2. Alcune domande per iniziare
Chi è l’autore delle seguenti frasi ?*
a) Tutto per noi e niente per gli altri sembra essere stata in ogni età del
mondo la massima dei padroni del genere umano;
b) È la borghesia che per prima ha dato la prova di ciò che l’attività umana
può compiere: creando ben altre meraviglie che le piramidi d’Egitto, gli
acquedotti romani o le cattedrali gotiche;
c) Non vi è motivo per cui in una società libera lo Stato non debba assicurare
un reddito minimo a tutti o ad un livello sotto cui nessuno scenda;
d) non si vede nessuna altra necessità di un socialismo di stato che abbracci la
maggior parte della vita economica della società;
*Associare le frasi rispettivamente a: Adam Smith, Karl Marx, John Maynard Keynes, August von Hayek.
3. Le associazioni corrette sono a) Smith, b) Marx, c)
Hayek d) Keynes.
Se non avete indovinato nessuna associazione
o solo alcune vi consiglio di proseguire nella
lettura, in ogni caso questo esempio dimostra
che nel pensiero economico non è tutto
bianco o nero, ma ci sono varie sfumature.
Soluzione
4. Economia
Il significato etimologico della parola deriva dal
greco. Si tratta di una parola composta da due
termini: οἶκος (oikos), "casa", e νόμος (nomos)
“legge”, che quindi potremmo tradurre con
amministrazione della casa o del patrimonio.
Definizione piuttosto limitata rispetto a cosa si
occupa ora la scienza economica odierna.
5. «L’economia è lo studio del genere umano negli
affari ordinari della vita. E’ da un lato lo studio
della ricchezza, dall’altro, il più importante, lo
studio dell’uomo» ( Marshall)
«L'economia è la scienza che studia la condotta
umana come relazione tra fini e mezzi scarsi
applicabili ad usi alternativi»( Robbins)
Economia
Due esempi di definizione
Qualsiasi definizione è comunque solo parziale
6. «L’economia è una scienza sociale il che significa
che la ricerca delle teorie e dei risultati universali è
futile. Un modello è al massimo contestualmente
valido». D.Rodrik-Economic rules
Diffidate di chi in economia difende in maniera
assoluta certe idee e teorie.
Economia
7. L’economia cosiddetta classica comprende le
opere di economisti da Smith a Marx (fine 1700
metà 1800). Gli autori precedenti sono
classificati principalmente come «mercantilisti»
e «fisiocratici».
Uno dei temi principali trattati è la teoria del
valore, cioè da dove deriva il valore di una
merce o prodotto?
Economia classica
8. Per Ricardo e Marx il valore deriva dal lavoro
contenuto nella merce (teoria del valore
lavoro), per Smith tale concezione vale solo in
un economia pre-capitalista mentre in un
economia capitalistica il valore è legato al costo
determinato da tutti i fattori di produzione, ad
es. lavoro e capitale (teoria del valore
comandato).
Economia classica
9. Ma se il valore è determinato dal lavoro ne
consegue, per Marx, che il capitalista se ne
appropria di una parte (pluslavoro), per cui la
proprietà dei mezzi di produzione deve essere
socializzata (comunismo). La tendenza storica
profetizzata è di una sempre maggiore
concentrazione dei mezzi di produzione in
pochi soggetti e impoverimento della maggior
parte, con conseguente rivoluzione sociale.
Economia classica
10. Per Smith è invece il surplus generato dalla
produzione capitalistica che reinvestito genera
ulteriore ampliamento della produzione e
aumento della ricchezza per tutti (mano
invisibile) .
Le teorie del valore espresse si rilevano
comunque intrinsecamente deboli e portano a
ragionamenti circolari da cui nasce l’esigenza di
altre spiegazioni al valore (utilità).
Economia classica
11. La economia cosiddetta neo-classica si basa sul
pensiero di numerosi autori(*).
Uno dei concetti fondamentali è quello
dell’utilità, cioè la soddisfazione nel
possedere/utilizzare un bene, la soddisfazione
di una dose incrementale (marginale) di un
bene è decrescente all’aumentare della
quantità del bene.
Economia neo-classica
Tra cui possiamo citare: Walras, Pareto, Menger, Marshall, Bohm Bawerk, Wickell, Fisher,
Gossen.
