Brevi descrizioni delle chiese di S Maria in Trastevere,
S. Crisogono,S. Cecilia in Trastevere,S. Maria in Cappella,S.Benedetto in Piscinula, S. Bartolomeo all'Isola,
S. Maria in Cosmedin e analisi dei rispettivi campanili.
Sergio Rebora, "L'oratorio di San Lorenzo a Cantalupo. Note artistiche"officinadellostorico
Sergio Rebora, "L'oratorio di San Lorenzo a Cantalupo. Note artistiche", in AA.VV., Il Tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle istituzioni pubbliche di assistenza e benficenza di Milano, a cura di Marco G. Bascapé, Paolo M. Galimberti, Sergio Rebora, Milano, Silvana editoriale, 2001, pag. 385.
Brevi descrizioni delle chiese di S Maria in Trastevere,
S. Crisogono,S. Cecilia in Trastevere,S. Maria in Cappella,S.Benedetto in Piscinula, S. Bartolomeo all'Isola,
S. Maria in Cosmedin e analisi dei rispettivi campanili.
Sergio Rebora, "L'oratorio di San Lorenzo a Cantalupo. Note artistiche"officinadellostorico
Sergio Rebora, "L'oratorio di San Lorenzo a Cantalupo. Note artistiche", in AA.VV., Il Tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle istituzioni pubbliche di assistenza e benficenza di Milano, a cura di Marco G. Bascapé, Paolo M. Galimberti, Sergio Rebora, Milano, Silvana editoriale, 2001, pag. 385.
3. L'edificio aveva pianta circolare, costituita in origine da tre cerchi
concentrici: uno spazio centrale circondato da due ambulacri più bassi ad
anello
L’ultimo anello era composto da 4 ambienti di maggiore altezza iscriventi
una croce greca e 4 ambienti intermed di altezza inferiore.
Gli interni erano riccamente decorati con lastre di marmo: sono stati
rinvenuti tratti del pavimento originale, con lastre in marmo cipollino e
fori sulle pareti testimoniano la presenza di un rivestimento parietale
nello stesso materiale. Nello spazio centrale si trovava l'altare, inserito
in uno spazio recintato.
Il colonnato che circonda lo spazio centrale è composto da 22 colonne
con fusti e basi di reimpiego (di altezza diversa l'una dall'altra), mentre i
capitelli ionici furono appositamente eseguiti nel V secolo per la chiesa.
Anche gli architravi sopra le colonne, probabilmente rilavorati da blocchi
reimpiegati di diversa origine, hanno altezze leggermente diverse.
La Chiesa del V secolo
Il percorso di ingresso alla chiesa
era costruito da spazi aperti e
chiusi alternati
Facendo contrasto con la pianta a croce
greca create dalle quattro cappelle
laterali
4. Storia
La chiesa, probabilmente voluta da
papa Leone I (440-461), venne costruita
solo tra il 468 e il 483 sotto papa
Simplicio.
Durante il VI e VII secolo divenne ospite
di risorse preziose e reliquie
La chiesa venne modificata lievemente
nell’XI secolo.
La chiesa nei secoli decadde e venne
restaurata nel XII secolo
Nel XV secolo venne restaurata e fu
privata dell’anello più esterno da
Bernardo Rossellino
5. Poi…
Nel XVIII secolo, a mo' di risarcimento per la
distruzione della chiesa nazionale ungherese di Santo
Stefano Minore al Vaticano, fu creata nella basilica di
Santo Stefano Rotondo una nuova cappella nazionale
ungherese per gli studenti provenienti dal Regno
d'Ungheria.
Dal 1958 sono iniziati gli scavi archeologici nel
sottosuolo della chiesa e nella zona circostante, ed
una serie di restauri, tuttora in corso.
La basilica appartiene al Pontificio collegio
germanico-ungarico e fa parte della parrocchia della
vicina Santa Maria in Domnica alla Navicella.
6.
7. Il titolo
cardinalizio
Fin dalla sua prima costruzione
la chiesa è sede dell’omonimo
titolo cardinalizio, di cui
attualmente è titolare
Friedrich Weber.
titulus Sancti Stephani in Coelio Monte
Weber: ex arcivescovo metropolita di Monaco e Frisinga. Ora, per l’età (80 anni) dal 2007 non è più cardinale elettore né governatore pastorale dell’arcidiocesi, ma rimane arcivescovo emerito di Monaco e Frisinga.
