Maria Cristina Brunati, "L'amministrazione del patrimonio immobiliare dei Luoghi pii elemosinieri nell'Ottocento", in AA.VV., Il Tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle istituzioni pubbliche di assistenza e benficenza di Milano, a cura di Marco G. Bascapé, Paolo M. Galimberti, Sergio Rebora, Milano, Silvana editoriale, 2001, pp. 372-374.
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La gestione del patrimonio negli enti locali: il Conto del Patrimonio, l'inventario, le funzioni del consegnatario dei beni, la concessione dei beni e la loro manutenzione.
Il caso del Comune di Sabaudia, con un elenco dei principali beni immobili del centro storico e del centro urbano, ma anche dei borghi, corredato da foto recenti da cui si evince lo stato di conservazione di ciascun edificio
Rassegna dei canali storici realizzati nel Milanese dal Cinquecento all’Unità d’Italia con il contributo di Francia, Spagna e Austria. Convegno L'Oro Liquido di Milano, 6/02/2020
Rescaldina: storia di una città e delle sue acque, raccontata del pesce Resca...officinadellostorico
elaborato a cura della classe 1C (anno scolastico 2015-2016) e degli insegnanti Paola Tizzoni e Orlando Tarantino dell' Istituto Comprensivo “Dante Alighieri” - Scuola Secondaria di primo grado ”Alessandro Ottolini” di Rescaldina (Milano), nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico; percorso tematico: Acque per i campi e acque per i panni. Tracce dell'antico mestiere dei lavandai tra Porta Venezia e Lambrate.
a cura del prof. Federico Cappelli e della classe 3°D (anno scolastico 2015-2016) dell'Istituto Comprensivo Statale di via L. Da Vinci 34 - Scuola Secondaria di 1° grado “L.A. Muratori” di Cornaredo (MIlano)
Elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
"Gli archivi nel tempo" elaborato della classe 4 B, Istituto Comprensivo "Armando Diaz" - Scuola primaria "A.Diaz", Milano, prof. Marina Lauricella
percorso tematico: Il tesoro dei poveri. Una lettura interdisciplinare del patrimonio culturale dei Luoghi pii elemosinieri attraverso le diverse tipologie di fonti
"I testamenti raccontano" (serie di 17 cartelloni), elaborato dalla classe 4 B (anno scolastico 2013-2014) del Liceo Scientifico Statale “Bertrand Russell” di Garbagnate (Milano), con la guida del prof. Paolo Ermano - percorso tematico: “Visitare Hospitali, carcerati et aiutare li poveri vergognosi": uno sguardo nella vita di alcuni benefattori del Luogo Pio di Loreto tra il XVII e il XVIII secolo.
La gestione del patrimonio negli enti locali: il Conto del Patrimonio, l'inventario, le funzioni del consegnatario dei beni, la concessione dei beni e la loro manutenzione.
Il caso del Comune di Sabaudia, con un elenco dei principali beni immobili del centro storico e del centro urbano, ma anche dei borghi, corredato da foto recenti da cui si evince lo stato di conservazione di ciascun edificio
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Rescaldina: storia di una città e delle sue acque, raccontata del pesce Resca...officinadellostorico
elaborato a cura della classe 1C (anno scolastico 2015-2016) e degli insegnanti Paola Tizzoni e Orlando Tarantino dell' Istituto Comprensivo “Dante Alighieri” - Scuola Secondaria di primo grado ”Alessandro Ottolini” di Rescaldina (Milano), nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico; percorso tematico: Acque per i campi e acque per i panni. Tracce dell'antico mestiere dei lavandai tra Porta Venezia e Lambrate.
