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LA NON DIETA
CAMBIARE STILE ALIMENTARE
DIMENTICANDO LE CALORIE
G. GARAFFO
Biologa nutrizionista
con laurea in biologia molecolare,
professoressa e ricercatrice
LA NON DIETA
2
IL “FALLIMENTO” DI TUTTE LE DIETE
DALLA DIETA AL REGIME
LO STILE CHETOGENICO
Dalla letteratura, sappiamo che le diete restrittive non sono efficaci per perdere peso e
non recuperarlo nel tempo, e talvolta sono iatrogene.
Siamo abituati ad intendere la dieta come un periodo di restrizione calorica in cui
tagliare le calorie che assumiamo dagli alimenti, scordandoci che il cibo non è la
somma delle calorie dei macronutrienti che lo compongono, ma è molto di più: è
informazione che il nostro corpo riceve dall’ambiente e a cui risponde per adattarsi.
Se ripensiamo all’etimologia della parola “dieta” deriva dal greco δίαιτα (diaita)=
abitudine, modo di vivere, questa ci rimanda al senso profondo di riorientare il proprio
stile nutrizionale e le proprie abitudini, piuttosto che immaginarci un periodo di
restrizioni che ha un’intrinseca data di scadenza.
Per questo possiamo immaginarci di cambiare le nostre abitudini e riscoprire uno
stile alimentare che non sia episodico, ma si strutturi per diventare un regime che
promuova la nostra salute e prevenga il più possibile le malattie oggi epidemiche.
Lo Stile Chetogenico non deve essere interpretato come una dieta rigida in cui
contare i macronutrienti al solo scopo di ridurre i carboidrati e aumentare
esageratamente i grassi per indurre il nostro fegato a produrre una enorme
quantità di chetoni, ma dobbiamo immaginare un regime nutrizionale in cui
riscoprire ed esaltare la fisiologia del nostro corpo, prediligendo cibo per esseri
umani e promuovendo grazie al nostro stile alimentare degli switch metabolici che
sono preventivi e protettivi per la nostra salute.
l lavori scientifici pubblicati da Mark P. Mattson della Johns Hopkins University,
esperto di neuroscienze e aging, ci hanno spiegato come l’evoluzione abbia
plasmato il nostro corpo, il nostro metabolismo e il nostro cervello per adattarci a fasi
chetogeniche, esaltate dall’esercizio fisico (analoghe ai periodi di digiuno che l’uomo
paleolitico esperiva o in cui trovava una preda e la cacciava) in cui il corpo usa le riserve
di tessuto adiposo che ha a disposizione, il fegato inizia a produrre chetoni e in questo
assetto metabolico tutto l’organismo aumenta la sua resilienza e migliora la risposta
agli stress e agli insulti che sono dannosi per il nostro organismo.
Come possiamo promuovere un regime chetogenico? Per fare questo passaggio è
indispensabile individuare all’interno della nostra routine e abitudine alimentare
quel cibo e quegli alimenti che non siamo fatti per mangiare, ad esempio cereali,
legumi e zuccheri raffinati, e che il nostro corpo non riconosce come “cibo vero”, come
LA NON DIETA
3
I GRANDI SÌ
COSA EVITARE
Tenendo sempre un occhio alle sensibilità individuali e preferenze di ciascuno di noi,
all’interno dello stile chetogenico sono presenti moltissimi alimenti che ci aiutano a
promuovere questo regime:
La regola generale è che va prestata attenzione alla qualità degli alimenti
cercando di accertarne l’origine, i metodi di coltivazione e allevamento.
■
■ Verdura: a volontà
■
■ Pesce e carne: sono il fondamento, insieme ai grassi, di un sano stile chetogenico.
Importante è variare: pesci, meglio se piccoli, pescati e non allevati, molluschi,
crostacei, uova di pesce; carne di diversi animali (es: manzo, pollo, maiale, agnello,
coniglio, cinghiale) che siano allevati in modo etico rispettando la biologia di quella
specie e senza sprecare niente – From nose to tail – dal naso alla coda, includendo
quindi tutti i tagli, le frattaglie e le ossa, da cui ricavare, ad esempio, un ottimo
brodo.
