SlideShare a Scribd company logo
1 of 24
Download to read offline
il dialogo
bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere
associazioni cristiane lavoratori internazionali




         Il mio Prossimo
dicembre 2011
numero 6 - anno XXI
La vignetta   di Daria Lepori




Impressum
il dialogo
Bimestrale delle ACLI Svizzera
Distribuito in abbonamento
Stampa 5000 copie

Comitato di redazione:
Luciano Alban, Ennio Carint,
Antonio Cartolano,
Moreno Macchi, Francesco Onorato,
Franco Plutino, Giuseppe Rauseo,
Paolo Vendola, Luigi Zanolli

Responsabili di zona:
AG: Gaetano Vecchio
BS-BL-BE-SO: Anna Garzia
GE-VD: Luciano Gatto
ZH-LU-SG-SZ-TG: Salvatore Dugo
TI: Ivana Caldelari

Redazione e recapito:
Redazione il dialogo
Via Contrada Nuova 1
6982 Agno
telefono 091 921 47 94
segreteria@acli.ch

Stampa:
Tipografia Reggiani SpA
Brezzo di Bedero (VA)

Progetto grafico:
Daria Lepori
Coordinamento e
impaginazione:
Ivana Caldelari

È possibile abbonarsi:
sei numeri annuali a fr. 20.-
CCP 65 - 272444 - 7                              La redazione
Il prossimo numero sarà recapitato a
febbraio 2012. La chiusura di redazio-
                                                  del Dialogo
ne per contributi scritti è fissata per
metà gennaio 2012.                                 vi augura
                                                 Buone Feste
   2
          il dialogo 6/11
EDITORIALE

Tr a i l d i r e e i l f a r e                                                          Sommario
                                                                                        numero 6 - anno XXI
“Il mio prossimo” è il tema che la                                                      Il cuore e la mano
redazione ha scelto di dare a questo                                                    Il mio prossimo si trova alla porta
numero del giornale, affidandomi il                                                     accanto                            pag. 4
compito di scrivere l’editoriale. Ho
accettato, perchè con un po’ di superbia                                                AcliFai
e tanta ingenuità, pensavo di avere                                                     Rigenerarsi per rigenerare         pag. 5
tanto da dire, e in parte è vero, ma i                                                  Lavoro, partecipazione, democrazia pag. 6
problemi sono arrivati quando mi sono
chiesto quale credibilità potevo avere                                                  Filo diretto con Syna
                                                                                        Edili e rinnovo del CNM               pag. 7
come persona e come aclista nel trattare
un tema così impegnativo e sul quale è
                                                                                        Il mio prossimo
facile “predicare bene e razzolare                                                      Ho scoperto il mio prossimo           pag. 8
male”.                                                                                  Oltre l’illusione della prossimità   pag. 10
                                                                                        Il confronto con i paesi del Sud
Poi mi è venuto in mente quanta incoe-                                                  ci trasforma                         pag. 11
renza esiste, anche fra i buoni cristia-                                                Domanda che ci inquieta              pag. 12
ni, su quanto sta scritto nel Vangelo:      ti dell’eredità dei genitori? La moglie o   Quel Bambino che nasce alla
“Amerai il prossimo tuo come te stesso”     il marito, divorziata/o, che a nostro       frontiera                            pag. 13
e incoerente fra gli incoerenti mi sono     giudizio, ci ha causato tanti problemi e
dato il coraggio di scrivere. Il coraggio   dolori e ha preteso parte dei nostri        Politica
l’ho anche trovato pensando che come        averi? Il compagno di lavoro, che ci ha     Un allievo di Tobin per rilanciare
ACLI, comunque, il tentativo di ope-        fatto le scarpe, pur di avere la promo-     l’Italia                           pag. 14
rare per dare dignità alla persona e per    zione?
costruire un mondo più giusto e più                                                     ENAIP
                                            Se non vogliamo essere ipocriti e se non    Progetti di integrazione nelle realtà
umano si è sempre fatto.
                                            rispondiamo di si, solo per metterci a      regionali                         pag. 15
Allora per dare corpo a questo testo mi
sono interrogato sulla parola               posto la coscienza, credo che noi tutti
                                            dobbiamo educarci ed educare ad
                                                                                        Varie
“amare”. Cerco di rispondere con il                                                     Storia di un emigrato                pag. 16
significato che comunemente si da a         amare il prossimo. Solo così avremo la
questa parola:                              famiglia, la scuola, la Chiesa, lo stato,   Editoria
                                            la finanza, l’industria, le ACLI che        Hotel Lamemoria                      pag. 17
Pensar bene degli altri, non giudi-         possono costruire una società che mette
care il prossimo, non offenderlo,           al primo posto la persona.                  Patronato
non procurargli alcun male, non                                                         Lugano, Lavoro (in) Sicurezza        pag. 18
                                                         Antonio Cartolano              Perché Perché                        pag. 19
ostacolare il suo bene, non pro-
                                                membro della Presidenza delle
curargli dolore, non tradirlo, non                      ACLI della Svizzera
insultarlo, non chiacchierare con-                                                      Vita delle ACLI
tro di lui, non inventare calunnie,                                                     Lucerna,“Antichi Sapori”        pag. 20
non ammazzare il suo onore, non                                                         Natale speciale per il Coro ACLI
                                                                                        di Lugano                       pag. 20
diffamarlo.
                                                                                        Mons. Luigi Bettazzi,
                                                                                        l’uomo del dialogo              pag. 21
A questo punto credo che possiamo                                                       Solidarietà da Zug all’Albania pag. 22
tranquillamente dire,” chi non ha pec-                                                  Serata teatrale a Losanna       pag. 22
cato scagli la prima pietra”. Abbiamo                                                   La scomparsa di Cleofe Ganci pag. 22
sempre “amato” chi non la pensa come
noi? Lo straniero, che è diverso? Il fra-                                               Sale e Pepe
tello o la sorella che si sono appropria-                                               Aragosta alla parigina               pag. 23


                                                                                                                              3
                                                                                                         il dialogo 6/11
IL CUORE E LA MANO

Il mi o p rossi m o si trova al l a p or ta accant o
“Chi è il mio prossimo?” chiede un po’ sornione il Dottore della        necessità. Queste diverse fasi compongono, per il
Legge a Gesù nel famoso passaggio sulla parabola del buon               Vangelo, un itinerario di avvicinamento reciproco,
Samaritano nel Vangelo di Luca. Dopo aver ascoltato il racconto         il cui risultato è la prossimità della fraternità uni-
del Maestro, è lui stesso costretto a riconoscere che si è fatto        versale. In effetti, lo scopo di tale itinerario (sem-
prossimo del malcapitato “colui che ha avuto compassione di             pre segnato dall’esigenza di una continua conver-
lui”. Ed è non a caso uno straniero, eretico sul piano religioso, a     sione) è il diventare prossimo dell’essere umano
prendersi cura della vittima dei briganti. La risposta alla doman-      (in realtà o in apparenza) più lontano. Vuol dire
da evangelica, dal sottile sapore catechistico, è paradossale ed        vincere la naturale propensione all’indifferenza e
affascinante nel medesimo tempo. Gesù invita i suoi uditori a           al ripiegamento su se stessi per svelare l’indigen-
compiere un passo d’attenzione non solo all’interno della pro-          za altrui, non già per umiliare il miserevole, bensì
pria piccola cerchia ristretta d’interessi, bensì verso chi – suo       per annunciargli la possibilità di un riscatto. Farsi
malgrado – si trova in una situazione difficile. Si tratta di “uscire   prossimo dell’altra persona che ci si para innanzi
da sé” per andare incontro a chi si trova abbandonato sul lato          nella sua povertà (materiale come pure spirituale)
opposto della strada.                                                   corrisponde a riconoscergli la dignità che gli spet-
                                                                        ta non solo come essere umano, ma soprattutto
 di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera              come “figlio di Dio”. L’empatia, il mettersi lette-
                                                                        ralmente nella pelle altrui, è l’avvio di un percor-
                  Il provare compassione, come ha indica il             so di liberazione per entrambi gli attori.
                  Nazareno “in opere e parole”, significa lasciarsi
                  interpellare nel profondo dalla condizione altrui,    Nella parabola di Matteo sul Giudizio finale, l’in-
                  immedesimandosi nel bisogno dell’altro per poi        segnamento di Gesù è ancora più esplicito, poiché
                  soccorrerlo ed aiutarlo ad uscire dallo stato di      ricorda come stia nella capacità assai concreta (e
                                                                        non solo simbolica o ideale) di dare un nome ai
                                                                        bisogni dei più sfavoriti il segreto dell’esistenza
                                                                        cristiana. Nel povero, nell’infermo, nel carcerato,
                                                                        nell’ignudo, nell’affamato e nell’assetato possia-
                                                                        mo vedere non soltanto qualcuno da aiutare,
                                                                        bensì principalmente il Cristo medesimo. Egli per
                                                                        primo, s’immedesima nei bisognosi, chiedendo ai
                                                                        suoi discepoli di fare altrettanto, nel Suo nome e
                                                                        in nome della fede professata. È l’esperienza
                                                                        compiuta, ad esempio, da san Francesco d’Assisi
                                                                        o dalla beata Madre Teresa di Calcutta, ambedue
                                                                        colpiti nell’intimo delle loro convinzioni di cre-
                                                                        denti dalle condizioni miserevoli di tanti emargi-
                                                                        nati, al punto da voler servire in essi il Crocifisso.
                                                                        E in tale servizio di carità, Francesco e Madre
                                                                        Teresa hanno sperimentato il valore della frater-
                                                                        nità universale voluta da Dio “sin dalla creazione
                                                                        del mondo” per l’intero universo. Tutt’e due,
                                                                        come tanti altri credenti prima e dopo di loro,
                                                                        hanno sempre saputo vedere in ogni essere
                                                                        umano anzitutto il Cristo stesso nella Sua soffe-
                                                                        renza. È quanto evoca già il mistero del Natale,
                                                                        dove nel Bambino s’intravede la chiamata alla
                                                                        redenzione dal male e dal dolore, per la felicità e
                                                                        la pienezza di vita promesse a chiunque.

                                                                        Serene Festività natalizie!3




   4
          il dialogo 6/11
ACLIFAI

Rigenerarsi per rigenerare
Il Consiglio nazionale delle ACLI italiane, che si è      turali possibili, in proposte politiche
tenuto a Torino nei giorni 2 e 3 dicembre scor-           credibili, in azioni sociali concrete.
si, ha aperto la stagione congressuale del 2012.          Tuttavia, senza un cammino di avvi-
                                                          cinamento ai nostri Congressi da
 di Luigi Zanolli, vicepresidente FAI-ACLI                fare comunitariamente, attraverso il
                                                          metodo del confronto democratico
Tutte le ACLI sono chiamate a prepararsi a questo         sincero e guidati dalla preziosa virtù
momento importantissimo per il Movimento,                 della fraternità, non riteniamo
soprattutto in questi frangenti definiti dal presi-       attuabile la traduzione in azioni
dente Olivero “giorni cattivi”, citando le parole di      concrete per la realizzazione di
Enzo Bianchi.                                             cambiamenti profondi di tali risposte .
Per questo crediamo che sia giusto il titolo dato da      E questo, lo ribadiamo, è compito della formazio-
Olivero alla sua relazione: “La partita del futuro;       ne, che non cesseremo mai di proporre a partire
per il ritorno alla buona politica”, perché questo        dai nostri Circoli.
“non è più tempo per rinvii e scelte parziali”.           Nella relazione del presidente Olivero ricorre
Ormai il discorso non può più essere limitato al          spesso la parola “rigenerare”, il titolo del docu-
nostro “piccolo mondo antico”, che si reggeva su          mento sugli Orientamenti Congressuali del 2012 è
alcune certezze radicate e su visioni ristrette, tanto    “Rigenerare comunità per costruire il Paese”: per
per riferirci alla nostra presenza nelle singole real-    essere artefici di una “rigenerazione”alla quale
tà di una nazione a noi cara, ma piccola di fronte        siamo chiamati tutti senza eccezioni, dobbiamo
all’Europa.                                               porci come impegno associativo passione, concre-
Ora è tempo di sentire l’Europa, la casa comune           tezza, lungimiranza. Si tratta di operare ancora, a
che abbiamo costruito con tante fatiche e tanti           partire da noi stessi, quella “conversione” che è in
sacrifici, come il primo Paese del mondo globale.         fondo il segno della nostra “giovinezza”.3
Questo sentimento non può essere alimentato da
strane coalizioni, che hanno governato l’economia
e gestito i conflitti in funzione della spartizione di
bottini. È dai popoli che deve partire il segnale di
unità e, osiamo dirlo a chiare lettere, devono esse-      Campagna tesseramento 2012
re i cristiani gli antesignani di un nuovo processo,      “Il vero capitale è l’Uomo”
come furono cristiani del valore di De Gasperi,
Adenauer, Schuman che fecero emergere, insieme
al pensiero dell’unità, quello di più politica e di una
buona politica.
Questo pensiero ci deve accompagnare nel nostro
organizzare i Congressi: “per interpretare con luci-
dità l’attuale nuova questione sociale, per cui
occorre evitare l’errore, figlio anch’esso dell’ideo-
logia neoliberista, di ritenere che i problemi da
affrontare siano di ordine esclusivamente tecnico.
Come tali essi sfuggirebbero alla necessità di un
discernimento e di una valutazione di tipo etico”,
come affermato in un documento del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace.
Anche la nostra Associazione dunque è chiamata
anzitutto ad una non facile lettura del nostro
tempo e poi ad affrontare le sfide che tutta la
nostra società subisce.
Ma i nostri Congressi devono prima di ogni altra
cosa darsi delle risposte convincenti alla domanda
su quale sia la “mission” aclista in questa difficile
fase, risposte che si traducano in elaborazioni cul-

                                                                                                                          5
                                                                                                        il dialogo 6/11
ACLIFAI

L avo ro, p a r t e c i p a z i o n e , d e m o c r a z i a
Dal 7 al 9 ottobre, a Londra, si è tenuta una tre giorni del semi-         ricerca di flessibilità. Proprio in una delle sessioni
nario di studio promosso dalle ACLI con il sostegno del Centro             del seminario si è discusso sulle “Nuove rappre-
Europeo per i problemi dei lavoratori (EZA). Questa iniziativa è           sentazioni sociali del lavoro e forme della rappre-
stata finanziata dall’Unione Europea con il patrocinio del                 sentanza” assieme a Giuseppe Porcaro, segretario
Comitato economico e sociale europeo (CESE).                               generale del European Youth, Marco Cilento, con-
                                                                           sigliere della Confederazione europea dei sindacati;
 di Paolo Vendola                                                          Georg Hupfauer, presidente del Movimento catto-
«Il lavoro è tornato al centro di un dibattito sempre più preoccupa-       lico dei lavoratori tedeschi (KAB).
to e allarmato – sottolinea Andrea Olivero, Presidente delle ACLI          Il panorama che ne scaturisce di fronte alle nuove
italiane e della FAI – la discussione europea sul “lavoro dignitoso”       generazioni, è quella di un’Europa senza progetto,
ha guardato finora fuori dai propri confini. Oggi la crisi economica       incapace di lasciare intravedere ai propri cittadini
ha riportato la questione nel cuore della vecchia Europa, dove il          un chiaro futuro o delle linee di riferimento da
lavoro sempre meno garantisce accesso alla cittadinanza e sempre           seguire. Questa mancanza di progettualità si riflet-
meno costituisce strumento di emancipazione. Quell’obiettivo della         te poi nei giovani con difficoltà a cercare un lavoro
“buona occupazione” che la società della conoscenza avrebbe dovu-          stabile, si manifesta anche in una precarietà della
to garantire appare sempre più lontano, soprattutto per i giovani e le     vita affettiva ed una impossibilità nel prevedere un
donne. La stessa rappresentanza del lavoro non sembra più in grado         proprio futuro o di una ricerca di una dimensione
di dare risposte adeguate». Questi alcuni spunti emersi dal dibattito      nella società. Ma la debolezza dei giovani è la debo-
dove è messo in evidenza che la crisi occupazionale che colpisce i         lezza della società come sottolinea il demografo
giovani è soltanto una parte di un disagio più ampio. Uno dei feno-        Alessandro Rosina: «Non si tratta solamente di for-
meni più gravi che sta attraversando l’Europa e non solo è la disoc-       nire a ciascuno i giusti mezzi per realizzare al
cupazione e l’inattività delle giovani generazioni. I risultati dei dati   meglio il proprio destino personale... la società,
Neet sono impressionanti se valutiamo le percentuali di giovani che        anche e soprattutto per il proprio bene, dovrebbe
non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Questo                preoccuparsi di fornire alle nuove generazioni la
significa che l’Europa in genere sta sprecando le sue risorse più gio-     protezione e le competenze necessarie per fronteg-
vani e produttive. Gli stessi risultati emersi dalla ricerca della FAI,    giare i rischi e cogliere al meglio le opportunità nel-
illustrata durante il seminario di Londra, ha prodotto significative       l’entrata nella vita adulta, perché dalla riuscita dei
riflessioni. Si trova conferma sostanzialmente dell’importanza del         giovani dipende la riuscita della comunità civile nel
lavoro per i giovani (lavoro decente) non solo come elemento a livel-      suo complesso».
lo valoriale ma anche come elemento di crescita per trovare un posto       Oggi si assiste ad un ritorno dei giovani sulle piaz-
nella società e per essere definiti appieno come cittadini attivi e non    ze (virtuali e non), per ora con il tema dominante
solo.                                                                      della protesta ma questi dissensi giovanili sono
Luca Jahier, presidente del terzo gruppo Cese si è soffermato molto        comunque un segnale di richiesta di cambiamento.
sulla tematica del lavoro decente/lavoro dignitoso facendo diverse         A maggior ragione, oggi, è importante la ripresa del
considerazioni sulle Work-ability come nuove esigenze richieste in         dialogo a tutti i livelli, a partire dalla famiglia. Il dis-
un mercato del lavoro sempre più frammentato e sempre più alla             agio che si è creato non è solo generazionale, ma
                                                                           anche intergenerazionale ed educativo, così come
                                                                           da tempo le stesse ACLI hanno sottolineato e
                                                                           sostengono senza dimenticare il ruolo della solida-
                                                                           rietà verso i più deboli. Solidarietà che, come ha
                                                                           avuto modo di ricordare in un discorso alle ACLI
                                                                           nazionali il card. Bertone, di un sentirsi tutti
                                                                           responsabili di tutti, quindi senza delegare/deman-
                                                                           dare allo Stato. I diritti sociali sono parte integran-
                                                                           te di una democrazia che può e deve dare a tutti
                                                                           uno spazio di rappresentanza. Tutti i soggetti rap-
                                                                           presentativi di una economia civile, possono diven-
                                                                           tare i molteplici “attori” per creare una nuova forza
                                                                           sociale che può favorire l’uscita dalla crisi e contri-
                                                                           buire anche sullo sviluppo di nuove politiche attive
I lavori al Seminario di studio promosso dalle ACLI a Londra               del lavoro e del welfare.3


