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L ermeneutica dell ermeneutica
Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime
dell ermeneutica della continuità

                                                                               di don Davide Pagliarani




                                                                                                                Documenti
  A c c a n t o a l l e v a l u t a z i o n i m e d i a t i c h e e a l l e p re s e n t a z i o n i




                                                                                                                Dottrina
  superficiali e scontate, un’attenta analisi dell’ermeneutica
  della continuità evidenzia perfettamente il fallimento del Concilio.



      Il pontificato di Benedetto XVI è
stato contraddistinto da alcuni momenti
fondamentali che hanno provocato rea-
zioni non sempre pienamente prevedibili
e certamente non facilmente controllabili:
basti pensare alle polemiche che hanno
fatto seguito al motu proprio Summorum
Pontificum. Tale atto, occasione di una
reazione generalizzata apertamente ostile, è
stato pure l’occasione per alcuni di scoprire
quale sia il vero patrimonio liturgico della
Chiesa e, attraverso di esso, lo stimolo a
scoprire una ecclesiologia ed un impianto
teologico non solo diverso ma incompa-
tibile con quello forgiato in questi ultimi
cinquant’anni e imposto prepotentemente
al “Popolo di Dio”.
      Tra queste scelte caratterizzanti il
pontificato di Benedetto XVI ci sembra di
poter annoverare innanzitutto il principio      




dell’ermeneutica della continuità, che                   Il discorso di Benedetto XVI del 22 dicembre 2005
trova la sua formulazione programmatica                  alla Curia romana, in cui si fa strada l’espressione
nel celebre discorso alla Curia romana del               «ermeneutica della continuità» relativa ai testi del
22 dicembre 2005. A tale discorso non                    Vaticano II.
hanno fatto seguito reazioni eclatanti e                 di posizioni contrapposte tuttora in corso
clamorose come in altri casi, nondimeno                  che merita la nostra attenzione.
da esso è nato un movimento di pensiero e                      Nelle riflessioni che seguono cerche-
                                                         remo di analizzare in estrema sintesi che
1 Utilizziamo solo per comodità l’espressione            cosa affermi il principio dell’ermeneutica
“ermeneutica della continuità” in quanto essa è          della continuità e soprattutto cercheremo
certamente la più diffusa nella vulgata per indicare     di collocarlo nel frangente storico che la
il tipo di ermeneutica indicato dal Papa in contrap-     Chiesa sta vivendo onde cercare di evin-
posizione all’ermeneutica “della discontinuità o della
rottura”. Per esattezza il Papa parla di “ermeneutica    cerne tutte le implicazioni.
della riforma”.

                                                                                               La Tradizione
                                                                                          5        Cattolica
Un principio vero accanto ad un                 cilio in modo autentico, secondo il suo
                                                   vero intendimento e soprattutto in perfetta
     presupposto indimostrato                      armonia con la Tradizione.
        Benedetto XVI, a quarant’anni dalla              L’intervento di Benedetto XVI ha
  chiusura del Concilio, riconosce che situa-      innanzitutto il pregio di evidenziare un
  zioni di profondo malessere hanno fatto          principio sacrosanto, ovvero che nell’inse-
  seguito a quell’evento storico. Egli ravvisa     gnamento magisteriale della Chiesa non ci
  subito tale difficoltà in un problema di rice-    può essere rottura ma continuità: ciò che la
  zione del Concilio, legato a sua volta ad un     Chiesa ha sempre insegnato non può essere
  problema di interpretazione (ermeneutica)        superato né messo da parte, ma costituisce
  dei testi del Concilio stesso: troppo spesso     il suo patrimonio irrinunciabile il quale,
  il Concilio sarebbe stato interpretato e         nei suoi contenuti fondamentali, non può
  quindi applicato in rottura con la Tradizione    cambiare.
  costante della Chiesa, contro il significato            Notiamo subito che la verità ricordata
  oggettivo dei suoi testi e contro l’intenzione   da Benedetto XVI è, in un certo senso,
  degli stessi Padri conciliari. L’ermeneutica     estremamente semplice e appartiene ai
  della continuità si presenta quindi come la      rudimenti della fede ed ai princìpi basi-
  via da percorrere per interpretare il Con-       lari che definiscono la natura stessa della

La Tradizione   6
Cattolica
Chiesa. Di conseguenza il fatto che egli si              Entrando ora nel vivo delle nostre
sia sentito in dovere di programmare il suo       considerazioni intendiamo situare stori-
pontificato alla luce di essa rappresenta una      camente l’ermeneutica della continuità
prima significativa ammissione della crisi         cercando di coglierne tutti gli addentellati:
dottrinale in cui versa la Chiesa: nel dover      senza entrare in merito ai contenuti speci-
ricordare solennemente una verità sem-            fici del Concilio, già tante volte discussi,
plicissima ed elementare, evidentemente           ci renderemo conto che essa postula una
accantonata nell’ortoprassi, nell’insegna-        serie di elementi che anziché salvare il
mento e nel sentire comuni, il Papa fornisce      Concilio ne dimostrano, indirettamente,
inevitabilmente un indice oggettivo della         il fallimento.
gravità della situazione attuale.




                                                                                                          Dottrina
       Ci troviamo infatti davanti ad un tono
insolito, in cui i discorsi abituali sul Conci-                  PRIMA PARTE:
lio, celebrativi e altisonanti, sono sostituiti
dal ricordo di principi elementari: questo
                                                    L eclissi del Magistero
rappresenta una prima grave ammissione
che qualcosa non ha funzionato.                           Finalità del Magistero
       Bisogna riconoscere inoltre che                  Vale la pena innanzitutto di focaliz-
l’aver ricordato il principio che negli inse-     zare l’attenzione sulla finalità specifica del
gnamenti della Chiesa non ci può essere           Magistero e più in particolare di un Conci-
rottura, ha provocato in alcuni soggetti,         lio che si autocertifica come “pastorale”.
soprattutto sacerdoti, il desiderio di valo-            La questione è capitale in quanto la
rizzare ciò che appartiene al passato e alla      finalità rappresenta la ragion d’essere di
Tradizione della Chiesa, il che si è tradotto     una realtà e ciò che più di ogni altro ele-
in tanti casi nella scoperta progressiva di un    mento la specifica e la caratterizza.
patrimonio assolutamente nuovo di cui essi              Non dobbiamo dimenticare che
sentono di essere stati defraudati: questo è      il Magistero è per definizione la regola
indubbiamente l’effetto più positivo del-         prossima della Fede, cioè quella fonte
l’ermeneutica della continuità.                   che immediatamente mi deve dire e fare
       Tuttavia l’ermeneutica della conti-        capire cosa devo credere e fare per essere
nuità si profila, non tanto nel suo valore         un buon cristiano e salvarmi l’anima. In
intrinseco e astratto quanto piuttosto nel-       questo senso il Magistero si distingue dalla
l’applicazione concreta che ne viene fatta,       Sacra Scrittura e dalla Tradizione le quali,
come un’arma a doppio taglio: essa di fatto       pur essendo fonti della Rivelazione, sono
dà per scontato che i testi del Concilio          regole remote della Fede, cioè necessitano
siano in perfetta continuità con la Tradi-        delle delucidazioni intermedie del Magi-
zione costante della Chiesa e quantunque
evidenzi un problema grave e oggettivo di         Commissione Ecclesia Dei, in un recente intervento
                                                  del 2 luglio scorso a Wigratzbad (Germania), parla di
rottura lo restringe sistematicamente ad una      una “ideologia para-conciliare” che si sarebbe addi-
questione di interpretazione del Concilio         rittura “impadronita del Concilio fin dal principio,
stesso, ad una deviazione prodottasi nel          sovrapponendosi a esso. Con questa espressione,
Postconcilio. L’assoluta fedeltà del Concilio     non si intende qualcosa che riguarda i testi del
al Magistero precedente sembra rimanere           Concilio, né tanto meno l’intenzione dei soggetti,
un postulato indiscutibile. In questo modo        ma il quadro di interpretazione globale in cui il
                                                  Concilio fu collocato e che agì come una specie di
la “colpa” ricadrebbe su di una corrente di       condizionamento interiore nella lettura successiva
pensiero eterodossa incompatibile con la          dei fatti e dei documenti. Il Concilio non è affatto
dottrina cattolica ed estranea al Concilio        l’ideologia paraconciliare, ma nella storia della
stesso, ma che paradossalmente è riuscita         vicenda ecclesiale e dei mezzi di comunicazione di
a pilotarne in buona parte l’applicazione e
                   ¡
                                                  massa ha operato in larga parte la mistificazione del
gli esiti concreti.                               Concilio, cioè appunto l’ideologia paraconciliare”.
                                                  L’ammissione è in sé grave: ovviamente accompa-
2   Mons. Guido Pozzo, attuale segretario della   gnata dalla contestuale assoluzione del Concilio.

                                                                                         La Tradizione
                                                                                   7         Cattolica
¢




  stero per una retta comprensione dei loro         indicato dal Papa? Se lo ha fatto, perché
  contenuti. Ora se il Magistero solenne di un      non è riuscito nell’intento di far capire
  Concilio non riesce a farsi capire a tal punto    esattamente che cosa il Concilio volesse
  che dopo ben quarant’anni - lo spazio di una      dire? Prescindendo da qualunque altra con-
  generazione biblica - un papa ne invoca la        siderazione, possono essere attendibili un
  retta interpretazione cercando di indicare        Concilio la cui interpretazione non è chiara
  criteri ermeneutici di fondo, questo può          e un Magistero che non è riuscito a fornire
  significare una cosa sola: tale Concilio ha        questa sospirata chiarezza nella stagione
  fallito nella sua finalità specifica.               inaugurata da tale Concilio?
         Se poi aggiungiamo a questa conside-              Il dilemma si presenta piuttosto
  razione generica il fatto che il Vaticano II si   semplice: se non avesse fallito il Concilio
  sia presentato d’emblée come “pastorale”,         sembra aver fallito l’unico organo vera-
  esso ha inteso evidenziare ulteriormente          mente competente a fare chiarezza su di
  e al massimo la sua finalità di farsi capire       esso: il Magistero del Postconcilio.
  da tutti attraverso formulazioni consone                 Oppure, molto più semplicemente,
  alla sensibilità dell’uomo moderno; questo        hanno fallito entrambi.
  significa che il Concilio ha voluto essere                Indirettamente l’ermeneutica della
  lui stesso esplicitamente ed eminentemente        continuità, nell’intento di salvare a priori
  “ermeneutico” rispetto ai punti che inten-        il Magistero del Concilio, condanna, con
  deva toccare, cioè capace di fornire risposte     una intensità coestensiva a tale intento, il
  chiare, sicure e accessibili. Ma se dopo          Magistero che avrebbe dovuto garantirne la
  quarant’anni un papa ne invoca la retta           retta interpretazione e, in un certo senso, ne
  interpretazione, vuol dire che il Concilio ha     dichiara l’incapacità ad intervenire effica-
  fallito pure nella “pastoralità” che avrebbe      cemente. Qui si annida una contraddizione
  dovuto caratterizzarlo.                           abbastanza evidente, frutto della “intangi-
                                                    bilità” del Concilio. Di conseguenza, una
                                                    risposta soddisfacente potrà essere fornita
         Il Magistero è l unico                     solo quando si avrà il coraggio di prendere
       interprete del Magistero                     in considerazione serenamente il Concilio
        Ammesso e non concesso che il               stesso, valutando la sua finalità, la sua
  problema del Concilio si riduca ad un             natura atipica, le sue anomalie, ridefinendo
  problema di retta interpretazione, viene          la sua portata dogmatica e il tenore dei suoi
  spontanea una domanda: a chi il Papa              contenuti: un’autentica interpretazione
  chiede aiuto per garantire l’ermeneutica          dovrebbe incominciare innanzitutto
  della continuità? Ma soprattutto: perché          prendendo in considerazione ciò che
  chiede aiuto ad altri?                            deve interpretare. Quel giorno non sembra
        Stando al tenore del discorso, il Papa
  sembra denunciare certe scuole teologiche         3 Purtroppo l’unico intervento significativo di
  unitamente ad un atteggiamento diffuso            Giovanni Paolo II in relazione alla Tradizione non
  nella Chiesa. Nello stesso tempo però egli        sembra andare esattamente nel senso di una valo-
  sembra chiedere aiuto ai teologi stessi più       rizzazione della medesima. Si tratta della condanna
                                                    della Fraternità San Pio X, nel 1988, accusata di
  che agli episcopati o ad altri organismi da       avere una nozione “incompleta e contraddittoria”
  lui direttamente dipendenti.                      del concetto di Tradizione. Tale condanna, prima
        Ora se il Magistero deve essere inter-      ancora di colpire delle persone, ha colpito indub-
  pretato, l’unico organo competente è il           biamente un tipo di atteggiamento tradizionale. È
  Magistero stesso. Nessuno può spiegare ciò        interessante notare come Benedetto XVI riconduca
  che l’autorità intende con maggior chiarezza      sostanzialmente tutti i problemi del Postconcilio
                                                    ad una interpretazione di rottura con la Tradizione,
  dell’autorità stessa e soprattutto nessuno ha     mentre il predecessore riconduceva sistematicamente
  l’autorità per farlo all’infuori di essa.         tali problemi ad una non piena e completa applica-
        Ci chiediamo: perché nel Postconcilio       zione del Concilio stesso. Da una parte emergerebbe
  il Magistero non è intervenuto nel senso          l’errore per eccesso, dall’altra l’errore per difetto.

