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Comunico, dunque bla bla...
   il discorso politico nel media evo




                   1
schiamazzi
in luogo pubblico

basso livello della pratica politica

qualità scadente del dibattito
politico

disprezzo generalizzato
dell’interesse comune



                2
chiacchiericcio


dichiarazioni ripetitive e stereotipate

demagogia ricorrente

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                        3
l’aia


molte più persone vivono di
politica rispetto al passato


molte più ore di televisione
sono dedicate alla politica


ampliammento del contesto




                                    dati ISIMM


                               4
l’esercito
               di terracotta
      952 parlamentarari


      1.129 consiglieri regionali


      125 assessori regionali


      3.933 amministratori
      provinciali


      152.155 amministratori comunali


      14.242 sindaci e vicesindaci


      6.949 consiglieri circoscriz.


      179.485 soldati

dati: La casta, 2007; fonte Ministero dell’Interno, Anci, Regioni

                                        5
sistema
dell’informazione

sistema televisivo illegittimo

conflitto di interessi

carta stampata non autonoma

condizionamento statale



                6
WikiPost


i mille canali di internet

la questione dei media

i social network




                   7
Blocco mentale
   Mario Sechi, direttore de «Il tempo» a Ballarò
                  (18 gennaio 2011)



«Se Berlusconi dovesse cadere per una storia di
mutande, chi glielo spiega al blocco sociale che
l’ha votato?»




                          8
caccia
 alla dama bianca
“ho una
fidanzata”

l’informazione
va a caccia non
dei fatti, ma
delle parole



                  9
io sono io
e voi non siete...
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inchiesta tangenti su
appalti per estrazioni
petrolifere in
Basilicata

18 dicembre 2008, la
giunta per le
autorizzazioni a
procedere della Camera,
                                Salvatore Margiotta
respinge la richiesta
del tribunale di Potenza



                           10
propaganda e discussioni



Il pacchetto sicurezza

       Clandestini

       Prostitute

       Accattoni




                         11
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 propaganda e promozione

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 interessi nazionali



                                Marcelo Tubert




                           12
chupacabras

il dominio
dell’incertezza

il mistero come
cornice

parlare
all’umore e non
alla ragione


                  13
elementi
del discorso politico




          14
elementi
del discorso politico

 idee

 scelte

 princìpi

 regole



            14
elementi
del discorso politico

 idee       io sono un liberale


 scelte

 princìpi

 regole



                14
elementi
del discorso politico

 idee       io sono un liberale


 scelte     incentivo le imprese


 princìpi

 regole



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elementi
del discorso politico

 idee       io sono un liberale


 scelte     incentivo le imprese


 princìpi   a casa mia faccio quello che voglio


 regole



                14
elementi
del discorso politico

 idee       io sono un liberale


 scelte     incentivo le imprese


 princìpi   a casa mia faccio quello che voglio


 regole     non alla separazione dei poteri




                14
Pretese di validità


  giustezza normativa

  veridicità

  verità

  chiarezza



               15
Argomentare

L’argomentazione

   privilegiare fatti e non opinioni

   analizzare criticamente

   articolare razionalmente

   puntare a farsi capire


                   16
comunicare

La comunicazione

   tende a persuadere

   punta sulla retorica

   analizza con spirito sofistico

   persegue finalità non esplicite


                   17
modello deviato

           contesto

           messaggio
mittente               destinatario
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il partito
 della pubblicità

