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INTRODUZIONE ALLA GEOLOGIA AMBIENTALE
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A Thammy e Zhora 
“ Egli fa scendere dal cielo un’acqua cui le fiumare servono da letto, a seconda dell’ampiezza. 
La corrente trascina una schiuma che galleggia: questa é simile alla schiuma di cio che viene fuso nel fuoco 
per gioielli e utensili. Cosi Dio forgia in parabole le verita e il falso: la schiuma viene scartata mentre cio che 
é utile agli esseri umani rimane sulla Terra. Cosi Dio propone parabole”. 
(versetto 17, sura 13, Il Tuono, dal Sacro Corano) 
Nota: in copertina un albero i cui rami scrivono la parola هلُ 
che in arabo vuol dire Allah = Dio. 
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Introduzione 
L’impiego maggiore dei geologi, in passato, era quello nel campo minerario (geologia del petrolio e minerali 
utili) e soprattutto nelle costruzioni. Tenendo conto che diverse università avevano pochi esami applicativi, 
era ovvio che l’inserimento nel mondo del lavoro non é stato mai facile. Però ci sono stati vecchi geologi che 
hanno fatto carriere brillanti, per cui viene da chiedersi se le difficoltà attuali di inserimento sono dovute al 
momento economico - sociale difficile oppure se vi é qualcos’altro. Ancora oggi gli iscritti all’albo operano 
prevalentemente nell’ambito delle costruzioni, cosi come gli ingegneri, quindi il mercato non é cambiato nel 
corso degli ultimi 70 anni. 
Da un’analisi statistica condotta di recente, sembra che il 68% dei geologi ritiene che la preparazione 
ricevuta non sia all’altezza per l’inserimento nel mondo del lavoro (fonte: geologia tecnica e ambientale 
trimestrale ordine nazionale dei geologi n° 1 /2010), e quindi a quanto pare le cose sono peggiorate. Eppure 
con il DM 509 i corsi di laurea avevano un cospicuo numero di crediti di esami affini e cosi per la prima 
volta nel corso di laurea di scienze geologiche si potevano ritrovare esami di agraria e ingegneria come: 
idraulica agraria e sistemazioni idrauliche forestali, assestamento forestale, pedologia, economia agraria, 
estimo, topografia, geotecnica, scienza delle costruzioni, sicurezza degli scavi. Si avevano oltre agli esami di 
rilevamento geologico, geomorfologia, georisorse e geologia applicata, altri esami che dovevano inserire 
meglio il giovane geologo alla geologia delle costruzioni, e nello stesso tempo fornivano nozioni integrative 
per interfacciarsi meglio con le altre figure professionali. Con l’avvento del DM 270 e la riduzione degli 
esami, si sono ridotti gli esami affini, che sono per lo più adesso solo geologici e quindi si é ritornati ad un 
passato prettamente geologico-naturalistico e soprattutto per le lauree triennali. L’indirizzo minerario 
riguarda per lo più la genesi dei giacimenti minerari ed eventualmente la loro ricerca, tralasciando la 
coltivazione (di pertinenza storica dei periti e ingegneri minerari ora chiamati diversamente ovvero periti 
geotecnici e ingegneri ambientali) che invece é quella che offre più mercato. In quest’ultimo campo é bene 
avere qualche nozione di base su corsi come: ingegneria degli scavi (ING-IND/28), ingegneria delle materie 
prime (ING-IND/29) e del petrolio (ING-IND/30), dato che secondo le professioni di competenza dei 
geologi senior vi é anche la gestione delle attività estrattive. Tra l’altro la ricerca dura poco mentre una 
miniera dura decenni. 
Evidentemente si dovrebbe sapere di quel 32% di studenti che sostengono di avere ricevuto una buona 
preparazione da quali Università sono usciti, ma le uniche notizie sulla qualità delle varie Università sono le 
classifiche fatte dal Censis che tengono conto di tutta la facoltà di Scienze. Nei forum che si vedono in 
internet sulle migliori Università di Geologia, gli studenti rispondono ad altri studenti che dipende da quello 
che interessa dato che alcune sembrano migliori in petrografia e georisorse, altre in geofisica ed altre ancora 
in geologia applicata. Comunque dai forum studenteschi, investigati, sembra che nel campo applicativo 
hanno qualcosa in più le Università di Milano, Padova Bologna e La Sapienza di Roma. 
Nel corso di laurea magistrale in Scienze geologiche gli esami di ambito delle discipline applicative sono: 
geografia fisica e geomorfologia (GEO/04) e geologia applicata (GEO/05). Quelli integrativi sono: idraulica 
agraria e sistemazioni idraulico-forestali (AGR/08), pedologia (AGR/14), chimica dell’ambiente e dei beni 
culturali (CHIM/12), idraulica (ICAR/01), geotecnica (ICAR/07), scienze delle costruzioni (ICAR/08), 
architettura del paesaggio (ICAR/15), ingegneria e sicurezza degli scavi (ING-IND/28), diritto 
amministrativo (IUS/10), economia aziendale (SECS-P/07). Quest’ultimi sono per lo più considerati, 
attualmente, dalle Università di Milano, Padova, Chieti e Pescara, quindi qualcosa di vero c’é nei forum 
studenteschi. Comunque riportiamo qui una frase scritta negli appunti del mio Professore di geologia 
applicata, che citava: “un buon geologo applicato deve essere prima di tutto un buon geologo”. 
Riprendendo quegli appunti dopo più di trentanni mi sono accorto che questi, a parte le nuove leggi in 
materia ambientali, e i nuovi piani settoriali di pianificazione territoriale introdotti (piani di bacino, piani 
provinciali delle cave, ecc.), e poco altro, restano ancora una buona base teorica per l’inserimento nel mondo 
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del lavoro, considerando inoltre che non tutto quello riportato era stato recepito bene, da me, al tempo. 
A questo punto viene dà domandarsi: se il geologo giovane ha problemi a superare un esame di stato o 
inserirsi bene nel mondo del lavoro, a prescindere dall’ambiente esterno, questo dipende dall’Università, o 
meglio dal professore, o dal giovane ? 
In genere si cerca sempre una via di mezzo per essere equi ed anche qui la risposta potrebbe essere che la 
colpa é di entrambi. Il giovane non applica bene i concetti appresi ed il professore non fa sforzare troppo lo 
studente a mettere bene in pratica la teoria. In aggiunta se a questo ci mettiamo, anche, che attualmente 
l’Italia é al terzo posto, dopo Inghilterra e Germania, per numero di geologi per abitanti insediati, possiamo 
evincere come le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro diventino esponenziali, in questo momento 
di crisi generale. Il resto lo ha fatto l’introduzione della laurea in scienze ambientali durante gli ultimi anni e 
la possibilità con essa di diventare sia geologo che agronomo che biologo ! 
Fare degli appunti in generale non é mai facile si potrebbero mettere troppi concetti e quindi farli diventare 
dispersivi o al contrario, metterne pochi, ed essere non esaustivi. La caratteristica principale comunque, nel 
campo applicativo, é quella che devono essere semplici e chiari e che leghino la teoria con quello che si vede 
sul campo. Attualmente i testi in circolazione fatti da docenti universitari “geologi”sono per lo più di 
geografia fisica e geomorfologia (ed i migliori per chiarezza e semplicità sono quelli utilizzati anche alle 
medie superiori, come ad esempio: Introduzione alle Scienze della terra del professore A. Bosellini, o Capire 
la Terra dei Professori, R.Siever e F. Press) mentre la geologia applicata sta diventando dominio di 
professionisti come si può notare nella recente collana della Dario Flaccovio editore: 
F.Uzzani, Laghi collinari e dighe, 2012 
P.Montin, Acque meteoriche di dilavamento, 2012 
M.Gorla, Siti Contaminati, 2012 
M.Gorla, Pozzi per acqua, 2010 
M.Gorla, Idrogeofisica, 2009 
F.Boccalaro, Difesa delle coste e ingegneria naturalistica, 2012 
M.Tanzini, Fenomeni franosi, 2011 
M.Tanzini, Perforazioni a scopo geotecnico e tecniche di consolidamento, 2012 
F.Garbin S. Storoni Ridolfi, Geologia e geotecnica stradale, 2010 
G.Riga, Geologia applicata e ingegneria geotecnica, esercizi svolti, 2010 
Il contrario avviene ad ingegneria dove i testi di ingegneria strutturale (scienza delle costruzioni, tecnica 
delle costruzioni e geotecnica) sono fatti per lo più da professori universitari. Si pone quindi il problema se é 
meglio fare un testo semplice e divulgativo ma nello stesso tempo completo, come sono i testi delle medie 
superiori, oppure eseguire un testo universitario meno immediato ma più denso di nozioni specifiche. Mosso 
da questo dilemma ho cercato dei libri di testo delle medie superiori e ho scoperto che ve ne sono alcuni fatti 
molto bene e completi che si possono usare anche all’università. Se passiamo poi ai libri divulgativi per tutti, 
fatti da anziani professori americani (di cui molti di origine europea) si raggiunge probabilmente il top. 
Quindi sono giunto alla conclusione che ridurre il formalismo matematico, come erano gli appunti di 
geografia fisica e geologia applicata negli settanta - ottanta, ed aggiungere chiare foto e schemi, come sono i 
testi delle medie superiori, sia il miglior modo di fare degli appunti duraturi. La geologia ambientale, 
introdotta negli ultimi anni, viene considerata in genere come settore disciplinare GEO/04 e quindi é 
considerata una materia applicativa nell'ambito della geologia. 
Si sono prodotte, quindi, queste dispense che hanno lo scopo, oltre a fornire i classici argomenti della 
geologia ambientale, di introdurre, in maniera semplice, le discipline agrarie e ingegneristiche affini, citate 
precedentemente, utili al geologo. 
Yusuf Morrone 2013 
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Capitolo 1. Pianificazione territoriale e Geologia 
Forma della terra. Già gli egiziani ipotizzavano una terra sferica 1500 anni fa ma fu solo con Eratostene 
(276-194 ac) che si calcolo con precisione il raggio terrestre. Le sue osservazioni consideravano che i raggi 
del sole a mezzogiorno nel solstizio d’estate illuminavano il fondo di un pozzo a Syene (l’attuale Assuan) e 
quindi arrivavano perpendicolari, mentre allo stesso momento nella citta di Alessandria i raggi che colpivano 
un obelisco producevano una certa ombra. Misurando la lunghezza dell’ombra calcolò l’angolo di incidenza 
dei raggi del sole e trovo che era 1/50 dell’angolo giro. Quindi valutò la distanza tra Syene ed Alessandria in 
5000 stadi = 787,5 km e infine la circonferenza come 787,5 x 50 = 39375 km. 
Il raggio terrestre r = 39375/6,28 = 6269 km. Migliorate stime sulla sfericita della Terra avvennero solo 
dopo la scoperta della gravitazione da parte di Newton quando si inizio a pensare ad una forma diversa da 
quella sferica. La forma solida piu adatta a rappresentare la Terra sembrò un ellissoide di rotazione 
schiacciato ai poli ma solo nel 1737 si ebbe conferma di tale teoria. Lo schiacciamento vale: α = (a - b) / a 
Con a semiasse maggiore e b semiasse minore. 
Bessel (1841) α = 1 / 299,2 
Hayford (1924) 1 / 297 
Ellissoide 1980 1/ 298,257 
Le linee di forza del campo di gravita non sono piane ma curve. In ogni punto la direzione della linea di 
forza della gravita é fornita dal filo a piombo e questa é detta verticale. Normale alla verticale si dispongono 
le superfici equipotenziali che non sono parallele tra loro. Ogni superficie equipotenziale ha su di essa il 
potenziale costante dato dalla somma del potenziale di attrazione e di quello dell’accelerazione centrifuga. 
Il Geoide é la superficie equipotenziale passante per il livello medio marino privo di perturbazioni come 
onde, maree e quindi in quiete e in equilibrio soggetto alla sola forza di gravita. 
L’equazione del geoide risulta: F = G ∫dm / r 
Per risolvere l’integrale é necessario conoscere la distribuzione delle masse all’interno della Terra cioé la 
densità in ogni punto. Non si conosce bene la densità all’interno ma si sa che il valore medio é 5,52 gr/cm3, 
mentre quello della crosta 2,67 gr/cm3 (sabbia quarzosa) per cui nelle applicazioni pratiche si sono adottate 
soluzioni approssimative e dedotte superfici di rotazione dette sferoidi. 
L’equazione dello sferoide é complessa ma l’ellissoide che presenta gli stessi semiassi si discosta poco dallo 
sferoide. Quando l’approssimazione lo consente l’ellissoide può essere sostituito con la sfera o addirittura 
con il piano. 
Coordinate geografiche. Permettono di individuare con esattezza la posizione di un qualsiasi punto sulla 
superficie terrestre:fanno riferimento ad un reticolato geografico che é un sistema convenzionale di linee 
immaginarie tracciate sulla superficie terrestre. Queste linee sono i meridiani di direzione nord-sud ed i 
paralleli di direzione est-ovest. La latitudine é l’arco di meridiano compreso tra il parallelo locale e 
l’equatore, mentre la longitudine è l’arco di parallelo tra il meridiano del luogo e il meridiano di riferimento 
di Greenwich (meridiano zero). 
La bussola. La rotazione della Terra é direttamente correlata con l’esistenza del campo magnetico terrestre il 
quale può essere considerato come generato da un dipolo magnetico il cui asse coincide con l’asse di 
rotazione che é leggermente inclinato rispetto al piano dell’eclittica, per cui l’emergenza del polo magnetico 
si trova a 70° N, 100 ° O e non coincide con il polo nord geografico. Quindi gli angoli contati a partire dal 
nord sono compresi tra 0° e 360° e riferiti al nord magnetico (azimut magnetico) o nord geografico (azimut 
geografico). 
Classificazione delle rappresentazioni cartografiche. Si chiamano equazioni della carta quelle relazioni 
analitiche che per ciascun tipo di rappresentazione, legano tra loro le coordinate dei punti corrispondenti 
all’ellissoide terrestre con il piano rappresentativo. Si chiama centro della proiezione o della carta l’origine 
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delle coordinate. La scala di una carta indica il rapporto tra le dimensioni reali della superficie rappresentata 
e le dimensioni cartografate. Le carte conformi o ortomorfiche presentano angoli retti all’intersezione 
paralleli con meridiani. Le carte equivalenti sono invece proiezioni cartografiche in cui i meridiani e paralleli 
delimitano aree uguali (la forma della superficie non viene mantenuta). Le prime si possono avere tramite 
proiezioni cilindriche; ad esempio immaginando di proiettare dal punto di vista situato al centro della Terra 
la superficie terrestre sopra un cilindro tangente all’equatore (proiezione diretta Mercatore) e la carta 
derivata viene usata nella navigazione marittima ed aerea. Le conformi possono essere dedotte anche con 
proiezioni coniche; ad esempio si immagina il cono su cui proiettare una zona terrestre, ha l’asse coincidente 
con l’asse terrestre, in modo che i paralleli sono circoli concentrici e i meridiani rette uscenti dal centro 
comune dei circoli (proiezione conica conforme di Lambert). 
Classificazione delle carte seconda la scala. Si hanno: 
Carte geografiche: scala fino a 1:2 000 000 
Carte corografiche: scala 1: 1 000 000 a 1:200 000 
Carte topografiche : scala 1:100 000 a 1: 5000 
Mappe : scala 1: 4000 a 1 :1000 
Piante: scala 1:500 
Con la moderna cartografia regionale (cartografia tecnica regionale) sono state introdotte delle modificazioni 
a questa classificazione differenziando le carte in: 
carte tecniche: scala 1: 10. 000 a 1: 5000, rappresentazioni parziali; 
levate : scala 1: 500, rappresentazioni a grandissima scala dei centri urbani. 
A seconda delle finalità si distinguono carte generali che forniscono informazioni metriche e descrittive della 
superficie fisica della terra e carte tematiche che forniscono informazioni specifiche (carta geologica, 
pedologica, vegetazione, pluviometrica, ecc.). 
Cartografia Italiana. Nella UTM (proiezione geografica trasversa di Mercatore per portare la sfera terrestre 
in pianta) la Terra e' divisa in 60 zone detti fusi, ognuno dei quali largo 6 gradi di longitudine considerando 
la parte est come positiva. Sulla carta il passaggio tra 60 ed 1 e' la linea di cambiamento di data. Ci sono poi 
anche 20 fasce distinte da lettere ciascuna della larghezza di 8 gradi di latitudine. L'Italia é tra i fusi 32 e 33 
e tra le fasce S e T. 
Nel sistema NATO (north atlantic treaty organisation) l'unita' fondamentale e' un reticolo a maglia quadra 
di 100 km di lato, cosi' le coordinate: 72417 e 43762 significano 72,417 km est (spostandosi da sinistra 
verso destra) e 43,762 km nord (spostandosi dal basso in alto) di un quadrato definito da due lettere. 
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Nelle quattro zone in cui risulta divisa l’Italia sono stati definiti numerosi quadrati da cento kilometri. 
Da questo reticolato chilometrico basato su UTM, sono stati elaborati dei fogli in scala 1:100000 (Istituto 
Geografico Militare). Il territorio italiano risulta suddiviso in 278 fogli ciascuno dei quali ricopre una 
superficie di circa 1500 Km2. Ogni foglio viene diviso in 4 quadranti (I ,II, III , IV) delimitati ciascuno da 
due archi di meridiano di 10’ e da due archi di parallelo dell’ampiezza di 15’. La scala in questo caso è 
1: 50 000 e la superficie coperta da un quadrante é 375 km2. Infine ogni quadrante é suddiviso in 4 tavolette 
alla scala 1:25 000 (NO, NE, SE, SO). 
La tavoletta ha come dimensioni : 7’ 30’’ in longitudine e 5’ in latitudine ed é inquadrata nella 
rappresentazione conforme Gauss- Boaga (sistema geodetico nazionale con riferimento a Monte Mario) e al 
reticolato UTM chilometrico (sistema geodetico europeo ED 50); nel 1986 é iniziato l’aggiornamento per 
l’Italia del nord. 
Attuale cartografia. Si stanno adottando i seguenti elementi di base: mappa con scala 1:1000, elemento con 
scala 1:5000, sezione con scala 1: 10000, foglio con scala 1: 50000. 
Coordinate su una carta topografica. Se si prende una tavoletta da 1: 25000, come la figura in seguito, si 
considera il reticolato geografico che è presente sulla cornice con intervalli di 1’ = 60 ‘’. 