La Tradizione    8
Cattolica
essere vicino e l’impasse del momento           di scuole teologiche ognuna caratterizzata
presente è probabilmente destinata a tra-       dalla propria originalità specifica. Di
scinarsi per un po’ di tempo.                   conseguenza i teologi più conosciuti del
      Fino ad ora il Concilio è sistemati-      Postconcilio appaiono come un variegato
camente spiegato e applicato attraverso         gruppo di “santoni”, ognuno alla ricerca
l’unica, autosufficiente, autoreferenziale,      della propria originalità, piuttosto che
indiscutibile autorità del Concilio stesso.     come rappresentanti di una teologia siste-
È giocoforza che con tali premesse il pro-      matica, coerente ed unitaria. Questo dato
blema della continuità con la Tradizione        è importante: non avendo il Concilio una
costante non possa essere seriamente            sua teologia ufficiale ma essendo suppor-
affrontato e in ultima analisi non possa        tato da scuole disomogenee, qualunque




                                                                                                   Dottrina
veramente interessare.                          tipo di ermeneutica teologica che lo
      A questo proposito merita di essere       volesse relazionare alla Tradizione o ad
menzionata come emblematica ed estre-           altro dovrebbe innanzitutto giustificare la
mamente significativa la reazione degli          propria “scuola” per poi confrontarsi con
episcopati agli “auspici” di Benedetto          una selva di tesi diverse e svariate che
XVI. La generale levata di scudi contro         condannerebbero in partenza ogni sforzo
il cauto invito a recuperare qualcosa della     all’inconcludenza.
Tradizione - naturalmente senza mettere                 Stando così le cose, non sembra
in discussione il Concilio - unitamente         che l’ermeneutica della continuità possa
all’indifferenza di parecchi vescovi, mostra    contare molto sull’aiuto dei vescovi né
purtroppo che è lo stesso collegio episco-      dei teologi.
pale ad avere assimilato un’avversione                  In fondo il Papa sembra demandare ad
per il passato della Chiesa umanamente          altri, in particolare ai teologi, una risposta e
inguaribile e ad incarnare in se stesso e       una chiarezza che solo lui può fornire.
nel proprio atteggiamento quella “rottura”
di cui Benedetto XVI vorrebbe limitare               Due icone significative del
i danni. Purtroppo è questo il frutto più
rappresentativo del Concilio e del Postcon-
                                                Postconcilio: la riforma liturgica e
cilio, maturato lentamente negli ultimi         la riunione interreligiosa di Assisi
cinquant’anni.                                        Illustriamo ora quanto abbiamo evi-
      Quanto ai teologi, altro frutto maturo,   denziato circa il rapporto tra Concilio e
ci sembra di poter constatare che l’ambi-       Postconcilio con un esempio: la riforma
guità di fondo del Concilio unitamente          liturgica. Si tratta di un campo su cui si è
all’assenza complementare di definizioni         creato ultimamente un certo dibattito e, in
dogmatiche precise, abbia prodotto e con-       seguito al motu proprio Summorum Pon-
tinui a produrre un numero considerevole        tificum, si è pure aperta una certa analisi




                                                                                   La Tradizione
                                                                              9        Cattolica
critica, quantunque moderatissima, della                         Una osservazione analoga potrebbe
  riforma del 1969.                                          essere fatta circa la portata della riunione
         Ora è un dato acquisito universal-                  interreligiosa di Assisi del 1986. Essa
  mente che il messale di Paolo VI sia il                    rappresenta l’apogeo di un lungo percorso
  primo e il più appariscente frutto del Con-                ecumenico ed interreligioso come pure il
  cilio. Questo “dono” è stato imposto al                    modello storico per ogni iniziativa di tal
  “Popolo di Dio” applicando i dettami del                   genere.
  Concilio in materia di liturgia ed è stato                       Essa rappresenta pure la giornata più
  confezionato appena quattro anni dopo la                   nera della Storia della Chiesa.
  chiusura del Concilio stesso.                                    Ora qualcuno potrebbe osservare che
         Certamente è legittimo chiedersi se                 ad Assisi si è esagerato, oltrepassando i det-
  la riforma liturgica non sia andata oltre                  tami del Concilio stesso: si può discutere,
  i dettami del Concilio, come un’attenta                    certo, ma resta il fatto che tale iniziativa
  ermeneutica della continuità suggerirebbe;                 purtroppo porta anch’essa, al pari della
  ma in caso di risposta affermativa bisogne-                promulgazione del Concilio, la firma di
  rebbe avere il coraggio di chiedersi pure                  un Papa.
  di chi è la responsabilità: si tratta di scuole                  In sintesi l’ermeneutica della conti-
  teologiche eterodosse e facinorose o di chi                nuità conduce necessariamente ad ammet-
  aveva l’autorità per vigilare sull’applica-                tere che qualcosa non ha funzionato nel-
  zione del Concilio?                                        l’esercizio dell’autorità.
         Ci limitiamo a notare che la promul-
  gazione dei testi del Concilio e del nuovo
  messale purtroppo portano la firma della
  stessa autorità, operante sia durante il Con-
  cilio che nel Postconcilio. Di conseguenza                 l’arricchimento vicendevole, escludendo qualunque
                                                             tipo di giudizio ulteriore sulla qualità della riforma
  restringere sistematicamente i problemi                    liturgica. In questo senso esso non mette direttamente
  in questione alle interpretazioni che del                  in discussione l’applicazione del Concilio realizzata
  Concilio sono state date successivamente,                  dalla riforma di Paolo VI.
  creando una cesura tra Concilio e Postcon-                 Se però il nuovo fosse già in perfetta continuità con
  cilio, non sembra essere uno schema per-                   l’antico, l’accostamento non avrebbe veramente
                                                             senso e sarebbe semplicemente superfluo, essendo
                                       £




  fettamente aderente al reale.
                                                             il nuovo rito in se stesso espressione di continuità.
  4 Il motu proprio Summorum Pontificum, che                 Soprattutto non sarebbe comprensibile come mai il
  vorrebbe essere un’applicazione concreta ed esem-          vecchio rito non sia stato riaccolto con naturalezza e
  plare dell’ermeneutica della continuità in materia di      semplicità dalla Chiesa universale. Insomma, ancora
  liturgia, si è limitato ad accostare l’antico e il nuovo   una volta si intende valorizzare una continuità che
  onde valorizzarne la presunta continuità e favorirne       non si vuole ammettere di aver perso.

La Tradizione       10
Cattolica
salvezza, esige
                                                          una risposta di
                                                          fede semplice
                                                          e chiara, quale
                                                          è quella che si
                                                          trova nei sim-
                                                          boli della fede
                                                          e nella regula
                                                          fidei. La procla-
                                                          mazione della
                                                          verità della fede




                                                                                                                   Dottrina
                                                          implica sempre Mons. Guido Pozzo, Segreta-
Pagina precedente: la riunione interreligiosa di Assisi   anche la confu- rio della Pontificia Commis-
1986; qui sopra, la visita alla Sinagoga di Roma: Gio-    tazione dell’er- sione Ecclesia Dei.
vanni Paolo II “interprete autentico” del Vaticano II.    rore e la censura delle posizioni ambigue
    Una recente osservazione di                           e pericolose che diffondono incertezza e
                                                          confusione nei fedeli.
        mons. Guido Pozzo                                       Sarebbe quindi sbagliato e infondato
      Circa le riflessioni che ci occupano,                ritenere che dopo il Concilio Vaticano II
ci sembra interessante riprendere il recente              il pronunciamento dogmatico e censorio
intervento di mons. Pozzo a cui abbiamo                   del Magistero debba essere abbandonato
già fatto riferimento. Il prelato ravvisa la              o escluso, così come sarebbe altrettanto
prima causa dell’ermeneutica della rottura                sbagliato ritenere che l’indole espositiva
nella rinuncia all’anatema.                               e pastorale dei Documenti del Concilio
      «Il primo fattore è la rinuncia                     Vaticano II non implichi anche una dottrina
all’anatema, cioè alla netta contrappo-                   che esige il livello di assenso da parte dei
sizione tra ortodossia ed eresia.                         fedeli secondo il diverso grado di autorità
      In nome della cosiddetta “pastoralità”              delle dottrine proposte».
del Concilio, si fa passare l’idea che la                       Mons. Pozzo fa propria un’osserva-
Chiesa rinuncia alla condanna dell’errore,                zione che da sempre viene esternata dagli     ¤




alla definizione dell’ortodossia in con-                  stessi “tradizionalisti” sul Concilio , ma,
trapposizione all’eresia. Si contrappone la               da buon interprete dell’ermeneutica della
condanna degli errori e l’anatema pronun-                 continuità, la restringe rigorosamente al
ciato dalla Chiesa in passato su tutto ciò                Postconcilio, o, per usare la sua stessa
che è incompatibile con la verità cristiana               espressione, all’“ideologia paraconciliare”.
al carattere pastorale dell’insegnamento                  Naturalmente non mettiamo in discussione
del Concilio, che ormai non intenderebbe                  le buone intenzioni del Monsignore, ma
più condannare o censurare, ma soltanto                   questo modo di procedere evidenzia subito
esortare, illustrare o testimoniare.                      la contraddizione di fondo: in tutta onestà
      In realtà non c’è nessuna contraddi-
zione tra la ferma condanna e confutazione                5 Gli anatemi, cioè le condanne degli errori con-
                                                          trapposti alle verità che venivano definite, hanno
degli errori in campo dottrinale e morale e               sempre caratterizzato il Magistero tradizionale, sia
l’atteggiamento di amore verso chi cade                   nei concili che al di fuori di essi. Essi esprimono la
nell’errore e di rispetto della sua dignità               volontà della Chiesa docente di “definire” e conse-
personale. Anzi, proprio perché il cristiano              guentemente di “obbligare”. La loro assenza nei testi
ha un grande rispetto per la persona umana,               del Vaticano II è sempre stata evidenziata come segno
si impegna oltre ogni limite per liberarla                di assenza di tale volontà di “imporre” e quindi come
dall’errore e dalle false interpretazioni della           prova della non infallibilità di quei testi.
                                                          L’argomento riposa sul fatto che la Chiesa non
realtà religiosa e morale.                                può definire una verità di Fede senza al contempo
      L’adesione alla persona di Gesù Figlio              imporla alle intelligenze come verità che deve essere
di Dio, alla sua Parola e al suo mistero di               creduta.

