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SEGRETERIE REGIONALI LAZIO
Documento finale Attivi Unitari del Lazio 8 luglio 2016
Gli attivi Unitari del Lazio riunitisi a Roma il giorno 8 luglio 2016, esprimono la loro completa
disapprovazione circa l’avvio di una seconda fase di collocamento sul mercato delle azioni di Poste
Italiane.
Poste Italiane è la più grande azienda di servizi del nostro Paese, per le sue dimensioni, i suoi
asset strategici, i suoi primati produttivi e soprattutto per la sua forte funzione sociale e di
coesione di tutto il Paese. Poste Italiane è l’Azienda che, più di altre, si pone come elemento
irrinunciabile di garanzia e sviluppo all’interno del sistema paese.
La scelta del Governo non ha alcuna motivazione industriale.
Riteniamo che le scelte politiche e di mercato che riguardano Poste Italiane attengano anche, ai
cittadini, ai Lavoratori di quest’azienda che tanto hanno dato per il risanamento e ancor oggi
stanno dando per il raggiungimento degli attuali risultati economici peraltro ben visibili nell’ultima
trimestrale.
Le decisioni del Governo attinenti il piano di privatizzazione di Poste Italiane unite alle scellerate
scelte del management aziendale in materia di riorganizzazione della struttura PCL, oltre alla
chiusura di tanti Uffici Postali sull’intero territorio nazionale, senza alcun reale piano di sviluppo e
investimenti per il rilancio dei servizi, impongono un importante momento di riflessione. Si deve
ricercare un necessario bilanciamento tra interessi di mercato e tutela della funzione sociale
dell’Azienda, unitamente alla salvaguardia del più grande patrimonio occupazionale del Paese.
Un processo di privatizzazione che impatta sul servizio pubblico e sociale, non può passare
inosservato, nella generale indifferenza e disinteresse della politica e dei mass-media, non è
possibile assistere indifferenti alla perdita di uno degli ultimi pezzi del patrimonio pubblico al
servizio della collettività. Tale patrimonio, se consegnato al mondo della finanza ed alle logiche che
lo caratterizzano, perderebbe inevitabilmente quel carattere sociale, quell’identità che da sempre
l’hanno invece caratterizzato. Il Sindacato non rimane indifferente di fronte a tale scempio.
Poste Italiane è un’azienda che si caratterizza per una disorganizzazione evidente, con strumenti di
lavoro obsoleti e inadeguati, pressioni sui Lavoratori ormai al limite della legalità con un sistema di
relazioni industriali praticamente ridotto ad una farsa, dove oltre al continuo mancato rispetto
degli accordi sottoscritti è evidente la mancata volontà di ragionare anche su questioni essenziali
per i Lavoratori.
La recente riorganizzazione del recapito sulla provincia di Latina evidenzia come le elaborazioni
teoriche, si scontrino drammaticamente con i reali flussi di traffico, le difficoltà orografiche, la
gestione quotidiana. Oggi i Lavoratori di quel territorio sono oberati dalle giacenze, gravati da
carichi oltre le loro possibilità, preoccupati da un pesante taglio occupazionale e da prospettive di
mobilità territoriale. I cittadini di questa provincia depauperati di un servizio pubblico che peraltro
dovrebbe garantire la presenza dei servizi di poste anche laddove si è tagliato e razionalizzato gli
uffici postali. Questa riorganizzazione non funziona! Non funziona perché non riesce a garantire la
socialità del servizio, non funziona perché non garantisce quei livelli occupazionali necessari per la
tenuta del sistema.
Riteniamo inoltre gravemente compromessa la situazione del recapito del Lazio. Realtà che ancora
scontano gli effetti delle precedenti riorganizzazioni, dove una gestione approssimativa e
deleteria, ha di fatto creato un far west senza regole, ha pesantemente abbattuto i livelli di
qualità, determinando una continua emergenza certificata dalle immissioni di Lavoratori a tempo
determinato ininterrottamente dal settembre 2014 a una media di circa 600 (800 dall’1 luglio),
costruendo di fatto, un mondo di precariato, senza alcun reale futuro occupazionale, in cui gli
abusi sono giornalieri, escludendo peraltro, la possibilità della trasformazione del rapporto di
lavoro a full time ai tanti part time ancora presenti.
