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Psicologia dei gruppi sociali
Dottoressa Giulia Gentile
In che modo si formano le impressioni che abbiamo sugli altri?
Esempio: Ricerca di Rosenhan negli ospedali
Psichiatrici.
L'esperimento Rosenhan fu un famoso esperimento sulla validità della diagnosi
psichiatrica, diretto dallo psicologo David Rosenhan nel 1973. Fu pubblicato sul giornale
Science con il titolo "On being sane in insane places" (in italiano: "Sull'esser sani in
luoghi folli"). Lo studio è considerato una critica importante e influente delle diagnosi
psichiatriche. Lo studio di Rosenhan si svolse in due fasi.
La prima fase coinvolse collaboratori sani o "pseudopazienti" (tre donne e cinque uomini)
che simularono brevemente allucinazioni uditive nel tentativo di ottenere il ricovero in 12
diversi ospedali psichiatrici di cinque diversi stati in varie località degli Stati Uniti
d'America. Furono tutti quanti ricoverati e vennero loro diagnosticati dei disturbi psichici.
Dopo il ricovero gli pseudopazienti tornarono a comportarsi normalmente e dissero agli
operatori che si sentivano bene e che non percepivano più allucinazioni. Tutti furono
costretti ad ammettere di avere una malattia mentale e accettare di prendere farmaci
antipsicotici come condizione del loro rilascio. Il tempo medio che gli utenti trascorsero
negli ospedali fu di 19 giorni. A tutti tranne uno fu diagnosticata schizofrenia "in
remissione" prima del loro rilascio.
La seconda parte del suo studio riguardò un ospedale, tra quelli precedentemente
coinvolti, che sfidava Rosenhan a inviare alla struttura alcuni pseudopazienti, che
dovevano essere riconosciuti dagli operatori. Nelle settimane seguenti, su 193 nuovi
pazienti dell'ospedale, gli operatori identificarono 41 pseudopazienti potenziali, con 19 di
questi che ricevettero i sospetti di almeno uno psichiatra e un altro membro dello staff
degli operatori. In realtà Rosenhan non aveva mandato all'ospedale nessuno
pseudopaziente.
Lo studio concluse "È chiaro che non possiamo distinguere i sani dai pazzi negli ospedali
psichiatrici" e mostrava inoltre il pericolo della disumanizzazione e dell'etichettamento
nelle istituzioni psichiatriche. Suggerì che l'uso di strutture comunitarie di salute mentale
focalizzate su problemi e comportamenti specifici piuttosto che su etichette psichiatriche
poteva essere una soluzione e formulò raccomandazioni agli operatori in campo
psichiatrico affinché fossero più coscienti della psicologia sociale delle loro strutture.
Tuttavia lo studio è stato criticato e accusato di essere pseudoscienza presentata come
scienza.
Le impressioni che abbiamo sugli altri sono rappresentazioni cognitive, ovvero alle
conoscenze che abbiamo accumulato in memoria. Le impressioni servono a guidare le
nostre azioni.
Come si formano le prime impressioni
1. L’aspetto fisico
Ricerche:
Walster et al. con coppie di studenti: la valutazione della serata dipendeva dall’aspetto fisico del
partner.
Clifford con insegnanti:
i bambini più attraenti erano giudicati più dotati.
Down e Lyons, e Stewart in campo giudiziario: gli imputati più attraenti ricevono cauzioni più
basse e pene più lievi.
Cash e Kilcullen, e Knapp in ambito lavorativo: i candidati attraenti vengono assunti con più
probabilità, i maschi con altezza superiore a 1.85 ricevono uno stipendio iniziale del 10%
superiore rispetto alle persone più basse di 1.80.
Heilman e Stopeck: le capacità di un uomo attraente vengono giudicate superiori rispetto a quelle
di un uomo non attraente, il contrario accade per le donne.
2. La comunicazione non verbale

Ricerche:
Tendono a piacerci le persone che:
annuiscono mentre parliamo(Mehrabian), hanno le pupille dilatate (Niedenthal e Cantor),
effettuano frequenti contatti oculari (Kleinke et al.)
Da segnali non verbali (tono della voce, movimenti delle mani e dei piedi) si può scoprire chi
mente.
La mera esposizione ad un’altra persona ne accresce la simpatia (Moreland e Beach).
Come si interpretano gli indizi

Gli indizi che catturano la nostra attenzione sono quelli più salienti in un determinato contesto.
Gli indizi assumono significato quando vengono interpretati alla luce delle conoscenze
possedute. Più è facile richiamare le conoscenze in memoria e collegarle all’indizio, più
probabilità ci sono che vengano usate.
Per interpretare gli indizi ci basiamo sulle associazioni e sull’accessibilità.
Le associazioni
L’interpretazione degli indizi si basa sull’associazione esistente in memoria tra
rappresentazioni cognitive.
Le associazioni nascono dalla similarità di significato tra due rappresentazioni cognitive e
dalla frequenza con cui queste vengono pensate insieme e dipendono dal tipo di cultura.
Quando l’associazione si è formata, se viene in mente una rappresentazione cognitiva,
verrà evocata anche l’altra (se si vede un comportamento verrà evocato il tratto di
personalità associato).
L’accessibilità
Quando un comportamento non è chiaro, ci affidiamo alle informazioni rilevanti in un
dato momento, ovvero alle informazioni più accessibili.
Secondo il principio di accessibilità, l’informazione più facilmente disponibile esercita
l’impatto maggiore sull’interpretazione di un comportamento.
L’accessibilità viene influenzata da:
Attivazione concomitante delle conoscenze: pensieri, umore, aspettative.
Attivazione recente: le rappresentazioni cognitive attivate influenzano le interpretazioni
successive, purché siano applicabili. L’attivazione, inoltre, può anche essere
inconsapevole.
Attivazione frequente: l’uso frequente di una rappresentazione cognitiva la rende
cronicamente accessibile.
Le inferenze corrispondenti
L’inferenza corrispondente consiste nell’attribuzione di un tratto di personalità
corrispondente ad un comportamento e completa la prima impressione.
Le inferenze corrispondenti sono giustificate in tre casi:
Il comportamento viene scelto liberamente dall’individuo.
Il comportamento ha effetti che lo distinguono da altri corsi di azione.
Il comportamento è imprevisto.
Errore di corrispondenza
L’errore di corrispondenza (o errore fondamentale di attribuzione) riflette la tendenza a
presumere che i comportamenti osservati riflettano caratteristiche di personalità (interne) degli
individui, anche quando tali comportamenti possono essere spiegati da fattori situazionali
Esempio: brano a favore o contro Casto di Jones e Harris
Jones e Harris (1967)
Degli studenti universitari dovevano giudicare un testo scritto di un loro
collega su un argomento che era stato loro assegnato.
Malgrado fosse stato specificato che chi aveva scritto il brano non
aveva potuto scegliere il punto di vista da presentare, i soggetti
ritennero che: chi aveva scritto un brano a favore di Fidel Castro avesse davvero un
atteggiamento favorevole a Fidel Castro
Il comportamento dello studente era attribuito a sue disposizioni stabili, senza
considerare che egli poteva non avere avuto la possibilità di comportarsi in
maniera diversa.
Perché le persone commettono questo tipo di errore?
Heider (1958): attribuisce la causa di tale errore a fattori salienti dal punto di vista percettivo; l’attore è
percepito come figura saliente, la situazione o sfondo rimane in ombra (salienza percettiva)
Gilbert (1989): tale errore è conseguenza della scorciatoia dell’ancoraggio/accomodamento, in base alla quale,
quando siamo in situazioni di incertezza, tendiamo a ridurre l’ambiguità ancorandoci a un punto di riferimento
stabile.
Esistono due fasi nel processo attribuzionale:
a) Inizialmente l’individuo compie una attribuzione disposizionale automatica, ipotizzando che il
comportamento di X sia dovuto a caratteristiche personali
b) Se però il contrasto fra l’evidenza e l’attribuzione è troppo grande, aggiusta il giudizio considerando la
situazione in cui X si trova
Quando si verifica l’errore di corrispondenza i ruoli definiscono la persona.
Quando si ha una motivazione specifica a raccogliere informazioni su una situazione, l’errore di corrispondenza
si riduce.
L’errore di corrispondenza varia in base alla cultura: le culture individualistiche risentono dell’errore di
corrispondenza in misura maggiore rispetto alle culture collettivistiche.
L’elaborazione sistematica
L’elaborazione superficiale è costituita dalle impressioni iniziali che si sono formate con un
minimo di sforzo cognitivo.
L’elaborazione sistematica consiste nel prendere in considerazione un’ampia gamma di
informazioni prima di emettere un giudizio.
Affinché ci possa essere l’elaborazione sistematica sono necessarie due componenti: motivazione
e capacità
Le attribuzioni causali

Un’ attribuzione causale rappresenta un giudizio sulla causa di un comportamento o di un evento.
Nel determinare la causa di un comportamento si distingue tra azioni e esperienze:
Le azioni fanno riferimento al soggetto che agisce
Le esperienze, invece, fanno riferimento all’oggetto su cui il soggetto agisce.
I copioni
I copioni rappresentano un altro modo di compiere l’attribuzione:
Comportamenti previsti dal copione saranno attribuiti alla situazione
Comportamenti imprevisti, invece, saranno attribuiti al soggetto.
Le cause più accessibili hanno maggiore possibilità di essere considerate responsabili di
un evento.
Le cause più salienti verranno utilizzate con più probabilità per spiegare il
comportamento, sia quando si formulano giudizi rapidi, sia quando ci si sforza di farlo
attentamente.
La teoria di Kelley
Il modello di Kelley (1967, 1973), nel prendere in considerazione le informazioni che le
persone utilizzano per fare un attribuzione, esamina due casi differenti, che corrispondono
alla quantità di
informazione disponibile.
Nel caso in cui chi compie l’attribuzione ha a disposizione informazioni provenienti da
più fonti (o più osservazioni), si parla di covariazione.
In questo caso il soggetto percepisce una covariazione (due o più variabili che variano
insieme) tra l’effetto osservato e le sue possibili cause.
Se, invece, si ha a disposizione un’unica osservazione, si parla di configurazione. In
questo caso il soggetto deve configurarsi le possibili cause di un effetto osservato.
La covariazione
Nel caso in cui l’informazione proviene da più fonti, il soggetto percepente tenterà di
distinguere gli effetti attribuibili a tali fonti, del formulare il proprio giudizio di
attribuzione.
Il soggetto che percepisce si servirà del principio di covariazione, secondo cui un effetto è
attribuibile a quella condizione, o causa, che è presente quando è presente l’effetto e che è
assente quando è assente l’effetto.
Il modello di Kelley è noto anche come modello ANOVA, poiché, nel formularlo, Kelley
prese spunto dall’analisi della varianza (ANOVA).
L’ANOVA è una procedura statistica che consente di esaminare i cambiamenti che
avvengono nella variabile dipendente (effetto), quando cambia la variabile indipendente
(causa).
Nell’emettere il giudizio di attribuzione il soggetto prende in considerazione tre fattori:
il consenso, che corrisponde alla domanda
“Le altre persone subiscono le stesso effetto?”
la coerenza, corrispondente alla domanda
“l’effetto si manifesta ogni volta che l’entità è presente, indipendentemente dalle forme
di interazione?”
la specificità (disambiguità), che corrisponde alla domanda “L’effetto si manifesta
quando l’entità è presente e, invece, non si manifesta quando l’entità è assente ?”