                                                                                                  La Tradizione
                                                                                          11          Cattolica
appare una forzatura accusare il Postconci-
  lio di aver rinunciato agli anatemi quando                secondo è la traduzione del pensiero cattolico
  il testo del Concilio non ne contiene nem-                nelle categorie della modernità: «L’apertura
  meno uno.                                                 della Chiesa alle istanze e alle esigenze poste dalla
                                                            modernità (vedi Gaudium et Spes) viene interpre-
         Su questo punto è evidente che l’at-               tata dall’ideologia para-conciliare come necessità
  teggiamento del Postconcilio è in perfetta                di una conciliazione tra Cristianesimo e pensiero
  continuità con ciò che il Concilio esprime                filosofico e ideologico culturale moderno. Si tratta
  (o piuttosto non esprime): entrambi invece,               di un’operazione teologica e intellettuale che
  Concilio e Postconcilio, rappresentano un                 ripropone nella sostanza l’idea del modernismo,
  atteggiamento del tutto nuovo rispetto al                 condannato all’inizio del Novecento da S. Pio».
                                                            Bisogna riconoscere che mons. Pozzo dice una
  passato; insomma, non ci sembra onesto                    cosa giustissima quando intravede nella crisi
  continuare a cercare dei capri espiatori solo             attuale una riproposta dello schema modernista
  in coloro che sono nati dopo il 1965.                     condannato da san Pio X. Il problema però è a
         Soprattutto non possiamo esimerci                  monte ed è molto più radicale: purtroppo egli
  dal sottolineare che l’anatema può essere                 potrebbe dire liberamente il contrario e troverebbe
  formulato esclusivamente da chi ha l’au-                  ugualmente diritto di cittadinanza nell’emiciclo di
  torità per farlo: in pratica da chi ha al con-            posizioni più disparate che si appellano al Con-
                                                            cilio. Come è possibile questo? Anche su questo
  tempo la responsabilità del Magistero. Se                 punto non si può ridurre il tutto ad una disfunzione
  quindi si è rinunciato agli anatemi significa              interpretativa. Innanzitutto il Concilio ha inteso
  che l’autorità deputata a stabilirli è stata in           confrontarsi con l’età moderna, con l’antropologia
  qualche modo inadempiente.                                moderna, con il pensiero moderno, ecc… come lo
         Tenendo conto di queste sfaccetta-                 stesso Benedetto XVI spiega abbondantemente
  ture, l’ermeneutica della continuità appare               nel discorso del 22 dicembre 2005: «Il Concilio
                                                            doveva determinare in modo nuovo il rapporto
  - nell’utilizzo specifico che ne viene fatto -             tra Chiesa ed età moderna». Il Concilio però ha
  pericolosa contro lo stesso Magistero: più si             scelto di farlo senza più denunciare e condannare
  cerca di salvare il Concilio, più si rischia di           l’anima apostata e immanentista del pensiero
  distruggere definitivamente l’autorità che                 moderno, ma cercando un approccio nuovo: sono
  avrebbe dovuto garantirne la retta interpre-              mancati proprio - nel Concilio - quegli anatemi,
  tazione e, soprattutto, l’unica autorità che              quei “paletti” a cui mons. Pozzo fa riferimento.
                                                            Ci sembra abbastanza naturale che, senza defi-
  attualmente è chiamata a porre rimedio ai                 nire e senza anatematizzare nel modo classico, il
  mali che affliggono la Chiesa.                             Concilio abbia aperto le strade ad interpretazioni
         Un principio in se stesso buono                    diverse e divergenti. Voler imporre una inter-
  rischia, proprio a causa della sua bontà                  pretazione piuttosto che un’altra, dopo 45 anni,
  intrinseca, di essere tanto più pernicioso                pur mantenendo l’ambiguità di fondo del testo
  nel momento in cui viene applicato senza                  conciliare, è semplicemente impossibile. Mons.
                                                            Pozzo ha la libertà di esprimersi come sopra, ma
  il necessario discernimento; l’idea aprio-                come lui possono esprimersi liberamente altre
  ristica che il Concilio debba essere neces-               figure istituzionali, soprattutto vescovi…, che
  sariamente in continuità con la Tradizione                possono avere sfumature decisamente diverse:
  è un pregiudizio che falsa tutto lo status                l’unica libertà che non è concessa a nessuno è di
  quaestionis ed evidenzia - ci scusiamo con                rimuovere la causa prima dell’ambiguità, dell’an-
  mons. Pozzo - un approccio di tipo ideolo-                fibologia, del circiterismo (per usare un termine
  gico. La paura di discutere tranquillamente               caro ad Amerio), che permette la coesistenza delle
                                                            posizioni più disparate.
  sul Concilio, con la dovuta serenità e onestà             Il terzo fattore a cui mons. Pozzo fa riferimento
  intellettuale, non è altro che l’ennesimo       ¥
                                                            è una cattiva interpretazione dell’idea di “aggior-
  indice della sua debolezza intrinseca.                    namento”. Questo tema appare connesso al
                                                            precedente, quantunque sia caratterizzato da una
  6 L’intervento di mons. Pozzo merita, a causa             nota propria che evidenzieremo in seguito: «Con
  dell’autorevolezza istituzionale dell’Autore,             il termine “aggiornamento”, Papa Giovanni XXIII
  qualche riflessione supplementare. Egli ravvisa            volle indicare il compito prioritario del Concilio
  sinteticamente le cause dell’ermeneutica della            Vaticano II. Questo termine nel pensiero del Papa
  rottura in tre fattori. Il primo è la rinuncia all’ana-   e del Concilio non esprimeva però ciò che invece
  tema, su cui abbiamo già speso qualche parola; il         è accaduto in suo nome nella recezione ideolo-

La Tradizione      12
Cattolica
SECONDA PARTE:
gica del dopo-Concilio. “Aggiornamento” nel
significato papale e conciliare voleva esprimere                     Conseguenze ultime
la intenzione pastorale della Chiesa di trovare i
modi più adeguati e opportuni per condurre la                      dell ermeneutica della
coscienza civile del mondo attuale a riconoscere
la verità perenne del messaggio salvifico di Cristo
                                                                          continuità
e della dottrina della Chiesa. Amore per la verità e              L ermeneutica della continuità
zelo missionario per la salvezza degli uomini sono
alla base i principi dell’azione di “aggiornamento”                prova la non infallibilità del
voluto e pensato dal Concilio Vaticano II e dal                              Concilio
Magistero pontificio successivo.
Invece dall’ideologia para-conciliare, diffusa
                                                                      Un testo infallibile per definizione




                                                                                                                       Dottrina
soprattutto dai gruppi intellettualistici catto-                non può essere interpretato. Se infatti un
lici neomodernisti e dai centri massmediatici                   testo infallibile necessita di una interpre-
del potere mondano secolaristico, il termine                    tazione, automaticamente è il contenuto
“aggiornamento” venne inteso e proposto come                    dell’interpretazione che diventa infallibile e
il rovesciamento della Chiesa di fronte al mondo                non più il testo originario, in quanto è l’in-
moderno: dall’antagonismo alla recettività. La                  terpretazione che esprime la formulazione
Modernità ideologica – che certamente non deve
essere confusa con la legittima e positiva auto-                inequivocabile e definitiva e quindi capace
nomia della scienza, della politica, delle arti, del            di essere vincolante. Una definizione infatti
progresso tecnico – si è posta come principio il                necessariamente riguarda qualcosa di defi-
rifiuto del Dio della Rivelazione cristiana e della              nitivo: definire ciò che non è definitivo vor-
Grazia. Essa non è quindi neutrale di fronte alla
fede. Ciò che fece pensare ad una conciliazione                 sembra ancora individuata nell’analisi fornita
della Chiesa con il mondo moderno portò così                    dal prelato. Non ripetiamo quanto già osservato
paradossalmente a dimenticare che lo spirito                    e che ci sembra evidente circa l’origine di questa
anticristiano del mondo continua ad operare nella               “fessura”.
storia e nella cultura [questo però il Concilio non             Notiamo semplicemente che “aggiornamento”
sembra averlo sottolineato abbastanza - N.d.R.].                significa relazione con un oggi contingente che
La situazione postconciliare venne così descritta               domani sarà già superato: pertanto esso implica
già da Paolo VI nel 1972:                                       la complessa relazione tra elementi trascendenti
“Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana                 ed elementi mutevoli; anche su questo punto il
nel tempio di Dio: c’è il dubbio, l’incertezza, la              Concilio non ha inteso stabilire dei punti fermi e
problematica, l’inquietudine. È entrato il dubbio               definitivi (e in un certo senso non poteva fornirli
nelle nostre coscienze ed è entrato per finestre che             a causa della contingenza dell’“oggi” a cui ha
invece dovevano essere aperte alla luce. Anche                  inteso relazionarsi), ma si è di fatto cimentato in
nella Chiesa regna questo stato di incertezza.                  un movimento di adattamento che non ha ancora
Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta                  avuto termine e che, a causa del fluire della Storia,
una giornata di sole per la storia della Chiesa. È              non avrà mai termine. Si tratta di un aspetto essen-
venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste,              ziale del problema ermeneutico che analizzeremo
di buio, di ricerca, di incertezza. Come è avve-                nel corso delle nostre riflessioni e al quale riman-
nuto questo? Vi confidiamo un nostro pensiero:                   diamo il Lettore.
c’è stato l’intervento di un potere avverso: il suo             Per il momento ci basti sottolineare che tutto ciò
nome è il diavolo, questo misterioso essere a cui               che è contingente non può, per natura, essere defi-
si fa allusione anche nella lettera di san Pietro”              nitivo né oggetto di definizioni irreformabili, ma
(Paolo VI,  ¦   §   ¨   ©    Ed. Vaticana, vol. X,
                                §         ©   §            riguarda strettamente la sfera del divenire storico.
1972, p. 707).                                                  Ora la Chiesa si è sempre occupata di adattamenti
Purtroppo gli effetti di quanto individuato da Paolo            a situazioni nuove e questo non rappresenta una
VI non sono scomparsi. Un pensiero estraneo è                   eccezionalità del Concilio; il Concilio tuttavia
entrato nel mondo cattolico, gettando scompiglio,               sembra giustapporre - senza i dovuti distinguo -
seducendo molti animi e disorientando i fedeli. Vi              ciò che appartiene alla sfera dottrinale con ciò che
è uno “spirito di autodemolizione” che pervade il               riguarda la contingenza storica. Questa carenza di
modernismo, che si è impadronito, tra l’altro, di               chiarezza e di distinzione rappresenta un perma-
gran parte della pubblicistica cattolica».                      nente fattore di confusione e di dogmatizzazione
Il discorso di mons. Pozzo è estremamente signi-                di ciò che non è dogmatizzabile. Gli stessi richiami
ficativo e riprende la celebre descrizione di Paolo              all’autorità del Concilio generalmente non affron-
VI. Questi parla di una “fessura” che però non                  tano questo evidentissimo problema.

