R. Villano-Diritto della comunità all'eucaristia nel pensiero del Prof. Rat...Raimondo Villano
45. R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Allievo del Prof. Joseph Ratzinger, Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona) - Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, maggio 2013;
R. Villano - Riflessioni sul cristianesimo di Ratzinger: Dio in PascalRaimondo Villano
abs. da:
45. R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Allievo del Prof. Joseph Ratzinger, Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona) - Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, maggio 2013.
Raimondo Villano - Riflessioni sul cristianesimo di Ratzinger: analisi singol...Raimondo Villano
45. R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Allievo del Prof. Joseph Ratzinger, Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona) - Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, maggio 2013;
Abs. da: R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona). Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, Roma maggio 2013.
R. Villano-Diritto della comunità all'eucaristia nel pensiero del Prof. Rat...Raimondo Villano
45. R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Allievo del Prof. Joseph Ratzinger, Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona) - Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, maggio 2013;
R. Villano - Riflessioni sul cristianesimo di Ratzinger: Dio in PascalRaimondo Villano
abs. da:
45. R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Allievo del Prof. Joseph Ratzinger, Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona) - Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, maggio 2013.
Raimondo Villano - Riflessioni sul cristianesimo di Ratzinger: analisi singol...Raimondo Villano
45. R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Allievo del Prof. Joseph Ratzinger, Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona) - Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, maggio 2013;
Abs. da: R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, Aula 310, dal 13 feb al 15 mag 2013 sotto la guida del Direttore Prof. Rev. Achim BUCKENMAIER (Docente di dogmatica, Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso l’Università Lateranense, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Congregazione per la dottrina della Fede) e con la collaborazione del Prof. Rev. Ludwig WEIMER (Docente di dogmatica e Vice-Direttore della Cattedra; abilitato nel 1981 alla libera docenza in teologia dogmatica dal Prof. Joseph Ratzinger a Ratisbona). Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, Roma maggio 2013.
Enrico Dal Covolo: Intervista ad Avvenire, Rinnovato dialogo tra fede e ragioneDailyFocusNews
Intervista ad Avvenire di Mons Enrico Dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense. Dal Covolo: “La buona teologia poggia su quattro pilastri. La Parola di Dio alla base, poi la tradizione della Chiesa. Quindi il magistero e infine l’attenzione alle sfide del momento presente. L’efficace inculturazione passa attraverso lo studio approfondito dei segni dei tempi, ai quali va data una risposta. Ci vuole sia la cultura accademica, sia un’attenzione culturale ampia, che sappia incrociare la vita di tutti i giorni.”
analisi di tre documenti del dialogo ecumenico: Unico mediatore, i santi e Maria (1990); Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1997), Maria grazia e speranza in Cristo (2004)
Cardinal Bertone al Salone di Torino: Offerta cristiana alla società contempo...DailyFocusNews
“Solo se condivideremo le prospettive e le domande del nostro tempo potremo comprendere la Parola di Dio come rivolta a noi nel presente. (…) La Chiesa è parte del mondo e perciò essa può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo”. Sono alcuni passaggi della speciale lettera che il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto al cardinale Tarcisio Bertone, già segretario di Stato, e che fa da introduzione al suo nuovo volume "La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea", pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
La recezione del concilio vaticano ii nei movimenti ecclesialiRaffaele Nappi
di Miguel Delgado Galindo
Sottosegretario del Pontificio
Consiglio per i Laici
---------------------------
Durante il Pontificio Consiglio
per i Laici nel 2008, Benedetto XVI
pronunciò queste parole:
«I movimenti ecclesiali e le nuove
comunità sono una delle novità più
importanti suscitate dallo Spirito Santo
nella Chiesa per l’attuazione del Concilio
Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso
dell’assise conciliare, soprattutto negli
anni immediatamente successivi, in
un periodo carico di entusiasmanti
promesse, ma segnato anche da difficili
prove. Paolo VI e Giovanni
Paolo II seppero accogliere e
discernere, incoraggiare e promuovere
l’imprevista irruzione delle nuove realtà
laicali che, in forme varie e sorprendenti,
ridonavano vitalità, fede e speranza a
tutta la Chiesa»
Tarcisio bertone al salone del libro con la fede e il bene comuneDailyFocusNews
Il volume è articolato in due parti, riconducibili a due tematiche principali: la prima affronta soprattutto le questioni sociali, economiche e politiche dei nostri giorni; nella seconda prevalgono temi di taglio più dottrinale.
Introduzione alla lettura dei quattro discorsi tenuti da Barth a Ginevra, durante il semestre ecumenico,nel luglio1935. (Cf BARTH Karl, "La Chiesa", Milano: Città Nuova1970,173-193).
Este documento describe un libro escaneado como parte de un proyecto de Google para digitalizar libros de dominio público y hacerlos disponibles en línea. Explica que el libro es antiguo y los derechos de autor han expirado, y proporciona instrucciones sobre el uso apropiado de los archivos digitales, incluyendo no usarlos con fines comerciales y mantener la atribución a Google.
Este documento presenta un libro escaneado por Google como parte de un proyecto para digitalizar libros de dominio público y hacerlos disponibles en línea. Explica que el libro ya no está protegido por derechos de autor y proporciona normas para el uso apropiado y no comercial de los archivos digitales, incluyendo la atribución y el cumplimiento de las leyes de copyright.
More Related Content
Similar to Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime
Enrico Dal Covolo: Intervista ad Avvenire, Rinnovato dialogo tra fede e ragioneDailyFocusNews
Intervista ad Avvenire di Mons Enrico Dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense. Dal Covolo: “La buona teologia poggia su quattro pilastri. La Parola di Dio alla base, poi la tradizione della Chiesa. Quindi il magistero e infine l’attenzione alle sfide del momento presente. L’efficace inculturazione passa attraverso lo studio approfondito dei segni dei tempi, ai quali va data una risposta. Ci vuole sia la cultura accademica, sia un’attenzione culturale ampia, che sappia incrociare la vita di tutti i giorni.”