12. Marshall formalizza la legge della domanda e
offerta: la domanda di un bene è decrescente
con l’aumento del prezzo mentre la offerta
aumenta con il crescere del prezzo (*); per cui le
due curve si incontrano in un punto di
equilibrio. Tale legge vale in un mercato
perfettamente concorrenziale. Marshall
considera un solo mercato (non tutti i mercati
insieme), teoria dell’equilibrio parziale.
Economia neo-classica
(*) la domanda decrescente deriva per Marshall dalla utilità decrescente, la offerta dipende dai costi
crescenti.
13. Walras elabora invece una teoria molto
complessa sull’equilibrio di tutti i mercati
(equilibrio generale), non riesce a dimostrare
che effettivamente tale equilibrio esista e sia
unico, a tale risultato riusciranno altri un secolo
dopo (Arrow e Debreu) dimostrando che
l’equilibrio esiste sotto condizioni molto
restrittive.
Economia neo-classica
14. Bohm Bawerk teorizza che l’interesse deriva
dal fatto che gli individui tendono a preferire il
consumo presente a quello futuro
(motivazione temporale), l’interesse è la
ricompensa, per chi concede il prestito, alla
rinuncia al consumo presente a beneficio di
colui che chiede il prestito.
Economia neo-classica
15. Wicksell opera la distinzione tra interesse monetario e interesse “reale”.
L’interesse monetario è quello che si forma nel mercato del credito, e varia
in funzione della domanda e dell’offerta di capitali.
L’interesse “reale” (o anche “naturale”) è quello che si forma nella sfera
produttiva e, quindi, connesso al “rendimento” del capitale investito nel
settore produttivo.
Sono queste differenze di interesse che determinano la propensione ad
investire, permettendo a Wicksell di proporre una teoria per la spiegazione
dei cicli economici (ripresa da Keynes): quando l’interesse monetario cresce,
e supera quello reale, questo tende a sfavorire gli investimenti e a innescare
un ciclo economico recessivo; al contrario, quando l’interesse monetario è
inferiore a quello reale, si generano le condizioni favorevoli agli investimenti
e, quindi, ad un ciclo espansivo.
Economia neo-classica
16. Per i neoclassici ogni fattore produttivo (capitale,
lavoro) in un mercato perfettamente concorrenziale
riceve una remunerazione in funzione del proprio
contributo alla produzione, quindi la distribuzione
della ricchezza è neutra non dipende dalla lotta di
classe. Per la economia neoclassica l’uomo è razionale
e cerca di massimizzare la utilità.
La economia classica cerca invece di capire come si
crea la ricchezza (surplus) e la distribuzione della
ricchezza dipende dai rapporti di forza tra le classi
produttive.
Economia neo-classica
17. Lo scopo del libro più famoso di Keynes (*) è
quello di spiegare la grande crisi del ’29 e
indicare delle soluzioni, cosa che non
riuscivano a fare le teorie neoclassiche.
Per Keynes quello che definisce il livello di
produzione e quindi di occupazione è la
domanda (domanda effettiva), la domanda è
determinata principalmente da consumi e
investimenti.
La rivoluzione keynesiana
(*) Il libro è: Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Torino, UTET, 1947.
18. Ma i consumi dipendono dal reddito e gli
investimenti dalle prospettive di guadagno
(aspettative), per cui se le prospettive sono
negative e i redditi delle classi meno ricche
non sono sufficienti la domanda limita la
produzione e la occupazione (equilibrio di
sottooccupazione), pertanto nei periodi di crisi
serve lo stimolo della spesa pubblica per
aumentare la domanda.
La rivoluzione keynesiana
Per i neoclassici vale la legge di Say per cui la offerta crea la sua domanda ( cioè produce il
reddito che alimenta la domanda) quindi non dovrebbe esistere disoccupazione nel lungo
periodo.
19. Dopo Keynes gli studi economici diventano
sempre più complessi e si sviluppano varie
teorie.
Da una parte sulla scia di Keynes vengono
sviluppati molti modelli macroeconomici,
nasce la cosiddetta sintesi neoclassica. I
modelli formalizzano la teoria keynesana
(Modello IS-LM di Hicks), altri la ampliano
(Modigliani), altri tengono in particolare
considerazione import ed export (Mundell-
Fleming).