Riteniamo grave la situazione presente negli impianti della logistica. Emblematica la situazione del
CMP Fiumicino, dove a tutt’oggi nonostante le tante riunioni non si riescono ad ottenere neanche
le condizioni minime di vivibilità. Un centro di 1200 lavoratori turnisti dove non esiste un bar, una
mensa, dove parcheggiare è una chimera e utilizzare il servizio trasporto personale, peraltro scarso
ed insufficiente, è un rischio continuo e costante. Il centro più importante in Italia dove le
preoccupazioni per la tenuta occupazionale sono tante anche in assenza di qualsiasi tipo di
investimento e sviluppo. Anologa incertezza per i centri di Affile, di cui da più tempo si parla di una
riallocazione; i CSA - SIN legati comunque a commesse che da rinnovare periodicamente.
Per quanto riguarda la struttura MP, siamo ormai alla presenza di un settore senza più regole se
non la ricerca sfrenata del profitto. Un settore dove le pressioni, le minacce, i trasferimenti forzosi
sono all’ordine del giorno. Un settore dove le certezze di un orario di lavoro sono un’utopia, le
condizioni di lavoro un optional, le flessibilità inesistenti, la mortificazione della dignità e della
professionalità una costante. Un settore dove è ormai cronica la carenza di personale e
nonostante ciò ancora persistono un numero elevato di Lavoratori in attesa della trasformazione
del proprio rapporto di lavoro a full time.
Una realtà del tutto particolare che è presente solo nella nostra regione è la Direzione Generale
Corporate. Essa conta circa 6 mila persone con la massima concentrazione di Dirigenti, Quadri e
personale impiegatizio altamente professionalizzato. Un territorio dove il sindacato non può aver
patria, dimora e dove la rappresentanza viene richiesta a viva voce ad una Dirigenza preposta alla
funzioni di Relazioni Industriali e che ha solo la prerogativa di fungere da muro di gomma, negando
di fatto la rappresentanza.
Una Direzione Generale "Fucina continua" di interessi di parte, dove le incessanti assunzioni
(destabilizzanti di assetti e fabbisogni reali) regolate soltanto da logiche di interessi di parte non
fanno altro che offendere la morale e la dignità dei Lavoratori che si vedono defraudati della
propria professionalità e relegati poi a REPORTMAN vedendosi superati da questi che, percorrono
autostrade carrieristiche ed economiche precluse ai più.
Un territorio devastato negli anni dalle diseguaglianze sia morali che ricattatorie e dove regna
sovrana la regola della DISPONIBILITA' negando famiglia e benessere dell'individuo. Un territorio
dove l'Azienda la fa da "Padron delle ferriere" negli accorpamenti con fittizi e pseudo colloqui
gestionali non tenendo presente eventuali richieste di ricollocamento dei Lavoratori e negli
spostamenti secondo una illogica ricollocazione del personale per far posto a Società del Gruppo
ignorando la complessità logistica di un Comune come quello di Roma!
Un territorio in cui "gli sprechi si sprecano". Vedansi la desertica Foresteria del 7 piano voluta
dall'Amministratore Delegato, i ricchi premi dirigenziali, i benefit esclusivi, le carte dirigenziali,il
continuo rinnovo del parco automobilistico dirigenziale con i relativi indotti.
I LAVORATORI CHIEDONO RICONOSCIMENTI E VOGLIONO GIUSTIZIA !
Per tutto quanto sopra esposto gli attivi regionali unitari condividono l’avvio di un percorso
caratterizzato dall’apertura di un conflitto di lavoro a carattere Regionale su tutte le unità
produttive del Lazio e la proclamazione dello stato di mobilitazione e di agitazione della categoria.
Percorso che dando il pieno e più forte sostegno alla vertenza nazionale in atto, debba
manifestarsi mediante iniziative assembleari in tutti gli Uffici, presidi davanti alla Camera e al
Senato, incontri con i membri delle commissioni parlamentari, con i cittadini ed i pensionati, anche
tramite le OO.SS di categoria e con presidi pubblici. Percorso che punti a creare la più ampia
visibilità, anche tramite gli organi di stampa, sulla vertenza regionale e nazionale. Dal 25 luglio e
sino al 20 agosto si avvierà lo sciopero consistente nel rifiuto di ogni prestazione straordinaria ed
aggiuntiva in tutte le strutture per poi valutare ogni altra iniziativa a sostegno della vertenza
territoriale ed in merito agli esiti del confronto parlamentare in corso sulla privatizzazione.