A seconda del livello (alto o basso) di questi tre fattori, le cause verranno attribuite a:
1. la persona
2. le circostanze
3. lo stimolo
“John ride alle battute del comico” (McArtur, 1972)
In questo caso è possibile attribuire la causa a:
a. John (la persona)
b. la situazione (le circostanze)
c. il comico (lo stimolo)
Se vi è:
basso consenso (solo John ride alle battute del comico)
alta coerenza (anche in passato John ha riso alle battute del comico)
bassa specificità (John ride alle battute di tutti i comici)
La causa è John (la persona).
La correzione delle prime impressioni
La correzione delle inferenze corrispondenti richiede tempo e sforzo cognitivo
La formazione delle impressioni complesse
Le valutazioni complesse si costituiscono integrando molteplici aspetti di un’impressione
e si basano su vari fattori:
1. Le teorie implicite della personalità: si presuppone che i tratti positivi siano collegati
tra di loro, lo stesso per i tratti negativi.
2. Le esperienze personali
I comportamenti che implicano tratti simili vengono associati.
Nuovi tratti possono essere inferiti sulla base di quelli conosciuti
L’integrazione delle valutazioni
Quando si integrano le impressioni per avere un quadro di una persona, diamo maggiore
rilievo alle informazioni negative (effetto di negatività).
Interpretiamo le informazioni in base alle prime informazioni che abbiamo ottenuto.
La precisione delle impressioni ponderate:
A volte anche le impressioni ponderate non sono precise, alcune distorsioni possono
limitarne l’accuratezza e gli sforzi supplementari possono confermare la prima
impressione.
L’accuratezza delle impressioni ponderate dipende da:
1. motivazione all’accuratezza.
2. Si può essere motivati dal fatto che si dovrà svolgere un compito con l’altra persona
(Neuberg e Fiske,)
3. Speranze e desideri guidano la selezione e l’interpretazione dei fatti (Klein e Kunda)
4. La consapevolezza di un errore (purché ci siano tempo e risorse cognitive)
L’effetto delle impressioni
Quando l’impressione si è formata, essa diventa la base di giudizi e comportamenti.
Se si elabora in maniera superficiale ci si affida a giudizi e valutazioni fatte in passato.
Se si elabora in maniera sistematica si prendono in considerazione varie informazioni e le si
integra tramite l’approccio algebrico (analisi indipendente di ogni informazione) o l’approccio
configurativo (analisi congiunta delle varie informazioni).
Le impressioni tendono a essere resistenti al cambiamento (principio del conservatorismo)
L’informazione che arriva per prima ha un impatto maggiore (effetto di priorità).
Gli effetti delle impressioni possono persistere anche se si scopre che l’impressione iniziale era
sbagliata (errore si persistenza).
Le impressioni guidano la ricerca selettiva di comportamenti coerenti con le impressioni stesse.
Le impressioni creano comportamenti conformi (profezia che si auto realizza, ad es., Rosenthal).
Effetto pigmalione

Rosenthal - Jacobson
Si tratta di un esperimento di psicologia sociale, condotto da 2 ricercatori americani (Robert
Rosenthal e Leonora Jacobson) sulla profezia che si auto-avvera, con risultati sbalorditivi, ma
sostanzialmente confermati da successive verifiche e controlli in esperimenti di altri ricercatori.
Scuola elementare della California. All'accesso gli psicologi sottopongono a test di intelligenza
i bambini, quindi, in modo assolutamente casuale e indipendentemente dai risultati dei test
scelgono il 20% di bambini e comunicano agli insegnanti che possono aspettarsi da quei
soggetti una rapida crescita delle capacita` intellettive [evidentemente agli insegnanti non erano
stati comunicati i reali criteri di quel giudizio].
A un anno di distanza vengono intervistati gli insegnanti e ripetuti i test. Quei bambini avevano
giudizi sostanzialmente migliori degli altri e avevano fatto maggiori progressi nella capacita` di
leggere, a giudizio degli insegnanti. Fin qui si tratta già` di un risultato interessante, ma non e`
finita.
Questi stessi bambini, ai test, mostrano un aumento del QI significativamente e decisamente
superiore a quello dei loro compagni (una decina di punti).
La profezia s'e` auto avverata.
In questo caso le cose sono andate "bene", ma pensate al caso opposto in cui, a causa di
pregiudizi, anche solo in parte infondati, le profezie sono negative.
Questo non si verifica se:
- La persona percepita ha solide opinioni su se stessa (Swann e Ely).
- Vi è consapevolezza delle aspettative altrui.
- La persona percepita è motivata a trasmettere impressioni adeguate.
Le informazioni incongruenti di solito vengono ignorate, a meno che non si abbia
motivazione e tempo per elaborarle sistematicamente.
Quando ci sono informazioni inaspettate:
- Si pensa più a lungo ai comportamenti inaspettati
- Si cerca di spiegare i comportamenti inaspettati
- Si ricordano meglio i comportamenti inaspettati
Gruppo sociale
In sociologia e psicologia sociale si definisce gruppo un insieme di persone che interagiscono le
une con le altre, in modo ordinato, sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo
comportamento. È un insieme di persone i cui status e i cui ruoli sono interrelati. Gli esseri umani
sono portati a cooperare, competere, analizzare, produrre idee, progettare e decidere in gruppo, i
gruppi sono una parte vitale della struttura sociale. I gruppi si formano e si trasformano
costantemente; non è necessario che siano autodefiniti e spesso sono definiti dall’esterno.
Secondo Lewin un gruppo può definirsi :" Una totalità dinamica”.
Ciò significa che un cambiamento di stato di una sua parte o frazione qualsiasi interessa lo stato di
tutte le altre.
Il grado di interdipendenza delle frazioni del gruppo varia da una massa indefinita a un'unità
compatta.
Dipende, tra gli altri fattori, dall'ampiezza, dall'organizzazione e della coesione del gruppo".
Nella nostra vita il gruppo costituisce una parte fondamentale: siamo nati in un gruppo, cioè la
famiglia, in classe impariamo in gruppo, giochiamo in gruppo...
Da quando l'uomo si trova sulla Terra, egli ha sempre vissuto in gruppo.
Con il gruppo noi possiamo soddisfare dei bisogni, siano essi biologici o psicologici, che non
possiamo soddisfare da soli.
Quindi il gruppo ha l'obiettivo di migliorare la sopravvivenza dell'individuo. Gli psicologi
sociali evoluzionisti dicono che la selezione naturale favorisce non chi vive in isolamento,
ma chi vive in gruppo
I gruppi hanno diverse caratteristiche:
i membri del gruppo interagiscono e si influenzano a vicenda;
ogni membro deve rispettare le cosiddette norme di comportamento, che caratterizzano
un determinato gruppo;
ogni membro in un gruppo gioca dei ruoli;
tutti i membri sono interdipendenti, cioè hanno bisogno l'uno dell'altro per arrivare agli
scopi che il gruppo si è prefissato. I gruppi vengono tenuti insieme dalla cosiddetta
coesione, ossia dall'intensità della relazione tra i membri del gruppo.
La coesione è determinata da molti fattori tra i quali vi sono:
1.mutua attrazione, ossia che i membri provano attrazione l'uno verso l'altro.
2.identificazione, in quanto un membro si identifica col gruppo.
La Terza Onda
un interessante esperimento di influenza sociale per capire come le dittature siano possibili
È la primavera del 1967 a Palo Alto, in California quando Ron Jones, professore di Storia in un liceo
tiene alla sua classe una lezione sul nazionalsocialismo. Ma davanti alle domande dei suoi alunni il
professore non sa che risposta fornire. «Come hanno potuto, i tedeschi, sostenere di essere stati
all’oscuro del massacro degli ebrei? Come hanno potuto, cittadini, ferrovieri, insegnanti, medici
sostenere di non avere saputo dei campi di concentramento e dei forni crematori? Come hanno potuto, i
vicini di casa e forse anche gli amici dei cittadini ebrei, sostenere di non essere stati lì, mentre tutto
questo accadeva?».
È per questo che decide di iniziare un esperimento per dimostrare agli studenti che le masse sono
facilmente manipolabili e che quindi sarebbe ancora possibile una dittatura.
Jones diede così vita ad un movimento chiamato “The Third Wave” (“La terza onda”) e convinse i suoi
studenti che era necessaria l’eliminazione della democrazia con il motto “Forza attraverso la disciplina,
forza attraverso l’unione, forza attraverso l’azione, forza attraverso l’orgoglio”.
The Wave
« Una dittatura non sarebbe più possibile? »
(Rainer)
L'onda (Die Welle) è un film del 2008 diretto da Dennis Gansel, tratto dal romanzo di Todd Strasser
L'onda, a sua volta basato sull'esperimento sociale denominato
La Terza Onda (The Third Wave), avvenuto nel 1967 in California.
Jürgen Vogel interpreta il ruolo di un insegnante, che, grazie a un esperimento sociale da
lui stesso ideato, vuole dimostrare alla sua classe come nascono le strutture sociali
autoritarie.
Gli studenti partecipano al movimento da lui guidato e fondato sulla disciplina e sullo
spirito di solidarietà:
l’Onda. Per la sua trama, il registra e sceneggiatore Dennis Gansel prende spunto
dall’esperimento The Third Wave (La Terza Onda), condotto in California nel 1967. Sulla
base di questo esperimento, Todd Strasser (usando lo pseudonimo Morton Rhue) scrisse il
romanzo Die Welle (L’onda), che in Germania è diventato un classico della lettura
scolastica.
L'esperimento
1 giorno:
iniziò il primo giorno dell’esperimento con cose semplici come il corretto modo di sedersi, addestrando gli
studenti finché questi erano in grado di arrivare dall’esterno della classe fino alle proprie sedie e prendere
posizione nel modo corretto in meno di 30 secondi senza fare alcun rumore. Procedette quindi con una
ferrea disciplina in classe emergendo come una figura autoritaria. Viene inserito anche un rigido
regolamento disciplinare, imponendo ai ragazzi di alzarsi prima di parlare, di rispondere in modo coinciso
alle domande e di chiamarlo “Signor Jones”.
2 giorno:
organizzò le cose in modo da mescolare la sua classe di storia in un gruppo con un supremo senso della
disciplina e della comunità. Creò un saluto simile a quello del regime nazista e ordinò ai membri della classe
di salutarsi vicendevolmente in quel modo anche al di fuori della classe. Ognuno di loro si attenne a questo
comando.
3 giorno:
A questo punto l’esperimento prese vita per conto suo, con studenti che da un po’ tutta la scuola vi si
univano: il terzo giorno la classe si allargò dagli iniziali 30 studenti a 43 partecipanti. Tutti gli studenti
mostrarono un drastico miglioramento nelle loro abilità accademiche e una motivazione straordinaria. Jones
istruì gli studenti su come fare un’iniziazione ai nuovi membri, e per la fine del giorno il movimento aveva
già oltre 200 partecipanti. E nasce una vera e propria dittatura: i dissidenti vengono ostracizzati, i membri
del movimento cominciano a spiarsi a vicenda, e gli studenti che si rifiutano di aderire vengono accusati.