a cura del prof. Federico Cappelli e della classe 3°D (anno scolastico 2015-2016) dell'Istituto Comprensivo Statale di via L. Da Vinci 34 - Scuola Secondaria di 1° grado “L.A. Muratori” di Cornaredo (MIlano)
Elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
"Gli archivi nel tempo" elaborato della classe 4 B, Istituto Comprensivo "Armando Diaz" - Scuola primaria "A.Diaz", Milano, prof. Marina Lauricella
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"I testamenti raccontano" (serie di 17 cartelloni), elaborato dalla classe 4 B (anno scolastico 2013-2014) del Liceo Scientifico Statale “Bertrand Russell” di Garbagnate (Milano), con la guida del prof. Paolo Ermano - percorso tematico: “Visitare Hospitali, carcerati et aiutare li poveri vergognosi": uno sguardo nella vita di alcuni benefattori del Luogo Pio di Loreto tra il XVII e il XVIII secolo.
Maria Cristina Brunati, "L'amministrazione del patrimonio immobiliare dei Luoghi pii elemosinieri nell'Ottocento"
1. L’amministrazione del patrimonio immobiliare dei Luoghi pii elemosinieri nell’Ottocento
Maria Cristina Brunati
[Estratto da: Il tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza (ex Eca) di Milano, a cura di Marco G. BASCAPÈ, Paolo M. GALIMBERTI, Sergio
REBORA, Milano – Cinisello Balsamo: Amministrazione delle II.PP.A.B. – Silvana Editoriale,
2001, pp. 372-374]
La concentrazione dei Luoghi pii elemosinieri - conseguenza della riforma avviata da Giuseppe II
e compiuta con il decreto napoleonico del 13 agosto 1801 - portò anche alla concentrazione dello
straordinario patrimonio immobiliare1 acquisito dai cinque maggiori luoghi pii superstiti (Quattro
Marie, Misericordia, Divinità, Carità e Loreto), e da quelli minori da essi assorbiti, nel corso della
loro secolare storia.
Si trattava di un patrimonio estremamente importante, non soltanto per la sua consistenza (si
estendeva infatti sopra circa 60.000 pertiche di terreno)2, ma anche dal punto di vista economico,
poiché produceva una rendita fondamentale per il mantenimento dell’attività caritativa dell’ente3,
e dal punto di vista artistico, se si considera che esso comprendeva palazzi signorili, case, chiese,
oratori, conventi, ville padronali di campagna e cascinali, spesso provenienti da antichi patrimoni
familiari.
Per tutti questi motivi gli estensori del Piano di concentrazione de’ cinque luoghi pii elemosinieri
della Comune di Milano considerarono immediatamente il problema della gestione di questi beni,
affidandola ad un Ufficio tecnico e a tre Agenzie, una per la città e due di campagna, con
personale reclutato fra quello già attivo presso le cessate amministrazioni4.
Mentre gli ingegneri d’ufficio si occupavano del “servizio tecnico peritale amministrativo”, agli
agenti spettava decidere quali fossero le riparazioni da apportare agli edifici situati all’interno
delle zone di rispettiva competenza, sovrintendere all’esecuzione dei lavori, controllare il
personale sottoposto (campari e guardaboschi), vegliare sulle proprietà, sui diritti e, in particolare,
sulle “ragioni d’acqua” di spettanza dei Luoghi pii elemosinieri, controllare la buona conduzione
dei fondi e riferire sullo stato delle coltivazioni e le eventuali migliorie apportate dai conduttori,
predisporre prospetti statistici del bestiame presente sui poderi e delle piante da tagliare. Essi
dovevano inoltre fare esazioni e pagamenti di partite affidate alla loro gestione, dirigere i lavori di
riduzione delle piante in legname d’opera e in legna da ardere e tenere nota del carico e dello
scarico degli arsenali dei legnami e dei materiali d’opera, proporre opere di miglioria ed assistere
gli ingegneri d’ufficio in occasione di visite ai fondi5.
