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L’IDEA
Davide Bendìa & Roberto Rosi

Pull beauty out of ugly.
La nostra campagna lavora su più fronti: da una parte vuole posizionare il brand “Made in Carcere” come l’opportunità unica, per un detenuto,
di tornare a “essere una persona”. Dall’altra sottolinea in maniera inequivocabile che chi ha sbagliato ha diritto ad una seconda opportunità, e
che il lavoro fornisce ai detenuti la vera riabilitazione che il carcere dovrebbe dare: perché, in prigione, il lavoro è dedizione e liberazione.

App&Web

Print&Outdoor

Anche chi ha sbagliato può sempre fare qualcosa di buono. In carcere come fuori. Made in Carcere crea prodotti dando nuova vita
a materiali di scarto e una seconda opportunità alle donne detenute. Sostieni il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it

Spot web
Spot web - 30”
La campagna prevede la realizzazione di uno spot web a basso costo, magari realizzato da giovani videomaker che si prestino per la buona causa.
Siamo all’interno di una sartoria. C’è un clima rilassato e tranquillo. Alcune ragazze scherzano tra loro divertite e il tempo sembra volare. Tutte però si impegnano in ciò che fanno, scambiandosi consigli e pareri.
L’armonia e la concordia lo fanno assomigliare all’ambiente in cui tutti vorremmo lavorare. (SPK: QUANDO
UN POSTO DI LA
VORO TI PERMETTE DI IMPARARE, RIESCI A CRESCERE) Stacchiamo su una ragazza vicino
a una macchina per cucire che sta mostrando a un’altra come manovrare il macchinario. La giovane segue attenta le spiegazioni della collega. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LA
VORO TI PERMETTE DI ESPRIMERTI,
RIESCI A RAGGIUNGERE I TUOI OBIETTIVI) L’inquadratura stretta ora cattura gli occhi della ragazza che
prima stava ascoltando la spiegazione: è attenta a ciò che fa e, con un sorriso, ammira il risultato del suo lavoro. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LA
VORO TI PERMETTE DI ESSERE TE STESSO, RIESCI A DIMOSTRARE CHI
SEI…) Gli occhi della ragazza ora si allontanano dalla macchina e corrono su un orologio: sono le cinque.
La ragazza si irrigidisce, tutto si ferma: il suono di una sirena irrompe nella scena. Le ragazze si alzano e,
accompagnate da un’agente di sicurezza, tornano in cella. (SPK: …E CHI NON VORRESTI PIÙ ESSERE.)
Su nero, logo e claim di campagna: “F
acciamo uscir fuori ciò che c’è di buono dentro”.

F
acciamo uscire fuori ciò che c’è di buono dentro.
La stampa lavora su tre differenti altezze semantiche: in prima analisi
si riferisce ai prodotti Made in Carcere che rinascono dalle proprie ceneri nel momento in cui vengono riciclati. Racconta poi la parte buona
delle persone (in questo caso dei detenuti) facendo capire come essi,
attraverso il lavoro, riescano a nobilitarsi. Per ultimo lavora sulla valenza di reclusione, come se Made in Carcere fosse il link diretto tra il
mondo esterno e l’universo carcerario.

La nostra iniziativa vuole coinvolgere
in maniera attiva il target. Per questo prevediamo una declinazione interattiva: tramite un’applicazione per
smartphone (o semplicemente caricando la foto sul sito di “Made in Carcere”)
l’utente avrà modo di inviare all’associazione un’immagine degli abiti che
non indossa più. “Made in Carcere” valuterà gli abiti dagli scatti e deciderà se
accettare la sfida: in caso positivo l’associazione lavorerà il capo e presenterà al suo possessore il risultato finale.
Se la lavorazione sarà all’altezza delle
aspettative, il proprietario potrà riacquistarlo versando una modica cifra:
avrà così un capo personalizzato ad un
prezzo irrisorio. Qualora invece non apprezzi le modifiche effettuate, potrà cederlo a “Made in Carcere” che lo metterà definitivamente in vendita sul proprio store. Quando questo verrà acquistato, l’associazione riconoscerà una somma in buoni-sconto da
spendere sul proprio sito.
Affidandosi a “Made in Carcere” l’utente sfonda la barriera del
pregiudizio riconoscendo ai detenuti capacità e possibilità che
a quest’ultimi restituiscono la voglia di mettersi ancora in gioco.

Promocard
Per le Promocard, uno
strumento con cui contiamo di coinvolgere
particolarmente il nostro
target, prevediamo un
approccio più intimista,
che rimanga, però, all’interno delle linee guida
della campagna.
Nelle cartoline entreranno in scena, grazie ad
una multisoggetto, le detenute che racconteranno
la loro visione sul proprio impiego: l’obiettivo
è quello di comunicare
l’importanza del lavoro,
per chi di lavoro “vive”
ogni giorno.

