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Ottobre 2014 
Piquiá al rush finale 
Ultima corsa per il progetto di trasloco delle 312 famiglie 
costrette a sloggiare da un inquinamento che ammazza 
Gli ultimi tasselli dell’enorme gioco ad 
incastri di Piquiá de Baixo stanno 
andando al loro posto. Terra, soldi, 
documenti, progetto: fino a poche settimane fa 
mancava tutto. E la sabbia nella clessidra 
cadeva impietosa. I vertici della banca pubblica 
pronta a finanziare buona parte del piano, 
infatti, avevano dato un consiglio che aveva il 
sapore di un ordine. Presentare tutta la 
documentazione per aprire il forziere di 
Brasilia prima delle elezioni politiche 
(domenica 26 ottobre si svolge il secondo 
turno), pena il rischio di mandare tutto gambe 
all’aria. E così la maratona iniziata 7 anni fa si 
è ritrovata d’improvviso agli ultimi 100 metri. 
La posta in gioco è di quelle che valgono una 
vita. Uscire dall’inferno delle siderurgiche che 
distruggono l’ambiente, degli altoforni senza 
filtri, della polvere di ferro che ti riempie 
polmoni e narici fino ad ammazzarti. Per 
inseguire il miraggio di una terra pulita, di 
un’aria respirabile, di una vita degna. Un sogno 
che si realizzerà quando le 312 famiglie di 
Piquiá de Baixo si trasferiranno in un quartiere 
nuovo di zecca, costruito solo per loro. 
La camminata 
Negli ultimi tempi l’Associazione locale degli 
abitanti ­appoggiata 
dalla Parrocchia Santa 
Luzia, dal Centro di Difesa di Açailândia e 
dalla rete Justiça nos Trilhos ­ci 
sta dando 
dentro tra riunioni fiume, telefonate, caccia di 
documenti e incontri ad alta tensione con 
aziende e istituzioni per obbligare tutti a fare il 
proprio dovere. Cercando di affrontare un 
problema alla volta.
Dove andare 
La prima difficoltà era quella della terra in cui 
trasferirsi. Qualche anno fa era stato 
individuato un appezzamento di un fazendero 
che si trovava a una decina di chilometri di 
distanza da Piquiá. Aveva tutte le 
caratteristiche necessarie, tanto che il Comune 
ne aveva già stabilito l’esproprio. Ma l’avarizia 
del proprietario e delle siderurgiche si sono 
messe di traverso. Il latifondista ha cercato fino 
all’ultimo di spillare più soldi possibile al 
Municipio (la sentenza finale è arrivata solo il 
mese scorso). Le industrie, da parte loro, hanno 
fatto di tutto per non rispettare l’impegno preso 
di pagare l’indennizzo. Tanto che, per 
persuaderle, gli abitanti di Piquiá hanno dovuto 
piazzarsi davanti ai loro cancelli per 30 ore, 
bloccando l’entrata e l’uscita dei camion che 
trasportavano carbone e ferro. E a quel punto, 
lo scorso aprile, le siderurgiche si sono 
convinte a mettere sul piatto il denaro. 
E adesso, chi se ne occupa? 
Questo progetto, come qualunque opera 
realizzata con denaro pubblico, aveva bisogno 
di un responsabile. Una questione più 
complicata del previsto, perché l’istituzione 
che di solito se ne occupa non ha accettato di 
accompagnare questo processo, che prevede 
varie novità rispetto al cliché di case popolari 
finanziate dal Governo federale. E così 
l’Associazione locale, costituita da persone 
senza alcuna esperienza nel campo delle 
costruzioni, ha dovuto decidere: prendere o 
lasciare, farsi carico di tutto o rinunciare al 
sogno di una vita. Insomma, la scelta era di 
quelle impegnative, ma mollare tutto sul più 
bello sarebbe stata davvero una beffa. E alla 
fine il voto è stato unanime: registrarsi come 
entità responsabile del progetto, accettando 
tutti gli oneri e gli onori del caso. 
