1. RIFLESSIONE SUL VANGELO DEL GIORNO
VENERDI’ 17 MAGGIO
Dal Vangelo
secondo Giovanni
In quel tempo,
disse Gesù ai suoi
discepoli:
«In verità, in verità
io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il
mondo si rallegrerà.
Voi sarete nella tristezza, ma la vostra
tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore,
perché è venuta la sua ora; ma, quando ha
dato alla luce il bambino, non si ricorda più
della sofferenza, per la gioia che è venuto
al mondo un uomo. Così anche voi, ora,
siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il
2. vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà
togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi
domanderete più nulla».
L’ora di Gesù, nel IV Vangelo, è l’ora
della passione e, al tempo stesso, della
gloria, perché la passione è un fecondo tra-
vaglio in cui la sofferenza non è fine a se
stessa, ma si dischiude all’esultanza.
L’immagine del parto, fra tutte, è quella
che meglio esprime l’idea di un dolore felice
attraverso cui si passa per giungere alla
gioia, una gioia duratura dovuta all’aver
accresciuto il mondo di una creatura; nella
letteratura giudaica, le doglie del parto
vengono a significare i tempi messianici in
cui Israele attraverso la lotta troverà la
sua liberazione e il suo riposo. Giovanni
vede la sofferenza di Cristo come l’alba di
un nuovo mondo, un mondo per il quale
egli ha dato la sua vita, e la tribolazione
dei discepoli come partecipazione di questa
3. sofferenza feconda che porta al mondo la
letizia. I cristiani hanno il privilegio di
possedere questa letizia che né le vicende
della vita e le sue inquietudini né le ostilità
conclamate possono mai togliere. La
sofferenza non ne viene distrutta né
rimossa, continua a far parte della vita, ma
se viene vissuta in unione a te, Signore
Gesù crocifisso e risorto, trova un valore e
una direzione in senso salvifico.