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SSIS VENETO
SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE PER L’INSEGNAMENTO SECONDARIO DEL VENETO
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “CA’ FOSCARI” DI VENEZIA
PERCORSO DI FORMAZIONE AGGIUNTIVA
PER LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO NELLA SCUOLA SECONDARIA
Seminario di studio:“Il burn out dell’insegnante di sostegno. Riconoscerlo, prevenirlo, elaborarlo”
“Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out”
Relatrice: dott. ssa Stefania Di Piazza Coordinatore: prof. Eugenio Bastianon
2
INDICE:
INTRODUZIONE
I mediatori, di A. Canevaro
OUVERTURE
Un progetto di architettura a paradigma dello stato di burn out nell’insegnante di sostegno.
Sistemazione dell’isola del Lazzaretto Vecchio nella laguna di Venezia; progetto dell’arch. S. Di Piazza
POSSIBILI SOLUZIONI DEL BURN OUT
La soluzione “porta”
La soluzione “finestra”
DECLINAZIONE DEI MEDIATORI
Mediatore “ascensore”
Mediatore “scala mobile”
Mediatore “scala”
COROLLARIO
Esperienze italiane ed anglosassoni di coloro che vivono a contatto con persone con disabilità
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
RINGRAZIAMENTI
NOTE SULL’AUTRICE:
Stefania Di Piazza, insegnante di sostegno presso Istituto Ilaria Alpi di Milano; dott. ssa in Architettura e creatrice di moda.
e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
3
INTRODUZIONE
I mediatori, di A. Canevaro (1)
Definizione: I mediatori sono fattori di protezione, cioè le variabili in grado di sostenere un percorso di
sviluppo mitigando l’impatto di eventi e situazioni avverse… (1)
Elenco dei mediatori dello sviluppo:
- IL MODELLO DI RIFERIMENTO
l’assunzione di un modello di riferimento da parte dell’insegnante evita di agire in preda alla casualità
- IL PROGETTO
proporsi alla classe con un progetto di cui siano comprensibili le finalità stimola l’attivazione degli studenti
- LE COMPETENZE EMOZIONALI E RELAZIONALI
protagonista dell’insegnamento non è chi lo propone ma la relazione insegnante – allievi
- IL SISTEMA DI RELAZIONI NEL CONTESTO LAVORATIVO
la validazione del ruolo dell’insegnante favorisce il senso di appartenenza all’istituzione
- I RITUALI
I rituali sono procedure note di organizzazione spazio – temporale che riducono l’impatto dell’affrontare il nuovo
(1) A. Canevaro, I mediatori, Convegno“Autismo ed educazione: il ruolo della scuola”, Bologna 18 novembre 2005
Stefania Di Piazza “Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out”
e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
4
OUVERTURE
Un progetto di architettura a paradigma dello stato di burn out nell’insegnante di sostegno
Sistemazione dell’isola del Lazzaretto Vecchio nella laguna di Venezia. Progetto dell’arch. S. Di Piazza
…pregiudicano difficoltà allo sviluppo carenze di interazione sociale (difficoltà di reciprocità) (1)
Definizione: Il burn out è una sindrome causata da stress lavorativo che porta al disinvestimento del compito perché non si dispone
di risorse adeguate per fronteggiarlo
Contesto storico – ambientale
L’isola del Lazzaretto Vecchio insiste, in stato di semiabbandono,
nella Laguna di Venezia a poche decine di metri dal Lido.
Storicamente scelta dal Senato Veneto come sede di un
“ospedale pubblico d’isolamento”, deputato sia alla quarantena
dei pellegrini provenienti dall’Oriente che al ricovero dei malati di peste.
Attualmente, ricovero per cani randagi; destinazione che, fra tante
difficoltà, ha consentito la conservazione di significativi manufatti storici
a tutt’oggi ancora in condizioni statiche non compromesse.
Pianta dell’isola realizzata nel 1813 dall’Ing. Vanzan Manocchi.
L’intervento di progetto, cerchiato in rosso, trasforma l’accesso
all’isola in “architettura urlante”, compressa lateralmente dalle
cinta in muratura.
Perché la scelta del lazzaretto:
- un luogo di quarantena richiama la tendenza all’inascolto dei segnali del burn out; ignorare il problema equivale a
mandare il messaggio “non è giusto avere le ansie che hai”;
- un luogo di isolamento evoca la pratica dell’accantonamento del problema sino alla fase più conclamata
- l’”urlo” invoca una aumentata, conseguente, domanda di protezione.