                                                                                                      La Tradizione
                                                                                               13         Cattolica
1965 - 2005 - 2010
                                                                Abbiamo già accennato ad alcune
                                                         implicazioni della “pastoralità” del Con-
                                                         cilio, evidenziando come esso intendesse
                                                         utilizzare espressioni e linguaggi adatti
                                                         alla sensibilità dell’uomo contemporaneo.
                                                         Di conseguenza il linguaggio dei testi
                                                         conciliari si esprime utilizzando sfumature
                                                         proprie al clima culturale, alle apprensioni
                                                         e agli entusiasmi tipici degli anni sessanta.
                                                         Ora il contesto sociale, culturale e religioso
                                                         del terzo millennio ha subìto una trasfor-
  Una rappresentazione del Concilio Vaticano I, in cui
                                                         mazione tale per cui, in una prospettiva
  è stata proclamata l’infallibilità pontificia.          lealmente e realmente ermeneutica, i testi
                                                         pastorali del Concilio, piuttosto che essere
  rebbe dire definire l’indefinibile, pretendere           reinterpretati, andrebbero sostituiti con
  di staticizzare il fluire del divenire.                 altri testi consoni e adatti all’uomo di oggi.
        Di conseguenza nessuna autorità può              Se proprio si volesse continuare ad utiliz-
  obbligare qualcuno a credere qualcosa prima            zarli come base per una interpretazione
  ancora che si sappia che cosa sia o cosa               autentica, bisognerebbe avere il coraggio
  esprima (da questo deriva l’assoluta preci-            di riconoscere che ogni reinterpretazione
  sione delle formule dogmatiche classiche):             avrebbe un valore contingente, consono
  equivarrebbe a chiedere a qualcuno di nuo-             al momento storico in cui è formulata, e
  tare senza permettergli di entrare in piscina.         che al contempo dovrebbe continuare a
        L’applicazione del principio diventa             confrontarsi con la realtà, onde continuare
  ancora più stringente se la stessa autorità            a fornire risposte sempre adeguate e quindi
  responsabile riconosce una grave necessità             sempre vere.
  di interpretazione.                                           L’ermeneutica autentica, nel senso
        Ora se dopo quarant’anni i testi                 moderno del termine, presuppone uno
  del Concilio necessitano di una corretta               sforzo continuo capace di produrre nuove
  interpretazione, è la prova provata che il             domande, nuove risposte e nuove espres-
  Concilio non può essere vincolante per la              sioni, parallelo e coestensivo all’evolu-
  coscienza cattolica.                                   zione dell’umanità, dei suoi problemi,
        Lo potrebbe essere invece, in linea              delle sue aspettative, della sua vita.
  puramente teorica, la sua retta interpreta-                   Sposando l’uomo nel suo essere
  zione: noi sappiamo però che una retta inter-          concreto, nel suo essere nel mondo - ciò
  pretazione per essere autentica (nel senso             che il Concilio ha inteso fare - necessaria-
  moderno del termine) deve continuamente                mente bisogna sposarne pure il continuo
  essere riformulata per poter esprimere qual-           divenire.
                                                                   




  cosa di sempre vivo e quindi sempre vero.                     Lo stesso discorso alla Curia del
  In questo meccanismo ermeneutico non                   2005 - solo per fare un esempio recente
  può esistere più nulla di dogmaticamente               - è espressione di un’intenzione precisa del
  vincolante perché non possono più esistere             Papa formulata ed espressa in un momento
  formulazioni dogmatiche semanticamente                 preciso del suo pontificato. Probabilmente
  stabili. Questo aspetto del problema merita            oggi egli riformulerebbe diversamente ciò
  qualche riflessione supplementare.
                                                         7 In sintesi l’ermeneutica della continuità
                                                         si trova a dover armonizzare tre elementi che
                                                         appaiono decisamente inconciliabili: la Tradi-
                                                         zione, i testi del Concilio, l’evoluzione presente
                                                         dell’umanità.

La Tradizione     14
Cattolica
che ha espresso cinque anni fa, tenendo
conto di cosa è accaduto nella Chiesa in
questi anni, di come è evoluta la sua sen-
sibilità e quella del suo gregge… e anche
di come sono stati accolti i suoi “segnali”
dagli episcopati.
      Tornando ai testi del Concilio, se
spingiamo alle estreme conseguenze
la dinamica ermeneutica descritta, essi
finiscono per significare qualcosa di
indefinibile ovvero asserti mutevoli e al




                                                                                                         Dottrina
limite pure contraddittori. In questo senso     Il Concilio di Trento: esempio di chiarezza dogmatica.
tali testi, presi alla lettera, si rivelano
incapaci di significare in un senso unico            Una analogia inapplicabile:
e definitivo.                                    il problema storico della ricezione
      La conclusione può sembrare esa-
gerata, ma la babele teologica, dottrinale                  dei concili
e morale che imperversa nella Chiesa di                Probabilmente nell’intento di ammor-
oggi è realmente paragonabile ad una            tizzare un po’ il dramma attuale, vengono
mescolanza di vero e di falso, di bene e        spesso evocate le difficoltà che la Chiesa
di male, di bello e di brutto, di assoluto      ha incontrato nell’applicare le decisioni
e di relativo, di essere e di non essere,       dei concili precedenti. Basti pensare al
risultato di un atteggiamento di fondo          Concilio di Nicea o al Concilio di Trento.
comprensibile solo in una prospettiva in        Insomma, osservando la Storia, ci vuole
cui, rinunciando a definire, si è rinunciato     pazienza e bisogna continuare a sperare.
ad insegnare. Se le cose stanno veramente              Pur condividendo pienamente la
così, la Chiesa non è più - umanamente          fiducia nella Provvidenza, ci sembra di rav-
parlando - né docibile, né governabile.         visare in questo ragionamento una qualche
      Nulla può più essere insegnato            confusione di fondo che merita attenzione.
perché nulla può essere definito nel            È ben vero che il Concilio Tridentino - ad
senso classico del termine. Nessun testo        esempio - incontrò numerose sacche di
e nessuna formula dogmatica possono più         resistenza e certamente non fu applicato in
pretendere di avere un senso definitivo,         un giorno; tuttavia la causa fondamentale
intrinseco, universale e perenne.               di tali difficoltà sembra essere opposta ai
      In definitiva è questa la trappola in      problemi dell’ermeneutica del Vaticano II.
cui la Chiesa è caduta con il Concilio. È       Il Tridentino infatti incontrò ostacoli pro-
questa la trappola in cui si ritrova ingab-     prio a causa della sua chiarezza dogmatica
biato il Magistero stesso nel momento in        e disciplinare: i suoi testi si spiegavano e
cui si ostina a salvare i testi del Concilio.   si spiegano tuttora da soli, con una tale
In questo quadro l’ermeneutica della            chiarezza che certamente spaventava quelle
continuità fornisce un canale di comuni-        parti della Chiesa e del clero reticenti alla
cazione con la Tradizione, senza tuttavia       tanto necessaria riforma cattolica ed ai
permettere di uscire dalla gabbia in cui il     sacrifici che essa implicava.
Concilio ha intrappolato le intelligenze sia           Il Vaticano II invece è stato accolto e
del discente che del docente.                   applicato in un clima di entusiasmo gene-
                                                rale, soprattutto dall’ala più modernista del
                                                clero, ora accusata di non aver ben capito
                                                cosa il Concilio volesse dire.
                                                       Paradossalmente il paragone con i
                                                concili precedenti evidenzia una volta di
                                                più che i problemi che hanno fatto seguito

                                                                                        La Tradizione
                                                                                15          Cattolica
al Vaticano II sono riconducibili innanzi-
  tutto ad una sua deficienza intrinseca, asso-
  lutamente assente in qualsivoglia concilio
  della Storia.

    Ermeneutica della continuità e
     “superdogma” del Concilio
       Ci sembra particolarmente illumi-
  nante, nella riflessione che ci sta occupando,
  un’espressione utilizzata dall’allora Card.
               




  Ratzinger , divenuta poi canonica e spesso

  8 L’espressione fu utilizzata per la prima volta dal
  Card. Ratzinger, il 13 luglio 1988, in una conferenza
  ai vescovi cileni in cui il Porporato, commentando il
  “caso Lefebvre”, prendeva spunto per alcune analisi
  e riflessioni nelle quali troviamo in nuce i principi
  basilari dell’ermeneutica della continuità. Ne citiamo
  un breve passaggio: «È un’operazione necessaria
  difendere il Concilio Vaticano II nei confronti di
  mons. Lefebvre, come valido e come vincolante per
  la Chiesa. Certamente c’è una mentalità dalla visuale
  ristretta che tiene conto solo del Vaticano II e che ha
  provocato questa opposizione. Ci sono molte presen-
  tazioni di esso che danno l’impressione che, dal Vati-
  cano II in avanti, tutto sia stato cambiato e che ciò che       L’ultima sessione del Concilio Vaticano II.
  lo ha preceduto non abbia valore o, nel migliore dei
  casi, abbia valore soltanto alla luce del Vaticano II.
   Il Concilio Vaticano II non è stato trattato come
                                                              riutilizzata, per illustrare la disfunzione pro-
  una parte dell’intera tradizione vivente della Chiesa,      dottasi nell’interpretazione del Concilio la
  ma come una fine della Tradizione, un nuovo inizio           quale postulerebbe l’ermeneutica della con-
  da zero. La verità è che questo particolare concilio        tinuità come soluzione. Il Concilio sarebbe
  non ha affatto definito alcun dogma e deliberata-            stato trasformato in un “superdogma”,
  mente ha scelto di rimanere su un livello modesto,          come se tutto fosse nato con esso, senza
  come concilio soltanto pastorale; ma molti lo
  trattano come se si sia trasformato in una specie di
                                                              quindi più alcun riferimento alla Tradizione
  superdogma che toglie importanza a tutto il resto.          perenne della Chiesa. L’espressione è molto
   Questa idea è resa più forte dalle cose che ora stanno     chiara e incisiva e in fondo ha il pregio di
  accadendo. Ciò che precedentemente è stato consi-           riassumere in una sola parola il complesso
  derato la cosa più santa - la forma in cui la liturgia      problema dell’assolutizzazione del Conci-
  è stata trasmessa - appare improvvisamente come             lio. Tuttavia questa stessa espressione, al
  la più proibita di tutte le cose, l’unica cosa che può
  essere impunemente proibita. Non si sopporta che
                                                              pari dell’ermeneutica della continuità, alla
  si critichino le decisioni che sono state prese dal         quale è complementare, rischia di oscurare
  Concilio; d’altra parte, se certuni mettono in dubbio       la radice del problema. Essa infatti - ancora
  le regole antiche, o persino le verità principali della     una volta - vorrebbe ridimensionare il Con-
  fede - per esempio, la verginità corporale di Maria,        cilio, troppo “superdogmatizzato” nella sua
  la Resurrezione corporea di Gesù, l’immortalità             applicazione e interpretazione, salvandolo
  dell’anima, ecc. - nessuno protesta, o soltanto lo fa
  con la più grande moderazione. Io stesso, quando             Tutto questo conduce tantissima gente a chiedersi
  ero professore, ho visto come lo stesso Vescovo che,        se la Chiesa di oggi è realmente la stessa di ieri, o
  prima del Concilio, aveva licenziato un insegnante          se l’hanno cambiata con qualcos’altro senza dirlo
  che era realmente irreprensibile, per una certa             alla gente. La sola via nella quale il Vaticano II può
  crudezza nel discorso, non è stato in grado, dopo il        essere reso plausibile è di presentarlo così come è:
  Concilio, di allontanare un professore che ha negato        una parte dell’ininterrotta, dell’unica tradizione della
  apertamente verità della fede certe e fondamentali.         Chiesa e della sua fede».

La Tradizione       16
Cattolica
però in tutti i suoi contenuti. Insomma                        Conclusione
il tutto si ridurrebbe ad una questione di
                                                       A noi sembra che tutta la vicenda nata
misura ma non di sostanza.
                                                 dall’ermeneutica della continuità abbia
       Tale interpretazione non ci sembra
                                                 il merito di aver evidenziato il problema
esaustiva della questione, soprattutto se
                                                 fondamentale del Concilio: si tratta di un
- per assurdo - applicassimo uno schema
                                                 problema strutturale prima ancora di essere
analogo agli altri Concili della Chiesa. Se
                                                 un problema di contenuti.
per esempio nella Chiesa si assolutizzas-
                                                       - Il Concilio non insegna nel senso
sero le decisioni dogmatiche del Concilio
                                                 classico, ma accosta espressioni e contenuti
di Trento, la Chiesa non diventerebbe
                                                 antichi a espressioni e contenuti nuovi, ele-
conciliar-tridentina a detrimento di altre
                                                 menti di natura dogmatica e considerazioni