Cosi la coordinata geografica di P per la latitudine e longitudine sul reticolato geografico sarà : 
lat = 42° 52’ + ( 54 mm /73,8 mm ) * 60 ‘’ = 42 ° 52’ 43, 9 ‘’ 
long = 12° 31’ + ( 37,5 mm/ 54,2 mm) 60 ‘’ = 12° 31’ 41,5’’ 
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Catasto. Il catasto si basa sull’ellissoide di Bessel e utilizza la proiezione Cassini-Soldner. Ogni mappa é 
identificata dal comune di appartenenza e dal numero del foglio. Il margine del foglio non é basato su un 
reticolato convenzionale. Vi sono rappresentate le particelle catastali (identificate da un numero progressivo 
all’interno del foglio ed ognuna appartenente ad un possessore o riservata ad una unica destinazione d’uso) e 
gli altri elementi territoriali (strade e corsi d’acqua). La redazione catastale viene redatta alla scala 1:2000. 
Carta pedologica eseguita su mappa catastale. 
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La pianificazione territoriale . L’insieme di strumenti mediante i quali lo Stato si sforza di ripartire 
geograficamente la popolazione e le attività economiche per rendere più omogeneo il territorio, accelerare o 
regolare lo sviluppo, o ancora migliorare la posizione del territorio nel gioco della concorrenza 
internazionale. Anche il semplice tracciamento delle vie di comunicazione, così come le grandi opere 
pubbliche, hanno infatti ripercussioni sulla strutturazione della vita economica. 
Funzioni ed obiettivi della pianificazione. 
• promuovere un ordinato sviluppo del territorio; assicurare che i processi di trasformazione siano 
compatibili con la sicurezza e la tutela dell’integrità fisica e con l’identità culturale del territorio; 
• migliorare la qualità della vita e la salubrità degli insediamenti umani, nonché ridurre la pressione degli 
insediamenti sui sistemi naturali e ambientali (interventi di riduzione e mitigazione degli impatti); 
• promuovere il miglioramento della qualità ambientale architettonica e sociale del territorio urbano; 
• prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative. 
Livelli di pianificazione territoriale. La prima ed unica legge urbanistica nazionale e’ la n.1150 del 1942 in 
cui si definirono diversi livelli di pianificazione. In particolare il processo pianificatorio risulta come lo 
sviluppo di 3 fasi: 
-1 fase di programmazione a tempo indeterminato in ambito sovracomunale; 
-2 fase di assetto del territorio a tempo indeterminato in ambito comunale; 
-3 fase di attuazione a tempo determinato (10 anni) in ambito infracomunale; 
piano territoriale di coordinamento 1 fase 
PF Piano fabbricazione - PRG piano regolatore generale 2 fase 
PP piano particolareggiato 3 fase 
Il PTC risulta facoltativo e deve avere come contenuti principali : 
a) le zone da riservare a speciali destinazioni ed a quelle soggette a speciali vincoli o limitazioni di legge; 
b) le località da scegliere come sedi di nuovi nuclei edilizi od impianti di particolare natura ed importanza; 
c) la rete delle principali linee di comunicazione stradali, ferroviarie, elettriche, navigabili esistenti e in 
programma. 
I Piani Territoriali di Coordinamento potevano quindi avere i seguenti elaborati: studio sulla situazione 
regionale, tavole di indagine, monografie particolari, tavole di progetto, norme di attuazione, relazione 
generale con particolare riferimento allo sviluppo socioeconomico del territorio. 
I PTC dovevano essere elaborati dal Ministero dei Lavori Pubblici (poi con il decentramento imposto dal 
DPR 616/1977 dagli uffici regionali dei provveditorati alle opere pubbliche che elaboravano anche un 
documento di programmazione di sviluppo socio-economico delle regioni) cosi come anche il Ministero 
LLPP doveva definire il perimetro di ogni singolo piano di area vasta. La disciplina (il contenuto) del PRG 
considera la totalità del territorio comunale ed indica essenzialmente (art. 7) : 
- rete delle principali infrastrutture 
- zonizzazione del territorio : aree industriali, agricole, centro storico, aree demaniali, ecc. 
- localizzazione del territorio: indicazione delle aree da destinare ad interesse pubblico 
(urbanizzazione come luce gas acqua, ecc., spazi ed edifici 
pubblici) e come tali preordinate all’espropriazione. 
- norme per l’attuazione del piano. 
Le previsioni del PRG sono attuate con i piani particolareggiati che regolano quindi l’attività edificatoria 
(modificare, ricostruire, integrare) nella aree interessate con funzione di scala di dettaglio infra-comunale 
(progetto edilizio a scala urbana). 
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La legge 1150/1942 poi stabili’ che tutti i comuni devono avere il regolamento edilizio (l’altezza minima e 
quella massima dei fabbricati secondo le zone, gli eventuali distacchi dai fabbricati vicini e dal filo stradale, 
le sporgenze sulle vie e piazze pubbliche, norme igieniche di particolare interesse edilizio, come richiedere la 
licenza edilizia, in seguito sostituita con la concessione edilizia, ecc.). I PRG dovevano essere eseguiti dai 
Comuni messi in apposito elenco mentre era obbligatorio per tutti il Piano di fabbricazione più semplice 
( zonizzazione e regolamento edilizio comunale). 
Nuove leggi hanno introdotto diversi piani attuativi: 
Attuale schema sinottico 
PRG 
legge 1150/42 PRG,PP 
167/62 PZ 
PIP PL PP PZ PR 765/67 PL 
865/71 PIP 
457/78 PR 
Attuale pianificazione attuativa (PZ = piano di zona o di edilizia economica popolare, PL = piano di 
lottizzazione o PP di iniziativa privata , PP = piano particolareggiato, PIP = piano degli insediamenti 
produttivi, PR = piani di recupero). 
Gli elaborati di progetto di un PRG sono: 
1. tavole di progetto: 
- planimetria comunale scala 1:10000 con lo stato di fatto esistente cioé: altimetria terreno, distinzione edifici 
pubblici e privati, manufatti industriali, aree demaniali, immobili soggetti a tutela culturale o paesistica, zone 
sotto vincoli; planimetria in scala 1:10000 con suddivisione in zone: residenze, industria, agricoltura, sport, 
assistenza, zone destinate a formare spazi pubblici, sedi di edifici pubblici e di interesse collettivo; 
- planimetria in scala 1:10000 con la rete stradale e altre vie di comunicazione; 
2. norme tecniche di attuazione: indicanti i caratteri e le limitazioni di ciascuna zona, nonché i vincoli di 
particolari servitù; 
3. relazione illustrativa: illustrazione generale e analitica dello stato di fatto (ambiente fisico, economia, 
demografia, attrezzature sociali e tecnologiche, edilizia, traffico e comunicazioni), indicazioni dei principali 
problemi ed esigenze e soluzioni dei problemi riferiti, illustrazione generale del progetto, programmazione di 
attuazione e sua graduazione nel tempo. 
Nelle norme tecniche di attuazione ci sono gli indici urbanistici come : 
It: indice fabbricabilità territoriale o densità edilizia territoriale = Vmax / St = 
volume max fabbricabile / superficie territoriale; 
If: indice fabbricabilità fondiaria o densità edilizia fondiaria = Vmax / Sf = 
volume max fabbricabile /superficie fondiaria; per volume di un fabbricato si intende il fabbricato emergente 
fino all’intradosso del solaio di copertura. 
Rc: rapporto di copertura = superficie coperta / superficie fondiaria ; la superficie coperta é la proiezione 
orizzontale al suolo del fabbricato. 
Vi sono anche gli standard urbanistici ( m2 da assegnare alle scuole-assistenza infanzia, verde pubblico e 
parcheggi pubblici) nonché i vincoli urbanistici che sono: 
Le zone di rispetto 
Limitazioni alla libera attività edilizia sono previste in determinate località come: 
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- zone di rispetto dei cimiteri: debbono essere a 200 m dai centri abitati vietando nuove costruzioni in tale 
fascia 
- zone di rispetto delle ferrovie: divieto per una distanza minore di 30 m 
- zone di rispetto del demanio marittimo: art 55 codice della navigazione 
- zone di rispetto degli aereoporti: zona assoluta nei 300 m del perimetro 
- zone di rispetto delle acque pubbliche: almeno 10 m dalla sponda dei fiumi, laghi, stagni, lagune 
vietando la copertura dei corsi d’acqua a meno di dover tutelare la pubblica incolumita (si veda piani di 
bacino- zone ad alto rischio idraulico). 
I vincoli sui beni culturali 
Secondo TU 42/2004 sono considerati beni culturali: le cose mobili e immobili che presentano interesse 
artistico, storico, archeologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate come testimonianza di 
civilta. L’art 20 vieta : 
- distruzione 
- danneggiamento 
- adibire i beni ad usi incompatibili con il loro carattere storico 
Risulta subordinata all’autorizzazione del Soprintendente ogni esecuzione (diversa dalla demolizione) di 
opere e lavori di qualunque genere sui beni culturali. Il rilascio entro 120 gg dell’autorizzazione non 
sostituisce il titolo abilitativo per l’esecuzione dei lavori : risulta quindi necessario il ricorso alla denuncia di 
inizio attivita DIA, nei casi previsti, cui andranno allegati l’autorizzazione di cui sopra ed il relativo progetto. 
I vincoli sui beni paesaggistici 
Sono considerati beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati nel Testo Unico 42/2004 costituenti 
espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici, ed estetici del territorio. Per quanto riguarda 
l’autorizzazione paesaggistica di proprietari di immobili ed aree di interesse per il paesaggio, hanno l’obbligo 
di presentare il progetto degli interventi che intendono intraprendere. Tale autorizzazione costituisce atto 
autonomo rispetto al permesso di costruire ed è valido 5 anni. La funzione autorizzatoria in materia di 
paesaggio é esercitata dalla Regione. Con l’art. 142 del Decreto Galasso ripreso nel TU 42/2004 i territori 
sottoposti a vincolo paesaggistico sono: 
- i territori costieri e le sponde dei laghi compresi in una fascia della profondità di 300 m; 
- i fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti nel Regio Decreto 1933 e le relative sponde o piedi 
degli argini per una fascia di 150 m ciascuna; 
- le montagne al di sopra di 1600 m per catena alpina e 1200 m per l’appenninica e isole; 
- i ghiacciai, circhi glaciali; 
- le zone umide; 
- i parchi e le riserve nazionali nonché i territori di protezione al di fuori dai parchi; 
- i territori coperti da foreste e boschi o quelli danneggiati dal fuoco e soggetti a 
rimboschimento; 
- le aree assegnate alle agrarie e le zone gravate da usi civili; 
- le zone di interesse archeologico; 
- i vulcani. 
Non si applica alle zone territoriali omogenee A (centri storici) e B (zone parzialmente o totalmente 
edificate) del piano regolatore comunale e limitatamente alle parti ricomprese nei piani pluriennali di 
attuazione o ad altre zone delimitate negli strumenti urbanistici. L’autorizzazione deve essere rilasciata o 
negata entro il termine perentorio di 60 giorni. 
Zone distrutte o danneggiate dal fuoco 
Zone boscate, pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione 
diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni. 
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Vincolo idrogeologico 
Il vincolo idrogeologico (R.D.L. 30.12.1923 n° 3267, tuttora in vigore, dal titolo: "Riordinamento e riforma 
in materia di boschi e terreni montani" sottopone a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi 
natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli artt. 7,8 e 
9 (articoli che riguardano dissodamenti, cambiamenti di coltura ed esercizio del pascolo), possono con danno 
pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque. Lo scopo principale del 
vincolo idrogeologico è quello di preservare l'ambiente fisico e quindi di garantire che tutti gli interventi che 
vanno ad interagire con il territorio non compromettano la stabilità dello stesso, né inneschino fenomeni 
erosivi, ecc., con possibilità di danno pubblico, specialmente nelle aree collinari e montane. Tale vincolo non 
preclude la possibilita di costruire, ma solo che l’opera non deve cambiare l’assetto del territorio da un punto 
di vista idrogeologico. Nel caso il piano regolatore comunale prevede delle zone perimetrate sottoposte a 
vincolo, occorre inoltrare domanda per il permesso di costruire, anche alla regione e al corpo forestale. 
Zone sismiche 
Tutte le costruzioni in zone sismiche devono rispettare specifiche norme tecniche emanate con decreti dal 
Ministero per l’infrastrutture e i trasporti. In particolare bisogna definire i differenti valori del grado di 
sismicita per diverse zone, e adeguare gli strumenti urbanistici con le condizioni geomorfologiche del 
territorio. Chiunque intenda procedere a costruzioni nelle zone sismiche è tenuto a darne preavviso scritto 
allo sportello unico edilizio indicando il proprio domicilio, il nome e la residenza, del progettista, del 
direttore dei lavori e dell’appaltatore. 
Esempio di soluzione di un problema urbanistico per una lottizzazione (divisione in lotti fabbricabili di una 
zona infracomunale): sia dato un appezzamento di terreno di un ettaro St = 10000 mq, sapendo che esso 
ricade in una zona con It = 1 m3/m2 ed Rc = 40%. 
Nella zona ci sono 110 abitanti e considerando uno standard urbanistico di 18 m2/ab si devono assegnare 
come standard: 18 x 110 = 1980 mq = 2000 mq (asili nido + parcheggi pubblici + verde). 
Le strade incidono per il 10% ovvero 1000 mq. 
La superficie fondiaria vale: Sf = 10000 - 2000 - 1000 = 7000 m2. 
La massima superficie copribile = Rc. Sf = 0,4. 7000 = 2800 m2 
Densita edilizia fondiaria = St. It / Sf = 10000/7000 = 1,42 m3/m2. 
Esempio di soluzione di un problema urbanistico per un permesso di costruire privato: il testo unico 
sull’edilizia DPR n° 360 del 2001 riordina la materia ed introduce solo due titoli abitativi: il permesso di 
costruire (sostituisce la concessione edilizia ed é sempre onerosa) e la denuncia di inizio attivita (quando si 
eseguono dei cambiamenti senza cambio dei volumi nell’edificio e non é onerosa). Infine con “l’attivita 
libera” nessuna domanda amministrativa é richiesta come per la manutenzione ordinaria dei condomini e per 
i sondaggi geognostici. Con 360/2001 si instaura un ufficio unico dell’edilizia e il singolo privato per avere il 
permesso deve consegnare, oltre agli oneri visti gia per la concessione edilizia (una percentuale sul costo di 
costruzione ed un’altra sugli oneri di urbanizzazione come gli allacciamenti di luce, gas, acqua), anche: 
- titolo di proprietà, estratti strumenti urbanistici (stralcio) e mappa catastale; 
- relazione tecnica del progetto, con documentazione fotografica; 
- relazione sulla sicurezza degli impianti, legge n.9 /1991; 
- relazione sul contenimento consumo energetico, legge n.9/1991; 
- relazione geologica e geotecnica; 
- autorizzazioni di altri enti pubblici: all’ufficio tecnico provinciale del genio civile per costruzioni in 
calcestruzzo precompresso e opere metalliche, al corpo forestale e regione per zone sotto vincolo 
idrogeologico, alla sovraintendenza delle belle arti, in zone sotto vincolo di beni culturali. 
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Verifiche urbanistiche per un privato: volume totale pari alla superficie progetto per altezza di gronda, 
mentre quella da rispettare é la superficie di progetto per l’indice di fabbricabilita territoriale; almeno 5 m 
dai confini e il parcheggio in m2 deve essere un decimo del volume edificato totale. 
Nel tempo sono stati introdotti anche i piani settoriali sia di area vasta che comunali che prendono in 
considerazioni specifici argomenti. 
Piano Paesistico (PP): regola il rapporto tra cittadino e paesaggio e tende a salvaguardarlo (anche opere 
artistico-culturali). Già introdotto nel 1934 a livello locale, assume con la legge Galasso del 1985 
importanza a livello regionale-provinciale. 
Con la convezione europea sul paesaggio (Firenze 2000) “il paesaggio 
designa una parte del territorio come é percepita dalle popolazioni il cui carattere deriva da fattori naturali 
e/o umani e dalle loro interrelazioni” e si salvaguardia ”i paesaggi terrestri,le acque interne e marine, 
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nonché i paesaggi della vita quotidiana e quelli degradati”. Alcune regioni hanno preparato un piano 
territoriale di coordinamento a valenza paesistica. Il piano territoriale paesistico è costituito da 3 elementi 
cardine: la pianificazione, le norme tecniche di attuazione, le indicazioni per la progettazione di grandi 
opere che devono essere molto precise per spiegare come ottenere una sostenibilità paesistica. La qualità 
paesistica rappresenta un valore territoriale da perseguire su tutto il territorio regionale. La tutela e 
valorizzazione dell’ambiente può essere attuata tramite: politiche e strumenti di pianificazione urbanistica, 
progetti di trasformazione del territorio. 
- Piani di Bacino (PdB): (1989) va ad interferire con tutti gli altri piani e ha valore superiore. Risulta lo 
strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale sono pianificate le norme d’uso per 
la conservazione del suolo e la regimazione delle acque sulla base delle caratteristiche fisiche e ambientali 
del territorio interessato ed è fatto dall’Autorita di Bacino.Tiene conto delle utilizzazioni del territorio 
previste dagli strumenti urbanistici comunali e intercomunali, dei vincoli idrogeologici, le prescrizioni per le 
opere di sistemazione idraulico-forestali e consolidamento dei terreni e vincoli generali per la conservazione 
del suolo e alla tutela dell’ambiente, nonche le zone litorali che sottendono il bacino. 
I piani di bacino sono coordinati con i programmi nazionali e regionali di sviluppo economico e di uso del 
suolo. Le disposizioni approvate diventano subito vincolanti per le amministrazioni ed enti pubblici nonche 
per i privati. 
- Piano del parco (PdP): riguarda le aree naturali protette e puo interessare una zona comunale o piu comuni 
o province e regioni. L’Ente parco, una volta finito il piano, deve mandarlo all’ approvazione delle regioni 
coinvolte (in caso di parco inter-regionale). 
- Piani di settore specifici: sono figli dei piani di area vasta, nel senso che alcuni problemi di carattere 
territoriale del piano di area di parco, trovano una soluzione in un piano diverso; per esempio il piano di 
gestione faunistica non è compreso nel piano di area di parco, che si fa ogni 10 anni, perché la fauna ha 
bisogno di piani che si aggiornino ogni anno. Altri piani di settore sono il piano della viabilità e il piano delle 
attività estrattive o piano cave. 