analisi di tre documenti del dialogo ecumenico: Unico mediatore, i santi e Maria (1990); Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1997), Maria grazia e speranza in Cristo (2004)
Cardinal Bertone al Salone di Torino: Offerta cristiana alla società contempo...DailyFocusNews
“Solo se condivideremo le prospettive e le domande del nostro tempo potremo comprendere la Parola di Dio come rivolta a noi nel presente. (…) La Chiesa è parte del mondo e perciò essa può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo”. Sono alcuni passaggi della speciale lettera che il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto al cardinale Tarcisio Bertone, già segretario di Stato, e che fa da introduzione al suo nuovo volume "La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea", pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
La recezione del concilio vaticano ii nei movimenti ecclesialiRaffaele Nappi
di Miguel Delgado Galindo
Sottosegretario del Pontificio
Consiglio per i Laici
---------------------------
Durante il Pontificio Consiglio
per i Laici nel 2008, Benedetto XVI
pronunciò queste parole:
«I movimenti ecclesiali e le nuove
comunità sono una delle novità più
importanti suscitate dallo Spirito Santo
nella Chiesa per l’attuazione del Concilio
Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso
dell’assise conciliare, soprattutto negli
anni immediatamente successivi, in
un periodo carico di entusiasmanti
promesse, ma segnato anche da difficili
prove. Paolo VI e Giovanni
Paolo II seppero accogliere e
discernere, incoraggiare e promuovere
l’imprevista irruzione delle nuove realtà
laicali che, in forme varie e sorprendenti,
ridonavano vitalità, fede e speranza a
tutta la Chiesa»
Tarcisio bertone al salone del libro con la fede e il bene comuneDailyFocusNews
Il volume è articolato in due parti, riconducibili a due tematiche principali: la prima affronta soprattutto le questioni sociali, economiche e politiche dei nostri giorni; nella seconda prevalgono temi di taglio più dottrinale.
Introduzione alla lettura dei quattro discorsi tenuti da Barth a Ginevra, durante il semestre ecumenico,nel luglio1935. (Cf BARTH Karl, "La Chiesa", Milano: Città Nuova1970,173-193).
Este documento describe un libro escaneado como parte de un proyecto de Google para digitalizar libros de dominio público y hacerlos disponibles en línea. Explica que el libro es antiguo y los derechos de autor han expirado, y proporciona instrucciones sobre el uso apropiado de los archivos digitales, incluyendo no usarlos con fines comerciales y mantener la atribución a Google.
Este documento presenta un libro escaneado por Google como parte de un proyecto para digitalizar libros de dominio público y hacerlos disponibles en línea. Explica que el libro ya no está protegido por derechos de autor y proporciona normas para el uso apropiado y no comercial de los archivos digitales, incluyendo la atribución y el cumplimiento de las leyes de copyright.
Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime
1. L ermeneutica dell ermeneutica
Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime
dell ermeneutica della continuità
di don Davide Pagliarani
Documenti
A c c a n t o a l l e v a l u t a z i o n i m e d i a t i c h e e a l l e p re s e n t a z i o n i
Dottrina
superficiali e scontate, un’attenta analisi dell’ermeneutica
della continuità evidenzia perfettamente il fallimento del Concilio.
Il pontificato di Benedetto XVI è
stato contraddistinto da alcuni momenti
fondamentali che hanno provocato rea-
zioni non sempre pienamente prevedibili
e certamente non facilmente controllabili:
basti pensare alle polemiche che hanno
fatto seguito al motu proprio Summorum
Pontificum. Tale atto, occasione di una
reazione generalizzata apertamente ostile, è
stato pure l’occasione per alcuni di scoprire
quale sia il vero patrimonio liturgico della
Chiesa e, attraverso di esso, lo stimolo a
scoprire una ecclesiologia ed un impianto
teologico non solo diverso ma incompa-
tibile con quello forgiato in questi ultimi
cinquant’anni e imposto prepotentemente
al “Popolo di Dio”.
Tra queste scelte caratterizzanti il
pontificato di Benedetto XVI ci sembra di
poter annoverare innanzitutto il principio
dell’ermeneutica della continuità, che Il discorso di Benedetto XVI del 22 dicembre 2005
trova la sua formulazione programmatica alla Curia romana, in cui si fa strada l’espressione
nel celebre discorso alla Curia romana del «ermeneutica della continuità» relativa ai testi del
22 dicembre 2005. A tale discorso non Vaticano II.
hanno fatto seguito reazioni eclatanti e di posizioni contrapposte tuttora in corso
clamorose come in altri casi, nondimeno che merita la nostra attenzione.
da esso è nato un movimento di pensiero e Nelle riflessioni che seguono cerche-
remo di analizzare in estrema sintesi che
1 Utilizziamo solo per comodità l’espressione cosa affermi il principio dell’ermeneutica
“ermeneutica della continuità” in quanto essa è della continuità e soprattutto cercheremo
certamente la più diffusa nella vulgata per indicare di collocarlo nel frangente storico che la
il tipo di ermeneutica indicato dal Papa in contrap- Chiesa sta vivendo onde cercare di evin-
posizione all’ermeneutica “della discontinuità o della
rottura”. Per esattezza il Papa parla di “ermeneutica cerne tutte le implicazioni.
della riforma”.
La Tradizione
5 Cattolica
2. Un principio vero accanto ad un cilio in modo autentico, secondo il suo
vero intendimento e soprattutto in perfetta
presupposto indimostrato armonia con la Tradizione.
Benedetto XVI, a quarant’anni dalla L’intervento di Benedetto XVI ha
chiusura del Concilio, riconosce che situa- innanzitutto il pregio di evidenziare un
zioni di profondo malessere hanno fatto principio sacrosanto, ovvero che nell’inse-
seguito a quell’evento storico. Egli ravvisa gnamento magisteriale della Chiesa non ci
subito tale difficoltà in un problema di rice- può essere rottura ma continuità: ciò che la
zione del Concilio, legato a sua volta ad un Chiesa ha sempre insegnato non può essere
problema di interpretazione (ermeneutica) superato né messo da parte, ma costituisce
dei testi del Concilio stesso: troppo spesso il suo patrimonio irrinunciabile il quale,
il Concilio sarebbe stato interpretato e nei suoi contenuti fondamentali, non può
quindi applicato in rottura con la Tradizione cambiare.
costante della Chiesa, contro il significato Notiamo subito che la verità ricordata
oggettivo dei suoi testi e contro l’intenzione da Benedetto XVI è, in un certo senso,
degli stessi Padri conciliari. L’ermeneutica estremamente semplice e appartiene ai
della continuità si presenta quindi come la rudimenti della fede ed ai princìpi basi-
via da percorrere per interpretare il Con- lari che definiscono la natura stessa della
La Tradizione 6
Cattolica
3. Chiesa. Di conseguenza il fatto che egli si Entrando ora nel vivo delle nostre
sia sentito in dovere di programmare il suo considerazioni intendiamo situare stori-
pontificato alla luce di essa rappresenta una camente l’ermeneutica della continuità
prima significativa ammissione della crisi cercando di coglierne tutti gli addentellati:
dottrinale in cui versa la Chiesa: nel dover senza entrare in merito ai contenuti speci-
ricordare solennemente una verità sem- fici del Concilio, già tante volte discussi,
plicissima ed elementare, evidentemente ci renderemo conto che essa postula una
accantonata nell’ortoprassi, nell’insegna- serie di elementi che anziché salvare il
mento e nel sentire comuni, il Papa fornisce Concilio ne dimostrano, indirettamente,
inevitabilmente un indice oggettivo della il fallimento.
gravità della situazione attuale.