Con i soldi di chi 
Per indennizzare l’ex proprietario del terreno, 
fare il progetto urbanistico e costruire 312 case 
ci vuole un mucchio di soldi. In tutto, si parla 
di circa 28,5 milioni di reais (9,1 milioni di 
euro). E gli abitanti hanno dovuto lottare per 
ogni centesimo. La Caixa Econômica Federal, 
una banca pubblica, se tutto va come deve, 
concederà 17,78 milioni. La fondazione Vale, 
che fa capo alla multinazionale del ferro che è 
tra i maggiori responsabili di questa situazione, 
contribuirà con 6,24 milioni di reais. Il 
sindacato delle imprese siderurgiche per ora ha 
promesso un altro mezzo milione, oltre ai soldi 
già pagati per l’indennizzo del terreno, ma le 
trattative sono in corso. Per adesso, visto che il 
tempo sta scorrendo rapido, quello che ancora 
Anche i bambini partecipano alle manifestazioni 
Camion bloccati nella siderurgica dalla manifestazione degli abitanti
manca sarà trovato “semplicemente” tagliando 
alcune spese previste nel progetto originario. 
Lo Stato del Maranhão, così come il Comune 
di Açailândia, non ci hanno messo il becco di 
un quattrino. Eppure qui nessuno sta chiedendo 
la carità: questo mega­trasloco 
non è una scelta 
fatta in tutta libertà; al contrario, gli abitanti del 
quartiere sono costretti ad andarsene per non 
morire di inquinamento. E, particolare tutt’altro 
che secondario, le istituzioni pubbliche hanno 
permesso alle siderurgiche di installarsi nella 
zona nella metà degli Ottanta, quando già c’era 
una scuola, un ospedale e persone che ci 
vivevano. 
Lavoro in vista 
Dopo l’approvazione del progetto da parte 
della banca pubblica, che dovrebbe arrivare 
nelle prossime settimane, ci sarà da 
rimboccarsi le maniche. Il piano si svilupperà 
in 30 mesi, suddiviso in due macro­aree: 
la 
costruzione del quartiere e delle case; lo 
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obbligatorio per legge, che prevede attività di 
diverso tipo per dare strumenti utili alla 
BRASILE INDIPENDENTE 
Il 7 settembre del 1822 
il Brasile ha conquistato 
l'indipendenza 
dal Portogallo. 
Ancora oggi questa 
data è celebrata in tutti 
gli Stati del Paese 
con manifestazioni 
e sfilate che vedono 
protagonisti in molti casi 
gli studenti, 
che si preparano 
provando canti e balli 
per settimane. 
Nella foto a sinistra 
un momento della sfilata 
per le vie di Piquiá 
de Cima, quasi davanti 
alla nostra casa 
crescita della comunità e alla formazione dei 
singoli. Dovranno essere attivati, per esempio, 
corsi di muratore, taglio e cucito, audio e 
video, incontri sui diritti degli adolescenti, 
degli anziani, delle donne e via dicendo. E 
l’associazione degli abitanti dovrà occuparsi 
anche di aprire bandi di gara, gestire i fondi 
che arriveranno mese per mese, acquistare 
materiali e tremila altre cose che oggi, in parte, 
sono ancora imprevedibili. 
Insomma, è un gran minestrone di emozioni 
contrastanti: da una parte sta crescendo la 
voglia di fare, di vedere realizzato finalmente il 
progetto che sta sulla carta da ormai troppo 
tempo; dall’altra, però, c’è anche tanta paura, 
legata al fatto che si tratta di qualcosa di 
totalmente nuovo per tutti e si teme, quindi, di 
non essere in grado di farcela. 