(1) A. Canevaro, I mediatori, Convegno“Autismo ed educazione: il ruolo della scuola”, Bologna 18 novembre 2005
Stefania Di Piazza “Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out”
e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
5
POSSIBILI SOLUZIONI DEL BURN OUT
Le soluzioni “porta” e “finestra”
Premesso che fra le cause del burn out si possono annoverare: la svalutazione sociale del lavoro dell’insegnante, la difficoltà di trovare alternative
lavorative, l’accresciuta richiesta di occuparsi di processi di promozione e inclusione sociale degli allievi (anche con disabilità), la gestione manage-
riale del lavoro, il passaggio dall’individualismo al lavoro d’équipe, la protratta situazione di precariato, il susseguirsi delle riforme scolastiche e delle
pensioni, la crescita del numero di studenti extracomunitari, il più sempre alto numero di allievi nelle classi, la richiesta di stare al passo con
l’adeguamento tecnologico, il continuo bisogno di integrare le conoscenze (per es. nell’ambito delle varie forme di disabilità), il dialogo talvolta
conflittuale con le famiglie e le loro incursioni nell’autonomia decisionale dell’insegnante, l’alta età media degli insegnanti, la difficoltà di trovare
ascolto al proprio disagio, l’aspettativa sul lavoro incentrata sui risultati più che sull’impegno,ecc. vengono poste a confronto due possibili soluzioni:
La soluzione porta, che affronta il problema a valle,
quando le circostanze lo rendono ormai inevitabile.
Altrimenti denominata “soluzione burocratica”, vie-
ne avviata nel caso si ritenga ci sia la condizione di
inabilità al lavoro per motivi di salute. All’insegnante
viene richiesto, o decide lui stesso, di sottoporsi ad
accertamento medico di fronte al Collegio medico
competente; per i casi clinici di competenza
psichiatrica l’organo sanitario collegiale si avvale dello
specialista psichiatra. Nel caso in cui il Collegio
medico emetta la diagnosi di inabilità del lavoratore
si decreta lo stato di infermità psichica conseguente al burn out.
CONFRONTO TRA LE DUE SOLUZIONI:
- La prima esprime la “volontà di non vedere” da parte
dell’Istituzione scolastica;
la seconda prospetta la possibile esistenza del
problema ritenendo ragionevoli le ansie
dell’insegnante, e che si dia ad esse voce.
La soluzione finestra lo affronta a monte
guardando lontano, in prospettiva.
Fa leva sul momento formativo dell’inse-
gnante e coglie la fase strategica dell’af-
fiancamento come occasione di riflessione
e di apprendimento sul campo (tirocinio ri-
flessivo).
Comunemente alle professioni di aiuto, ad
un supervisore vengono rimandate
e discusse le problematiche riscontrate.
L’insegnante di sostegno mantiene queste
possibilità di osservazione riflessiva durante
le ore di compresenza coi colleghi curricolari
- La prima si avverte come “sanzione
disciplinare” per l’insegnante;
la seconda avvalora la necessità
di dargli supporto affinché impari ad
insegnare.
Stefania Di Piazza Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out
e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
6
Scrive P. Levi: “La facoltà umana di scavarsi una
nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno
una tenue barriera di difesa, anche in circostanze
apparentemente disperate, è stupefacente”.
L’attitudine alla resilienza richiede la capacità di
narrazione a se stessi dell’accaduto in una forma
che lo renda sostenibile. Anche in condizioni
degradanti, la resilienza è prova di gestione delle
emozioni, del prendersi cura di sé e del saper
mantenere un sufficiente livello di autostima. Un
altro fattore di resilienza è la creatività; il suo
risveglio viene innescato da una mancanza:per
evitare la sofferenza ad essa associata, è
necessario riempire tale spazio con un oggetto
che assumerà, in seguito, il valore di simbolo.
L’”ASCENSORE” EQUIVALE AD UN MEDIATORE UNICO,
AD UN SOLO SCALINO. È INCENTRATO INFATTI SUL SÉ,
SULLA NON ASPETTATIVA CHE SIANO GLI ALTRI A
CAMBIARE; GLI ALTRI CAMBIERANNO DI CONSEGUENZA.
IL POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE EMOZIONALI
PERSONALI COSTITUISCE UNO STRUMENTO PRIMARIO
DI PREVENZIONE DEL DISAGIO PSICOPATOLOGICO.