■
■ Grassi di qualità: non dovranno mai mancare olio extravergine di oliva, olio di cocco,
burro e burro ghee, lardo e pancetta, olive, avocado, cioccolato extra fondente.
■
■ Uova: le uova biologiche da galline “felici” sono indispensabili, ricche di proteine di
altissima qualità e micronutrienti essenziali e possono essere mangiate ogni volta
che ne si ha voglia.
■
■ Yogurt, Kefir e formaggi: i fermentati del latte e i formaggi, meglio ancora se
stagionati e se di capra e pecora, sono ottime fonti di grassi di qualità, anche a
catena corta e media (SCFA, MCT)
■
■ Noci, nocciole e mandorle: utili come snack, sono buone fonti di acidi grassi
essenziali; possono essere la base per farine, insieme alla farina di cocco per alcune
preparazioni.
■
■ Frutta: in piccole quantità può essere mantenuta all’interno di uno stile
chetogenico.
■
■ Acqua
■
■ Pane, cracker, gallette, grissini di ogni tipo
■
■ Dolci, biscotti, fette biscottate, prodotti da forno e di pasticceria.
■
■ Pasta, riso
■
■ Patate
■
■ Fagioli, ceci, lenticchie, soia
■
■ Derivati della soia
ad esempio il cibo prodotto industrialmente, dove facciamo fatica a riconoscere gli
ingredienti con cui è preparato, e più in generale quelli ricchi di zuccheri e carboidrati;
parallelamente riscoprire proteine e grassi di qualità che sono densi di nutrienti
essenziali per il nostro benessere , e che il nostro corpo si è adattato a mangiare in
milioni di anni di evoluzione.
LA NON DIETA
4
■
■ Bibite zuccherate, aperitivi, birra
■
■ Piatti pronti e confezionati
■
■ Marmellate e yogurt alla frutta
■
■ Oli di semi vegetali e margarina
■
■ Sciroppi e dolcificanti
FAME E SAZIETÀ
UNA GIORNATA TIPO
COLAZIONE
PRANZO
CENA
Non esistono delle dosi e delle quantità fisse di cibo, che siano adatte a tutti; ma
nel nostro cervello e nel nostro corpo sono “implementati” dei sistemi che ci
aiutano ad autoregolarci, la fame e la sazietà.
All’interno di uno stile chetogenico, una volta che il corpo si è “disintossicato” da
zuccheri e carboidrati, è più semplice percepire le sensazioni che ci restituisce
comprendendo ciò di cui abbiamo bisogno e ciò che è un di più. Non è contando
le calorie con la calcolatrice ma osservando i segnali che il nostro corpo ci manda
che possiamo capire cosa e quanto variare nella nostra alimentazione.
Se si prevede anche di assumere chetoni esogeni come integrazione, questi
possono essere utili ad aumentare il senso di sazietà, aiutandoci eventualmente
a perdere peso.
Ognuno di noi ha dei ritmi e delle routine dettate sia dalla fisiologia che da
esigenze di vita pratica; per questo ogni schema va riadattato alle proprie
esigenze prevedendo un po’ di flessibilità, ma in generale proviamo a fare un
esempio di giornata alimentare che rientri nello stile chetogenico.
Bulletproof coffè: per chi ama iniziare la giornata col caffè, il BPC è un buon modo
per “prolungare” il digiuno notturno e fornire grassi buoni per stimolare la chetosi.
Frittata di agretti con insalata, noci e avocado.
Vellutata di verdure preparata con brodo di ossa e mascarpone, e costolette di
agnello al forno.
LA NON DIETA
5
SPUNTINI
Noci, nocciole e mandorle.
Oppure kefir con ribes rosso.
Oppure al posto degli spuntini, a metà mattina e metà pomeriggio possiamo
prevedere di prendere dei chetoni esogeni che ci aiutano a tenere alta la
chetonemia, ci saziano e ci fanno aumentare l’acqua assunta durante la giornata.

