Se nei vostri progetti di grafica state lavorando con i programmi della suite Adobe, vi sarà capitato di certo di importare in Photoshop un’immagine o una forma che apparivano nere in Illustrator o in Indesign, ma alla resa dei conti sono di un nero che appare molto differente rispetto a quello del fondo – altrettanto nero – su cui le poggiamo.
3. Si fa presto a dire nero, il “non colore” che
corrisponde alla totale assenza di luce. Ma le
cose si complicano quando si tratta di renderlo
graficamente, perché il “nero assoluto” è
un’astrazione, visto che non esiste in natura.
E, soprattutto, ci sono molte diverse ricette per
renderlo in modo efficace.
4. Se nei vostri progetti di grafica state lavorando
con i programmi della suite Adobe, vi sarà
capitato di certo di importare in Photoshop
un’immagine o una forma che apparivano
nere in Illustrator o in Indesign, ma alla resa
dei conti sono di un nero che appare molto
differente rispetto a quello del fondo –
altrettanto nero – su cui le poggiamo.
5.
6. Frequentemente, questo accade perché il nero
“piatto” proposto dai programmi di
impaginazione [C0 M0 Y0 K100] ha una
composizione ben diversa dal cosiddetto “nero
ricco”, che contiene percentuali di tutti i 4
colori. La variante di nero ricco più comune
corrisponde a C63 M52 Y51 K100, e deve la
sua popolarità a Photoshop.
7. Nell’immagine che segue, i due neri sono
affiancati e messi a confronto; come si può
notare, c’è molta differenza anche nella resa
dell’immagine sovrapposta, alla quale è stato
applicato il metodo di fusione “moltiplica”. Sul
nero piatto la foto emerge con adeguato
contrasto, sul nero ricco è quasi invisibile.
8.
9. Come risolvere il problema del nero?
Si può aprire il file con Photoshop, misurare il
valore del nero dello sfondo e attribuire lo
stesso valore anche al nero utilizzato nel
software di impaginazione. Oppure, se si è in
possesso dell’immagine sorgente con i livelli, si
può attribuire empiricamente il medesimo
valore di nero a entrambi i fondi.
10. Tutto questo, tenendo ben presente che stiamo
effettuando una valutazione che risente della
luminosità propria del monitor, classica fonte
di inganno quando si tratta di colori. La scelta e
la regolazione definitiva dovranno essere
effettuate a seguito di una prova di stampa su
carta. Tenendo conto che lo stesso nero avrà
una resa molto diversa anche a seconda del
tipo di carta che scegliamo, patinata lucida,
patinata opaca, uso mano e via dicendo.
Insomma, un ginepraio.
11.
12. 50 sfumature di nero
Anche la gamma Pantone offre un’ampia scelta
di neri, che in stampa vanno resi come 5° colore
[lastra separata] perché la loro tenuta in
quadricromia lascia molto a desiderare. Troviamo
così il Black7, un raffinato “canna di fucile”, il
Black6, un nero blu, il Black 5 e il Black 4,
dall’accentuata componente rosso – terra, e
svariati altri neri misti. Lontanissimi dal nero
assoluto, ma suggestivi e sempre d’aiuto quando
si vuole conferire eleganza a un elaborato.
13. A proposito di eleganza, ricordo che intorno agli
anni ’70 la couturier veneziana Roberta di
Camerino brevettò un procedimento di tintura
che consentiva di ottenere il nero assoluto sulla
seta. Hypernero, lo chiamavano. Sempre per
stare in tema, Coco Chanel diceva: “Quando
troverò un colore più scuro del nero, lo
indosserò”. Forse il nero ricco di Photoshop
l’avrebbe accontentata. Forse no.