“Quando i miei figli erano molto piccoli, facevo un
gioco con loro. Davo loro in mano un bastoncino,
uno a ciascuno, e chiedevo loro di spezzarlo. Non
era certo un’impresa difficile. Poi, dicevo di legarli
in un mazzetto e di cercare di romperlo, ma non ci
riuscivano. Allora io dicevo loro: Quella è la
famiglia (dal film Una storia vera,D. Lynch,1999).
In ambito psicologico si ritiene che lo sviluppo
dell’individuo sia strettamente dipendente dal
contesto affettivo di appartenenza. Relazioni
significative e positive con le figure di accudi-
mento (alleati ”storici”) fanno, in tale orizzonte
culturale, da modello per rinnovare l’esperienza di
affidamento.
LA “SCALA MOBILE” RAPPRESENTA LE RELAZIONI DI
PROSSIMITÀ, FACILMENTE RAGGIUNGIBILI, ELETTIVE,
BASATE SULLA FIDUCIA RECIPROCA E SULLA
COOPERAZIONE DI FORZE. È AL LORO INTERNO CHE,
ANCHE SUL LUOGO DI LAVORO, IL RACCONTO PUÓ
DIVENIRE CONDIVISIONE E SCAMBIO CONFIDENZIALE
DEL PROPRIO MONDO EMOTIVO POTENDO SIA
OFFFRIRE SPUNTI DI AGGIUSTAMENTO DELLA VISIONE
DI SÉ E DEGLI ALTRI CHE ASCOLTO AL DISAGIO.
La legittimazione del contesto sociale, così
come dei genitori e dei pari, è un bisogno
che dura tutta la vita. In particolar modo per
gli insegnanti che “credono” nel proprio
lavoro (con un’alta componente onirico-
idealista), il disinvestimento della collettività
causa una discrepanza tra il sé privato e il
sé sociale. Ovvero tra ciò che ritengono di
essere rispetto a come pensano di esser
percepiti. Gli insegnanti fortemente motivati
risultano dalle ricerche i più esposti al
burnout (studio Getsemani, Milano 2001).
LA “SCALA” DIVIENE SIMBOLO DELLA COMPOSI-
ZIONE DI FORZE E DEL FARE SISTEMA PER
PICCOLI PASSI. OGNI INSEGNANTE È
CONTITOLARE NELLE CLASSI IN CUI OPERA: SE
IL CdC È COESO NEL GESTIRE LE SFIDE CHE SI
TROVANO AD AFFRONTARE I SUOI COMPONENTI,
SARÀ DI ALLEGGERIMENTO EMOTIVO PER LORO.
UN’ALTRA FORZA SOCIALE È QUELLA DEL
GRUPPO CLASSE, TENDENZIALMENTE SULLO
SFONDO ED INVECE DA PORTARE A SOGGETTO
DI DIALOGO, A PIÚ VOCI.
DECLINAZIONE DEI MEDIATORI:
“ascensore” - “scala mobile” - “scala”
Non necessariamente le avversità e le condizioni che generano ansietà predispongono ad esiti negativi. Le avversità, agendo sull’autostima se risolte positivamente,
portano anche a sviluppare successi. Diviene allora cruciale che si comprenda il significato di un evento negativo e quali risorse, interne ed esterne, si abbiano a
disposizione. L’evolvere in positivo è reso in questa schematizzazione con l’accedere ad un piano superiore, non restando cioè passivi di fronte alle situazioni
disfunzionali ma agendo sul piano della libertà e della responsabilità personali.
Mediatore “ascensore”: la resilienza Mediatore “scala mobile”: l’alleanza Mediatore “scala”: le forze sociali
Stefania Di Piazza Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out
7
COROLLARIO
Esperienze italiane ed anglosassoni di coloro che vivono a contatto con persone con disabilità
Ritenere che lo sviluppo dell’individuo sia strettamente dipendente dal contesto di riferimento ha decretato, in ambito
anglosassone, la presa in carico di tutti i membri della famiglia con cui la persona disabile vive. Del resto in Italia,
“progetti di lotta alla dispersione scolastica e successo formativo” in cui la direzione scolastica si è avvalsa di una
consulenza in psicopedagogia clinica e counselling a supporto di studenti e famiglie in difficoltà, hanno fatto
riscontrare un prevalente ed inaspettato ricorso al servizio anche da parte del corpo docente.