Dottrina
Ci troviamo infatti davanti ad un tono
insolito, in cui i discorsi abituali sul Conci- PRIMA PARTE:
lio, celebrativi e altisonanti, sono sostituiti
dal ricordo di principi elementari: questo
L eclissi del Magistero
rappresenta una prima grave ammissione
che qualcosa non ha funzionato. Finalità del Magistero
Bisogna riconoscere inoltre che Vale la pena innanzitutto di focaliz-
l’aver ricordato il principio che negli inse- zare l’attenzione sulla finalità specifica del
gnamenti della Chiesa non ci può essere Magistero e più in particolare di un Conci-
rottura, ha provocato in alcuni soggetti, lio che si autocertifica come “pastorale”.
soprattutto sacerdoti, il desiderio di valo- La questione è capitale in quanto la
rizzare ciò che appartiene al passato e alla finalità rappresenta la ragion d’essere di
Tradizione della Chiesa, il che si è tradotto una realtà e ciò che più di ogni altro ele-
in tanti casi nella scoperta progressiva di un mento la specifica e la caratterizza.
patrimonio assolutamente nuovo di cui essi Non dobbiamo dimenticare che
sentono di essere stati defraudati: questo è il Magistero è per definizione la regola
indubbiamente l’effetto più positivo del- prossima della Fede, cioè quella fonte
l’ermeneutica della continuità. che immediatamente mi deve dire e fare
Tuttavia l’ermeneutica della conti- capire cosa devo credere e fare per essere
nuità si profila, non tanto nel suo valore un buon cristiano e salvarmi l’anima. In
intrinseco e astratto quanto piuttosto nel- questo senso il Magistero si distingue dalla
l’applicazione concreta che ne viene fatta, Sacra Scrittura e dalla Tradizione le quali,
come un’arma a doppio taglio: essa di fatto pur essendo fonti della Rivelazione, sono
dà per scontato che i testi del Concilio regole remote della Fede, cioè necessitano
siano in perfetta continuità con la Tradi- delle delucidazioni intermedie del Magi-
zione costante della Chiesa e quantunque
evidenzi un problema grave e oggettivo di Commissione Ecclesia Dei, in un recente intervento
del 2 luglio scorso a Wigratzbad (Germania), parla di
rottura lo restringe sistematicamente ad una una “ideologia para-conciliare” che si sarebbe addi-
questione di interpretazione del Concilio rittura “impadronita del Concilio fin dal principio,
stesso, ad una deviazione prodottasi nel sovrapponendosi a esso. Con questa espressione,
Postconcilio. L’assoluta fedeltà del Concilio non si intende qualcosa che riguarda i testi del
al Magistero precedente sembra rimanere Concilio, né tanto meno l’intenzione dei soggetti,
un postulato indiscutibile. In questo modo ma il quadro di interpretazione globale in cui il
Concilio fu collocato e che agì come una specie di
la “colpa” ricadrebbe su di una corrente di condizionamento interiore nella lettura successiva
pensiero eterodossa incompatibile con la dei fatti e dei documenti. Il Concilio non è affatto
dottrina cattolica ed estranea al Concilio l’ideologia paraconciliare, ma nella storia della
stesso, ma che paradossalmente è riuscita vicenda ecclesiale e dei mezzi di comunicazione di
a pilotarne in buona parte l’applicazione e
¡
massa ha operato in larga parte la mistificazione del
gli esiti concreti. Concilio, cioè appunto l’ideologia paraconciliare”.
L’ammissione è in sé grave: ovviamente accompa-
2 Mons. Guido Pozzo, attuale segretario della gnata dalla contestuale assoluzione del Concilio.
La Tradizione
7 Cattolica
4. ¢
stero per una retta comprensione dei loro indicato dal Papa? Se lo ha fatto, perché
contenuti. Ora se il Magistero solenne di un non è riuscito nell’intento di far capire
Concilio non riesce a farsi capire a tal punto esattamente che cosa il Concilio volesse
che dopo ben quarant’anni - lo spazio di una dire? Prescindendo da qualunque altra con-
generazione biblica - un papa ne invoca la siderazione, possono essere attendibili un
retta interpretazione cercando di indicare Concilio la cui interpretazione non è chiara
criteri ermeneutici di fondo, questo può e un Magistero che non è riuscito a fornire
significare una cosa sola: tale Concilio ha questa sospirata chiarezza nella stagione
fallito nella sua finalità specifica. inaugurata da tale Concilio?
Se poi aggiungiamo a questa conside- Il dilemma si presenta piuttosto
razione generica il fatto che il Vaticano II si semplice: se non avesse fallito il Concilio
sia presentato d’emblée come “pastorale”, sembra aver fallito l’unico organo vera-
esso ha inteso evidenziare ulteriormente mente competente a fare chiarezza su di
e al massimo la sua finalità di farsi capire esso: il Magistero del Postconcilio.
da tutti attraverso formulazioni consone Oppure, molto più semplicemente,
alla sensibilità dell’uomo moderno; questo hanno fallito entrambi.