1992-1993

uffici di
Publitalia




             19
rinascita

Forza Italia
porta a
compimento il
programma della
P2

dissoluzione
della RAI


                  20
fine




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Stoa 2

Editor's Notes

  1. \n
  2. \n
  3. Slide 3\n\nIn generale chi parla lo fa contro uno schieramento, senza badare ad altro che a tenere alto il tono del conflitto.\nÈ l’applicazione al campo politico di uno stile e un approccio mercantile: concorrenza, competizione, aggressività, propaganda...\n\nQuesta situazione non ci piace, e abbiamo anche detto che l’intenzione dell’Associazione è quella di distinguersi da questo stile di discussione in cui vige la regola della sopraffazione.\nIo dico che questa regola non è legata soltanto a una scelta di campo, a un versante ideologico della politica, ma è legata a una concezione del discorso politico alla stregua della retorica di mercato.\nCapire richiede uno sforzo per lo più senza profitto immediato, è un investimento a lungo termine e non mi sembra che l’economia contemporanea sappia seguire questa strada, o che ne abbia interesse.\nFin qui tutto chiaro, sono cose che conosciamo, anche se talvolta non le tematizziamo a sufficienza.\nSi fa fatica ad ammettere che è più importante capire che giudicare, conoscere più che ribadire, studiare più che propalare a vanvera, pensare e riflettere più che fare a casaccio.\n
  4. Slide 4\n\nCiò significa inevitabile abbassamento della qualità della politica.\n\nSuperficialità, dilettantismo, approssimazione, arroganza.\n\nIl problema è che ciò accresce il distorto senso del potere\n\nISIMM : L'ISIMM è un istituto di studio, ricerca ed alta formazione operante nei settori dei media e della multimedialità\n\n
  5. \n
  6. Slide 6\n\nEuropa 7, una battaglia legale lunga 11 anni\nL'accordo raggiunto con il governo, che ha concesso a Europa 7 le frequenze integrative necessarie per mettere in piedi un'emittente che copra l'80% del territorio, mette la parola fine a una battaglia legale lunga undici anni. Queste le principali tappe.\nLuglio 1999 - Europa 7 ottiene dallo Stato la concessione per varare una tv nazionale, ma non le frequenze necessarie a trasmettere: è l'inizio della controversia. Retequattro, munita allora di un'autorizzazione provvisoria, continua a trasmettere.\nNovembre 2002 - La Corte Costituzionale stabilisce che nessun privato può possedere più di due reti e che quelle eccedenti (in questo caso Retequattro) devono cessare la trasmissione in via terrestre entro il 31 dicembre 2003.\nDicembre 2003 - Dopo il rinvio della legge Gasparri alle Camere da parte del Presidente della Repubblica, con cosiddetto decreto 'salvareti', il governo Berlusconi evita il trasloco di Retequattro su satellite e lo stop alla pubblicità su Raitre. Sempre nel 2003, Europa 7 presenta un ricorso al Tar del Lazio per ottenere che ministero e Agcom le assegnino le frequenze. Respinto dal Tar, il ricorso finirà al Consiglio di Stato.\nAprile 2004 - Viene definitivamente approvata la legge Gasparri. L'articolo 25 ingloba il testo del dl salvareti e di fatto allunga la vita a Retequattro, affidando l'apertura del mercato tv e l'aumento del pluralismo al passaggio al digitale terrestre.\nLuglio 2005 - Il Consiglio di Stato sospende l'esame del ricorso di Europa 7 e chiama in causa il tribunale del Lussemburgo.\nLuglio 2006 - La Commissione europea apre una procedura d'infrazione contro l'Italia perché favorisce gli attuali operatori analogici, Rai e Mediaset, nel passaggio al digitale.\nOttobre 2006 - Il governo Prodi vara il ddl di riassetto del sistema tv, firmato dal ministro Paolo Gentiloni. Tentando di rispondere ai rilievi dell'Europa, il provvedimento punta ad aprire il mercato intervenendo sulla concentrazione delle risorse pubblicitarie e delle frequenze.\nLuglio 2007 - L'Europa dà ancora due mesi di tempo all'Italia per modificare la Gasparri, chiedendo di fatto un'accelerazione della legge. L'ultimatum Ue scade il 20 settembre e a nulla vale la richiesta di Gentiloni di una proroga dei termini. Approvato a dicembre dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, il ddl Gentiloni non approderà mai in Aula.\nGennaio 2008 - Arriva la sentenza della Corte di Giustizia europea, interpellata dal Consiglio di Stato sul caso Europa 7: il sistema televisivo in Italia non è conforme alla normativa europea che impone criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori nell'assegnazione delle frequenze.