    6
          il dialogo 6/11
FILO DIRETTO CON SYNA

Condizioni migliori per il rinnovo del CNM
o caos sociale?
Il settore edile da qualche anno a questa parte            l rinuncia alla modifica del campo d’applicazione;
presenta una situazione economica alquanto                 gli autisti delle imprese di costruzione devono
positiva. Ciononostante, le negoziazioni tra i             essere sottoposti al CNM come stabilito dal tribu-
partner sociali SSIC (Società Svizzera degli               nale federale;
Impresari-Costruttori) e i sindacati Syna e Unia           l adozione di misure appropriate per limitare i
per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro          danni causati dal subappalto, nonché dal lavoro a
già l’anno scorso hanno avuto esito negativo.              cottimo e a tempo determinato.
Anche quest’anno le trattative per un rinnovo              Si ritorna al tavolo dei negoziati in dicembre
del CNM (Contratto nazionale mantello)a parti-
re dal 1° gennaio 2012 non hanno portato ad                I delegati del settore edile del sindacato Syna sono
alcun risultato.                                           determinati soprattutto a rinnovare qualitativa-
                                                           mente il CNM. In caso di fallimento delle trattati-
 di Eric Favre, segretario centrale Syna                   ve, saranno prese in considerazione misure più
                                                           severe. 3
Per riportare le parti contraenti al tavolo delle
negoziazioni e porre fine a un dialogo fumoso, i
lavoratori del settore edile hanno abbandonato i
loro posti di lavoro e il 25 novembre e 2 dicembre
scorsi sono scesi in piazza per manifestare il loro
disappunto nelle grandi città del Paese. Migliaia di
persone hanno rivendicato un nuovo CNM che                 7000 lavoratori hanno abbandonato più di
offra più protezione sociale e salariale. In occasio-
ne della Conferenza del settore edile tenutasi il 19
novembre scorso a Olten, i lavoratori avevano
                                                           1000 cantieri per scendere in piazza
incaricato i responsabili di battersi per condizioni
migliori nel quadro del rinnovo del Contratto.
Le organizzazioni che fanno parte di Travail.Suisse
hanno lanciato un manifesto all’indirizzo di tutti i
datori di lavoro e delle aziende in Svizzera affinché
continuino a percorrere la strada del partenariato
sociale al fine di garantire la pace sociale e la stabi-
lità economica nel nostro Paese. Le celebrazioni
congiunte dei partner sociali per il centenario del
contratto collettivo di lavoro sono appena termi-
nate. In questo contesto sembrerebbe incompren-
sibile e irresponsabile che un settore sano della
nostra economia come lo è l’edilizia si privasse di
un CCL. Tenendo conto della libera circolazione            Il 25 novembre scorso, 7000 lavoratori del settore edile hanno
dei lavoratori in Europa, il Contratto nazionale           aderito ai cortei di protesta in diverse città svizzere, quali
deve tutelare e consolidare le disposizioni per far        Ginevra, Losanna, Berna e Zurigo. Le manifestazioni sono poi
fronte al dumping salariale e sociale.                     proseguite a Bellinzona dove gli operai hanno fatto sentire ad
                                                           alta voce il proprio malcontento. Un lavoratore su tredici del
Sì al prolungamento condizionato del CNM                   settore ha partecipato alle azioni.
I delegati del sindacato Syna, riunitisi il 19 novem-      Accogliamo con piacere la determinazione dimostrata da tutti i
bre scorso a Olten, si dichiarano d’accordo con il         manifestanti che hanno deciso di abbandonare i loro cantieri
prolungamento del contratto collettivo, ma soltan-         sparsi in tutto il Paese per aderire alle manifestazioni in favore
to alle seguenti condizioni:                               di un nuovo CNM con condizioni migliori.
l concessione di un aumento mensile di circa
                                                           Nella foto (di Peter Schmidt): il corteo di protesta a Zurigo (25
cento franchi nel 2012;                                    novembre)


                                                                                                                           7
                                                                                                         il dialogo 6/11
IL MIO PROSSIMO

Ho scoperto il mio prossimo
Oggi ho cominciato a sollevarmi su di un gomito. Mi fa un gran           vato mezzo morto lungo la via mentre scendeva
male, ma devo provare a muovermi e voglio riprendere il viaggio          anche lui da Gerusalemme. È lui che mi ha rac-
tra qualche giorno. Ho potuto alzare la testa sino alla feritoia che     colto, medicato, fasciato, che si è fatto la scarpata
sta proprio sopra il mio giaciglio e ho visto le case del villaggio      a piedi per lasciarmi il suo posto sul giumento,
di Adommim, immerse nel sole e nella polvere del meriggio. Un            togliendosi ogni possibilità di fuga nel caso di un
nome che evoca il rosso del sangue, davvero adatto a questo              nuovo attacco.
luogo celebre per le aggressioni di viaggiatori da parte di brigan-      Non ci potevo credere. Un samaritano. Uno di
ti, tanto è vero che proprio qui hanno dovuto installare una             questi stranieri che hanno occupato la nostra
guarnigione di soldati.                                                  terra al tempo dell’esilio e che avrebbero anche
                                                                         voluto impedire la ricostruzione del Tempio
 di Enrico Norelli *
                                                                         dopo il ritorno dei nostri Padri, perché, giusta-
                                                                         mente, questi avevano rifiutato la loro collabora-
                  A che serve? I briganti agiscono lo stesso, indi-
                                                                         zione! Uno di quelli che dicono di adorare il
                  sturbati. È capitato anche a me, a una paio di
                                                                         Signore sul monte Garizim, ignorando che solo a
                  miglia da qui, non so più quanti giorni fa.
                                                                         Gerusalemme il Signore ha la sua casa! Uno di
                  Tornavo a Gerico, la mia città, da Gerusalemme,
                                                                         quelli che ostacolano gli Ebrei quando attraversa-
                  dove ero andato a riscuotere del denaro. Lo sape-
                                                                         no la Samaria per andare in pellegrinaggio a
                  vo che era pericoloso, ma si deve pur vivere. Non
                                                                         Gerusalemme! Fin dalla mia infanzia, mio padre
                  ero neanche a metà del percorso quando, in uno
                                                                         mi ha insegnato a detestarli, ripetendomi le paro-
                  dei punti più ripidi della strada, sono sbucati dal
                                                                         le di Gesù figlio di Sirach: i samaritani sono ”il
                  nulla. I due servi che erano con me se la sono
                                                                         popolo stupido che abita a Sichem, anzi, non
                  data a gambe, io ho cercato di fare lo stesso, ma
                                                                         sono neppure un popolo!”
                  hanno capito che ero io il padrone e mi sono sal-
                                                                         Non bastavano il dolore fisico e la perdita dei
                  tati addosso. Cercare di resistere, urlare chieden-
                                                                         beni! Quando ho saputo di dover la vita a un
                  do aiuto, è servito solo a farmi spaccare la testa a
                  bastonate.
                  Poi non ricordo più nulla. Di certo il mio denaro,
                  il sacco da viaggio, il mio asino sono andati! Ho
                  solo un ricordo. A un certo punto il dolore mi ha
                  risvegliato per qualche attimo. Non ero per terra,
                  ondeggiavo su di un giumento che mi trasporta-
                  va; un uomo, a piedi, lo tirava per la cavezza,
                  vedevo solo le sue spalle. Ero seminudo – anche
                  i vestiti mi hanno preso! – , ma qualcuno mi
                  aveva fasciato, alle narici mi arrivò l’odore del
                  vino e dell’olio che erano stati cosparsi sulle mie
                  ferite, perché soffrissi meno. Ma lo stesso dolore
                  che mi aveva svegliato mi ha fatto svenire di
                  nuovo.
                  Ho ripreso i sensi il mattino dopo, o così mi ha
                  detto l’oste.
                  È la prima persona che ho visto, chino su di me.
                  Conosco la locanda, ci ho sostato qualche volta,
                  l’oste è una gran canaglia, approfitta di avere il
                  solo posto di ristoro lungo questa strada male-
                  detta, per gonfiare i prezzi. Comunque, è lui che
                  mi ha raccontato la storia.
                  Mi ha portato qui un samaritano, che mi ha tro-

                  * In “Presenza Italiana”, periodico della Missione
                  Cattolica Italiana di Ginevra, Anno XXXIII, mag-
                  gio-giugno 2005.

   8
          il dialogo 6/11
IL MIO PROSSIMO



samaritano, si sono aggiunte l’umiliazione e la          non sei padrone nemmeno della tua vita, sei
rabbia. Avrei preferito essere morto lungo la via.       appeso a un filo. A questo punto non ti attacche-
Io avrei fatto lo stesso per un Ebreo, natural-          resti a chiunque pur di cavartela? Non saresti dis-
mente! E sapevo che avrei potuto contare sul-            posto a gridare a chi hai sempre disprezzato: “Sì,
l’aiuto di qualunque Ebreo. Possibile che il primo       sei tu il mio prossimo, sei tu il mio amico.
a passare dovesse essere proprio un Samaritano?          Salvami!”?
Eppure, in questi giorni di immobilità forzata, via      Dapprima ho respinto con orrore questo pensie-
via che la spossatezza diminuiva e mi lasciava un        ro, convinto che la vigliaccheria mi suggerisse di
po’ più di lucidità per riflettere, ci ho pensato su.    rinunciare ai miei principi. Ma poi mi sono detto
Ho sempre diviso l’umanità in “io e quelli come          che forse proprio quei principi non erano tanto
me” e “gli altri”. Solidarietà piena con il gruppo       raccomandabili. Il fatto è che mi separavano dal-
al quale appartengo, ragionevole distanza, se            l’altro, mentre la compassione dell’altro ci ha
necessario diffidenza e magari ostilità, comunque        uniti. Ho dovuto scoprire quello che, quando mi
superiorità, nei confronti degli altri. Mi è sempre      sentivo forte, non volevo vedere: che il mio nemi-
sembrata una sana regola di vita, e del resto come       co era capace di amore. E se questo amore mi ha
potrebbe essere diversamente, dato che l’unico           salvato la vita, ebbene, vuol dire che vale più di
vero Dio è dalla nostra parte?                           ogni idea. Così quell’uomo non mi ha solo evita-
E ora, questa terribile esperienza ha cominciato a       to di morire: mi ha fatto scoprire qualcosa che
farmi capire che una distinzione del genere se la        d’ora in poi orienterà la mia esistenza in un modo
può permettere chi si sente sano, forte, autosuffi-      nuovo e mi farà sentire più leggero.
ciente, chi crede di tenere sotto controllo la pro-      Beh, c’è anche qualcosa di quasi più incredibile.
pria vita, la propria famiglia, i propri beni. In que-   Ve l’ho detto, l’oste è un ladro matricolato.
ste condizioni, si crede sempre di poter scegliere       Ebbene, quando mi ha raccontato l’accaduto si
l’amico o il nemico. Ma viene il momento in cui          rigirava tra le dita due denari che il Samaritano gli
                                                         aveva dato per le spese della mia convalescenza,
                                                         promettendogli di aggiungere, al suo prossimo
                                                         passaggio, quello che l’oste avrebbe speso in più.
                                                         Se il ferito fosse stato un altro, e io avessi assisti-
                                                         to a quella scena, avrei sogghignato dell’ingenuità
                                                         di quell’uomo, che non sapeva in quali mani met-
                                                         teva i suoi soldi. Sarei stato certo che l’oste li
                                                         avrebbe intascati, non avrebbe speso nulla per le
                                                         cure e poi ne avrebbe anche richiesti altri. E inve-
                                                         ce eccolo lì che non solo mi ha mostrato i due
                                                         denari (non riusciva a credere a tanta fiducia!), ma
                                                         che sembrava perfino tenere onestamente il
                                                         conto delle spese. È mai possibile che la fiducia
                                                         che gli è stata dimostrata cominci a cambiare
                                                         anche lui?
                                                         Non so neanche il nome di quell’uomo. Ma, a
                                                         quanto pare, ripasserà di qui nei prossimi giorni.
                                                         Prima di questa storia, non avrei voluto neanche
                                                         una stanza confinante con la sua, mi sarebbe
                                                         sembrato di contaminarmi. Ora mi accorgo di
                                                         aspettarlo con impazienza, e credo proprio che ci
                                                         faremo una cena insieme, e una bella bevuta.3




                                                         Immagine: Il buon samaritano (donbosco-torino.it)


                                                                                                                               9
                                                                                                             il dialogo 6/11
IL MIO PROSSIMO

Oltre l’illusione della “prossimità”
La società del nostro tempo – dominata dalle nuove tecnologie               dunque avere uno sguardo nuovo e percorrere
– può apparire, ad un osservatore superficiale, quella che ha rea-          sentieri nuovi. Come ha scritto una volta un gran-
lizzato una più ampia e diffusa “prossimità”. Ogni luogo al mondo           de testimone del Novecento italiano, Primo
– dalle sabbie del Sahara alle cime dell’Himalaya – appare non              Mazzolari, “chi ha occhi di amore vede molti
solo esplorato ma reso vicino da narrazioni, immagini, filmati. Gli         poveri, chi non ha questi occhi non vede nessun
avvenimenti accadono “in tempo reale” e si moltiplicano le                  povero”… Chi si accontenta di uno sguardo
immagini “in diretta” di persone travolte da una piena o di vil-            superficiale non vede più la povertà o riesce a scor-
laggi spazzati via dagli tsunami. Ci si sente “vicini” e “partecipi”…       gere soltanto le manifestazioni più evidenti, e talo-
Ma è proprio così?                                                          ra moleste, che sono appena la superficie di un
                                                                            continente che nelle sue profondità rimane ine-
 di Giorgio Campanini *                                                     splorato. Come, dunque, aprire (o imparare a
                                                                            riaprire) gli occhi?
                  Se bene si riflette, la nostra società – nonostante la
                                                                            Si tratta, innanzitutto, di avere del “prossimo” una
                  dovizia delle informazioni – sembra accrescere
                                                                            visione più ampia, non limitata soltanto alla cer-
                  sempre più le distanze: è, nella prevalente realtà
                                                                            chia stretta dei conoscenti e degli amici. Vi sono
                  delle cose, quella della lontananza e non della
                                                                            anche le “prossimità” lontane, alle quali è necessa-
                  vicinanza. Un classico esempio è quello relativo
                                                                            rio imparare a guardare (informandosi, documen-
                  alla quasi completa scomparsa della “fabbrica” –
                                                                            tandosi, interrogandosi) senza farsi travolgere dai
                  luogo dell’antica fraternità operaia e centro delle
                                                                            luoghi comuni né cedere alla tentazione della pro-
                  lotte sociali dell’Ottocento e del Novecento –
                                                                            pria impotenza, rinunciando così anche alle picco-
                  sostituita da nuove forme di produzione che spes-
                                                                            le cose che ciascuno può fare. Proprio la tecnica di
                  so non richiedono più la prossimità. Si ipotizzano,
                                                                            oggi – nonostante i suoi limiti – può contribuire a
                  e in parte si realizzano, forme di lavoro nelle quali
                                                                            ridurre le distanze e a far diventare anche il lonta-
                  ciascun operatore, dal suo specifico luogo (anche
                                                                            no nostro prossimo: a condizione, sempre, che si
                  dalla propria casa) potrà svolgere la sua fatica
                                                                            sappiano aprire gli occhi.
                  senza incontrare mai gli altri. Del resto stanno
                                                                            Ma occorre anche sapere guardare vicino (evitan-
                  scomparendo anche molti classici luoghi di incon-
                                                                            do di fare dell’eventuale attenzione e del possibile
                  tro: si percorre la strada in automobile e non più a
                                                                            aiuto prestati al lontano, un alibi per la rinuncia a
                  piedi o su mezzi di trasporto collettivi, così come
                                                                            guardare in profondità attorno a noi). Molte, infat-
                  si assiste agli spettacoli dalla propria poltrona tele-
                                                                            ti, sono le “nuove povertà” del nostro mondo:
                  visiva (magari, nella stessa casa, ciascuno davanti
                                                                            nascoste, silenziose, pudiche, di persone che non
                  ad un suo personale televisore…), senza quella
                                                                            amano le piazze degli “indignados” o i cortei delle
                  forma di socializzazione che era un tempo rappre-
                                                                            povertà organizzate. Sono quelle degli adolescenti
                  sentata dai cinema e dai teatri.
                                                                            alla ricerca di senso, degli anziani immalinconiti
                  Tutto questo va tenuto presente, non per rimpian-
                                                                            dalla solitudine, delle donne e delle ragazze madri
                  gere il (presunto) “buon tempo antico” o per
                                                                            abbandonate dai loro partners, e così via. Basta
                  demonizzare il proprio tempo, ma per confrontar-
                                                                            sapere guardare con occhi di amore e, quasi all’im-
                  si con la realtà delle cose: nonostante le apparenze,
                                                                            provviso, l’area della povertà si dilaterà, quasi
                  la nostra rischia di diventare la società dell’ano-
                                                                            all’infinito.
                  nimato. Perché il Samaritano possa incontrare l’al-
                                                                            Che fare, dunque? Farsi carico di tutte le povertà,
                  tro è necessario, innanzitutto, che egli percorra
                                                                            lontane e vicine ed esercitare così la “prossimità”?
                  lentamente, a piedi o a dorso di mulo, una strada
                                                                            Chi si proponesse un simile impossibile obiettivo
                  (e non sfrecci su un’autostrada a 140 chilometri
                                                                            cadrebbe ben presto nella frustrazione. Occorre
                  all’ora); così come è necessario che, prima di lui,
                                                                            invece scegliere le “piccole cose” di tutti i giorni,
                  qualcuno la percorra. Ma non è più così, in molte
                                                                            frequentare con spirito nuovo le persone che si
                  delle società contemporanee.
                                                                            incontrano nella vita quotidiana, intuire volta per
                  Se si vuole recuperare la “prossimità” occorre
                                                                            volta i bisogni inespressi, le domande non rivolte,
                                                                            talora gli aiuti materiali mai richiesti e che non si ha
* Docente di Storia delle dottrine politiche nell'Università di Parma       il coraggio di chiedere. È, questa, la semplice e
e di dottrina sociale della Chiesa nella facoltà teologica di Lugano,       banale via di prossimità che di volta in volta la
è studioso del pensiero politico cattolico dell'Ottocento e del             propone a chi abbia occhi per guardare: la “picco-
Novecento.                                                                  la” via della “piccola Teresa”.3

