una composizione centrale sia sbagliata ma negli scatti naturalistici, soprattutto se di animali in movimento, lo è quasi sempre a meno che L’esemplare non ci stia venendo incontro frontalmente. Ricordarsi di posizionare l’animale nel terzo verticale esterno nella direzione del movimento  Punto di ripresa: ad altezza occhi, o appena sotto.
  • 15. Gli elementi di disturbo (o presunti tali)  Cespugli e frasche, scarsa luce, luce dura, controsole, cielo bianco, pioggia, neve, attrezzatura non professionale, sbarre dei recinti, recinti stessi, riflessi sui vetri di osservazione, vetri sporchi, soggetti lontani… Quante volte ci siamo detti “Questa non la scatto” per uno di questi motivi?  Usiamo la creatività e la fantasia, trasformiamo gli elementi di disturbo in soggetti principali, dando loro pari dignità, se non superiore, all’animale stesso. Ricordandoci sempre di chiederci cosa vogliamo comunicare
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  • 17. Gestione dei riflessi: se coprirli con il proprio corpo non aiuta, o si indossano maglie chiare o ancora non si possiede attrezzatura adeguata, tanto vale cercare uno scatto contestualizzato per comunicare “qualcosa”. Poi ognuno legga in questo scatto quello che gli pare: il povero animale in cattività con lo sguardo triste, oppure l’ocelot nella sua tana, al caldo, ben nutrito e in attesa che si sciolga la neve. Per inciso, l’ocelot in questa foto è un esemplare di recupero che prima era in uno spazio di 9 metri quadrati. Ora è ospitato in una voliera di 100 mq che ingloba un intero albero alto 8 metri, uno stagno, un locale riscaldato. Ed è lo spazio più grande che vi sia, dovunque, per un esemplare di questa specie (15 kg di peso).
  • 18. Sole alle spalle che rifletteva sul vetro di osservazione. Maglia scura e posizionamento davanti al vetro per eliminare i riflessi.
  • 19. Luce molto dura, ampie zone di ombra nel bosco, cuccioli in corsa sfrenata. Attendere che passino negli spot naturali di luce, facendo prove di esposizione solo in quei punti e prepararsi allo scatto
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  • 21. Un ritratto ambientato per mettere in risalto il movimento frontale dell’animale e la prospettiva, semi centrale, con la via di fuga. Sebbene sia uno scatto con il movimento “congelato”, la posizione della zampa dà l’idea del movimento.
  • 22. Un cielo bianco e gli alberi spogli: gioco di composizione sfruttando la curva degli alberi come quinta naturale, in attesa del momento ideale di scatto, con un soggetto in primo piano.
  • 23. Acquerello naturale - Giornata di pioggia, avevo con me solo un teleobiettivo non molto luminoso. Ho gestito la ripresa con tempi molto lenti e diaframmi chiusi per avere una resa alternativa rispetto alle solite riprese.
  • 24. Il controsole – La spatola faceva continue passate dall’acqua alla terraferma. Ho sfruttato l’attimo dello stacco dall’acqua, con l’ombra sulla superficie del lago e la sagoma del corpo attraverso le ali.
  • 25. Una ripresa in controsole di due spatole in volo libero sincronizzato. Test Nikon D4 con Nikkor 500mm. Condizioni ostiche: la luce dura, il controsole, il bianco del piumaggio e il volo in coppia. Tuttavia grazie alle continue passate dei due esemplari richiamati sulle sponde del lago dal cibo lasciato dagli addetti, è stato possibile effettuare più riprese fino a ottenere l’effetto desiderato. (1/5000, f/4.5, 500mm, 800 iso, +1/3 EV)
  • 26. Messa a fuoco selettiva sul piano di ripresa, esasperando lo sfocato davanti e dietro al soggetto. Una tecnica di ripresa “discreta”, per rendere il presunto stato d’animo del rapace, seminascosto nella vegetazione.
  • 28. Il dettaglio – Se lo sfondo, seppur sfocato, non rende, inutile intestardirsi: concentriamoci su un dettaglio o un punto di interesse. Questo esemplare femmina di Bucero delle Filippine, mi ha fatto letteralmente sudare le classiche sette camicie: si avvicinava in continuazione alle sbarre della voliera incuriosita dall’obiettivo, impedendomi così di farle un ritratto intero significativo. Tuttavia, dopo averlo ottenuto, mi sono resa conto che non mi diceva un granché. Così ho cambiato approccio, visione e obiettivo (Zeiss Makro-Planar T* 2/100 ZF.2), ottenendo un dettaglio del meraviglioso occhio con ciglia, avendo persino tutto il tempo per gestire anche la messa a fuoco manuale.