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LA DIETA NON DIETA

  • 1. LA NON DIETA CAMBIARE STILE ALIMENTARE DIMENTICANDO LE CALORIE G. GARAFFO Biologa nutrizionista con laurea in biologia molecolare, professoressa e ricercatrice
  • 2. LA NON DIETA 2 IL “FALLIMENTO” DI TUTTE LE DIETE DALLA DIETA AL REGIME LO STILE CHETOGENICO Dalla letteratura, sappiamo che le diete restrittive non sono efficaci per perdere peso e non recuperarlo nel tempo, e talvolta sono iatrogene. Siamo abituati ad intendere la dieta come un periodo di restrizione calorica in cui tagliare le calorie che assumiamo dagli alimenti, scordandoci che il cibo non è la somma delle calorie dei macronutrienti che lo compongono, ma è molto di più: è informazione che il nostro corpo riceve dall’ambiente e a cui risponde per adattarsi. Se ripensiamo all’etimologia della parola “dieta” deriva dal greco δίαιτα (diaita)= abitudine, modo di vivere, questa ci rimanda al senso profondo di riorientare il proprio stile nutrizionale e le proprie abitudini, piuttosto che immaginarci un periodo di restrizioni che ha un’intrinseca data di scadenza. Per questo possiamo immaginarci di cambiare le nostre abitudini e riscoprire uno stile alimentare che non sia episodico, ma si strutturi per diventare un regime che promuova la nostra salute e prevenga il più possibile le malattie oggi epidemiche. Lo Stile Chetogenico non deve essere interpretato come una dieta rigida in cui contare i macronutrienti al solo scopo di ridurre i carboidrati e aumentare esageratamente i grassi per indurre il nostro fegato a produrre una enorme quantità di chetoni, ma dobbiamo immaginare un regime nutrizionale in cui riscoprire ed esaltare la fisiologia del nostro corpo, prediligendo cibo per esseri umani e promuovendo grazie al nostro stile alimentare degli switch metabolici che sono preventivi e protettivi per la nostra salute. l lavori scientifici pubblicati da Mark P. Mattson della Johns Hopkins University, esperto di neuroscienze e aging, ci hanno spiegato come l’evoluzione abbia plasmato il nostro corpo, il nostro metabolismo e il nostro cervello per adattarci a fasi chetogeniche, esaltate dall’esercizio fisico (analoghe ai periodi di digiuno che l’uomo paleolitico esperiva o in cui trovava una preda e la cacciava) in cui il corpo usa le riserve di tessuto adiposo che ha a disposizione, il fegato inizia a produrre chetoni e in questo assetto metabolico tutto l’organismo aumenta la sua resilienza e migliora la risposta agli stress e agli insulti che sono dannosi per il nostro organismo. Come possiamo promuovere un regime chetogenico? Per fare questo passaggio è indispensabile individuare all’interno della nostra routine e abitudine alimentare quel cibo e quegli alimenti che non siamo fatti per mangiare, ad esempio cereali, legumi e zuccheri raffinati, e che il nostro corpo non riconosce come “cibo vero”, come
  • 3. LA NON DIETA 3 I GRANDI SÌ COSA EVITARE Tenendo sempre un occhio alle sensibilità individuali e preferenze di ciascuno di noi, all’interno dello stile chetogenico sono presenti moltissimi alimenti che ci aiutano a promuovere questo regime: La regola generale è che va prestata attenzione alla qualità degli alimenti cercando di accertarne l’origine, i metodi di coltivazione e allevamento. ■ ■ Verdura: a volontà ■ ■ Pesce e carne: sono il fondamento, insieme ai grassi, di un sano stile chetogenico. Importante è variare: pesci, meglio se piccoli, pescati e non allevati, molluschi, crostacei, uova di pesce; carne di diversi animali (es: manzo, pollo, maiale, agnello, coniglio, cinghiale) che siano allevati in modo