   10
          il dialogo 6/11
IL MIO PROSSIMO

Il confronto con i Paesi del Sud ci trasforma
Si è appena svolta in Sud Africa la Conferenza internazionale di Durban. È la 17° conferenza delle Nazioni Unite sul
cambiamento climatico. Con l’occasione si è rinnovata per noi, organizzazioni di cooperazione internazionale, un’at-
tenzione particolare ai Paesi più poveri. La dimensione sociale con il rispetto dei diritti umani e l’uguaglianza tra uomi-
ni e donne è troppo trascurata sul piano mondiale. La salvaguardia del Creato per le generazioni future non deve
competere con l’impegno a favore dei più poveri e in particolare delle donne: questi due obiettivi sono indissociabi-
li. Nel pensare globale - agire locale le organizzazioni di cooperazione operano affinché donne e uomini, individualmente
e comunitariamente, sviluppino mezzi non violenti per rivendicare i diritti e affinché siano loro stessi ad opporsi alle
strutture ingiuste e a partecipare attivamente alla vita politica, culturale e economica. “Uomini e donne diventano sog-
getti del loro stesso processo di liberazione” 1 con correttezza e senza nuocere all’altro.
 di Lavinia Sommaruga Bodeo, AllianceSud *
Qui nasce il compito delicato di governance e della
politica. Solo uno sviluppo desiderato, deciso e
sostenuto dai diretti interessati può rivelarsi van-
taggioso a lungo termine per tutta l’umanità: una
“globalizzazione delle responsabilità” che mette al
cuore la dignità dell’altro/a e che crei questo lega-
me sottile congiunto ad un’etica della verità, della
correttezza.
Quella persona a cui scrivo o con cui mi relaziono
può essere un politico/a, un direttore/trice di un
settore quadro della Confederazione, un mio/a
collega. Nell’incontro c’è un pensiero, una consi-
derazione, una presa di posizione che riguarda
sempre l'altro cercando di dar “Vita” a una centra-
lità perché il nostro lavoro di rete significhi “aper-
tura” con senso. Si è in uno spazio nel quale acco-
gliamo tutta l’ingiustizia sociale e con lucidità si
cerca di personificare una realtà del prossimo nella
                                                         Questo ponte nell’agire assieme riconciliarsi, riuni-        Foto di Beat
ricerca di una giustizia sociale giusta. Quale                                                                           Dietschy,
potrebbe essere la via? Mi sembra di intuire che è       re, adottare, pacificare, sono gesti che esigono luci-      Pane per tutti
nel collegare le persone. È creare quella fedeltà alla   dità e perseveranza; dei gesti che si acquisiscono,
dignità di ognuno/a. “L’incontro con l’altro tra-        che si insegnano, che si coltivano. Necessita una
sforma la nostra percezione. Ci incita a risponder-      riflessione serena, una pedagogia abile, una legisla-
gli e a sentirci responsabili.”                          zione appropriata e delle istituzioni adeguate!
                                                         Oggi, questa politica dovrebbe essere portata
Da un lato con i politici ho vissuto la scoperta che     avanti su scala dell’umanità intera, come in seno ad
sia nell’incontro dove vivo una lunga riflessione o      ogni popolo e ad ogni singolo. Se vogliamo giusti-
nell’adesione alla causa, ho da creare quella fiducia    zia nel mondo, una vita dignitosa per la maggio-
dove appare quella maturità non dettata da inte-         ranza delle popolazioni dobbiamo operare impor-
ressi di parte ma di stima dell’altro, di un’umanità     tanti e urgenti cambiamenti non solo per il clima
in cammino. Mi sento nomade nel saper unire              ma strutturali e pure personali. “L’incontro con
sguardi e pensieri emozioni affinché il nostro pros-     l’essere umano nel bisogno e con tutto il Creato
simo sia responsabilizzato qua e là. Sì! La dignità è    porta a un cambiamento di prospettiva quanto alla
un valore che ci lega tutti in questa mondialità.        propria azione”1.3
In quest’incontro le pari opportunità rappresenta-
no l’uguaglianza per tutti noi di partecipare alla
«cooperazione sociale » in seno al sistema econo-
mico attuale, di ripensare e rimodellare al contem-      * Alliance Sud, comunità di lavoro Swissaid, Sacrificio Quaresimale,
po il sociale e, nel suo intimo, l’umano. Infine di      Pane per tutti, Helvetas, Caritas, ACES.
impegnarsi in favore di un «altro mondo».                1) «Principi di etica sociale di Pane per tutti, 2011»

                                                                                                                            11
                                                                                                         il dialogo 6/11
IL MIO PROSSIMO

Domanda che ci inquieta
Nulla è più inquietante delle domande che impegnano la nostra              volge”. “Semplicemente”, concludeva “io non so
coscienza e coinvolgono il nostro quotidiano. La domanda “ chi             chi è il mio prossimo”.
è il mio prossimo” è una di queste. Non c’è azione, non c’è lavo-          Capita a noi tutti così. Il nostro prossimo non ci è
ro, non c’è utilizzo del tempo; dall’impegno comunitario, sociale          facile capire chi è e dov’è e tendiamo inconscia-
o pubblico e perfino il tempo dello svago, che non ci veda coin-           mente a dividerlo in due categorie. Il prossimo che
volti con e assieme ad altri che ci sono vicini o comprenda pen-           non ci preoccupa e il prossimo lontano, non neces-
sieri e azioni che coinvolgono altri a noi lontani ma legati alla          sariamente nel senso di lontananza, ma lontano dal
nostra esistenza. Oggi, con i mezzi di contatto e comunicazione            nostro pensare, dal nostro giudicare dal nostro
attuali, ciò che accade vicino a noi così come ciò che accade              essere. Sappiamo che esistere, ma non lo vediamo
molto lontano da noi è continuamente presente e ci coinvolge e             e non lo vogliamo vedere. Semplicemente non ci
ci interroga.                                                              interessa e lo cancelliamo del nostro discernere.
                                                                           Chiaramente abbiamo tutti un prossimo che non ci
 di Ennio Carint, presidente ACLI Svizzera                                 preoccupa perché ci è vicino, perché conosciamo,
                                                                           perché vede, sente, giudica e parla come noi.
                 Il “Mio Prossimo” è il tema del dossier di questo         Perché non ci sconvolge nel suo essere, nei suoi
                 numero de il dialogo. Nulla di più complesso e            modi, nel suo fare e in pratica nel suo esistere per-
                 nulla di più semplice allo stesso tempo. “Ma dov`è        ché magari è un po’ diverso ma fondamentalmente
                 il problema!” “ e chi è il mio prossimo”! ci si può       simile a noi.
                 interrogare. “Io non faccio del male a nessuno, non       Diversamente invece ci rifiutiamo categoricamente,
                 uccido, non rubo, non faccio maldicenza.” “Lavoro         e quel che è peggio, inconsciamente, di riconosce-
                 onestamente, vivo in serenità con la famiglia e non       re come prossimo chi fa tutte altre cose di ciò che
                 mi impiccio dei problemi degli altri”. “Se nessuno        facciamo noi. Chi dice tutte altre cose di ciò che
                 mi fa del male, se nessuno tocca i miei interessi io      diciamo noi; di chi pensa e propugna cose lontano
                 vado d’accordo con tutti”; “il resto non mi interes-      dal nostro ortodosso pensiero; di chi veste, mangia,
                 sa”; e qui inizia il l’enigma.                            parla diverso da noi; di chi ha visioni e speranze
                 Una signora, che per lavoro viaggiava molto, confi-       all’opposto delle nostre; di chi ha interessi che per
                 dò un giorno ad un’amica: “Quando in un paese             noi sono tabù o deviazioni; di chi ha ideali lontani
                 lontano, in India, in un paese africano del Magreb        dal nostro concetto da benpensanti; di chi in sinte-
                 o sud sahariano, in Indonesia, in Perù o centro           si disturba, invade, occupa, chiede e pretende ciò
                 America nei miei viaggi da giornalista ciò che più        che noi non faremmo mai, magari solamente per-
                 mi sconvolge e che le donne, particolarmente le           ché abbiamo già disturbato, invaso, occupato, chie-
                 donne, si vestono, lavorano, si trovano tra loro,         sto e preteso e magari già avuto. Ecco perché è
                 vivono in famiglia, hanno contatti ed interessi,          inquietante chiedersi “chi è il mio prossimo”.
                 tutto al contrario di ciò che io, prima di essere         È un terreno paludoso dal quale ci piace stare lon-
                 costretta a viaggiare, non avrei mai ritenuto possi-      tano perché vengono a mancarci le risposte perché
                 bile per me e comunque non avrei mai fatto.               ci manca l’assuefazione a cercarle, a pensarle e a
                 Eppure per loro, per ognuna di loro il tutto è una        proporcele. La giornalista della quale sopra ho par-
                 cosa normale”.                                            lato, era andata in crisi proprio per questo motivo.
                 “Osservare la povertà mi turba ma non è solo la           Perché non aveva risposte e costretta con affanno
                 povertà che mi sconvolge”; “è l’approccio che que-        a cercarle non le trovava. Questo ci obbliga a pen-
                 sti, donne ma anche uomini, giovani, ragazzi, adul-       sare che non possiamo pretendere di essere dalla
                 ti, vecchi hanno nel quotidiano con gli altri”. “Un       parte giusta solo perché stiamo alle regole e rifiu-
                 approccio naturale e disinvolto che comprende             tiamo come prossimo chi la pensa diversamente da
                 però due estremi e senza vie di mezzo”. “Il prossi-       noi, agisce diversamente da noi e si preoccupa di
                 mo è te stesso e quello che io faccio, quello che io      tutt’altre cose di ciò che preoccupa noi. Di conse-
                 penso lo fa lui (lei) con una sintonia e condivisione     guenza alziamo steccati e cortine di ferro, magari
                 totale”. “Gli altri sono gli altri; non sono differenti   invisibili, ma con fondamenta fortemente piantate
                 o nemici, semplicemente sono gli altri e non esi-         nel terreno sodo perché gli altri, diversi da noi, non
                 stono”. “Non mi toccano ed io non tocco loro e            solo li rifiutiamo ma li vogliamo tenere lontano
                 questo” diceva, “mi sconvolge, mi mette fuori             soprattutto nei pensieri e negli atteggiamenti.
                 campo e non capisco chi sono, cosa sono, casa fac-
                 cio e perché lo faccio”. “Semplicemente mi scon-                                      continua alla pagina successiva


   12
         il dialogo 6/11
IL MIO PROSSIMO

Quel Bambino che nasce alla frontiera
Vivono le difficoltà che i migranti italiani hanno sperimentato fino a non molto tempo fa: sono i richiedenti asilo.
Tra i volontari che li assistono vi sono diversi italiani all’estero.
 Considerazioni tratte da un articolo di Luisa Deponti *
A Basilea, a cento metri dal confine con la               negativa e quindi con la prospettiva dell’espulsione
Germania, sorge uno dei cinque centri svizzeri di         o di una vita in clandestinità.
registrazione e procedura per i richiedenti asilo. È      Per questo motivo il centro di registrazione diviene
una zona isolata, “di frontiera”, e comunque al           un luogo di speranza, attesa, paura, gioia o terribi-
margine rispetto alla vita quotidiana della città. Un     le delusione, un luogo in cui s’incontra l’umanità
luogo certamente lontano dalle luci, dalle musiche        nelle sue più varie sfaccettature, la stessa umanità
e dall’atmosfera di Natale. Eppure, proprio un            che Gesù ha accolto in sé. Non stupisce, allora, che
ambiente come questo, con le persone che vi si            dei cristiani, insieme a uomini e donne di buona
incontrano, può rimandare al vero senso della gran-       volontà delle più diverse religioni, svolgano presso
de festa della nascita di Cristo, che viene da stra-      il centro un servizio a favore dei richiedenti asilo,
niero tra noi, bussando alla nostra porta. Il Dio che     cercando di alleviare in qualche modo la loro sof-
si fa uomo non solo sceglie di assumere la nostra         ferenza.
natura umana, ma di condividere proprio il cammi-         Tra questi volontari troviamo anche diversi italiani:
no di coloro che non hanno facile accesso ai luoghi       si tratta di migranti della prima generazione giunti
della pace, della sicurezza e del benessere: “Ero         in Svizzera negli anni ’60 o delle loro figlie della
straniero e mi avete accolto…” (Mt.,25,35)                seconda generazione, o ancora di mogli di profes-
Nel centro di registrazione alloggiano, fino ad un        sionisti trasferitisi per lavoro, le quali desiderano
massimo di tre mesi, alcune centinaia di donne,           continuare anche all’estero l’impegno di servizio
uomini e bambini provenienti dai più diversi Paesi        cristiano.
del mondo, spesso da zone di guerra o di persecu-         Insieme ad altre persone - di origine svizzera,
zione. Giungono in Svizzera per chiedere asilo,           turca, francese, iraniana, curda, sudanese, kosovara,
cioè protezione, accoglienza, insomma un posto            giapponese, tedesca, tibetana…- i volontari italiani
dove poter vivere. Vengono dai luoghi noti alle cro-      collaborano con il Servizio pastorale ecumenico
nache degli ultimi anni: Afghanistan, Iraq, Iran,         per i richiedenti asilo (OeSA nell’abbreviazione in
Tunisia, Libia, Somalia, ma anche da altri meno           tedesco), un’organizzazione sostenuta da diverse
ricordati: Eritrea, Tibet, Nepal, Congo, Nigeria,         Chiese cristiane, tra cui quella cattolica.
Costa d’Avorio…                                           OeSA offre assistenza psico-sociale a tutti i richie-
Essere riconosciuti come rifugiati non è facile: è        denti asilo, indipendentemente dalla religione e
necessario, infatti, provare e documentare di avere       dalla nazionalità, e propone anche un accompa-
il giustificato timore di essere perseguitati per moti-   gnamento pastorale per i cristiani, cattolici o pro-
vi politici, religiosi, etnici nel proprio Paese. Solo    testanti, collegandoli, se possibile, con le rispettive
una parte dei richiedenti asilo ottiene alla fine un      parrocchie in città.
permesso. In molti casi, l’intera procedura d’asilo       Per gli italiani in Svizzera, per la prima e seconda
viene espletata durante la permanenza nel centro di       generazione così come per i professionisti all’este-
registrazione, concludendosi con una risposta             ro, non è automatico “rimanere migranti” nel
                                                          cuore, mettersi in cammino verso gli altri, i nuovi
continuazione dalla pagina precedente                     stranieri…
Eppure la regola la conosciamo bene e ci viene dal        Grazie alla fede, tanti imparano a leggere la propria
“Maestro” che spesso, a proposito ed a sproposito         storia di migrazione con occhi nuovi.
citiamo. Il nostro prossimo, il mio prossimo, è ogni      Nell’esperienza del migrare si riconosce non solo
essere vivente, è ogni persona la più diversa possi-      la dura lotta per liberarsi dal bisogno economico e
bile perché il nostro prossimo non dobbiamo e             conquistare un certo benessere, ma anche l’apertu-
non possiamo sceglierlo. Forse questo ci inquieta         ra verso un orizzonte più ampio che dà senso a
ma se lo accettiamo come vero e con tutto ciò che         tutta l’esistenza: luogo di incontro con Dio che si
questa accettazione comporta, forse, meglio di            fa straniero con noi e non ci abbandona mai.3
ogni altro vantaggio, ci fa stare e vivere meglio e ci
                                                          * Pubblicato su “Messaggero di Sant’Antonio”, Edizione italiana per l’este-
da serenità.3                                             ro, 12.2011

                                                                                                                              13
                                                                                                            il dialogo 6/11
POLITICA

U n a l l i evo d i To b i n p e r r i l a n c i a re l ’ I t a l i a
È un allievo di Tobin, con il suo aplomb di stampo britannico, il             mercato, delle liberalizzazioni e del rigore dei conti
Presidente del Consiglio che dovrà risollevare l’Italia dal debito            pubblici, caratteristiche che lo rendono adatto ad
pubblico: Mario Monti, presidente dell’Università Bocconi.                    affrontare le sfide della spesa pubblica italiana
                                                                              tenendo conto dei vincoli europei. Ritengo che la
 di Franco Narducci, deputato al Parlamento italiano                          situazione di crisi economica e della politica debba
                                                                              costituire l’occasione per un rilancio del Paese e
                   L’Europa è sotto la pressione dei mercati e i paesi        dei suoi valori attingendo anche al patrimonio sto-
                   più esposti sono stati costretti alla svolta tecnocra-     rico spirituale che il 150° dell’unità d’Italia ci ha
                   tica, per definizione senza colore politico. È stato       mostrato.
                   il caso della Grecia dove Papandreou è stato sosti-        L’Italia, sfibrata dalle risse politiche, grazie al
                   tuito da Papademos, ma lo è stato anche per l’Italia       Presidente Giorgio Napolitano ha creduto
                   quando i nodi sono venuti al pettine nonostante            nell’Unità, si è riconosciuta in un destino comune,
                   Berlusconi ci avesse tenuto nascosto per lungo             si è ritrovata dietro il Tricolore, rispecchiandosi
                   tempo la reale situazione economica del Paese.             nell’invito del Presidente della Repubblica ad
                   Sembra quasi che la crisi che attanaglia l’Europa          affrontare le incognite del futuro con la piena
                   abbia provocato, nel nostro Paese, il fallimento           coscienza di quello che l’Italia è stata nel corso
                   della politica, in realtà la buona politica non è fal-     della sua storia. Non a caso il nuovo presidente del
                   lita, è fallito solo il berlusconismo, dopo anni di        Consiglio, Mario Monti, ha definito «impegno
                   divismo e demonizzazione dell’avversario. E per            nazionale» la missione e l’orizzonte del suo
                   salvare il salvabile si è dovuti ricorrere ai “tecnici”    Governo, che gode di una maggioranza ampia
                   del governo Monti che in realtà non sono dei tec-          anche disomogenea con l’assenza della Lega, tor-
                   nocrati, cioè di specialisti dei meccanismi burocra-       nata a cavalcare il secessionismo e l’allergia al tema
                   tici, ma per lo più di professori universitari che         dell’Unità e della nostra memoria storica.
                   hanno passato molta parte della loro vita a studia-        La politica e i partiti devono tener conto del valo-
                   re e ricercare quelle innovazioni necessarie a risol-      re dell’unità e della coesione nazionale nell’elabo-
                   vere problemi ancora irrisolti.                            razione delle future politiche di sviluppo affinché,
                   La responsabilità è grande e non si può deludere           come ha scritto Giorgio Napolitano, “quel lievito
                   l’attesa della gente che ha voglia di normalità e di       di nuova consapevolezza e responsabilità condivi-
                   serietà. Le buone premesse ci sono, infatti il dopo        sa che ha fatto crescere le celebrazioni del
                   Berlusconi si presenta sobrio con un Presidente            Centocinquantenario continuerà a operare sotto la
                   noto per il suo self control ed il suo umorismo            superficie delle chiusure e rissosità distruttive, e
                   intelligente, lontano dalle barzellette fuori luogo        non favorirà i seminatori di divisione, gli avversari
                   alle quali ci aveva abituato il “cavaliere”. Un uomo       di quel cambiamento di cui l’Italia e gli italiani
                   che da Commissario europeo alla concorrenza                hanno bisogno per superare le ardue prove di oggi
                   seppe tenere testa, mostrando grande fermezza,             e di domani”.
                                                 allo strapotere di           In questi giorni il Parlamento è chiamato ad appro-
                                                 Microsoft, alla quale        vare la prima manovra del nuovo Governo, il
                                                 inflisse la più alta multa   cosiddetto decreto “Salva Italia”, che se ha ricevu-
                                                 mai comminata prima a        ta una ottima accoglienza dai mercati crea qualche
                                                 livello europeo (497,2       problema nel passaggio parlamentare per la durez-
                                                 milioni di euro) per         za dei provvedimenti presi, suscitando proteste
                                                 abuso di posizione           sindacali e non solo, ma siamo consapevoli che,
                                                 dominante attraverso i       nonostante l’esigenza di qualche correzione
                                                 sistemi operativi infor-     migliorativa, vi è la necessità inderogabile di
                                                 matici.                      approvarla ed evitare il baratro e la situazione in
                                                 Mario Monti, convinto        cui è venuta a trovarsi la Grecia. È una sfida stori-
                                                 sostenitore dell’euro, è     ca per l’Italia e per l’Unione Europea, è una sfida
Mario Monti,       un uomo che ha dato un contributo importante               storica per il futuro delle giovani generazioni ita-
Presidente
del Consiglio      nel definire, dal 1994 al 2004, quando é stato             liane e sono convinto che insieme e con la forza di
                   Commissario, gli attuali principi fondamentali             volontà che il nostro popolo ha sempre mostrato
                   dell’Unione Europea.                                       nei momenti difficili, ce la faremo.3
                   In ambito economico Monti è un sostenitore del

   14
           il dialogo 6/11
ENAIP

Progetti di integrazione nelle realtà regionali
A detta di molti esperti stranieri, il modello elvetico di integrazione degli
stranieri, ha funzionato meglio rispetto ad altri Paesi in quanto la struttura
federalista ha lasciato ai Cantoni la gestione del problema con interventi più
incisivi e mirati nel territorio. In ogni zona della Svizzera, i progetti di inte-
grazione sono stati orientati ad utilizzare i luoghi di incontro degli immigra-
ti come luoghi di scambio di esperienze, di pensieri e cultura passando, per
esempio, anche dai club sportivi.