L’Italia è all’avanguardia, nel panorama europeo, per avere una legislazione che dà possibilità di integrare gli allievi
con disabilità nelle classi comuni; esperienza che, in paesi invece come la Gran Bretagna, avviene in casi puramente
sperimentali non essendoci una legge sull’integrazione.
DISABILITÀ E CONTESTO FAMILIARE
La situazione emotiva di fratelli e sorelle (sibling) dei bambini disabili,
pur non essendo fisiologicamente critica, richiede una attenzione
preventiva al fine di scongiurare possibili conseguenze negative di
stampo psicologico-relazionale. Altrettanto significativi risultano alcuni
fattori di rischio che possono determinare un esito traumatico. Uno di
questi fattori viene situato in una condizione particolare dei genitori
che viene definita “lutto senza fine”. In contrasto con le fisiologiche
aspettative genitoriali, il trauma si rinnova ogniqualvolta il figlio
disabile fallisce negli adempimenti di quei passaggi evolutivi che
segnano in maniera speciale l’immaginario dei genitori, poiché forniscono
un senso di evoluzione e di continuità alla vita. All’ansia si aggiunge lo
stato di vigilanza continua a cui i genitori sono chiamati a protezione
del figlio disabile. Occuparsi della famiglia nel suo complesso
costituisce la migliore possibilità di assistere il familiare con disabilità e
di permettergli di crescere in un contesto supportivo riducendo anche i
rischi per gli altri componenti della famiglia di sviluppare stress cronico o
difficoltà emotive anche gravi. Sulla scorta di queste valutazioni, in ambito
anglosassone, sono sorti gli FCC (Family Centered Care) e gli FCS (Family
Centered Service).
DISABILITÀ E CONTESTO SCOLASTICO
H. Gardner sostiene che l’insegnante è tenuto a: “prendere ogni giorno
decisioni in situazioni sempre più variegate e difficili per cui è necessario lo
sviluppo di un alto grado di flessibilità e credibilità. Le informazioni e le
abilità che apprende nella scuola o in altri ambienti, vanno applicate in
modo flessibile e appropriato in situazioni nuove e impreviste” (1)
Oltre a gestire l’imprevisto, per quanto un insegnante di sostegno cerchi di
prepararsi e prenda notizie sull’allievo che lo informino sul suo percorso
scolastico e sullo stato delle compromissioni, dovrà continuamente fare i
conti fra lo stato “naturale” delle cose (che vorrebbe che gli studenti
migliorino nel tempo) e la condizione di limite a cui l’allievo con disabilità è
soggetto. Tale scarto si ritorce sul senso di competenza e fiducia dell’inse-
gnante, comunque condizionato a leggere in chiave di continuo
miglioramento il percorso cognitivo ed educativo dell’allievo.
Da tali valutazioni parrebbe ragionevole ipotizzare di istituzionalizzare,
nel nostro paese, interventi di consulenza psicopedagogica e di counselling
nei contesti scolastici; sugli allievi ha un impatto fortemente rasserenante
vedere che i docenti vivono in armonia con se stessi.
(1) H. Gardner, Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Ed. Feltrinelli, Milano 1993
Stefania Di Piazza Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out
8
Bibliografia essenziale:
A. Canevaro, I mediatori, Convegno“Autismo ed educazione: il ruolo della scuola”, Bologna 18
novembre 2005;
S. Grittani, Il concetto di resilienza nelle strategie di prevenzione: una review operativa
(http://www.uniurb.it/psicologia/docenti/grittani.htm)
Le isole lazzaretto, di G. Caniato in La laguna di Venezia, a cura di G. Caniato, E. Turri, M. Zanetti.
Cierre Ed., Verona 1995. Opera patrocinata dall’Unesco;
Fratelli e sorelle entrano in gioco, pubblicazione della Provincia di Milano. Direzione Generale. Servizio
Diritti dei disabili e Progetti Speciali;
H. Gardner, Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Ed. Feltrinelli,
Milano 1993;
L. Acanfora, Come logora insegnare, il burn out degli insegnanti, Ed. Scientifiche Magi;
le icone presenti nel testo fanno riferimento alle carte del Sistema Internazionale PCS usato per
l’apprendimento degli allievi con sindrome autistica.