\nMaggio 2008 - I giudici di Palazzo Spada chiedono al ministero dello Sviluppo economico di pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di frequenze da parte dell'emittente, tenendo conto della pronuncia della corte di Giustizia di Strasburgo.\nDicembre 2008 - Il ministero assegna a Europa 7 il canale 8, resosi disponibile grazie alla ricanalizzazione di Raiuno.\nGennaio 2009 - Il Consiglio di Stato stabilisce che Europa 7 dovrà ottenere un risarcimento dallo Stato per 1,041 milioni di euro (a fronte di una richiesta da 3,5 miliardi senza le frequenze, 2,160 miliardi con le frequenze).\nFebbraio 2009 - Europa 7 impugna davanti al Tar del Lazio il provvedimento di assegnazione del canale 8, ritenuto insufficiente a garantire una copertura nazionale. Si apre un nuovo contenzioso, chiuso con l'accordo presentato oggi.\n08 aprile 2010\n\nSecondo un rapporto dell'Unesco di qualche tempo fa, l'Italia, in fatto d’attendibilità dell'informazione, si trova ormai al 41°\nposto, prima del Gambia ma dopo la Guinea. E secondo un'indagine della Freedom House, il nostro Paese “sta uscendo\ndal gruppo degli stati a piena libertà di stampa".\n\nRicordo che quando Silvio Berlusconi visionò con me le rare scene di un contrattacco dei khmer bianchi contro i khmer\nrossi che avevo girato in Cambogia, emise un giudizio rapido e sicuro: "Bellissimo, ma i morti dove sono?".\n“I morti sono dove arrivano i colpi, qui siamo dove partono”\n“E allora l’audience si abbassa” fu la sua conclusione.\nLa legge dell'informazione-spettacolo è semplice: "Un reportage, che spiega e fa capire, vale infinitamente meno di un\naltro che non spiega e non fa capire, ma che tiene lo spettatore col fiato sospeso, incollato allo schermo. E' il secondo tipo\ndi "prodotto" (così chiamano i reportages) che alza gli indici d’ascolto e che fa vincere la gara dell'audience e quindi quella\nper l'acquisizione della pubblicità. Corollario: chi parla all'intelligenza perde, chi parla alle viscere vince.\nIl contagio dilaga persino nel sonoro. Ne ebbi una comica prova già anni fa. Una notte, durante la prima guerra Iran-Iraq,\nentrando in una saletta appartata dell'Hotel Shatt el Arab, a Bassora, colsi un cronista radiofonico che trasmetteva per\ntelefono il suo servizio "dal fronte". A quindici centimetri dal ricevitore teneva acceso un registratore dal quale usciva il\ncrepitio di armi automatiche. Il cronista, sovrapponendo la sua voce a quel suono, aveva cominciato a declamare per\ntelefono: "Estamos aqui, en el medio de la batalla...". (Lucio Lami, Perché la comunicazione ha sostituito l’informazione; conferenza del 26 novembre 2010)\n\n\nIl conflitto di interessi è una costante grave, che sta alla base anche del sistema informativo strangolato. Solo per indicare qualche aspetto non del tutto secondario: "Mi chiedo come fate ad accettare che la Rai inserisca i vostri spot dentro programmi che diffondono solo panico e sfiducia" (dichiarazione di Berlusconi a Villa Madama il 22 ottobre 2008 a una cena con gli industriali)\n\nIl 14 ottobre 2010 al TG1 delle 20 va in onda il lancio di Panorama, in cui si parla dei Fanghi rossi in Sardegna. Il direttore Minzolini è stato redattore di Panorama prima di approdare in RAI. Il lancio non è innocuo neanche dal punto di vista politico, dal momento che sul settimanale del 15-22 ottobre 2010 parte una controffensiva nei riguardi della Marcegaglia.\n\nNonostante la crisi generalizzata e i tagli alla spesa pubblica previsti per l’anno 2011, il maxi emedamento alla Finanziaria recupera altri 40 milioni da destinare al finanziamento pubblico per l’editoria. Infatti, grazie ad un accordo in extremis in Commissione Bilancio alla Camera, le risorse da destinare al finanziamento pubblico delle testate giornalistiche passano da 60 a 100 milioni di euro, cui vanno aggiunti gli 80 milioni già stanziati, per una cifra complessiva di 180 milioni di euro che è più o meno quella messa a disposizione nello scorso anno (e a cui andrebbero aggiunti i contributi per le radio e le televisioni locali e quelli, sia pur di minore entità, per i giornali italiani all’estero). Un provvedimento promosso dai deputati “finiani” che, come spesso capita in questi casi, ha ricevuto un consenso bipartisan, e che sembra abbia trovato le risorse necessarie tramite una leggera riduzione di una serie di voci di spesa di diversi Ministeri.\n \n\n