significa che il Concilio ha voluto essere Indirettamente l’ermeneutica della
lui stesso esplicitamente ed eminentemente continuità, nell’intento di salvare a priori
“ermeneutico” rispetto ai punti che inten- il Magistero del Concilio, condanna, con
deva toccare, cioè capace di fornire risposte una intensità coestensiva a tale intento, il
chiare, sicure e accessibili. Ma se dopo Magistero che avrebbe dovuto garantirne la
quarant’anni un papa ne invoca la retta retta interpretazione e, in un certo senso, ne
interpretazione, vuol dire che il Concilio ha dichiara l’incapacità ad intervenire effica-
fallito pure nella “pastoralità” che avrebbe cemente. Qui si annida una contraddizione
dovuto caratterizzarlo. abbastanza evidente, frutto della “intangi-
bilità” del Concilio. Di conseguenza, una
risposta soddisfacente potrà essere fornita
Il Magistero è l unico solo quando si avrà il coraggio di prendere
interprete del Magistero in considerazione serenamente il Concilio
Ammesso e non concesso che il stesso, valutando la sua finalità, la sua
problema del Concilio si riduca ad un natura atipica, le sue anomalie, ridefinendo
problema di retta interpretazione, viene la sua portata dogmatica e il tenore dei suoi
spontanea una domanda: a chi il Papa contenuti: un’autentica interpretazione
chiede aiuto per garantire l’ermeneutica dovrebbe incominciare innanzitutto
della continuità? Ma soprattutto: perché prendendo in considerazione ciò che
chiede aiuto ad altri? deve interpretare. Quel giorno non sembra
Stando al tenore del discorso, il Papa
sembra denunciare certe scuole teologiche 3 Purtroppo l’unico intervento significativo di
unitamente ad un atteggiamento diffuso Giovanni Paolo II in relazione alla Tradizione non
nella Chiesa. Nello stesso tempo però egli sembra andare esattamente nel senso di una valo-
sembra chiedere aiuto ai teologi stessi più rizzazione della medesima. Si tratta della condanna
della Fraternità San Pio X, nel 1988, accusata di
che agli episcopati o ad altri organismi da avere una nozione “incompleta e contraddittoria”
lui direttamente dipendenti. del concetto di Tradizione. Tale condanna, prima
Ora se il Magistero deve essere inter- ancora di colpire delle persone, ha colpito indub-
pretato, l’unico organo competente è il biamente un tipo di atteggiamento tradizionale. È
Magistero stesso. Nessuno può spiegare ciò interessante notare come Benedetto XVI riconduca
che l’autorità intende con maggior chiarezza sostanzialmente tutti i problemi del Postconcilio
ad una interpretazione di rottura con la Tradizione,
dell’autorità stessa e soprattutto nessuno ha mentre il predecessore riconduceva sistematicamente
l’autorità per farlo all’infuori di essa. tali problemi ad una non piena e completa applica-
Ci chiediamo: perché nel Postconcilio zione del Concilio stesso. Da una parte emergerebbe
il Magistero non è intervenuto nel senso l’errore per eccesso, dall’altra l’errore per difetto.
La Tradizione 8
Cattolica
5. essere vicino e l’impasse del momento di scuole teologiche ognuna caratterizzata
presente è probabilmente destinata a tra- dalla propria originalità specifica. Di
scinarsi per un po’ di tempo. conseguenza i teologi più conosciuti del
Fino ad ora il Concilio è sistemati- Postconcilio appaiono come un variegato
camente spiegato e applicato attraverso gruppo di “santoni”, ognuno alla ricerca
l’unica, autosufficiente, autoreferenziale, della propria originalità, piuttosto che
indiscutibile autorità del Concilio stesso. come rappresentanti di una teologia siste-
È giocoforza che con tali premesse il pro- matica, coerente ed unitaria. Questo dato
blema della continuità con la Tradizione è importante: non avendo il Concilio una
costante non possa essere seriamente sua teologia ufficiale ma essendo suppor-
affrontato e in ultima analisi non possa tato da scuole disomogenee, qualunque
Dottrina
veramente interessare. tipo di ermeneutica teologica che lo
A questo proposito merita di essere volesse relazionare alla Tradizione o ad
menzionata come emblematica ed estre- altro dovrebbe innanzitutto giustificare la
mamente significativa la reazione degli propria “scuola” per poi confrontarsi con
episcopati agli “auspici” di Benedetto una selva di tesi diverse e svariate che
XVI. La generale levata di scudi contro condannerebbero in partenza ogni sforzo
il cauto invito a recuperare qualcosa della all’inconcludenza.
Tradizione - naturalmente senza mettere Stando così le cose, non sembra
in discussione il Concilio - unitamente che l’ermeneutica della continuità possa
all’indifferenza di parecchi vescovi, mostra contare molto sull’aiuto dei vescovi né
purtroppo che è lo stesso collegio episco- dei teologi.
pale ad avere assimilato un’avversione In fondo il Papa sembra demandare ad
per il passato della Chiesa umanamente altri, in particolare ai teologi, una risposta e
inguaribile e ad incarnare in se stesso e una chiarezza che solo lui può fornire.
nel proprio atteggiamento quella “rottura”
di cui Benedetto XVI vorrebbe limitare Due icone significative del
i danni. Purtroppo è questo il frutto più
rappresentativo del Concilio e del Postcon-
Postconcilio: la riforma liturgica e
cilio, maturato lentamente negli ultimi la riunione interreligiosa di Assisi
cinquant’anni. Illustriamo ora quanto abbiamo evi-
Quanto ai teologi, altro frutto maturo, denziato circa il rapporto tra Concilio e
ci sembra di poter constatare che l’ambi- Postconcilio con un esempio: la riforma
guità di fondo del Concilio unitamente liturgica. Si tratta di un campo su cui si è
all’assenza complementare di definizioni creato ultimamente un certo dibattito e, in
dogmatiche precise, abbia prodotto e con- seguito al motu proprio Summorum Pon-
tinui a produrre un numero considerevole tificum, si è pure aperta una certa analisi
La Tradizione
9 Cattolica
6. critica, quantunque moderatissima, della Una osservazione analoga potrebbe
riforma del 1969. essere fatta circa la portata della riunione
Ora è un dato acquisito universal- interreligiosa di Assisi del 1986. Essa
mente che il messale di Paolo VI sia il rappresenta l’apogeo di un lungo percorso
primo e il più appariscente frutto del Con- ecumenico ed interreligioso come pure il
cilio. Questo “dono” è stato imposto al modello storico per ogni iniziativa di tal
“Popolo di Dio” applicando i dettami del genere.
Concilio in materia di liturgia ed è stato Essa rappresenta pure la giornata più
confezionato appena quattro anni dopo la nera della Storia della Chiesa.
chiusura del Concilio stesso. Ora qualcuno potrebbe osservare che
Certamente è legittimo chiedersi se ad Assisi si è esagerato, oltrepassando i det-
la riforma liturgica non sia andata oltre tami del Concilio stesso: si può discutere,
i dettami del Concilio, come un’attenta certo, ma resta il fatto che tale iniziativa
ermeneutica della continuità suggerirebbe; purtroppo porta anch’essa, al pari della
ma in caso di risposta affermativa bisogne- promulgazione del Concilio, la firma di
rebbe avere il coraggio di chiedersi pure un Papa.
di chi è la responsabilità: si tratta di scuole In sintesi l’ermeneutica della conti-
teologiche eterodosse e facinorose o di chi nuità conduce necessariamente ad ammet-
aveva l’autorità per vigilare sull’applica- tere che qualcosa non ha funzionato nel-
zione del Concilio? l’esercizio dell’autorità.