Ringrazio il Prof. Eugenio Bastianon per il dialogo mai interrotto dall’esperienza SOS;
Alma, Vincenzo e Sara per la disponibilità ed i contributi di riflessione offerti alla ricerca.
Stefania Di Piazza

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103 “il burn out dell’insegnante di sostegno. riconoscerlo, prevenirlo, elaborarlo”

  • 1. 1 SSIS VENETO SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE PER L’INSEGNAMENTO SECONDARIO DEL VENETO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “CA’ FOSCARI” DI VENEZIA PERCORSO DI FORMAZIONE AGGIUNTIVA PER LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO NELLA SCUOLA SECONDARIA Seminario di studio:“Il burn out dell’insegnante di sostegno. Riconoscerlo, prevenirlo, elaborarlo” “Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out” Relatrice: dott. ssa Stefania Di Piazza Coordinatore: prof. Eugenio Bastianon
  • 2. 2 INDICE: INTRODUZIONE I mediatori, di A. Canevaro OUVERTURE Un progetto di architettura a paradigma dello stato di burn out nell’insegnante di sostegno. Sistemazione dell’isola del Lazzaretto Vecchio nella laguna di Venezia; progetto dell’arch. S. Di Piazza POSSIBILI SOLUZIONI DEL BURN OUT La soluzione “porta” La soluzione “finestra” DECLINAZIONE DEI MEDIATORI Mediatore “ascensore” Mediatore “scala mobile” Mediatore “scala” COROLLARIO Esperienze italiane ed anglosassoni di coloro che vivono a contatto con persone con disabilità BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE RINGRAZIAMENTI NOTE SULL’AUTRICE: Stefania Di Piazza, insegnante di sostegno presso Istituto Ilaria Alpi di Milano; dott. ssa in Architettura e creatrice di moda. e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
  • 3. 3 INTRODUZIONE I mediatori, di A. Canevaro (1) Definizione: I mediatori sono fattori di protezione, cioè le variabili in grado di sostenere un percorso di sviluppo mitigando l’impatto di eventi e situazioni avverse… (1) Elenco dei mediatori dello sviluppo: - IL MODELLO DI RIFERIMENTO l’assunzione di un modello di riferimento da parte dell’insegnante evita di agire in preda alla casualità - IL PROGETTO proporsi alla classe con un progetto di cui siano comprensibili le finalità stimola l’attivazione degli studenti - LE COMPETENZE EMOZIONALI E RELAZIONALI protagonista dell’insegnamento non è chi lo propone ma la relazione insegnante – allievi - IL SISTEMA DI RELAZIONI NEL CONTESTO LAVORATIVO la validazione del ruolo dell’insegnante favorisce il senso di appartenenza all’istituzione - I RITUALI I rituali sono procedure note di organizzazione spazio – temporale che riducono l’impatto dell’affrontare il nuovo (1) A. Canevaro, I mediatori, Convegno“Autismo ed educazione: il ruolo della scuola”, Bologna 18 novembre 2005 Stefania Di Piazza “Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out” e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
  • 4. 4 OUVERTURE Un progetto di architettura a paradigma dello stato di burn out nell’insegnante di sostegno Sistemazione dell’isola del Lazzaretto Vecchio nella laguna di Venezia. Progetto dell’arch. S. Di Piazza …pregiudicano difficoltà allo sviluppo carenze di interazione sociale (difficoltà di reciprocità) (1) Definizione: Il burn out è una sindrome causata da stress lavorativo che porta al disinvestimento del compito perché non si dispone di risorse adeguate per fronteggiarlo Contesto storico – ambientale L’isola del Lazzaretto Vecchio insiste, in stato di semiabbandono, nella Laguna di Venezia a poche decine di metri dal Lido. Storicamente scelta dal Senato Veneto come sede di un “ospedale pubblico d’isolamento”, deputato sia alla quarantena dei pellegrini provenienti dall’Oriente che al ricovero dei malati di peste. Attualmente, ricovero per cani randagi; destinazione che, fra tante difficoltà, ha consentito la conservazione di significativi manufatti storici a tutt’oggi ancora in condizioni statiche non compromesse. Pianta dell’isola realizzata nel 1813 dall’Ing. Vanzan Manocchi. L’intervento di progetto, cerchiato in rosso, trasforma l’accesso all’isola in “architettura urlante”, compressa