  7. Slide 7\n\nOggi è la giornata della Comunicazione sociale e il papa ha sostenuto la necessità di usare la rete, ma non di elevare i social network a mondo parallelo.\nÈ una questione antica: non si può creare niente di parallelo, dal momento che tutto capita sotto i nostri occhi. Anche giocare con le figurine Panini voleva dire creare un mondo parallelo.\nLa questione è il rapporto interpersonale e il libro La morte di prossimo di Luigi Zoja (Einaudi 2010) aiuta a focalizzare alcuni aspetti, ma non a risolverli. Sull’uso e il significato dei media in rete proporrei una discussione a data da destinarsi.\n\nLa vera rivoluzione di internet sta nel fatto che:\n1) per la prima volta nella storia dell’umanità tutti possono esprimere la loro opinione e comunicare le proprie idee. Nonostante le manipolazioni mediatiche dei decenni precedenti, quando cercavano di convincerci dell’interattività della comunicazione soltanto perché potevano telefonare in RAI e tirare a indovinare i fagioli della Carrà, ora è effettivamente giunto il momento di una liberazione. È di oggi la notizia che attraverso Facebook si è organizzata una manifestazione per imporre in Belgio elezioni e governabilità.\n2) si intreccia una conoscenza diretta dell’altro, anche se non sempre personale\n3) si hanno più fonti informative, che è quello che manca, soprattutto nel nostro paese.\n\nUn giudizio su Wikileaks: si tratta di resti, della scia di una lumaca, niente di più. Non sono documenti segreti, ma ufficiali che rimangono intasate nel processo planetario della comunicazione. Wikileaks è una grande metafora della dimensione spropositata della comunicazione.\n
  8. Slide 8\n\n– Legittimazione sociale di comportamenti impropri\n– Svuotamento morale della società\n– Delegittimazione del ruolo della magistratura\n\nUna considerazione: il blocco sociale che votò a suo tempo Marrazzo come governatore del Lazio non ha avuto bisogno di spiegazioni per capire le ragioni delle dimissioni. Forse non avrebbe compreso il contrario.\n\nLa domanda di fondo allora è: di cosa parlano giornalisti e commentatori politici? Cosa c’è che non va nei loro discorsi? Perché non si è sentito nessun politico difendere Berlusconi con l’unico argomento possibile e accettabile: «siamo sicuri che il Presidente saprà dare spiegazioni dell’accaduto e che la sua posizione ne uscirà rafforzata». L’unica difesa è stata quella di attaccare la magistratura (o i giudici, con uno scambio di funzioni tipica dell’ignoranza che circola in proposito nel paese). Lo stesso ministro della giustizia ha gravemente leso il ruolo della magistratura, in uno sforzo insensato di difesa d’ufficio (ruolo che non gli compete) del presidente del consiglio.\n\nIl compito che vorrei ritagliarmi stasera è quello di capire e non giudicare. Ed è questo il primo punto che va sottolineato\n
  9. Una tipica strategia per accerchiare l’informazione e per scatenare una massiccia campagna mediatica che distrae dai fatti\n
  10. Slide 10\n\nDal verbale della seduta che si è tenuta in giunta per le autorizzazioni a procedere il 17 e 18 dicembre 2008.\nIl relatore, nonché presidente della giunta, è Castagnetti, compagno di partito di Margiotta, ex Margherita ora PD. Prima curiosità.\nAllora vediamo con quali motivazioni gli hanno dato questo privilegio.\nParla Margiotta, il quale dice che potrebbe dimostrare il fumus persecutionis perché Woodcock non è la prima volta che si occupa di lui.\nQuindi Margiotta dice: "potrei dire che c'è il fumus persecutionis, ma sono un signore e non lo dico.\nPotrei dire che ce l'hanno con me, ma sono un signore e non lo dico.\nPreferisco dire - meno male - che non ho preso tangenti".\nInterviene Brigandì, della Lega\nChiede a Margiotta: "Lei ritiene che la vicenda sia caratterizzata da un fumus persecutionis nei suoi confronti?".\nRisposta di Margiotta: "Si.".\nA questo punto interviene - seduta successiva, 18 dicembre Paniz, del Popolo delle Libertà, e dice: "La linea seguita dalla nostra parte politica è stata e sarà costante, a prescindere dall'appartenenza dei deputati interessati.\nIl nostro schieramento sarà sempre a guardia delle garanzia di libertà che la Costituzione e la legge assicurano ai parlamentari e ai cittadini".\nIl cittadino non può rivolgersi alla giunta della Camera per farsi tutelare, il cittadino finisce in galera e basta.\nLui si vanta: "orgoglio di appartenere a uno schieramento politico..." che ogni volta che il giudice chiede di procedere nei confronti di un parlamentare risponde sempre di no, a prescindere dal colore così non ci sbagliamo.