Questo è lo strumento con il quale si attua la programmazione in materia di ricerca e coltivazione degli inerti 
di cava. Nel territorio provinciale o di area parco, i materiali inerti estratti sono ghiaia, sabbia e argilla; i 
materiali lapidei non sono presenti. Il Piano cave identifica gli ambiti territoriali nei quali è consentita 
l'attività estrattiva, determina tipi e quantità di sostanze di cava estraibili nonché le modalità di escavazione e 
le norme tecniche da osservare nell’esercizio dell'attività. Il Piano inoltre individua le destinazioni finali 
delle aree al termine della coltivazione e ne detta i criteri per il ripristino Il P iano di assetto idrogeologico 
PAI é uno strumento conoscitivo normativo e tecnico-operativo ,che definisce le azioni e le norme di uso, 
finalizzate alla corretta utilizzazione delle acque e alla difesa contro il rischio idraulico la cui redazione é 
fatta dall’Autorità di Bacino. 
- Piano di sviluppo socio-economico: contiene gli elementi di indirizzo politico che devono essere presi in 
considerazione dai Piani di area dei parchi. Risulta uno strumento che legge la struttura sociale del territorio; 
dobbiamo conoscere come questo territorio è vissuto, frequentato, come si comporta la popolazione; si basa 
sui censimenti che si fanno ogni 10 anni. Ci serve per capire come bisogna gestire il territorio (demografia, 
sanità, istruzione, artigianato, commercio). Anche le comunita montane presentano un programma socio-economico 
che deve dotare i terreni montani di opere pubbliche, delineare le iniziative di ordine economico 
per valorizzare le risorse presenti, coinvolgere la popolazione cercando le relazioni tra la popolazione. 
Ci deve comunque essere una coerenza tra il quadro di sviluppo regionale e quello delle aree montane. 
Le comunità montane (al di sopra di 600 m. slm) in alcuni casi hanno deleghe per approvare i PRG dei 
comuni dentro le comunità, come avviene in Liguria. 
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Tavole di progetto nella Pianificazione. 
Lo studio,iniziale di ogni piano, dell’ ambiente fisico e naturale mi porta a definire delle mappe. Più è piccola 
l’area di studio e più dettagliata sarà la lettura che facciamo. La dimensione del territorio che andiamo a 
studiare influisce sul dettaglio della cartografia. Si possono usare strumenti di fotografia aerea e satellitare, 
google-maps, google-Earth. L’elemento immediato però sono le aereo-fotografie, che ci consentono di 
disegnare gli aspetti fisici del territorio in modo preciso. 
Disegnato il territorio devo riportare gli aspetti naturalistici: la presenza vegetazione posso vederla anche 
dalla foto aerea, però non individuo la sua struttura, mentre assolutamente non leggibile da una foto aerea è 
l’aspetto faunistico, che viene incaricato a esperti. 
La lettura ecologica del territorio mi porta ad avere una serie di carte tematiche, sulle quali riesco a definire 
un dettaglio sulla struttura complessiva del territorio. Per adesso abbiamo soltanto una conoscenza sullo stato 
e l’uso attuale del territorio sotto il profilo ecologico , ma non ho ancora fatto pianificazione. Possiamo fare 
una lettura socio-economica, una lettura storico-culturale e l’evoluzione del territorio e la sua struttura attuale 
in base alla storia. Vado a studiare la diffusione architettonica, artistica, delle abbazie e chiese, come si è 
costruito nella storia in base alle caratteristiche del territorio, che vanno valorizzate e integrate nel sistema 
ambientale. Vediamo il paesaggio sia dal punto di vista naturale, sia da quello antropico, dove troviamo 
strutture che fanno parte esse stesse del paesaggio (es. Superga sulla collina di Torino). Bisogna però 
considerare lo sviluppo urbanistico condizionato dalla storia sociale del territorio. 
Dopo aver disegnato carte tematiche di sintesi, posso avere un’ottica generale e iniziare a fare qualche 
previsione. La pianificazione non ha mai termine. 
A questo punto inizio a fare pianificazione, il che significa incrociare i dati che ho acquisito, valutando una 
serie di elementi e prevedere le influenze degli interventi sui vari aspetti. Deve esserci un “diritto di veto”, 
cioè ognuno porta le proprie conoscenze. Gli incroci mi consentono di fare la verifica delle vocazioni (ogni 
territorio ha la sua vocazione che è determinata dalla sua struttura); se un territorio ha una vocazione 
specifica, questa deve diventare l’elemento di riferimento della pianificazione: se c’è un paesaggio 
particolare, la pianificazione sarà portata a mantenere e preservare quel paesaggio. 
Fatto questo tipo di ragionamento inizio a definire gli obiettivi naturalistici, le destinazioni e gli interventi 
compatibili, quindi inizio ad avere un programma di pianificazione. La legislazione ambientale può essere 
modificata, però non posso andare contro i suoi limiti. L’approvazione del “piano” passa attraverso una 
procedura amministrativa, che approvata ha validità a tutti gli effetti: non si può costruire dove il piano lo 
vieta, mentre dove lo consente entra in gioco la pubblica amministrazione che decide se si può fare. 
Vediamo ora alcune tipiche carte di sintesi. 
Cart a sulla capacità d’uso del suolo o carta di vocazione agricola : mi traduce, in termini cartografici, la 
capacità del suolo di produrre un prodotto agricolo. Capacità d’uso è un concetto energetico perché un 
suolo è considerato tanto più fertile (capace) quanta meno energia devo aggiungere per ottenere un prodotto 
finito. Possiamo vedere subito la carta geologica per capire dove si hanno suoli alcalini calcarei o argillosi e 
quindi la carta pluviometrica dato che influenzano la capacita del suolo. Devo quindi reperire le strisciate 
aero-fotografiche che hanno un dettaglio maggiore rispetto alle foto satellitari, perché con la 
fotointerpretazione riesco a descrivere gli aspetti fondamentali per la mia cartografia in modo da aggiungere 
informazioni. 
La campagna pedologica si basa sulla programmazione di itinerari (devono essere organizzati in modo tale 
da avere rilevamenti efficaci) e l’intensità di rilevamento dipende sempre dal livello di dettaglio che voglio 
dare alla carta. Faccio un’analisi strutturale dei singoli suoli, dando delle valutazioni di carattere numerico ad 
ogni suolo, attraverso la codifica delle limitazioni, che hanno una scala che va da 0 a 3 (massima 
limitazione). Considero la pietrosità, infatti un suolo pietroso è una limitazione per la fertilità; un’altra 
valutazione la si fa alla pendenza (un suolo in pendenza ha più limitazioni); considero l’erosione del suolo 
(l’erosione severa è una limitazione). Tutte queste valutazioni portano alla stesura di una tabella. La tessitura 
del suolo viene invece valutata tramite percentuale delle varie frazioni granulometriche (triangolo della 
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tessitura), infatti un suolo estremamente sabbioso corrisponde ad una massima limitazione (mancanza di 
nutrienti). Alla fine avremo una somma di valutazioni che mi permette di avere 8 classi di fertilità per 
costruire la mia mappa. La prima classe è la più fertile perché ha meno limitazioni. A questo punto devo fare 
un’operazione di controllo andando a rivedere le fotografie aeree, leggendo i dati bibliografici e andando a 
raccogliere le informazioni locali dagli agricoltori. Dopo di questo abbiamo costruito la carta tematica sulla 
capacità d’uso del suolo. 
Laddove c’è una limitazione di fertilità come per le classi 3 o 4, la viticoltura va privilegiata; anche le risaie 
sono poste su terreni limitati, in quanto fortemente impermeabili perché vengono soddisfatte le condizioni 
ottimali per la pianta. 
Tavola delle risorse agricole provincia di Avellino: piano territoriale coordinamento provinciale. 
I colori si riferiscono a diversi vini DOC coltivati mentre i punti colorati a prodotti tipici (pomodori 
nocciole e castagni). 
Incrociando le risorse forestali e agricole con i dati sulla capacità d’uso (per esempio il faggio con la classe 
5), si evidenzia una corrispondenza tra le specie o coltura praticata e la capacità d’uso del suolo. 
La carta di capacita di uso del suolo o carta di vocazione agricola puo ricavarsi anche con Gis 
sovrapponendo semplicemente la carta della risorse agricole in atto, con una carta di storia di uso del suolo e 
di una dei vincoli paesaggistici-idrogeologici. Un’altra carta, che viene costruita con lo stesso percorso è la 
carta forestale, che mi indica le aree forestali con le specie prevalenti che mi servono per capire come gestire 
certe realtà sul territorio. La carta forestale si costruisce attraverso campagne forestali che consentono di 
disegnare la struttura. La scala del colore mi fornisce la copertura di ogni specie prevalente. Il bosco della 
Partecipanza è rimasto per ragioni storico-culturali. Intorno all’anno 1000 gli abitanti di Trino Vercellese, 
tagliavano il bosco per il fabbisogno e poi lo lasciavano ricostituire per 20 anni (primo esempio di gestione 
forestale). 
- Carta della stabilita dei terreni : carta tematica dove i vari colori definiscono le classi di franosità da non 
franose a sicuramente franose; anche qui si assegnano dei punteggi a parametri come: quantità pioggia 
annuale, inclinazione pendio, stratificazione rocce, presenza o meno di copertura vegetale, in modo da avere 
un punteggio finale e quindi definire le varie classi di franosità. Si può anche fare con Gis sovrapponendo 
una carta pluviometrica con una carta delle acclività e una carta geologica evidenziando soprattutto le 
formazioni argillose. 
Classe 1 2 3 4 5 
Molto Probabilmente Mediamente Poco Non franosa 
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Litotipo e inclinazione strati molto medio-alti mediamente poco per niente dissestabili 
‘ 50 40 30 20 10 
Pendenza > 75% 75-55% 55-35% 35-15% < 15 % 
‘ 25 20 15 10 5 
Vegetazione priva erbacea cespugliosa boschiva rada molto boschiva ‘ 
‘ 15 12 9 6 3 
Piovosità >1600 1600-1300 1300-1000 1000-700 < 700 mm 
‘ 10 8 6 4 2 
Valore franosita Tot 100 80 60 40 20 
Esempio di carta stabilita dei terreni con simbologia geomorfologica (dal sito regione emilia romagna). 
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- Carta della sicurezza per i fabbricati e infrastrutture: si prende la carta precedente, la frequenza storica dei 
sismi, nonché la storia delle popolazioni in modo da assegnare anche qui dei punteggi e definire varie zone a 
diverso grado di sicurezza. 
- Carta del dissesto idrogeologico: essendo una delle principali cause del dissesto idrogeologico la carente 
regimazione delle acque, si é preso come indicatore per tale fenomeno la capacita di ritenzione idrica del 
suolo. La metodologia é detta SCN (curve number procedure) dove si valuta la capacita di deflusso 
superficiale tramite: CN x precipitazioni. 
Con CN variabile da 1 a 100 determinato in funzione: tipo suolo, uso suolo e lavorazioni. Maggiore la 
capacita di deflusso superficiale e minore la capacita di ritenuta idrica dei suoli. 
- Carte faunistiche: ci interessano perché ad ogni presenza faunistica corrisponde un ambiente diverso, ogni 
specie si è adattata ad un determinato ambiente e mi può dare informazioni sullo stato di salute dell’ambiente 
steso .Sono utili anche le rotte migratorie degli uccelli. 
Il controllo della qualità delle acque può avvenire con l’ indice IBE (Indice Biologico Esteso). 
Alla fine quello però che serve fare é la carta di vulnerabilita naturalistica che mi deve evidenziare gli 
ecosistemi da proteggere o recuperare. 
- Carta storico-culturale: beni culturali presenti sul territorio (ogni pallino rosso corrisponde ad un bene ad 
alto interesse). 
* Si ricorda che nella pianificazione urbanistica il concetto di rete ecologica (sistema interconnesso di unita 
ecosistemiche nelle e fra le quali conservare la biodiversita) viene ripreso per definire le destinazioni e gli usi 
del territorio, che tengano conto delle componenti naturali e antropiche, nonche delle loro interazioni. La rete 
ecologica é articolata in varie componenti: aree centrali, zone cuscinetto e corridoi di interconnessione 
(greenways) che assolvono al ruolo di congiungere le aree ad alto valore naturale e assumono particolare 
rilievo in ambito urbano. Le reti ecologiche sono state acquisite nella pianificazione tramite direttive 
comunitarie quali 79/409 CE (direttiva uccelli) e 92/43 CE (direttiva habitat). Il corridoio ecologico è 
essenzialmente uno spazio di territorio naturale che esiste di per sé o che viene creato dall’opera dell’uomo 
tramite opere di ri-naturalizzazione, cioè di ripristino della diffusione di specie vegetali autoctone. E’ 
composto da un adeguato insieme di habitat tra di loro interconnessi, che permettono lo spostamento della 
fauna e lo scambio genetico tra specie vegetali presenti; con ciò viene aumentato il grado di biodiversità. 
La creazione di un corridoio ecologico comporta l’ampliamento degli areali di molte specie. 
A causa della forte urbanizzazione selvaggia, che aumenta sempre più, le nostre zone dell'Italia, hanno quasi 
del tutto perso le tracce del paesaggio originario, impedendo così alle comunità biologiche animali e vegetali 
di svolgere il loro percorso naturale. Tipici esempi: zone umide, aree boscate, prati e pascoli incolti, siepi e 
filari, cinture verdi urbane. 
La classificazione del paesaggio: le carte viste precedentemente possono far parte delle tavole di progetto di 
un piano territoriale regionale o di un piano regionale paesistico o ancora di coordinamento provinciale. 
Il paesistico deve però contenere anche una classificazione dei paesaggi. Quest’ultima puo essere 
tassonomica e qualitativa. La classificazione tassonomica divide una regione o una parte in “vari tipi e unita 
di paesaggi” mentre la qualitativa assegna dei valori numerici. La regione Lombardia ad esempio, nel suo 
piano territoriale paesistico in una tavola cartografica di progetto, ha diviso la regione nelle seguenti unita 
tipologiche di paesaggio: fascia alpina, prealpina, collinare, alta pianura, bassa pianura, oltre Po-pavese. 
Unendo le due classificazioni si ha una classificazione oggettiva. Si sa soggettivamente che un bosco appare 
più bello di un vigneto e che un vigneto é piu bello di un campo di mais. In tal modo assegniamo da 1 a 8 
alle bellezze geomorfologiche (8 ad una cima dolomitica, 6 montagna, collina, corso d’acqua, 4 pianura 
ondulata, 0 pianura). Quindi si passa alle classi di soprassuolo (8 edificato storico o aree nude, 4 edificazione 
residenziale bassa con verde o agrumeto-oliveto,2 strade e ferrovie o serre-vivai, 0 edificato residenziale-commerciale 
caotico e aree estrattive). A questo punto sommando si ha: 13-16 = aree ad elevato valore 
paesaggistico; 9-12 = medio alto; 5 - 8 = mediocre; 0 - 4 = basso. 
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Riepilogo degli enti per la pianificazione e gestione del territorio 
Comunita Europea  con la PAC (politica agricola comunitaria) e Agenda 2000 stila piani e 
programmi di tutela ambientale, paesaggistica e specifiche categorie di 
beni culturali lo Stato  con specifiche competenze attribuite ai singoli Ministeri (politiche 
agricole e forestali, ambiente, beni culturali, lavori pubblici) recepisce le 
direttive e regolamenti comunitari e ne regolamenta l’applicazione sul 
territorio demandando, per quanto possibile, alle singole regioni 
le Regioni  recepiscono e applicano le direttive comunitarie mediante emissione di 
proprie circolari applicative e legiferano (dal DPR 616/1977) in tema di 
agricoltura, pianificazione urbanistica e territoriale, difesa del suolo, 
sanita, viabilita, ecc. Gestisce inoltre i finanziamenti ricevuti suddividendoli 
fra province e comunita montane 
le Province  recepiscono per competenza regionale e hanno deleghe in materia di 
agricoltura, forestazione e viabilita ed emettono propri piani e programmi 
in ambito urbanistico territoriale ed economico in senso lato 
Comunita Montane stesse deleghe delle province riferite ai soli territori montani e svolgono 
attivita di controllo . Come le province si occupano dell’esercizio dell’ agricoltura 
Autorita di Bacino istituite con legge 183 /1989, hanno competenze in materia di 
programmazione degli interventi di difesa idrogeologica e idraulica di 
specifici ambiti 
Consorzi Bonifica sono enti privati di diritto pubblico i quali, attraverso fondi raccolti da 
tassazione di consorziati (che hanno il terreno nei consorzi ) 
operano controlli, manutenzione, regimazione e valorizzazione degli ambienti 
umidi e delle acque relative ai singoli consorzi 
Enti di Gestione  parchi regionali o provinciali (Ente Parco) , riserve naturali, ecc 
Corpo Forestale  corpo di polizia avente competenze in materia di gestione, vigilanza e 
salvaguardia (e pronto intervento) di boschi e foreste, svolge 
funzioni anche di controllo e applicazione dei regolamenti comunitari 
Comuni  recepiscono le prescrizioni di regioni e provincie e controllano con i PRG 
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Capitolo 2 Attività sismica e vulcanica 
Concetti di scala e la tettonica a zolle. I concetti di scala sono importanti per capire: 
- banchi di roccia che si estendono lateralmente per centinaia di chilometri in una regione; 
- intrusioni di roccia (diapiri) innalzati per centinaia di metri per movimenti verticali gravitativi; 
- strutture rocciose tipiche che si estendono fino a 1000 m di profondità nel sottosuolo; 
- calcari duri deformati come argilla molle; 
- movimenti franosi che coinvolgono più di 100 milioni di tonnellate di roccia; 
- terremoti piu potenti di 10000 bombe atomiche. 
Il ciclo delle rocce, il tempo geologico (specie quello detto fossilifero degli ultimi 570 milioni di anni) e i 
concetti di scala possono venire riuniti e spiegati dalla teoria della tettonica a zolle. 
Nel 1915, il meteorologo austriaco, A.Wegener pubblica “la formazione dei continenti e oceanici.” In tale 
libro si considera che l’America del sud e l’Africa un tempo erano unite a causa della somiglianza della flora, 
fauna e litologia, non ultimo l’incastro possibile tra le coste dei due continenti. Un tempo i continenti erano 
uniti, poi si sarebbero separati e frammentati come li vediamo adesso. Più in dettaglio nel Triassico 
esistevano due supercontinenti Laurasia (nord america, europa ed asia) e Gondwana (sud America, Africa, 
India, Oceania) che iniziarono a frammentarsi andando alla deriva. Cosi la collisione dell'Africa con l'Europa 
secondo Suess e Argan poteva spiegare i grandi sovrascorrimenti nelle catene alpine, dato che erano 
necessari elevati sforzi orizzontali per impilare rocce antiche sulle giovani. L’India staccatasi dall’Africa del 
sud andò alla deriva fino a collidere con l’Asia dando origine all’Himalaya. 