4 giorno:
Jones decide di porre fine al movimento perché ne sta perdendo il controllo. Annunciò così ai
partecipanti che il movimento era solo una parte di un movimento a livello nazionale e che nel
giorno seguente un candidato presidenziale del movimento ne avrebbe annunciato pubblicamente
l’esistenza. Jones ordinò agli studenti di partecipare ad una manifestazione a mezzogiorno del
giorno dopo per testimoniare all’annuncio.
Invece di un discorso televisivo del loro leader, agli studenti venne però presentato un canale
vuoto. Dopo alcuni minuti di attesa, Jones annunciò che tutti loro avevano preso parte ad un
esperimento sul fascismo e che tutti quanti avevano volontariamente creato un senso di superiorità
che i cittadini tedeschi avevano nel periodo della Germania nazista. E così l’esperimento finì
In meno di una settimana Jones era riuscito a manipolare una massa di giovani, portandoli a
obbedire ciecamente ai suoi ordini.
Lo stesso Jones dirà “Un’esperienza che non rifarei mai. Mi sono imbattuto in un lato primordiale
della psiche umana che potrebbe essere utile conoscere”.
Le riflessioni che nascono sono forse ovvie, ma anche piuttosto spaventose.
Prendere consapevolezza di come sia possibile manipolare le persone e come le menti umane siano
così “deboli” di fronte all’idea di potere ci porta a pensare veramente a come siamo fragili.
E se la natura umana chi ci garantirà che un nuovo nazismo non ci potrà essere in futuro?
La percezione dei gruppi
La discriminazione
Indica un comportamento, positivo o negativo, diretto nei confronti di un gruppo sociale e
dei suoi componenti.
La discriminazione contro un gruppo comporta la discriminazione a favore di un altro
gruppo.
La discriminazione viene generata dal pregiudizio, ovvero da una valutazione, positiva o
negativa, di un gruppo e dei suoi componenti.
Alla base del pregiudizio ci sono gli stereotipi, ossia impressioni che le persone di
formano dei gruppi, associandovi particolari caratteristiche e emozioni.
Le cause del pregiudizio
La personalità autoritaria
Secondo Adorno(1950), il pregiudizio nei confronti dell’outgroup dipende da
caratteristiche di personalità. Traendo spunto dalle teorie psicoanalitiche, Adorno sostiene
che l’ostilità verso alcuni gruppi dipende dal tipo di educazione ricevuto durante
l’infanzia.
Secondo questa prospettiva, quando i genitori sono troppo severi, il bambino
svilupperebbe aggressività nei loro confronti.
Non potendo palesare tale aggressività, per timore delle conseguenze, essa viene ridiretta
nei confronti di persone più deboli o inferiori
Il risultato è una persona sottomessa all’autorità, e ostile nei confronti delle minoranze
etniche.
Con personalità autoritaria si intende un modello personologico, ovvero la descrizione e
la spiegazione di una personalità, al centro di una serie di ricerche promosse dal filosofo e
sociologo tedesco Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno.
La ricerca di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno e colleghi è il primo studio empirico
sulla "psicologia del fascismo". Queste ricerche furono, negli anni successivi, riprese da
Milton Rokeach (1918-1988) nei suoi studi sulla "mentalità personale" lungo l'asse
"dogmatica" e "non-dogmatica" e le relative scale di "dogmatismo"
Con personalità autoritaria si intende un modello personologico, ovvero la descrizione e
la spiegazione di una personalità, al centro di una serie di ricerche promosse dal filosofo e
sociologo tedesco Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno.
La ricerca di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno e colleghi è il primo studio empirico
sulla "psicologia del fascismo". Queste ricerche furono, negli anni successivi, riprese da
Milton Rokeach (1918-1988) nei suoi studi sulla "mentalità personale" lungo l'asse
"dogmatica" e "non-dogmatica" e le relative scale di "dogmatismo".
La tesi di fondo degli autori di questo modello è che le tendenze antidemocratiche, ovvero
il cosiddetto "fascismo potenziale", si manifestino attraverso un insieme coerente di
valori, opinioni e atteggiamenti che originano da strutture profonde della personalità.
La Scala A-S (Scala di antisemitismo)
Il primo nodo di indagine della ricerca fu quello inerente all'antisemitismo che fu
affrontato elaborando la scala di rilevazione A-S (Scala A-S).
Per "antisemitismo" gli autori intendo il modo di concepire gli ebrei, le relazioni tra loro e
con i non-ebrei con:
« opinioni stereotipe negative descriventi gli ebrei come pericolosi, immorali,
categorialmente diversi dai non-ebrei e ad atteggiamenti ostili incitanti a varie forme di
restrizione, esclusione, soppressione come mezzi per risolvere il "problema ebraico" »
La Scala E (Scala dell'etnocentrismo)
Ciò che emerse dalla scala A-S spinse gli autori della ricerca a formulare questo secondo passaggio. Difatti la scala A-S
evidenziava molti caratteri pregiudiziali non direttamente connessi con l'antisemitismo. Ad esempio il pregiudizio antisemita si
accompagnava a tendenze generali quali la tendenza all'uso di stereotipi, adesione ai valori della classe media, fede nella purezza
morale, timore di contaminazione morale, desiderio di erigere per confinare gli estranei. Questi caratteri erano si connessi alla
questione ebraica, ma non solo, riferivano soprattutto ad un pregiudizio ben più ampio e generalizzato:
l'etnocentrismo.
La scala si divide in tre sottoscale: i neri, le minoranze in genere, il patriottismo. Era volta ad evidenziare le tendenze di rigida
distinzione gerarchica tra etnie. Alcuni esempi di item contenuti nella scala:
"I negri hanno forse una parte da svolgere nella civiltà bianca, ma è meglio mantenerli nelle loro zone e nelle loro scuole e
impedire un’eccessiva mescolanza con i bianchi”
"Un sistema di sterilizzazione su vasta scala sarebbe un buon modo per eliminare i criminali e gli altri elementi indesiderabili
nella nostra società, e di elevare in questo modo il suo livello generale e le sue condizioni di vita".
Furono rilevate queste tendenze, più o meno forti:
distinzione rigida tra ingroup e outgroup
immagini negative e ostilità rispetto all’outgroup
immagini positive e sottomissione rispetto all’ingroup
visione gerarchica e autoritaria dell’interazione tra gruppi
ingroup ha “giustamente” una posizione di dominio.
La Scala PEC (Scala del conservatorismo politico-economico)
La seconda scala è direttamente collegata a questa denominata PEC. L'etnocentrismo è
infatti, agli occhi degli autori:
“ un aspetto di un modello più vasto di pensiero sociale e di funzionamento del gruppo”
Alcuni item utilizzati:
"In generale, la piena sicurezza economica è dannosa: la maggior parte degli uomini non
lavorerebbe se non avesse bisogno di denaro per mangiare e per vivere"
"La maggior parte dei controlli governativi sul mondo degli affari dovrebbe continuare
anche ora che la guerra è finita"
"Uomini quali Henry Ford o J. P. Morgan, che hanno superato ogni competizione sulla
strada del successo, sono modelli che tutti i giovani dovrebbero ammirare e imitare".
La Scala F (Scala di fascismo potenziale)
È la scala della personalità autoritaria. Essa avrebbe dovuto sostituire la scala A-S e, la scala F e i suoi
elementi, dovevano essere formulati nel modo in cui il soggetto esaminato non si accorgesse di
formulare pregiudizi.
Questa scala sostiene che gli individui alienati dal mondo moderno cercano rifugio in società autoritarie
o fortemente gerarchizzate.
Fecero ricorso ad altre ricerche a cui si erano sottoposti precedentemente gli esaminati
Furono individuate alcune caratteristiche dell'individuo autoritario che andarono a costituire un'ipotesi:
Convenzionalismo: adesione rigida ai valori della classe media ("Si dovrebbe evitare di compiere in
pubblico atti che sembrano scorretti agli altri, anche se sappiamo che non c'è niente di male")
Sottomissione all'autorità: proiezione in contesto più ampio della sottomissione al padre ("L'obbedienza
e il rispetto per l'autorità sono le virtù più importanti che i bambini dovrebbero imparare")
Aggressività autoritaria: condannare chi rifiuta i valori convenzionali ("Nessun insulto al nostro onore
dovrebbe mai andare impunito")
Anti-intraccezione: opposizione agli individui di animo tenero, immaginativi; avversione al mondo
sensuale ed emotivo, attenzione agli aspetti fisici e materiali della vita.
Superstizione e stereotipia: pensiero in categorie rigide e credenza nel destino dell'individuo.
("Non è una semplice coincidenza. Il Giappone ebbe un terremoto il giorno di Pearl Harbor")
Potere e durezza: identificazione con le figure di potere e divisione in forte-debole ("Ciò che
occorre al nostro paese è un numero inferiore di leggi e di enti e un numero maggiore di capi
coraggiosi in cui la gente possa riporre fiducia")
Cinismo e distruttività ("La familiarità genera il disprezzo")
Proiettività: credere che eventi pericolosi accadano nel mondo ("Le nostre vite sono governate da
complotti tramati in segreto dagli uomini politici")
Preoccupazione per la sessualità.
Su questi concetti furono costruiti i 55 elementi, 17 vengono impiegati due volte, della scala.
conclusioni:
Per gli autori il risultato più importante è la dimostrazione della coerenza di punti di vista su una
vastissima gamma di argomenti dimostrata da ogni individuo esaminato.
I soggetti che hanno pregiudizi : sono facilmente classificabili come gruppo rispetto a coloro che
sono privi di pregiudizi, il cui carattere comune è l’assenza di ostilità. Gli autori vedono dietro la
formazione di tali individui un'insoddisfacente relazione genitore-figlio, che, per così dire, si auto
perpetua
Lo scopo è quello di prevedere la propensione di un individuo piuttosto che di un altro a ricorrere
alla violenza. Gli autori affermano che il modo migliore per neutralizzare il pregiudizio è quello di
far leva sulle caratteristiche tipiche dell’individuo che ha pregiudizi: il suo convenzionalismo e la
sua sottomissione nei confronti dell’autorità.
I gruppi sociali
Un gruppo sociale è rappresentato da un insieme di individui che condividono una caratteristica
socialmente significativa, per se stessi o per gli altri.
Le caratteristiche socialmente significative cambiano in base al contesto.
La categorizzazione sociale:
La categorizzazione sociale è il processo che porta ad identificare singoli individui come membri
di un gruppo sociale poiché condividono le caratteristiche tipiche di quel gruppo.
La categorizzazione sociale è fondamentale poiché ci permette di padroneggiare l’ambiente in cui
viviamo.
La categorizzazione sociale rende i membri di un gruppo più simili tra di loro di quanto
effettivamente lo siano in realtà (assimilazione intercategoriale).
La categorizzazione sociale aumenta le differenze tra i gruppi (differenziazione intercategoriale)
Caratteristiche degli stereotipi
Gli stereotipi possono essere positivi e negativi e includono vari tipi di caratteristiche.
In base agli stereotipi stabiliamo quali tratti di personalità sono tipici di un gruppo.
Gli stereotipi sono socialmente e culturalmente condivisi.
Gli stereotipi riflettono anche le emozioni che le caratteristiche del gruppo sollecitano
negli altri.
Gli stereotipi positivi possono generare conseguenze negative, come aspettative
irrealistiche o rigetto.