  • 29. Ancora dettagli Uova di farfalla, Caligo atreus, su foglia di banano. Fotografare il dettaglio non significa approcciarsi “solo” con l’idea di fare uno scatto macro, ma osservare attentamente la scena per capire se contiene anche elementi particolari di distinzione che meritano di essere messi in rilievo con specifiche tecniche di ripresa. In questo caso, la particolare posizione delle uova, in due gruppi, divise naturalmente a metà dalla venatura della foglia, mi ha fatto decidere di mettere in risalto anche la texture dello sfondo. Da notare la chicca di un uovo, l’ultimo, in posizione differente dagli altri
  • 30. Gestire la composizione con soggetti statici includendo elementi apparentemente di disturbo
  • 31. Rompere creativamente le regole per fare pratica, sperimentare e creare un proprio stile Anableps anableps, detto anche Pesce Quattrocchi – Ho atteso che il pesce tagliasse con la testa il riflesso di un raggio di sole nell’acquario
  • 32. Esperimenti di ripresa alternativa. Di norma si tende a considerare soggetti minuscoli come scatti da effettuarsi in modalità macro, dunque treppiedi, tutto a fuoco eccetera. In questi scatti ho cambiato approccio, considerando il pesce semplicemente come un animale in movimento con un punctum che mi interessava fissare: gli occhi. Non ho cercato l’effetto specchio che non avrei potuto ottenere, visto che era in movimento. Anzi, proprio l'acqua increspata crea ad entrambe le foto quel minimo di dinamicità a scene che altrimenti sarebbero risultate statiche. Dunque tempi mediamente rapidi (1/400), e gestione di iso e diaframmi tenuto conto della limitata pdf. Infine, messa a fuoco selettiva con punto di ripresa a filo d'acqua per questo scatto, e lievemente superiore all’acqua nell’altro, per ottenere anche una ripresa sfocata del corpo del pesce.
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  • 34. Il volo  Gli uccelli sono animali abitudinari, studiare i loro comportamenti in volo ci aiuterà sia nella ripresa fotografica sia a pianificare la composizione. Qualche esempio per rendere l’idea: cambia molto se sono in procinto di fotografare un airone o una cicogna, soggetti medio grandi con un volo abbastanza prevedibile e lento, rispetto alla ripresa di un falco pellegrino, soggetto più piccolo e con una velocità critica che sfiora i 400Kmh (quella documentata va dai 320 fino ai 400Kmh).  La cicogna, per esempio, è un soggetto relativamente facile da riprendere, soprattutto in fase di planata quando il suo lento volo prevede larghi cerchi a spirale con ali spiegate. E’ una modalità che consente di prepararci calcolando il momento ottimale di scatto, permettendoci anche riprese frontali.  O ancora: sapere quando un airone o una spatola sono in procinto di spiccare il volo, dall’acqua o dalla terraferma, ci aiuterà a immortalare il momento topico. Sarà però necessario far partire la raffica di fotogrammi una frazione di secondo prima dello stacco, cogliendo l’attimo in relazione sia alla velocità del battito d’ali del volatile sia alle prestazioni della nostra attrezzatura. In caso contrario, se non terremo conto di questi fattori, con ogni probabilità otterremo una sequenza di volo con le ali del soggetto chiuse o semi raccolte, mentre gli scatti più suggestivi sono quelli che immortalano l’uccello ad ali spiegate, con i dettagli del piumaggio ben visibili.  Le condizioni ambientali influiscono sulla ripresa e sulla resa finale: non siamo al chiuso, dunque non c’è alcuna possibilità di intervenire sulla luce né sugli sfondi, dovremo quindi essere consapevoli, prima di scattare, della potenziale resa dello scatto in relazione sia al colore del piumaggio del soggetto ripreso sia a come la luce si riflette su di esso. Anche lo sfondo, di cui raramente ci si preoccupa soprattutto quando si è agli inizi, è un elemento essenziale che non va trascurato.
  • 35. Lo sfondo influisce anche sulla messa a fuoco, perché in generale se è uniforme converrà impostare la modalità multisettore, che permette di gestire un’area di messa a fuoco più estesa. Viceversa, se non è uniforme, è troppo vicino al soggetto o presenta fattori di disturbo che rischiano di influire sulla messa a fuoco, sarà utile impostare la modalità “spot”, ossia sul punto centrale.  Anche l’acqua è uno sfondo che impatta sulla messa a fuoco, perché i riflessi ingannano il sensore e la ripresa si complica ulteriormente se si sta fotografando un uccello bianco, tipo una spatola, una garzetta, una cicogna o un airone bianco maggiore.  Ho accennato solo ad una minima parte delle difficoltà di questo tipo di ripresa, sufficienti per affermare che la prima cosa da imparare quando ci si cimenta nella cattura fotografica di avifauna in volo (in molti usano il termine “caccia”, che non amo) è capire quando è perfettamente inutile scattare. Peccato che ciò avvenga solo dopo aver fatto innumerevoli mesi di esercizio ed aver messo duramente alla prova… l’otturatore della fotocamera ;).  Per approfondimenti: Tiro a volo, consigli e tecniche per riprendere in modo dinamico e suggestivo gli uccelli nel loro elemento, l’aria.