Schema del grande sovrascorrimento (faglia inversa a basso angolo) Hymalaiano; il lembo isolato esterno 
antico viene definito klippe. 
I primi studi sul chimismo delle rocce nell’interno della terra portarono a considerare uno strato iniziale 
costituito da silicio e alluminio in prevalenza (Sial) e al di sotto uno con silicio e magnesio (Sima). Holmes 
(1924) individuò come motore capace di muovere il Sial continentale, delle celle convettive nel Sima 
sottostante per poter spiegare la deriva dei continenti. Negli anni 1930 furono scoperte nel fondo 
dell’oceanico atlantico: le dorsali medio-oceaniche. In seguito negli anni 1950 si evidenziarono che tali 
dorsali sono presenti in tutti gli oceani ed interessate da forti fenomeni sismici e vulcanici, con intense 
anomalie gravimetriche e magnetiche. Si notò che le fosse oceaniche presentano anomalie gravimetriche 
negative. Con la rifrazione delle onde sismiche, dopo terremoti profondi, si evidenziò una discontinuità 
repentina di densità delle rocce, definita Moho, che separa la crosta (continentale granitica e oceanica 
basaltica) dal sottostante mantello di natura eclogitica. Infatti il basalto e l’eclogite hanno la stessa 
composizione chimica. Inoltre le eclogiti ofiolitiche si ritrovano associate nelle Alpi con calcescisti per cui il 
retrometamorfismo veniva visto come rocce del mantello che si ritrovano con altre di crosta. Negli 1960 
Hess formula la teoria di espansione dei fondi oceanici: nelle dorsali si trova lava basaltica nuova e sopra si 
hanno sedimenti giovani, cosi come lunghi i fianchi. Allontanandosi dalla zona centrale le colate basaltiche 
sono via via più antiche. La riunione di tutte le teorie precedenti porta alla conclusiva “teoria della tettonica 
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globale o tettonica a placche”. Questa considera che le celle convettive si sviluppano nella astenosfera che 
sta sotto alla litosfera che comprende crosta e mantello superiore Tale litosfera è divisa in placche i cui 
confini superficiali sono delimitati dalle dorsali medio-oceaniche e dalle zone a forte attività vulcanica e 
sismica. Ogni placca quindi è stabile nella zona centrale (cratone) ma i suoi bordi (margini) sono instabili. 
I margini delle placche possono essere: 
Margini convergenti. Viene distrutta crosta terrestre. Infatti quando due placche si avvicinano tendono a 
sovrapporsi, quella leggera continentale si innalza e quella piu pesante oceanica va sotto, formando una fossa 
oceanica, e può fondere in profondità (subduzione).Tale fenomeno compensa la formazione di nuova crosta 
basaltica nelle dorsali e produce la formazione delle catene montuose (orogenesi). Si possono avere: 
- una placca continentale e una oceanica (porta solo crosta oceanica e oceano) che danno vita a cordigliere 
come le Montagne rocciose e Ande; 
- due placche oceaniche che formano un arco insulare tipo Giava; 
- due placche continentali che formano catene tipo Alpi. 
Margini divergenti. Sono in pratica le dorsali medio oceaniche costruttive di nuova crosta. 
Margini conservativi. Non si crea e distrugge crosta, ma si hanno solo movimenti relativi in piano tra i 
margini come per la grande faglia trascorrente di San Andrea (California). 
Catene montuose. Le più alte catene montuose sono le più giovani. L’Himalaya é in posto da 10 milioni di 
anni ed il monte Everest è costituito nella sua sommità da calcari. Dopo una collisione tra margini 
convergenti agisce l’erosione. Le montagne Highlands in Scozia dopo la collisione tra una antica 
paleoplacca europea con una canadese, sono state erose per 400 milioni di anni; esse consistono in graniti e 
gneiss ovvero le rocce di base ( basamento cristallino) nelle valli dell’Himalaya. 
Ciclo orogenetico. Sedimentazione con formazione della fossa subsidente, quindi con la collisione tra 
margini convergenti si forma la catena (formazione di pieghe, faglie inverse, sovrascorrimenti, parziale 
fusione della crosta basaltica oceanica che mischiata a crosta continentale forma andesiti, metamorfismo 
regionale nelle zone centrali che presentano batoliti granitici di anatessi, mineralizzazioni per migrazioni di 
fluidi nelle faglie attive) ed quindi inizia l’erosione. Come visto non sono riportate le colate basaltiche dato 
che esse sono di margine costruttivo, per cui se si evidenziano, nelle serie geologiche del passato, si 
riferiscono o a prima del ciclo o dopo la collisione per una diversa paleogeografia. Le lave basaltiche a 
cuscini (pillows) invece si associano a depositi marini profondi. Queste lave si rinvengono nelle serie 
geologiche sulla terraferma come vecchi brandelli di crosta oceanica non andata in subduzione. Con il 
termine ofioliti o pietre verdi rinvenute sin dal 1813 nelle Alpi (serpentiniti e diabasi) sono considerate 
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attualmente una sezione crosta-mantello superiore di fondo oceanico secondo la sequenza: argilliti di mare 
profondo, basalti a cuscino, dicchi basaltici, gabbro, peridotite. Le ofioliti si ritrovano nelle Alpi, Himalaya e 
Cordigliera americana. 
Le onde sismiche. Il movimento delle placche o più semplicemente il movimento dovuto a faglie regionali 
crea i terremoti. L’accumulo di energia e la conseguente rottura della roccia provoca per rimbalzo, un 
rilascio di energia che si propaga tramite onde sismiche. La maggior parte dei terremoti si originano 
(ipocentri) a meno di 20 km di profondità. Lo spostamento delle rocce in superficie puo essere di alcuni 
metri o assente. 
Scala dei terremoti. I movimenti del terreno sono rilevati dai sismografi. 
Si ricorda che le onde telluriche sono di due tipi ovvero onde di : 
- volume: onde di compressione dette prime P e onde di taglio dette seconde S (nulle in acqua); 
- superficie: onde L (Love) e onde R (Rayleigh), più lente ma più larghe e distruttive. 
Magnitudo M. Si valuta secondo Richter come il log della massima ampiezza A delle onde di Rayleigh in 
micron registrato da un sismografo Wood-Anderson. 
Si scrive 10M = A/Ao, con Ao = ampiezza di riferimento di 1 micron per un sisma di 1 M con epicentro a 100 
km di distanza. 
Congiungendo il valore di 23 mm (ampiezza max) con 24 secondi (differenza di primo arrivo tra onde S e 
P), si ricava la magnitudo M = 5 da nomogramma (Hays 1980). 
Intensità. Gli effetti dei danni in superficie secondo la scala Mercalli consente di disegnare le isosiste e 
quindi la zona epicentrale (zona in superficie più vicina all’ipocentro o sorgente). La distanza tra l’epicentro 
ed il simografo vale 9 Km/sec ogni secondo di differenza tra onde P e S, quindi per il caso sopra esposto 
risulta: 24 x 9 = 216 km. Nelle figura seguente le isosiste sono allungate parallelamente alla direzione della 
faglia. I gradi più' pericolosi e frequenti di intensità' sismica sono: grado V (crepe nei rivestimenti), VI 
(cadute di intonaco e danni ai camini), VII (danni alle murature a secco), VIII (crolli parziali di edifici 
ordinari in muratura cementata), IX (fondazioni in cemento armato danneggiate), X (crollo edifici). I dieci 
gradi iniziali del Mercalli (1902) sono stati aumentati di altri due da Wood e Neumann (1931) per i terremoti 
californiani, considerando: log a = (1/3) I - 0,5. 
Cosi' per intensità' sismica I = 7,5 il picco di accelerazione orizzontale vale: 
a = 100 cm/sec2 = 0,1 g. Con g l’accelerazione di gravita. 
Per tale valore le murature a secco cedono, mentre case basse in legno resistono, dato che le prime hanno 
resistenza a taglio nulla, mentre il legno (rottura parallela alle fibre) presenta valori di 45-90 bar. 
Per intensità Mercalli X, si ha: a = g e tutto crolla. 
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Modello di deformazione (Disegno D.Pantosti). 
Costruzioni in zone sismiche. Nel caso avvenga un sisma con forza orizzontale Fh = K mg, in presenza 
della forza peso del manufatto W = mg, si forma una risultante inclinata con conseguente riduzione della 
resistenza per il terreno di fondazione. 
In genere si scrive: a = Kg, ovvero K = a/g = C I R (DM 16 gennaio 1996 ; questa é la vecchia normativa 
mentre attualmente si danno i valori direttamente di kg ed il territorio italiano é diviso in 4 zone). 
Il coefficiente di intensità sismica vale C = S - 2/100, con S grado di sismicità. Le varie regioni italiane 
hanno un diverso S (la dorsale appenninica centro- sud secondo vecchia normativa é una zona di 1a categoria 
con S = 12). Per le opere la cui resistenza al sisma è di importanza primaria per le necessità della protezione 
civile, per il coefficiente di protezione sismica si assume I = 1,4. Per le opere che presentano un particolare 
rischio per le loro caratteristiche d’uso, si assume I = 1,2. Per le opere che non rientrano nelle categorie 
precedenti si assume I = 1,0. Infine come coefficiente di risposta R della struttura, si considera che sia una 
funzione del periodo fondamentale T0 della stessa, per oscillazioni nella direzione considerata: 
per T0 > 0,8 secondi R = 0, 862 / T0 
2/3 
per T0 < = 0,8 secondi R = 1,0 
Se il periodo T0 non viene determinato si assume R = 1,0 mentre il valore di To = N/10 (sec) dove N sono i 
piani dell’edificio. In genere i terreni sciolti amplificano le vibrazioni, infatti gli edifici sui terreni soffrono di 
più le scosse di quelli su roccia, e hanno danni maggiori. L’ampiezza delle onde raddoppia passando da un 
substrato roccioso ad un terreno superficiale, per cui le zone pedemontane sono le piu pericolose dato che il 
contatto terreno-roccia é piu superficiale. Per tener conto di questa amplificazione locale, che coinvolge il 
coefficiente di intensità sismica C, é stato introdotto il coefficiente di fondazione epsilon: ε = 1 (substrato 
rigido) e da 1,1 a 1,3 (all’aumentare dell'impedenza, ovvero velocità sismica per densità del mezzo, tra 
substrato rigido e terreno superficiale). In generale per terreni molto compressibili vale 1,3. Il periodo 
fondamentale passa da 0,3 secondi nella roccia dura a 1- 4 secondi nei terreni. Il periodo naturale o 
fondamentale aumenta con la profondità del terreno e con la distanza dall’epicentro. Un terreno sciolto molto 
spesso ha un elevato periodo e se uguale a quello To di un grattacielo si innesca il fenomeno della risonanza, 
con effetti catastrofici come é avvenuto nel terremoto di Citta del Messico nel 1985. Le strutture in 
calcestruzzo hanno bisogno di rinforzi maggiori per fermare il collasso romboedrico; questi in genere sono 
eseguiti con massicci muri resistenti a taglio o da armatura di ferro diagonale nel cemento armato. 
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Bisogna inoltre aggiungere piu armature di ferro all’intersezione colonna-trave. 
Le teste dei pali vengono bene incastrate alla piastra (ingl. pile cap) di fondazione e le varie piastre collegate 
tra loro da travi di ripartizione. Sovrastrutture di edifici e ponti vengono isolati da materiale gommoso 
(elastomero) che funziona come una molla; esistono anche “molle di ferro” che agiscono come assorbenti di 
energia sismica. 
Indagini. Queste sono rivolte alla presenza di faglie recenti dell’Olocene e quindi attive. Su queste si esegue 
una mappa potenziale delle isosiste e quindi nella zona epicentrale si verifica che i terreni superficiali non 
sono spessi oppure sabbiosi uniformi con falda a breve distanza dal piano campagna. In California è proibito 
costruire a meno di 15 m dalle faglie attive. 
Liquefazione. Avviene in sabbie e sabbie limose uniformi sature d’acqua quando il materiale passa da uno 
stato solido ad uno fluido. E’ noto che per sabbie sature d’acqua la coesione é nulla e secondo il principio 
degli sforzi efficaci del Terzaghi (la tensione totale σn é la somma tra l’effettiva σ * che compete allo 
scheletro solido e la idrostatica U) si deve scrivere per la resistenza a taglio delle terre: τ = f (σn - U ) 
A causa della liquefazione si ha (σn - U ) f = 0, ed essendo il coefficiente di attrito tra grani f = 0, si ha 
quindi: σn = U. 
Fenomeni di liquefazione sono le sabbie mobili, le quick clay, le correnti di torbida. Tra i materiali sabbiosi 
siltosi bisogna ricordare anche il loess che é potenzialmente soggetto a liquefazione. 
Previsione. La maggior parte dei terremoti avviene lungo i bordi non lisci delle zolle (v. tettonica a zolle) o 
al di sotto di vulcani a causa del movimento di un magma. Per la previsione sono stati considerati accumuli 
di stress, sollevamenti in atto, dilatazione delle onde sismiche, emissione di gas radon da fessure, variazione 
del livello dell’acqua sotterranea; ma tutti questi studi non hanno portato risultati sicuri. Vengono valutati i 
dati storici in maniera statistica e quando in una data regione, considerata sismica, non avvengono terremoti 
da molto tempo, la probabilità che ne avvenga uno nuovo aumenta. Un metodo studiato per attenuare le 
onde sismiche è quello di iniettare acqua con pozzi profondi, per ridurre la resistenza a taglio della roccia, in 
modo da creare fessure e scaricare l’energia accumulata. Comunque grandi terremoti profondi sono in pratica 
impossibili da controllare. 
Fenomeni secondari legati ai terremoti. Tra i più importanti: 
- subsidenza: dovuta alla liquefazione o alla bassa densità relativa delle sabbie; 
- frane: la forza supplementare Fh = KW, fa aumentare le forze destabilizzanti del pendio; 
- tsunami: onde sismiche che si propagano nell’oceano formando onde del livello marino di elevata 
lunghezza; 
- sesse: oscillazioni del livello dei laghi. 
Carte del rischio. In geologia i rischi ambientali o naturali possono essere: rischi geologici, maremoti, 
tifoni, uragani. Tra i rischi geologici si hanno: rischio sismico, rischio vulcanico, rischio idrogeologico. 
Tra questi l’unico che può essere provocato da azione umane é quello idrogeologico (alluvioni, frane, 
valanghe, erosione del suolo, arretramento delle coste). In genere la protezione civile considera un rischio 
idraulico, sismico, vulcanico, valanghivo, geomorfologico (dissesti dei versanti ed erosione del suolo ad 
opera di torrenti, fiumi vento, ghiaccio, moto ondoso), rischio da incendi boschivi. 
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Negli studi di rischio geologico si utilizzano i concetti di: pericolosità, che riferisce al processo geologico, e 
vulnerabilità che riferisce ai danni. Il rischio definito dal prodotto tra pericolosità P e vulnerabilità V 
R = VP, fa riferimento a considerazioni socio-economiche come perdite economiche e vite umane. 
Quindi la pericolosità P (ingl. hazard) fa riferimento alla frequenza di accadimento di un processo e alla sua 
ubicazione e per valutarla é necessario studiare eventi geologici avvenuti in passato, la loro intensità e le 
frequenze di accadimento. In maniera semplice la pericolosità può essere valutata come la probabilità che un 
certo evento geologico possa accadere. La probabilità p che un determinato valore di intensità (portata fiume, 
accelerazione sismica, ecc) corrispondente ad un periodo di ritorno Tr (anni) venga oltrepassato durante un 
periodo di tempo t (durata di vita di alcune costruzioni come 100 anni per dighe e 50 anni per edifici di civile 
abitazione) si esprime come: p = 1 – (1/Tr ) 
Una carta delle pericolosità si può eseguire per una data zona considerando 3 aree con pericolosità: alta 
(47% di probabilità di accadimento per un processo di intensità i per un periodo di ritorno di 50 anni), media 
(31 %), bassa (11 %). 
La carta della vulnerabilità é più immediata dato che si assegnano dei valori tra zero ed uno per varie aree 
ovvero ad esempio, per edifici molto distanti o prossimi ad un fiume che spesso é esondabile o faglia recente 
attiva, zone vulcaniche attive, ecc. Infine il grado di rischio si valuta con i valori V*P e si costruisce la 
corrispondente carta. 
Il rischio vulcanico. L' esplosioni vulcaniche formano i depositi piroclastici sciolti come i blocchi (grani > 
64 mm), i lapilli (64 mm-2mm), le ceneri (2mm-62 micron ) e le ceneri fini (< 62 micron). I lapilli, le ceneri 
e le pomici cementate formano le rocce piroclastiche chiamate tufi mentre generalmente alle ceneri fini di 
ambiente lacustre si da' il nome di tufiti. I tufi incoerenti sono definite pozzolane (da cui deriva il cemento 
pozzolanico). Rocce di colore rossastro, un tempo inserite nella famiglia delle ''trachiti'' con una caratteristica 
struttura a fiamme (schiacciamento della pomice), sono invece per lo più ''ignimbriti' ovvero tufi saldati e 
deposti da flussi piroclastici antichi. 
Vulcani e prevenzione. I vulcani si dividono per lo piu in due grandi categorie: vulcani a scudo e vulcani a 
cono. I primi si ritrovano lungo i margini divergenti (Islanda) o lontano dai margini dove il magma é 
generato direttamente nel mantello e risale attraverso lunghi condotti (Hawaii). Le effusioni sono lente su 
deboli pendii di natura basaltica e le esplosioni sono minime l’ambiente è abbastanza arido con poca vita 
biologica. I secondi sono legati a margini convergenti (Krakatoa, St Helen) ed il magma é generato a causa 
della subduzione e parziale fusione della crosta. 
Il magma più viscoso associato a gas, provoca effusioni esplosive di natura andesitica (Etna) o riolitica 
(Eolie). Oltre alla formazione di ceneri, molto pericolosi sono i flussi piroclastici (gas caldo con ceneri) che 
lungo i pendii può trasformarsi in “lahar” una forma di flusso fangoso che precipita a valle velocemente a 
causa del contatto del gas con acque sotterranee o ghiacciaio. 