lateralmente dalle cinta in muratura. Perché la scelta del lazzaretto: - un luogo di quarantena richiama la tendenza all’inascolto dei segnali del burn out; ignorare il problema equivale a mandare il messaggio “non è giusto avere le ansie che hai”; - un luogo di isolamento evoca la pratica dell’accantonamento del problema sino alla fase più conclamata - l’”urlo” invoca una aumentata, conseguente, domanda di protezione. (1) A. Canevaro, I mediatori, Convegno“Autismo ed educazione: il ruolo della scuola”, Bologna 18 novembre 2005 Stefania Di Piazza “Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out” e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
  • 5. 5 POSSIBILI SOLUZIONI DEL BURN OUT Le soluzioni “porta” e “finestra” Premesso che fra le cause del burn out si possono annoverare: la svalutazione sociale del lavoro dell’insegnante, la difficoltà di trovare alternative lavorative, l’accresciuta richiesta di occuparsi di processi di promozione e inclusione sociale degli allievi (anche con disabilità), la gestione manage- riale del lavoro, il passaggio dall’individualismo al lavoro d’équipe, la protratta situazione di precariato, il susseguirsi delle riforme scolastiche e delle pensioni, la crescita del numero di studenti extracomunitari, il più sempre alto numero di allievi nelle classi, la richiesta di stare al passo con l’adeguamento tecnologico, il continuo bisogno di integrare le conoscenze (per es. nell’ambito delle varie forme di disabilità), il dialogo talvolta conflittuale con le famiglie e le loro incursioni nell’autonomia decisionale dell’insegnante, l’alta età media degli insegnanti, la difficoltà di trovare ascolto al proprio disagio, l’aspettativa sul lavoro incentrata sui risultati più che sull’impegno,ecc. vengono poste a confronto due possibili soluzioni: La soluzione porta, che affronta il problema a valle, quando le circostanze lo rendono ormai inevitabile. Altrimenti denominata “soluzione burocratica”, vie- ne avviata nel caso si ritenga ci sia la condizione di inabilità al lavoro per motivi di salute. All’insegnante viene richiesto, o decide lui stesso, di sottoporsi ad accertamento medico di fronte al Collegio medico competente; per i casi clinici di competenza psichiatrica l’organo sanitario collegiale si avvale dello specialista psichiatra. Nel caso in cui il Collegio medico emetta la diagnosi di inabilità del lavoratore si decreta lo stato di infermità psichica conseguente al burn out. CONFRONTO TRA LE DUE SOLUZIONI: - La prima esprime la “volontà di non vedere” da parte dell’Istituzione scolastica; la seconda prospetta la possibile esistenza del problema ritenendo ragionevoli le ansie dell’insegnante, e che si dia ad esse voce. La soluzione finestra lo affronta a monte guardando lontano, in prospettiva. Fa leva sul momento formativo dell’inse- gnante e coglie la fase strategica dell’af- fiancamento come occasione di riflessione e di apprendimento sul campo (tirocinio ri- flessivo). Comunemente alle professioni di aiuto, ad un supervisore vengono rimandate e discusse le problematiche riscontrate. L’insegnante di sostegno mantiene queste possibilità di osservazione riflessiva durante le ore di compresenza coi colleghi curricolari - La prima si avverte come “sanzione disciplinare” per l’insegnante; la seconda avvalora la necessità di dargli supporto affinché impari ad insegnare. Stefania Di Piazza Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out e-mail: stefania.dipiazza@istruzione.it
  • 6. 