 di Paolo Vendola, direttore ENAIP Svizzera

Nella Svizzera tedesca sono molte le        bio tra “i nuovi arrivati” e la popola-
esperienze che vanno sotto il nome di       zione locale.
“Sport und Integration” cioè lo sport       Un’altra importante riflessione si
che diventa mezzo veicolare per per-        rivolge al processo di apprendimento
mettere un avvicinamento degli stra-        della nuova lingua da parte di giovani
nieri alla realtà locale.                   immigrati (italiano, tedesco e france-
Molti Cantoni si sono adoperati             se) perché con essa i giovani appren-
anche per consentire una migliore           dono i tratti culturali del vivere socia-
comprensione del territorio da parte        le e locale che, spesso, sono in con-
di immigrati passando dall’integrazio-      trasto con quanto vissuto nei Paesi         cesso di integrazione ma anche per il
ne scolastica dei propri figli, quindi,     d’origine e/o con quanto veicolato          successo scolastico dei giovani di ori-
in questo caso dall’interazione geni-       dai loro genitori. Questo momento           gine straniera.
tore e figli.                               formativo diviene un fattore determi-
Nello sviluppo di quasi tutti i proget-     nante ed importante per la formazio-        Da queste riflessioni appare chiaro
ti consolidati dell’ENAIP in Svizzera       ne dell’identità del giovane all’interno    come ENAIP Svizzera, con la sua
(Lucerna e Zurigo rappresentano i           del suo processo di integrazione.           presenza di cinquant’anni nel territo-
maggiori interventi e richieste di sus-                                                 rio e con la sua tradizionale vocazio-
sidio cantonale) si è potuto constata-      In questo senso è importante e neces-       ne verso la promozione sociale e pro-
re che le maggiori problematiche            sario, nella presentazione di interven-     fessionale delle fasce deboli e stranie-
emergono nell’area adolescenti. Tutti       ti formativi, proporsi come interlocu-      re, si propone e promuove in conti-
i giovani immigrati dei diversi gruppi      tori e mediatori culturali per migliora-    nuazione progetti (grazie anche al
etnici, presentano (rispetto alla realtà    re il processo di integrazione e in’ulti-   sostegno dei Cantoni) finalizzati ai
locale) una sorta di incertezza della       ma analisi la reciproca comprensione        processi di integrazione delle diverse
propria identità (del sé visto come         tra due culture/tradizioni.                 comunità e, rispettivamente, delle
individuo) rispetto all’identità ricevu-                                                nuove migrazioni in Svizzera.
ta di riflesso dai propri genitori ester-   Nei vari progetti sostenuti in passato      Questa attenzione continua verso la
nando una sorta di inadeguatezza di         dalla CFS/EKA (Commissione                  persona, con le sue sensibilità e le sue
valori ereditati dai genitori che da        Federale per gli stranieri) ed oggi dai     esigenze formative/educative, è parte
decenni vivono in Svizzera.                 rispettivi Uffici Cantonali per             integrante del nostro “fare quotidia-
                                            l’Integrazione emerge sempre più            no” nella formazione e nella consu-
Da qui nasce una prima nostra rifles-       come il ruolo della lingua e cultura        lenza professionale grazie anche
sione che nella gestione di progetti        d’origine svolge un ruolo importante        all’appartenenza al sistema ACLI che,
volti all’integrazione è necessaria una     nel processo di integrazione dei gio-       assieme al Patronato ACLI, rappre-
sorta di scambio tra le famiglie e          vani di origine straniera. La stessa        senta un modo concreto di crescita e
un’associazione sociale e/o culturale,      raccomandazione viene anche dalla           di partecipazione alla realtà sociale
siano esse le stesse scuole, uffici di      Conferenza svizzera dei direttori can-      del luogo in cui viviamo ed operia-
orientamento, enti formativi che con        tonali della pubblica educazione            mo.3
la loro presenza possono in qualche         (CDPE) che più volte e in diversi
modo orientare/accompagnare le              documenti recenti ha posto l’atten-
persone facendo fronte alle diverse         zione sul ruolo fondamentale che
esigenze e garantendo un interscam-         svolge la famiglia non solo nel pro-


                                                                                                                          15
                                                                                                        il dialogo 6/11
VARIE

Storia di un emigrato con la passione del canto
Riceviamo a pubblichiamo la storia di emigrazione di Attilio D’Elia, giunto            applausi non finivano più, mi presero
giovanissimo in Svizzera per lavorare. Una storia che per alcuni aspetti asso-         e mi sollevarono in alto, dicendomi
miglia a molte altre storie di emigranti ma che per altri versi è diversa: D’Elia      che ero un vero tenore.
infatti si è realizzato anche grazie alla sua passione per il canto.                   Da allora ho sempre cantato da teno-
                                                                                       re nel coro e qualche volta anche da
 di Attilio D’Elia                                                                     solista. La volta più importante fu
                                                                                       quando nel 1986 cantai nell’operetta
A soli 15 anni persi la mamma e l'an-     mo ben visti, ci guardavano un po’
                                                                                       “Una notte a Venezia” nel ruolo del
no dopo mio padre mi mandò in             male ed io diventavo ancora più timi-
                                                                                       Gondoliere, col coro e l'orchestra.
Belgio presso mia sorella, con la spe-    do, ma la voce diventava sempre più
                                                                                       Gli altri solisti mi chiesero in quale
ranza che io potessi trovare lavoro,      fine e bella. Una domenica, dopo la
                                                                                       Conservatorio avessi studiato.
dato che eravamo 6 fratelli e una         Messa, un uomo grande e robusto mi
                                                                                       “Lavorando” risposi. Alla domanda
sorella, quasi in miseria. Poiché ero     chiamò e mi domandò se volevo can-
                                                                                       di una mia collega al direttore del
troppo giovane, c'era per me solo la      tare nel suo coro. Anche se capivo
                                                                                       coro, lui rispose, con grande meravi-
possibilità di andare a lavorare in       poco il tedesco, riuscii a capire che mi
                                                                                       glia di tutti, che io non conoscevo
miniera con mio cognato. Ma io ebbi       voleva far cantare. Mi domandò se
                                                                                       neanche la musica. Alla fine degli
paura di andare a lavorare ad oltre       ero “basso” o “tenore”. Io risposi
                                                                                       anni 70 mi volevano mandare a scuo-
mille metri sotto terra e così fui        timidamente che ero basso, perché
                                                                                       la di musica, ma io rifiutai!
costretto a tornare di nuovo in Italia    ero piccolo e magro. Lui mi sorrise e
                                                                                       All'inizio degli anni 80 ottenni la cit-
a fare il barbiere.                       mi disse che il giovedì mi sarebbe
                                                                                       tadinanza svizzera e rifiutai di nuovo
Appena compiuto 18 anni venni a           venuto a prendere a casa. Mi portò
                                                                                       di frequentare una scuola di musica,
lavorare in Svizzera. Nel 1963, dopo      dove si facevano le prove, mi presen-
                                                                                       perché avevo quattro figli e una
aver passato la visita sanitaria a        tò e mi misero tra i bassi.
                                                                                       moglie che amavo e non volevo
Chiasso, incominciai a lavorare in una    Dopo un po’ di tempo, nel corso del-
                                                                                       lasciarli per andare in giro a cantare. Il
fabbrica di tessitura nei pressi di       l’assemblea generale, la dirigente mi
                                                                                       lavoro poi era così pesante e impe-
Frauenfeld. Era un lavoro duro e          domandò se volevo cantare qualcosa
                                                                                       gnativo, che proprio non me la senti-
rumoroso, ma questa volta non mol-        in italiano. Io le risposi che, se voleva,
                                                                                       vo. Tuttavia ho sempre continuato a
lai, perché la paga era buona. Dopo il    avrei potuto cantare “Santa Lucia” e
                                                                                       cantare.
lavoro poi facevo il barbiere nelle       “O sole mio”, oppure “Mamma”.
                                                                                       Nel 1986 cantavo in tre cori: il coro
baracche, dove c'erano tanti emigrati     Subito mi trovò la musica, facemmo
                                                                                       Italiano, il Männerchor e il
italiani. Guadagnando molto bene,         una prova e mi disse che non ero un
                                                                                       Cäcilienchor. Per me il canto è stato
potei aiutare in Italia la mia famiglia   basso, bensì un primo tenore. Volle
                                                                                       sempre fonte di vita e grande lode al
in difficoltà.                            fare una sorpresa a tutto il coro e
                                                                                       Signore. Nel cammino della mia vita
Alla fine del 1964, durante le vacanze    dopo la cena, mi presentò e mi fece
                                                                                       ho avuto tante difficoltà e problemi,
natalizie al paese, incontrai una mia     cantare “Santa Lucia”. Alla fine gli
                                                                                       ma grazie al canto ho superato tutto
compaesana, che stava nei pressi di
                                                                                       con grande determinazione. Quando
Zurigo, ad Affoltern ab Albis. Dopo
                                                                                       avevo problemi grandi, la mia voce
essermi trasferito anch’io nel circon-
                                                                                       era più espressiva, diventava come
dario di Affoltern a.A., la sposai.
                                                                                       una preghiera. Credo proprio che il
Nello stesso anno, il 1956, il nostro
                                                                                       Buon Dio mi abbia sempre ascoltato
parroco          don        Guglielmo
                                                                                       ed aiutato a crearmi nuove conoscen-
Bergamaschi fondò la Missione
                                                                                       ze. Credo anche che la musica e il
Cattolica Italiana con noi e un anno
                                                                                       canto riescano a togliere la polvere
dopo anche il coro “La Corale
                                                                                       che si accumula sull'anima e sullo
Sacra”. Mi piaceva tanto cantare e
                                                                                       Spirito. Perciò prego che Dio mi dia
così cominciai a frequentare anche la
                                                                                       la forza di cantare fino alla morte.
parrocchia svizzera, nella cui chiesa
                                                                                       Dico ai giovani di non allontanarsi
c'era un organo che ci accompagnava.
                                                                                       mai dalla musica, dal canto, dallo
Questo mi piaceva tanto ed io con la
                                                                                       sport e dal ballo perché sono, la bel-
voce timida cercavo di cantare, impe-
                                                                                       lezza dello Spirito e del corpo, la
gnandomi fino in fondo.                   Nella sua carriera in diversi Cori, D’Elia
Noi Italiani, a quei tempi, non erava-    ha avuto anche dei riconoscimenti            forma più alta di lode a Dio.3


   16
          il dialogo 6/11
EDITORIA

Hotel Lamemoria, un romanzo sorprendente
                                                                                              personale domestico nella lussuosa
 di Moreno Macchi
                                                                                              villa sul Ceresio. Un giorno, preso
È davvero strano come a volte i libri vengano a te senza che tu li cerchi. Ti sal-            dalla noia, frugando nei cassetti e
tano addosso nei luoghi più improbabili, ti incuriosiscono, ti assalgono, ti ipno-            nelle ante nascoste del guardaroba dei
tizzano; gli dai un’occhiata distratta, li metti giù, poi li riprendi in mano, leggi          genitori scopre… e gli scheletri
distrattamente la nota sull’autore, magari dai una rapida guardata alla quarta di             cominciano a saltar fuori dagli arma-
copertina, e li rimetti giù. Fai due passi e infine torni indietro e li comperi, come         di.
se potessi poi pentirti di averli abbandonati a chissà quale triste destino…                  Ovviamente il romanzo inizia in
Più volte, non abbiamo ceduto alla tentazione di acquistare un libro che ci ha                medias res, immergendoci subito nel
colpiti. E ce ne siamo sempre pentiti. Perché? Semplicemente perché poi non li                fuoco dell’azione, poi poco a poco il
abbiamo più trovati, o ne abbiamo dimenticato il titolo. O l’autore. O ambedue.               lettore riesce a ricostruire i preceden-
Hotel Lamemoria era lì, in una di quelle cose chiamate impropriamente “gon-                   ti vent’anni della storia di Lorenzo,
dole” fuori da un supermercato del centro, tra gli articoli a prezzi stracciati,              grazie alle informazioni che gli ven-
assieme a vecchi giornali di enigmistica assemblati con uno squallido strato di               gono centellinate durante lo svolgersi
plastica, libri per bambini in lingua tedesca, guide turistiche di qualche anno fa,           del seguito. Struttura abbastanza inso-
giochini idioti, bustine di figurine da collezione, calendari e agende semiscadu-             lita e interessante. Tanto più che Lory
ti. Sembrava orfano. Allora gli abbiamo trovato una casa.                                     ha la passione della scrittura (oltre a
                                                                                              quella della musica), e che raccoglie,
               Tibe                                                         Londra,           nei suoi quaderni di moleskine, i fatti
     Hotel Lamemoria(romanzo)                                               lacerata nel      salienti che gli accadono, magari rac-
             Mondadori                                                      mezzo da          contati un po’ diversamente, reinter-
                                                                            un (simboli-      pretati, trasformati, poetizzati, subli-
Tibe. Chi mai sarà costui? La nota del                                      co?) taglio       mati. Le sue impressioni, qualche
risvolto di copertina non ci ha illumi-                                     netto, come       riflessione. Il carattere di stampa cam-
nato più di tanto: “Tibe è nato a                                           di rasoio o       bia, così il lettore non si trova spiaz-
Varese nel 1977. Scrittore e musicista                                      di cutter. La     zato. Avvenimenti? Non diremo di
ha suonato, prodotto dischi e scritto                                       cosa lo spa-      più ma citeremo l’incontro con Luna
canzoni per se stesso e per altri artisti                                   venta, allora     al Grand Hôtel des Îles Borromées,
italiani e internazionali.” E ancora                                        fugge dalla       l’Incolore amico Zeno, Gandria, il
solo poche succinte righe. Forse che                                        sua       casa    factotum Giorgio, Stresa, lo scultore
era anche musicista l’avremmo potu-            londinese (che verrà messa sottoso-            Mario Bernasconi, Castagnola, Lucio
to dedurre dal fatto che al volumetto          pra da non si sa chi) e si rifugia, prima      Fontana, Venezia e un impalpabile,
è unito un CD, con la medesima                 in un albergo a Londra stessa (dove si         costante suspense che aleggia su tutto
copertina del libro, i cui brani hanno         sente seguito, pedinato, spiato), poi          il romanzo, che coinvolge il lettore e
gli stessi titoli dei capitoli e a quest’ul-   nella sontuosa villa paterna a Lugano.         che lo trascina verso l’inattesa fine…
timi fanno da commento e da con-               Il padre (Andrea Muratti), ricco colle-        Hotel Lamemoria è un romanzo
trappunto. Operazione a nostra cono-           zionista d’arte è un po’ un fantasma           inclassificabile: non certo un thriller
scenza assolutamente nuova, partico-           per Lory, una presenza astratta, un            (ce ne sono decisamente troppi),
lare, non fattibile da tutti, originalissi-    ectoplasma. C’è e non c’è, lo vede e           anche se la minaccia di morte che
ma, interessante. Parole e musica di           non lo vede; da sempre (del resto              pesa sul protagonista c’è, non proprio
A. Tiberio. Ah, ecco: Tibe, diminuti-          appare costantemente abbreviato nel            un giallo, anche se qualche risvolto
vo, accorciativo di Tiberio, ma come           pronome “Lui”, con la maiuscola,               noir lo si può trovare, non romanzo
cognome. La A. del nome resterà un             quasi fosse il Padreterno o una divini-        d’avventura, né d’amore (malgrado
mistero. A meno di andare a vedere             tà!). Il giovane è appena arrivato; il         l’intrigo sentimental-intellettuale).
su www.tibe.it.                                genitore parte la sera stessa. Per             Insomma, un romanzo sui generis
Ma veniamo al dunque, cioè al libro.           l’Italia (territorio proibito per il figlio;   che assicura comunque il piacere della
La dea bendata ha avuto la mano feli-          non si sa perché). E comunica a Lory           lettura; piacere che ci ha spinti ad
ce perché Hotel Lamemoria è un pia-            la sua intenzione di stabilire il quartier     ordinare in libreria anche il primo
cevolissimo romanzo.                           generale dei suoi affari a Venezia,            testo di Tibe, pubblicato da
Qualcuno, da Venezia, ha spedito a             anche per indagare un po’ sull’even-           Mondatori nel 2005 e dal titolo
Lorenzo (Lory) una busta contenente            tuale autore della fotografia lacerata e       Valido per due. Ne riparleremo.3
una sua fotografia scattata proprio a          del suo invio. Lory resta solo con il

                                                                                                                                17
                                                                                                              il dialogo 6/11
PATRONATO

L u gano, si par l a di “L avoro ( i n ) S i cu rezza”
Si è conclusa domenica 27 novembre Lavoro (in) Sicurezza, la rassegna cine-
matografica dedicata alla salvaguardia e alla promozione della salute e della
sicurezza negli ambienti di lavoro.
 di Elisa Ferrante

Il Circolo ACLI di Lugano, le ACLI Ticino e il Patronato ACLI hanno mostra-
to la volontà di affrontare una tematica così delicata nell’ambito delle dis-
cussioni che a livello europeo si sono intrattenute proprio in questi mesi.
Infatti si è da poco conclusa a Bilbao la manifestazione conclusiva della
campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri 2010-2011.
È opinione condivisa attribuire al          acquistare una buona familiarità con
lavoro un ruolo centrale nella promo-       l’ambiente di lavoro in cui opera.
zione e nel mantenimento del benes-         Il proliferare dei lavori mordi e fuggi,     Aspetto che anche nel film è stato rac-
sere e della salute. Attraverso il lavoro   aumenta le difficoltà di diventare           contato dai protagonisti. Serve dun-
è possibile costruire ed esprimere la       padroni della materia e di conoscere         que continua Scolari impegnarsi in
creatività, l’autonomia, la realizzazio-    fino in fondo anche i rischi ad essa         prima persona a favore della salute sui
ne sociale.                                 collegati.                                   posti di lavoro ascoltando le paure e le
Al tempo della economia globale, l’in-      Abbiamo voluto a tal proposito aprire        esperienze dei lavoratori.
troduzione di tecnologie innovative         la rassegna il 22 novembre proprio           Il lavoro deve pertanto ossequiare
rende sempre più obsolete le cono-          con il sindacalista Giovanni Scolari –       alcune condizioni: essere ragionevol-
scenze professionali dei lavoratori         OCST – che quotidianamente si con-           mente stabile, essere equamente retri-
creando un bisogno di formazione            fronta con le dinamiche di trasforma-        buito, ed essere svolto in condizioni di
continua che non viene sempre soddi-        zioni del mercato del lavoro e con epi-      rispetto della dignità della sicurezza e
sfatto. Peraltro la mobilità anche tra      sodi di lavoro prestato attraverso           dell’incolumità pscico-fisica delle per-
stati all’interno di un mercato del         misure di sicurezza avvolte insuffi-         sone. Nello stesso tempo condizioni
lavoro ha reso ancor più aspra la con-      cienti. Presso la sede del Circolo           di lavoro che favoriscono e preserva-
correnza tra quanti sono alla ricerca di    ACLI di Lugano, insieme a Gino               no la salute dei lavoratori costituisco-
una collocazione professionale più          Buscaglia critico e giornalista cinema-      no anche un elemento centrale per la
sicura e soddisfacente.                     tografico, hanno animato il dibattito        salute economica delle aziende.
Conseguenza di tutto ciò è il prolife-      attorno alla trama del film: “La             È quanto infatti emerso durante la
rare di diverse modalità occupaziona-       Fabbrica dei Tedeschi” del regista           proiezione del secondo film docu-
li e contrattuali, la maggior parte lega-   Mimmo Calopresti che narra i fatti del       mento della rassegna centrato sulla
te a lavori, che noi definiamo: mordi e     2007 avvenuti nell’incidente presso le       storia professionale dello psicologo
fuggi.                                      acciaierie ThyssenKrupp di Torino.           del lavoro Francesco Novara ne “Il
È facile intuire come questi cambia-        Fatti che hanno turbato allora e che         senso all’opera”.
menti possono effettivamente rappre-        ancora - proposti a pochi giorni dalla       Durante la sua esperienza professio-
sentare un ostacolo a una piena             sentenza - suscitano sgomento e por-         nale nella storica fabbrica di Adriano
assunzione di responsabilità sul fron-      tano a riformulare sempre la stessa          Olivetti, egli ha potuto approfondire
te della prevenzione degli infortuni sia    domanda: come è potuto accadere?             le conseguenze della dicotomia tra
da parte del lavoratore sia da parte del    Scolari porta alla luce come anche in        organizzazione repressiva e organiz-
datore di lavoro.                           Svizzera ogni anno si verificano 250         zazione che invece chiede adesione
Infatti, nelle forme di lavoro indeter-     mila infortuni professionali che causa-      ideale ed impegno creativo. La prima
minato e flessibili, il fattore di mag-     no circa 100 morti. Fa rilevare come         richiede sottomissione esecutiva e
gior rischio è lo scarso tempo che il       sia altissima l’incidenza degli infortuni    conformità, fattori questi che portano
lavoratore ha a disposizione per            e delle morti tra i giovani lavoratori,      a stati di disagio psichico e depressio-
                                            tra gli apprendisti, i lavoratori inesper-
                                            ti e gli interinali. La discussione si è
                                            incentrata sui rischi derivanti dalla          Il Patronato ACLI
                                            riduzione del personale attribuibili al        Svizzera vi augura
                                            costo del lavoro e ai rischi connessi           un sereno Natale
                                            alle troppe ore consecutive di lavoro.