In funzione dell’altezza della nube eruttiva (km) si ricava l’indice di esplosività : 
< 0,1 km 0,1 - 1 1 - 5 3 - 15 10 - 25 km 
Non esplosiva piccola moderata quasi grande grande 
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Le attività secondarie vulcaniche. Sono collegate con il raffreddamento di magmi in profondità e 
comprendono: sorgenti termali (tiepide 20-30°C, calde 31-35°C, caldissime 36-45°C, ipertermali > 46°C), 
mofete (sorgenti fredde ricche in CO2) solfatare (vapore ricco in H2S con deposizione di zolfo per 
sublimazione), fumarole (emanazioni di vapore surriscaldato ricco in CO2 ma anche di anidride borica) e 
getti geyser. L’acqua originaria dei geyser (temperatura 121,8°C, gia a 13 m di profondità) é di origine 
piovana e una variazione della pressione superficiale provoca la risalita di getti a 80-90°C ricchi di minerali 
disciolti: carbonato di sodio, silice, ecc. 
Il controllo. Viene eseguito nei vulcani a scudo attraverso un monitoraggio sismico che può anticipare 
nuove e ripetute effusioni. Nei vulcani a cono invece si studiano le variazioni chimiche di fumarole e 
sorgenti. La termografia all’infrarosso con telerilevamento, consente di rilevare aree calde. Le eruzioni 
parossistiche sono spesse precedute da deformazioni del suolo rilevati tramite tilmetri. Infine locali 
variazioni del campo magnetico sono a volte messe in relazione con la smagnetizzazione di rocce riscaldate 
sopra il punto di Curie da un magma superficiale. Nel tentativo di bloccare la lava si ricordano sbarramenti 
disposti diagonalmente al pendio per deviarla. Alcuni esperimenti sono stati fatti usando esplosivi in modo 
da deviare il flusso lavico in un alveo opportunamente predisposto. In Islanda nel 1973 furono usate potenti 
idrovore in modo che una grossa quantità di acqua formò il raffreddamento di un potente strato. 
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Gambient 1

  • 1. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/ Geologia2000 INTRODUZIONE ALLA GEOLOGIA AMBIENTALE
  • 2. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 2
  • 3. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 A Thammy e Zhora “ Egli fa scendere dal cielo un’acqua cui le fiumare servono da letto, a seconda dell’ampiezza. La corrente trascina una schiuma che galleggia: questa é simile alla schiuma di cio che viene fuso nel fuoco per gioielli e utensili. Cosi Dio forgia in parabole le verita e il falso: la schiuma viene scartata mentre cio che é utile agli esseri umani rimane sulla Terra. Cosi Dio propone parabole”. (versetto 17, sura 13, Il Tuono, dal Sacro Corano) Nota: in copertina un albero i cui rami scrivono la parola هلُ che in arabo vuol dire Allah = Dio. 3
  • 4. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Introduzione L’impiego maggiore dei geologi, in passato, era quello nel campo minerario (geologia del petrolio e minerali utili) e soprattutto nelle costruzioni. Tenendo conto che diverse università avevano pochi esami applicativi, era ovvio che l’inserimento nel mondo del lavoro non é stato mai facile. Però ci sono stati vecchi geologi che hanno fatto carriere brillanti, per cui viene da chiedersi se le difficoltà attuali di inserimento sono dovute al momento economico - sociale difficile oppure se vi é qualcos’altro. Ancora oggi gli iscritti all’albo operano prevalentemente nell’ambito delle costruzioni, cosi come gli ingegneri, quindi il mercato non é cambiato nel corso degli ultimi 70 anni. Da un’analisi statistica condotta di recente, sembra che il 68% dei geologi ritiene che la preparazione ricevuta non sia all’altezza per l’inserimento nel mondo del lavoro (fonte: geologia tecnica e ambientale trimestrale ordine nazionale dei geologi n° 1 /2010), e quindi a quanto pare le cose sono peggiorate. Eppure con il DM 509 i corsi di laurea avevano un cospicuo numero di crediti di esami affini e cosi per la prima volta nel corso di laurea di scienze geologiche si potevano ritrovare esami di agraria e ingegneria come: idraulica agraria e sistemazioni idrauliche forestali, assestamento forestale, pedologia, economia agraria, estimo, topografia, geotecnica, scienza delle costruzioni, sicurezza degli scavi. Si avevano oltre agli esami di rilevamento geologico, geomorfologia, georisorse e geologia applicata, altri esami che dovevano inserire meglio il giovane geologo alla geologia delle costruzioni, e nello stesso tempo fornivano nozioni integrative per interfacciarsi meglio con le altre figure professionali. Con l’avvento del DM 270 e la riduzione degli esami, si sono ridotti gli esami affini, che sono per lo più adesso solo geologici e quindi si é ritornati ad un passato prettamente geologico-naturalistico e soprattutto per le lauree triennali. L’indirizzo minerario riguarda per lo più la genesi dei giacimenti minerari ed eventualmente la loro ricerca, tralasciando la coltivazione (di pertinenza storica dei periti e ingegneri minerari ora chiamati diversamente ovvero periti geotecnici e ingegneri ambientali) che invece é quella che offre più mercato. In quest’ultimo campo é bene avere qualche nozione di base su corsi come: ingegneria degli scavi (ING-IND/28), ingegneria delle materie prime (ING-IND/29) e del petrolio (ING-IND/30), dato che secondo le professioni di competenza dei geologi senior vi é anche la gestione delle attività estrattive. Tra l’altro la ricerca dura poco mentre una miniera dura decenni. Evidentemente si dovrebbe sapere di quel 32% di studenti che sostengono di avere ricevuto una buona preparazione da quali Università sono usciti, ma le uniche notizie sulla qualità delle varie Università sono le classifiche fatte dal Censis che tengono conto di tutta la facoltà di Scienze. Nei forum che si vedono in internet sulle migliori Università di Geologia, gli studenti rispondono ad altri studenti che dipende da quello che interessa dato che alcune sembrano migliori in petrografia e georisorse, altre in geofisica ed altre ancora in geologia applicata. Comunque dai forum studenteschi, investigati, sembra che nel campo applicativo hanno qualcosa in più le Università di Milano, Padova Bologna e La Sapienza di Roma. Nel corso di laurea magistrale in Scienze geologiche gli esami di ambito delle discipline applicative sono: geografia fisica e geomorfologia (GEO/04) e geologia applicata (GEO/05). Quelli integrativi sono: idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali (AGR/08), pedologia (AGR/14), chimica dell’ambiente e dei beni culturali (CHIM/12), idraulica (ICAR/01), geotecnica (ICAR/07), scienze delle costruzioni (ICAR/08), architettura del paesaggio (ICAR/15), ingegneria e sicurezza degli scavi (ING-IND/28), diritto amministrativo (IUS/10), economia aziendale (SECS-P/07). Quest’ultimi sono per lo più considerati, attualmente, dalle Università di Milano, Padova, Chieti e Pescara, quindi qualcosa di vero c’é nei forum studenteschi. Comunque riportiamo qui una frase scritta negli appunti del mio Professore di geologia applicata, che citava: “un buon geologo applicato deve essere prima di tutto un buon geologo”. Riprendendo quegli appunti dopo più di trentanni mi sono accorto che questi, a parte le nuove leggi in materia ambientali, e i nuovi piani settoriali di pianificazione territoriale introdotti (piani di bacino, piani provinciali delle cave, ecc.), e poco altro, restano ancora una buona base teorica per l’inserimento nel mondo 4
  • 5. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 del lavoro, considerando inoltre che non tutto quello riportato era stato recepito bene, da me, al tempo. A questo punto viene dà domandarsi: se il geologo giovane ha problemi a superare un esame di stato o inserirsi bene nel mondo del lavoro, a prescindere dall’ambiente esterno, questo dipende dall’Università, o meglio dal professore, o dal giovane ? In genere si cerca sempre una via di mezzo per essere equi ed anche qui la risposta potrebbe essere che la colpa é di entrambi. Il giovane non applica bene i concetti appresi ed il professore non fa sforzare troppo lo studente a mettere bene in pratica la teoria. In aggiunta se a questo ci mettiamo, anche, che attualmente l’Italia é al terzo posto, dopo Inghilterra e Germania, per numero di geologi per abitanti insediati, possiamo evincere come le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro diventino esponenziali, in questo momento di crisi generale. Il resto lo ha fatto l’introduzione della laurea in scienze ambientali durante gli ultimi anni e la possibilità con essa di diventare sia geologo che agronomo che biologo ! Fare degli appunti in generale non é mai facile si potrebbero mettere troppi concetti e quindi farli diventare dispersivi o al contrario, metterne pochi, ed essere non esaustivi. La caratteristica principale comunque, nel campo applicativo, é quella che devono essere semplici e chiari e che leghino la teoria con quello che si vede sul campo. Attualmente i testi in circolazione fatti da docenti universitari “geologi”sono per lo più di geografia fisica e geomorfologia (ed i migliori per chiarezza e semplicità sono quelli utilizzati anche alle medie superiori, come ad esempio: Introduzione alle Scienze della terra del professore A. Bosellini, o Capire la Terra dei Professori, R.Siever e F. Press) mentre la geologia applicata sta diventando dominio di professionisti come si può notare nella recente collana della Dario Flaccovio editore: F.Uzzani, Laghi collinari e dighe, 2012 P.Montin, Acque meteoriche di dilavamento, 2012 M.Gorla, Siti Contaminati, 2012 M.Gorla, Pozzi per acqua, 2010 M.Gorla, Idrogeofisica, 2009 F.Boccalaro, Difesa delle coste e ingegneria naturalistica, 2012 M.Tanzini, Fenomeni franosi, 2011 M.Tanzini, Perforazioni a scopo geotecnico e tecniche di consolidamento, 2012 F.Garbin S. Storoni Ridolfi, Geologia e geotecnica stradale, 2010 G.Riga, Geologia applicata e ingegneria geotecnica, esercizi svolti, 2010 Il contrario avviene ad ingegneria dove i testi di ingegneria strutturale (scienza delle costruzioni, tecnica delle costruzioni e geotecnica) sono fatti per lo più da professori universitari. Si pone quindi il problema se é meglio fare un testo semplice e divulgativo ma nello stesso tempo completo, come sono i testi delle medie superiori, oppure eseguire un testo universitario meno immediato ma più denso di nozioni specifiche. Mosso da questo dilemma ho cercato dei libri di testo delle medie superiori e ho scoperto che ve ne sono alcuni fatti molto bene e completi che si possono usare anche all’università. Se passiamo poi ai libri divulgativi per tutti, fatti da anziani professori americani (di cui molti di origine europea) si raggiunge probabilmente il top. Quindi sono giunto alla conclusione che ridurre il formalismo matematico, come erano gli appunti di geografia fisica e geologia applicata negli settanta - ottanta, ed aggiungere chiare foto e schemi, come sono i testi delle medie superiori, sia il miglior modo di fare degli appunti duraturi. La geologia ambientale, introdotta negli ultimi anni, viene considerata in genere come settore disciplinare GEO/04 e quindi é considerata una materia applicativa nell'ambito della geologia. Si sono prodotte, quindi, queste dispense che hanno lo scopo, oltre a fornire i classici argomenti della geologia ambientale, di introdurre, in maniera semplice, le discipline agrarie e ingegneristiche affini, citate precedentemente, utili al geologo. Yusuf Morrone 2013 5
  • 6. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Capitolo 1. Pianificazione territoriale e Geologia Forma della terra. Già gli egiziani ipotizzavano una terra sferica 1500 anni fa ma fu solo con Eratostene (276-194 ac) che si calcolo con precisione il raggio terrestre. Le sue osservazioni consideravano che i raggi del sole a mezzogiorno nel solstizio d’estate illuminavano il fondo di un pozzo a Syene (l’attuale Assuan) e quindi arrivavano perpendicolari, mentre allo stesso momento nella citta di Alessandria i raggi che colpivano un obelisco producevano una certa ombra. Misurando la lunghezza dell’ombra calcolò l’angolo di incidenza dei raggi del sole e trovo che era 1/50 dell’angolo giro. Quindi valutò la distanza tra Syene ed Alessandria in 5000 stadi = 787,5 km e infine la circonferenza come 787,5 x 50 = 39375 km. Il raggio terrestre r = 39375/6,28 = 6269 km. Migliorate stime sulla sfericita della Terra avvennero solo dopo la scoperta della gravitazione da parte di Newton quando si inizio a pensare ad una forma diversa da quella sferica. La forma solida piu adatta a rappresentare la Terra sembrò un ellissoide di rotazione schiacciato ai poli ma solo nel 1737 si ebbe conferma di tale teoria. Lo schiacciamento vale: α = (a - b) / a Con a semiasse maggiore e b semiasse minore. Bessel (1841) α = 1 / 299,2 Hayford (1924) 1 / 297 Ellissoide 1980 1/ 298,257 Le linee di forza del campo di gravita non sono piane ma curve. In ogni punto la direzione della linea di forza della gravita é fornita dal filo a piombo e questa é detta verticale. Normale alla verticale si dispongono le superfici equipotenziali che non sono parallele tra loro. Ogni superficie equipotenziale ha su di essa il potenziale costante dato dalla somma del potenziale di attrazione e di quello dell’accelerazione centrifuga. Il Geoide é la superficie equipotenziale passante per il livello medio marino privo di perturbazioni come onde, maree e quindi in quiete e in equilibrio soggetto alla sola forza di gravita. L’equazione del geoide risulta: F = G ∫dm / r Per risolvere l’integrale é necessario conoscere la distribuzione delle masse all’interno della Terra cioé la densità in ogni punto. Non si conosce bene la densità all’interno ma si sa che il valore medio é 5,52 gr/cm3, mentre quello della crosta 2,67 gr/cm3 (sabbia quarzosa) per cui nelle applicazioni pratiche si sono adottate soluzioni approssimative e dedotte superfici di rotazione dette sferoidi. L’equazione dello sferoide é complessa ma l’ellissoide che presenta gli stessi semiassi si discosta poco dallo sferoide. Quando l’approssimazione lo consente l’ellissoide può essere sostituito con la sfera o addirittura con il piano. Coordinate geografiche. Permettono di individuare con esattezza la posizione di un qualsiasi punto sulla superficie terrestre:fanno riferimento ad un reticolato geografico che é un sistema convenzionale di linee immaginarie tracciate sulla superficie terrestre. Queste linee sono i meridiani di direzione nord-sud ed i paralleli di direzione est-ovest. La latitudine é l’arco di meridiano compreso tra il parallelo locale e l’equatore, mentre la longitudine è l’arco di parallelo tra il meridiano del luogo e il meridiano di riferimento di Greenwich (meridiano zero). La bussola. La rotazione della Terra é direttamente correlata con l’esistenza del campo magnetico terrestre il quale può essere considerato come generato da un dipolo magnetico il cui asse coincide con l’asse di rotazione che é leggermente inclinato rispetto al piano dell’eclittica, per cui l’emergenza del polo magnetico si trova a 70° N, 100 ° O e non coincide con il polo nord geografico. Quindi gli angoli contati a partire dal nord sono compresi tra 0° e 360° e riferiti al nord magnetico (azimut magnetico) o nord geografico (azimut geografico). Classificazione delle rappresentazioni cartografiche. Si chiamano equazioni della carta quelle relazioni analitiche che per ciascun tipo di rappresentazione, legano tra loro le coordinate dei punti corrispondenti all’ellissoide terrestre con il piano rappresentativo. Si chiama centro della proiezione o della carta l’origine 6
  • 7. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 delle coordinate. La scala di una carta indica il rapporto tra le dimensioni reali della superficie rappresentata e le dimensioni cartografate. Le carte conformi o ortomorfiche presentano angoli retti all’intersezione paralleli con meridiani. Le carte equivalenti sono invece proiezioni cartografiche in cui i meridiani e paralleli delimitano aree uguali (la forma della superficie non viene mantenuta). Le prime si possono avere tramite proiezioni cilindriche; ad esempio immaginando di proiettare dal punto di vista situato al centro della Terra la superficie terrestre sopra un cilindro tangente all’equatore (proiezione diretta Mercatore) e la carta derivata viene usata nella navigazione marittima ed aerea. Le conformi possono essere dedotte anche con proiezioni coniche; ad esempio si immagina il cono su cui proiettare una zona terrestre, ha l’asse coincidente con l’asse terrestre, in modo che i paralleli sono circoli concentrici e i meridiani rette uscenti dal centro comune dei circoli (proiezione conica conforme di Lambert). Classificazione delle carte seconda la scala. Si hanno: Carte geografiche: scala fino a 1:2 000 000 Carte corografiche: scala 1: 1 000 000 a 1:200 000 Carte topografiche : scala 1:100 000 a 1: 5000 Mappe : scala 1: 4000 a 1 :1000 Piante: scala 1:500 Con la moderna cartografia regionale (cartografia tecnica regionale) sono state introdotte delle modificazioni a questa classificazione differenziando le carte in: carte tecniche: scala 1: 10. 000 a 1: 5000, rappresentazioni parziali; levate : scala 1: 500, rappresentazioni a grandissima scala dei centri urbani. A seconda delle finalità si distinguono carte generali che forniscono informazioni metriche e descrittive della superficie fisica della terra e carte tematiche che forniscono informazioni specifiche (carta geologica, pedologica, vegetazione, pluviometrica, ecc.). Cartografia Italiana. Nella UTM (proiezione geografica trasversa di Mercatore per portare la sfera terrestre in pianta) la Terra e' divisa in 60 zone detti fusi, ognuno dei quali largo 6 gradi di longitudine considerando la parte est come positiva. Sulla carta il passaggio tra 60 ed 1 e' la linea di cambiamento di data. Ci sono poi anche 20 fasce distinte da lettere ciascuna della larghezza di 8 gradi di latitudine. L'Italia é tra i fusi 32 e 33 e tra le fasce S e T. Nel sistema NATO (north atlantic treaty organisation) l'unita' fondamentale e' un reticolo a maglia quadra di 100 km di lato, cosi' le coordinate: 72417 e 43762 significano 72,417 km est (spostandosi da sinistra verso destra) e 43,762 km nord (spostandosi dal basso in alto) di un quadrato definito da due lettere. 7
