1. L’Europa
dell’uomo
Da un punto di vista geografico, l'Europa non dovrebbe essere considerata
un continente a sé, ma solo una parte dell‘Asia. Una grossa penisola da cui
si staccano penisole minori (scandinava, danese, iberica, italiana,
balcanica); nei mari circostanti, alcune isole: quelle britanniche e l'Islanda,
con altre minori, tra Oceano Atlantico e Mare del Nord; e quelle del Mare
Mediterraneo: Sicilia, Sardegna e molte altre più piccole.
È una convenzione culturale che distingue l'Europa dall'Asia. La linea di 'divisione'
utilizzata segue la catena dei Monti Urali in Russia, raggiunge il Mar Caspio, passa
per il Caucaso e lungo il Mar Nero; a sud il limite è il Mediterraneo, a ovest
l'Oceano Atlantico.
Territorio: 10.180.000 km²
Abitanti: 741,4 milioni
2. La demografia
La popolazione è l’insieme delle persone che vivono in un luogo, un paese, una
città, una regione, uno stato o un continente.
Lo studio della popolazione in un dato luogo si chiama demografia (dal greco
demos = popolo e grafia = scrittura).
La demografia si occupa non solo dello studio quantitativo della popolazione,
verificando le variazioni nel n° delle persone che abitano un dato luogo (dovuto
alle nascite e alle morti o a emigrazioni o immigrazioni), ma anche dei caratteri che
una popolazione ha in un determinato momento: la composizione per età, per
provenienza, per lavoro svolto, per caratteristiche etniche o culturali.
3. Distribuzione della popolazione
in Europa
I circa 700 milioni di abitanti attuali dell’Europa (dati del 2018) vivono in un territorio di
10,5 milioni di km²: ciò determina una densità media della popolazione di 72 abitanti
per km², che colloca per questo aspetto il nostro continente al secondo posto nel
mondo, dopo l’Asia.
La distribuzione della popolazione europea sul territorio non è uniforme. Infatti a
determinarla concorrono diversi fattori:
• le caratteristiche del territorio (infatti le pianure sono più popolate delle montagne,
oppure le zone costiere lo sono più di quelle interne);
• le condizioni climatiche (infatti le zone dal clima mite sono preferite a quelle con
climi estremi, molto freddi o molto caldi, o con scarsità di precipitazioni);
• lo sviluppo economico (infatti le persone si spostano facilmente dove le risorse
agricole sono più abbondanti o dove lo sviluppo industriale offre lavoro);
5. L’Europa multietnica e multiculturale
Intercultura e Multicultura non sono sinonimi ma esprimono due concetti differenti;
intercultura è la conoscenza di forme del sapere patrimonio di altri gruppi etnici,
multicultura esprime, invece, un dato sociologico e si riferisce ad un contesto ricco
di espressioni etniche.
La società multiculturale che costituisce l'evoluzione della società multietnica,
rappresenta, invece, una realtà geosociale che vede la presenza di più gruppi
etnici su una stessa area geografica che è connotata dal reciproco riconoscimento
delle diversità.
L’Unione Europea e i paesi membri
hanno svolto un ruolo di rilievo nella
promozione e diffusione dell’educazione
interculturale, i trattati istitutivi
dell'Unione europea
si fondano sulla libera circolazione di
merci e persone e sulla cittadinanza
allargata, l'interculturalità per l’Unione
Europea è un’esigenza prioritaria.
6. L’Italia, terra di emigrati...
Da sempre l’Italia è stata un Paese di emigranti, i primi flussi migratori ebbero inizio
dopo l’Unificazione (1861) , quando circa 11.000.000 di italiani si avventurarono
oltreoceano con vecchie navi verso i Paesi dell’America Latina, Brasile e Argentina
poiché proprio in quei territori vi era una maggiore richiesta di manodopera nelle
industrie e perché in quei Paesi vi erano abbondanti territori incolti che sarebbero
potuti essere trasformati in campi adatti all’agricoltura e all’allevamento.