   18
          il dialogo 6/11
Dialogo 6/11 - Il mio prossimo
Dialogo 6/11 - Il mio prossimo
Dialogo 6/11 - Il mio prossimo
Dialogo 6/11 - Il mio prossimo
Dialogo 6/11 - Il mio prossimo
Dialogo 6/11 - Il mio prossimo

More Related Content

Viewers also liked (7)

Conseguenze dell’apprezzamento del franco e reazioni delle imprese
Conseguenze dell’apprezzamento del franco e reazioni delle impreseConseguenze dell’apprezzamento del franco e reazioni delle imprese
Conseguenze dell’apprezzamento del franco e reazioni delle imprese
 
Il dialogo 1/2012 - Soliderietà tra le generazioni
Il dialogo 1/2012 - Soliderietà tra le generazioniIl dialogo 1/2012 - Soliderietà tra le generazioni
Il dialogo 1/2012 - Soliderietà tra le generazioni
 
Kardavi ne fokus libri 1
Kardavi ne fokus libri   1Kardavi ne fokus libri   1
Kardavi ne fokus libri 1
 
La promozione dell’integrazione da parte della Confederazione e i suoi effett...
La promozione dell’integrazione da parte della Confederazione e i suoi effett...La promozione dell’integrazione da parte della Confederazione e i suoi effett...
La promozione dell’integrazione da parte della Confederazione e i suoi effett...
 
Introduzione al colore
Introduzione al coloreIntroduzione al colore
Introduzione al colore
 
Effetti della disoccupazione sullo stato di salute analisi per il canton ti...
Effetti della disoccupazione sullo stato di salute   analisi per il canton ti...Effetti della disoccupazione sullo stato di salute   analisi per il canton ti...
Effetti della disoccupazione sullo stato di salute analisi per il canton ti...
 
Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso
Dialogo 5/11 - Giovani e senso religiosoDialogo 5/11 - Giovani e senso religioso
Dialogo 5/11 - Giovani e senso religioso
 

Similar to Dialogo 6/11 - Il mio prossimo

19° Numero di HowL
19° Numero di HowL19° Numero di HowL
19° Numero di HowLsimonezobbi
 
2011 newsletter Dubbieverità 01
2011 newsletter Dubbieverità 012011 newsletter Dubbieverità 01
2011 newsletter Dubbieverità 01Monica Amici
 
Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007
Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007
Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007Corte Grande
 
Corte Grande N° 6 - Dicembre 2005
Corte Grande N°  6 - Dicembre 2005 Corte Grande N°  6 - Dicembre 2005
Corte Grande N° 6 - Dicembre 2005 Corte Grande
 
Il Potere della Gratitudine!
Il Potere della Gratitudine!Il Potere della Gratitudine!
Il Potere della Gratitudine!Giancarlo Fornei
 

Similar to Dialogo 6/11 - Il mio prossimo (8)

19° Numero di HowL
19° Numero di HowL19° Numero di HowL
19° Numero di HowL
 
Howl n°20
Howl n°20Howl n°20
Howl n°20
 
2011 newsletter Dubbieverità 01
2011 newsletter Dubbieverità 012011 newsletter Dubbieverità 01
2011 newsletter Dubbieverità 01
 
Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007
Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007
Corte Grande N° 28 - Dicembre 2007
 
Newsletter19ottobre
Newsletter19ottobreNewsletter19ottobre
Newsletter19ottobre
 
Howl
HowlHowl
Howl
 
Corte Grande N° 6 - Dicembre 2005
Corte Grande N°  6 - Dicembre 2005 Corte Grande N°  6 - Dicembre 2005
Corte Grande N° 6 - Dicembre 2005
 
Il Potere della Gratitudine!
Il Potere della Gratitudine!Il Potere della Gratitudine!
Il Potere della Gratitudine!
 