\nQuesto è l'ottimo Paniz di Forza Italia.\nE dice che "la libertà personale può essere limitata solo in caso di pericolo di fuga o di circostanze che possono mettere a repentaglio la genuinità delle prove".\nE in effetti proprio per questo si chiede di mettere Margiotta ai domiciliari, ma Paniz dice: "nel caso dell'On. Margiotta mi sembra evidente la carenza di questi presupposti".\nDecide lui: invece del giudice, i presupposti per la custodia cautelare li decide Paniz.\nAntonio Leone, sempre Popolo della Libertà, va anche oltre. Dice - sentite questa che è meravigliosa - che Woodcock non è nuovo a iniziative di questo genere, è un persecutore di politici.\nGià in passato ha indagato su politici e questo, secondo lui, è già un indice di devianza. Poi aggiunge: "Il Woodcock avanzò altresì domanda di utilizzo di intercettazioni telefoniche di conversazioni tra il Margiotta medesimo e la di lui moglie, in barba al motto popolare per cui 'tra moglie e marito non mettere il dito'".\n\n
  11. Slide 11\n\nera il 2008\nPerché nelle discussioni sui giornali si sono attivati più dibattiti che riflessioni?\nPerché il dibattito crea il necessario effetto Fiction (ganci di vendite)\nPerché il dibattito crea l’utile effetto controversia (punte di ascolto)\nPerché il dibattito crea il benefico effetto don Abbondio (saper stare dalla parte giusta, senza stare da nessuna parte)\n
  12. Slide 12\n\n\nNell’episodio Sotto processo della stagione 9, puntata 14, andata in onda il 6 febbraio 2004\n\nAlcuni civili rimangono uccisi in un raid aereo e la Corte per i Crimini Internazionale si riunisce e accusa gli US di crimini di guerra. Harm, Mac e Bud si occupano della difesa e devono anche sostenere la decisione del loro Paese che ha dato il via al conflitto. Con Bud all'estero, Mikey riceve l'incarico di babysitter per occuparsi di AJ, ma quando il bambino scompare, Bud vola a casa nel bel mezzo del processo.\n\nIn questo episodio il presidente del Tribunale per i crimini è Carlo Berlusconi, interpretato dall’attore Marcelo Tubert\n\n\nMedio Oriente\nDal Medio Oriente è venuta nel 2003 la maggiore novità della politica estera italiana. In breve tempo Silvio Berlusconi, nonostante le radici craxiane, ha portato l’Italia ad essere, come ha dichiarato il premier israeliano Ariel Sharon il 17 novembre scorso, “il piu’ grande amico che Israele abbia in Europa”. E’ stata così ribaltata quella simpatia filoaraba che aveva contraddistinto la politica di Dc e Psi nei decenni passati. Perché si arrivasse alla svolta, è stato certo fondamentale il contributo di due uomini in particolare. Uno è Giuliano Ferrara, consigliere del principe, che il 15 aprile 2002 ha promosso a Roma l’Israele Day. L’altro è Gianfranco Fini, che, nella necessità di chiudere i conti del proprio partito con il passato, si trova ora nella paradossale situazione, per dirla un po’ rudemente, di non poter più criticare un qualsiasi aspetto della politica israeliana.\n\nSull’altro fronte, di conseguenza, l’Italia si è resa protagonista di azioni che hanno fatto indispettire il mondo arabo e palestinese. Se appare comprensibile ed anzi lodevole l’iniziativa presa dalla Presidenza Italiana dell’Unione a inizio settembre, quando al vertice di Riva del Garda Hamas è stata fatta inserire nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, assai meno convincente fu la decisione presa da Berlusconi ad inizio giugno, quando, in viaggio in Medio Oriente, si rifiutò di incontrare Arafat. La scelta provocò una dura polemica tra il premier italiano e il ministro francese de Villepin, secondo il quale la posizione italiana non era “in linea con quella dell’Europa”. Solo una volta, nel 2003, il nostro governo non si è uniformato alla posizione americana in tema di Medio Oriente. E’ stato in luglio, quando, al termine del suo viaggio nella regione, Franco Frattini ha auspicato l’allargamento della road map anche a Siria e Libano. Per il resto l’Italia è sembrata spesso farsi dettare la politica mediorientale dagli Stati Uniti, tanto da rimanere clamorosamente spiazzata ed esclusa dall’eccellente missione europea a Teheran di Gran Bretagna, Francia e Germania, che in ottobre hanno sbloccato la crisi sul programma nucleare dell’Iran.