A partire dal 1890 l’Italia fu investita da un secondo flusso migratorio,
conosciuto come new migration. Gli Stati Uniti, che in quegli anni stavano
vivendo una crescita economica senza pari nella loro storia, furono la principale
meta per circa quattro milioni di italiani, soprattutto uomini adulti, provenienti dal
sud Italia che abbandonarono temporaneamente la loro patria.
7. … e migranti
Se si analizzano i dati Istat delle ultime dieci serie storiche disponibili (1/1/2009 –
1/1/2018) emergono alcune tendenze significative.
La popolazione straniera regolare è aumentata da 3,8 a 5,1 milioni (con un’incidenza
sulla popolazione complessiva che passa dal 6,5% all’8,5% attuale), ma negli ultimi
cinque anni aumentata solamente di 220 mila persone: in pratica il numero degli
stranieri regolari residenti in Italia è stabile dal 2014.
L’aumento della popolazione straniera residente in questi anni è dovuto
sostanzialmente a due motivi: sanatorie di immigrati irregolari e la nascita di
bambini stranieri. Nel decennio considerato sono stati infatti 742 mila in Italia i
neonati da coppie straniere, pari al 15% del totale dei bebè registrati all’anagrafe dal
2009 all’inizio del 2018.
8. Dall’analisi comparativa sulle singole comunità di stranieri presenti in Italia
emergono una serie di elementi di stabilità ma anche di novità. In Italia sono
presenti cittadini di oltre 180 paesi, ma le prime sei collettività continuano a
rappresentare oltre la metà di tutti gli immigrati residenti: il 53%,
esattamente come nel 2009.
9. Le lingue in Europa
Gli studiosi hanno classificato la maggior parte delle lingue europee in 3 gruppi
principali:
1. Le lingue del gruppo neolatino, chiamate così perché derivano dal latino, parlato
dagli antichi Romani; le più usate sono l’italiano, il francese, lo spagnolo, il
portoghese e il rumeno.
2. Le lingue germaniche derivano dalle lingue parlate dagli antichi Germani, popoli
che vivevano nell’Europa centro-settentrionale e che nel V secolo d.C. hanno
invaso l’Impero Romano, decretandone la fine; le più importanti sono il tedesco,
l’inglese, l’olandese, il danese, il norvegese, lo svedese e l’islandese.
3. Le lingue slave derivano dalle lingue parlate dagli Slavi, popoli vissuti nell’Europa
orientale; le più diffuse sono il russo, il polacco, l’ucraino, il ceco, lo slovacco, il
bulgaro, il croato, il serbo.
Le lingue neolatine, germaniche e slave hanno la stessa origine, infatti derivano dalle
lingue parlate dai popoli indoeuropei che vivevano anticamente nella Russia
meridionale; poi questi popoli si sono spostati in una vasta zona tra l’India e l’Europa
e le lingue sono cambiate.
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11. Le religioni in Europa
Il rosso del cattolicesimo prevale in Italia, Francia, Spagna, Irlanda, Polonia
Ungheria, Austria, ecc. Al contrario nel Regno Unito e in Scandinavia è il
protestantesimo la maggioranza. In alcuni Paesi invece vi è una situazione mista,
per esempio in Germania, con il Sud e l’Ovest cattolico, il Nord protestante e l’Est
appunto ateo.
In Grecia, Romania, Bulgaria sono gli ortodossi a essere maggioranza, con
minoranze di cattolici tra gli ungheresi rumeni e di musulmani tra Bulgaria e
Grecia. Chissà se l’immigrazione e i diversi tassi di natalità renderanno posti a
maggioranza musulmana anche alcune città occidentali. Per ora pare non essere
ancora avvenuto se non per alcuni quartieri
12.
13. Le lingue in Italia
In Italia si parla la lingua
italiana, ma esistono idiomi
differenti a seconda della
regione di provenienza.
Il governo italiano riconosce
ufficialmente come lingue
il sardo, il friulano e
il ladino, mentre l’UNESCO
riconosce anche il napoletano e
il siciliano.
Esistono però tantissimi
dialetti, distinti nella linea
settentrionale, centrale e
meridionale.
14. Le religioni in Italia
https://cesnur.com/dimensioni-del-pluralismo-religioso-in-italia/