In alcuni casi gli stereotipi sono accurati (ad es., genere), in altri, invece non lo sono (ad
es., crimini commessi da immigrati).
In ogni caso, gli stereotipi non si applicheranno mai a tutti i membri di un gruppo
Formazione degli stereotipi
Esperienze estemporanee
Le impressioni positive o negative su un membro del gruppo possono attivare
generalizzarsi all’intero gruppo.
Particolari individui hanno un effetto spropositato sulla formazione degli stereotipi.
Le distorsioni nell’elaborazione delle informazioni creano associazioni tra caratteristiche
insolite e gruppi insoliti (correlazione illusoria: associazione tra due caratteristiche che in
realtà non sono collegate, Hamiton e Gifford, 1976).
Il ruolo sociale. •Sentimenti di incertezza e preoccupazione nel contatto con un nuovo
gruppo (ansia intergruppi e condizionamento classico).
Apprendimento sociale (norme sociali, media, pubblicità).
Giustificazione delle diseguaglianze (credenza in un mondo giusto).
Effetti degli stereotipi
Gli stereotipi possono essere attivati da un rappresentante del gruppo. Più frequentemente viene usata una
categoria, più diventa accessibile, più viene usata (attivazione automatica, Lepore e Brown, 1997).
L’attivazione degli stereotipi attiva le emozioni ad essi associati (elettromiografia facciale, Implicit Association
Test).
Gli stereotipi guidano i giudizi e le azioni, soprattutto quando si elaborano le informazioni in maniera
superficiale.
Superare gli stereotipi :
È possibile reprimere degli stereotipi, ma questo può aumentare il pregiudizio.
La correzione dei giudizi sugli stereotipi porta alla riduzione dei pregiudizi e a volte a giudizi eccessivamente
positivi.
Per reprimere o correggere gli stereotipi c'è bisogno di tempo, motivazione e capacità.
Le emozioni negative (ad es., paura, ansia) aumentano l’uso degli stereotipi.
Gli effetti degli stereotipi sui giudizi ponderati
Si cercano informazioni che confermino lo stereotipo.
Con i gruppi, è difficile che i comportamenti inaspettati vengano elaborati in maniera approfondita.
Se un’informazione è ambigua, l’attivazione dello stereotipo ne influenza l’interpretazione.
Gli stereotipi modificano i canoni di valutazione.
Profezia che si auto avvera
Le informazioni incongruenti con lo stereotipo vengono neutralizzate fornendo una spiegazione (conversione),
creando dei sottotipi, oppure giudicandole eccezionali (effetto di contrasto).
La Natura del Pregiudizio Allport (1954)
Il contatto positivo tra membri di gruppi diversi riduce il pregiudizio
Il contatto deve essere prolungato
I gruppi devono avere di uguale status
I gruppi devono cooperare
L’integrazione dei gruppi deve essere favorita dalle istituzioni
“Una vera conoscenza allenta il pregiudizio” (Allport, 1954)
INTIMITÀ' ! RIDUZIONE DEL PREGIUDIZIO
FREQUENZA ! AUMENTO DEL PREGIUDIZIO
Si può fare
Regia: Giulio Manfredonia
Cast: Claudio Bisio, Anita Caprioli
Italia, 2008
Claudio Bisio interpreta un sindacalista che, dopo la scrittura di un libro mal giudicato dal suo editore, viene trasferito
alla Cooperativa 180, una delle tante sorte dopo la legge Basaglia per accogliere i pazienti dimessi dai manicomi. Dopo
gli attriti iniziali coi pazienti, e in seguito alle dimissioni del direttore, viene a conoscenza delle storie personali dei
pazienti. Decide di far capire loro il vero spirito di una cooperativa. Ascoltando le idee di tutti, decidono di diventare
posatori di parquet…
Un ottimo film che rappresenta non solo una lettura e narrazione storica di ciò che è avvenuto in Italia con l’emanazione
della legge 180 (chiamata anche legge Franco Basaglia), ma coglie dei punti essenziali e attuali delle relazioni sociali, se
letti con criteri psicologici esplorativi.
La cooperativa esisteva già! Una tipica cooperativa assistenzialista, legata alla misericordia e al senso di colpa sociale,
dove, parliamoci chiaro, i “soci” ricevono assistenza passivizzati dai farmaci.
Domina il controllo ed il potere di chi accoglie il “malato mentale”, le difficoltà che nascono con la convivenza vengono
non regolate tra i partecipanti, ma trattate dal potere di colui che è il “responsabile”, ebbene si, è lui che rischia
legalmente se accade qualche cosa e risponde del “mono-tono buon andamento” della cooperativa.
Nella modalità assistenzialista non c’è obiettivo di sviluppo, il contesto di convivenza è fisso, non cambia mai, ed è
tenuto tale. C’è una scissione tra il mondo interno della cooperativa e quello esterno , dall’esterno le persone residenti ne
sono tagliate fuori, e questo logicamente per il loro bene: e ci mancherebbe altro che non lo fosse per il loro bene!
Ma poi avviene un fatto, l’Istituzione per un attimo si distrae e fa entrare ciò che non è contemplato dal DSM VI TR, la
variabilità, la speranza, l’imprenditività, la voglia di partecipazione; tutte categorie ben diverse dai tomi sulla sindrome
Borderline, Autismo o Disturbo di Personalità. Inavvertitamente entrano elementi che hanno a che fare con la variabilità
dei contesti, contesti reali, contesti dove la variabilità è a basso controllo, entrano altri criteri di lettura di ciò che sta
avvenendo e di che cosa si potrebbe fare.
Ed allora i soci scelgono tra due categorie: Assistenza/Mercato.
La teoria dell’identità sociale (Tajfel, 1978)
Al centro della teoria c’è il concetto di identità sociale. Tajfel definisce l’identità sociale
come “quella parte del concetto di sé di un individuo che deriva dalla consapevolezza di
appartenere ad un gruppo (o gruppi) sociale unita al valore e al significato emotivo
attribuito a tale appartenenza”.
Dato che gli individui preferiscono avere un’immagine di sé positiva, piuttosto che
negativa, e dato che una parte dell’immagine dell’individuo proviene dall’appartenenza di
gruppo, ne deriva che egli individui preferiscono appartenere a gruppi valutati
positivamente.
Per giudicare il valore del proprio gruppo lo si confronta con altri gruppi.
L’esito di questi confronti è importante poiché influenza direttamente l’autostima delle
persone. Per questo motivo si tende a distorcere il confronto, nel tentativo di creare una
specificità o distintività positiva per il proprio gruppo, ovvero nel tentativo di
differenziare positivamente il proprio gruppo dall’altro.
Secondo la teoria dell’identità sociale, la discriminazione intergruppi e il favoritismo per
l’ingroup possono avere unicamente determinanti psicologiche.
I fenomeni di discriminazione, quindi, possono derivare dal bisogno di valorizzare il
proprio gruppo e, quindi, la propria identità
L’esito di questi confronti è importante poiché influenza direttamente l’autostima delle
persone. Per questo motivo si tende a distorcere il confronto, nel tentativo di creare una
specificità o distintività positiva per il proprio gruppo, ovvero nel tentativo di
differenziare positivamente il proprio gruppo dall’altro.
Secondo la teoria dell’identità sociale, la discriminazione intergruppi e il favoritismo per
l’ingroup possono avere unicamente determinanti psicologiche.
I fenomeni di discriminazione, quindi, possono derivare dal bisogno di valorizzare il
proprio gruppo e, quindi, la propria identità.
Gruppi, norme e conformismo
Una norma sociale è una rappresentazione cognitiva che identifica un modo largamente accettato di
pensare, sentire e comportarsi su cui gli appartenenti a un gruppo concordano considerandolo come
giusto e appropriato.
In un gruppo, pensieri, emozioni e azioni tendono a convergere (conformità).
Adesione interiore: intima accettazione delle norme sociali.
Conformismo pubblico: comportamento manifesto coerente con le norme sociali che in realtà non
vengono intimamente condivise
Funzioni del conformismo alle norme:
Aspettativa di consenso. Ci aspettiamo che la nostra visione del mondo sia condivisa (effetto di
consenso illusorio).
Le norme forniscono una assicurazione sulla realtà(padronanza).
Il gruppo ha un’influenza informativa.
Il consenso diminuisce la possibilità di un errore individuale.
Le norme danno senso di affiliazione.
Il gruppo ha un’influenza normativa.
Il desiderio di essere un membro stimato del gruppo fa si che le persone sostengano le
norme del gruppo.
Il bisogno di padronanza prevale per i compiti intellettivi.
Il bisogno di affiliazione prevale per i compiti valutativi.
Gruppo di riferimento
Gli individui che si ritiene possano fornire informazioni adeguate per la formulazione di
un giudizio, perché condividono gli attributi rilevanti a tale scopo.
I processi dell’influenza sociale
Compromesso
Si ottiene solo quando le opinioni sono equamente divise (effetto di depolarizzazione, le
norme del gruppo sono più moderate di quelle dei singoli individui).
Polarizzazione
Si ottiene quando la maggioranza si schiera su una posizione, in questo caso, la norma
del gruppo è più estrema.
Formazione delle norme polarizzate
Elaborazione superficiale
Si presta attenzione solo alle posizioni prese, ma non al perché. Il consenso viene usato come euristica perché soddisfa i bisogni di padronanza
e affiliazione.
Elaborazione sistematica
Si presta attenzione sia alle posizioni sia al perché. Inoltre, le argomentazioni della maggioranza:
• Sono più numerose
• Vengono discusse più a lungo
• Sembrano più convincenti
• Vengono presentate in maniera più convincente
Effetti negativi del consenso
Consenso senza riflessione
Consenso senza indipendenza.
Le altre persone devono essere allo stesso tempo simili e diverse da noi.
Consenso senza adesione interiore.
Quando tutti aderiscono pubblicamente alle norme senza approvarle si ha ignoranza collettiva.
Atteggiamenti e modificazione degli atteggiamenti
Un atteggiamento è una rappresentazione cognitiva che riassume la valutazione di un oggetto. Gli atteggiamenti variano per direzione
(positiva vs negativa) e intensità (moderata o estrema).
La persuasione è il processo tramite il quale si formano, modificano e rafforzano gli atteggiamenti.
Funzioni degli atteggiamenti
Funzione conoscitiva (funzione di valutazione dell’oggetto), ci orienta verso le
caratteristiche importanti dell’oggetto di atteggiamento.
Funzione strumentale (funzione utilitaristica), ci indirizza verso gli oggetti che ci
servono.
Funzione di identità sociale (funzione di espressione dei valori) ci aiuta a rimanere
connessi con gli altri.
Struttura degli atteggiamenti
Fattore cognitivo: rappresenta le informazioni che abbiamo sull’oggetto.
Fattore affettivo: rappresenta le emozioni legate all’oggetto.
Fattore comportamentale: rappresenta le interazioni con l’oggetto.