\n\nIraq\nAnche a proposito della guerra all’Iraq il nostro esecutivo è sembrato farsi ingenuamente dettare la posizione dall’amministrazione Bush. Gli obiettivi erano due: fare dell’Italia il principale alleato dell’America in Europa e ottenere vantaggi economici dalla vittoria della guerra. Entrambi però possono dirsi falliti. La Gran Bretagna e la Spagna sono state alleate più utili dell’Italia, sia per l’apporto militare sia per l’appoggio diplomatico in sede Onu, visto che la Spagna, che eppure nel dopoguerra iracheno ha contribuito con truppe meno consistenti delle nostre, era membro provvisorio nel Consiglio di Sicurezza. Non è un caso che Aznar abbia partecipato al famoso Vertice delle Azzorre, dal quale Bush e Blair hanno annunciato la guerra, e dal quale l’Italia è rimasta esclusa. I vantaggi economici non si sono ancora visti, e politicamente la posizione del nostro esecutivo è sembrata inutilmente servile. Non era sbagliato porsi come collante tra Washington e Bruxelles, anzi era legittimo per una media potenza che avrebbe rischiato, come il meno autorevole Belgio, di venire schiacciato dall’asse franco-tedesco. Ma Roma, come invece le chiedeva il Presidente Ciampi, sull’Iraq non è riuscita né a favorire una posizione unitaria dell’Europa, che invece ha ostacolato, né a lavorare veramente per una soluzione di pace all’interno dell’Onu (come le impone l’articolo 11 della Costituzione), senza la cui legittimazione e il cui scudo i nostri soldati in Iraq sono risultati drammaticamente impotenti. Autoesclusasi dalla guerra per non dispiacere al mondo cattolico, l’Italia, europeista e filoamericana, aveva la carte giuste per lavorare ad un’intesa dell’Europa e dell’Onu. Non ha saputo giocarle.\n\n
  13. Da Voyager a Misteri si diffonde la cultura di un sapere privo di conoscenze.\nL’idea è che ciò che non è finito, concluso, è più produttivo, consente maggiore investimenti.\n\nNeanche più i tratti della personalità sono fissati (caso Beautiful)\n
  14. Slide 14\n\n1. Le idee fondano i convincimenti politici\n2. Le scelte consentono di fare la politica\n3. I princìpi offrono l’ordinamento inviolabile (come le norme morali, che nessuna ideologia e nessuna scelta concreta può contravvenire, ma qualcuno ci prova lo stesso)\n4. Le regole sono le basi del gioco della politica, la cornice di riferimento (in parte modificabile) che è valida per tutti gli attori della politica (quindi anche per tutti gli osservatori e i commentatori)\n
  15. Slide 14\n\n1. Le idee fondano i convincimenti politici\n2. Le scelte consentono di fare la politica\n3. I princìpi offrono l’ordinamento inviolabile (come le norme morali, che nessuna ideologia e nessuna scelta concreta può contravvenire, ma qualcuno ci prova lo stesso)\n4. Le regole sono le basi del gioco della politica, la cornice di riferimento (in parte modificabile) che è valida per tutti gli attori della politica (quindi anche per tutti gli osservatori e i commentatori)\n
  16. Slide 14\n\n1. Le idee fondano i convincimenti politici\n2. Le scelte consentono di fare la politica\n3. I princìpi offrono l’ordinamento inviolabile (come le norme morali, che nessuna ideologia e nessuna scelta concreta può contravvenire, ma qualcuno ci prova lo stesso)\n4. Le regole sono le basi del gioco della politica, la cornice di riferimento (in parte modificabile) che è valida per tutti gli attori della politica (quindi anche per tutti gli osservatori e i commentatori)\n
  17. Slide 14\n\n1. Le idee fondano i convincimenti politici\n2. Le scelte consentono di fare la politica\n3. I princìpi offrono l’ordinamento inviolabile (come le norme morali, che nessuna ideologia e nessuna scelta concreta può contravvenire, ma qualcuno ci prova lo stesso)\n4. Le regole sono le basi del gioco della politica, la cornice di riferimento (in parte modificabile) che è valida per tutti gli attori della politica (quindi anche per tutti gli osservatori e i commentatori)\n
  18. Slide 14\n\n1. Le idee fondano i convincimenti politici\n2. Le scelte consentono di fare la politica\n3. I princìpi offrono l’ordinamento inviolabile (come le norme morali, che nessuna ideologia e nessuna scelta concreta può contravvenire, ma qualcuno ci prova lo stesso)\n4. Le regole sono le basi del gioco della politica, la cornice di riferimento (in parte modificabile) che è valida per tutti gli attori della politica (quindi anche per tutti gli osservatori e i commentatori)\n