                                                                                                 Dottrina
verità non trattate direttamente dal Conci-
                                                 di natura pastorale e contingente.
lio di Trento, ma resterebbe perfettamente
                                                       - Questo prodotto non ha valore
Cattolica. Se si “superdogmatizzassero”
                                                 definitivo, ma rappresenta piuttosto una
le decisioni di Nicea, la Chiesa resterebbe
                                                 piattaforma di base da cui partire per una
quello che è, quantunque estremamente
                                                 costante e incessante reinterpretazione,
irrobustita e confermata nella Fede di
                                                 sempre viva e attuale, non ancorabile ad un
sempre. Questo perché la Fede è una virtù
                                                 momento storico particolare e non esprimi-
teologale che avendo per oggetto Dio non
                                                 bile attraverso sentenze irreformabili.
è mai troppo dogmatica nel senso che non
                                                       Si tratta di un movimento ermeneu-
esiste, come errore, un “eccesso di dogma”,
                                                 tico inarrestabile che potrà essere fermato
né “l’eccesso di un dogma”. Se per esempio
                                                 solo quando sarà fermato il Concilio, nel
si “superdogmatizzasse” il dogma del-
                                                 senso che avrà fine il movimento da esso
l’Incarnazione, cioè se si incominciasse a
                                                 incominciato.
insistere tantissimo su questo dogma, tale
                                                       Probabilmente per giungere a questo
“superdogmatizzazione” non condurrebbe
                                                 risultato bisognerebbe innanzitutto ricon-
mai, in quanto tale, ad un errore. Sempli-
                                                 vertire le intelligenze al fatto che esiste
cemente aumenterebbe ulteriormente la
                                                 una Verità Assoluta la Quale può essere
conoscenza esplicita di questo dogma e
                                                 espressa e descritta attraverso asserti dog-
attraverso di essa tutto il plesso dogmatico
                                                 matici definitivi, che non postulano e non
cattolico ne uscirebbe rinvigorito. La Fede
                                                 necessitano alcuna ermeneutica ulteriore.
infatti è un unicum semplice e integrale, e
                                                       Si tratta delle formule dogmatiche
non il risultato di equilibri interagenti o di
                                                 classiche della Tradizione perenne e
componenti eterogenei.
                                                 costante della Chiesa: esse, lungi dal rap-
       Di conseguenza il fatto che la “super-
                                                 presentare un concetto della Tradizione
dogmatizzazione” del Concilio Vaticano II
                                                 “incompleto e contraddittorio”, lungi dal
abbia condotto alla situazione gravissima
                                                 rappresentare una tradizione “pietrificata”,
che conosciamo e che finalmente un papa
                                                 sono l’unico veicolo possibile per trasmet-
riconosce, è indice che il Concilio stesso
                                                 tere la Fede Apostolica fino alla fine dei
contiene intrinsecamente elementi non in
                                                 tempi.
sintonia con la Tradizione: la sua asso-
lutizzazione appare come conseguenza
inevitabile della sua mancanza di legame
con il passato. Essa non ha fatto altro che
amplificare gli elementi neoterici già pre-
senti nel Concilio, senza crearli ex novo ed                      ef
autonomamente da esso.
       Valga come esempio la già menzio-
nata assenza di anatemi, la quale caratte-
rizza, in perfetta continuità, sia il Concilio
che il Postconcilio.

                                                                                  La Tradizione
                                                                           17         Cattolica