Effetti delle appartenenze negative
Minaccia indotta dallo stereotipo: timore di confermare gli stereotipi negativi che gli altri
nutrono nei confronti del gruppo al quale si appartiene. Funziona come la profezia che si
auto avvera
Attribuzione di comportamenti ambigui
Le strategie per ripristinare la positività dell’identità sociale possono essere sia
individuali sia collettive e dipendono tre fattori:
Permeabilità/Impermeabilità dei confini dei gruppi
Legittimità/Illegittimità delle relazioni di status
Stabilità/Instabilità delle relazioni di status
Secondo la teoria dell’identità sociale, i fenomeni di discriminazione più forti si avranno
quando i confini intergruppi sono percepiti impermeabili e l’inferiorità dell’ingroup è
percepita illegittima e/o instabile.

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Psicologia dei gruppi sociali pdf

  • 1. Psicologia dei gruppi sociali Dottoressa Giulia Gentile
  • 2. In che modo si formano le impressioni che abbiamo sugli altri? Esempio: Ricerca di Rosenhan negli ospedali Psichiatrici. L'esperimento Rosenhan fu un famoso esperimento sulla validità della diagnosi psichiatrica, diretto dallo psicologo David Rosenhan nel 1973. Fu pubblicato sul giornale Science con il titolo "On being sane in insane places" (in italiano: "Sull'esser sani in luoghi folli"). Lo studio è considerato una critica importante e influente delle diagnosi psichiatriche. Lo studio di Rosenhan si svolse in due fasi.
  • 3. La prima fase coinvolse collaboratori sani o "pseudopazienti" (tre donne e cinque uomini) che simularono brevemente allucinazioni uditive nel tentativo di ottenere il ricovero in 12 diversi ospedali psichiatrici di cinque diversi stati in varie località degli Stati Uniti d'America. Furono tutti quanti ricoverati e vennero loro diagnosticati dei disturbi psichici. Dopo il ricovero gli pseudopazienti tornarono a comportarsi normalmente e dissero agli operatori che si sentivano bene e che non percepivano più allucinazioni. Tutti furono costretti ad ammettere di avere una malattia mentale e accettare di prendere farmaci antipsicotici come condizione del loro rilascio. Il tempo medio che gli utenti trascorsero negli ospedali fu di 19 giorni. A tutti tranne uno fu diagnosticata schizofrenia "in remissione" prima del loro rilascio.
  • 4. La seconda parte del suo studio riguardò un ospedale, tra quelli precedentemente coinvolti, che sfidava Rosenhan a inviare alla struttura alcuni pseudopazienti, che dovevano essere riconosciuti dagli operatori. Nelle settimane seguenti, su 193 nuovi pazienti dell'ospedale, gli operatori identificarono 41 pseudopazienti potenziali, con 19 di questi che ricevettero i sospetti di almeno uno psichiatra e un altro membro dello staff degli operatori. In realtà Rosenhan non aveva mandato all'ospedale nessuno pseudopaziente. Lo studio concluse "È chiaro che non possiamo distinguere i sani dai pazzi negli ospedali psichiatrici" e mostrava inoltre il pericolo della disumanizzazione e dell'etichettamento nelle istituzioni psichiatriche. Suggerì che l'uso di strutture comunitarie di salute mentale focalizzate su problemi e comportamenti specifici piuttosto che su etichette psichiatriche poteva essere una soluzione e formulò raccomandazioni agli operatori in campo psichiatrico affinché fossero più coscienti della psicologia sociale delle loro strutture. Tuttavia lo studio è stato criticato e accusato di essere pseudoscienza presentata come scienza.
  • 5. Le impressioni che abbiamo sugli altri sono rappresentazioni cognitive, ovvero alle conoscenze che abbiamo accumulato in memoria. Le impressioni servono a guidare le nostre azioni.
  • 6. Come si formano le prime impressioni 1. L’aspetto fisico Ricerche: Walster et al. con coppie di studenti: la valutazione della serata dipendeva dall’aspetto fisico del partner. Clifford con insegnanti: i bambini più attraenti erano giudicati più dotati. Down e Lyons, e Stewart in campo giudiziario: gli imputati più attraenti ricevono cauzioni più basse e pene più lievi. Cash e Kilcullen, e Knapp in ambito lavorativo: i candidati attraenti vengono assunti con più probabilità, i maschi con altezza superiore a 1.85 ricevono uno stipendio iniziale del 10% superiore rispetto alle persone più basse di 1.80. Heilman e Stopeck: le capacità di un uomo attraente vengono giudicate superiori rispetto a quelle di un uomo non attraente, il contrario accade per le donne.
  • 7. 2. La comunicazione non verbale
 Ricerche: Tendono a piacerci le persone che: annuiscono mentre parliamo(Mehrabian), hanno le pupille dilatate (Niedenthal e Cantor), effettuano frequenti contatti oculari (Kleinke et al.) Da segnali non verbali (tono della voce, movimenti delle mani e dei piedi) si può scoprire chi mente. La mera esposizione ad un’altra persona ne accresce la simpatia (Moreland e Beach). Come si interpretano gli indizi
 Gli indizi che catturano la nostra attenzione sono quelli più salienti in un determinato contesto. Gli indizi assumono significato quando vengono interpretati alla luce delle conoscenze possedute. Più è facile richiamare le conoscenze in memoria e collegarle all’indizio, più probabilità ci sono che vengano usate. Per interpretare gli indizi ci basiamo sulle associazioni e sull’accessibilità.
  • 8. Le associazioni L’interpretazione degli indizi si basa sull’associazione esistente in memoria tra rappresentazioni cognitive. Le associazioni nascono dalla similarità di significato tra due rappresentazioni cognitive e dalla frequenza con cui queste vengono pensate insieme e dipendono dal tipo di cultura. Quando l’associazione si è formata, se viene in mente una rappresentazione cognitiva, verrà evocata anche l’altra (se si vede un comportamento verrà evocato il tratto di personalità associato). L’accessibilità Quando un comportamento non è chiaro, ci affidiamo alle informazioni rilevanti in un dato momento, ovvero alle informazioni più accessibili. Secondo il principio di accessibilità, l’informazione più facilmente disponibile esercita l’impatto maggiore sull’interpretazione di un comportamento.
  • 9. L’accessibilità viene influenzata da: Attivazione concomitante delle conoscenze: pensieri, umore, aspettative. Attivazione recente: le rappresentazioni cognitive attivate influenzano le interpretazioni successive, purché siano applicabili. L’attivazione, inoltre, può anche essere inconsapevole. Attivazione frequente: l’uso frequente di una rappresentazione cognitiva la rende cronicamente accessibile.
  • 10. Le inferenze corrispondenti L’inferenza corrispondente consiste nell’attribuzione di un tratto di personalità corrispondente ad un comportamento e completa la prima impressione. Le inferenze corrispondenti sono giustificate in tre casi: Il comportamento viene scelto liberamente dall’individuo. Il comportamento ha effetti che lo distinguono da altri corsi di azione. Il comportamento è imprevisto.
  • 11. Errore di corrispondenza L’errore di corrispondenza (o errore fondamentale di attribuzione) riflette la tendenza a presumere che i comportamenti osservati riflettano caratteristiche di personalità (interne) degli individui, anche quando tali comportamenti possono essere spiegati da fattori situazionali Esempio: brano a favore o contro Casto di Jones e Harris Jones e Harris (1967) Degli studenti universitari dovevano giudicare un testo scritto di un loro collega su un argomento che era stato loro assegnato. Malgrado fosse stato specificato che chi aveva scritto il brano non aveva potuto scegliere il punto di vista da presentare, i soggetti ritennero che: chi aveva scritto un brano a favore di Fidel Castro avesse davvero un atteggiamento favorevole a Fidel Castro Il comportamento dello studente era attribuito a sue disposizioni stabili, senza considerare che egli poteva non avere avuto la possibilità di comportarsi in maniera diversa.
  • 12. Perché le persone commettono questo tipo di errore? Heider (1958): attribuisce la causa di tale errore a fattori salienti dal punto di vista percettivo; l’attore è percepito come figura saliente, la situazione o sfondo rimane in ombra (salienza percettiva) Gilbert (1989): tale errore è conseguenza della scorciatoia dell’ancoraggio/accomodamento, in base alla quale, quando siamo in situazioni di incertezza, tendiamo a ridurre l’ambiguità ancorandoci a un punto di riferimento stabile. Esistono due fasi nel processo attribuzionale: a) Inizialmente l’individuo compie una attribuzione disposizionale automatica, ipotizzando che il comportamento di X sia dovuto a caratteristiche personali b) Se però il contrasto fra l’evidenza e l’attribuzione è troppo grande, aggiusta il giudizio considerando la situazione in cui X si trova Quando si verifica l’errore di corrispondenza i ruoli definiscono la persona. Quando si ha una motivazione specifica a raccogliere informazioni su una situazione, l’errore di corrispondenza si riduce. L’errore di corrispondenza varia in base alla cultura: le culture individualistiche risentono dell’errore di corrispondenza in misura maggiore rispetto alle culture collettivistiche.
  • 13. L’elaborazione sistematica L’elaborazione superficiale è costituita dalle impressioni iniziali che si sono formate con un minimo di sforzo cognitivo. L’elaborazione sistematica consiste nel prendere in considerazione un’ampia gamma di informazioni prima di emettere un giudizio. Affinché ci possa essere l’elaborazione sistematica sono necessarie due componenti: motivazione e capacità Le attribuzioni causali
 Un’ attribuzione causale rappresenta un giudizio sulla causa di un comportamento o di un evento. Nel determinare la causa di un comportamento si distingue tra azioni e esperienze: Le azioni fanno riferimento al soggetto che agisce Le esperienze, invece, fanno riferimento all’oggetto su cui il soggetto agisce.
  • 14. I copioni I copioni rappresentano un altro modo di compiere l’attribuzione: Comportamenti previsti dal copione saranno attribuiti alla situazione Comportamenti imprevisti, invece, saranno attribuiti al soggetto. Le cause più accessibili hanno maggiore possibilità di essere considerate responsabili di un evento. Le cause più salienti verranno utilizzate con più probabilità per spiegare il comportamento, sia quando si formulano giudizi rapidi, sia quando ci si sforza di farlo attentamente.
  • 15. La teoria di Kelley Il modello di Kelley (1967, 1973), nel prendere in considerazione le informazioni che le persone utilizzano per fare un attribuzione, esamina due casi differenti, che corrispondono alla quantità di informazione disponibile. Nel caso in cui chi compie l’attribuzione ha a disposizione informazioni provenienti da più fonti (o più osservazioni), si parla di covariazione. In questo caso il soggetto percepisce una covariazione (due o più variabili che variano insieme) tra l’effetto osservato e le sue possibili cause. Se, invece, si ha a disposizione un’unica osservazione, si parla di configurazione. In questo caso il soggetto deve configurarsi le possibili cause di un effetto osservato.
  • 16. La covariazione Nel caso in cui l’informazione proviene da più fonti, il soggetto percepente tenterà di distinguere gli effetti attribuibili a tali fonti, del formulare il proprio giudizio di attribuzione. Il soggetto che percepisce si servirà del principio di covariazione, secondo cui un effetto è attribuibile a quella condizione, o causa, che è presente quando è presente l’effetto e che è assente quando è assente l’effetto. Il modello di Kelley è noto anche come modello ANOVA, poiché, nel formularlo, Kelley prese spunto dall’analisi della varianza (ANOVA).