documento definitivo delle segreterie sindacali regionali del Lazio

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documento definitivo delle segreterie sindacali regionali del Lazio

  • 1. SEGRETERIE REGIONALI LAZIO Documento finale Attivi Unitari del Lazio 8 luglio 2016 Gli attivi Unitari del Lazio riunitisi a Roma il giorno 8 luglio 2016, esprimono la loro completa disapprovazione circa l’avvio di una seconda fase di collocamento sul mercato delle azioni di Poste Italiane. Poste Italiane è la più grande azienda di servizi del nostro Paese, per le sue dimensioni, i suoi asset strategici, i suoi primati produttivi e soprattutto per la sua forte funzione sociale e di coesione di tutto il Paese. Poste Italiane è l’Azienda che, più di altre, si pone come elemento irrinunciabile di garanzia e sviluppo all’interno del sistema paese. La scelta del Governo non ha alcuna motivazione industriale. Riteniamo che le scelte politiche e di mercato che riguardano Poste Italiane attengano anche, ai cittadini, ai Lavoratori di quest’azienda che tanto hanno dato per il risanamento e ancor oggi stanno dando per il raggiungimento degli attuali risultati economici peraltro ben visibili nell’ultima trimestrale. Le decisioni del Governo attinenti il piano di privatizzazione di Poste Italiane unite alle scellerate scelte del management aziendale in materia di riorganizzazione della struttura PCL, oltre alla chiusura di tanti Uffici Postali sull’intero territorio nazionale, senza alcun reale piano di sviluppo e investimenti per il rilancio dei servizi, impongono un importante momento di riflessione. Si deve ricercare un necessario bilanciamento tra interessi di mercato e tutela della funzione sociale dell’Azienda, unitamente alla salvaguardia del più grande patrimonio occupazionale del Paese. Un processo di privatizzazione che impatta sul servizio pubblico e sociale, non può passare inosservato, nella generale indifferenza e disinteresse della politica e dei mass-media, non è possibile assistere indifferenti alla perdita di uno degli ultimi pezzi del patrimonio pubblico al servizio della collettività. Tale patrimonio, se consegnato al mondo della finanza ed alle logiche che lo caratterizzano, perderebbe inevitabilmente quel carattere sociale, quell’identità che da sempre l’hanno invece caratterizzato. Il Sindacato non rimane indifferente di fronte a tale scempio. Poste Italiane è un’azienda che si caratterizza per una disorganizzazione evidente, con strumenti di lavoro obsoleti e inadeguati, pressioni sui Lavoratori ormai al limite della legalità con un sistema di relazioni industriali praticamente ridotto ad una farsa, dove oltre al continuo mancato rispetto degli accordi sottoscritti è evidente la mancata volontà di ragionare anche su questioni essenziali per i Lavoratori. La recente riorganizzazione del recapito sulla provincia di Latina evidenzia come le elaborazioni teoriche, si scontrino drammaticamente con i reali flussi di traffico, le difficoltà orografiche, la gestione quotidiana. Oggi i Lavoratori di quel territorio sono oberati dalle giacenze, gravati da carichi oltre le loro possibilità, preoccupati da un pesante taglio occupazionale e da prospettive di mobilità territoriale. I cittadini di questa provincia depauperati di un servizio pubblico che peraltro dovrebbe garantire la presenza dei servizi di poste anche laddove si è tagliato e razionalizzato gli uffici postali. Questa riorganizzazione non funziona! Non funziona perché non riesce a garantire la socialità del servizio, non funziona perché non garantisce quei livelli occupazionali necessari per la tenuta del sistema. Riteniamo inoltre gravemente compromessa la situazione del recapito del Lazio. Realtà che ancora scontano gli effetti delle precedenti riorganizzazioni, dove una gestione approssimativa e deleteria, ha di fatto creato un far west senza regole, ha pesantemente abbattuto i livelli di