1
A titolo puramente indicativo si segnalano le seguenti pubblicazioni e ricerche, che possono offrire interessanti
spunti per lo studio di questo oggetto: Chilò – Negri 1973; Cascine del territorio di Milano 1975; Gabba 1980; Arte e
pietà 1980; I tempi della terra 1983; Meriggi 1987; La cascina milanese 1988; Bigatti 1995; Riboli et al. 1995;
Fiacco 1966-67; Dal Piva 1969-70; Pizzuto 1971-72; Signori 1978-79.
2
AIMi, Aggregazioni 2, 22: Distinta de’ Luoghi Pii concentrati nel 1801 nel Capitolo Centrale Limosiniero e
prospetto della totale entrata e sua conversione (1805).
3
AIMi, Economia. Bilanci consuntivi 3073. Dal Bilancio consuntivo della rendita e pesi del Capitolo centrale dei
Luoghi pii elemosinieri di Milano per l’anno 1801, risulta che i proventi derivanti dall’affitto dei soli beni forensi in
quell’anno ascesero a 509.944 lire, su un totale di 1.035.912 lire d’entrate.
4
AIMi Aggregazioni 2, 23: Piano di concentrazione…; in AIMi, Ordinazioni capitolari 3026 (7 novembre 1801) è
conservato il Ruolo della pianta stabile della nuova Amministrazione dei cinque riuniti Luoghi pii, dal quale risulta
la nomina di Ercole Stagnoli, Gaetano Ratti e Cristofaro Bellotti a ingegneri d’ufficio, di Domenico Biraghi ad
agente di città, coadiuvato da Camillo Vergani e Antonio Frigerio, e di Antonio Canevaro e Giosuè Usuelli ad agenti
forensi.
5
AIMi Uffici 3764, 1: Istruzioni per l’Ufficio Tecnico e per gli ingegneri agenti della Congregazione di Carità di
Milano, Milano, Tipografia Pietro Agnelli, 1868.
2. Tale organizzazione venne mantenuta in modo sostanzialmente inalterato fino a tutto il 1889,
nonostante gli avvicendamenti nell’amministrazione dell’Ente e il variare del numero delle
Agenzie e degli impiegati ad esse addetti. A partire dal 1° gennaio 1890, però, le funzioni delle
Agenzie vennero accentrate in nuovi “Riparti” dell’Ufficio tecnico retti da ingegneri non più
residenti in loco, ad eccezione di quello di Pavia, per il quale la distanza dalla sede centrale
rendeva ancora opportuno il domicilio in quella città6.
Come accennato, la rendita immobiliare costituiva una tra le principali voci all’attivo dei bilanci
dei LL.PP.EE. ed era prodotta essenzialmente dalla locazione di edifici d’abitazione in città e
soprattutto dall’affitto delle proprietà rurali. Per quanto concerne la conduzione dei fondi, i
LL.PP.EE. privilegiarono dunque il contratto d’affitto a denaro, tipico peraltro delle aree della
bassa pianura milanese e della pianura pavese in cui era ubicata la maggior parte dei
possedimenti, ricorrendo solo episodicamente, e comunque per periodi di breve durata, alla
conduzione diretta. Questo essenzialmente perché l’affitto, che aveva in genere una durata
novennale, permetteva di semplificare la gestione dell’azienda e garantiva un riscontro monetario
a breve scadenza.
La procedura relativa alla stipulazione del contratto era standardizzata e prevedeva la
deliberazione per asta pubblica, previa esposizione di “cedole invitatorie” e “deliberatorie”, cui
faceva seguito la sottoscrizione dell’istrumento d’investitura (corredato da un dettagliato
capitolato nel quale erano precisati gli obblighi delle parti) davanti ad un notaio.
All’inizio della locazione (previsto nel giorno di s. Martino) veniva compilato lo “stato di
consegna”, minuzioso inventario della proprietà con le relative preziosissime “ragioni d’acque”,
mentre al termine del contratto venivano redatti lo “stato di riconsegna” e il bilancio
dell’affittanza a cura di un ingegnere dell’ente. Rilevazioni, queste, che avevano lo scopo di
incentivare la realizzazione di opere di miglioria e scongiurare un eccessivo sfruttamento dei
terreni da parte del conduttore, soprattutto negli ultimi anni.