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  • 1. L ermeneutica dell ermeneutica Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime dell ermeneutica della continuità di don Davide Pagliarani Documenti A c c a n t o a l l e v a l u t a z i o n i m e d i a t i c h e e a l l e p re s e n t a z i o n i Dottrina superficiali e scontate, un’attenta analisi dell’ermeneutica della continuità evidenzia perfettamente il fallimento del Concilio. Il pontificato di Benedetto XVI è stato contraddistinto da alcuni momenti fondamentali che hanno provocato rea- zioni non sempre pienamente prevedibili e certamente non facilmente controllabili: basti pensare alle polemiche che hanno fatto seguito al motu proprio Summorum Pontificum. Tale atto, occasione di una reazione generalizzata apertamente ostile, è stato pure l’occasione per alcuni di scoprire quale sia il vero patrimonio liturgico della Chiesa e, attraverso di esso, lo stimolo a scoprire una ecclesiologia ed un impianto teologico non solo diverso ma incompa- tibile con quello forgiato in questi ultimi cinquant’anni e imposto prepotentemente al “Popolo di Dio”. Tra queste scelte caratterizzanti il pontificato di Benedetto XVI ci sembra di poter annoverare innanzitutto il principio   dell’ermeneutica della continuità, che Il discorso di Benedetto XVI del 22 dicembre 2005 trova la sua formulazione programmatica alla Curia romana, in cui si fa strada l’espressione nel celebre discorso alla Curia romana del «ermeneutica della continuità» relativa ai testi del 22 dicembre 2005. A tale discorso non Vaticano II. hanno fatto seguito reazioni eclatanti e di posizioni contrapposte tuttora in corso clamorose come in altri casi, nondimeno che merita la nostra attenzione. da esso è nato un movimento di pensiero e Nelle riflessioni che seguono cerche- remo di analizzare in estrema sintesi che 1 Utilizziamo solo per comodità l’espressione cosa affermi il principio dell’ermeneutica “ermeneutica della continuità” in quanto essa è della continuità e soprattutto cercheremo certamente la più diffusa nella vulgata per indicare di collocarlo nel frangente storico che la il tipo di ermeneutica indicato dal Papa in contrap- Chiesa sta vivendo onde cercare di evin- posizione all’ermeneutica “della discontinuità o della rottura”. Per esattezza il Papa parla di “ermeneutica cerne tutte le implicazioni. della riforma”. La Tradizione 5 Cattolica
  • 2. Un principio vero accanto ad un cilio in modo autentico, secondo il suo vero intendimento e soprattutto in perfetta presupposto indimostrato armonia con la Tradizione. Benedetto XVI, a quarant’anni dalla L’intervento di Benedetto XVI ha chiusura del Concilio, riconosce che situa- innanzitutto il pregio di evidenziare un zioni di profondo malessere hanno fatto principio sacrosanto, ovvero che nell’inse- seguito a quell’evento storico. Egli ravvisa gnamento magisteriale della Chiesa non ci subito tale difficoltà in un problema di rice- può essere rottura ma continuità: ciò che la zione del Concilio, legato a sua volta ad un Chiesa ha sempre insegnato non può essere problema di interpretazione (ermeneutica) superato né messo da parte, ma costituisce dei testi del Concilio stesso: troppo spesso il suo patrimonio irrinunciabile il quale, il Concilio sarebbe stato interpretato e nei suoi contenuti fondamentali, non può quindi applicato in rottura con la Tradizione cambiare. costante della Chiesa, contro il significato Notiamo subito che la verità ricordata oggettivo dei suoi testi e contro l’intenzione da Benedetto XVI è, in un certo senso, degli stessi Padri conciliari. L’ermeneutica estremamente semplice e appartiene ai della continuità si presenta quindi come la rudimenti della fede ed ai princìpi basi- via da percorrere per interpretare il Con- lari che definiscono la natura stessa della La Tradizione 6 Cattolica
  • 3. Chiesa. Di conseguenza il fatto che egli si Entrando ora nel vivo delle nostre sia sentito in dovere di programmare il suo considerazioni intendiamo situare stori- pontificato alla luce di essa rappresenta una camente l’ermeneutica della continuità prima significativa ammissione della crisi cercando di coglierne tutti gli addentellati: dottrinale in cui versa la Chiesa: nel dover senza entrare in merito ai contenuti speci- ricordare solennemente una verità sem- fici del Concilio, già tante volte discussi, plicissima ed elementare, evidentemente ci renderemo conto che essa postula una accantonata nell’ortoprassi, nell’insegna- serie di elementi che anziché salvare il mento e nel sentire comuni, il Papa fornisce Concilio ne dimostrano, indirettamente, inevitabilmente un indice oggettivo della il fallimento. gravità della situazione attuale. Dottrina Ci troviamo infatti davanti ad un tono insolito, in cui i discorsi abituali sul Conci- PRIMA PARTE: lio, celebrativi e altisonanti, sono sostituiti dal ricordo di principi elementari: questo L eclissi del Magistero rappresenta una prima grave ammissione che qualcosa non ha funzionato. Finalità del Magistero Bisogna riconoscere inoltre che Vale la pena innanzitutto di focaliz- l’aver ricordato il principio che negli inse- zare l’attenzione sulla finalità specifica del gnamenti della Chiesa non ci può essere Magistero e più in particolare di un Conci- rottura, ha provocato in alcuni soggetti, lio che si autocertifica come “pastorale”. soprattutto sacerdoti, il desiderio di valo- La questione è capitale in quanto la rizzare ciò che appartiene al passato e alla finalità rappresenta la ragion d’essere di Tradizione della Chiesa, il che si è tradotto una realtà e ciò che più di ogni altro ele- in tanti casi nella scoperta progressiva di un mento la specifica e la caratterizza. patrimonio assolutamente nuovo di cui essi Non dobbiamo dimenticare che sentono di essere stati defraudati: questo è il Magistero è per definizione la regola indubbiamente l’effetto più positivo del- prossima della Fede, cioè quella fonte l’ermeneutica della continuità. che immediatamente mi deve dire e fare Tuttavia l’ermeneutica della conti- capire cosa devo credere e fare per essere nuità si profila, non tanto nel suo valore un buon cristiano e salvarmi l’anima. In intrinseco e astratto quanto piuttosto nel- questo senso il Magistero si distingue dalla l’applicazione concreta che ne viene fatta, Sacra Scrittura e dalla Tradizione le quali, come un’arma a doppio taglio: essa di fatto pur essendo fonti della Rivelazione, sono dà per scontato che i testi del Concilio regole remote della Fede, cioè necessitano siano in perfetta continuità con la Tradi- delle delucidazioni intermedie del Magi- zione costante della Chiesa e quantunque evidenzi un problema grave e oggettivo di Commissione Ecclesia Dei, in un recente intervento del 2 luglio scorso a Wigratzbad (Germania), parla di rottura lo restringe sistematicamente ad una una “ideologia para-conciliare” che si sarebbe addi- questione di interpretazione del Concilio rittura “impadronita del Concilio fin dal principio, stesso, ad una deviazione prodottasi nel sovrapponendosi a esso. Con questa espressione, Postconcilio. L’assoluta fedeltà del Concilio non si intende qualcosa che riguarda i testi del al Magistero precedente sembra rimanere Concilio, né tanto meno l’intenzione dei soggetti, un postulato indiscutibile. In questo modo ma il quadro di interpretazione globale in cui il Concilio fu collocato e che agì come una specie di la “colpa” ricadrebbe su di una corrente di condizionamento interiore nella lettura successiva pensiero eterodossa incompatibile con la dei fatti e dei documenti. Il Concilio non è affatto dottrina cattolica ed estranea al Concilio l’ideologia paraconciliare, ma nella storia della stesso, ma che paradossalmente è riuscita vicenda ecclesiale e dei mezzi di comunicazione di a pilotarne in buona parte l’applicazione e ¡ massa ha operato in larga parte la mistificazione del gli esiti concreti. Concilio, cioè appunto l’ideologia paraconciliare”. L’ammissione è in sé grave: ovviamente accompa- 2 Mons. Guido Pozzo, attuale segretario della gnata dalla contestuale assoluzione del Concilio. La Tradizione 7 Cattolica
  • 4. ¢ stero per una retta comprensione dei loro indicato dal Papa? Se lo ha fatto, perché contenuti. Ora se il Magistero solenne di un non è riuscito nell’intento di far capire Concilio non riesce a farsi capire a tal punto esattamente che cosa il Concilio volesse che dopo ben quarant’anni - lo spazio di una dire? Prescindendo da qualunque altra con- generazione biblica - un papa ne invoca la siderazione, possono essere attendibili un retta interpretazione cercando di indicare Concilio la cui interpretazione non è chiara criteri ermeneutici di fondo, questo può e un Magistero che non è riuscito a fornire significare una cosa sola: tale Concilio ha questa sospirata chiarezza nella stagione fallito nella sua finalità specifica. inaugurata da tale Concilio? Se poi aggiungiamo a questa conside- Il dilemma si presenta piuttosto razione generica il fatto che il Vaticano II si semplice: se non avesse fallito il Concilio sia presentato d’emblée come “pastorale”, sembra aver fallito l’unico organo vera- esso ha inteso evidenziare ulteriormente mente competente a fare chiarezza su di e al massimo la sua finalità di farsi capire esso: il Magistero del Postconcilio. da tutti attraverso formulazioni consone Oppure, molto più semplicemente, alla sensibilità dell’uomo moderno; questo hanno fallito entrambi. significa che il Concilio ha voluto essere Indirettamente l’ermeneutica della lui stesso esplicitamente ed eminentemente continuità, nell’intento di salvare a priori “ermeneutico” rispetto ai punti che inten- il Magistero del Concilio, condanna, con deva toccare, cioè capace di fornire risposte una intensità coestensiva a tale intento, il chiare, sicure e accessibili. Ma se dopo Magistero che avrebbe dovuto garantirne la quarant’anni un papa ne invoca la retta retta interpretazione e, in un certo senso, ne interpretazione, vuol dire che il Concilio ha dichiara l’incapacità ad intervenire effica- fallito pure nella “pastoralità” che avrebbe cemente. Qui si annida una contraddizione dovuto caratterizzarlo. abbastanza evidente, frutto della “intangi- bilità” del Concilio. Di conseguenza, una risposta soddisfacente potrà essere fornita Il Magistero è l unico solo quando si avrà il coraggio di prendere interprete del Magistero in considerazione serenamente il Concilio Ammesso e non concesso che il stesso, valutando la sua finalità, la sua problema del Concilio si riduca ad un natura atipica, le sue anomalie, ridefinendo problema di retta interpretazione, viene la sua portata dogmatica e il tenore dei suoi spontanea una domanda: a chi il Papa contenuti: un’autentica interpretazione chiede aiuto per garantire l’ermeneutica dovrebbe incominciare innanzitutto della continuità? Ma soprattutto: perché prendendo in considerazione ciò che chiede aiuto ad altri? deve interpretare. Quel giorno non sembra Stando al tenore del discorso, il Papa sembra denunciare certe scuole teologiche 3 Purtroppo l’unico intervento significativo di unitamente ad un atteggiamento diffuso Giovanni Paolo II in relazione alla Tradizione non nella Chiesa. Nello stesso tempo però egli sembra andare esattamente nel senso di una valo- sembra chiedere aiuto ai teologi stessi più rizzazione della medesima. Si tratta della condanna della Fraternità San Pio X, nel 1988, accusata di che agli episcopati o ad altri organismi da avere una nozione “incompleta e contraddittoria” lui direttamente dipendenti. del concetto di Tradizione. Tale condanna, prima Ora se il Magistero deve essere inter- ancora di colpire delle persone, ha colpito indub- pretato, l’unico organo competente è il biamente un tipo di atteggiamento tradizionale. È Magistero stesso. Nessuno può spiegare ciò interessante notare come Benedetto XVI riconduca che l’autorità intende con maggior chiarezza sostanzialmente tutti i problemi del Postconcilio ad una interpretazione di rottura con la Tradizione, dell’autorità stessa e soprattutto nessuno ha mentre il predecessore riconduceva sistematicamente l’autorità per farlo all’infuori di essa. tali problemi ad una non piena e completa applica- Ci chiediamo: perché nel Postconcilio zione del Concilio stesso. Da una parte emergerebbe il Magistero non è intervenuto nel senso l’errore per eccesso, dall’altra l’errore per difetto. La Tradizione 8 Cattolica
  • 5. essere vicino e l’impasse del momento di scuole teologiche ognuna caratterizzata presente è probabilmente destinata a tra- dalla propria originalità specifica. Di scinarsi per un po’ di tempo. conseguenza i teologi più conosciuti del Fino ad ora il Concilio è sistemati- Postconcilio appaiono come un variegato camente spiegato e applicato attraverso gruppo di “santoni”, ognuno alla ricerca l’unica, autosufficiente, autoreferenziale, della propria originalità, piuttosto che indiscutibile autorità del Concilio stesso. come rappresentanti di una teologia siste- È giocoforza che con tali premesse il pro- matica, coerente ed unitaria. Questo dato blema della continuità con la Tradizione è importante: non avendo il Concilio una costante non possa essere seriamente sua teologia ufficiale ma essendo suppor- affrontato e in ultima analisi non possa tato da scuole disomogenee, qualunque Dottrina veramente interessare. tipo di ermeneutica teologica che lo A questo proposito merita di essere volesse relazionare alla Tradizione o ad menzionata come emblematica ed estre- altro dovrebbe innanzitutto giustificare la mamente significativa la reazione degli propria “scuola” per poi confrontarsi con episcopati agli “auspici” di Benedetto una selva di tesi diverse e svariate che XVI. La generale levata di scudi contro condannerebbero in partenza ogni sforzo il cauto invito a recuperare qualcosa della all’inconcludenza. Tradizione - naturalmente senza mettere Stando così le cose, non sembra in discussione il Concilio - unitamente che l’ermeneutica della continuità possa all’indifferenza di parecchi vescovi, mostra contare molto sull’aiuto dei vescovi né purtroppo che è lo stesso collegio episco- dei teologi. pale ad avere assimilato un’avversione In fondo il Papa sembra demandare ad per il passato della Chiesa umanamente altri, in particolare ai teologi, una risposta e inguaribile e ad incarnare in se stesso e una chiarezza che solo lui può fornire. nel proprio atteggiamento quella “rottura” di cui Benedetto XVI vorrebbe limitare Due icone significative del i danni. Purtroppo è questo il frutto più rappresentativo del Concilio e del Postcon- Postconcilio: la riforma liturgica e cilio, maturato lentamente negli ultimi la riunione interreligiosa di Assisi cinquant’anni. Illustriamo ora quanto abbiamo evi- Quanto ai teologi, altro frutto maturo, denziato circa il rapporto tra Concilio e ci sembra di poter constatare che l’ambi- Postconcilio con un esempio: la riforma guità di fondo del Concilio unitamente liturgica. Si tratta di un campo su cui si è all’assenza complementare di definizioni creato ultimamente un certo dibattito e, in dogmatiche precise, abbia prodotto e con- seguito al motu proprio Summorum Pon- tinui a produrre un numero considerevole tificum, si è pure aperta una certa analisi La Tradizione 9 Cattolica
