More than Just Lines on a Map: Best Practices for U.S Bike Routes
Voi siete qui: spazio fisico e metafisico
1.
2.
3. Qual’è la parte di noi
non legata al mondo fisico?
Sappiamo dove si trova?
4. Doveva essersi tagliato i capelli da poco, perché la nuca era perfettamente rasata. Aomame inspirò, trattenne il respiro,
concentrò la sua mente e individuò rapidamente quel punto. Poi, come per metterci un segno, lo premette leggermente
con la punta delle dita. Chiuse gli occhi, e verificò che il tatto non l’avesse ingannata. “Sì, è qui”. In condizioni normali,
avrebbe preferito controllare meglio, con più calma, ma non aveva tempo per farlo. Poteva soltanto sfruttare al meglio
l’occasione che le era stata offerta. - Mi scusi, può restare un momento fermo in questa posizione? Prendo una mini torcia
dalla borsa. Con la luce di questa stanza non vedo bene.
Aomame, senza staccare la mano dalla nuca dell’uomo, con l’altra tirò fuori dalla borsa un involucro di plastica rigida, ne
aprì il coperchio e ne estrasse un oggetto avvolto in un panno sottile. Usando una mano sola, liberò con destrezza l’oggetto
dal panno: somigliava a un piccolo rompighiaccio. Era lungo una decina di centimetri; l’impugnatura di legno era minuta e
compatta. Ma non era un semplice rompighiaccio. Gli somigliava solo nella forma. Il suo scopo non era quello di
frantumare il ghiaccio. Era stata lei stessa a idearlo e costruirlo. La punta era molto sottile, acuminata e affilata come un
ago per cucire. (…) Diresse l’ago in quel punto della nuca di Miyama. “Adesso stai calma, questo è il momento più
importante”, si disse. Non le era concesso di sbagliare nemmeno di un decimo di millimetro. (…)
Una volta stabilita la posizione e presa la decisione, Aomame sollevò il palmo della mano destra a mezz’aria, trattenne il
respiro, e dopo una brevissima pausa, lo abbassò con un colpo rapido verso la parte dell’impugnatura di legno. Senza
troppa forza, altrimenti l’ago rischiava di piegarsi sotto la pelle. E lei non poteva andarsene lasciandolo lì. Abbassò il palmo
della mano con leggerezza, quasi con amore, con la giusta angolazione, la giusta forza. Senza contrastare la gravità, con
fermezza, facendo sì che quell’estremità sottile fosse risucchiata in quel punto nel modo più naturale possibile. In
profondità, con dolcezza, senza ritorno.
5. “Le cose più importanti sono l’angolazione e l’intensità della forza impiegata. No, ancora più importante è il
modo in cui si trattiene la forza. Se si fa attenzione a questo, il resto è facile come infilare un ago nel tofu. La
punta trafigge la pelle, trapassa quel punto particolare che si trova nella parte inferiore del cervello, e
arresta il battito del cuore come quando si spegne una candela con un soffio. Tutto finisce in un attimo. È
perfino troppo breve.” Era una cosa che poteva fare solo Aomame. Nessun altro avrebbe saputo riconoscere
al tatto un punto così sfuggente. Lei però ne era capace. La punta delle sue dita era dotata di quell’intuito
speciale.
Si sentì il rumore di un respiro mozzato. Tutti i muscoli dell’uomo si contrassero. Dopo aver verificato la
reazione, Aomame estrasse rapidamente l’ago. (…)
Dal corpo di Miyama, ormai irrigidito, la forza scemava progressivamente, come quando l’aria fuoriesce da
una palla da basket. Continuando a tenere l’indice premuto su quel punto della nuca dell’uomo, ne spinse il
corpo sulla scrivania, finché la testa non venne a posarsi sui documenti, col viso che guardava di lato. Gli
occhi erano aperti, in un’espressione sorpresa; come se l’ultima immagine che aveva visto fosse stata
incredibilmente strana. Non si scorgeva paura, né dolore. C’era solo pura sorpresa, come se gli fosse
accaduto qualcosa di insolito e incomprensibile. Non aveva capito nemmeno se si fosse trattato di dolore, di
prurito, di una sensazione piacevole o di una sorta di rivelazione. Al mondo ci sono tanti modi di morire,
ma forse nessuno era facile come quello.