Naturalmente l’ente non si limitava a delegare ai fittabili gli interventi di perfezionamento dei
propri possedimenti e difatti provvedeva ad assicurare direttamente la manutenzione ordinaria e
straordinaria degli edifici e a realizzare opere di nuova costruzione (pozzi, forni, pile da riso,
stalle, ecc.).
La valorizzazione del patrimonio immobiliare era inoltre perseguita attraverso la
razionalizzazione della distribuzione dei fondi: gli amministratori favorirono così la
conservazione degli immobili più facilmente controllabili, ad esempio perché situati in località
agevolmente raggiungibili, incentivarono al contrario l’alienazione di quelli troppo lontani (come
avvenne per le case e i poderi mantovani pervenuti con l’eredità di Rosa Susani Carpi) e
promossero l’acquisto di terreni adiacenti ad altre proprietà (come nel caso delle possessioni di
Vidiserto e Cantalupo, comprate nel 1831 perché ubicate vicino a Zunico).
In questa prospettiva si può considerare anche il lascito del conte Giacomo Mellerio -
componente della direzione dei Luoghi pii elemosinieri dal 1831 alla morte - costituito
dall’esteso latifondo di Riozzo, comprendente terreni ed edifici che si inserirono in modo tanto
conveniente fra quelli già posseduti dall’ente, da lasciar presumere una pianificazione degli
acquisti da parte del testatore.
L’interesse dei LL.PP.EE. per il proprio patrimonio immobiliare non aveva, comunque, un
carattere esclusivamente economico, come rivelano i sussidi concessi ai coloni in momenti di
particolare difficoltà, gli interventi di bonifica e sistemazione degli alloggi rurali dei possedimenti
pavesi che, nel 1864, valsero all’ente l’assegnazione di una medaglia d’oro da parte della Società
Agraria di Lombardia, o ancora le indagini condotte negli anni Ottanta sopra le condizioni di vita
dei contadini che lavoravano i fondi7.
6
AIMi, Verbali di seduta, 7 agosto 1889.
7
Gabba 1988.
Estratto da: Il tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assistenza
e beneficenza (ex Eca) di Milano (cit.), 2001, pp. 372-374.
3. Anche in questo ambito gli agenti risultarono essere gli interlocutori privilegiati
dell’Amministrazione, ma non gli unici. Un ruolo di primo piano venne infatti riconosciuto anche
ai cappellani degli oratori ubicati sui poderi dell’ente. Essi furono chiamati esplicitamente a
cooperare con gli agenti e gli assistenti “secondo la rispettiva sfera d’azione, al conseguimento
degli scopi che si propone[va] la Congregazione”8, anche perché i contadini che abitavano nelle
cascine dei LL.PP.EE. erano generalmente portati a considerarli potenziali intermediari con la
proprietà9.
L’analisi dei caratteri fondamentali della gestione del patrimonio immobiliare sembra quindi
indicare negli amministratori la piena consapevolezza dell’importanza di questi beni per la vita
dell’ente, consapevolezza che li indusse ad adottare tutti quei provvedimenti che potessero
contribuire alla sua tutela e valorizzazione e che, al contrario, li spinse anche ad opporsi a
superiori progetti d’alienazione e conversione in rendita mobiliare10.
8
AIMi, Verbali di seduta, 16 novembre 1883.
9
Si segnala a titolo d’esempio l’impegno di don Pietro Belossi, cappellano dell’Oratorio di S. Lorenzo in Cantalupo,
che nel 1870 diede avvio ad una scuola festiva e serale per adulti; si veda in AIMi, Giuspatronati 822.
10
Scotti 1874.
Estratto da: Il tesoro dei poveri. Il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assistenza
e beneficenza (ex Eca) di Milano (cit.), 2001, pp. 372-374.