  • 6. critica, quantunque moderatissima, della Una osservazione analoga potrebbe riforma del 1969. essere fatta circa la portata della riunione Ora è un dato acquisito universal- interreligiosa di Assisi del 1986. Essa mente che il messale di Paolo VI sia il rappresenta l’apogeo di un lungo percorso primo e il più appariscente frutto del Con- ecumenico ed interreligioso come pure il cilio. Questo “dono” è stato imposto al modello storico per ogni iniziativa di tal “Popolo di Dio” applicando i dettami del genere. Concilio in materia di liturgia ed è stato Essa rappresenta pure la giornata più confezionato appena quattro anni dopo la nera della Storia della Chiesa. chiusura del Concilio stesso. Ora qualcuno potrebbe osservare che Certamente è legittimo chiedersi se ad Assisi si è esagerato, oltrepassando i det- la riforma liturgica non sia andata oltre tami del Concilio stesso: si può discutere, i dettami del Concilio, come un’attenta certo, ma resta il fatto che tale iniziativa ermeneutica della continuità suggerirebbe; purtroppo porta anch’essa, al pari della ma in caso di risposta affermativa bisogne- promulgazione del Concilio, la firma di rebbe avere il coraggio di chiedersi pure un Papa. di chi è la responsabilità: si tratta di scuole In sintesi l’ermeneutica della conti- teologiche eterodosse e facinorose o di chi nuità conduce necessariamente ad ammet- aveva l’autorità per vigilare sull’applica- tere che qualcosa non ha funzionato nel- zione del Concilio? l’esercizio dell’autorità. Ci limitiamo a notare che la promul- gazione dei testi del Concilio e del nuovo messale purtroppo portano la firma della stessa autorità, operante sia durante il Con- cilio che nel Postconcilio. Di conseguenza l’arricchimento vicendevole, escludendo qualunque tipo di giudizio ulteriore sulla qualità della riforma restringere sistematicamente i problemi liturgica. In questo senso esso non mette direttamente in questione alle interpretazioni che del in discussione l’applicazione del Concilio realizzata Concilio sono state date successivamente, dalla riforma di Paolo VI. creando una cesura tra Concilio e Postcon- Se però il nuovo fosse già in perfetta continuità con cilio, non sembra essere uno schema per- l’antico, l’accostamento non avrebbe veramente senso e sarebbe semplicemente superfluo, essendo £ fettamente aderente al reale. il nuovo rito in se stesso espressione di continuità. 4 Il motu proprio Summorum Pontificum, che Soprattutto non sarebbe comprensibile come mai il vorrebbe essere un’applicazione concreta ed esem- vecchio rito non sia stato riaccolto con naturalezza e plare dell’ermeneutica della continuità in materia di semplicità dalla Chiesa universale. Insomma, ancora liturgia, si è limitato ad accostare l’antico e il nuovo una volta si intende valorizzare una continuità che onde valorizzarne la presunta continuità e favorirne non si vuole ammettere di aver perso. La Tradizione 10 Cattolica
  • 7. salvezza, esige una risposta di fede semplice e chiara, quale è quella che si trova nei sim- boli della fede e nella regula fidei. La procla- mazione della verità della fede Dottrina implica sempre Mons. Guido Pozzo, Segreta- Pagina precedente: la riunione interreligiosa di Assisi anche la confu- rio della Pontificia Commis- 1986; qui sopra, la visita alla Sinagoga di Roma: Gio- tazione dell’er- sione Ecclesia Dei. vanni Paolo II “interprete autentico” del Vaticano II. rore e la censura delle posizioni ambigue Una recente osservazione di e pericolose che diffondono incertezza e confusione nei fedeli. mons. Guido Pozzo Sarebbe quindi sbagliato e infondato Circa le riflessioni che ci occupano, ritenere che dopo il Concilio Vaticano II ci sembra interessante riprendere il recente il pronunciamento dogmatico e censorio intervento di mons. Pozzo a cui abbiamo del Magistero debba essere abbandonato già fatto riferimento. Il prelato ravvisa la o escluso, così come sarebbe altrettanto prima causa dell’ermeneutica della rottura sbagliato ritenere che l’indole espositiva nella rinuncia all’anatema. e pastorale dei Documenti del Concilio «Il primo fattore è la rinuncia Vaticano II non implichi anche una dottrina all’anatema, cioè alla netta contrappo- che esige il livello di assenso da parte dei sizione tra ortodossia ed eresia. fedeli secondo il diverso grado di autorità In nome della cosiddetta “pastoralità” delle dottrine proposte». del Concilio, si fa passare l’idea che la Mons. Pozzo fa propria un’osserva- Chiesa rinuncia alla condanna dell’errore, zione che da sempre viene esternata dagli ¤ alla definizione dell’ortodossia in con- stessi “tradizionalisti” sul Concilio , ma, trapposizione all’eresia. Si contrappone la da buon interprete dell’ermeneutica della condanna degli errori e l’anatema pronun- continuità, la restringe rigorosamente al ciato dalla Chiesa in passato su tutto ciò Postconcilio, o, per usare la sua stessa che è incompatibile con la verità cristiana espressione, all’“ideologia paraconciliare”. al carattere pastorale dell’insegnamento Naturalmente non mettiamo in discussione del Concilio, che ormai non intenderebbe le buone intenzioni del Monsignore, ma più condannare o censurare, ma soltanto questo modo di procedere evidenzia subito esortare, illustrare o testimoniare. la contraddizione di fondo: in tutta onestà In realtà non c’è nessuna contraddi- zione tra la ferma condanna e confutazione 5 Gli anatemi, cioè le condanne degli errori con- trapposti alle verità che venivano definite, hanno degli errori in campo dottrinale e morale e sempre caratterizzato il Magistero tradizionale, sia l’atteggiamento di amore verso chi cade nei concili che al di fuori di essi. Essi esprimono la nell’errore e di rispetto della sua dignità volontà della Chiesa docente di “definire” e conse- personale. Anzi, proprio perché il cristiano guentemente di “obbligare”. La loro assenza nei testi ha un grande rispetto per la persona umana, del Vaticano II è sempre stata evidenziata come segno si impegna oltre ogni limite per liberarla di assenza di tale volontà di “imporre” e quindi come dall’errore e dalle false interpretazioni della prova della non infallibilità di quei testi. L’argomento riposa sul fatto che la Chiesa non realtà religiosa e morale. può definire una verità di Fede senza al contempo L’adesione alla persona di Gesù Figlio imporla alle intelligenze come verità che deve essere di Dio, alla sua Parola e al suo mistero di creduta. La Tradizione 11 Cattolica
  • 8. appare una forzatura accusare il Postconci- lio di aver rinunciato agli anatemi quando secondo è la traduzione del pensiero cattolico il testo del Concilio non ne contiene nem- nelle categorie della modernità: «L’apertura meno uno. della Chiesa alle istanze e alle esigenze poste dalla modernità (vedi Gaudium et Spes) viene interpre- Su questo punto è evidente che l’at- tata dall’ideologia para-conciliare come necessità teggiamento del Postconcilio è in perfetta di una conciliazione tra Cristianesimo e pensiero continuità con ciò che il Concilio esprime filosofico e ideologico culturale moderno. Si tratta (o piuttosto non esprime): entrambi invece, di un’operazione teologica e intellettuale che Concilio e Postconcilio, rappresentano un ripropone nella sostanza l’idea del modernismo, atteggiamento del tutto nuovo rispetto al condannato all’inizio del Novecento da S. Pio». Bisogna riconoscere che mons. Pozzo dice una passato; insomma, non ci sembra onesto cosa giustissima quando intravede nella crisi continuare a cercare dei capri espiatori solo attuale una riproposta dello schema modernista in coloro che sono nati dopo il 1965. condannato da san Pio X. Il problema però è a Soprattutto non possiamo esimerci monte ed è molto più radicale: purtroppo egli dal sottolineare che l’anatema può essere potrebbe dire liberamente il contrario e troverebbe formulato esclusivamente da chi ha l’au- ugualmente diritto di cittadinanza nell’emiciclo di torità per farlo: in pratica da chi ha al con- posizioni più disparate che si appellano al Con- cilio. Come è possibile questo? Anche su questo tempo la responsabilità del Magistero. Se punto non si può ridurre il tutto ad una disfunzione quindi si è rinunciato agli anatemi significa interpretativa. Innanzitutto il Concilio ha inteso che l’autorità deputata a stabilirli è stata in confrontarsi con l’età moderna, con l’antropologia qualche modo inadempiente. moderna, con il pensiero moderno, ecc… come lo Tenendo conto di queste sfaccetta- stesso Benedetto XVI spiega abbondantemente ture, l’ermeneutica della continuità appare nel discorso del 22 dicembre 2005: «Il Concilio doveva determinare in modo nuovo il rapporto - nell’utilizzo specifico che ne viene fatto - tra Chiesa ed età moderna». Il Concilio però ha pericolosa contro lo stesso Magistero: più si scelto di farlo senza più denunciare e condannare cerca di salvare il Concilio, più si rischia di l’anima apostata e immanentista del pensiero distruggere definitivamente l’autorità che moderno, ma cercando un approccio nuovo: sono avrebbe dovuto garantirne la retta interpre- mancati proprio - nel Concilio - quegli anatemi, tazione e, soprattutto, l’unica autorità che quei “paletti” a cui mons. Pozzo fa riferimento. Ci sembra abbastanza naturale che, senza defi- attualmente è chiamata a porre rimedio ai nire e senza anatematizzare nel modo classico, il mali che affliggono la Chiesa. Concilio abbia aperto le strade ad interpretazioni Un principio in se stesso buono diverse e divergenti. Voler imporre una inter- rischia, proprio a causa della sua bontà pretazione piuttosto che un’altra, dopo 45 anni, intrinseca, di essere tanto più pernicioso pur mantenendo l’ambiguità di fondo del testo nel momento in cui viene applicato senza conciliare, è semplicemente impossibile. Mons. Pozzo ha la libertà di esprimersi come sopra, ma il necessario discernimento; l’idea aprio- come lui possono esprimersi liberamente altre ristica che il Concilio debba essere neces- figure istituzionali, soprattutto vescovi…, che sariamente in continuità con la Tradizione possono avere sfumature decisamente diverse: è un pregiudizio che falsa tutto lo status l’unica libertà che non è concessa a nessuno è di quaestionis ed evidenzia - ci scusiamo con rimuovere la causa prima dell’ambiguità, dell’an- mons. Pozzo - un approccio di tipo ideolo- fibologia, del circiterismo (per usare un termine gico. La paura di discutere tranquillamente caro ad Amerio), che permette la coesistenza delle posizioni più disparate. sul Concilio, con la dovuta serenità e onestà Il terzo fattore a cui mons. Pozzo fa riferimento intellettuale, non è altro che l’ennesimo ¥ è una cattiva interpretazione dell’idea di “aggior- indice della sua debolezza intrinseca. namento”. Questo tema appare connesso al precedente, quantunque sia caratterizzato da una 6 L’intervento di mons. Pozzo merita, a causa nota propria che evidenzieremo in seguito: «Con dell’autorevolezza istituzionale dell’Autore, il termine “aggiornamento”, Papa Giovanni XXIII qualche riflessione supplementare. Egli ravvisa volle indicare il compito prioritario del Concilio sinteticamente le cause dell’ermeneutica della Vaticano II. Questo termine nel pensiero del Papa rottura in tre fattori. Il primo è la rinuncia all’ana- e del Concilio non esprimeva però ciò che invece tema, su cui abbiamo già speso qualche parola; il è accaduto in suo nome nella recezione ideolo- La Tradizione 12 Cattolica
  • 9. SECONDA PARTE: gica del dopo-Concilio. “Aggiornamento” nel significato papale e conciliare voleva esprimere Conseguenze ultime la intenzione pastorale della Chiesa di trovare i modi più adeguati e opportuni per condurre la dell ermeneutica della coscienza civile del mondo attuale a riconoscere la verità perenne del messaggio salvifico di Cristo continuità e della dottrina della Chiesa. Amore per la verità e L ermeneutica della continuità zelo missionario per la salvezza degli uomini sono alla base i principi dell’azione di “aggiornamento” prova la non infallibilità del voluto e pensato dal Concilio Vaticano II e dal Concilio Magistero pontificio successivo. Invece dall’ideologia para-conciliare, diffusa Un testo infallibile per definizione Dottrina soprattutto dai gruppi intellettualistici catto- non può essere interpretato. Se infatti un lici neomodernisti e dai centri massmediatici testo infallibile necessita di una interpre- del potere mondano secolaristico, il termine tazione, automaticamente è il contenuto “aggiornamento” venne inteso e proposto come dell’interpretazione che diventa infallibile e il rovesciamento della Chiesa di fronte al mondo non più il testo originario, in quanto è l’in- moderno: dall’antagonismo alla recettività. La terpretazione che esprime la formulazione Modernità ideologica – che certamente non deve essere confusa con la legittima e positiva auto- inequivocabile e definitiva e quindi capace nomia della scienza, della politica, delle arti, del di essere vincolante. Una definizione infatti progresso tecnico – si è posta come principio il necessariamente riguarda qualcosa di defi- rifiuto del Dio della Rivelazione cristiana e della nitivo: definire ciò che non è definitivo vor- Grazia. Essa non è quindi neutrale di fronte alla fede. Ciò che fece pensare ad una conciliazione sembra ancora individuata nell’analisi fornita della Chiesa con il mondo moderno portò così dal prelato. Non ripetiamo quanto già osservato paradossalmente a dimenticare che lo spirito e che ci sembra evidente circa l’origine di questa anticristiano del mondo continua ad operare nella “fessura”. storia e nella cultura [questo però il Concilio non Notiamo semplicemente che “aggiornamento” sembra averlo sottolineato abbastanza - N.d.R.]. significa relazione con un oggi contingente che La situazione postconciliare venne così descritta domani sarà già superato: pertanto esso implica già da Paolo VI nel 1972: la complessa relazione tra elementi trascendenti “Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana ed elementi mutevoli; anche su questo punto il nel tempio di Dio: c’è il dubbio, l’incertezza, la Concilio non ha inteso stabilire dei punti fermi e problematica, l’inquietudine. È entrato il dubbio definitivi (e in un certo senso non poteva fornirli nelle nostre coscienze ed è entrato per finestre che a causa della contingenza dell’“oggi” a cui ha invece dovevano essere aperte alla luce. Anche inteso relazionarsi), ma si è di fatto cimentato in nella Chiesa regna questo stato di incertezza. un movimento di adattamento che non ha ancora Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta avuto termine e che, a causa del fluire della Storia, una giornata di sole per la storia della Chiesa. È non avrà mai termine. Si tratta di un aspetto essen- venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste, ziale del problema ermeneutico che analizzeremo di buio, di ricerca, di incertezza. Come è avve- nel corso delle nostre riflessioni e al quale riman- nuto questo? Vi confidiamo un nostro pensiero: diamo il Lettore. c’è stato l’intervento di un potere avverso: il suo Per il momento ci basti sottolineare che tutto ciò nome è il diavolo, questo misterioso essere a cui che è contingente non può, per natura, essere defi- si fa allusione anche nella lettera di san Pietro” nitivo né oggetto di definizioni irreformabili, ma (Paolo VI, ¦ § ¨ © Ed. Vaticana, vol. X, § © § riguarda strettamente la sfera del divenire storico. 1972, p. 707). Ora la Chiesa si è sempre occupata di adattamenti Purtroppo gli effetti di quanto individuato da Paolo a situazioni nuove e questo non rappresenta una VI non sono scomparsi. Un pensiero estraneo è eccezionalità del Concilio; il Concilio tuttavia entrato nel mondo cattolico, gettando scompiglio, sembra giustapporre - senza i dovuti distinguo - seducendo molti animi e disorientando i fedeli. Vi ciò che appartiene alla sfera dottrinale con ciò che è uno “spirito di autodemolizione” che pervade il riguarda la contingenza storica. Questa carenza di modernismo, che si è impadronito, tra l’altro, di chiarezza e di distinzione rappresenta un perma- gran parte della pubblicistica cattolica». nente fattore di confusione e di dogmatizzazione Il discorso di mons. Pozzo è estremamente signi- di ciò che non è dogmatizzabile. Gli stessi richiami ficativo e riprende la celebre descrizione di Paolo all’autorità del Concilio generalmente non affron- VI. Questi parla di una “fessura” che però non tano questo evidentissimo problema. La Tradizione 13 Cattolica