6 Scrive P. Levi: “La facoltà umana di scavarsi una nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno una tenue barriera di difesa, anche in circostanze apparentemente disperate, è stupefacente”. L’attitudine alla resilienza richiede la capacità di narrazione a se stessi dell’accaduto in una forma che lo renda sostenibile. Anche in condizioni degradanti, la resilienza è prova di gestione delle emozioni, del prendersi cura di sé e del saper mantenere un sufficiente livello di autostima. Un altro fattore di resilienza è la creatività; il suo risveglio viene innescato da una mancanza:per evitare la sofferenza ad essa associata, è necessario riempire tale spazio con un oggetto che assumerà, in seguito, il valore di simbolo. L’”ASCENSORE” EQUIVALE AD UN MEDIATORE UNICO, AD UN SOLO SCALINO. È INCENTRATO INFATTI SUL SÉ, SULLA NON ASPETTATIVA CHE SIANO GLI ALTRI A CAMBIARE; GLI ALTRI CAMBIERANNO DI CONSEGUENZA. IL POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE EMOZIONALI PERSONALI COSTITUISCE UNO STRUMENTO PRIMARIO DI PREVENZIONE DEL DISAGIO PSICOPATOLOGICO. “Quando i miei figli erano molto piccoli, facevo un gioco con loro. Davo loro in mano un bastoncino, uno a ciascuno, e chiedevo loro di spezzarlo. Non era certo un’impresa difficile. Poi, dicevo di legarli in un mazzetto e di cercare di romperlo, ma non ci riuscivano. Allora io dicevo loro: Quella è la famiglia (dal film Una storia vera,D. Lynch,1999). In ambito psicologico si ritiene che lo sviluppo dell’individuo sia strettamente dipendente dal contesto affettivo di appartenenza. Relazioni significative e positive con le figure di accudi- mento (alleati ”storici”) fanno, in tale orizzonte culturale, da modello per rinnovare l’esperienza di affidamento. LA “SCALA MOBILE” RAPPRESENTA LE RELAZIONI DI PROSSIMITÀ, FACILMENTE RAGGIUNGIBILI, ELETTIVE, BASATE SULLA FIDUCIA RECIPROCA E SULLA COOPERAZIONE DI FORZE. È AL LORO INTERNO CHE, ANCHE SUL LUOGO DI LAVORO, IL RACCONTO PUÓ DIVENIRE CONDIVISIONE E SCAMBIO CONFIDENZIALE DEL PROPRIO MONDO EMOTIVO POTENDO SIA OFFFRIRE SPUNTI DI AGGIUSTAMENTO DELLA VISIONE DI SÉ E DEGLI ALTRI CHE ASCOLTO AL DISAGIO. La legittimazione del contesto sociale, così come dei genitori e dei pari, è un bisogno che dura tutta la vita. In particolar modo per gli insegnanti che “credono” nel proprio lavoro (con un’alta componente onirico- idealista), il disinvestimento della collettività causa una discrepanza tra il sé privato e il sé sociale. Ovvero tra ciò che ritengono di essere rispetto a come pensano di esser percepiti. Gli insegnanti fortemente motivati risultano dalle ricerche i più esposti al burnout (studio Getsemani, Milano 2001). LA “SCALA” DIVIENE SIMBOLO DELLA COMPOSI- ZIONE DI FORZE E DEL FARE SISTEMA PER PICCOLI PASSI. OGNI INSEGNANTE È CONTITOLARE NELLE CLASSI IN CUI OPERA: SE IL CdC È COESO NEL GESTIRE LE SFIDE CHE SI TROVANO AD AFFRONTARE I SUOI COMPONENTI, SARÀ DI ALLEGGERIMENTO EMOTIVO PER LORO. UN’ALTRA FORZA SOCIALE È QUELLA DEL GRUPPO CLASSE, TENDENZIALMENTE SULLO SFONDO ED INVECE DA PORTARE A SOGGETTO DI DIALOGO, A PIÚ VOCI. DECLINAZIONE DEI MEDIATORI: “ascensore” - “scala mobile” - “scala” Non necessariamente le avversità e le condizioni che generano ansietà predispongono ad esiti negativi. Le avversità, agendo sull’autostima se risolte positivamente, portano anche a sviluppare successi. Diviene allora cruciale che si comprenda il significato di un evento negativo e quali risorse, interne ed esterne, si abbiano a disposizione. L’evolvere in positivo è reso in questa schematizzazione con l’accedere ad un piano superiore, non restando cioè passivi di fronte alle situazioni disfunzionali ma agendo sul piano della libertà e della responsabilità personali. Mediatore “ascensore”: la resilienza Mediatore “scala mobile”: l’alleanza Mediatore “scala”: le forze sociali Stefania Di Piazza Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out
  • 7. 7 COROLLARIO Esperienze italiane ed anglosassoni di coloro che vivono a contatto con persone con disabilità Ritenere che lo sviluppo dell’individuo sia strettamente dipendente dal contesto di riferimento ha decretato, in ambito anglosassone, la presa in carico di tutti i membri della famiglia con cui la persona disabile vive. Del resto in Italia, “progetti di lotta alla dispersione scolastica e successo formativo” in cui la direzione scolastica si è avvalsa di una consulenza in psicopedagogia clinica e counselling a supporto di studenti e famiglie in difficoltà, hanno fatto riscontrare un prevalente ed inaspettato ricorso al servizio anche da parte del corpo docente. L’Italia è all’avanguardia, nel panorama europeo, per avere una legislazione che dà possibilità di integrare gli allievi