Dialogo 6/11 - Il mio prossimo

  • 1. il dialogo bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere associazioni cristiane lavoratori internazionali Il mio Prossimo dicembre 2011 numero 6 - anno XXI
  • 2. La vignetta di Daria Lepori Impressum il dialogo Bimestrale delle ACLI Svizzera Distribuito in abbonamento Stampa 5000 copie Comitato di redazione: Luciano Alban, Ennio Carint, Antonio Cartolano, Moreno Macchi, Francesco Onorato, Franco Plutino, Giuseppe Rauseo, Paolo Vendola, Luigi Zanolli Responsabili di zona: AG: Gaetano Vecchio BS-BL-BE-SO: Anna Garzia GE-VD: Luciano Gatto ZH-LU-SG-SZ-TG: Salvatore Dugo TI: Ivana Caldelari Redazione e recapito: Redazione il dialogo Via Contrada Nuova 1 6982 Agno telefono 091 921 47 94 segreteria@acli.ch Stampa: Tipografia Reggiani SpA Brezzo di Bedero (VA) Progetto grafico: Daria Lepori Coordinamento e impaginazione: Ivana Caldelari È possibile abbonarsi: sei numeri annuali a fr. 20.- CCP 65 - 272444 - 7 La redazione Il prossimo numero sarà recapitato a febbraio 2012. La chiusura di redazio- del Dialogo ne per contributi scritti è fissata per metà gennaio 2012. vi augura Buone Feste 2 il dialogo 6/11
  • 3. EDITORIALE Tr a i l d i r e e i l f a r e Sommario numero 6 - anno XXI “Il mio prossimo” è il tema che la Il cuore e la mano redazione ha scelto di dare a questo Il mio prossimo si trova alla porta numero del giornale, affidandomi il accanto pag. 4 compito di scrivere l’editoriale. Ho accettato, perchè con un po’ di superbia AcliFai e tanta ingenuità, pensavo di avere Rigenerarsi per rigenerare pag. 5 tanto da dire, e in parte è vero, ma i Lavoro, partecipazione, democrazia pag. 6 problemi sono arrivati quando mi sono chiesto quale credibilità potevo avere Filo diretto con Syna Edili e rinnovo del CNM pag. 7 come persona e come aclista nel trattare un tema così impegnativo e sul quale è Il mio prossimo facile “predicare bene e razzolare Ho scoperto il mio prossimo pag. 8 male”. Oltre l’illusione della prossimità pag. 10 Il confronto con i paesi del Sud Poi mi è venuto in mente quanta incoe- ci trasforma pag. 11 renza esiste, anche fra i buoni cristia- Domanda che ci inquieta pag. 12 ni, su quanto sta scritto nel Vangelo: ti dell’eredità dei genitori? La moglie o Quel Bambino che nasce alla “Amerai il prossimo tuo come te stesso” il marito, divorziata/o, che a nostro frontiera pag. 13 e incoerente fra gli incoerenti mi sono giudizio, ci ha causato tanti problemi e dato il coraggio di scrivere. Il coraggio dolori e ha preteso parte dei nostri Politica l’ho anche trovato pensando che come averi? Il compagno di lavoro, che ci ha Un allievo di Tobin per rilanciare ACLI, comunque, il tentativo di ope- fatto le scarpe, pur di avere la promo- l’Italia pag. 14 rare per dare dignità alla persona e per zione? costruire un mondo più giusto e più ENAIP Se non vogliamo essere ipocriti e se non Progetti di integrazione nelle realtà umano si è sempre fatto. rispondiamo di si, solo per metterci a regionali pag. 15 Allora per dare corpo a questo testo mi sono interrogato sulla parola posto la coscienza, credo che noi tutti dobbiamo educarci ed educare ad Varie “amare”. Cerco di rispondere con il Storia di un emigrato pag. 16 significato che comunemente si da a amare il prossimo. Solo così avremo la questa parola: famiglia, la scuola, la Chiesa, lo stato, Editoria la finanza, l’industria, le ACLI che Hotel Lamemoria pag. 17 Pensar bene degli altri, non giudi- possono costruire una società che mette care il prossimo, non offenderlo, al primo posto la persona. Patronato non procurargli alcun male, non Lugano, Lavoro (in) Sicurezza pag. 18 Antonio Cartolano Perché Perché pag. 19 ostacolare il suo bene, non pro- membro della Presidenza delle curargli dolore, non tradirlo, non ACLI della Svizzera insultarlo, non chiacchierare con- Vita delle ACLI tro di lui, non inventare calunnie, Lucerna,“Antichi Sapori” pag. 20 non ammazzare il suo onore, non Natale speciale per il Coro ACLI di Lugano pag. 20 diffamarlo. Mons. Luigi Bettazzi, l’uomo del dialogo pag. 21 A questo punto credo che possiamo Solidarietà da Zug all’Albania pag. 22 tranquillamente dire,” chi non ha pec- Serata teatrale a Losanna pag. 22 cato scagli la prima pietra”. Abbiamo La scomparsa di Cleofe Ganci pag. 22 sempre “amato” chi non la pensa come noi? Lo straniero, che è diverso? Il fra- Sale e Pepe tello o la sorella che si sono appropria- Aragosta alla parigina pag. 23 3 il dialogo 6/11
  • 4. IL CUORE E LA MANO Il mi o p rossi m o si trova al l a p or ta accant o “Chi è il mio prossimo?” chiede un po’ sornione il Dottore della necessità. Queste diverse fasi compongono, per il Legge a Gesù nel famoso passaggio sulla parabola del buon Vangelo, un itinerario di avvicinamento reciproco, Samaritano nel Vangelo di Luca. Dopo aver ascoltato il racconto il cui risultato è la prossimità della fraternità uni- del Maestro, è lui stesso costretto a riconoscere che si è fatto versale. In effetti, lo scopo di tale itinerario (sem- prossimo del malcapitato “colui che ha avuto compassione di pre segnato dall’esigenza di una continua conver- lui”. Ed è non a caso uno straniero, eretico sul piano religioso, a sione) è il diventare prossimo dell’essere umano prendersi cura della vittima dei briganti. La risposta alla doman- (in realtà o in apparenza) più lontano. Vuol dire da evangelica, dal sottile sapore catechistico, è paradossale ed vincere la naturale propensione all’indifferenza e affascinante nel medesimo tempo. Gesù invita i suoi uditori a al ripiegamento su se stessi per svelare l’indigen- compiere un passo d’attenzione non solo all’interno della pro- za altrui, non già per umiliare il miserevole, bensì pria piccola cerchia ristretta d’interessi, bensì verso chi – suo per annunciargli la possibilità di un riscatto. Farsi malgrado – si trova in una situazione difficile. Si tratta di “uscire prossimo dell’altra persona che ci si para innanzi da sé” per andare incontro a chi si trova abbandonato sul lato nella sua povertà (materiale come pure spirituale) opposto della strada. corrisponde a riconoscergli la dignità che gli spet- ta non solo come essere umano, ma soprattutto di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera come “figlio di Dio”. L’empatia, il mettersi lette- ralmente nella pelle altrui, è l’avvio di un percor- Il provare compassione, come ha indica il so di liberazione per entrambi gli attori. Nazareno “in opere e parole”, significa lasciarsi interpellare nel profondo dalla condizione altrui, Nella parabola di Matteo sul Giudizio finale, l’in- immedesimandosi nel bisogno dell’altro per poi segnamento di Gesù è ancora più esplicito, poiché soccorrerlo ed aiutarlo ad uscire dallo stato di ricorda come stia nella capacità assai concreta (e non solo simbolica o ideale) di dare un nome ai bisogni dei più sfavoriti il segreto dell’esistenza cristiana. Nel povero, nell’infermo, nel carcerato, nell’ignudo, nell’affamato e nell’assetato possia- mo vedere non soltanto qualcuno da aiutare, bensì principalmente il Cristo medesimo. Egli per primo, s’immedesima nei bisognosi, chiedendo ai suoi discepoli di fare altrettanto, nel Suo nome e in nome della fede professata. È l’esperienza compiuta, ad esempio, da san Francesco d’Assisi o dalla beata Madre Teresa di Calcutta, ambedue colpiti nell’intimo delle loro convinzioni di cre- denti dalle condizioni miserevoli di tanti emargi- nati, al punto da voler servire in essi il Crocifisso. E in tale servizio di carità, Francesco e Madre Teresa hanno sperimentato il valore della frater- nità universale voluta da Dio “sin dalla creazione del mondo” per l’intero universo. Tutt’e due, come tanti altri credenti prima e dopo di loro, hanno sempre saputo vedere in ogni essere umano anzitutto il Cristo stesso nella Sua soffe- renza. È quanto evoca già il mistero del Natale, dove nel Bambino s’intravede la chiamata alla redenzione dal male e dal dolore, per la felicità e la pienezza di vita promesse a chiunque. Serene Festività natalizie!3 4 il dialogo 6/11
  • 5. ACLIFAI Rigenerarsi per rigenerare Il Consiglio nazionale delle ACLI italiane, che si è turali possibili, in proposte politiche tenuto a Torino nei giorni 2 e 3 dicembre scor- credibili, in azioni sociali concrete. si, ha aperto la stagione congressuale del 2012. Tuttavia, senza un cammino di avvi- cinamento ai nostri Congressi da di Luigi Zanolli, vicepresidente FAI-ACLI fare comunitariamente, attraverso il metodo del confronto democratico Tutte le ACLI sono chiamate a prepararsi a questo sincero e guidati dalla preziosa virtù momento importantissimo per il Movimento, della fraternità, non riteniamo soprattutto in questi frangenti definiti dal presi- attuabile la traduzione in azioni dente Olivero “giorni cattivi”, citando le parole di concrete per la realizzazione di Enzo Bianchi. cambiamenti profondi di tali risposte . Per questo crediamo che sia giusto il titolo dato da E questo, lo ribadiamo, è compito della formazio- Olivero alla sua relazione: “La partita del futuro; ne, che non cesseremo mai di proporre a partire per il ritorno alla buona politica”, perché questo dai nostri Circoli. “non è più tempo per rinvii e scelte parziali”. Nella relazione del presidente Olivero ricorre Ormai il discorso non può più essere limitato al spesso la parola “rigenerare”, il titolo del docu- nostro “piccolo mondo antico”, che si reggeva su mento sugli Orientamenti Congressuali del 2012 è alcune certezze radicate e su visioni ristrette, tanto “Rigenerare comunità per costruire il Paese”: per per riferirci alla nostra presenza nelle singole real- essere artefici di una “rigenerazione”alla quale tà di una nazione a noi cara, ma piccola di fronte siamo chiamati tutti senza eccezioni, dobbiamo all’Europa. porci come impegno associativo passione, concre- Ora è tempo di sentire l’Europa, la casa comune tezza, lungimiranza. Si tratta di operare ancora, a che abbiamo costruito con tante fatiche e tanti partire da noi stessi, quella “conversione” che è in sacrifici, come il primo Paese del mondo globale. fondo il segno della nostra “giovinezza”.3 Questo sentimento non può essere alimentato da strane coalizioni, che hanno governato l’economia e gestito i conflitti in funzione della spartizione di bottini. È dai popoli che deve partire il segnale di unità e, osiamo dirlo a chiare lettere, devono esse- Campagna tesseramento 2012 re i cristiani gli antesignani di un nuovo processo, “Il vero capitale è l’Uomo” come furono cristiani del valore di De Gasperi, Adenauer, Schuman che fecero emergere, insieme al pensiero dell’unità, quello di più politica e di una buona politica. Questo pensiero ci deve accompagnare nel nostro organizzare i Congressi: “per interpretare con luci- dità l’attuale nuova questione sociale, per cui occorre evitare l’errore, figlio anch’esso dell’ideo- logia neoliberista, di ritenere che i problemi da affrontare siano di ordine esclusivamente tecnico. Come tali essi sfuggirebbero alla necessità di un discernimento e di una valutazione di tipo etico”, come affermato in un documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Anche la nostra Associazione dunque è chiamata anzitutto ad una non facile lettura del nostro tempo e poi ad affrontare le sfide che tutta la nostra società subisce. Ma i nostri Congressi devono prima di ogni altra cosa darsi delle risposte convincenti alla domanda su quale sia la “mission” aclista in questa difficile fase, risposte che si traducano in elaborazioni cul- 5 il dialogo 6/11
  • 6. ACLIFAI L avo ro, p a r t e c i p a z i o n e , d e m o c r a z i a Dal 7 al 9 ottobre, a Londra, si è tenuta una tre giorni del semi- ricerca di flessibilità. Proprio in una delle sessioni nario di studio promosso dalle ACLI con il sostegno del Centro del seminario si è discusso sulle “Nuove rappre- Europeo per i problemi dei lavoratori (EZA). Questa iniziativa è sentazioni sociali del lavoro e forme della rappre- stata finanziata dall’Unione Europea con il patrocinio del sentanza” assieme a Giuseppe Porcaro, segretario Comitato economico e sociale europeo (CESE). generale del European Youth, Marco Cilento, con- sigliere della Confederazione europea dei sindacati; di Paolo Vendola Georg Hupfauer, presidente del Movimento catto- «Il lavoro è tornato al centro di un dibattito sempre più preoccupa- lico dei lavoratori tedeschi (KAB). to e allarmato – sottolinea Andrea Olivero, Presidente delle ACLI Il panorama che ne scaturisce di fronte alle nuove italiane e della FAI – la discussione europea sul “lavoro dignitoso” generazioni, è quella di un’Europa senza progetto, ha guardato finora fuori dai propri confini. Oggi la crisi economica incapace di lasciare intravedere ai propri cittadini ha riportato la questione nel cuore della vecchia Europa, dove il un chiaro futuro o delle linee di riferimento da lavoro sempre meno garantisce accesso alla cittadinanza e sempre seguire. Questa mancanza di progettualità si riflet- meno costituisce strumento di emancipazione. Quell’obiettivo della te poi nei giovani con difficoltà a cercare un lavoro “buona occupazione” che la società della conoscenza avrebbe dovu- stabile, si manifesta anche in una precarietà della to garantire appare sempre più lontano, soprattutto per i giovani e le vita affettiva ed una impossibilità nel prevedere un donne. La stessa rappresentanza del lavoro non sembra più in grado proprio futuro o di una ricerca di una dimensione di dare risposte adeguate». Questi alcuni spunti emersi dal dibattito nella società. Ma la debolezza dei giovani è la debo- dove è messo in evidenza che la crisi occupazionale che colpisce i lezza della società come sottolinea il demografo giovani è soltanto una parte di un disagio più ampio. Uno dei feno- Alessandro Rosina: «Non si tratta solamente di for- meni più gravi che sta attraversando l’Europa e non solo è la disoc- nire a ciascuno i giusti mezzi per realizzare al cupazione e l’inattività delle giovani generazioni. I risultati dei dati meglio il proprio destino personale... la società, Neet sono impressionanti se valutiamo le percentuali di giovani che anche e soprattutto per il proprio bene, dovrebbe non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Questo preoccuparsi di fornire alle nuove generazioni la significa che l’Europa in genere sta sprecando le sue risorse più gio- protezione e le competenze necessarie per fronteg- vani e produttive. Gli stessi risultati emersi dalla ricerca della FAI, giare i rischi e cogliere al meglio le opportunità nel- illustrata durante il seminario di Londra, ha prodotto significative l’entrata nella vita adulta, perché dalla riuscita dei riflessioni. Si trova conferma sostanzialmente dell’importanza del giovani dipende la riuscita della comunità civile nel lavoro per i giovani (lavoro decente) non solo come elemento a livel- suo complesso». lo valoriale ma anche come elemento di crescita per trovare un posto Oggi si assiste ad un ritorno dei giovani sulle piaz- nella società e per essere definiti appieno come cittadini attivi e non ze (virtuali e non), per ora con il tema dominante solo. della protesta ma questi dissensi giovanili sono Luca Jahier, presidente del terzo gruppo Cese si è soffermato molto comunque un segnale di richiesta di cambiamento. sulla tematica del lavoro decente/lavoro dignitoso facendo diverse A maggior ragione, oggi, è importante la ripresa del considerazioni sulle Work-ability come nuove esigenze richieste in dialogo a tutti i livelli, a partire dalla famiglia. Il dis- un mercato del lavoro sempre più frammentato e sempre più alla agio che si è creato non è solo generazionale, ma anche intergenerazionale ed educativo, così come da tempo le stesse ACLI hanno sottolineato e sostengono senza dimenticare il ruolo della solida- rietà verso i più deboli. Solidarietà che, come ha avuto modo di ricordare in un discorso alle ACLI nazionali il card. Bertone, di un sentirsi tutti responsabili di tutti, quindi senza delegare/deman- dare allo Stato. I diritti sociali sono parte integran- te di una democrazia che può e deve dare a tutti uno spazio di rappresentanza. Tutti i soggetti rap- presentativi di una economia civile, possono diven- tare i molteplici “attori” per creare una nuova forza sociale che può favorire l’uscita dalla crisi e contri- buire anche sullo sviluppo di nuove politiche attive I lavori al Seminario di studio promosso dalle ACLI a Londra del lavoro e del welfare.3 6 il dialogo 6/11
  • 7. FILO DIRETTO CON SYNA Condizioni migliori per il rinnovo del CNM o caos sociale? Il settore edile da qualche anno a questa parte l rinuncia alla modifica del campo d’applicazione; presenta una situazione economica alquanto gli autisti delle imprese di costruzione devono positiva. Ciononostante, le negoziazioni tra i essere sottoposti al CNM come stabilito dal tribu- partner sociali SSIC (Società Svizzera degli nale federale; Impresari-Costruttori) e i sindacati Syna e Unia l adozione di misure appropriate per limitare i per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro danni causati dal subappalto, nonché dal lavoro a già l’anno scorso hanno avuto esito negativo. cottimo e a tempo determinato. Anche quest’anno le trattative per un rinnovo Si ritorna al tavolo dei negoziati in dicembre del CNM (Contratto nazionale mantello)a parti- re dal 1° gennaio 2012 non hanno portato ad I delegati del settore edile del sindacato Syna sono alcun risultato. determinati soprattutto a rinnovare qualitativa- mente il CNM. In caso di fallimento delle trattati- di Eric Favre, segretario centrale Syna ve, saranno prese in considerazione misure più severe. 3 Per riportare le parti contraenti al tavolo delle negoziazioni e porre fine a un dialogo fumoso, i lavoratori del settore edile hanno abbandonato i loro posti di lavoro e il 25 novembre e 2 dicembre scorsi sono scesi in piazza per manifestare il loro disappunto nelle grandi città del Paese. Migliaia di persone hanno rivendicato un nuovo CNM che 7000 lavoratori hanno abbandonato più di offra più protezione sociale e salariale. In occasio- ne della Conferenza del settore edile tenutasi il 19 novembre scorso a Olten, i lavoratori avevano 1000 cantieri per scendere in piazza incaricato i responsabili di battersi per condizioni migliori nel quadro del rinnovo del Contratto. Le organizzazioni che fanno parte di Travail.Suisse hanno lanciato un manifesto all’indirizzo di tutti i datori di lavoro e delle aziende in Svizzera affinché continuino a percorrere la strada del partenariato sociale al fine di garantire la pace sociale e la stabi- lità economica nel nostro Paese. Le celebrazioni congiunte dei partner sociali per il centenario del contratto collettivo di lavoro sono appena termi- nate. In questo contesto sembrerebbe incompren- sibile e irresponsabile che un settore sano della nostra economia come lo è l’edilizia si privasse di un CCL. Tenendo conto della libera circolazione Il 25 novembre scorso, 7000 lavoratori del settore edile hanno dei lavoratori in Europa, il Contratto nazionale aderito ai cortei di protesta in diverse città svizzere, quali deve tutelare e consolidare le disposizioni per far Ginevra, Losanna, Berna e Zurigo. Le manifestazioni sono poi fronte al dumping salariale e sociale. proseguite a Bellinzona dove gli operai hanno fatto sentire ad alta voce il proprio malcontento. Un lavoratore su tredici del Sì al prolungamento condizionato del CNM settore ha partecipato alle azioni. I delegati del sindacato Syna, riunitisi il 19 novem- Accogliamo con piacere la determinazione dimostrata da tutti i bre scorso a Olten, si dichiarano d’accordo con il manifestanti che hanno deciso di abbandonare i loro cantieri prolungamento del contratto collettivo, ma soltan- sparsi in tutto il Paese per aderire alle manifestazioni in favore to alle seguenti condizioni: di un nuovo CNM con condizioni migliori. l concessione di un aumento mensile di circa Nella foto (di Peter Schmidt): il corteo di protesta a Zurigo (25 cento franchi nel 2012; novembre) 7 il dialogo 6/11
  • 8. IL MIO PROSSIMO Ho scoperto il mio prossimo Oggi ho cominciato a sollevarmi su di un gomito. Mi fa un gran vato mezzo morto lungo la via mentre scendeva male, ma devo provare a muovermi e voglio riprendere il viaggio anche lui da Gerusalemme. È lui che mi ha rac- tra qualche giorno. Ho potuto alzare la testa sino alla feritoia che colto, medicato, fasciato, che si è fatto la scarpata sta proprio sopra il mio giaciglio e ho visto le case del villaggio a piedi per lasciarmi il suo posto sul giumento, di Adommim, immerse nel sole e nella polvere del meriggio. Un togliendosi ogni possibilità di fuga nel caso di un nome che evoca il rosso del sangue, davvero adatto a questo nuovo attacco. luogo celebre per le aggressioni di viaggiatori da parte di brigan- Non ci potevo credere. Un samaritano. Uno di ti, tanto è vero che proprio qui hanno dovuto installare una questi stranieri che hanno occupato la nostra guarnigione di soldati. terra al tempo dell’esilio e che avrebbero anche voluto impedire la ricostruzione del Tempio di Enrico Norelli * dopo il ritorno dei nostri Padri, perché, giusta- mente, questi avevano rifiutato la loro collabora- A che serve? I briganti agiscono lo stesso, indi- zione! Uno di quelli che dicono di adorare il sturbati. È capitato anche a me, a una paio di Signore sul monte Garizim, ignorando che solo a miglia da qui, non so più quanti giorni fa. Gerusalemme il Signore ha la sua casa! Uno di Tornavo a Gerico, la mia città, da Gerusalemme, quelli che ostacolano gli Ebrei quando attraversa- dove ero andato a riscuotere del denaro. Lo sape- no la Samaria per andare in pellegrinaggio a vo che era pericoloso, ma si deve pur vivere. Non Gerusalemme! Fin dalla mia infanzia, mio padre ero neanche a metà del percorso quando, in uno mi ha insegnato a detestarli, ripetendomi le paro- dei punti più ripidi della strada, sono sbucati dal le di Gesù figlio di Sirach: i samaritani sono ”il nulla. I due servi che erano con me se la sono popolo stupido che abita a Sichem, anzi, non data a gambe, io ho cercato di fare lo stesso, ma sono neppure un popolo!” hanno capito che ero io il padrone e mi sono sal- Non bastavano il dolore fisico e la perdita dei tati addosso. Cercare di resistere, urlare chieden- beni! Quando ho saputo di dover la vita a un do aiuto, è servito solo a farmi spaccare la testa a bastonate. Poi non ricordo più nulla. Di certo il mio denaro, il sacco da viaggio, il mio asino sono andati! Ho solo un ricordo. A un certo punto il dolore mi ha risvegliato per qualche attimo. Non ero per terra, ondeggiavo su di un giumento che mi trasporta- va; un uomo, a piedi, lo tirava per la cavezza, vedevo solo le sue spalle. Ero seminudo – anche i vestiti mi hanno preso! – , ma qualcuno mi aveva fasciato, alle narici mi arrivò l’odore del vino e dell’olio che erano stati cosparsi sulle mie ferite, perché soffrissi meno. Ma lo stesso dolore che mi aveva svegliato mi ha fatto svenire di nuovo. Ho ripreso i sensi il mattino dopo, o così mi ha detto l’oste. È la prima persona che ho visto, chino su di me. Conosco la locanda, ci ho sostato qualche volta, l’oste è una gran canaglia, approfitta di avere il solo posto di ristoro lungo questa strada male- detta, per gonfiare i prezzi. Comunque, è lui che mi ha raccontato la storia. Mi ha portato qui un samaritano, che mi ha tro- * In “Presenza Italiana”, periodico della Missione Cattolica Italiana di Ginevra, Anno XXXIII, mag- gio-giugno 2005. 8 il dialogo 6/11