  • 10. 1965 - 2005 - 2010 Abbiamo già accennato ad alcune implicazioni della “pastoralità” del Con- cilio, evidenziando come esso intendesse utilizzare espressioni e linguaggi adatti alla sensibilità dell’uomo contemporaneo. Di conseguenza il linguaggio dei testi conciliari si esprime utilizzando sfumature proprie al clima culturale, alle apprensioni e agli entusiasmi tipici degli anni sessanta. Ora il contesto sociale, culturale e religioso del terzo millennio ha subìto una trasfor- Una rappresentazione del Concilio Vaticano I, in cui mazione tale per cui, in una prospettiva è stata proclamata l’infallibilità pontificia. lealmente e realmente ermeneutica, i testi pastorali del Concilio, piuttosto che essere rebbe dire definire l’indefinibile, pretendere reinterpretati, andrebbero sostituiti con di staticizzare il fluire del divenire. altri testi consoni e adatti all’uomo di oggi. Di conseguenza nessuna autorità può Se proprio si volesse continuare ad utiliz- obbligare qualcuno a credere qualcosa prima zarli come base per una interpretazione ancora che si sappia che cosa sia o cosa autentica, bisognerebbe avere il coraggio esprima (da questo deriva l’assoluta preci- di riconoscere che ogni reinterpretazione sione delle formule dogmatiche classiche): avrebbe un valore contingente, consono equivarrebbe a chiedere a qualcuno di nuo- al momento storico in cui è formulata, e tare senza permettergli di entrare in piscina. che al contempo dovrebbe continuare a L’applicazione del principio diventa confrontarsi con la realtà, onde continuare ancora più stringente se la stessa autorità a fornire risposte sempre adeguate e quindi responsabile riconosce una grave necessità sempre vere. di interpretazione. L’ermeneutica autentica, nel senso Ora se dopo quarant’anni i testi moderno del termine, presuppone uno del Concilio necessitano di una corretta sforzo continuo capace di produrre nuove interpretazione, è la prova provata che il domande, nuove risposte e nuove espres- Concilio non può essere vincolante per la sioni, parallelo e coestensivo all’evolu- coscienza cattolica. zione dell’umanità, dei suoi problemi, Lo potrebbe essere invece, in linea delle sue aspettative, della sua vita. puramente teorica, la sua retta interpreta- Sposando l’uomo nel suo essere zione: noi sappiamo però che una retta inter- concreto, nel suo essere nel mondo - ciò pretazione per essere autentica (nel senso che il Concilio ha inteso fare - necessaria- moderno del termine) deve continuamente mente bisogna sposarne pure il continuo essere riformulata per poter esprimere qual- divenire. cosa di sempre vivo e quindi sempre vero. Lo stesso discorso alla Curia del In questo meccanismo ermeneutico non 2005 - solo per fare un esempio recente può esistere più nulla di dogmaticamente - è espressione di un’intenzione precisa del vincolante perché non possono più esistere Papa formulata ed espressa in un momento formulazioni dogmatiche semanticamente preciso del suo pontificato. Probabilmente stabili. Questo aspetto del problema merita oggi egli riformulerebbe diversamente ciò qualche riflessione supplementare. 7 In sintesi l’ermeneutica della continuità si trova a dover armonizzare tre elementi che appaiono decisamente inconciliabili: la Tradi- zione, i testi del Concilio, l’evoluzione presente dell’umanità. La Tradizione 14 Cattolica
  • 11. che ha espresso cinque anni fa, tenendo conto di cosa è accaduto nella Chiesa in questi anni, di come è evoluta la sua sen- sibilità e quella del suo gregge… e anche di come sono stati accolti i suoi “segnali” dagli episcopati. Tornando ai testi del Concilio, se spingiamo alle estreme conseguenze la dinamica ermeneutica descritta, essi finiscono per significare qualcosa di indefinibile ovvero asserti mutevoli e al Dottrina limite pure contraddittori. In questo senso Il Concilio di Trento: esempio di chiarezza dogmatica. tali testi, presi alla lettera, si rivelano incapaci di significare in un senso unico Una analogia inapplicabile: e definitivo. il problema storico della ricezione La conclusione può sembrare esa- gerata, ma la babele teologica, dottrinale dei concili e morale che imperversa nella Chiesa di Probabilmente nell’intento di ammor- oggi è realmente paragonabile ad una tizzare un po’ il dramma attuale, vengono mescolanza di vero e di falso, di bene e spesso evocate le difficoltà che la Chiesa di male, di bello e di brutto, di assoluto ha incontrato nell’applicare le decisioni e di relativo, di essere e di non essere, dei concili precedenti. Basti pensare al risultato di un atteggiamento di fondo Concilio di Nicea o al Concilio di Trento. comprensibile solo in una prospettiva in Insomma, osservando la Storia, ci vuole cui, rinunciando a definire, si è rinunciato pazienza e bisogna continuare a sperare. ad insegnare. Se le cose stanno veramente Pur condividendo pienamente la così, la Chiesa non è più - umanamente fiducia nella Provvidenza, ci sembra di rav- parlando - né docibile, né governabile. visare in questo ragionamento una qualche Nulla può più essere insegnato confusione di fondo che merita attenzione. perché nulla può essere definito nel È ben vero che il Concilio Tridentino - ad senso classico del termine. Nessun testo esempio - incontrò numerose sacche di e nessuna formula dogmatica possono più resistenza e certamente non fu applicato in pretendere di avere un senso definitivo, un giorno; tuttavia la causa fondamentale intrinseco, universale e perenne. di tali difficoltà sembra essere opposta ai In definitiva è questa la trappola in problemi dell’ermeneutica del Vaticano II. cui la Chiesa è caduta con il Concilio. È Il Tridentino infatti incontrò ostacoli pro- questa la trappola in cui si ritrova ingab- prio a causa della sua chiarezza dogmatica biato il Magistero stesso nel momento in e disciplinare: i suoi testi si spiegavano e cui si ostina a salvare i testi del Concilio. si spiegano tuttora da soli, con una tale In questo quadro l’ermeneutica della chiarezza che certamente spaventava quelle continuità fornisce un canale di comuni- parti della Chiesa e del clero reticenti alla cazione con la Tradizione, senza tuttavia tanto necessaria riforma cattolica ed ai permettere di uscire dalla gabbia in cui il sacrifici che essa implicava. Concilio ha intrappolato le intelligenze sia Il Vaticano II invece è stato accolto e del discente che del docente. applicato in un clima di entusiasmo gene- rale, soprattutto dall’ala più modernista del clero, ora accusata di non aver ben capito cosa il Concilio volesse dire. Paradossalmente il paragone con i concili precedenti evidenzia una volta di più che i problemi che hanno fatto seguito La Tradizione 15 Cattolica
  • 12. al Vaticano II sono riconducibili innanzi- tutto ad una sua deficienza intrinseca, asso- lutamente assente in qualsivoglia concilio della Storia. Ermeneutica della continuità e “superdogma” del Concilio Ci sembra particolarmente illumi- nante, nella riflessione che ci sta occupando, un’espressione utilizzata dall’allora Card. Ratzinger , divenuta poi canonica e spesso 8 L’espressione fu utilizzata per la prima volta dal Card. Ratzinger, il 13 luglio 1988, in una conferenza ai vescovi cileni in cui il Porporato, commentando il “caso Lefebvre”, prendeva spunto per alcune analisi e riflessioni nelle quali troviamo in nuce i principi basilari dell’ermeneutica della continuità. Ne citiamo un breve passaggio: «È un’operazione necessaria difendere il Concilio Vaticano II nei confronti di mons. Lefebvre, come valido e come vincolante per la Chiesa. Certamente c’è una mentalità dalla visuale ristretta che tiene conto solo del Vaticano II e che ha provocato questa opposizione. Ci sono molte presen- tazioni di esso che danno l’impressione che, dal Vati- cano II in avanti, tutto sia stato cambiato e che ciò che L’ultima sessione del Concilio Vaticano II. lo ha preceduto non abbia valore o, nel migliore dei casi, abbia valore soltanto alla luce del Vaticano II. Il Concilio Vaticano II non è stato trattato come riutilizzata, per illustrare la disfunzione pro- una parte dell’intera tradizione vivente della Chiesa, dottasi nell’interpretazione del Concilio la ma come una fine della Tradizione, un nuovo inizio quale postulerebbe l’ermeneutica della con- da zero. La verità è che questo particolare concilio tinuità come soluzione. Il Concilio sarebbe non ha affatto definito alcun dogma e deliberata- stato trasformato in un “superdogma”, mente ha scelto di rimanere su un livello modesto, come se tutto fosse nato con esso, senza come concilio soltanto pastorale; ma molti lo trattano come se si sia trasformato in una specie di quindi più alcun riferimento alla Tradizione superdogma che toglie importanza a tutto il resto. perenne della Chiesa. L’espressione è molto Questa idea è resa più forte dalle cose che ora stanno chiara e incisiva e in fondo ha il pregio di accadendo. Ciò che precedentemente è stato consi- riassumere in una sola parola il complesso derato la cosa più santa - la forma in cui la liturgia problema dell’assolutizzazione del Conci- è stata trasmessa - appare improvvisamente come lio. Tuttavia questa stessa espressione, al la più proibita di tutte le cose, l’unica cosa che può essere impunemente proibita. Non si sopporta che pari dell’ermeneutica della continuità, alla si critichino le decisioni che sono state prese dal quale è complementare, rischia di oscurare Concilio; d’altra parte, se certuni mettono in dubbio la radice del problema. Essa infatti - ancora le regole antiche, o persino le verità principali della una volta - vorrebbe ridimensionare il Con- fede - per esempio, la verginità corporale di Maria, cilio, troppo “superdogmatizzato” nella sua la Resurrezione corporea di Gesù, l’immortalità applicazione e interpretazione, salvandolo dell’anima, ecc. - nessuno protesta, o soltanto lo fa con la più grande moderazione. Io stesso, quando Tutto questo conduce tantissima gente a chiedersi ero professore, ho visto come lo stesso Vescovo che, se la Chiesa di oggi è realmente la stessa di ieri, o prima del Concilio, aveva licenziato un insegnante se l’hanno cambiata con qualcos’altro senza dirlo che era realmente irreprensibile, per una certa alla gente. La sola via nella quale il Vaticano II può crudezza nel discorso, non è stato in grado, dopo il essere reso plausibile è di presentarlo così come è: Concilio, di allontanare un professore che ha negato una parte dell’ininterrotta, dell’unica tradizione della apertamente verità della fede certe e fondamentali. Chiesa e della sua fede». La Tradizione 16 Cattolica
  • 13. però in tutti i suoi contenuti. Insomma Conclusione il tutto si ridurrebbe ad una questione di A noi sembra che tutta la vicenda nata misura ma non di sostanza. dall’ermeneutica della continuità abbia Tale interpretazione non ci sembra il merito di aver evidenziato il problema esaustiva della questione, soprattutto se fondamentale del Concilio: si tratta di un - per assurdo - applicassimo uno schema problema strutturale prima ancora di essere analogo agli altri Concili della Chiesa. Se un problema di contenuti. per esempio nella Chiesa si assolutizzas- - Il Concilio non insegna nel senso sero le decisioni dogmatiche del Concilio classico, ma accosta espressioni e contenuti di Trento, la Chiesa non diventerebbe antichi a espressioni e contenuti nuovi, ele- conciliar-tridentina a detrimento di altre menti di natura dogmatica e considerazioni Dottrina verità non trattate direttamente dal Conci- di natura pastorale e contingente. lio di Trento, ma resterebbe perfettamente - Questo prodotto non ha valore Cattolica. Se si “superdogmatizzassero” definitivo, ma rappresenta piuttosto una le decisioni di Nicea, la Chiesa resterebbe piattaforma di base da cui partire per una quello che è, quantunque estremamente costante e incessante reinterpretazione, irrobustita e confermata nella Fede di sempre viva e attuale, non ancorabile ad un sempre. Questo perché la Fede è una virtù momento storico particolare e non esprimi- teologale che avendo per oggetto Dio non bile attraverso sentenze irreformabili. è mai troppo dogmatica nel senso che non Si tratta di un movimento ermeneu- esiste, come errore, un “eccesso di dogma”, tico inarrestabile che potrà essere fermato né “l’eccesso di un dogma”. Se per esempio solo quando sarà fermato il Concilio, nel si “superdogmatizzasse” il dogma del- senso che avrà fine il movimento da esso l’Incarnazione, cioè se si incominciasse a incominciato. insistere tantissimo su questo dogma, tale Probabilmente per giungere a questo “superdogmatizzazione” non condurrebbe risultato bisognerebbe innanzitutto ricon- mai, in quanto tale, ad un errore. Sempli- vertire le intelligenze al fatto che esiste cemente aumenterebbe ulteriormente la una Verità Assoluta la Quale può essere conoscenza esplicita di questo dogma e espressa e descritta attraverso asserti dog- attraverso di essa tutto il plesso dogmatico matici definitivi, che non postulano e non cattolico ne uscirebbe rinvigorito. La Fede necessitano alcuna ermeneutica ulteriore. infatti è un unicum semplice e integrale, e Si tratta delle formule dogmatiche non il risultato di equilibri interagenti o di classiche della Tradizione perenne e componenti eterogenei. costante della Chiesa: esse, lungi dal rap- Di conseguenza il fatto che la “super- presentare un concetto della Tradizione dogmatizzazione” del Concilio Vaticano II “incompleto e contraddittorio”, lungi dal abbia condotto alla situazione gravissima rappresentare una tradizione “pietrificata”, che conosciamo e che finalmente un papa sono l’unico veicolo possibile per trasmet- riconosce, è indice che il Concilio stesso tere la Fede Apostolica fino alla fine dei contiene intrinsecamente elementi non in tempi. sintonia con la Tradizione: la sua asso- lutizzazione appare come conseguenza inevitabile della sua mancanza di legame con il passato. Essa non ha fatto altro che amplificare gli elementi neoterici già pre- senti nel Concilio, senza crearli ex novo ed ef autonomamente da esso. Valga come esempio la già menzio- nata assenza di anatemi, la quale caratte- rizza, in perfetta continuità, sia il Concilio che il Postconcilio. La Tradizione 17 Cattolica