  • 2. qualità, determinando una continua emergenza certificata dalle immissioni di Lavoratori a tempo determinato ininterrottamente dal settembre 2014 a una media di circa 600 (800 dall’1 luglio), costruendo di fatto, un mondo di precariato, senza alcun reale futuro occupazionale, in cui gli abusi sono giornalieri, escludendo peraltro, la possibilità della trasformazione del rapporto di lavoro a full time ai tanti part time ancora presenti. Riteniamo grave la situazione presente negli impianti della logistica. Emblematica la situazione del CMP Fiumicino, dove a tutt’oggi nonostante le tante riunioni non si riescono ad ottenere neanche le condizioni minime di vivibilità. Un centro di 1200 lavoratori turnisti dove non esiste un bar, una mensa, dove parcheggiare è una chimera e utilizzare il servizio trasporto personale, peraltro scarso ed insufficiente, è un rischio continuo e costante. Il centro più importante in Italia dove le preoccupazioni per la tenuta occupazionale sono tante anche in assenza di qualsiasi tipo di investimento e sviluppo. Anologa incertezza per i centri di Affile, di cui da più tempo si parla di una riallocazione; i CSA - SIN legati comunque a commesse che da rinnovare periodicamente. Per quanto riguarda la struttura MP, siamo ormai alla presenza di un settore senza più regole se non la ricerca sfrenata del profitto. Un settore dove le pressioni, le minacce, i trasferimenti forzosi sono all’ordine del giorno. Un settore dove le certezze di un orario di lavoro sono un’utopia, le condizioni di lavoro un optional, le flessibilità inesistenti, la mortificazione della dignità e della professionalità una costante. Un settore dove è ormai cronica la carenza di personale e nonostante ciò ancora persistono un numero elevato di Lavoratori in attesa della trasformazione del proprio rapporto di lavoro a full time. Una realtà del tutto particolare che è presente solo nella nostra regione è la Direzione Generale Corporate. Essa conta circa 6 mila persone con la massima concentrazione di Dirigenti, Quadri e personale impiegatizio altamente professionalizzato. Un territorio dove il sindacato non può aver patria, dimora e dove la rappresentanza viene richiesta a viva voce ad una Dirigenza preposta alla funzioni di Relazioni Industriali e che ha solo la prerogativa di fungere da muro di gomma, negando di fatto la rappresentanza. Una Direzione Generale "Fucina continua" di interessi di parte, dove le incessanti assunzioni (destabilizzanti di assetti e fabbisogni reali) regolate soltanto da logiche di interessi di parte non fanno altro che offendere la morale e la dignità dei Lavoratori che si vedono defraudati della propria professionalità e relegati poi a REPORTMAN vedendosi superati da questi che, percorrono autostrade carrieristiche ed economiche precluse ai più. Un territorio devastato negli anni dalle diseguaglianze sia morali che ricattatorie e dove regna sovrana la regola della DISPONIBILITA' negando famiglia e benessere dell'individuo. Un territorio dove l'Azienda la fa da "Padron delle ferriere" negli accorpamenti con fittizi e pseudo colloqui gestionali non tenendo presente eventuali richieste di ricollocamento dei Lavoratori e negli spostamenti secondo una illogica ricollocazione del personale per far posto a Società del Gruppo ignorando la complessità logistica di un Comune come quello di Roma! Un territorio in cui "gli sprechi si sprecano". Vedansi la desertica Foresteria del 7 piano voluta dall'Amministratore Delegato, i ricchi premi dirigenziali, i benefit esclusivi, le carte dirigenziali,il continuo rinnovo del parco automobilistico dirigenziale con i relativi indotti. I LAVORATORI CHIEDONO RICONOSCIMENTI E VOGLIONO GIUSTIZIA ! Per tutto quanto sopra esposto gli attivi regionali unitari condividono l’avvio di un percorso caratterizzato dall’apertura di un conflitto di lavoro a carattere Regionale su tutte le unità produttive del Lazio e la proclamazione dello stato di mobilitazione e di agitazione della categoria. Percorso che dando il pieno e più forte sostegno alla vertenza nazionale in atto, debba manifestarsi mediante iniziative assembleari in tutti gli Uffici, presidi davanti alla Camera e al Senato, incontri con i membri delle commissioni parlamentari, con i cittadini ed i pensionati, anche tramite le OO.SS di categoria e con presidi pubblici. Percorso che punti a creare la più ampia visibilità, anche tramite gli organi di stampa, sulla vertenza regionale e nazionale. Dal 25 luglio e sino al 20 agosto si avvierà lo sciopero consistente nel rifiuto di ogni prestazione straordinaria ed aggiuntiva in tutte le strutture per poi valutare ogni altra iniziativa a sostegno della vertenza territoriale ed in merito agli esiti del confronto parlamentare in corso sulla privatizzazione.