  • 17. L’ANOVA è una procedura statistica che consente di esaminare i cambiamenti che avvengono nella variabile dipendente (effetto), quando cambia la variabile indipendente (causa). Nell’emettere il giudizio di attribuzione il soggetto prende in considerazione tre fattori: il consenso, che corrisponde alla domanda “Le altre persone subiscono le stesso effetto?” la coerenza, corrispondente alla domanda “l’effetto si manifesta ogni volta che l’entità è presente, indipendentemente dalle forme di interazione?” la specificità (disambiguità), che corrisponde alla domanda “L’effetto si manifesta quando l’entità è presente e, invece, non si manifesta quando l’entità è assente ?”
  • 18. A seconda del livello (alto o basso) di questi tre fattori, le cause verranno attribuite a: 1. la persona 2. le circostanze 3. lo stimolo “John ride alle battute del comico” (McArtur, 1972) In questo caso è possibile attribuire la causa a: a. John (la persona) b. la situazione (le circostanze) c. il comico (lo stimolo) Se vi è: basso consenso (solo John ride alle battute del comico) alta coerenza (anche in passato John ha riso alle battute del comico) bassa specificità (John ride alle battute di tutti i comici) La causa è John (la persona).
  • 19. La correzione delle prime impressioni La correzione delle inferenze corrispondenti richiede tempo e sforzo cognitivo La formazione delle impressioni complesse Le valutazioni complesse si costituiscono integrando molteplici aspetti di un’impressione e si basano su vari fattori: 1. Le teorie implicite della personalità: si presuppone che i tratti positivi siano collegati tra di loro, lo stesso per i tratti negativi. 2. Le esperienze personali I comportamenti che implicano tratti simili vengono associati. Nuovi tratti possono essere inferiti sulla base di quelli conosciuti
  • 20. L’integrazione delle valutazioni Quando si integrano le impressioni per avere un quadro di una persona, diamo maggiore rilievo alle informazioni negative (effetto di negatività). Interpretiamo le informazioni in base alle prime informazioni che abbiamo ottenuto. La precisione delle impressioni ponderate: A volte anche le impressioni ponderate non sono precise, alcune distorsioni possono limitarne l’accuratezza e gli sforzi supplementari possono confermare la prima impressione. L’accuratezza delle impressioni ponderate dipende da: 1. motivazione all’accuratezza. 2. Si può essere motivati dal fatto che si dovrà svolgere un compito con l’altra persona (Neuberg e Fiske,) 3. Speranze e desideri guidano la selezione e l’interpretazione dei fatti (Klein e Kunda) 4. La consapevolezza di un errore (purché ci siano tempo e risorse cognitive)
  • 21. L’effetto delle impressioni Quando l’impressione si è formata, essa diventa la base di giudizi e comportamenti. Se si elabora in maniera superficiale ci si affida a giudizi e valutazioni fatte in passato. Se si elabora in maniera sistematica si prendono in considerazione varie informazioni e le si integra tramite l’approccio algebrico (analisi indipendente di ogni informazione) o l’approccio configurativo (analisi congiunta delle varie informazioni). Le impressioni tendono a essere resistenti al cambiamento (principio del conservatorismo) L’informazione che arriva per prima ha un impatto maggiore (effetto di priorità). Gli effetti delle impressioni possono persistere anche se si scopre che l’impressione iniziale era sbagliata (errore si persistenza). Le impressioni guidano la ricerca selettiva di comportamenti coerenti con le impressioni stesse. Le impressioni creano comportamenti conformi (profezia che si auto realizza, ad es., Rosenthal).
  • 22. Effetto pigmalione
 Rosenthal - Jacobson Si tratta di un esperimento di psicologia sociale, condotto da 2 ricercatori americani (Robert Rosenthal e Leonora Jacobson) sulla profezia che si auto-avvera, con risultati sbalorditivi, ma sostanzialmente confermati da successive verifiche e controlli in esperimenti di altri ricercatori. Scuola elementare della California. All'accesso gli psicologi sottopongono a test di intelligenza i bambini, quindi, in modo assolutamente casuale e indipendentemente dai risultati dei test scelgono il 20% di bambini e comunicano agli insegnanti che possono aspettarsi da quei soggetti una rapida crescita delle capacita` intellettive [evidentemente agli insegnanti non erano stati comunicati i reali criteri di quel giudizio]. A un anno di distanza vengono intervistati gli insegnanti e ripetuti i test. Quei bambini avevano giudizi sostanzialmente migliori degli altri e avevano fatto maggiori progressi nella capacita` di leggere, a giudizio degli insegnanti. Fin qui si tratta già` di un risultato interessante, ma non e` finita. Questi stessi bambini, ai test, mostrano un aumento del QI significativamente e decisamente superiore a quello dei loro compagni (una decina di punti). La profezia s'e` auto avverata. In questo caso le cose sono andate "bene", ma pensate al caso opposto in cui, a causa di pregiudizi, anche solo in parte infondati, le profezie sono negative.
  • 23. Questo non si verifica se: - La persona percepita ha solide opinioni su se stessa (Swann e Ely). - Vi è consapevolezza delle aspettative altrui. - La persona percepita è motivata a trasmettere impressioni adeguate. Le informazioni incongruenti di solito vengono ignorate, a meno che non si abbia motivazione e tempo per elaborarle sistematicamente. Quando ci sono informazioni inaspettate: - Si pensa più a lungo ai comportamenti inaspettati - Si cerca di spiegare i comportamenti inaspettati - Si ricordano meglio i comportamenti inaspettati
  • 24. Gruppo sociale In sociologia e psicologia sociale si definisce gruppo un insieme di persone che interagiscono le une con le altre, in modo ordinato, sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo comportamento. È un insieme di persone i cui status e i cui ruoli sono interrelati. Gli esseri umani sono portati a cooperare, competere, analizzare, produrre idee, progettare e decidere in gruppo, i gruppi sono una parte vitale della struttura sociale. I gruppi si formano e si trasformano costantemente; non è necessario che siano autodefiniti e spesso sono definiti dall’esterno. Secondo Lewin un gruppo può definirsi :" Una totalità dinamica”. Ciò significa che un cambiamento di stato di una sua parte o frazione qualsiasi interessa lo stato di tutte le altre. Il grado di interdipendenza delle frazioni del gruppo varia da una massa indefinita a un'unità compatta. Dipende, tra gli altri fattori, dall'ampiezza, dall'organizzazione e della coesione del gruppo". Nella nostra vita il gruppo costituisce una parte fondamentale: siamo nati in un gruppo, cioè la famiglia, in classe impariamo in gruppo, giochiamo in gruppo... Da quando l'uomo si trova sulla Terra, egli ha sempre vissuto in gruppo. Con il gruppo noi possiamo soddisfare dei bisogni, siano essi biologici o psicologici, che non possiamo soddisfare da soli.
  • 25. Quindi il gruppo ha l'obiettivo di migliorare la sopravvivenza dell'individuo. Gli psicologi sociali evoluzionisti dicono che la selezione naturale favorisce non chi vive in isolamento, ma chi vive in gruppo I gruppi hanno diverse caratteristiche: i membri del gruppo interagiscono e si influenzano a vicenda; ogni membro deve rispettare le cosiddette norme di comportamento, che caratterizzano un determinato gruppo; ogni membro in un gruppo gioca dei ruoli; tutti i membri sono interdipendenti, cioè hanno bisogno l'uno dell'altro per arrivare agli scopi che il gruppo si è prefissato. I gruppi vengono tenuti insieme dalla cosiddetta coesione, ossia dall'intensità della relazione tra i membri del gruppo. La coesione è determinata da molti fattori tra i quali vi sono: 1.mutua attrazione, ossia che i membri provano attrazione l'uno verso l'altro. 2.identificazione, in quanto un membro si identifica col gruppo.
  • 26. La Terza Onda un interessante esperimento di influenza sociale per capire come le dittature siano possibili È la primavera del 1967 a Palo Alto, in California quando Ron Jones, professore di Storia in un liceo tiene alla sua classe una lezione sul nazionalsocialismo. Ma davanti alle domande dei suoi alunni il professore non sa che risposta fornire. «Come hanno potuto, i tedeschi, sostenere di essere stati all’oscuro del massacro degli ebrei? Come hanno potuto, cittadini, ferrovieri, insegnanti, medici sostenere di non avere saputo dei campi di concentramento e dei forni crematori? Come hanno potuto, i vicini di casa e forse anche gli amici dei cittadini ebrei, sostenere di non essere stati lì, mentre tutto questo accadeva?». È per questo che decide di iniziare un esperimento per dimostrare agli studenti che le masse sono facilmente manipolabili e che quindi sarebbe ancora possibile una dittatura. Jones diede così vita ad un movimento chiamato “The Third Wave” (“La terza onda”) e convinse i suoi studenti che era necessaria l’eliminazione della democrazia con il motto “Forza attraverso la disciplina, forza attraverso l’unione, forza attraverso l’azione, forza attraverso l’orgoglio”. The Wave « Una dittatura non sarebbe più possibile? » (Rainer) L'onda (Die Welle) è un film del 2008 diretto da Dennis Gansel, tratto dal romanzo di Todd Strasser L'onda, a sua volta basato sull'esperimento sociale denominato La Terza Onda (The Third Wave), avvenuto nel 1967 in California.
  • 27. Jürgen Vogel interpreta il ruolo di un insegnante, che, grazie a un esperimento sociale da lui stesso ideato, vuole dimostrare alla sua classe come nascono le strutture sociali autoritarie. Gli studenti partecipano al movimento da lui guidato e fondato sulla disciplina e sullo spirito di solidarietà: l’Onda. Per la sua trama, il registra e sceneggiatore Dennis Gansel prende spunto dall’esperimento The Third Wave (La Terza Onda), condotto in California nel 1967. Sulla base di questo esperimento, Todd Strasser (usando lo pseudonimo Morton Rhue) scrisse il romanzo Die Welle (L’onda), che in Germania è diventato un classico della lettura scolastica.
  • 28. L'esperimento 1 giorno: iniziò il primo giorno dell’esperimento con cose semplici come il corretto modo di sedersi, addestrando gli studenti finché questi erano in grado di arrivare dall’esterno della classe fino alle proprie sedie e prendere posizione nel modo corretto in meno di 30 secondi senza fare alcun rumore. Procedette quindi con una ferrea disciplina in classe emergendo come una figura autoritaria. Viene inserito anche un rigido regolamento disciplinare, imponendo ai ragazzi di alzarsi prima di parlare, di rispondere in modo coinciso alle domande e di chiamarlo “Signor Jones”. 2 giorno: organizzò le cose in modo da mescolare la sua classe di storia in un gruppo con un supremo senso della disciplina e della comunità. Creò un saluto simile a quello del regime nazista e ordinò ai membri della classe di salutarsi vicendevolmente in quel modo anche al di fuori della classe. Ognuno di loro si attenne a questo comando. 3 giorno: A questo punto l’esperimento prese vita per conto suo, con studenti che da un po’ tutta la scuola vi si univano: il terzo giorno la classe si allargò dagli iniziali 30 studenti a 43 partecipanti. Tutti gli studenti mostrarono un drastico miglioramento nelle loro abilità accademiche e una motivazione straordinaria. Jones istruì gli studenti su come fare un’iniziazione ai nuovi membri, e per la fine del giorno il movimento aveva già oltre 200 partecipanti. E nasce una vera e propria dittatura: i dissidenti vengono ostracizzati, i membri del movimento cominciano a spiarsi a vicenda, e gli studenti che si rifiutano di aderire vengono accusati.