Ci limitiamo a notare che la promul-
gazione dei testi del Concilio e del nuovo
messale purtroppo portano la firma della
stessa autorità, operante sia durante il Con-
cilio che nel Postconcilio. Di conseguenza l’arricchimento vicendevole, escludendo qualunque
tipo di giudizio ulteriore sulla qualità della riforma
restringere sistematicamente i problemi liturgica. In questo senso esso non mette direttamente
in questione alle interpretazioni che del in discussione l’applicazione del Concilio realizzata
Concilio sono state date successivamente, dalla riforma di Paolo VI.
creando una cesura tra Concilio e Postcon- Se però il nuovo fosse già in perfetta continuità con
cilio, non sembra essere uno schema per- l’antico, l’accostamento non avrebbe veramente
senso e sarebbe semplicemente superfluo, essendo
£
fettamente aderente al reale.
il nuovo rito in se stesso espressione di continuità.
4 Il motu proprio Summorum Pontificum, che Soprattutto non sarebbe comprensibile come mai il
vorrebbe essere un’applicazione concreta ed esem- vecchio rito non sia stato riaccolto con naturalezza e
plare dell’ermeneutica della continuità in materia di semplicità dalla Chiesa universale. Insomma, ancora
liturgia, si è limitato ad accostare l’antico e il nuovo una volta si intende valorizzare una continuità che
onde valorizzarne la presunta continuità e favorirne non si vuole ammettere di aver perso.
La Tradizione 10
Cattolica
7. salvezza, esige
una risposta di
fede semplice
e chiara, quale
è quella che si
trova nei sim-
boli della fede
e nella regula
fidei. La procla-
mazione della
verità della fede
Dottrina
implica sempre Mons. Guido Pozzo, Segreta-
Pagina precedente: la riunione interreligiosa di Assisi anche la confu- rio della Pontificia Commis-
1986; qui sopra, la visita alla Sinagoga di Roma: Gio- tazione dell’er- sione Ecclesia Dei.
vanni Paolo II “interprete autentico” del Vaticano II. rore e la censura delle posizioni ambigue
Una recente osservazione di e pericolose che diffondono incertezza e
confusione nei fedeli.
mons. Guido Pozzo Sarebbe quindi sbagliato e infondato
Circa le riflessioni che ci occupano, ritenere che dopo il Concilio Vaticano II
ci sembra interessante riprendere il recente il pronunciamento dogmatico e censorio
intervento di mons. Pozzo a cui abbiamo del Magistero debba essere abbandonato
già fatto riferimento. Il prelato ravvisa la o escluso, così come sarebbe altrettanto
prima causa dell’ermeneutica della rottura sbagliato ritenere che l’indole espositiva
nella rinuncia all’anatema. e pastorale dei Documenti del Concilio
«Il primo fattore è la rinuncia Vaticano II non implichi anche una dottrina
all’anatema, cioè alla netta contrappo- che esige il livello di assenso da parte dei
sizione tra ortodossia ed eresia. fedeli secondo il diverso grado di autorità
In nome della cosiddetta “pastoralità” delle dottrine proposte».
del Concilio, si fa passare l’idea che la Mons. Pozzo fa propria un’osserva-
Chiesa rinuncia alla condanna dell’errore, zione che da sempre viene esternata dagli ¤
alla definizione dell’ortodossia in con- stessi “tradizionalisti” sul Concilio , ma,
trapposizione all’eresia. Si contrappone la da buon interprete dell’ermeneutica della
condanna degli errori e l’anatema pronun- continuità, la restringe rigorosamente al
ciato dalla Chiesa in passato su tutto ciò Postconcilio, o, per usare la sua stessa
che è incompatibile con la verità cristiana espressione, all’“ideologia paraconciliare”.
al carattere pastorale dell’insegnamento Naturalmente non mettiamo in discussione
del Concilio, che ormai non intenderebbe le buone intenzioni del Monsignore, ma
più condannare o censurare, ma soltanto questo modo di procedere evidenzia subito
esortare, illustrare o testimoniare. la contraddizione di fondo: in tutta onestà
In realtà non c’è nessuna contraddi-
zione tra la ferma condanna e confutazione 5 Gli anatemi, cioè le condanne degli errori con-
trapposti alle verità che venivano definite, hanno
degli errori in campo dottrinale e morale e sempre caratterizzato il Magistero tradizionale, sia
l’atteggiamento di amore verso chi cade nei concili che al di fuori di essi. Essi esprimono la
nell’errore e di rispetto della sua dignità volontà della Chiesa docente di “definire” e conse-
personale. Anzi, proprio perché il cristiano guentemente di “obbligare”. La loro assenza nei testi
ha un grande rispetto per la persona umana, del Vaticano II è sempre stata evidenziata come segno
si impegna oltre ogni limite per liberarla di assenza di tale volontà di “imporre” e quindi come
dall’errore e dalle false interpretazioni della prova della non infallibilità di quei testi.
L’argomento riposa sul fatto che la Chiesa non
realtà religiosa e morale. può definire una verità di Fede senza al contempo
L’adesione alla persona di Gesù Figlio imporla alle intelligenze come verità che deve essere
di Dio, alla sua Parola e al suo mistero di creduta.
La Tradizione
11 Cattolica
8. appare una forzatura accusare il Postconci-
lio di aver rinunciato agli anatemi quando secondo è la traduzione del pensiero cattolico
il testo del Concilio non ne contiene nem- nelle categorie della modernità: «L’apertura
meno uno. della Chiesa alle istanze e alle esigenze poste dalla
modernità (vedi Gaudium et Spes) viene interpre-
Su questo punto è evidente che l’at- tata dall’ideologia para-conciliare come necessità
teggiamento del Postconcilio è in perfetta di una conciliazione tra Cristianesimo e pensiero
continuità con ciò che il Concilio esprime filosofico e ideologico culturale moderno. Si tratta
(o piuttosto non esprime): entrambi invece, di un’operazione teologica e intellettuale che
Concilio e Postconcilio, rappresentano un ripropone nella sostanza l’idea del modernismo,
atteggiamento del tutto nuovo rispetto al condannato all’inizio del Novecento da S. Pio».