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Foto ricordo in ordine sparso 
Il 5 ottobre il Brasile è andato al voto per scegliere i 
rappresentanti a livello statale e nazionale. Il 26 ottobre ci 
sarà il secondo turno 
I giovani della Parrocchia hanno preparato una recita sulla storia di alcuni "martiri" 
dei nostri giorni: M. L. King, Oscar Romero, Chico Mendes, Frei Tito, Ir. Dorothy 
Un altro momento della sfilata del 7 settembre per le vie di Piquiá

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  • 1. Ottobre 2014 Piquiá al rush finale Ultima corsa per il progetto di trasloco delle 312 famiglie costrette a sloggiare da un inquinamento che ammazza Gli ultimi tasselli dell’enorme gioco ad incastri di Piquiá de Baixo stanno andando al loro posto. Terra, soldi, documenti, progetto: fino a poche settimane fa mancava tutto. E la sabbia nella clessidra cadeva impietosa. I vertici della banca pubblica pronta a finanziare buona parte del piano, infatti, avevano dato un consiglio che aveva il sapore di un ordine. Presentare tutta la documentazione per aprire il forziere di Brasilia prima delle elezioni politiche (domenica 26 ottobre si svolge il secondo turno), pena il rischio di mandare tutto gambe all’aria. E così la maratona iniziata 7 anni fa si è ritrovata d’improvviso agli ultimi 100 metri. La posta in gioco è di quelle che valgono una vita. Uscire dall’inferno delle siderurgiche che distruggono l’ambiente, degli altoforni senza filtri, della polvere di ferro che ti riempie polmoni e narici fino ad ammazzarti. Per inseguire il miraggio di una terra pulita, di un’aria respirabile, di una vita degna. Un sogno che si realizzerà quando le 312 famiglie di Piquiá de Baixo si trasferiranno in un quartiere nuovo di zecca, costruito solo per loro. La camminata Negli ultimi tempi l’Associazione locale degli abitanti ­appoggiata dalla Parrocchia Santa Luzia, dal Centro di Difesa di Açailândia e dalla rete Justiça nos Trilhos ­ci sta dando dentro tra riunioni fiume, telefonate, caccia di documenti e incontri ad alta tensione con aziende e istituzioni per obbligare tutti a fare il proprio dovere. Cercando di affrontare un problema alla volta.
  • 2. Dove andare La prima difficoltà era quella della terra in cui trasferirsi. Qualche anno fa era stato individuato un appezzamento di un fazendero che si trovava a una decina di chilometri di distanza da Piquiá. Aveva tutte le caratteristiche necessarie, tanto che il Comune ne aveva già stabilito l’esproprio. Ma l’avarizia del proprietario e delle siderurgiche si sono messe di traverso. Il latifondista ha cercato fino all’ultimo di spillare più soldi possibile al Municipio (la sentenza finale è arrivata solo il mese scorso). Le industrie, da parte loro, hanno fatto di tutto per non rispettare l’impegno preso di pagare l’indennizzo. Tanto che, per persuaderle, gli abitanti di Piquiá hanno dovuto piazzarsi davanti ai loro cancelli per 30 ore, bloccando l’entrata e l’uscita dei camion che trasportavano carbone e ferro. E a quel punto, lo scorso aprile, le siderurgiche si sono convinte a mettere sul piatto il denaro. E adesso, chi se ne occupa? Questo progetto, come qualunque opera realizzata con denaro pubblico, aveva bisogno di un responsabile. Una questione più complicata del previsto, perché l’istituzione che di solito se ne occupa non ha accettato di accompagnare questo processo, che prevede varie novità rispetto al cliché di case popolari finanziate dal Governo federale. E così l’Associazione locale, costituita da persone senza alcuna esperienza nel campo delle costruzioni, ha dovuto decidere: prendere o lasciare, farsi carico di tutto o rinunciare al sogno di una vita. Insomma, la scelta era di quelle impegnative, ma mollare tutto sul più bello sarebbe stata davvero una beffa. E alla fine il voto è stato unanime: registrarsi come entità responsabile del progetto, accettando tutti gli oneri e gli onori del caso. Con i soldi di chi Per