… come si può notare dal fatto che ha 25 nappe rosse…
L'edificio aveva pianta circolare, costituita in origine da tre cerchi concentrici: uno spazio centrale (diametro 22 m) era delimitato da un cerchio di 22 colonne architravate, sulle quali poggia un tamburo (alto 22,16 m); tale parte centrale era circondata da due ambulacri più bassi ad anello: quello più interno (diametro 42 m) era delimitato da un secondo cerchio di colonne collegate da archi, oggi inserite in un muro continuo, mentre quello più esterno (diametro 66 m), scomparso, era chiuso da un basso muro.
Nell'anello più esterno dei colonnati radiali sormontati da un muro delimitavano quattro ambienti di maggiore altezza, che iscrivevano nella pianta circolare una croce greca riconoscibile anche all'esterno per la differenza di altezza delle coperture.
I tratti intermedi dell'anello più esterno, di altezza inferiore, erano ulteriormente suddivisi in uno stretto corridoio esterno, coperto da una volta a botte anulare, e in uno spazio più interno, probabilmente scoperto. Dai corridoi, a cui si accedeva dall'esterno mediante otto piccole porte, si passava agli ambienti radiali della croce greca, e da qui all'ambulacro interno e allo spazio centrale, coperti probabilmente con volte autoportanti, costituite forse da tubi fittili.
Gli interni erano riccamente decorati con lastre di marmo: sono stati rinvenuti tratti del pavimento originale, con lastre in marmo cipollino e fori sulle pareti testimoniano la presenza di un rivestimento parietale nello stesso materiale. Nello spazio centrale si trovava l'altare, inserito in uno spazio recintato.
Il colonnato che circonda lo spazio centrale è composto da 22 colonne con fusti e basi di reimpiego (di altezza diversa l'una dall'altra), mentre i capitelli ionici furono appositamente eseguiti nel V secolo per la chiesa. Anche gli architravi sopra le colonne, probabilmente rilavorati da blocchi reimpiegati di diversa origine, hanno altezze leggermente diverse.
Papa Leone I aveva anche fatto costruire un’altra chiesa a Santo Stefano. Furono trovate nelle fondamenta due monete dell’imperatore Libio Severo (461-465). Inoltre tramite la dendrocronologia si è trovato che il legno delle travi era stato tagliato attorno al 455. Però, sapendo da fonti che è stata inaugurata sotto Simplicio, viene datata tra il 468 e il 483.
Nell’XI secolo la cappella fu ristretta con tramezzi per ospitare una sacrestia e un coro secondario.
XII sec: Fu restaurata ad opera di papa Innocenzo II negli anni tra il 1139 e il 1143: l'anello esterno e tre dei quattro bracci vennero abbandonati, mentre rimase intatto solo quello che ospitava la cappella dei santi Primo e Feliciano. Il colonnato più esterno venne chiuso con muri in mattoni e fu creato un porticato di ingresso, coperto a volta, a cinque arcate su colonne con fusti di reimpiego in granito e capitelli tuscanici.
Nel rifacimento delle coperture dello spazio centrale si costruì, per ridurre l'ampiezza, un muro di tramezzo, aperto con tre archi (quello centrale più ampio dei due laterali) sostenuti da due grandi colonne, con fusti di granito e capitelli corinzi e basi di reimpiego. Infine, per consolidare la struttura, 14 delle finestre aperte sul tamburo vennero murate.
XV sec: L'edificio, privo di un clero regolare, continuò ad essere trascurato e nel 1420 la chiesa venne descritta come basilica disrupta e se ne giunse a interpretare i resti come quelli di un tempio dedicato al dio Fauno. La convinzione che la chiesa derivasse dalla riutilizzazione di un edificio romano durò fino al XIX secolo, così come la denominazione di "Tempio di Bacco". Dunque papa Niccolò V (1447 – 11455) incarica il fiorentino Bernardo Rossellino di restaurare completamente la chiesa, che rifece le coperture e il pavimento, rialzandone la quota, collocò al centro dell'edificio un altare marmoreo (che non e quello odierno, che si deve al 1736 ed è opera di Filippo Barigoni), eliminò definitivamente il cadente ambulacro esterno e tamponò le colonne del secondo anello con un robusto cilindro murario che corrisponde all'attuale parete esterna dell'edificio. Dei bracci della croce greca ne rimase quindi uno solo utilizzato come vestibolo in corrispondenza del portico d'ingresso del XII secolo. Alcuni autori hanno ipotizzato nella sistemazione un ruolo progettuale anche di Leon Battista Alberti.
Nel 1613 sull'altare venne collocato un alto tabernacolo di legno intagliato, oggi nell'ambulacro.
Fino al XIX si sono continuati ad applicare lievi cambiamenti.