Bisogna riconoscere che mons. Pozzo dice una
passato; insomma, non ci sembra onesto cosa giustissima quando intravede nella crisi
continuare a cercare dei capri espiatori solo attuale una riproposta dello schema modernista
in coloro che sono nati dopo il 1965. condannato da san Pio X. Il problema però è a
Soprattutto non possiamo esimerci monte ed è molto più radicale: purtroppo egli
dal sottolineare che l’anatema può essere potrebbe dire liberamente il contrario e troverebbe
formulato esclusivamente da chi ha l’au- ugualmente diritto di cittadinanza nell’emiciclo di
torità per farlo: in pratica da chi ha al con- posizioni più disparate che si appellano al Con-
cilio. Come è possibile questo? Anche su questo
tempo la responsabilità del Magistero. Se punto non si può ridurre il tutto ad una disfunzione
quindi si è rinunciato agli anatemi significa interpretativa. Innanzitutto il Concilio ha inteso
che l’autorità deputata a stabilirli è stata in confrontarsi con l’età moderna, con l’antropologia
qualche modo inadempiente. moderna, con il pensiero moderno, ecc… come lo
Tenendo conto di queste sfaccetta- stesso Benedetto XVI spiega abbondantemente
ture, l’ermeneutica della continuità appare nel discorso del 22 dicembre 2005: «Il Concilio
doveva determinare in modo nuovo il rapporto
- nell’utilizzo specifico che ne viene fatto - tra Chiesa ed età moderna». Il Concilio però ha
pericolosa contro lo stesso Magistero: più si scelto di farlo senza più denunciare e condannare
cerca di salvare il Concilio, più si rischia di l’anima apostata e immanentista del pensiero
distruggere definitivamente l’autorità che moderno, ma cercando un approccio nuovo: sono
avrebbe dovuto garantirne la retta interpre- mancati proprio - nel Concilio - quegli anatemi,
tazione e, soprattutto, l’unica autorità che quei “paletti” a cui mons. Pozzo fa riferimento.
Ci sembra abbastanza naturale che, senza defi-
attualmente è chiamata a porre rimedio ai nire e senza anatematizzare nel modo classico, il
mali che affliggono la Chiesa. Concilio abbia aperto le strade ad interpretazioni
Un principio in se stesso buono diverse e divergenti. Voler imporre una inter-
rischia, proprio a causa della sua bontà pretazione piuttosto che un’altra, dopo 45 anni,
intrinseca, di essere tanto più pernicioso pur mantenendo l’ambiguità di fondo del testo
nel momento in cui viene applicato senza conciliare, è semplicemente impossibile. Mons.
Pozzo ha la libertà di esprimersi come sopra, ma
il necessario discernimento; l’idea aprio- come lui possono esprimersi liberamente altre
ristica che il Concilio debba essere neces- figure istituzionali, soprattutto vescovi…, che
sariamente in continuità con la Tradizione possono avere sfumature decisamente diverse:
è un pregiudizio che falsa tutto lo status l’unica libertà che non è concessa a nessuno è di
quaestionis ed evidenzia - ci scusiamo con rimuovere la causa prima dell’ambiguità, dell’an-
mons. Pozzo - un approccio di tipo ideolo- fibologia, del circiterismo (per usare un termine
gico. La paura di discutere tranquillamente caro ad Amerio), che permette la coesistenza delle
posizioni più disparate.
sul Concilio, con la dovuta serenità e onestà Il terzo fattore a cui mons. Pozzo fa riferimento
intellettuale, non è altro che l’ennesimo ¥
è una cattiva interpretazione dell’idea di “aggior-
indice della sua debolezza intrinseca. namento”. Questo tema appare connesso al
precedente, quantunque sia caratterizzato da una
6 L’intervento di mons. Pozzo merita, a causa nota propria che evidenzieremo in seguito: «Con
dell’autorevolezza istituzionale dell’Autore, il termine “aggiornamento”, Papa Giovanni XXIII
qualche riflessione supplementare. Egli ravvisa volle indicare il compito prioritario del Concilio
sinteticamente le cause dell’ermeneutica della Vaticano II. Questo termine nel pensiero del Papa
rottura in tre fattori. Il primo è la rinuncia all’ana- e del Concilio non esprimeva però ciò che invece
tema, su cui abbiamo già speso qualche parola; il è accaduto in suo nome nella recezione ideolo-
La Tradizione 12
Cattolica
10. 1965 - 2005 - 2010
Abbiamo già accennato ad alcune
implicazioni della “pastoralità” del Con-
cilio, evidenziando come esso intendesse
utilizzare espressioni e linguaggi adatti
alla sensibilità dell’uomo contemporaneo.
Di conseguenza il linguaggio dei testi
conciliari si esprime utilizzando sfumature
proprie al clima culturale, alle apprensioni
e agli entusiasmi tipici degli anni sessanta.
Ora il contesto sociale, culturale e religioso
del terzo millennio ha subìto una trasfor-
Una rappresentazione del Concilio Vaticano I, in cui
mazione tale per cui, in una prospettiva
è stata proclamata l’infallibilità pontificia. lealmente e realmente ermeneutica, i testi
pastorali del Concilio, piuttosto che essere
rebbe dire definire l’indefinibile, pretendere reinterpretati, andrebbero sostituiti con
di staticizzare il fluire del divenire. altri testi consoni e adatti all’uomo di oggi.
Di conseguenza nessuna autorità può Se proprio si volesse continuare ad utiliz-
obbligare qualcuno a credere qualcosa prima zarli come base per una interpretazione
ancora che si sappia che cosa sia o cosa autentica, bisognerebbe avere il coraggio
esprima (da questo deriva l’assoluta preci- di riconoscere che ogni reinterpretazione
sione delle formule dogmatiche classiche): avrebbe un valore contingente, consono
equivarrebbe a chiedere a qualcuno di nuo- al momento storico in cui è formulata, e
tare senza permettergli di entrare in piscina. che al contempo dovrebbe continuare a
L’applicazione del principio diventa confrontarsi con la realtà, onde continuare
ancora più stringente se la stessa autorità a fornire risposte sempre adeguate e quindi
responsabile riconosce una grave necessità sempre vere.
di interpretazione. L’ermeneutica autentica, nel senso
Ora se dopo quarant’anni i testi moderno del termine, presuppone uno
del Concilio necessitano di una corretta sforzo continuo capace di produrre nuove
interpretazione, è la prova provata che il domande, nuove risposte e nuove espres-
Concilio non può essere vincolante per la sioni, parallelo e coestensivo all’evolu-
coscienza cattolica. zione dell’umanità, dei suoi problemi,
Lo potrebbe essere invece, in linea delle sue aspettative, della sua vita.