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  • 41. La magia della Natura  Non fidiamoci mai sempre e solo degli automatismi
  • 42.  …E non ci son filtri, schemi di luce, set, trucco, stylist, proiettori né flash che reggono il confronto. La magia della luce naturale, degli scenari che madre natura ha creato, associati a soggetti mai collaborativi, non ha paragoni. Fotografi quello che trovi, senza possibilità di modificare nulla o quasi della scena. Poi uno scatto può riuscire o meno, possiamo leggerlo come vogliamo, focalizzarci sul dettaglio o immaginarci di ampliare la visione ristretta da un 2x3, possiamo criticare il punto di bianco bruciato o anche sostenere che in controluce sarebbe meglio non scattare... tutto quello che vogliamo... ma le emozioni vissute per la visione e la ripresa di un momento naturale, non potranno mai essere messe in discussione. E qui vorrei fermarmi. Alle emozioni e alla semplicità, di cui tutti abbiamo un estremo bisogno.
  • 43. La formula Tour è stata pensata specificatamente per i principianti della fotografia di Natura e in Natura, e dedicata all’esplorazione fotografica del Parco, dal percorso europeo a quello tropicale, ai tunnel nel bosco, alle riprese a filo d’acqua di lontre e castori, per arrivare alle riprese dei rapaci in volo. La specificità del Parco e la numerosa presenza di fauna libera e stanziale, e in ambiente controllato, oltre agli scorci paesaggistici di notevole impatto, ci permetteranno di affrontare i fondamentali della fotografia naturalistica. Durante il tour, in base alle scene e ai soggetti da riprendere, ci focalizzeremo soprattutto su composizione, postura, punto di ripresa e gestione della luce. Inoltre, verranno date indicazioni sul comportamento degli animali per permettervi di prepararvi allo scatto nel momento giusto.
  • 44. Fotografia e Natura: tra etica e ipocrisia Intervista a Harry Salamon, naturalista e fondatore dell’Oasi di Sant’Alessio – FOTOGRAFIA REFLEX, ottobre 2012 Disponibile dal 25 settembre nelle edicole
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  • 46. Claudia Rocchini  Nella fotografia, così come nella vita, è auspicabile saper cambiare spesso visione: visione grandangolo, visione zoom, visione 35mm standard. Con due raccomandazioni. La prima è ricordarsi di togliere il tappo dall’obiettivo. La seconda è una massima di Talete: "Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca, per poter ascoltare il doppio e parlare la metà". Claudia Rocchini è nata a Pavia nel 1967. Ci vive ancora perché è la città ideale in cui ritornare. Ha tre passioni nella vita: la fotografia, la scrittura, i viaggi e ha trovato il modo di farne un lavoro, tra alti e bassi e con brevi periodi di disaffezione in cui ha fatto altro. Ha iniziato giovanissima come giornalista politica ed esteri in quotidiani e periodici nazionali per poi passare agli uffici stampa in differenti settori, aziendali e istituzionali, con solide esperienze in case editrici nazionali e agenzie di Pr. Nel 2000 ha temporanemente abbandonato il giornalismo attivo e passivo per dedicarsi al marketing strategico e alla comunicazione integrati (prodotti e servizi) con incarichi di manager in associazioni di Confindustria e Confcommercio. Nel tempo, si è specializzata in Community management e Social network communication, ritornando al giornalismo e alla fotografia. Ha una rubrica fissa mensile, "Io fotografa", su FOTOGRAFIA REFLEX: pur non disdegnando la fotografia di persone e luoghi, la sua predilezione va alla Natura e agli animali. Preferisce l'approccio empatico a quello strettamente documentaristico: è solita dire che quando fotografa il suo obiettivo è tirar fuori il lato umano dell'animale o far emergere il lato animale di se stessa. Per aziende e privati, professionisti e marchi di settore si occupa anche di consulenze di comunicazione: pur consapevole che nella società dell'immagine spesso l'apparenza è sinonimo di sostanza, preferisce tuttavia mettere l'accento non tanto sul "purché se ne parli" ma sul "come" se ne parla.  Il suo obiettivo, da grande, è ritornare bambina.
  • 47. Grazie! www.claudiarocchini.it www.reflex.it