indennizzare l’ex proprietario del terreno, fare il progetto urbanistico e costruire 312 case ci vuole un mucchio di soldi. In tutto, si parla di circa 28,5 milioni di reais (9,1 milioni di euro). E gli abitanti hanno dovuto lottare per ogni centesimo. La Caixa Econômica Federal, una banca pubblica, se tutto va come deve, concederà 17,78 milioni. La fondazione Vale, che fa capo alla multinazionale del ferro che è tra i maggiori responsabili di questa situazione, contribuirà con 6,24 milioni di reais. Il sindacato delle imprese siderurgiche per ora ha promesso un altro mezzo milione, oltre ai soldi già pagati per l’indennizzo del terreno, ma le trattative sono in corso. Per adesso, visto che il tempo sta scorrendo rapido, quello che ancora Anche i bambini partecipano alle manifestazioni Camion bloccati nella siderurgica dalla manifestazione degli abitanti
  • 3. manca sarà trovato “semplicemente” tagliando alcune spese previste nel progetto originario. Lo Stato del Maranhão, così come il Comune di Açailândia, non ci hanno messo il becco di un quattrino. Eppure qui nessuno sta chiedendo la carità: questo mega­trasloco non è una scelta fatta in tutta libertà; al contrario, gli abitanti del quartiere sono costretti ad andarsene per non morire di inquinamento. E, particolare tutt’altro che secondario, le istituzioni pubbliche hanno permesso alle siderurgiche di installarsi nella zona nella metà degli Ottanta, quando già c’era una scuola, un ospedale e persone che ci vivevano. Lavoro in vista Dopo l’approvazione del progetto da parte della banca pubblica, che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, ci sarà da rimboccarsi le maniche. Il piano si svilupperà in 30 mesi, suddiviso in due macro­aree: la costruzione del quartiere e delle case; lo svolgimento di un piano “tecnico­sociale” obbligatorio per legge, che prevede attività di diverso tipo per dare strumenti utili alla BRASILE INDIPENDENTE Il 7 settembre del 1822 il Brasile ha conquistato l'indipendenza dal Portogallo. Ancora oggi questa data è celebrata in tutti gli Stati del Paese con manifestazioni e sfilate che vedono protagonisti in molti casi gli studenti, che si preparano provando canti e balli per settimane. Nella foto a sinistra un momento della sfilata per le vie di Piquiá de Cima, quasi davanti alla nostra casa crescita della comunità e alla formazione dei singoli. Dovranno essere attivati, per esempio, corsi di muratore, taglio e cucito, audio e video, incontri sui diritti degli adolescenti, degli anziani, delle donne e via dicendo. E l’associazione degli abitanti dovrà occuparsi anche di aprire bandi di gara, gestire i fondi che arriveranno mese per mese, acquistare materiali e tremila altre cose che oggi, in parte, sono ancora imprevedibili. Insomma, è un gran minestrone di emozioni contrastanti: da una parte sta crescendo la voglia di fare, di vedere realizzato finalmente il progetto che sta sulla carta da ormai troppo tempo; dall’altra, però, c’è anche tanta paura, legata al fatto che si tratta di qualcosa di totalmente nuovo per tutti e si teme, quindi, di non essere in grado di farcela. Ricevi questa newsletter mensile perché pensiamo che tu possa essere interessato a seguire la nostra esperienza ad Açailândia, in Brasile. Se vuoi cancellarti dalla mailing list rispondi a questa e­mail. Se altri amici o conoscenti desiderano riceverla, mandaci una e­mail a uno di questi indirizzi: marcoratti76@yahoo.it o valentina.caperdoni@gmail.com. I nostri contatti Skype sono: “marcoratti” e “valentina.caperdoni”.
  • 4. Foto ricordo in ordine sparso Il 5 ottobre il Brasile è andato al voto per scegliere i rappresentanti a livello statale e nazionale. Il 26 ottobre ci sarà il secondo turno I giovani della Parrocchia hanno preparato una recita sulla storia di alcuni "martiri" dei nostri giorni: M. L. King, Oscar Romero, Chico Mendes, Frei Tito, Ir. Dorothy Un altro momento della sfilata del 7 settembre per le vie di Piquiá