puramente teorica, la sua retta interpreta- Sposando l’uomo nel suo essere
zione: noi sappiamo però che una retta inter- concreto, nel suo essere nel mondo - ciò
pretazione per essere autentica (nel senso che il Concilio ha inteso fare - necessaria-
moderno del termine) deve continuamente mente bisogna sposarne pure il continuo
essere riformulata per poter esprimere qual- divenire.
cosa di sempre vivo e quindi sempre vero. Lo stesso discorso alla Curia del
In questo meccanismo ermeneutico non 2005 - solo per fare un esempio recente
può esistere più nulla di dogmaticamente - è espressione di un’intenzione precisa del
vincolante perché non possono più esistere Papa formulata ed espressa in un momento
formulazioni dogmatiche semanticamente preciso del suo pontificato. Probabilmente
stabili. Questo aspetto del problema merita oggi egli riformulerebbe diversamente ciò
qualche riflessione supplementare.
7 In sintesi l’ermeneutica della continuità
si trova a dover armonizzare tre elementi che
appaiono decisamente inconciliabili: la Tradi-
zione, i testi del Concilio, l’evoluzione presente
dell’umanità.
La Tradizione 14
Cattolica
11. che ha espresso cinque anni fa, tenendo
conto di cosa è accaduto nella Chiesa in
questi anni, di come è evoluta la sua sen-
sibilità e quella del suo gregge… e anche
di come sono stati accolti i suoi “segnali”
dagli episcopati.
Tornando ai testi del Concilio, se
spingiamo alle estreme conseguenze
la dinamica ermeneutica descritta, essi
finiscono per significare qualcosa di
indefinibile ovvero asserti mutevoli e al
Dottrina
limite pure contraddittori. In questo senso Il Concilio di Trento: esempio di chiarezza dogmatica.
tali testi, presi alla lettera, si rivelano
incapaci di significare in un senso unico Una analogia inapplicabile:
e definitivo. il problema storico della ricezione
La conclusione può sembrare esa-
gerata, ma la babele teologica, dottrinale dei concili
e morale che imperversa nella Chiesa di Probabilmente nell’intento di ammor-
oggi è realmente paragonabile ad una tizzare un po’ il dramma attuale, vengono
mescolanza di vero e di falso, di bene e spesso evocate le difficoltà che la Chiesa
di male, di bello e di brutto, di assoluto ha incontrato nell’applicare le decisioni
e di relativo, di essere e di non essere, dei concili precedenti. Basti pensare al
risultato di un atteggiamento di fondo Concilio di Nicea o al Concilio di Trento.
comprensibile solo in una prospettiva in Insomma, osservando la Storia, ci vuole
cui, rinunciando a definire, si è rinunciato pazienza e bisogna continuare a sperare.
ad insegnare. Se le cose stanno veramente Pur condividendo pienamente la
così, la Chiesa non è più - umanamente fiducia nella Provvidenza, ci sembra di rav-
parlando - né docibile, né governabile. visare in questo ragionamento una qualche
Nulla può più essere insegnato confusione di fondo che merita attenzione.
perché nulla può essere definito nel È ben vero che il Concilio Tridentino - ad
senso classico del termine. Nessun testo esempio - incontrò numerose sacche di
e nessuna formula dogmatica possono più resistenza e certamente non fu applicato in
pretendere di avere un senso definitivo, un giorno; tuttavia la causa fondamentale
intrinseco, universale e perenne. di tali difficoltà sembra essere opposta ai
In definitiva è questa la trappola in problemi dell’ermeneutica del Vaticano II.
cui la Chiesa è caduta con il Concilio. È Il Tridentino infatti incontrò ostacoli pro-
questa la trappola in cui si ritrova ingab- prio a causa della sua chiarezza dogmatica
biato il Magistero stesso nel momento in e disciplinare: i suoi testi si spiegavano e
cui si ostina a salvare i testi del Concilio. si spiegano tuttora da soli, con una tale
In questo quadro l’ermeneutica della chiarezza che certamente spaventava quelle
continuità fornisce un canale di comuni- parti della Chiesa e del clero reticenti alla
cazione con la Tradizione, senza tuttavia tanto necessaria riforma cattolica ed ai
permettere di uscire dalla gabbia in cui il sacrifici che essa implicava.
Concilio ha intrappolato le intelligenze sia Il Vaticano II invece è stato accolto e
del discente che del docente. applicato in un clima di entusiasmo gene-
rale, soprattutto dall’ala più modernista del
clero, ora accusata di non aver ben capito
cosa il Concilio volesse dire.
Paradossalmente il paragone con i
concili precedenti evidenzia una volta di
più che i problemi che hanno fatto seguito
La Tradizione
15 Cattolica
12. al Vaticano II sono riconducibili innanzi-
tutto ad una sua deficienza intrinseca, asso-
lutamente assente in qualsivoglia concilio
della Storia.
Ermeneutica della continuità e
“superdogma” del Concilio
Ci sembra particolarmente illumi-
nante, nella riflessione che ci sta occupando,
un’espressione utilizzata dall’allora Card.
Ratzinger , divenuta poi canonica e spesso
8 L’espressione fu utilizzata per la prima volta dal
Card. Ratzinger, il 13 luglio 1988, in una conferenza
ai vescovi cileni in cui il Porporato, commentando il
“caso Lefebvre”, prendeva spunto per alcune analisi
e riflessioni nelle quali troviamo in nuce i principi
basilari dell’ermeneutica della continuità. Ne citiamo
un breve passaggio: «È un’operazione necessaria
difendere il Concilio Vaticano II nei confronti di
mons. Lefebvre, come valido e come vincolante per
la Chiesa. Certamente c’è una mentalità dalla visuale
ristretta che tiene conto solo del Vaticano II e che ha
provocato questa opposizione. Ci sono molte presen-
tazioni di esso che danno l’impressione che, dal Vati-
cano II in avanti, tutto sia stato cambiato e che ciò che L’ultima sessione del Concilio Vaticano II.
lo ha preceduto non abbia valore o, nel migliore dei
casi, abbia valore soltanto alla luce del Vaticano II.