  • 9. IL MIO PROSSIMO samaritano, si sono aggiunte l’umiliazione e la non sei padrone nemmeno della tua vita, sei rabbia. Avrei preferito essere morto lungo la via. appeso a un filo. A questo punto non ti attacche- Io avrei fatto lo stesso per un Ebreo, natural- resti a chiunque pur di cavartela? Non saresti dis- mente! E sapevo che avrei potuto contare sul- posto a gridare a chi hai sempre disprezzato: “Sì, l’aiuto di qualunque Ebreo. Possibile che il primo sei tu il mio prossimo, sei tu il mio amico. a passare dovesse essere proprio un Samaritano? Salvami!”? Eppure, in questi giorni di immobilità forzata, via Dapprima ho respinto con orrore questo pensie- via che la spossatezza diminuiva e mi lasciava un ro, convinto che la vigliaccheria mi suggerisse di po’ più di lucidità per riflettere, ci ho pensato su. rinunciare ai miei principi. Ma poi mi sono detto Ho sempre diviso l’umanità in “io e quelli come che forse proprio quei principi non erano tanto me” e “gli altri”. Solidarietà piena con il gruppo raccomandabili. Il fatto è che mi separavano dal- al quale appartengo, ragionevole distanza, se l’altro, mentre la compassione dell’altro ci ha necessario diffidenza e magari ostilità, comunque uniti. Ho dovuto scoprire quello che, quando mi superiorità, nei confronti degli altri. Mi è sempre sentivo forte, non volevo vedere: che il mio nemi- sembrata una sana regola di vita, e del resto come co era capace di amore. E se questo amore mi ha potrebbe essere diversamente, dato che l’unico salvato la vita, ebbene, vuol dire che vale più di vero Dio è dalla nostra parte? ogni idea. Così quell’uomo non mi ha solo evita- E ora, questa terribile esperienza ha cominciato a to di morire: mi ha fatto scoprire qualcosa che farmi capire che una distinzione del genere se la d’ora in poi orienterà la mia esistenza in un modo può permettere chi si sente sano, forte, autosuffi- nuovo e mi farà sentire più leggero. ciente, chi crede di tenere sotto controllo la pro- Beh, c’è anche qualcosa di quasi più incredibile. pria vita, la propria famiglia, i propri beni. In que- Ve l’ho detto, l’oste è un ladro matricolato. ste condizioni, si crede sempre di poter scegliere Ebbene, quando mi ha raccontato l’accaduto si l’amico o il nemico. Ma viene il momento in cui rigirava tra le dita due denari che il Samaritano gli aveva dato per le spese della mia convalescenza, promettendogli di aggiungere, al suo prossimo passaggio, quello che l’oste avrebbe speso in più. Se il ferito fosse stato un altro, e io avessi assisti- to a quella scena, avrei sogghignato dell’ingenuità di quell’uomo, che non sapeva in quali mani met- teva i suoi soldi. Sarei stato certo che l’oste li avrebbe intascati, non avrebbe speso nulla per le cure e poi ne avrebbe anche richiesti altri. E inve- ce eccolo lì che non solo mi ha mostrato i due denari (non riusciva a credere a tanta fiducia!), ma che sembrava perfino tenere onestamente il conto delle spese. È mai possibile che la fiducia che gli è stata dimostrata cominci a cambiare anche lui? Non so neanche il nome di quell’uomo. Ma, a quanto pare, ripasserà di qui nei prossimi giorni. Prima di questa storia, non avrei voluto neanche una stanza confinante con la sua, mi sarebbe sembrato di contaminarmi. Ora mi accorgo di aspettarlo con impazienza, e credo proprio che ci faremo una cena insieme, e una bella bevuta.3 Immagine: Il buon samaritano (donbosco-torino.it) 9 il dialogo 6/11
  • 10. IL MIO PROSSIMO Oltre l’illusione della “prossimità” La società del nostro tempo – dominata dalle nuove tecnologie dunque avere uno sguardo nuovo e percorrere – può apparire, ad un osservatore superficiale, quella che ha rea- sentieri nuovi. Come ha scritto una volta un gran- lizzato una più ampia e diffusa “prossimità”. Ogni luogo al mondo de testimone del Novecento italiano, Primo – dalle sabbie del Sahara alle cime dell’Himalaya – appare non Mazzolari, “chi ha occhi di amore vede molti solo esplorato ma reso vicino da narrazioni, immagini, filmati. Gli poveri, chi non ha questi occhi non vede nessun avvenimenti accadono “in tempo reale” e si moltiplicano le povero”… Chi si accontenta di uno sguardo immagini “in diretta” di persone travolte da una piena o di vil- superficiale non vede più la povertà o riesce a scor- laggi spazzati via dagli tsunami. Ci si sente “vicini” e “partecipi”… gere soltanto le manifestazioni più evidenti, e talo- Ma è proprio così? ra moleste, che sono appena la superficie di un continente che nelle sue profondità rimane ine- di Giorgio Campanini * splorato. Come, dunque, aprire (o imparare a riaprire) gli occhi? Se bene si riflette, la nostra società – nonostante la Si tratta, innanzitutto, di avere del “prossimo” una dovizia delle informazioni – sembra accrescere visione più ampia, non limitata soltanto alla cer- sempre più le distanze: è, nella prevalente realtà chia stretta dei conoscenti e degli amici. Vi sono delle cose, quella della lontananza e non della anche le “prossimità” lontane, alle quali è necessa- vicinanza. Un classico esempio è quello relativo rio imparare a guardare (informandosi, documen- alla quasi completa scomparsa della “fabbrica” – tandosi, interrogandosi) senza farsi travolgere dai luogo dell’antica fraternità operaia e centro delle luoghi comuni né cedere alla tentazione della pro- lotte sociali dell’Ottocento e del Novecento – pria impotenza, rinunciando così anche alle picco- sostituita da nuove forme di produzione che spes- le cose che ciascuno può fare. Proprio la tecnica di so non richiedono più la prossimità. Si ipotizzano, oggi – nonostante i suoi limiti – può contribuire a e in parte si realizzano, forme di lavoro nelle quali ridurre le distanze e a far diventare anche il lonta- ciascun operatore, dal suo specifico luogo (anche no nostro prossimo: a condizione, sempre, che si dalla propria casa) potrà svolgere la sua fatica sappiano aprire gli occhi. senza incontrare mai gli altri. Del resto stanno Ma occorre anche sapere guardare vicino (evitan- scomparendo anche molti classici luoghi di incon- do di fare dell’eventuale attenzione e del possibile tro: si percorre la strada in automobile e non più a aiuto prestati al lontano, un alibi per la rinuncia a piedi o su mezzi di trasporto collettivi, così come guardare in profondità attorno a noi). Molte, infat- si assiste agli spettacoli dalla propria poltrona tele- ti, sono le “nuove povertà” del nostro mondo: visiva (magari, nella stessa casa, ciascuno davanti nascoste, silenziose, pudiche, di persone che non ad un suo personale televisore…), senza quella amano le piazze degli “indignados” o i cortei delle forma di socializzazione che era un tempo rappre- povertà organizzate. Sono quelle degli adolescenti sentata dai cinema e dai teatri. alla ricerca di senso, degli anziani immalinconiti Tutto questo va tenuto presente, non per rimpian- dalla solitudine, delle donne e delle ragazze madri gere il (presunto) “buon tempo antico” o per abbandonate dai loro partners, e così via. Basta demonizzare il proprio tempo, ma per confrontar- sapere guardare con occhi di amore e, quasi all’im- si con la realtà delle cose: nonostante le apparenze, provviso, l’area della povertà si dilaterà, quasi la nostra rischia di diventare la società dell’ano- all’infinito. nimato. Perché il Samaritano possa incontrare l’al- Che fare, dunque? Farsi carico di tutte le povertà, tro è necessario, innanzitutto, che egli percorra lontane e vicine ed esercitare così la “prossimità”? lentamente, a piedi o a dorso di mulo, una strada Chi si proponesse un simile impossibile obiettivo (e non sfrecci su un’autostrada a 140 chilometri cadrebbe ben presto nella frustrazione. Occorre all’ora); così come è necessario che, prima di lui, invece scegliere le “piccole cose” di tutti i giorni, qualcuno la percorra. Ma non è più così, in molte frequentare con spirito nuovo le persone che si delle società contemporanee. incontrano nella vita quotidiana, intuire volta per Se si vuole recuperare la “prossimità” occorre volta i bisogni inespressi, le domande non rivolte, talora gli aiuti materiali mai richiesti e che non si ha * Docente di Storia delle dottrine politiche nell'Università di Parma il coraggio di chiedere. È, questa, la semplice e e di dottrina sociale della Chiesa nella facoltà teologica di Lugano, banale via di prossimità che di volta in volta la è studioso del pensiero politico cattolico dell'Ottocento e del propone a chi abbia occhi per guardare: la “picco- Novecento. la” via della “piccola Teresa”.3 10 il dialogo 6/11
  • 11. IL MIO PROSSIMO Il confronto con i Paesi del Sud ci trasforma Si è appena svolta in Sud Africa la Conferenza internazionale di Durban. È la 17° conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Con l’occasione si è rinnovata per noi, organizzazioni di cooperazione internazionale, un’at- tenzione particolare ai Paesi più poveri. La dimensione sociale con il rispetto dei diritti umani e l’uguaglianza tra uomi- ni e donne è troppo trascurata sul piano mondiale. La salvaguardia del Creato per le generazioni future non deve competere con l’impegno a favore dei più poveri e in particolare delle donne: questi due obiettivi sono indissociabi- li. Nel pensare globale - agire locale le organizzazioni di cooperazione operano affinché donne e uomini, individualmente e comunitariamente, sviluppino mezzi non violenti per rivendicare i diritti e affinché siano loro stessi ad opporsi alle strutture ingiuste e a partecipare attivamente alla vita politica, culturale e economica. “Uomini e donne diventano sog- getti del loro stesso processo di liberazione” 1 con correttezza e senza nuocere all’altro. di Lavinia Sommaruga Bodeo, AllianceSud * Qui nasce il compito delicato di governance e della politica. Solo uno sviluppo desiderato, deciso e sostenuto dai diretti interessati può rivelarsi van- taggioso a lungo termine per tutta l’umanità: una “globalizzazione delle responsabilità” che mette al cuore la dignità dell’altro/a e che crei questo lega- me sottile congiunto ad un’etica della verità, della correttezza. Quella persona a cui scrivo o con cui mi relaziono può essere un politico/a, un direttore/trice di un settore quadro della Confederazione, un mio/a collega. Nell’incontro c’è un pensiero, una consi- derazione, una presa di posizione che riguarda sempre l'altro cercando di dar “Vita” a una centra- lità perché il nostro lavoro di rete significhi “aper- tura” con senso. Si è in uno spazio nel quale acco- gliamo tutta l’ingiustizia sociale e con lucidità si cerca di personificare una realtà del prossimo nella Questo ponte nell’agire assieme riconciliarsi, riuni- Foto di Beat ricerca di una giustizia sociale giusta. Quale Dietschy, potrebbe essere la via? Mi sembra di intuire che è re, adottare, pacificare, sono gesti che esigono luci- Pane per tutti nel collegare le persone. È creare quella fedeltà alla dità e perseveranza; dei gesti che si acquisiscono, dignità di ognuno/a. “L’incontro con l’altro tra- che si insegnano, che si coltivano. Necessita una sforma la nostra percezione. Ci incita a risponder- riflessione serena, una pedagogia abile, una legisla- gli e a sentirci responsabili.” zione appropriata e delle istituzioni adeguate! Oggi, questa politica dovrebbe essere portata Da un lato con i politici ho vissuto la scoperta che avanti su scala dell’umanità intera, come in seno ad sia nell’incontro dove vivo una lunga riflessione o ogni popolo e ad ogni singolo. Se vogliamo giusti- nell’adesione alla causa, ho da creare quella fiducia zia nel mondo, una vita dignitosa per la maggio- dove appare quella maturità non dettata da inte- ranza delle popolazioni dobbiamo operare impor- ressi di parte ma di stima dell’altro, di un’umanità tanti e urgenti cambiamenti non solo per il clima in cammino. Mi sento nomade nel saper unire ma strutturali e pure personali. “L’incontro con sguardi e pensieri emozioni affinché il nostro pros- l’essere umano nel bisogno e con tutto il Creato simo sia responsabilizzato qua e là. Sì! La dignità è porta a un cambiamento di prospettiva quanto alla un valore che ci lega tutti in questa mondialità. propria azione”1.3 In quest’incontro le pari opportunità rappresenta- no l’uguaglianza per tutti noi di partecipare alla «cooperazione sociale » in seno al sistema econo- mico attuale, di ripensare e rimodellare al contem- * Alliance Sud, comunità di lavoro Swissaid, Sacrificio Quaresimale, po il sociale e, nel suo intimo, l’umano. Infine di Pane per tutti, Helvetas, Caritas, ACES. impegnarsi in favore di un «altro mondo». 1) «Principi di etica sociale di Pane per tutti, 2011» 11 il dialogo 6/11
  • 12. IL MIO PROSSIMO Domanda che ci inquieta Nulla è più inquietante delle domande che impegnano la nostra volge”. “Semplicemente”, concludeva “io non so coscienza e coinvolgono il nostro quotidiano. La domanda “ chi chi è il mio prossimo”. è il mio prossimo” è una di queste. Non c’è azione, non c’è lavo- Capita a noi tutti così. Il nostro prossimo non ci è ro, non c’è utilizzo del tempo; dall’impegno comunitario, sociale facile capire chi è e dov’è e tendiamo inconscia- o pubblico e perfino il tempo dello svago, che non ci veda coin- mente a dividerlo in due categorie. Il prossimo che volti con e assieme ad altri che ci sono vicini o comprenda pen- non ci preoccupa e il prossimo lontano, non neces- sieri e azioni che coinvolgono altri a noi lontani ma legati alla sariamente nel senso di lontananza, ma lontano dal nostra esistenza. Oggi, con i mezzi di contatto e comunicazione nostro pensare, dal nostro giudicare dal nostro attuali, ciò che accade vicino a noi così come ciò che accade essere. Sappiamo che esistere, ma non lo vediamo molto lontano da noi è continuamente presente e ci coinvolge e e non lo vogliamo vedere. Semplicemente non ci ci interroga. interessa e lo cancelliamo del nostro discernere. Chiaramente abbiamo tutti un prossimo che non ci di Ennio Carint, presidente ACLI Svizzera preoccupa perché ci è vicino, perché conosciamo, perché vede, sente, giudica e parla come noi. Il “Mio Prossimo” è il tema del dossier di questo Perché non ci sconvolge nel suo essere, nei suoi numero de il dialogo. Nulla di più complesso e modi, nel suo fare e in pratica nel suo esistere per- nulla di più semplice allo stesso tempo. “Ma dov`è ché magari è un po’ diverso ma fondamentalmente il problema!” “ e chi è il mio prossimo”! ci si può simile a noi. interrogare. “Io non faccio del male a nessuno, non Diversamente invece ci rifiutiamo categoricamente, uccido, non rubo, non faccio maldicenza.” “Lavoro e quel che è peggio, inconsciamente, di riconosce- onestamente, vivo in serenità con la famiglia e non re come prossimo chi fa tutte altre cose di ciò che mi impiccio dei problemi degli altri”. “Se nessuno facciamo noi. Chi dice tutte altre cose di ciò che mi fa del male, se nessuno tocca i miei interessi io diciamo noi; di chi pensa e propugna cose lontano vado d’accordo con tutti”; “il resto non mi interes- dal nostro ortodosso pensiero; di chi veste, mangia, sa”; e qui inizia il l’enigma. parla diverso da noi; di chi ha visioni e speranze Una signora, che per lavoro viaggiava molto, confi- all’opposto delle nostre; di chi ha interessi che per dò un giorno ad un’amica: “Quando in un paese noi sono tabù o deviazioni; di chi ha ideali lontani lontano, in India, in un paese africano del Magreb dal nostro concetto da benpensanti; di chi in sinte- o sud sahariano, in Indonesia, in Perù o centro si disturba, invade, occupa, chiede e pretende ciò America nei miei viaggi da giornalista ciò che più che noi non faremmo mai, magari solamente per- mi sconvolge e che le donne, particolarmente le ché abbiamo già disturbato, invaso, occupato, chie- donne, si vestono, lavorano, si trovano tra loro, sto e preteso e magari già avuto. Ecco perché è vivono in famiglia, hanno contatti ed interessi, inquietante chiedersi “chi è il mio prossimo”. tutto al contrario di ciò che io, prima di essere È un terreno paludoso dal quale ci piace stare lon- costretta a viaggiare, non avrei mai ritenuto possi- tano perché vengono a mancarci le risposte perché bile per me e comunque non avrei mai fatto. ci manca l’assuefazione a cercarle, a pensarle e a Eppure per loro, per ognuna di loro il tutto è una proporcele. La giornalista della quale sopra ho par- cosa normale”. lato, era andata in crisi proprio per questo motivo. “Osservare la povertà mi turba ma non è solo la Perché non aveva risposte e costretta con affanno povertà che mi sconvolge”; “è l’approccio che que- a cercarle non le trovava. Questo ci obbliga a pen- sti, donne ma anche uomini, giovani, ragazzi, adul- sare che non possiamo pretendere di essere dalla ti, vecchi hanno nel quotidiano con gli altri”. “Un parte giusta solo perché stiamo alle regole e rifiu- approccio naturale e disinvolto che comprende tiamo come prossimo chi la pensa diversamente da però due estremi e senza vie di mezzo”. “Il prossi- noi, agisce diversamente da noi e si preoccupa di mo è te stesso e quello che io faccio, quello che io tutt’altre cose di ciò che preoccupa noi. Di conse- penso lo fa lui (lei) con una sintonia e condivisione guenza alziamo steccati e cortine di ferro, magari totale”. “Gli altri sono gli altri; non sono differenti invisibili, ma con fondamenta fortemente piantate o nemici, semplicemente sono gli altri e non esi- nel terreno sodo perché gli altri, diversi da noi, non stono”. “Non mi toccano ed io non tocco loro e solo li rifiutiamo ma li vogliamo tenere lontano questo” diceva, “mi sconvolge, mi mette fuori soprattutto nei pensieri e negli atteggiamenti. campo e non capisco chi sono, cosa sono, casa fac- cio e perché lo faccio”. “Semplicemente mi scon- continua alla pagina successiva 12 il dialogo 6/11
  • 13. IL MIO PROSSIMO Quel Bambino che nasce alla frontiera Vivono le difficoltà che i migranti italiani hanno sperimentato fino a non molto tempo fa: sono i richiedenti asilo. Tra i volontari che li assistono vi sono diversi italiani all’estero. Considerazioni tratte da un articolo di Luisa Deponti * A Basilea, a cento metri dal confine con la negativa e quindi con la prospettiva dell’espulsione Germania, sorge uno dei cinque centri svizzeri di o di una vita in clandestinità. registrazione e procedura per i richiedenti asilo. È Per questo motivo il centro di registrazione diviene una zona isolata, “di frontiera”, e comunque al un luogo di speranza, attesa, paura, gioia o terribi- margine rispetto alla vita quotidiana della città. Un le delusione, un luogo in cui s’incontra l’umanità luogo certamente lontano dalle luci, dalle musiche nelle sue più varie sfaccettature, la stessa umanità e dall’atmosfera di Natale. Eppure, proprio un che Gesù ha accolto in sé. Non stupisce, allora, che ambiente come questo, con le persone che vi si dei cristiani, insieme a uomini e donne di buona incontrano, può rimandare al vero senso della gran- volontà delle più diverse religioni, svolgano presso de festa della nascita di Cristo, che viene da stra- il centro un servizio a favore dei richiedenti asilo, niero tra noi, bussando alla nostra porta. Il Dio che cercando di alleviare in qualche modo la loro sof- si fa uomo non solo sceglie di assumere la nostra ferenza. natura umana, ma di condividere proprio il cammi- Tra questi volontari troviamo anche diversi italiani: no di coloro che non hanno facile accesso ai luoghi si tratta di migranti della prima generazione giunti della pace, della sicurezza e del benessere: “Ero in Svizzera negli anni ’60 o delle loro figlie della straniero e mi avete accolto…” (Mt.,25,35) seconda generazione, o ancora di mogli di profes- Nel centro di registrazione alloggiano, fino ad un sionisti trasferitisi per lavoro, le quali desiderano massimo di tre mesi, alcune centinaia di donne, continuare anche all’estero l’impegno di servizio uomini e bambini provenienti dai più diversi Paesi cristiano. del mondo, spesso da zone di guerra o di persecu- Insieme ad altre persone - di origine svizzera, zione. Giungono in Svizzera per chiedere asilo, turca, francese, iraniana, curda, sudanese, kosovara, cioè protezione, accoglienza, insomma un posto giapponese, tedesca, tibetana…- i volontari italiani dove poter vivere. Vengono dai luoghi noti alle cro- collaborano con il Servizio pastorale ecumenico nache degli ultimi anni: Afghanistan, Iraq, Iran, per i richiedenti asilo (OeSA nell’abbreviazione in Tunisia, Libia, Somalia, ma anche da altri meno tedesco), un’organizzazione sostenuta da diverse ricordati: Eritrea, Tibet, Nepal, Congo, Nigeria, Chiese cristiane, tra cui quella cattolica. Costa d’Avorio… OeSA offre assistenza psico-sociale a tutti i richie- Essere riconosciuti come rifugiati non è facile: è denti asilo, indipendentemente dalla religione e necessario, infatti, provare e documentare di avere dalla nazionalità, e propone anche un accompa- il giustificato timore di essere perseguitati per moti- gnamento pastorale per i cristiani, cattolici o pro- vi politici, religiosi, etnici nel proprio Paese. Solo testanti, collegandoli, se possibile, con le rispettive una parte dei richiedenti asilo ottiene alla fine un parrocchie in città. permesso. In molti casi, l’intera procedura d’asilo Per gli italiani in Svizzera, per la prima e seconda viene espletata durante la permanenza nel centro di generazione così come per i professionisti all’este- registrazione, concludendosi con una risposta ro, non è automatico “rimanere migranti” nel cuore, mettersi in cammino verso gli altri, i nuovi continuazione dalla pagina precedente stranieri… Eppure la regola la conosciamo bene e ci viene dal Grazie alla fede, tanti imparano a leggere la propria “Maestro” che spesso, a proposito ed a sproposito storia di migrazione con occhi nuovi. citiamo. Il nostro prossimo, il mio prossimo, è ogni Nell’esperienza del migrare si riconosce non solo essere vivente, è ogni persona la più diversa possi- la dura lotta per liberarsi dal bisogno economico e bile perché il nostro prossimo non dobbiamo e conquistare un certo benessere, ma anche l’apertu- non possiamo sceglierlo. Forse questo ci inquieta ra verso un orizzonte più ampio che dà senso a ma se lo accettiamo come vero e con tutto ciò che tutta l’esistenza: luogo di incontro con Dio che si questa accettazione comporta, forse, meglio di fa straniero con noi e non ci abbandona mai.3 ogni altro vantaggio, ci fa stare e vivere meglio e ci * Pubblicato su “Messaggero di Sant’Antonio”, Edizione italiana per l’este- da serenità.3 ro, 12.2011 13 il dialogo 6/11