etico rispettando la biologia di quella specie e senza sprecare niente – From nose to tail – dal naso alla coda, includendo quindi tutti i tagli, le frattaglie e le ossa, da cui ricavare, ad esempio, un ottimo brodo. ■ ■ Grassi di qualità: non dovranno mai mancare olio extravergine di oliva, olio di cocco, burro e burro ghee, lardo e pancetta, olive, avocado, cioccolato extra fondente. ■ ■ Uova: le uova biologiche da galline “felici” sono indispensabili, ricche di proteine di altissima qualità e micronutrienti essenziali e possono essere mangiate ogni volta che ne si ha voglia. ■ ■ Yogurt, Kefir e formaggi: i fermentati del latte e i formaggi, meglio ancora se stagionati e se di capra e pecora, sono ottime fonti di grassi di qualità, anche a catena corta e media (SCFA, MCT) ■ ■ Noci, nocciole e mandorle: utili come snack, sono buone fonti di acidi grassi essenziali; possono essere la base per farine, insieme alla farina di cocco per alcune preparazioni. ■ ■ Frutta: in piccole quantità può essere mantenuta all’interno di uno stile chetogenico. ■ ■ Acqua ■ ■ Pane, cracker, gallette, grissini di ogni tipo ■ ■ Dolci, biscotti, fette biscottate, prodotti da forno e di pasticceria. ■ ■ Pasta, riso ■ ■ Patate ■ ■ Fagioli, ceci, lenticchie, soia ■ ■ Derivati della soia ad esempio il cibo prodotto industrialmente, dove facciamo fatica a riconoscere gli ingredienti con cui è preparato, e più in generale quelli ricchi di zuccheri e carboidrati; parallelamente riscoprire proteine e grassi di qualità che sono densi di nutrienti essenziali per il nostro benessere , e che il nostro corpo si è adattato a mangiare in milioni di anni di evoluzione.
  • 4. LA NON DIETA 4 ■ ■ Bibite zuccherate, aperitivi, birra ■ ■ Piatti pronti e confezionati ■ ■ Marmellate e yogurt alla frutta ■ ■ Oli di semi vegetali e margarina ■ ■ Sciroppi e dolcificanti FAME E SAZIETÀ UNA GIORNATA TIPO COLAZIONE PRANZO CENA Non esistono delle dosi e delle quantità fisse di cibo, che siano adatte a tutti; ma nel nostro cervello e nel nostro corpo sono “implementati” dei sistemi che ci aiutano ad autoregolarci, la fame e la sazietà. All’interno di uno stile chetogenico, una volta che il corpo si è “disintossicato” da zuccheri e carboidrati, è più semplice percepire le sensazioni che ci restituisce comprendendo ciò di cui abbiamo bisogno e ciò che è un di più. Non è contando le calorie con la calcolatrice ma osservando i segnali che il nostro corpo ci manda che possiamo capire cosa e quanto variare nella nostra alimentazione. Se si prevede anche di assumere chetoni esogeni come integrazione, questi possono essere utili ad aumentare il senso di sazietà, aiutandoci eventualmente a perdere peso. Ognuno di noi ha dei ritmi e delle routine dettate sia dalla fisiologia che da esigenze di vita pratica; per questo ogni schema va riadattato alle proprie esigenze prevedendo un po’ di flessibilità, ma in generale proviamo a fare un esempio di giornata alimentare che rientri nello stile chetogenico. Bulletproof coffè: per chi ama iniziare la giornata col caffè, il BPC è un buon modo per “prolungare” il digiuno notturno e fornire grassi buoni per stimolare la chetosi. Frittata di agretti con insalata, noci e avocado. Vellutata di verdure preparata con brodo di ossa e mascarpone, e costolette di agnello al forno.
  • 5. LA NON DIETA 5 SPUNTINI Noci, nocciole e mandorle. Oppure kefir con ribes rosso. Oppure al posto degli spuntini, a metà mattina e metà pomeriggio possiamo prevedere di prendere dei chetoni esogeni che ci aiutano a tenere alta la chetonemia, ci saziano e ci fanno aumentare l’acqua assunta durante la giornata.