  • 29. 4 giorno: Jones decide di porre fine al movimento perché ne sta perdendo il controllo. Annunciò così ai partecipanti che il movimento era solo una parte di un movimento a livello nazionale e che nel giorno seguente un candidato presidenziale del movimento ne avrebbe annunciato pubblicamente l’esistenza. Jones ordinò agli studenti di partecipare ad una manifestazione a mezzogiorno del giorno dopo per testimoniare all’annuncio. Invece di un discorso televisivo del loro leader, agli studenti venne però presentato un canale vuoto. Dopo alcuni minuti di attesa, Jones annunciò che tutti loro avevano preso parte ad un esperimento sul fascismo e che tutti quanti avevano volontariamente creato un senso di superiorità che i cittadini tedeschi avevano nel periodo della Germania nazista. E così l’esperimento finì In meno di una settimana Jones era riuscito a manipolare una massa di giovani, portandoli a obbedire ciecamente ai suoi ordini. Lo stesso Jones dirà “Un’esperienza che non rifarei mai. Mi sono imbattuto in un lato primordiale della psiche umana che potrebbe essere utile conoscere”. Le riflessioni che nascono sono forse ovvie, ma anche piuttosto spaventose. Prendere consapevolezza di come sia possibile manipolare le persone e come le menti umane siano così “deboli” di fronte all’idea di potere ci porta a pensare veramente a come siamo fragili. E se la natura umana chi ci garantirà che un nuovo nazismo non ci potrà essere in futuro? La percezione dei gruppi
  • 30. La discriminazione Indica un comportamento, positivo o negativo, diretto nei confronti di un gruppo sociale e dei suoi componenti. La discriminazione contro un gruppo comporta la discriminazione a favore di un altro gruppo. La discriminazione viene generata dal pregiudizio, ovvero da una valutazione, positiva o negativa, di un gruppo e dei suoi componenti. Alla base del pregiudizio ci sono gli stereotipi, ossia impressioni che le persone di formano dei gruppi, associandovi particolari caratteristiche e emozioni.
  • 31. Le cause del pregiudizio La personalità autoritaria Secondo Adorno(1950), il pregiudizio nei confronti dell’outgroup dipende da caratteristiche di personalità. Traendo spunto dalle teorie psicoanalitiche, Adorno sostiene che l’ostilità verso alcuni gruppi dipende dal tipo di educazione ricevuto durante l’infanzia. Secondo questa prospettiva, quando i genitori sono troppo severi, il bambino svilupperebbe aggressività nei loro confronti. Non potendo palesare tale aggressività, per timore delle conseguenze, essa viene ridiretta nei confronti di persone più deboli o inferiori Il risultato è una persona sottomessa all’autorità, e ostile nei confronti delle minoranze etniche.
  • 32. Con personalità autoritaria si intende un modello personologico, ovvero la descrizione e la spiegazione di una personalità, al centro di una serie di ricerche promosse dal filosofo e sociologo tedesco Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno. La ricerca di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno e colleghi è il primo studio empirico sulla "psicologia del fascismo". Queste ricerche furono, negli anni successivi, riprese da Milton Rokeach (1918-1988) nei suoi studi sulla "mentalità personale" lungo l'asse "dogmatica" e "non-dogmatica" e le relative scale di "dogmatismo" Con personalità autoritaria si intende un modello personologico, ovvero la descrizione e la spiegazione di una personalità, al centro di una serie di ricerche promosse dal filosofo e sociologo tedesco Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno. La ricerca di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno e colleghi è il primo studio empirico sulla "psicologia del fascismo". Queste ricerche furono, negli anni successivi, riprese da Milton Rokeach (1918-1988) nei suoi studi sulla "mentalità personale" lungo l'asse "dogmatica" e "non-dogmatica" e le relative scale di "dogmatismo". La tesi di fondo degli autori di questo modello è che le tendenze antidemocratiche, ovvero il cosiddetto "fascismo potenziale", si manifestino attraverso un insieme coerente di valori, opinioni e atteggiamenti che originano da strutture profonde della personalità.
  • 33. La Scala A-S (Scala di antisemitismo) Il primo nodo di indagine della ricerca fu quello inerente all'antisemitismo che fu affrontato elaborando la scala di rilevazione A-S (Scala A-S). Per "antisemitismo" gli autori intendo il modo di concepire gli ebrei, le relazioni tra loro e con i non-ebrei con: « opinioni stereotipe negative descriventi gli ebrei come pericolosi, immorali, categorialmente diversi dai non-ebrei e ad atteggiamenti ostili incitanti a varie forme di restrizione, esclusione, soppressione come mezzi per risolvere il "problema ebraico" »
  • 34. La Scala E (Scala dell'etnocentrismo) Ciò che emerse dalla scala A-S spinse gli autori della ricerca a formulare questo secondo passaggio. Difatti la scala A-S evidenziava molti caratteri pregiudiziali non direttamente connessi con l'antisemitismo. Ad esempio il pregiudizio antisemita si accompagnava a tendenze generali quali la tendenza all'uso di stereotipi, adesione ai valori della classe media, fede nella purezza morale, timore di contaminazione morale, desiderio di erigere per confinare gli estranei. Questi caratteri erano si connessi alla questione ebraica, ma non solo, riferivano soprattutto ad un pregiudizio ben più ampio e generalizzato: l'etnocentrismo. La scala si divide in tre sottoscale: i neri, le minoranze in genere, il patriottismo. Era volta ad evidenziare le tendenze di rigida distinzione gerarchica tra etnie. Alcuni esempi di item contenuti nella scala: "I negri hanno forse una parte da svolgere nella civiltà bianca, ma è meglio mantenerli nelle loro zone e nelle loro scuole e impedire un’eccessiva mescolanza con i bianchi” "Un sistema di sterilizzazione su vasta scala sarebbe un buon modo per eliminare i criminali e gli altri elementi indesiderabili nella nostra società, e di elevare in questo modo il suo livello generale e le sue condizioni di vita". Furono rilevate queste tendenze, più o meno forti: distinzione rigida tra ingroup e outgroup immagini negative e ostilità rispetto all’outgroup immagini positive e sottomissione rispetto all’ingroup visione gerarchica e autoritaria dell’interazione tra gruppi ingroup ha “giustamente” una posizione di dominio.
  • 35. La Scala PEC (Scala del conservatorismo politico-economico) La seconda scala è direttamente collegata a questa denominata PEC. L'etnocentrismo è infatti, agli occhi degli autori: “ un aspetto di un modello più vasto di pensiero sociale e di funzionamento del gruppo” Alcuni item utilizzati: "In generale, la piena sicurezza economica è dannosa: la maggior parte degli uomini non lavorerebbe se non avesse bisogno di denaro per mangiare e per vivere" "La maggior parte dei controlli governativi sul mondo degli affari dovrebbe continuare anche ora che la guerra è finita" "Uomini quali Henry Ford o J. P. Morgan, che hanno superato ogni competizione sulla strada del successo, sono modelli che tutti i giovani dovrebbero ammirare e imitare".
  • 36. La Scala F (Scala di fascismo potenziale) È la scala della personalità autoritaria. Essa avrebbe dovuto sostituire la scala A-S e, la scala F e i suoi elementi, dovevano essere formulati nel modo in cui il soggetto esaminato non si accorgesse di formulare pregiudizi. Questa scala sostiene che gli individui alienati dal mondo moderno cercano rifugio in società autoritarie o fortemente gerarchizzate. Fecero ricorso ad altre ricerche a cui si erano sottoposti precedentemente gli esaminati Furono individuate alcune caratteristiche dell'individuo autoritario che andarono a costituire un'ipotesi: Convenzionalismo: adesione rigida ai valori della classe media ("Si dovrebbe evitare di compiere in pubblico atti che sembrano scorretti agli altri, anche se sappiamo che non c'è niente di male") Sottomissione all'autorità: proiezione in contesto più ampio della sottomissione al padre ("L'obbedienza e il rispetto per l'autorità sono le virtù più importanti che i bambini dovrebbero imparare") Aggressività autoritaria: condannare chi rifiuta i valori convenzionali ("Nessun insulto al nostro onore dovrebbe mai andare impunito") Anti-intraccezione: opposizione agli individui di animo tenero, immaginativi; avversione al mondo sensuale ed emotivo, attenzione agli aspetti fisici e materiali della vita.
  • 37. Superstizione e stereotipia: pensiero in categorie rigide e credenza nel destino dell'individuo. ("Non è una semplice coincidenza. Il Giappone ebbe un terremoto il giorno di Pearl Harbor") Potere e durezza: identificazione con le figure di potere e divisione in forte-debole ("Ciò che occorre al nostro paese è un numero inferiore di leggi e di enti e un numero maggiore di capi coraggiosi in cui la gente possa riporre fiducia") Cinismo e distruttività ("La familiarità genera il disprezzo") Proiettività: credere che eventi pericolosi accadano nel mondo ("Le nostre vite sono governate da complotti tramati in segreto dagli uomini politici") Preoccupazione per la sessualità. Su questi concetti furono costruiti i 55 elementi, 17 vengono impiegati due volte, della scala. conclusioni: Per gli autori il risultato più importante è la dimostrazione della coerenza di punti di vista su una vastissima gamma di argomenti dimostrata da ogni individuo esaminato. I soggetti che hanno pregiudizi : sono facilmente classificabili come gruppo rispetto a coloro che sono privi di pregiudizi, il cui carattere comune è l’assenza di ostilità. Gli autori vedono dietro la formazione di tali individui un'insoddisfacente relazione genitore-figlio, che, per così dire, si auto perpetua Lo scopo è quello di prevedere la propensione di un individuo piuttosto che di un altro a ricorrere alla violenza. Gli autori affermano che il modo migliore per neutralizzare il pregiudizio è quello di far leva sulle caratteristiche tipiche dell’individuo che ha pregiudizi: il suo convenzionalismo e la sua sottomissione nei confronti dell’autorità.
  • 38. I gruppi sociali Un gruppo sociale è rappresentato da un insieme di individui che condividono una caratteristica socialmente significativa, per se stessi o per gli altri. Le caratteristiche socialmente significative cambiano in base al contesto. La categorizzazione sociale: La categorizzazione sociale è il processo che porta ad identificare singoli individui come membri di un gruppo sociale poiché condividono le caratteristiche tipiche di quel gruppo. La categorizzazione sociale è fondamentale poiché ci permette di padroneggiare l’ambiente in cui viviamo. La categorizzazione sociale rende i membri di un gruppo più simili tra di loro di quanto effettivamente lo siano in realtà (assimilazione intercategoriale). La categorizzazione sociale aumenta le differenze tra i gruppi (differenziazione intercategoriale)
  • 39. Caratteristiche degli stereotipi Gli stereotipi possono essere positivi e negativi e includono vari tipi di caratteristiche. In base agli stereotipi stabiliamo quali tratti di personalità sono tipici di un gruppo. Gli stereotipi sono socialmente e culturalmente condivisi. Gli stereotipi riflettono anche le emozioni che le caratteristiche del gruppo sollecitano negli altri. Gli stereotipi positivi possono generare conseguenze negative, come aspettative irrealistiche o rigetto. In alcuni casi gli stereotipi sono accurati (ad es., genere), in altri, invece non lo sono (ad es., crimini commessi da immigrati). In ogni caso, gli stereotipi non si applicheranno mai a tutti i membri di un gruppo
  • 40. Formazione degli stereotipi Esperienze estemporanee Le impressioni positive o negative su un membro del gruppo possono attivare generalizzarsi all’intero gruppo. Particolari individui hanno un effetto spropositato sulla formazione degli stereotipi. Le distorsioni nell’elaborazione delle informazioni creano associazioni tra caratteristiche insolite e gruppi insoliti (correlazione illusoria: associazione tra due caratteristiche che in realtà non sono collegate, Hamiton e Gifford, 1976). Il ruolo sociale. •Sentimenti di incertezza e preoccupazione nel contatto con un nuovo gruppo (ansia intergruppi e condizionamento classico). Apprendimento sociale (norme sociali, media, pubblicità). Giustificazione delle diseguaglianze (credenza in un mondo giusto).