Il Concilio Vaticano II non è stato trattato come
riutilizzata, per illustrare la disfunzione pro-
una parte dell’intera tradizione vivente della Chiesa, dottasi nell’interpretazione del Concilio la
ma come una fine della Tradizione, un nuovo inizio quale postulerebbe l’ermeneutica della con-
da zero. La verità è che questo particolare concilio tinuità come soluzione. Il Concilio sarebbe
non ha affatto definito alcun dogma e deliberata- stato trasformato in un “superdogma”,
mente ha scelto di rimanere su un livello modesto, come se tutto fosse nato con esso, senza
come concilio soltanto pastorale; ma molti lo
trattano come se si sia trasformato in una specie di
quindi più alcun riferimento alla Tradizione
superdogma che toglie importanza a tutto il resto. perenne della Chiesa. L’espressione è molto
Questa idea è resa più forte dalle cose che ora stanno chiara e incisiva e in fondo ha il pregio di
accadendo. Ciò che precedentemente è stato consi- riassumere in una sola parola il complesso
derato la cosa più santa - la forma in cui la liturgia problema dell’assolutizzazione del Conci-
è stata trasmessa - appare improvvisamente come lio. Tuttavia questa stessa espressione, al
la più proibita di tutte le cose, l’unica cosa che può
essere impunemente proibita. Non si sopporta che
pari dell’ermeneutica della continuità, alla
si critichino le decisioni che sono state prese dal quale è complementare, rischia di oscurare
Concilio; d’altra parte, se certuni mettono in dubbio la radice del problema. Essa infatti - ancora
le regole antiche, o persino le verità principali della una volta - vorrebbe ridimensionare il Con-
fede - per esempio, la verginità corporale di Maria, cilio, troppo “superdogmatizzato” nella sua
la Resurrezione corporea di Gesù, l’immortalità applicazione e interpretazione, salvandolo
dell’anima, ecc. - nessuno protesta, o soltanto lo fa
con la più grande moderazione. Io stesso, quando Tutto questo conduce tantissima gente a chiedersi
ero professore, ho visto come lo stesso Vescovo che, se la Chiesa di oggi è realmente la stessa di ieri, o
prima del Concilio, aveva licenziato un insegnante se l’hanno cambiata con qualcos’altro senza dirlo
che era realmente irreprensibile, per una certa alla gente. La sola via nella quale il Vaticano II può
crudezza nel discorso, non è stato in grado, dopo il essere reso plausibile è di presentarlo così come è:
Concilio, di allontanare un professore che ha negato una parte dell’ininterrotta, dell’unica tradizione della
apertamente verità della fede certe e fondamentali. Chiesa e della sua fede».
La Tradizione 16
Cattolica
13. però in tutti i suoi contenuti. Insomma Conclusione
il tutto si ridurrebbe ad una questione di
A noi sembra che tutta la vicenda nata
misura ma non di sostanza.
dall’ermeneutica della continuità abbia
Tale interpretazione non ci sembra
il merito di aver evidenziato il problema
esaustiva della questione, soprattutto se
fondamentale del Concilio: si tratta di un
- per assurdo - applicassimo uno schema
problema strutturale prima ancora di essere
analogo agli altri Concili della Chiesa. Se
un problema di contenuti.
per esempio nella Chiesa si assolutizzas-
- Il Concilio non insegna nel senso
sero le decisioni dogmatiche del Concilio
classico, ma accosta espressioni e contenuti
di Trento, la Chiesa non diventerebbe
antichi a espressioni e contenuti nuovi, ele-
conciliar-tridentina a detrimento di altre
menti di natura dogmatica e considerazioni
Dottrina
verità non trattate direttamente dal Conci-
di natura pastorale e contingente.
lio di Trento, ma resterebbe perfettamente
- Questo prodotto non ha valore
Cattolica. Se si “superdogmatizzassero”
definitivo, ma rappresenta piuttosto una
le decisioni di Nicea, la Chiesa resterebbe
piattaforma di base da cui partire per una
quello che è, quantunque estremamente
costante e incessante reinterpretazione,
irrobustita e confermata nella Fede di
sempre viva e attuale, non ancorabile ad un
sempre. Questo perché la Fede è una virtù
momento storico particolare e non esprimi-
teologale che avendo per oggetto Dio non
bile attraverso sentenze irreformabili.
è mai troppo dogmatica nel senso che non
Si tratta di un movimento ermeneu-
esiste, come errore, un “eccesso di dogma”,
tico inarrestabile che potrà essere fermato
né “l’eccesso di un dogma”. Se per esempio
solo quando sarà fermato il Concilio, nel
si “superdogmatizzasse” il dogma del-
senso che avrà fine il movimento da esso
l’Incarnazione, cioè se si incominciasse a
incominciato.
insistere tantissimo su questo dogma, tale
Probabilmente per giungere a questo
“superdogmatizzazione” non condurrebbe
risultato bisognerebbe innanzitutto ricon-
mai, in quanto tale, ad un errore. Sempli-
vertire le intelligenze al fatto che esiste
cemente aumenterebbe ulteriormente la
una Verità Assoluta la Quale può essere
conoscenza esplicita di questo dogma e
espressa e descritta attraverso asserti dog-
attraverso di essa tutto il plesso dogmatico
matici definitivi, che non postulano e non
cattolico ne uscirebbe rinvigorito. La Fede
necessitano alcuna ermeneutica ulteriore.
infatti è un unicum semplice e integrale, e
Si tratta delle formule dogmatiche
non il risultato di equilibri interagenti o di
classiche della Tradizione perenne e
componenti eterogenei.
costante della Chiesa: esse, lungi dal rap-
Di conseguenza il fatto che la “super-
presentare un concetto della Tradizione
dogmatizzazione” del Concilio Vaticano II
“incompleto e contraddittorio”, lungi dal
abbia condotto alla situazione gravissima
rappresentare una tradizione “pietrificata”,
che conosciamo e che finalmente un papa
sono l’unico veicolo possibile per trasmet-
riconosce, è indice che il Concilio stesso
tere la Fede Apostolica fino alla fine dei
contiene intrinsecamente elementi non in
tempi.
sintonia con la Tradizione: la sua asso-
lutizzazione appare come conseguenza
inevitabile della sua mancanza di legame
con il passato. Essa non ha fatto altro che
amplificare gli elementi neoterici già pre-
senti nel Concilio, senza crearli ex novo ed ef
autonomamente da esso.
Valga come esempio la già menzio-
nata assenza di anatemi, la quale caratte-
rizza, in perfetta continuità, sia il Concilio
che il Postconcilio.
La Tradizione
17 Cattolica