  • 8. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Nelle quattro zone in cui risulta divisa l’Italia sono stati definiti numerosi quadrati da cento kilometri. Da questo reticolato chilometrico basato su UTM, sono stati elaborati dei fogli in scala 1:100000 (Istituto Geografico Militare). Il territorio italiano risulta suddiviso in 278 fogli ciascuno dei quali ricopre una superficie di circa 1500 Km2. Ogni foglio viene diviso in 4 quadranti (I ,II, III , IV) delimitati ciascuno da due archi di meridiano di 10’ e da due archi di parallelo dell’ampiezza di 15’. La scala in questo caso è 1: 50 000 e la superficie coperta da un quadrante é 375 km2. Infine ogni quadrante é suddiviso in 4 tavolette alla scala 1:25 000 (NO, NE, SE, SO). La tavoletta ha come dimensioni : 7’ 30’’ in longitudine e 5’ in latitudine ed é inquadrata nella rappresentazione conforme Gauss- Boaga (sistema geodetico nazionale con riferimento a Monte Mario) e al reticolato UTM chilometrico (sistema geodetico europeo ED 50); nel 1986 é iniziato l’aggiornamento per l’Italia del nord. Attuale cartografia. Si stanno adottando i seguenti elementi di base: mappa con scala 1:1000, elemento con scala 1:5000, sezione con scala 1: 10000, foglio con scala 1: 50000. Coordinate su una carta topografica. Se si prende una tavoletta da 1: 25000, come la figura in seguito, si considera il reticolato geografico che è presente sulla cornice con intervalli di 1’ = 60 ‘’. Cosi la coordinata geografica di P per la latitudine e longitudine sul reticolato geografico sarà : lat = 42° 52’ + ( 54 mm /73,8 mm ) * 60 ‘’ = 42 ° 52’ 43, 9 ‘’ long = 12° 31’ + ( 37,5 mm/ 54,2 mm) 60 ‘’ = 12° 31’ 41,5’’ 8
  • 9. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Catasto. Il catasto si basa sull’ellissoide di Bessel e utilizza la proiezione Cassini-Soldner. Ogni mappa é identificata dal comune di appartenenza e dal numero del foglio. Il margine del foglio non é basato su un reticolato convenzionale. Vi sono rappresentate le particelle catastali (identificate da un numero progressivo all’interno del foglio ed ognuna appartenente ad un possessore o riservata ad una unica destinazione d’uso) e gli altri elementi territoriali (strade e corsi d’acqua). La redazione catastale viene redatta alla scala 1:2000. Carta pedologica eseguita su mappa catastale. 9
  • 10. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 La pianificazione territoriale . L’insieme di strumenti mediante i quali lo Stato si sforza di ripartire geograficamente la popolazione e le attività economiche per rendere più omogeneo il territorio, accelerare o regolare lo sviluppo, o ancora migliorare la posizione del territorio nel gioco della concorrenza internazionale. Anche il semplice tracciamento delle vie di comunicazione, così come le grandi opere pubbliche, hanno infatti ripercussioni sulla strutturazione della vita economica. Funzioni ed obiettivi della pianificazione. • promuovere un ordinato sviluppo del territorio; assicurare che i processi di trasformazione siano compatibili con la sicurezza e la tutela dell’integrità fisica e con l’identità culturale del territorio; • migliorare la qualità della vita e la salubrità degli insediamenti umani, nonché ridurre la pressione degli insediamenti sui sistemi naturali e ambientali (interventi di riduzione e mitigazione degli impatti); • promuovere il miglioramento della qualità ambientale architettonica e sociale del territorio urbano; • prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative. Livelli di pianificazione territoriale. La prima ed unica legge urbanistica nazionale e’ la n.1150 del 1942 in cui si definirono diversi livelli di pianificazione. In particolare il processo pianificatorio risulta come lo sviluppo di 3 fasi: -1 fase di programmazione a tempo indeterminato in ambito sovracomunale; -2 fase di assetto del territorio a tempo indeterminato in ambito comunale; -3 fase di attuazione a tempo determinato (10 anni) in ambito infracomunale; piano territoriale di coordinamento 1 fase PF Piano fabbricazione - PRG piano regolatore generale 2 fase PP piano particolareggiato 3 fase Il PTC risulta facoltativo e deve avere come contenuti principali : a) le zone da riservare a speciali destinazioni ed a quelle soggette a speciali vincoli o limitazioni di legge; b) le località da scegliere come sedi di nuovi nuclei edilizi od impianti di particolare natura ed importanza; c) la rete delle principali linee di comunicazione stradali, ferroviarie, elettriche, navigabili esistenti e in programma. I Piani Territoriali di Coordinamento potevano quindi avere i seguenti elaborati: studio sulla situazione regionale, tavole di indagine, monografie particolari, tavole di progetto, norme di attuazione, relazione generale con particolare riferimento allo sviluppo socioeconomico del territorio. I PTC dovevano essere elaborati dal Ministero dei Lavori Pubblici (poi con il decentramento imposto dal DPR 616/1977 dagli uffici regionali dei provveditorati alle opere pubbliche che elaboravano anche un documento di programmazione di sviluppo socio-economico delle regioni) cosi come anche il Ministero LLPP doveva definire il perimetro di ogni singolo piano di area vasta. La disciplina (il contenuto) del PRG considera la totalità del territorio comunale ed indica essenzialmente (art. 7) : - rete delle principali infrastrutture - zonizzazione del territorio : aree industriali, agricole, centro storico, aree demaniali, ecc. - localizzazione del territorio: indicazione delle aree da destinare ad interesse pubblico (urbanizzazione come luce gas acqua, ecc., spazi ed edifici pubblici) e come tali preordinate all’espropriazione. - norme per l’attuazione del piano. Le previsioni del PRG sono attuate con i piani particolareggiati che regolano quindi l’attività edificatoria (modificare, ricostruire, integrare) nella aree interessate con funzione di scala di dettaglio infra-comunale (progetto edilizio a scala urbana). 10
  • 11. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 La legge 1150/1942 poi stabili’ che tutti i comuni devono avere il regolamento edilizio (l’altezza minima e quella massima dei fabbricati secondo le zone, gli eventuali distacchi dai fabbricati vicini e dal filo stradale, le sporgenze sulle vie e piazze pubbliche, norme igieniche di particolare interesse edilizio, come richiedere la licenza edilizia, in seguito sostituita con la concessione edilizia, ecc.). I PRG dovevano essere eseguiti dai Comuni messi in apposito elenco mentre era obbligatorio per tutti il Piano di fabbricazione più semplice ( zonizzazione e regolamento edilizio comunale). Nuove leggi hanno introdotto diversi piani attuativi: Attuale schema sinottico PRG legge 1150/42 PRG,PP 167/62 PZ PIP PL PP PZ PR 765/67 PL 865/71 PIP 457/78 PR Attuale pianificazione attuativa (PZ = piano di zona o di edilizia economica popolare, PL = piano di lottizzazione o PP di iniziativa privata , PP = piano particolareggiato, PIP = piano degli insediamenti produttivi, PR = piani di recupero). Gli elaborati di progetto di un PRG sono: 1. tavole di progetto: - planimetria comunale scala 1:10000 con lo stato di fatto esistente cioé: altimetria terreno, distinzione edifici pubblici e privati, manufatti industriali, aree demaniali, immobili soggetti a tutela culturale o paesistica, zone sotto vincoli; planimetria in scala 1:10000 con suddivisione in zone: residenze, industria, agricoltura, sport, assistenza, zone destinate a formare spazi pubblici, sedi di edifici pubblici e di interesse collettivo; - planimetria in scala 1:10000 con la rete stradale e altre vie di comunicazione; 2. norme tecniche di attuazione: indicanti i caratteri e le limitazioni di ciascuna zona, nonché i vincoli di particolari servitù; 3. relazione illustrativa: illustrazione generale e analitica dello stato di fatto (ambiente fisico, economia, demografia, attrezzature sociali e tecnologiche, edilizia, traffico e comunicazioni), indicazioni dei principali problemi ed esigenze e soluzioni dei problemi riferiti, illustrazione generale del progetto, programmazione di attuazione e sua graduazione nel tempo. Nelle norme tecniche di attuazione ci sono gli indici urbanistici come : It: indice fabbricabilità territoriale o densità edilizia territoriale = Vmax / St = volume max fabbricabile / superficie territoriale; If: indice fabbricabilità fondiaria o densità edilizia fondiaria = Vmax / Sf = volume max fabbricabile /superficie fondiaria; per volume di un fabbricato si intende il fabbricato emergente fino all’intradosso del solaio di copertura. Rc: rapporto di copertura = superficie coperta / superficie fondiaria ; la superficie coperta é la proiezione orizzontale al suolo del fabbricato. Vi sono anche gli standard urbanistici ( m2 da assegnare alle scuole-assistenza infanzia, verde pubblico e parcheggi pubblici) nonché i vincoli urbanistici che sono: Le zone di rispetto Limitazioni alla libera attività edilizia sono previste in determinate località come: 11
  • 12. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 - zone di rispetto dei cimiteri: debbono essere a 200 m dai centri abitati vietando nuove costruzioni in tale fascia - zone di rispetto delle ferrovie: divieto per una distanza minore di 30 m - zone di rispetto del demanio marittimo: art 55 codice della navigazione - zone di rispetto degli aereoporti: zona assoluta nei 300 m del perimetro - zone di rispetto delle acque pubbliche: almeno 10 m dalla sponda dei fiumi, laghi, stagni, lagune vietando la copertura dei corsi d’acqua a meno di dover tutelare la pubblica incolumita (si veda piani di bacino- zone ad alto rischio idraulico). I vincoli sui beni culturali Secondo TU 42/2004 sono considerati beni culturali: le cose mobili e immobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate come testimonianza di civilta. L’art 20 vieta : - distruzione - danneggiamento - adibire i beni ad usi incompatibili con il loro carattere storico Risulta subordinata all’autorizzazione del Soprintendente ogni esecuzione (diversa dalla demolizione) di opere e lavori di qualunque genere sui beni culturali. Il rilascio entro 120 gg dell’autorizzazione non sostituisce il titolo abilitativo per l’esecuzione dei lavori : risulta quindi necessario il ricorso alla denuncia di inizio attivita DIA, nei casi previsti, cui andranno allegati l’autorizzazione di cui sopra ed il relativo progetto. I vincoli sui beni paesaggistici Sono considerati beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati nel Testo Unico 42/2004 costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici, ed estetici del territorio. Per quanto riguarda l’autorizzazione paesaggistica di proprietari di immobili ed aree di interesse per il paesaggio, hanno l’obbligo di presentare il progetto degli interventi che intendono intraprendere. Tale autorizzazione costituisce atto autonomo rispetto al permesso di costruire ed è valido 5 anni. La funzione autorizzatoria in materia di paesaggio é esercitata dalla Regione. Con l’art. 142 del Decreto Galasso ripreso nel TU 42/2004 i territori sottoposti a vincolo paesaggistico sono: - i territori costieri e le sponde dei laghi compresi in una fascia della profondità di 300 m; - i fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti nel Regio Decreto 1933 e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 m ciascuna; - le montagne al di sopra di 1600 m per catena alpina e 1200 m per l’appenninica e isole; - i ghiacciai, circhi glaciali; - le zone umide; - i parchi e le riserve nazionali nonché i territori di protezione al di fuori dai parchi; - i territori coperti da foreste e boschi o quelli danneggiati dal fuoco e soggetti a rimboschimento; - le aree assegnate alle agrarie e le zone gravate da usi civili; - le zone di interesse archeologico; - i vulcani. Non si applica alle zone territoriali omogenee A (centri storici) e B (zone parzialmente o totalmente edificate) del piano regolatore comunale e limitatamente alle parti ricomprese nei piani pluriennali di attuazione o ad altre zone delimitate negli strumenti urbanistici. L’autorizzazione deve essere rilasciata o negata entro il termine perentorio di 60 giorni. Zone distrutte o danneggiate dal fuoco Zone boscate, pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni. 12
  • 13. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Vincolo idrogeologico Il vincolo idrogeologico (R.D.L. 30.12.1923 n° 3267, tuttora in vigore, dal titolo: "Riordinamento e riforma in materia di boschi e terreni montani" sottopone a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli artt. 7,8 e 9 (articoli che riguardano dissodamenti, cambiamenti di coltura ed esercizio del pascolo), possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque. Lo scopo principale del vincolo idrogeologico è quello di preservare l'ambiente fisico e quindi di garantire che tutti gli interventi che vanno ad interagire con il territorio non compromettano la stabilità dello stesso, né inneschino fenomeni erosivi, ecc., con possibilità di danno pubblico, specialmente nelle aree collinari e montane. Tale vincolo non preclude la possibilita di costruire, ma solo che l’opera non deve cambiare l’assetto del territorio da un punto di vista idrogeologico. Nel caso il piano regolatore comunale prevede delle zone perimetrate sottoposte a vincolo, occorre inoltrare domanda per il permesso di costruire, anche alla regione e al corpo forestale. Zone sismiche Tutte le costruzioni in zone sismiche devono rispettare specifiche norme tecniche emanate con decreti dal Ministero per l’infrastrutture e i trasporti. In particolare bisogna definire i differenti valori del grado di sismicita per diverse zone, e adeguare gli strumenti urbanistici con le condizioni geomorfologiche del territorio. Chiunque intenda procedere a costruzioni nelle zone sismiche è tenuto a darne preavviso scritto allo sportello unico edilizio indicando il proprio domicilio, il nome e la residenza, del progettista, del direttore dei lavori e dell’appaltatore. Esempio di soluzione di un problema urbanistico per una lottizzazione (divisione in lotti fabbricabili di una zona infracomunale): sia dato un appezzamento di terreno di un ettaro St = 10000 mq, sapendo che esso ricade in una zona con It = 1 m3/m2 ed Rc = 40%. Nella zona ci sono 110 abitanti e considerando uno standard urbanistico di 18 m2/ab si devono assegnare come standard: 18 x 110 = 1980 mq = 2000 mq (asili nido + parcheggi pubblici + verde). Le strade incidono per il 10% ovvero 1000 mq. La superficie fondiaria vale: Sf = 10000 - 2000 - 1000 = 7000 m2. La massima superficie copribile = Rc. Sf = 0,4. 7000 = 2800 m2 Densita edilizia fondiaria = St. It / Sf = 10000/7000 = 1,42 m3/m2. Esempio di soluzione di un problema urbanistico per un permesso di costruire privato: il testo unico sull’edilizia DPR n° 360 del 2001 riordina la materia ed introduce solo due titoli abitativi: il permesso di costruire (sostituisce la concessione edilizia ed é sempre onerosa) e la denuncia di inizio attivita (quando si eseguono dei cambiamenti senza cambio dei volumi nell’edificio e non é onerosa). Infine con “l’attivita libera” nessuna domanda amministrativa é richiesta come per la manutenzione ordinaria dei condomini e per i sondaggi geognostici. Con 360/2001 si instaura un ufficio unico dell’edilizia e il singolo privato per avere il permesso deve consegnare, oltre agli oneri visti gia per la concessione edilizia (una percentuale sul costo di costruzione ed un’altra sugli oneri di urbanizzazione come gli allacciamenti di luce, gas, acqua), anche: - titolo di proprietà, estratti strumenti urbanistici (stralcio) e mappa catastale; - relazione tecnica del progetto, con documentazione fotografica; - relazione sulla sicurezza degli impianti, legge n.9 /1991; - relazione sul contenimento consumo energetico, legge n.9/1991; - relazione geologica e geotecnica; - autorizzazioni di altri enti pubblici: all’ufficio tecnico provinciale del genio civile per costruzioni in calcestruzzo precompresso e opere metalliche, al corpo forestale e regione per zone sotto vincolo idrogeologico, alla sovraintendenza delle belle arti, in zone sotto vincolo di beni culturali. 13
  • 14. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Verifiche urbanistiche per un privato: volume totale pari alla superficie progetto per altezza di gronda, mentre quella da rispettare é la superficie di progetto per l’indice di fabbricabilita territoriale; almeno 5 m dai confini e il parcheggio in m2 deve essere un decimo del volume edificato totale. Nel tempo sono stati introdotti anche i piani settoriali sia di area vasta che comunali che prendono in considerazioni specifici argomenti. Piano Paesistico (PP): regola il rapporto tra cittadino e paesaggio e tende a salvaguardarlo (anche opere artistico-culturali). Già introdotto nel 1934 a livello locale, assume con la legge Galasso del 1985 importanza a livello regionale-provinciale. Con la convezione europea sul paesaggio (Firenze 2000) “il paesaggio designa una parte del territorio come é percepita dalle popolazioni il cui carattere deriva da fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” e si salvaguardia ”i paesaggi terrestri,le acque interne e marine, 14
  • 15. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 nonché i paesaggi della vita quotidiana e quelli degradati”. Alcune regioni hanno preparato un piano territoriale di coordinamento a valenza paesistica. Il piano territoriale paesistico è costituito da 3 elementi cardine: la pianificazione, le norme tecniche di attuazione, le indicazioni per la progettazione di grandi opere che devono essere molto precise per spiegare come ottenere una sostenibilità paesistica. La qualità paesistica rappresenta un valore territoriale da perseguire su tutto il territorio regionale. La tutela e valorizzazione dell’ambiente può essere attuata tramite: politiche e strumenti di pianificazione urbanistica, progetti di trasformazione del territorio. - Piani di Bacino (PdB): (1989) va ad interferire con tutti gli altri piani e ha valore superiore. Risulta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale sono pianificate le norme d’uso per la conservazione del suolo e la regimazione delle acque sulla base delle caratteristiche fisiche e ambientali del territorio interessato ed è fatto dall’Autorita di Bacino.Tiene conto delle utilizzazioni del territorio previste dagli strumenti urbanistici comunali e intercomunali, dei vincoli idrogeologici, le prescrizioni per le opere di sistemazione idraulico-forestali e consolidamento dei terreni e vincoli generali per la conservazione del suolo e alla tutela dell’ambiente, nonche le zone litorali che sottendono il bacino. I piani di bacino sono coordinati con i programmi nazionali e regionali di sviluppo economico e di uso del suolo. Le disposizioni approvate diventano subito vincolanti per le amministrazioni ed enti pubblici nonche per i privati. - Piano del parco (PdP): riguarda le aree naturali protette e puo interessare una zona comunale o piu comuni o province e regioni. L’Ente parco, una volta finito il piano, deve mandarlo all’ approvazione delle regioni coinvolte (in caso di parco inter-regionale). - Piani di settore specifici: sono figli dei piani di area vasta, nel senso che alcuni problemi di carattere territoriale del piano di area di parco, trovano una soluzione in un piano diverso; per esempio il piano di gestione faunistica non è compreso nel piano di area di parco, che si fa ogni 10 anni, perché la fauna ha bisogno di piani che si aggiornino ogni anno. Altri piani di settore sono il piano della viabilità e il piano delle attività estrattive o piano cave. Questo è lo strumento con il quale si attua la programmazione in materia di ricerca e coltivazione degli inerti di cava. Nel territorio provinciale o di area parco, i materiali inerti estratti sono ghiaia, sabbia e argilla; i materiali lapidei non sono presenti. Il Piano cave identifica gli ambiti territoriali nei quali è consentita l'attività estrattiva, determina tipi e quantità di sostanze di cava estraibili nonché le modalità di escavazione e le norme tecniche da osservare nell’esercizio dell'attività. Il Piano inoltre individua le destinazioni finali delle aree al termine della coltivazione e ne detta i criteri per il ripristino Il P iano di assetto idrogeologico PAI é uno strumento conoscitivo normativo e tecnico-operativo ,che definisce le azioni e le norme di uso, finalizzate alla corretta utilizzazione delle acque e alla difesa contro il rischio idraulico la cui redazione é fatta dall’Autorità di Bacino. - Piano di sviluppo socio-economico: contiene gli elementi di indirizzo politico che devono essere presi in considerazione dai Piani di area dei parchi. Risulta uno strumento che legge la struttura sociale del territorio; dobbiamo conoscere come questo territorio è vissuto, frequentato, come si comporta la popolazione; si basa sui censimenti che si fanno ogni 10 anni. Ci serve per capire come bisogna gestire il territorio (demografia, sanità, istruzione, artigianato, commercio). Anche le comunita montane presentano un programma socio-economico che deve dotare i terreni montani di opere pubbliche, delineare le iniziative di ordine economico per valorizzare le risorse presenti, coinvolgere la popolazione cercando le relazioni tra la popolazione. Ci deve comunque essere una coerenza tra il quadro di sviluppo regionale e quello delle aree montane. Le comunità montane (al di sopra di 600 m. slm) in alcuni casi hanno deleghe per approvare i PRG dei comuni dentro le comunità, come avviene in Liguria. 15