  • 41. Effetti degli stereotipi Gli stereotipi possono essere attivati da un rappresentante del gruppo. Più frequentemente viene usata una categoria, più diventa accessibile, più viene usata (attivazione automatica, Lepore e Brown, 1997). L’attivazione degli stereotipi attiva le emozioni ad essi associati (elettromiografia facciale, Implicit Association Test). Gli stereotipi guidano i giudizi e le azioni, soprattutto quando si elaborano le informazioni in maniera superficiale. Superare gli stereotipi : È possibile reprimere degli stereotipi, ma questo può aumentare il pregiudizio. La correzione dei giudizi sugli stereotipi porta alla riduzione dei pregiudizi e a volte a giudizi eccessivamente positivi. Per reprimere o correggere gli stereotipi c'è bisogno di tempo, motivazione e capacità. Le emozioni negative (ad es., paura, ansia) aumentano l’uso degli stereotipi. Gli effetti degli stereotipi sui giudizi ponderati Si cercano informazioni che confermino lo stereotipo. Con i gruppi, è difficile che i comportamenti inaspettati vengano elaborati in maniera approfondita. Se un’informazione è ambigua, l’attivazione dello stereotipo ne influenza l’interpretazione. Gli stereotipi modificano i canoni di valutazione. Profezia che si auto avvera Le informazioni incongruenti con lo stereotipo vengono neutralizzate fornendo una spiegazione (conversione), creando dei sottotipi, oppure giudicandole eccezionali (effetto di contrasto).
  • 42. La Natura del Pregiudizio Allport (1954) Il contatto positivo tra membri di gruppi diversi riduce il pregiudizio Il contatto deve essere prolungato I gruppi devono avere di uguale status I gruppi devono cooperare L’integrazione dei gruppi deve essere favorita dalle istituzioni “Una vera conoscenza allenta il pregiudizio” (Allport, 1954) INTIMITÀ' ! RIDUZIONE DEL PREGIUDIZIO FREQUENZA ! AUMENTO DEL PREGIUDIZIO
  • 43. Si può fare Regia: Giulio Manfredonia Cast: Claudio Bisio, Anita Caprioli Italia, 2008 Claudio Bisio interpreta un sindacalista che, dopo la scrittura di un libro mal giudicato dal suo editore, viene trasferito alla Cooperativa 180, una delle tante sorte dopo la legge Basaglia per accogliere i pazienti dimessi dai manicomi. Dopo gli attriti iniziali coi pazienti, e in seguito alle dimissioni del direttore, viene a conoscenza delle storie personali dei pazienti. Decide di far capire loro il vero spirito di una cooperativa. Ascoltando le idee di tutti, decidono di diventare posatori di parquet… Un ottimo film che rappresenta non solo una lettura e narrazione storica di ciò che è avvenuto in Italia con l’emanazione della legge 180 (chiamata anche legge Franco Basaglia), ma coglie dei punti essenziali e attuali delle relazioni sociali, se letti con criteri psicologici esplorativi. La cooperativa esisteva già! Una tipica cooperativa assistenzialista, legata alla misericordia e al senso di colpa sociale, dove, parliamoci chiaro, i “soci” ricevono assistenza passivizzati dai farmaci. Domina il controllo ed il potere di chi accoglie il “malato mentale”, le difficoltà che nascono con la convivenza vengono non regolate tra i partecipanti, ma trattate dal potere di colui che è il “responsabile”, ebbene si, è lui che rischia legalmente se accade qualche cosa e risponde del “mono-tono buon andamento” della cooperativa. Nella modalità assistenzialista non c’è obiettivo di sviluppo, il contesto di convivenza è fisso, non cambia mai, ed è tenuto tale. C’è una scissione tra il mondo interno della cooperativa e quello esterno , dall’esterno le persone residenti ne sono tagliate fuori, e questo logicamente per il loro bene: e ci mancherebbe altro che non lo fosse per il loro bene! Ma poi avviene un fatto, l’Istituzione per un attimo si distrae e fa entrare ciò che non è contemplato dal DSM VI TR, la variabilità, la speranza, l’imprenditività, la voglia di partecipazione; tutte categorie ben diverse dai tomi sulla sindrome Borderline, Autismo o Disturbo di Personalità. Inavvertitamente entrano elementi che hanno a che fare con la variabilità dei contesti, contesti reali, contesti dove la variabilità è a basso controllo, entrano altri criteri di lettura di ciò che sta avvenendo e di che cosa si potrebbe fare. Ed allora i soci scelgono tra due categorie: Assistenza/Mercato.
  • 44. La teoria dell’identità sociale (Tajfel, 1978) Al centro della teoria c’è il concetto di identità sociale. Tajfel definisce l’identità sociale come “quella parte del concetto di sé di un individuo che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo (o gruppi) sociale unita al valore e al significato emotivo attribuito a tale appartenenza”. Dato che gli individui preferiscono avere un’immagine di sé positiva, piuttosto che negativa, e dato che una parte dell’immagine dell’individuo proviene dall’appartenenza di gruppo, ne deriva che egli individui preferiscono appartenere a gruppi valutati positivamente. Per giudicare il valore del proprio gruppo lo si confronta con altri gruppi. L’esito di questi confronti è importante poiché influenza direttamente l’autostima delle persone. Per questo motivo si tende a distorcere il confronto, nel tentativo di creare una specificità o distintività positiva per il proprio gruppo, ovvero nel tentativo di differenziare positivamente il proprio gruppo dall’altro.
  • 45. Secondo la teoria dell’identità sociale, la discriminazione intergruppi e il favoritismo per l’ingroup possono avere unicamente determinanti psicologiche. I fenomeni di discriminazione, quindi, possono derivare dal bisogno di valorizzare il proprio gruppo e, quindi, la propria identità L’esito di questi confronti è importante poiché influenza direttamente l’autostima delle persone. Per questo motivo si tende a distorcere il confronto, nel tentativo di creare una specificità o distintività positiva per il proprio gruppo, ovvero nel tentativo di differenziare positivamente il proprio gruppo dall’altro. Secondo la teoria dell’identità sociale, la discriminazione intergruppi e il favoritismo per l’ingroup possono avere unicamente determinanti psicologiche. I fenomeni di discriminazione, quindi, possono derivare dal bisogno di valorizzare il proprio gruppo e, quindi, la propria identità.
  • 46. Gruppi, norme e conformismo Una norma sociale è una rappresentazione cognitiva che identifica un modo largamente accettato di pensare, sentire e comportarsi su cui gli appartenenti a un gruppo concordano considerandolo come giusto e appropriato. In un gruppo, pensieri, emozioni e azioni tendono a convergere (conformità). Adesione interiore: intima accettazione delle norme sociali. Conformismo pubblico: comportamento manifesto coerente con le norme sociali che in realtà non vengono intimamente condivise Funzioni del conformismo alle norme: Aspettativa di consenso. Ci aspettiamo che la nostra visione del mondo sia condivisa (effetto di consenso illusorio). Le norme forniscono una assicurazione sulla realtà(padronanza). Il gruppo ha un’influenza informativa. Il consenso diminuisce la possibilità di un errore individuale.
  • 47. Le norme danno senso di affiliazione. Il gruppo ha un’influenza normativa. Il desiderio di essere un membro stimato del gruppo fa si che le persone sostengano le norme del gruppo. Il bisogno di padronanza prevale per i compiti intellettivi. Il bisogno di affiliazione prevale per i compiti valutativi. Gruppo di riferimento Gli individui che si ritiene possano fornire informazioni adeguate per la formulazione di un giudizio, perché condividono gli attributi rilevanti a tale scopo.
  • 48. I processi dell’influenza sociale Compromesso Si ottiene solo quando le opinioni sono equamente divise (effetto di depolarizzazione, le norme del gruppo sono più moderate di quelle dei singoli individui). Polarizzazione Si ottiene quando la maggioranza si schiera su una posizione, in questo caso, la norma del gruppo è più estrema.
  • 49. Formazione delle norme polarizzate Elaborazione superficiale Si presta attenzione solo alle posizioni prese, ma non al perché. Il consenso viene usato come euristica perché soddisfa i bisogni di padronanza e affiliazione. Elaborazione sistematica Si presta attenzione sia alle posizioni sia al perché. Inoltre, le argomentazioni della maggioranza: • Sono più numerose • Vengono discusse più a lungo • Sembrano più convincenti • Vengono presentate in maniera più convincente Effetti negativi del consenso Consenso senza riflessione Consenso senza indipendenza. Le altre persone devono essere allo stesso tempo simili e diverse da noi. Consenso senza adesione interiore. Quando tutti aderiscono pubblicamente alle norme senza approvarle si ha ignoranza collettiva. Atteggiamenti e modificazione degli atteggiamenti Un atteggiamento è una rappresentazione cognitiva che riassume la valutazione di un oggetto. Gli atteggiamenti variano per direzione (positiva vs negativa) e intensità (moderata o estrema). La persuasione è il processo tramite il quale si formano, modificano e rafforzano gli atteggiamenti.
  • 50. Funzioni degli atteggiamenti Funzione conoscitiva (funzione di valutazione dell’oggetto), ci orienta verso le caratteristiche importanti dell’oggetto di atteggiamento. Funzione strumentale (funzione utilitaristica), ci indirizza verso gli oggetti che ci servono. Funzione di identità sociale (funzione di espressione dei valori) ci aiuta a rimanere connessi con gli altri.
  • 51. Struttura degli atteggiamenti Fattore cognitivo: rappresenta le informazioni che abbiamo sull’oggetto. Fattore affettivo: rappresenta le emozioni legate all’oggetto. Fattore comportamentale: rappresenta le interazioni con l’oggetto.
  • 52. Effetti delle appartenenze negative Minaccia indotta dallo stereotipo: timore di confermare gli stereotipi negativi che gli altri nutrono nei confronti del gruppo al quale si appartiene. Funziona come la profezia che si auto avvera
  • 53. Attribuzione di comportamenti ambigui Le strategie per ripristinare la positività dell’identità sociale possono essere sia individuali sia collettive e dipendono tre fattori: Permeabilità/Impermeabilità dei confini dei gruppi Legittimità/Illegittimità delle relazioni di status Stabilità/Instabilità delle relazioni di status Secondo la teoria dell’identità sociale, i fenomeni di discriminazione più forti si avranno quando i confini intergruppi sono percepiti impermeabili e l’inferiorità dell’ingroup è percepita illegittima e/o instabile.