con disabilità nelle classi comuni; esperienza che, in paesi invece come la Gran Bretagna, avviene in casi puramente sperimentali non essendoci una legge sull’integrazione. DISABILITÀ E CONTESTO FAMILIARE La situazione emotiva di fratelli e sorelle (sibling) dei bambini disabili, pur non essendo fisiologicamente critica, richiede una attenzione preventiva al fine di scongiurare possibili conseguenze negative di stampo psicologico-relazionale. Altrettanto significativi risultano alcuni fattori di rischio che possono determinare un esito traumatico. Uno di questi fattori viene situato in una condizione particolare dei genitori che viene definita “lutto senza fine”. In contrasto con le fisiologiche aspettative genitoriali, il trauma si rinnova ogniqualvolta il figlio disabile fallisce negli adempimenti di quei passaggi evolutivi che segnano in maniera speciale l’immaginario dei genitori, poiché forniscono un senso di evoluzione e di continuità alla vita. All’ansia si aggiunge lo stato di vigilanza continua a cui i genitori sono chiamati a protezione del figlio disabile. Occuparsi della famiglia nel suo complesso costituisce la migliore possibilità di assistere il familiare con disabilità e di permettergli di crescere in un contesto supportivo riducendo anche i rischi per gli altri componenti della famiglia di sviluppare stress cronico o difficoltà emotive anche gravi. Sulla scorta di queste valutazioni, in ambito anglosassone, sono sorti gli FCC (Family Centered Care) e gli FCS (Family Centered Service). DISABILITÀ E CONTESTO SCOLASTICO H. Gardner sostiene che l’insegnante è tenuto a: “prendere ogni giorno decisioni in situazioni sempre più variegate e difficili per cui è necessario lo sviluppo di un alto grado di flessibilità e credibilità. Le informazioni e le abilità che apprende nella scuola o in altri ambienti, vanno applicate in modo flessibile e appropriato in situazioni nuove e impreviste” (1) Oltre a gestire l’imprevisto, per quanto un insegnante di sostegno cerchi di prepararsi e prenda notizie sull’allievo che lo informino sul suo percorso scolastico e sullo stato delle compromissioni, dovrà continuamente fare i conti fra lo stato “naturale” delle cose (che vorrebbe che gli studenti migliorino nel tempo) e la condizione di limite a cui l’allievo con disabilità è soggetto. Tale scarto si ritorce sul senso di competenza e fiducia dell’inse- gnante, comunque condizionato a leggere in chiave di continuo miglioramento il percorso cognitivo ed educativo dell’allievo. Da tali valutazioni parrebbe ragionevole ipotizzare di istituzionalizzare, nel nostro paese, interventi di consulenza psicopedagogica e di counselling nei contesti scolastici; sugli allievi ha un impatto fortemente rasserenante vedere che i docenti vivono in armonia con se stessi. (1) H. Gardner, Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Ed. Feltrinelli, Milano 1993 Stefania Di Piazza Nuovi modelli per interpretare e prevenire il burn out
  • 8. 8 Bibliografia essenziale: A. Canevaro, I mediatori, Convegno“Autismo ed educazione: il ruolo della scuola”, Bologna 18 novembre 2005; S. Grittani, Il concetto di resilienza nelle strategie di prevenzione: una review operativa (http://www.uniurb.it/psicologia/docenti/grittani.htm) Le isole lazzaretto, di G. Caniato in La laguna di Venezia, a cura di G. Caniato, E. Turri, M. Zanetti. Cierre Ed., Verona 1995. Opera patrocinata dall’Unesco; Fratelli e sorelle entrano in gioco, pubblicazione della Provincia di Milano. Direzione Generale. Servizio Diritti dei disabili e Progetti Speciali; H. Gardner, Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Ed. Feltrinelli, Milano 1993; L. Acanfora, Come logora insegnare, il burn out degli insegnanti, Ed. Scientifiche Magi; le icone presenti nel testo fanno riferimento alle carte del Sistema Internazionale PCS usato per l’apprendimento degli allievi con sindrome autistica. Ringrazio il Prof. Eugenio Bastianon per il dialogo mai interrotto dall’esperienza SOS; Alma, Vincenzo e Sara per la disponibilità ed i contributi di riflessione offerti alla ricerca. Stefania Di Piazza