  • 14. POLITICA U n a l l i evo d i To b i n p e r r i l a n c i a re l ’ I t a l i a È un allievo di Tobin, con il suo aplomb di stampo britannico, il mercato, delle liberalizzazioni e del rigore dei conti Presidente del Consiglio che dovrà risollevare l’Italia dal debito pubblici, caratteristiche che lo rendono adatto ad pubblico: Mario Monti, presidente dell’Università Bocconi. affrontare le sfide della spesa pubblica italiana tenendo conto dei vincoli europei. Ritengo che la di Franco Narducci, deputato al Parlamento italiano situazione di crisi economica e della politica debba costituire l’occasione per un rilancio del Paese e L’Europa è sotto la pressione dei mercati e i paesi dei suoi valori attingendo anche al patrimonio sto- più esposti sono stati costretti alla svolta tecnocra- rico spirituale che il 150° dell’unità d’Italia ci ha tica, per definizione senza colore politico. È stato mostrato. il caso della Grecia dove Papandreou è stato sosti- L’Italia, sfibrata dalle risse politiche, grazie al tuito da Papademos, ma lo è stato anche per l’Italia Presidente Giorgio Napolitano ha creduto quando i nodi sono venuti al pettine nonostante nell’Unità, si è riconosciuta in un destino comune, Berlusconi ci avesse tenuto nascosto per lungo si è ritrovata dietro il Tricolore, rispecchiandosi tempo la reale situazione economica del Paese. nell’invito del Presidente della Repubblica ad Sembra quasi che la crisi che attanaglia l’Europa affrontare le incognite del futuro con la piena abbia provocato, nel nostro Paese, il fallimento coscienza di quello che l’Italia è stata nel corso della politica, in realtà la buona politica non è fal- della sua storia. Non a caso il nuovo presidente del lita, è fallito solo il berlusconismo, dopo anni di Consiglio, Mario Monti, ha definito «impegno divismo e demonizzazione dell’avversario. E per nazionale» la missione e l’orizzonte del suo salvare il salvabile si è dovuti ricorrere ai “tecnici” Governo, che gode di una maggioranza ampia del governo Monti che in realtà non sono dei tec- anche disomogenea con l’assenza della Lega, tor- nocrati, cioè di specialisti dei meccanismi burocra- nata a cavalcare il secessionismo e l’allergia al tema tici, ma per lo più di professori universitari che dell’Unità e della nostra memoria storica. hanno passato molta parte della loro vita a studia- La politica e i partiti devono tener conto del valo- re e ricercare quelle innovazioni necessarie a risol- re dell’unità e della coesione nazionale nell’elabo- vere problemi ancora irrisolti. razione delle future politiche di sviluppo affinché, La responsabilità è grande e non si può deludere come ha scritto Giorgio Napolitano, “quel lievito l’attesa della gente che ha voglia di normalità e di di nuova consapevolezza e responsabilità condivi- serietà. Le buone premesse ci sono, infatti il dopo sa che ha fatto crescere le celebrazioni del Berlusconi si presenta sobrio con un Presidente Centocinquantenario continuerà a operare sotto la noto per il suo self control ed il suo umorismo superficie delle chiusure e rissosità distruttive, e intelligente, lontano dalle barzellette fuori luogo non favorirà i seminatori di divisione, gli avversari alle quali ci aveva abituato il “cavaliere”. Un uomo di quel cambiamento di cui l’Italia e gli italiani che da Commissario europeo alla concorrenza hanno bisogno per superare le ardue prove di oggi seppe tenere testa, mostrando grande fermezza, e di domani”. allo strapotere di In questi giorni il Parlamento è chiamato ad appro- Microsoft, alla quale vare la prima manovra del nuovo Governo, il inflisse la più alta multa cosiddetto decreto “Salva Italia”, che se ha ricevu- mai comminata prima a ta una ottima accoglienza dai mercati crea qualche livello europeo (497,2 problema nel passaggio parlamentare per la durez- milioni di euro) per za dei provvedimenti presi, suscitando proteste abuso di posizione sindacali e non solo, ma siamo consapevoli che, dominante attraverso i nonostante l’esigenza di qualche correzione sistemi operativi infor- migliorativa, vi è la necessità inderogabile di matici. approvarla ed evitare il baratro e la situazione in Mario Monti, convinto cui è venuta a trovarsi la Grecia. È una sfida stori- sostenitore dell’euro, è ca per l’Italia e per l’Unione Europea, è una sfida Mario Monti, un uomo che ha dato un contributo importante storica per il futuro delle giovani generazioni ita- Presidente del Consiglio nel definire, dal 1994 al 2004, quando é stato liane e sono convinto che insieme e con la forza di Commissario, gli attuali principi fondamentali volontà che il nostro popolo ha sempre mostrato dell’Unione Europea. nei momenti difficili, ce la faremo.3 In ambito economico Monti è un sostenitore del 14 il dialogo 6/11
  • 15. ENAIP Progetti di integrazione nelle realtà regionali A detta di molti esperti stranieri, il modello elvetico di integrazione degli stranieri, ha funzionato meglio rispetto ad altri Paesi in quanto la struttura federalista ha lasciato ai Cantoni la gestione del problema con interventi più incisivi e mirati nel territorio. In ogni zona della Svizzera, i progetti di inte- grazione sono stati orientati ad utilizzare i luoghi di incontro degli immigra- ti come luoghi di scambio di esperienze, di pensieri e cultura passando, per esempio, anche dai club sportivi. di Paolo Vendola, direttore ENAIP Svizzera Nella Svizzera tedesca sono molte le bio tra “i nuovi arrivati” e la popola- esperienze che vanno sotto il nome di zione locale. “Sport und Integration” cioè lo sport Un’altra importante riflessione si che diventa mezzo veicolare per per- rivolge al processo di apprendimento mettere un avvicinamento degli stra- della nuova lingua da parte di giovani nieri alla realtà locale. immigrati (italiano, tedesco e france- Molti Cantoni si sono adoperati se) perché con essa i giovani appren- anche per consentire una migliore dono i tratti culturali del vivere socia- comprensione del territorio da parte le e locale che, spesso, sono in con- di immigrati passando dall’integrazio- trasto con quanto vissuto nei Paesi cesso di integrazione ma anche per il ne scolastica dei propri figli, quindi, d’origine e/o con quanto veicolato successo scolastico dei giovani di ori- in questo caso dall’interazione geni- dai loro genitori. Questo momento gine straniera. tore e figli. formativo diviene un fattore determi- Nello sviluppo di quasi tutti i proget- nante ed importante per la formazio- Da queste riflessioni appare chiaro ti consolidati dell’ENAIP in Svizzera ne dell’identità del giovane all’interno come ENAIP Svizzera, con la sua (Lucerna e Zurigo rappresentano i del suo processo di integrazione. presenza di cinquant’anni nel territo- maggiori interventi e richieste di sus- rio e con la sua tradizionale vocazio- sidio cantonale) si è potuto constata- In questo senso è importante e neces- ne verso la promozione sociale e pro- re che le maggiori problematiche sario, nella presentazione di interven- fessionale delle fasce deboli e stranie- emergono nell’area adolescenti. Tutti ti formativi, proporsi come interlocu- re, si propone e promuove in conti- i giovani immigrati dei diversi gruppi tori e mediatori culturali per migliora- nuazione progetti (grazie anche al etnici, presentano (rispetto alla realtà re il processo di integrazione e in’ulti- sostegno dei Cantoni) finalizzati ai locale) una sorta di incertezza della ma analisi la reciproca comprensione processi di integrazione delle diverse propria identità (del sé visto come tra due culture/tradizioni. comunità e, rispettivamente, delle individuo) rispetto all’identità ricevu- nuove migrazioni in Svizzera. ta di riflesso dai propri genitori ester- Nei vari progetti sostenuti in passato Questa attenzione continua verso la nando una sorta di inadeguatezza di dalla CFS/EKA (Commissione persona, con le sue sensibilità e le sue valori ereditati dai genitori che da Federale per gli stranieri) ed oggi dai esigenze formative/educative, è parte decenni vivono in Svizzera. rispettivi Uffici Cantonali per integrante del nostro “fare quotidia- l’Integrazione emerge sempre più no” nella formazione e nella consu- Da qui nasce una prima nostra rifles- come il ruolo della lingua e cultura lenza professionale grazie anche sione che nella gestione di progetti d’origine svolge un ruolo importante all’appartenenza al sistema ACLI che, volti all’integrazione è necessaria una nel processo di integrazione dei gio- assieme al Patronato ACLI, rappre- sorta di scambio tra le famiglie e vani di origine straniera. La stessa senta un modo concreto di crescita e un’associazione sociale e/o culturale, raccomandazione viene anche dalla di partecipazione alla realtà sociale siano esse le stesse scuole, uffici di Conferenza svizzera dei direttori can- del luogo in cui viviamo ed operia- orientamento, enti formativi che con tonali della pubblica educazione mo.3 la loro presenza possono in qualche (CDPE) che più volte e in diversi modo orientare/accompagnare le documenti recenti ha posto l’atten- persone facendo fronte alle diverse zione sul ruolo fondamentale che esigenze e garantendo un interscam- svolge la famiglia non solo nel pro- 15 il dialogo 6/11
  • 16. VARIE Storia di un emigrato con la passione del canto Riceviamo a pubblichiamo la storia di emigrazione di Attilio D’Elia, giunto applausi non finivano più, mi presero giovanissimo in Svizzera per lavorare. Una storia che per alcuni aspetti asso- e mi sollevarono in alto, dicendomi miglia a molte altre storie di emigranti ma che per altri versi è diversa: D’Elia che ero un vero tenore. infatti si è realizzato anche grazie alla sua passione per il canto. Da allora ho sempre cantato da teno- re nel coro e qualche volta anche da di Attilio D’Elia solista. La volta più importante fu quando nel 1986 cantai nell’operetta A soli 15 anni persi la mamma e l'an- mo ben visti, ci guardavano un po’ “Una notte a Venezia” nel ruolo del no dopo mio padre mi mandò in male ed io diventavo ancora più timi- Gondoliere, col coro e l'orchestra. Belgio presso mia sorella, con la spe- do, ma la voce diventava sempre più Gli altri solisti mi chiesero in quale ranza che io potessi trovare lavoro, fine e bella. Una domenica, dopo la Conservatorio avessi studiato. dato che eravamo 6 fratelli e una Messa, un uomo grande e robusto mi “Lavorando” risposi. Alla domanda sorella, quasi in miseria. Poiché ero chiamò e mi domandò se volevo can- di una mia collega al direttore del troppo giovane, c'era per me solo la tare nel suo coro. Anche se capivo coro, lui rispose, con grande meravi- possibilità di andare a lavorare in poco il tedesco, riuscii a capire che mi glia di tutti, che io non conoscevo miniera con mio cognato. Ma io ebbi voleva far cantare. Mi domandò se neanche la musica. Alla fine degli paura di andare a lavorare ad oltre ero “basso” o “tenore”. Io risposi anni 70 mi volevano mandare a scuo- mille metri sotto terra e così fui timidamente che ero basso, perché la di musica, ma io rifiutai! costretto a tornare di nuovo in Italia ero piccolo e magro. Lui mi sorrise e All'inizio degli anni 80 ottenni la cit- a fare il barbiere. mi disse che il giovedì mi sarebbe tadinanza svizzera e rifiutai di nuovo Appena compiuto 18 anni venni a venuto a prendere a casa. Mi portò di frequentare una scuola di musica, lavorare in Svizzera. Nel 1963, dopo dove si facevano le prove, mi presen- perché avevo quattro figli e una aver passato la visita sanitaria a tò e mi misero tra i bassi. moglie che amavo e non volevo Chiasso, incominciai a lavorare in una Dopo un po’ di tempo, nel corso del- lasciarli per andare in giro a cantare. Il fabbrica di tessitura nei pressi di l’assemblea generale, la dirigente mi lavoro poi era così pesante e impe- Frauenfeld. Era un lavoro duro e domandò se volevo cantare qualcosa gnativo, che proprio non me la senti- rumoroso, ma questa volta non mol- in italiano. Io le risposi che, se voleva, vo. Tuttavia ho sempre continuato a lai, perché la paga era buona. Dopo il avrei potuto cantare “Santa Lucia” e cantare. lavoro poi facevo il barbiere nelle “O sole mio”, oppure “Mamma”. Nel 1986 cantavo in tre cori: il coro baracche, dove c'erano tanti emigrati Subito mi trovò la musica, facemmo Italiano, il Männerchor e il italiani. Guadagnando molto bene, una prova e mi disse che non ero un Cäcilienchor. Per me il canto è stato potei aiutare in Italia la mia famiglia basso, bensì un primo tenore. Volle sempre fonte di vita e grande lode al in difficoltà. fare una sorpresa a tutto il coro e Signore. Nel cammino della mia vita Alla fine del 1964, durante le vacanze dopo la cena, mi presentò e mi fece ho avuto tante difficoltà e problemi, natalizie al paese, incontrai una mia cantare “Santa Lucia”. Alla fine gli ma grazie al canto ho superato tutto compaesana, che stava nei pressi di con grande determinazione. Quando Zurigo, ad Affoltern ab Albis. Dopo avevo problemi grandi, la mia voce essermi trasferito anch’io nel circon- era più espressiva, diventava come dario di Affoltern a.A., la sposai. una preghiera. Credo proprio che il Nello stesso anno, il 1956, il nostro Buon Dio mi abbia sempre ascoltato parroco don Guglielmo ed aiutato a crearmi nuove conoscen- Bergamaschi fondò la Missione ze. Credo anche che la musica e il Cattolica Italiana con noi e un anno canto riescano a togliere la polvere dopo anche il coro “La Corale che si accumula sull'anima e sullo Sacra”. Mi piaceva tanto cantare e Spirito. Perciò prego che Dio mi dia così cominciai a frequentare anche la la forza di cantare fino alla morte. parrocchia svizzera, nella cui chiesa Dico ai giovani di non allontanarsi c'era un organo che ci accompagnava. mai dalla musica, dal canto, dallo Questo mi piaceva tanto ed io con la sport e dal ballo perché sono, la bel- voce timida cercavo di cantare, impe- lezza dello Spirito e del corpo, la gnandomi fino in fondo. Nella sua carriera in diversi Cori, D’Elia Noi Italiani, a quei tempi, non erava- ha avuto anche dei riconoscimenti forma più alta di lode a Dio.3 16 il dialogo 6/11
  • 17. EDITORIA Hotel Lamemoria, un romanzo sorprendente personale domestico nella lussuosa di Moreno Macchi villa sul Ceresio. Un giorno, preso È davvero strano come a volte i libri vengano a te senza che tu li cerchi. Ti sal- dalla noia, frugando nei cassetti e tano addosso nei luoghi più improbabili, ti incuriosiscono, ti assalgono, ti ipno- nelle ante nascoste del guardaroba dei tizzano; gli dai un’occhiata distratta, li metti giù, poi li riprendi in mano, leggi genitori scopre… e gli scheletri distrattamente la nota sull’autore, magari dai una rapida guardata alla quarta di cominciano a saltar fuori dagli arma- copertina, e li rimetti giù. Fai due passi e infine torni indietro e li comperi, come di. se potessi poi pentirti di averli abbandonati a chissà quale triste destino… Ovviamente il romanzo inizia in Più volte, non abbiamo ceduto alla tentazione di acquistare un libro che ci ha medias res, immergendoci subito nel colpiti. E ce ne siamo sempre pentiti. Perché? Semplicemente perché poi non li fuoco dell’azione, poi poco a poco il abbiamo più trovati, o ne abbiamo dimenticato il titolo. O l’autore. O ambedue. lettore riesce a ricostruire i preceden- Hotel Lamemoria era lì, in una di quelle cose chiamate impropriamente “gon- ti vent’anni della storia di Lorenzo, dole” fuori da un supermercato del centro, tra gli articoli a prezzi stracciati, grazie alle informazioni che gli ven- assieme a vecchi giornali di enigmistica assemblati con uno squallido strato di gono centellinate durante lo svolgersi plastica, libri per bambini in lingua tedesca, guide turistiche di qualche anno fa, del seguito. Struttura abbastanza inso- giochini idioti, bustine di figurine da collezione, calendari e agende semiscadu- lita e interessante. Tanto più che Lory ti. Sembrava orfano. Allora gli abbiamo trovato una casa. ha la passione della scrittura (oltre a quella della musica), e che raccoglie, Tibe Londra, nei suoi quaderni di moleskine, i fatti Hotel Lamemoria(romanzo) lacerata nel salienti che gli accadono, magari rac- Mondadori mezzo da contati un po’ diversamente, reinter- un (simboli- pretati, trasformati, poetizzati, subli- Tibe. Chi mai sarà costui? La nota del co?) taglio mati. Le sue impressioni, qualche risvolto di copertina non ci ha illumi- netto, come riflessione. Il carattere di stampa cam- nato più di tanto: “Tibe è nato a di rasoio o bia, così il lettore non si trova spiaz- Varese nel 1977. Scrittore e musicista di cutter. La zato. Avvenimenti? Non diremo di ha suonato, prodotto dischi e scritto cosa lo spa- più ma citeremo l’incontro con Luna canzoni per se stesso e per altri artisti venta, allora al Grand Hôtel des Îles Borromées, italiani e internazionali.” E ancora fugge dalla l’Incolore amico Zeno, Gandria, il solo poche succinte righe. Forse che sua casa factotum Giorgio, Stresa, lo scultore era anche musicista l’avremmo potu- londinese (che verrà messa sottoso- Mario Bernasconi, Castagnola, Lucio to dedurre dal fatto che al volumetto pra da non si sa chi) e si rifugia, prima Fontana, Venezia e un impalpabile, è unito un CD, con la medesima in un albergo a Londra stessa (dove si costante suspense che aleggia su tutto copertina del libro, i cui brani hanno sente seguito, pedinato, spiato), poi il romanzo, che coinvolge il lettore e gli stessi titoli dei capitoli e a quest’ul- nella sontuosa villa paterna a Lugano. che lo trascina verso l’inattesa fine… timi fanno da commento e da con- Il padre (Andrea Muratti), ricco colle- Hotel Lamemoria è un romanzo trappunto. Operazione a nostra cono- zionista d’arte è un po’ un fantasma inclassificabile: non certo un thriller scenza assolutamente nuova, partico- per Lory, una presenza astratta, un (ce ne sono decisamente troppi), lare, non fattibile da tutti, originalissi- ectoplasma. C’è e non c’è, lo vede e anche se la minaccia di morte che ma, interessante. Parole e musica di non lo vede; da sempre (del resto pesa sul protagonista c’è, non proprio A. Tiberio. Ah, ecco: Tibe, diminuti- appare costantemente abbreviato nel un giallo, anche se qualche risvolto vo, accorciativo di Tiberio, ma come pronome “Lui”, con la maiuscola, noir lo si può trovare, non romanzo cognome. La A. del nome resterà un quasi fosse il Padreterno o una divini- d’avventura, né d’amore (malgrado mistero. A meno di andare a vedere tà!). Il giovane è appena arrivato; il l’intrigo sentimental-intellettuale). su www.tibe.it. genitore parte la sera stessa. Per Insomma, un romanzo sui generis Ma veniamo al dunque, cioè al libro. l’Italia (territorio proibito per il figlio; che assicura comunque il piacere della La dea bendata ha avuto la mano feli- non si sa perché). E comunica a Lory lettura; piacere che ci ha spinti ad ce perché Hotel Lamemoria è un pia- la sua intenzione di stabilire il quartier ordinare in libreria anche il primo cevolissimo romanzo. generale dei suoi affari a Venezia, testo di Tibe, pubblicato da Qualcuno, da Venezia, ha spedito a anche per indagare un po’ sull’even- Mondatori nel 2005 e dal titolo Lorenzo (Lory) una busta contenente tuale autore della fotografia lacerata e Valido per due. Ne riparleremo.3 una sua fotografia scattata proprio a del suo invio. Lory resta solo con il 17 il dialogo 6/11
  • 18. PATRONATO L u gano, si par l a di “L avoro ( i n ) S i cu rezza” Si è conclusa domenica 27 novembre Lavoro (in) Sicurezza, la rassegna cine- matografica dedicata alla salvaguardia e alla promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro. di Elisa Ferrante Il Circolo ACLI di Lugano, le ACLI Ticino e il Patronato ACLI hanno mostra- to la volontà di affrontare una tematica così delicata nell’ambito delle dis- cussioni che a livello europeo si sono intrattenute proprio in questi mesi. Infatti si è da poco conclusa a Bilbao la manifestazione conclusiva della campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri 2010-2011. È opinione condivisa attribuire al acquistare una buona familiarità con lavoro un ruolo centrale nella promo- l’ambiente di lavoro in cui opera. zione e nel mantenimento del benes- Il proliferare dei lavori mordi e fuggi, Aspetto che anche nel film è stato rac- sere e della salute. Attraverso il lavoro aumenta le difficoltà di diventare contato dai protagonisti. Serve dun- è possibile costruire ed esprimere la padroni della materia e di conoscere que continua Scolari impegnarsi in creatività, l’autonomia, la realizzazio- fino in fondo anche i rischi ad essa prima persona a favore della salute sui ne sociale. collegati. posti di lavoro ascoltando le paure e le Al tempo della economia globale, l’in- Abbiamo voluto a tal proposito aprire esperienze dei lavoratori. troduzione di tecnologie innovative la rassegna il 22 novembre proprio Il lavoro deve pertanto ossequiare rende sempre più obsolete le cono- con il sindacalista Giovanni Scolari – alcune condizioni: essere ragionevol- scenze professionali dei lavoratori OCST – che quotidianamente si con- mente stabile, essere equamente retri- creando un bisogno di formazione fronta con le dinamiche di trasforma- buito, ed essere svolto in condizioni di continua che non viene sempre soddi- zioni del mercato del lavoro e con epi- rispetto della dignità della sicurezza e sfatto. Peraltro la mobilità anche tra sodi di lavoro prestato attraverso dell’incolumità pscico-fisica delle per- stati all’interno di un mercato del misure di sicurezza avvolte insuffi- sone. Nello stesso tempo condizioni lavoro ha reso ancor più aspra la con- cienti. Presso la sede del Circolo di lavoro che favoriscono e preserva- correnza tra quanti sono alla ricerca di ACLI di Lugano, insieme a Gino no la salute dei lavoratori costituisco- una collocazione professionale più Buscaglia critico e giornalista cinema- no anche un elemento centrale per la sicura e soddisfacente. tografico, hanno animato il dibattito salute economica delle aziende. Conseguenza di tutto ciò è il prolife- attorno alla trama del film: “La È quanto infatti emerso durante la rare di diverse modalità occupaziona- Fabbrica dei Tedeschi” del regista proiezione del secondo film docu- li e contrattuali, la maggior parte lega- Mimmo Calopresti che narra i fatti del mento della rassegna centrato sulla te a lavori, che noi definiamo: mordi e 2007 avvenuti nell’incidente presso le storia professionale dello psicologo fuggi. acciaierie ThyssenKrupp di Torino. del lavoro Francesco Novara ne “Il È facile intuire come questi cambia- Fatti che hanno turbato allora e che senso all’opera”. menti possono effettivamente rappre- ancora - proposti a pochi giorni dalla Durante la sua esperienza professio- sentare un ostacolo a una piena sentenza - suscitano sgomento e por- nale nella storica fabbrica di Adriano assunzione di responsabilità sul fron- tano a riformulare sempre la stessa Olivetti, egli ha potuto approfondire te della prevenzione degli infortuni sia domanda: come è potuto accadere? le conseguenze della dicotomia tra da parte del lavoratore sia da parte del Scolari porta alla luce come anche in organizzazione repressiva e organiz- datore di lavoro. Svizzera ogni anno si verificano 250 zazione che invece chiede adesione Infatti, nelle forme di lavoro indeter- mila infortuni professionali che causa- ideale ed impegno creativo. La prima minato e flessibili, il fattore di mag- no circa 100 morti. Fa rilevare come richiede sottomissione esecutiva e gior rischio è lo scarso tempo che il sia altissima l’incidenza degli infortuni conformità, fattori questi che portano lavoratore ha a disposizione per e delle morti tra i giovani lavoratori, a stati di disagio psichico e depressio- tra gli apprendisti, i lavoratori inesper- ti e gli interinali. La discussione si è incentrata sui rischi derivanti dalla Il Patronato ACLI riduzione del personale attribuibili al Svizzera vi augura costo del lavoro e ai rischi connessi un sereno Natale alle troppe ore consecutive di lavoro. 18 il dialogo 6/11