La economia del ‘900 dagli anni ‘30 ad oggi
20. Un altro campo di studi è quello delle teorie
dello sviluppo e crescita. Le prime teorie
mettono in evidenza l’importanza degli
investimenti per la crescita economica,
successivamente, sulla base delle intuizioni di
Schumpeter, le teorie (Solow) focalizzano la
importanza fondamentale dello evoluzione
tecnologica per assicurare lo sviluppo
economico. Altri studi si concentrano sui
metodi per incrementare la crescita dei paesi
non sviluppati.
La economia del ‘900 dagli anni ‘30 ad oggi
21. Dallo studio delle serie storiche Phillips deduce
che tra inflazione e disoccupazione esiste una
relazione inversa, cioè al crescere della
inflazione la disoccupazione tende a calare
(trade-off), da ciò si deduce che politiche di
crescita economica che producono inflazione
diminuiscono la disoccupazione. La relazione
dagli anni ‘70 risulta meno verificata,
fenomeno di stagflazione (aumento dei prezzi e
stagnazione).
La economia del ‘900 dagli anni ‘30 ad oggi
22. Il monetarismo con Friedman contesta la curva di
Phillips, esiste un tasso di disoccupazione (Nairu) a
partire dal quale la inflazione cresce senza
diminuzione di occupazione. Il monetarismo respinge
anche le teorie keynesiane, il focus si sposta sulla
gestione monetaria e stabilizzazione economica
(aumenti di moneta comportano aumento di
inflazione) piuttosto che sull’intervento dello Stato,
nel solco tracciato da Hayek per cui il sistema dei
prezzi e il mercato sono più efficienti della
pianificazione economica centralizzata.
La economia del ‘900 dagli anni ‘30 ad oggi
23. Arrow dimostra che in un sistema completamente
democratico non è possibile determinare una scelta
sociale (cioè un ordine tra le alternative) che soddisfi a
requisiti generali ( Teorema di impossibilità).
Nash dimostra che nei “giochi non cooperativi”, cioè
le situazioni in cui i giocatori non possono accordarsi
con gli altri giocatori ma competono, esiste un
equilibrio (l’equilibrio di Nash) che non è la miglior
soluzione possibile (*).
(*)Infatti in tale equilibrio il singolo giocatore non può aumentare il proprio guadagno modificando solo la
sua strategia, ma tutti i giocatori potrebbero aumentare il proprio guadagno solo cambiando,
congiuntamente, le proprie strategie, cioè allontanandosi insieme dall’equilibrio.
La economia del ‘900 dagli anni ‘30 ad oggi
24. La risposta dei neo-keynesiani ( Stiglitz e
Akerlof) al monetarismo è che a causa delle
asimmetrie informative (una delle controparti
del mercato ha più informazioni dell’altra) non
sono garantite le condizioni per un mercato
perfettamente concorrenziale e quindi la
presunta efficienza dei mercati (fallimenti di
mercato).
La economia del ‘900 dagli anni ‘30 ad oggi
25. Nel corso del ‘900 si sviluppano una serie di teorie che
contestano la pura razionalità delle scelte
dell’individuo, tra gli altri Sen evidenzia la
contraddizione tra libertà ed efficienza economica (*),
la behavorial economics che, in base a esperimenti,
dimostra che non sempre il comportamento è
perfettamente razionale ma condizionato da fattori
esterni, infine Roegen per cui l’economia di mercato
non è il mezzo più idoneo a garantire l’allocazione di
beni scarsi e non è in grado di gestire le risorse
ambientali e i beni collettivi.
La economia del ‘900 dagli anni ‘30 ad oggi
(*)Teorema della impossibilità del liberale paretiano
26. Se siete interessati ad approfondire i temi trattati,
molto sinteticamente, in questa presentazione potete
trovare su Amazon (http://amzn.to/2q5LkDM) il mio
libro: Le idee dell’economia, in cui sono approfondite
queste tematiche e moltissimi altri aspetti e teorie.
Potete anche consultare il mio blog: demo-critica-
mente.blogspot.it.
Ritengo infatti che i temi economici siano molto
importanti per capire meglio la realtà che ci circonda,
come diceva Keynes:
«Le idee degli economisti e dei filosofi politici, tanto quelle giuste quanto
quelle sbagliate, sono più potenti di quanto comunemente si creda. In realtà
il mondo è governato da poco altro. Gli uomini pratici, che si ritengono
completamente liberi da ogni influenza intellettuale, sono generalmente
schiavi di qualche economista defunto»