  19. Slide 15\n\nL’argomentazione dovrebbe essere il vero problema del discorso fra gli uomini, specie in chiave sociale, politica e, in generale, inter-soggettiva. Nell’argomentazione ciò che conta di più è l’idea da articolare e l’articolazione dell’idea. Nella comunicazione conta di più, invece, l’opinione e la strategia di espansione dell’opinione, senza badare troppo all’articolazione del discorso, ma affidandosi a particolare segnali persuasivi.\nArgomentare e comunicare usano lo stesso canale, ma in effetti funzionano diversamente riguardo alla finalità e allo scopo, per lo meno nel mondo attuale, in cui domina il mercato\n\ngiustezza normativa : disparità di considerazione (sopraffazione verbale)\nveridicità : secondi fini\nverità : effettività oggettiva, esistenza o meno\nchiarezza : comprensibilità\n\nEsempio:\nil capo ufficio vi affida un incarico che non rientra nei vostri compiti e che non riuscirete a portare a termine nel tempo indicato. Lo fa in presenza di colleghi. In più voi siete appena arrivati in Italia e non parlate bene la lingua.\n\nVoi assumete l’incarico, ma poi a casa vi lamentate:\n1) perché il capo non vi può trattare così davanti ai colleghi: non siete mica il suo schiavetto (giustezza normativa)\n2) ha voluto semplicemente mettervi in cattiva luce di fronte agli altri colleghi (veridicità)\n3) il capo sa bene che quel compito non rientra nelle vostre mansioni e che non basta il tempo che vi ha assegnato (verità oggettiva)\n4) come se non bastasse parlava veloce e in modo incomprensibile per me che sono appena arrivato (chiarezza)\n\n\n\n
  20. Slide 16\n\nLa strategia di una buona argomentazione rifugge dalle strategie della comunicazione retorica e sofistica.\n\nUn buon esempio di come in politica può avvenire una distorsione dell’argomentazione è dato dal libro di Marco Travaglio Ls comparsa dei fatti (Il Saggiatore, 2006, 20082).\n\nNell’argomentazione il lato emotivo è presente, ma non è strategico, funziona come sfondo inevitabile.\nL’uomo che argomenta sa anche distinguere emozione da emozione, non se ne spaventa.\n
  21. Questo perché si basa su uno schema distorto della comunicazione\n
  22. \n
  23. \n
  24. Crisi depressive di Berlusconi che si sentiva accerchiato da Dell’Ultri.\nContatti famiglie mafiose-Dell’Utri.\nIl programma anticomunista.\nLe dichiarazioni di Dell’Utri sulla necessità di creare intorno a sé e al cavaliere uno scudo contro i processi.\n
  25. Slide 20\n\nPIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA\n\n\n1) L'aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema.\n2) Il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.\n3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nella elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.\n4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione - successivi al restauro del libero gioco delle istituzioni fondamentali - che, senza intaccarne l'armonico disegno originario, le consentano di funzionare per garantire alla nazione ed ai suoi cittadini libertà e progresso civile in un contesto interno e internazionale ormai molto diverso da quello del 1946.\n\nOBIETTIVI\n1) Nell'ordine vanno indicati:\na) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC ed al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale);\nb) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia per i quotidiani; e, per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia cristiana. La RAI-TV non va dimenticata.\n[p. 612 ]\nc) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;\nd) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da preporre ai singoli dicasteri;\ne) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi;\nf) il Parlamento, la cui efficienza è subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la stampa ed i sindacati.\n2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico-finanziario.\nLa disponibiltà di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.\nGoverno, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.\n3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l'etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati nonchè pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità.\nGli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.\n...\n\n2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominatim. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente.\nAi giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.\n[p. 614 ]\nIn un secondo tempo occorrerà:\na) acquisire alcuni settimanali di battaglia;\nb) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;\nc) coordinare molte TV via cavo con l’agenzia per la stampa locale;\nd) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.\n\n
  26. \n
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