  • 16. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Tavole di progetto nella Pianificazione. Lo studio,iniziale di ogni piano, dell’ ambiente fisico e naturale mi porta a definire delle mappe. Più è piccola l’area di studio e più dettagliata sarà la lettura che facciamo. La dimensione del territorio che andiamo a studiare influisce sul dettaglio della cartografia. Si possono usare strumenti di fotografia aerea e satellitare, google-maps, google-Earth. L’elemento immediato però sono le aereo-fotografie, che ci consentono di disegnare gli aspetti fisici del territorio in modo preciso. Disegnato il territorio devo riportare gli aspetti naturalistici: la presenza vegetazione posso vederla anche dalla foto aerea, però non individuo la sua struttura, mentre assolutamente non leggibile da una foto aerea è l’aspetto faunistico, che viene incaricato a esperti. La lettura ecologica del territorio mi porta ad avere una serie di carte tematiche, sulle quali riesco a definire un dettaglio sulla struttura complessiva del territorio. Per adesso abbiamo soltanto una conoscenza sullo stato e l’uso attuale del territorio sotto il profilo ecologico , ma non ho ancora fatto pianificazione. Possiamo fare una lettura socio-economica, una lettura storico-culturale e l’evoluzione del territorio e la sua struttura attuale in base alla storia. Vado a studiare la diffusione architettonica, artistica, delle abbazie e chiese, come si è costruito nella storia in base alle caratteristiche del territorio, che vanno valorizzate e integrate nel sistema ambientale. Vediamo il paesaggio sia dal punto di vista naturale, sia da quello antropico, dove troviamo strutture che fanno parte esse stesse del paesaggio (es. Superga sulla collina di Torino). Bisogna però considerare lo sviluppo urbanistico condizionato dalla storia sociale del territorio. Dopo aver disegnato carte tematiche di sintesi, posso avere un’ottica generale e iniziare a fare qualche previsione. La pianificazione non ha mai termine. A questo punto inizio a fare pianificazione, il che significa incrociare i dati che ho acquisito, valutando una serie di elementi e prevedere le influenze degli interventi sui vari aspetti. Deve esserci un “diritto di veto”, cioè ognuno porta le proprie conoscenze. Gli incroci mi consentono di fare la verifica delle vocazioni (ogni territorio ha la sua vocazione che è determinata dalla sua struttura); se un territorio ha una vocazione specifica, questa deve diventare l’elemento di riferimento della pianificazione: se c’è un paesaggio particolare, la pianificazione sarà portata a mantenere e preservare quel paesaggio. Fatto questo tipo di ragionamento inizio a definire gli obiettivi naturalistici, le destinazioni e gli interventi compatibili, quindi inizio ad avere un programma di pianificazione. La legislazione ambientale può essere modificata, però non posso andare contro i suoi limiti. L’approvazione del “piano” passa attraverso una procedura amministrativa, che approvata ha validità a tutti gli effetti: non si può costruire dove il piano lo vieta, mentre dove lo consente entra in gioco la pubblica amministrazione che decide se si può fare. Vediamo ora alcune tipiche carte di sintesi. Cart a sulla capacità d’uso del suolo o carta di vocazione agricola : mi traduce, in termini cartografici, la capacità del suolo di produrre un prodotto agricolo. Capacità d’uso è un concetto energetico perché un suolo è considerato tanto più fertile (capace) quanta meno energia devo aggiungere per ottenere un prodotto finito. Possiamo vedere subito la carta geologica per capire dove si hanno suoli alcalini calcarei o argillosi e quindi la carta pluviometrica dato che influenzano la capacita del suolo. Devo quindi reperire le strisciate aero-fotografiche che hanno un dettaglio maggiore rispetto alle foto satellitari, perché con la fotointerpretazione riesco a descrivere gli aspetti fondamentali per la mia cartografia in modo da aggiungere informazioni. La campagna pedologica si basa sulla programmazione di itinerari (devono essere organizzati in modo tale da avere rilevamenti efficaci) e l’intensità di rilevamento dipende sempre dal livello di dettaglio che voglio dare alla carta. Faccio un’analisi strutturale dei singoli suoli, dando delle valutazioni di carattere numerico ad ogni suolo, attraverso la codifica delle limitazioni, che hanno una scala che va da 0 a 3 (massima limitazione). Considero la pietrosità, infatti un suolo pietroso è una limitazione per la fertilità; un’altra valutazione la si fa alla pendenza (un suolo in pendenza ha più limitazioni); considero l’erosione del suolo (l’erosione severa è una limitazione). Tutte queste valutazioni portano alla stesura di una tabella. La tessitura del suolo viene invece valutata tramite percentuale delle varie frazioni granulometriche (triangolo della 16
  • 17. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 tessitura), infatti un suolo estremamente sabbioso corrisponde ad una massima limitazione (mancanza di nutrienti). Alla fine avremo una somma di valutazioni che mi permette di avere 8 classi di fertilità per costruire la mia mappa. La prima classe è la più fertile perché ha meno limitazioni. A questo punto devo fare un’operazione di controllo andando a rivedere le fotografie aeree, leggendo i dati bibliografici e andando a raccogliere le informazioni locali dagli agricoltori. Dopo di questo abbiamo costruito la carta tematica sulla capacità d’uso del suolo. Laddove c’è una limitazione di fertilità come per le classi 3 o 4, la viticoltura va privilegiata; anche le risaie sono poste su terreni limitati, in quanto fortemente impermeabili perché vengono soddisfatte le condizioni ottimali per la pianta. Tavola delle risorse agricole provincia di Avellino: piano territoriale coordinamento provinciale. I colori si riferiscono a diversi vini DOC coltivati mentre i punti colorati a prodotti tipici (pomodori nocciole e castagni). Incrociando le risorse forestali e agricole con i dati sulla capacità d’uso (per esempio il faggio con la classe 5), si evidenzia una corrispondenza tra le specie o coltura praticata e la capacità d’uso del suolo. La carta di capacita di uso del suolo o carta di vocazione agricola puo ricavarsi anche con Gis sovrapponendo semplicemente la carta della risorse agricole in atto, con una carta di storia di uso del suolo e di una dei vincoli paesaggistici-idrogeologici. Un’altra carta, che viene costruita con lo stesso percorso è la carta forestale, che mi indica le aree forestali con le specie prevalenti che mi servono per capire come gestire certe realtà sul territorio. La carta forestale si costruisce attraverso campagne forestali che consentono di disegnare la struttura. La scala del colore mi fornisce la copertura di ogni specie prevalente. Il bosco della Partecipanza è rimasto per ragioni storico-culturali. Intorno all’anno 1000 gli abitanti di Trino Vercellese, tagliavano il bosco per il fabbisogno e poi lo lasciavano ricostituire per 20 anni (primo esempio di gestione forestale). - Carta della stabilita dei terreni : carta tematica dove i vari colori definiscono le classi di franosità da non franose a sicuramente franose; anche qui si assegnano dei punteggi a parametri come: quantità pioggia annuale, inclinazione pendio, stratificazione rocce, presenza o meno di copertura vegetale, in modo da avere un punteggio finale e quindi definire le varie classi di franosità. Si può anche fare con Gis sovrapponendo una carta pluviometrica con una carta delle acclività e una carta geologica evidenziando soprattutto le formazioni argillose. Classe 1 2 3 4 5 Molto Probabilmente Mediamente Poco Non franosa 17
  • 18. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Litotipo e inclinazione strati molto medio-alti mediamente poco per niente dissestabili ‘ 50 40 30 20 10 Pendenza > 75% 75-55% 55-35% 35-15% < 15 % ‘ 25 20 15 10 5 Vegetazione priva erbacea cespugliosa boschiva rada molto boschiva ‘ ‘ 15 12 9 6 3 Piovosità >1600 1600-1300 1300-1000 1000-700 < 700 mm ‘ 10 8 6 4 2 Valore franosita Tot 100 80 60 40 20 Esempio di carta stabilita dei terreni con simbologia geomorfologica (dal sito regione emilia romagna). 18
  • 19. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 - Carta della sicurezza per i fabbricati e infrastrutture: si prende la carta precedente, la frequenza storica dei sismi, nonché la storia delle popolazioni in modo da assegnare anche qui dei punteggi e definire varie zone a diverso grado di sicurezza. - Carta del dissesto idrogeologico: essendo una delle principali cause del dissesto idrogeologico la carente regimazione delle acque, si é preso come indicatore per tale fenomeno la capacita di ritenzione idrica del suolo. La metodologia é detta SCN (curve number procedure) dove si valuta la capacita di deflusso superficiale tramite: CN x precipitazioni. Con CN variabile da 1 a 100 determinato in funzione: tipo suolo, uso suolo e lavorazioni. Maggiore la capacita di deflusso superficiale e minore la capacita di ritenuta idrica dei suoli. - Carte faunistiche: ci interessano perché ad ogni presenza faunistica corrisponde un ambiente diverso, ogni specie si è adattata ad un determinato ambiente e mi può dare informazioni sullo stato di salute dell’ambiente steso .Sono utili anche le rotte migratorie degli uccelli. Il controllo della qualità delle acque può avvenire con l’ indice IBE (Indice Biologico Esteso). Alla fine quello però che serve fare é la carta di vulnerabilita naturalistica che mi deve evidenziare gli ecosistemi da proteggere o recuperare. - Carta storico-culturale: beni culturali presenti sul territorio (ogni pallino rosso corrisponde ad un bene ad alto interesse). * Si ricorda che nella pianificazione urbanistica il concetto di rete ecologica (sistema interconnesso di unita ecosistemiche nelle e fra le quali conservare la biodiversita) viene ripreso per definire le destinazioni e gli usi del territorio, che tengano conto delle componenti naturali e antropiche, nonche delle loro interazioni. La rete ecologica é articolata in varie componenti: aree centrali, zone cuscinetto e corridoi di interconnessione (greenways) che assolvono al ruolo di congiungere le aree ad alto valore naturale e assumono particolare rilievo in ambito urbano. Le reti ecologiche sono state acquisite nella pianificazione tramite direttive comunitarie quali 79/409 CE (direttiva uccelli) e 92/43 CE (direttiva habitat). Il corridoio ecologico è essenzialmente uno spazio di territorio naturale che esiste di per sé o che viene creato dall’opera dell’uomo tramite opere di ri-naturalizzazione, cioè di ripristino della diffusione di specie vegetali autoctone. E’ composto da un adeguato insieme di habitat tra di loro interconnessi, che permettono lo spostamento della fauna e lo scambio genetico tra specie vegetali presenti; con ciò viene aumentato il grado di biodiversità. La creazione di un corridoio ecologico comporta l’ampliamento degli areali di molte specie. A causa della forte urbanizzazione selvaggia, che aumenta sempre più, le nostre zone dell'Italia, hanno quasi del tutto perso le tracce del paesaggio originario, impedendo così alle comunità biologiche animali e vegetali di svolgere il loro percorso naturale. Tipici esempi: zone umide, aree boscate, prati e pascoli incolti, siepi e filari, cinture verdi urbane. La classificazione del paesaggio: le carte viste precedentemente possono far parte delle tavole di progetto di un piano territoriale regionale o di un piano regionale paesistico o ancora di coordinamento provinciale. Il paesistico deve però contenere anche una classificazione dei paesaggi. Quest’ultima puo essere tassonomica e qualitativa. La classificazione tassonomica divide una regione o una parte in “vari tipi e unita di paesaggi” mentre la qualitativa assegna dei valori numerici. La regione Lombardia ad esempio, nel suo piano territoriale paesistico in una tavola cartografica di progetto, ha diviso la regione nelle seguenti unita tipologiche di paesaggio: fascia alpina, prealpina, collinare, alta pianura, bassa pianura, oltre Po-pavese. Unendo le due classificazioni si ha una classificazione oggettiva. Si sa soggettivamente che un bosco appare più bello di un vigneto e che un vigneto é piu bello di un campo di mais. In tal modo assegniamo da 1 a 8 alle bellezze geomorfologiche (8 ad una cima dolomitica, 6 montagna, collina, corso d’acqua, 4 pianura ondulata, 0 pianura). Quindi si passa alle classi di soprassuolo (8 edificato storico o aree nude, 4 edificazione residenziale bassa con verde o agrumeto-oliveto,2 strade e ferrovie o serre-vivai, 0 edificato residenziale-commerciale caotico e aree estrattive). A questo punto sommando si ha: 13-16 = aree ad elevato valore paesaggistico; 9-12 = medio alto; 5 - 8 = mediocre; 0 - 4 = basso. 19
  • 20. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Riepilogo degli enti per la pianificazione e gestione del territorio Comunita Europea  con la PAC (politica agricola comunitaria) e Agenda 2000 stila piani e programmi di tutela ambientale, paesaggistica e specifiche categorie di beni culturali lo Stato  con specifiche competenze attribuite ai singoli Ministeri (politiche agricole e forestali, ambiente, beni culturali, lavori pubblici) recepisce le direttive e regolamenti comunitari e ne regolamenta l’applicazione sul territorio demandando, per quanto possibile, alle singole regioni le Regioni  recepiscono e applicano le direttive comunitarie mediante emissione di proprie circolari applicative e legiferano (dal DPR 616/1977) in tema di agricoltura, pianificazione urbanistica e territoriale, difesa del suolo, sanita, viabilita, ecc. Gestisce inoltre i finanziamenti ricevuti suddividendoli fra province e comunita montane le Province  recepiscono per competenza regionale e hanno deleghe in materia di agricoltura, forestazione e viabilita ed emettono propri piani e programmi in ambito urbanistico territoriale ed economico in senso lato Comunita Montane stesse deleghe delle province riferite ai soli territori montani e svolgono attivita di controllo . Come le province si occupano dell’esercizio dell’ agricoltura Autorita di Bacino istituite con legge 183 /1989, hanno competenze in materia di programmazione degli interventi di difesa idrogeologica e idraulica di specifici ambiti Consorzi Bonifica sono enti privati di diritto pubblico i quali, attraverso fondi raccolti da tassazione di consorziati (che hanno il terreno nei consorzi ) operano controlli, manutenzione, regimazione e valorizzazione degli ambienti umidi e delle acque relative ai singoli consorzi Enti di Gestione  parchi regionali o provinciali (Ente Parco) , riserve naturali, ecc Corpo Forestale  corpo di polizia avente competenze in materia di gestione, vigilanza e salvaguardia (e pronto intervento) di boschi e foreste, svolge funzioni anche di controllo e applicazione dei regolamenti comunitari Comuni  recepiscono le prescrizioni di regioni e provincie e controllano con i PRG 20
  • 21. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Capitolo 2 Attività sismica e vulcanica Concetti di scala e la tettonica a zolle. I concetti di scala sono importanti per capire: - banchi di roccia che si estendono lateralmente per centinaia di chilometri in una regione; - intrusioni di roccia (diapiri) innalzati per centinaia di metri per movimenti verticali gravitativi; - strutture rocciose tipiche che si estendono fino a 1000 m di profondità nel sottosuolo; - calcari duri deformati come argilla molle; - movimenti franosi che coinvolgono più di 100 milioni di tonnellate di roccia; - terremoti piu potenti di 10000 bombe atomiche. Il ciclo delle rocce, il tempo geologico (specie quello detto fossilifero degli ultimi 570 milioni di anni) e i concetti di scala possono venire riuniti e spiegati dalla teoria della tettonica a zolle. Nel 1915, il meteorologo austriaco, A.Wegener pubblica “la formazione dei continenti e oceanici.” In tale libro si considera che l’America del sud e l’Africa un tempo erano unite a causa della somiglianza della flora, fauna e litologia, non ultimo l’incastro possibile tra le coste dei due continenti. Un tempo i continenti erano uniti, poi si sarebbero separati e frammentati come li vediamo adesso. Più in dettaglio nel Triassico esistevano due supercontinenti Laurasia (nord america, europa ed asia) e Gondwana (sud America, Africa, India, Oceania) che iniziarono a frammentarsi andando alla deriva. Cosi la collisione dell'Africa con l'Europa secondo Suess e Argan poteva spiegare i grandi sovrascorrimenti nelle catene alpine, dato che erano necessari elevati sforzi orizzontali per impilare rocce antiche sulle giovani. L’India staccatasi dall’Africa del sud andò alla deriva fino a collidere con l’Asia dando origine all’Himalaya. Schema del grande sovrascorrimento (faglia inversa a basso angolo) Hymalaiano; il lembo isolato esterno antico viene definito klippe. I primi studi sul chimismo delle rocce nell’interno della terra portarono a considerare uno strato iniziale costituito da silicio e alluminio in prevalenza (Sial) e al di sotto uno con silicio e magnesio (Sima). Holmes (1924) individuò come motore capace di muovere il Sial continentale, delle celle convettive nel Sima sottostante per poter spiegare la deriva dei continenti. Negli anni 1930 furono scoperte nel fondo dell’oceanico atlantico: le dorsali medio-oceaniche. In seguito negli anni 1950 si evidenziarono che tali dorsali sono presenti in tutti gli oceani ed interessate da forti fenomeni sismici e vulcanici, con intense anomalie gravimetriche e magnetiche. Si notò che le fosse oceaniche presentano anomalie gravimetriche negative. Con la rifrazione delle onde sismiche, dopo terremoti profondi, si evidenziò una discontinuità repentina di densità delle rocce, definita Moho, che separa la crosta (continentale granitica e oceanica basaltica) dal sottostante mantello di natura eclogitica. Infatti il basalto e l’eclogite hanno la stessa composizione chimica. Inoltre le eclogiti ofiolitiche si ritrovano associate nelle Alpi con calcescisti per cui il retrometamorfismo veniva visto come rocce del mantello che si ritrovano con altre di crosta. Negli 1960 Hess formula la teoria di espansione dei fondi oceanici: nelle dorsali si trova lava basaltica nuova e sopra si hanno sedimenti giovani, cosi come lunghi i fianchi. Allontanandosi dalla zona centrale le colate basaltiche sono via via più antiche. La riunione di tutte le teorie precedenti porta alla conclusiva “teoria della tettonica 21