In prigione molto spesso il lavoro segna il confine tra disperazione e redenzione, e rappresenta
un’occasione di crescita e apprendimento per chi non ha mai avuto questa opportunità. Made
in Carcere si batte per dare una seconda chance alle donne detenute, che coinvolge attivamente
nella creazione di prodotti riciclati. Supporta il progetto. Visita www.madeincarcere.it

È dura tornare a casa la sera, dopo una massacrante giornata di lavoro. Ma è molto più
dura lasciare il lavoro, quando sai che ad aspettarti c’è una cella. Made in Carcere si batte
per dare una seconda opportunità alle donne detenute, che coinvolge attivamente nella
creazione di prodotti riciclati. Supporta il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it

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  • 1. L’IDEA Davide Bendìa & Roberto Rosi Pull beauty out of ugly. La nostra campagna lavora su più fronti: da una parte vuole posizionare il brand “Made in Carcere” come l’opportunità unica, per un detenuto, di tornare a “essere una persona”. Dall’altra sottolinea in maniera inequivocabile che chi ha sbagliato ha diritto ad una seconda opportunità, e che il lavoro fornisce ai detenuti la vera riabilitazione che il carcere dovrebbe dare: perché, in prigione, il lavoro è dedizione e liberazione. App&Web Print&Outdoor Anche chi ha sbagliato può sempre fare qualcosa di buono. In carcere come fuori. Made in Carcere crea prodotti dando nuova vita a materiali di scarto e una seconda opportunità alle donne detenute. Sostieni il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it Spot web Spot web - 30” La campagna prevede la realizzazione di uno spot web a basso costo, magari realizzato da giovani videomaker che si prestino per la buona causa. Siamo all’interno di una sartoria. C’è un clima rilassato e tranquillo. Alcune ragazze scherzano tra loro divertite e il tempo sembra volare. Tutte però si impegnano in ciò che fanno, scambiandosi consigli e pareri. L’armonia e la concordia lo fanno assomigliare all’ambiente in cui tutti vorremmo lavorare. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LA VORO TI PERMETTE DI IMPARARE, RIESCI A CRESCERE) Stacchiamo su una ragazza vicino a una macchina per cucire che sta mostrando a un’altra come manovrare il macchinario. La giovane segue attenta le spiegazioni della collega. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LA VORO TI PERMETTE DI ESPRIMERTI, RIESCI A RAGGIUNGERE I TUOI OBIETTIVI) L’inquadratura stretta ora cattura gli occhi della ragazza che prima stava ascoltando la spiegazione: è attenta a ciò che fa e, con un sorriso, ammira il risultato del suo lavoro. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LA VORO TI PERMETTE DI ESSERE TE STESSO, RIESCI A DIMOSTRARE CHI SEI…) Gli occhi della ragazza ora si allontanano dalla macchina e corrono su un orologio: sono le cinque. La ragazza si irrigidisce, tutto si ferma: il suono di una sirena irrompe nella scena. Le ragazze si alzano e, accompagnate da un’agente di sicurezza, tornano in cella. (SPK: …E CHI NON VORRESTI PIÙ ESSERE.) Su nero, logo e claim di campagna: “F acciamo uscir fuori ciò che c’è di buono dentro”. F acciamo uscire fuori ciò che c’è di buono dentro. La stampa lavora su tre differenti altezze semantiche: in prima analisi si riferisce ai prodotti Made in Carcere che rinascono dalle proprie ceneri nel momento in cui vengono riciclati. Racconta poi la parte buona delle persone (in questo caso dei detenuti) facendo capire come essi, attraverso il lavoro, riescano a nobilitarsi. Per ultimo lavora sulla valenza di reclusione, come se Made in Carcere fosse il link diretto tra il mondo esterno e l’universo carcerario. La nostra iniziativa vuole coinvolgere in maniera attiva il target. Per questo prevediamo una declinazione interattiva: tramite un’applicazione per smartphone (o semplicemente caricando la foto sul sito di “Made in Carcere”) l’utente avrà modo di inviare all’associazione un’immagine degli abiti che non indossa più. “Made in Carcere” valuterà gli abiti dagli scatti e deciderà se accettare la sfida: in caso positivo l’associazione lavorerà il capo e presenterà al suo possessore il risultato finale. Se la lavorazione sarà all’altezza delle aspettative, il proprietario potrà riacquistarlo versando una modica cifra: avrà così un capo personalizzato ad un prezzo irrisorio. Qualora invece non apprezzi le modifiche effettuate, potrà cederlo a “Made in Carcere” che lo metterà definitivamente in vendita sul proprio store. Quando questo verrà acquistato, l’associazione riconoscerà una somma in buoni-sconto da spendere sul proprio sito. Affidandosi a “Made in Carcere” l’utente sfonda la barriera del pregiudizio riconoscendo ai detenuti capacità e possibilità che a quest’ultimi restituiscono la voglia di mettersi ancora in gioco. Promocard Per le Promocard, uno strumento con cui contiamo di coinvolgere particolarmente il nostro target, prevediamo un approccio più intimista, che rimanga, però, all’interno delle linee guida della campagna. Nelle cartoline entreranno in scena, grazie ad una multisoggetto, le detenute che racconteranno la loro visione sul proprio impiego: l’obiettivo è quello di comunicare l’importanza del lavoro, per chi di lavoro “vive” ogni giorno. In prigione molto spesso il lavoro segna il confine tra disperazione e redenzione, e rappresenta un’occasione di crescita e apprendimento per chi non ha mai avuto questa opportunità. Made in Carcere si batte per dare una seconda chance alle donne detenute, che coinvolge attivamente nella creazione di prodotti riciclati. Supporta il progetto. Visita www.madeincarcere.it È dura tornare a casa la sera, dopo una massacrante giornata di lavoro. Ma è molto più dura lasciare il lavoro, quando sai che ad aspettarti c’è una cella. Made in Carcere si batte per dare una seconda opportunità alle donne detenute, che coinvolge attivamente nella creazione di prodotti riciclati. Supporta il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it