  • 22. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 globale o tettonica a placche”. Questa considera che le celle convettive si sviluppano nella astenosfera che sta sotto alla litosfera che comprende crosta e mantello superiore Tale litosfera è divisa in placche i cui confini superficiali sono delimitati dalle dorsali medio-oceaniche e dalle zone a forte attività vulcanica e sismica. Ogni placca quindi è stabile nella zona centrale (cratone) ma i suoi bordi (margini) sono instabili. I margini delle placche possono essere: Margini convergenti. Viene distrutta crosta terrestre. Infatti quando due placche si avvicinano tendono a sovrapporsi, quella leggera continentale si innalza e quella piu pesante oceanica va sotto, formando una fossa oceanica, e può fondere in profondità (subduzione).Tale fenomeno compensa la formazione di nuova crosta basaltica nelle dorsali e produce la formazione delle catene montuose (orogenesi). Si possono avere: - una placca continentale e una oceanica (porta solo crosta oceanica e oceano) che danno vita a cordigliere come le Montagne rocciose e Ande; - due placche oceaniche che formano un arco insulare tipo Giava; - due placche continentali che formano catene tipo Alpi. Margini divergenti. Sono in pratica le dorsali medio oceaniche costruttive di nuova crosta. Margini conservativi. Non si crea e distrugge crosta, ma si hanno solo movimenti relativi in piano tra i margini come per la grande faglia trascorrente di San Andrea (California). Catene montuose. Le più alte catene montuose sono le più giovani. L’Himalaya é in posto da 10 milioni di anni ed il monte Everest è costituito nella sua sommità da calcari. Dopo una collisione tra margini convergenti agisce l’erosione. Le montagne Highlands in Scozia dopo la collisione tra una antica paleoplacca europea con una canadese, sono state erose per 400 milioni di anni; esse consistono in graniti e gneiss ovvero le rocce di base ( basamento cristallino) nelle valli dell’Himalaya. Ciclo orogenetico. Sedimentazione con formazione della fossa subsidente, quindi con la collisione tra margini convergenti si forma la catena (formazione di pieghe, faglie inverse, sovrascorrimenti, parziale fusione della crosta basaltica oceanica che mischiata a crosta continentale forma andesiti, metamorfismo regionale nelle zone centrali che presentano batoliti granitici di anatessi, mineralizzazioni per migrazioni di fluidi nelle faglie attive) ed quindi inizia l’erosione. Come visto non sono riportate le colate basaltiche dato che esse sono di margine costruttivo, per cui se si evidenziano, nelle serie geologiche del passato, si riferiscono o a prima del ciclo o dopo la collisione per una diversa paleogeografia. Le lave basaltiche a cuscini (pillows) invece si associano a depositi marini profondi. Queste lave si rinvengono nelle serie geologiche sulla terraferma come vecchi brandelli di crosta oceanica non andata in subduzione. Con il termine ofioliti o pietre verdi rinvenute sin dal 1813 nelle Alpi (serpentiniti e diabasi) sono considerate 22
  • 23. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 attualmente una sezione crosta-mantello superiore di fondo oceanico secondo la sequenza: argilliti di mare profondo, basalti a cuscino, dicchi basaltici, gabbro, peridotite. Le ofioliti si ritrovano nelle Alpi, Himalaya e Cordigliera americana. Le onde sismiche. Il movimento delle placche o più semplicemente il movimento dovuto a faglie regionali crea i terremoti. L’accumulo di energia e la conseguente rottura della roccia provoca per rimbalzo, un rilascio di energia che si propaga tramite onde sismiche. La maggior parte dei terremoti si originano (ipocentri) a meno di 20 km di profondità. Lo spostamento delle rocce in superficie puo essere di alcuni metri o assente. Scala dei terremoti. I movimenti del terreno sono rilevati dai sismografi. Si ricorda che le onde telluriche sono di due tipi ovvero onde di : - volume: onde di compressione dette prime P e onde di taglio dette seconde S (nulle in acqua); - superficie: onde L (Love) e onde R (Rayleigh), più lente ma più larghe e distruttive. Magnitudo M. Si valuta secondo Richter come il log della massima ampiezza A delle onde di Rayleigh in micron registrato da un sismografo Wood-Anderson. Si scrive 10M = A/Ao, con Ao = ampiezza di riferimento di 1 micron per un sisma di 1 M con epicentro a 100 km di distanza. Congiungendo il valore di 23 mm (ampiezza max) con 24 secondi (differenza di primo arrivo tra onde S e P), si ricava la magnitudo M = 5 da nomogramma (Hays 1980). Intensità. Gli effetti dei danni in superficie secondo la scala Mercalli consente di disegnare le isosiste e quindi la zona epicentrale (zona in superficie più vicina all’ipocentro o sorgente). La distanza tra l’epicentro ed il simografo vale 9 Km/sec ogni secondo di differenza tra onde P e S, quindi per il caso sopra esposto risulta: 24 x 9 = 216 km. Nelle figura seguente le isosiste sono allungate parallelamente alla direzione della faglia. I gradi più' pericolosi e frequenti di intensità' sismica sono: grado V (crepe nei rivestimenti), VI (cadute di intonaco e danni ai camini), VII (danni alle murature a secco), VIII (crolli parziali di edifici ordinari in muratura cementata), IX (fondazioni in cemento armato danneggiate), X (crollo edifici). I dieci gradi iniziali del Mercalli (1902) sono stati aumentati di altri due da Wood e Neumann (1931) per i terremoti californiani, considerando: log a = (1/3) I - 0,5. Cosi' per intensità' sismica I = 7,5 il picco di accelerazione orizzontale vale: a = 100 cm/sec2 = 0,1 g. Con g l’accelerazione di gravita. Per tale valore le murature a secco cedono, mentre case basse in legno resistono, dato che le prime hanno resistenza a taglio nulla, mentre il legno (rottura parallela alle fibre) presenta valori di 45-90 bar. Per intensità Mercalli X, si ha: a = g e tutto crolla. 23
  • 24. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Modello di deformazione (Disegno D.Pantosti). Costruzioni in zone sismiche. Nel caso avvenga un sisma con forza orizzontale Fh = K mg, in presenza della forza peso del manufatto W = mg, si forma una risultante inclinata con conseguente riduzione della resistenza per il terreno di fondazione. In genere si scrive: a = Kg, ovvero K = a/g = C I R (DM 16 gennaio 1996 ; questa é la vecchia normativa mentre attualmente si danno i valori direttamente di kg ed il territorio italiano é diviso in 4 zone). Il coefficiente di intensità sismica vale C = S - 2/100, con S grado di sismicità. Le varie regioni italiane hanno un diverso S (la dorsale appenninica centro- sud secondo vecchia normativa é una zona di 1a categoria con S = 12). Per le opere la cui resistenza al sisma è di importanza primaria per le necessità della protezione civile, per il coefficiente di protezione sismica si assume I = 1,4. Per le opere che presentano un particolare rischio per le loro caratteristiche d’uso, si assume I = 1,2. Per le opere che non rientrano nelle categorie precedenti si assume I = 1,0. Infine come coefficiente di risposta R della struttura, si considera che sia una funzione del periodo fondamentale T0 della stessa, per oscillazioni nella direzione considerata: per T0 > 0,8 secondi R = 0, 862 / T0 2/3 per T0 < = 0,8 secondi R = 1,0 Se il periodo T0 non viene determinato si assume R = 1,0 mentre il valore di To = N/10 (sec) dove N sono i piani dell’edificio. In genere i terreni sciolti amplificano le vibrazioni, infatti gli edifici sui terreni soffrono di più le scosse di quelli su roccia, e hanno danni maggiori. L’ampiezza delle onde raddoppia passando da un substrato roccioso ad un terreno superficiale, per cui le zone pedemontane sono le piu pericolose dato che il contatto terreno-roccia é piu superficiale. Per tener conto di questa amplificazione locale, che coinvolge il coefficiente di intensità sismica C, é stato introdotto il coefficiente di fondazione epsilon: ε = 1 (substrato rigido) e da 1,1 a 1,3 (all’aumentare dell'impedenza, ovvero velocità sismica per densità del mezzo, tra substrato rigido e terreno superficiale). In generale per terreni molto compressibili vale 1,3. Il periodo fondamentale passa da 0,3 secondi nella roccia dura a 1- 4 secondi nei terreni. Il periodo naturale o fondamentale aumenta con la profondità del terreno e con la distanza dall’epicentro. Un terreno sciolto molto spesso ha un elevato periodo e se uguale a quello To di un grattacielo si innesca il fenomeno della risonanza, con effetti catastrofici come é avvenuto nel terremoto di Citta del Messico nel 1985. Le strutture in calcestruzzo hanno bisogno di rinforzi maggiori per fermare il collasso romboedrico; questi in genere sono eseguiti con massicci muri resistenti a taglio o da armatura di ferro diagonale nel cemento armato. 24
  • 25. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Bisogna inoltre aggiungere piu armature di ferro all’intersezione colonna-trave. Le teste dei pali vengono bene incastrate alla piastra (ingl. pile cap) di fondazione e le varie piastre collegate tra loro da travi di ripartizione. Sovrastrutture di edifici e ponti vengono isolati da materiale gommoso (elastomero) che funziona come una molla; esistono anche “molle di ferro” che agiscono come assorbenti di energia sismica. Indagini. Queste sono rivolte alla presenza di faglie recenti dell’Olocene e quindi attive. Su queste si esegue una mappa potenziale delle isosiste e quindi nella zona epicentrale si verifica che i terreni superficiali non sono spessi oppure sabbiosi uniformi con falda a breve distanza dal piano campagna. In California è proibito costruire a meno di 15 m dalle faglie attive. Liquefazione. Avviene in sabbie e sabbie limose uniformi sature d’acqua quando il materiale passa da uno stato solido ad uno fluido. E’ noto che per sabbie sature d’acqua la coesione é nulla e secondo il principio degli sforzi efficaci del Terzaghi (la tensione totale σn é la somma tra l’effettiva σ * che compete allo scheletro solido e la idrostatica U) si deve scrivere per la resistenza a taglio delle terre: τ = f (σn - U ) A causa della liquefazione si ha (σn - U ) f = 0, ed essendo il coefficiente di attrito tra grani f = 0, si ha quindi: σn = U. Fenomeni di liquefazione sono le sabbie mobili, le quick clay, le correnti di torbida. Tra i materiali sabbiosi siltosi bisogna ricordare anche il loess che é potenzialmente soggetto a liquefazione. Previsione. La maggior parte dei terremoti avviene lungo i bordi non lisci delle zolle (v. tettonica a zolle) o al di sotto di vulcani a causa del movimento di un magma. Per la previsione sono stati considerati accumuli di stress, sollevamenti in atto, dilatazione delle onde sismiche, emissione di gas radon da fessure, variazione del livello dell’acqua sotterranea; ma tutti questi studi non hanno portato risultati sicuri. Vengono valutati i dati storici in maniera statistica e quando in una data regione, considerata sismica, non avvengono terremoti da molto tempo, la probabilità che ne avvenga uno nuovo aumenta. Un metodo studiato per attenuare le onde sismiche è quello di iniettare acqua con pozzi profondi, per ridurre la resistenza a taglio della roccia, in modo da creare fessure e scaricare l’energia accumulata. Comunque grandi terremoti profondi sono in pratica impossibili da controllare. Fenomeni secondari legati ai terremoti. Tra i più importanti: - subsidenza: dovuta alla liquefazione o alla bassa densità relativa delle sabbie; - frane: la forza supplementare Fh = KW, fa aumentare le forze destabilizzanti del pendio; - tsunami: onde sismiche che si propagano nell’oceano formando onde del livello marino di elevata lunghezza; - sesse: oscillazioni del livello dei laghi. Carte del rischio. In geologia i rischi ambientali o naturali possono essere: rischi geologici, maremoti, tifoni, uragani. Tra i rischi geologici si hanno: rischio sismico, rischio vulcanico, rischio idrogeologico. Tra questi l’unico che può essere provocato da azione umane é quello idrogeologico (alluvioni, frane, valanghe, erosione del suolo, arretramento delle coste). In genere la protezione civile considera un rischio idraulico, sismico, vulcanico, valanghivo, geomorfologico (dissesti dei versanti ed erosione del suolo ad opera di torrenti, fiumi vento, ghiaccio, moto ondoso), rischio da incendi boschivi. 25
  • 26. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Negli studi di rischio geologico si utilizzano i concetti di: pericolosità, che riferisce al processo geologico, e vulnerabilità che riferisce ai danni. Il rischio definito dal prodotto tra pericolosità P e vulnerabilità V R = VP, fa riferimento a considerazioni socio-economiche come perdite economiche e vite umane. Quindi la pericolosità P (ingl. hazard) fa riferimento alla frequenza di accadimento di un processo e alla sua ubicazione e per valutarla é necessario studiare eventi geologici avvenuti in passato, la loro intensità e le frequenze di accadimento. In maniera semplice la pericolosità può essere valutata come la probabilità che un certo evento geologico possa accadere. La probabilità p che un determinato valore di intensità (portata fiume, accelerazione sismica, ecc) corrispondente ad un periodo di ritorno Tr (anni) venga oltrepassato durante un periodo di tempo t (durata di vita di alcune costruzioni come 100 anni per dighe e 50 anni per edifici di civile abitazione) si esprime come: p = 1 – (1/Tr ) Una carta delle pericolosità si può eseguire per una data zona considerando 3 aree con pericolosità: alta (47% di probabilità di accadimento per un processo di intensità i per un periodo di ritorno di 50 anni), media (31 %), bassa (11 %). La carta della vulnerabilità é più immediata dato che si assegnano dei valori tra zero ed uno per varie aree ovvero ad esempio, per edifici molto distanti o prossimi ad un fiume che spesso é esondabile o faglia recente attiva, zone vulcaniche attive, ecc. Infine il grado di rischio si valuta con i valori V*P e si costruisce la corrispondente carta. Il rischio vulcanico. L' esplosioni vulcaniche formano i depositi piroclastici sciolti come i blocchi (grani > 64 mm), i lapilli (64 mm-2mm), le ceneri (2mm-62 micron ) e le ceneri fini (< 62 micron). I lapilli, le ceneri e le pomici cementate formano le rocce piroclastiche chiamate tufi mentre generalmente alle ceneri fini di ambiente lacustre si da' il nome di tufiti. I tufi incoerenti sono definite pozzolane (da cui deriva il cemento pozzolanico). Rocce di colore rossastro, un tempo inserite nella famiglia delle ''trachiti'' con una caratteristica struttura a fiamme (schiacciamento della pomice), sono invece per lo più ''ignimbriti' ovvero tufi saldati e deposti da flussi piroclastici antichi. Vulcani e prevenzione. I vulcani si dividono per lo piu in due grandi categorie: vulcani a scudo e vulcani a cono. I primi si ritrovano lungo i margini divergenti (Islanda) o lontano dai margini dove il magma é generato direttamente nel mantello e risale attraverso lunghi condotti (Hawaii). Le effusioni sono lente su deboli pendii di natura basaltica e le esplosioni sono minime l’ambiente è abbastanza arido con poca vita biologica. I secondi sono legati a margini convergenti (Krakatoa, St Helen) ed il magma é generato a causa della subduzione e parziale fusione della crosta. Il magma più viscoso associato a gas, provoca effusioni esplosive di natura andesitica (Etna) o riolitica (Eolie). Oltre alla formazione di ceneri, molto pericolosi sono i flussi piroclastici (gas caldo con ceneri) che lungo i pendii può trasformarsi in “lahar” una forma di flusso fangoso che precipita a valle velocemente a causa del contatto del gas con acque sotterranee o ghiacciaio. In funzione dell’altezza della nube eruttiva (km) si ricava l’indice di esplosività : < 0,1 km 0,1 - 1 1 - 5 3 - 15 10 - 25 km Non esplosiva piccola moderata quasi grande grande 26
  • 27. Yusuf Morrone Geologia Ambientale www.ainsi.it/Geologia2000 Le attività secondarie vulcaniche. Sono collegate con il raffreddamento di magmi in profondità e comprendono: sorgenti termali (tiepide 20-30°C, calde 31-35°C, caldissime 36-45°C, ipertermali > 46°C), mofete (sorgenti fredde ricche in CO2) solfatare (vapore ricco in H2S con deposizione di zolfo per sublimazione), fumarole (emanazioni di vapore surriscaldato ricco in CO2 ma anche di anidride borica) e getti geyser. L’acqua originaria dei geyser (temperatura 121,8°C, gia a 13 m di profondità) é di origine piovana e una variazione della pressione superficiale provoca la risalita di getti a 80-90°C ricchi di minerali disciolti: carbonato di sodio, silice, ecc. Il controllo. Viene eseguito nei vulcani a scudo attraverso un monitoraggio sismico che può anticipare nuove e ripetute effusioni. Nei vulcani a cono invece si studiano le variazioni chimiche di fumarole e sorgenti. La termografia all’infrarosso con telerilevamento, consente di rilevare aree calde. Le eruzioni parossistiche sono spesse precedute da deformazioni del suolo rilevati tramite tilmetri. Infine locali variazioni del campo magnetico sono a volte messe in relazione con la smagnetizzazione di rocce riscaldate sopra il punto di Curie da un magma superficiale. Nel tentativo di bloccare la lava si ricordano sbarramenti disposti diagonalmente al pendio per deviarla. Alcuni esperimenti sono stati fatti usando esplosivi in modo da deviare il flusso lavico in un alveo opportunamente predisposto. In Islanda nel 1973 furono usate potenti idrovore in modo che una grossa quantità di acqua formò il raffreddamento di un potente strato. 27