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Cruscotto di indicatori statistici
                                     Regione Sicilia

                                      II trimestre 2012




1. I risultati di bilancio
   1.1 i risultati economici complessivi
   1.2 i risultati economici distinti per comparto produttivo
   1.3 I valori degli indici di bilancio



2. L’andamento congiunturale delle imprese
   2.1 iscrizioni e cessazioni totali
   2.2 iscrizioni e cessazioni per comparto produttivo
   2.3 le iscrizioni di imprese “femminili”, “giovanili”, “straniere”
   2.4 le procedure concorsuali
   2.5 scioglimenti e liquidazioni




                                                                        1
1. I risultati di bilancio


1.1 I risultati economici complessivi

I risultati economici presentati riguardano un campione di 6.038 imprese di capitali attive nella
regione Sicilia, pari a circa il 14% del totale delle società di capitali attive nella regione Si sottolinea
che si tratta di un campione “stabile nel triennio di valutazione, costituito cioè dalle stesse imprese in
tutti e tre gli anni.

Nel triennio 2009 – 2011, le imprese siciliane hanno registrato un significativo aumento di valore
della produzione, pari a oltre il 12%, passando da quasi € 5,6 miliardi nel primo anno, a € 5,9 miliardi
nel 2010 e a € 6,3 miliardi nel 2011.

Anche il valore aggiunto è aumentato costantemente nel triennio, arrivando nel 2011 a € 1,4 miliardi,
pari a quasi il 23% del valore della produzione nello stesso anno. Le altre grandezze economiche sono
ugualmente cresciute nel triennio considerato. In particolare, l’utile netto è aumentato tra il 2009 e il
2011 del 35%.

Rimane elevatissima la pressione fiscale sulle imprese: solo il 41,5% del reddito ante imposte diviene
reddito netto disponibile alle imprese.

Cresce in modo piuttosto consistente anche la dimensione media del valore della produzione, pur
rimanendo su valori complessivamente non alti: nel 2011 ha superato € 1,3 milioni.

Anche i valori mediani crescono durante il triennio, segnalando un rafforzamento complessivo del
sistema produttivo.

Nonostante questi incrementi, il tessuto produttivo siciliano rimane piuttosto debole, anche rispetto
al contesto meridionale, sia in termini di valore della produzione. La dimensione media e mediana
delle aziende siciliane è relativamente bassa. Il valore medio del valore della produzione è pari, infatti
al 43% circa di quello della prima regione del Mezzogiorno e al 42% del valore medio delle regioni
italiane.

La posizione della Sicilia rispetto alle altre regioni del Paese migliora se si considera il valore aggiunto.

Il 60% circa del campione di imprese di capitali considerato risulta in utile. L’insieme delle imprese in
utile realizza quasi l’82% del valore della produzione del campione complessivo. Dunque, le imprese
in utile sono numericamente del tutto prevalenti e realizzano una quota proporzionalmente
maggiore di fatturato.

Tra il 2010 e il 2011, il numero delle imprese in utile è leggermente aumentato e per converso sono
diminuite quelle in perdita.




                                                                                                           2
1.2 I risultati economici distinti per comparto produttivo

Il “commercio” con circa il 42% è il comparto che nel 2011 realizza la maggior quota di valore della
produzione regionale; segue il “manifatturiero, energia e minerarie”, con quasi il 20% del totale.
Quasi due terzi del valore della produzione realizzato dalle imprese siciliane risulta, dunque,
concentrato in due soli comparti. Al terzo posto con circa il 10-11% del totale seguono le
“costruzioni”.

Il “manifatturiero, energia e minerario” mostra un elevato valore del valore aggiunto (pari al 24% del
valore aggiunto totale e al 28% del valore della produzione del manifatturiero)

Va notato il risultato registrato dal turismo che rappresenta solo il 2,2% del valore della produzione
totale, ma con un valore aggiunto altissimo.

Il “manifatturiero, energia, minerario” e il “commercio” registrano nel 2011 anche la maggiore
dimensione media delle imprese, con un valore della produzione di poco più di € 2 milioni



1.3 I valori degli indici di bilancio

Il campione esaminato di imprese di capitale della regione Sicilia ha nel 2011 un ROI pari al 3,1%, in
aumento rispetto al 2,8% del 2010. Un risultato che deriva da un ROS pari al 4,2% (nel 2010 era al
3,9%) e un tasso di rotazione del capitale di circa l’74%. Anche il ROE risulta piuttosto modesto al
3,2%, come nel 2010. Piuttosto debole è anche il grado di indipendenza finanziaria è molto modesto,
attestandosi al 27%.

Sono naturalmente migliori i risultati delle sole società in utile, senza però raggiungere livelli in
assoluto particolarmente elevati. Il ROE arriva al 10,3% (in aumento rispetto al 2010, quando era al
9,8%). Il ROI si attesta al 5,4%, grazie sia all’incremento del tasso di rotazione del capitale che arriva
all’84%, sia all’aumento del ROS che risulta pari al 6,4%. La struttura finanziaria pur risultando
leggermente migliore, rimane debole con un rapporto tra capitale proprio e impieghi totali al 28%;




                                                                                                        3
1. L’andamento congiunturale delle imprese



2.1 Iscrizioni e cessazioni totali

Nel secondo trimestre 2012, le iscrizioni di nuove imprese in Sicilia sono state 8.583, il 3,6%% in
meno di quelle del precedente trimestre, ma il 5,6% in più delle iscrizioni nello stesso trimestre
del 2011 (mentre a livello nazionale, vi è stata una riduzione del 2,6%).

Quasi il 13% delle nuove iscritte sono società di capitali, mentre circa il 76% sono imprese
individuali.

Le cessazioni (non d’ufficio) sono state in totale 6.476, con una riduzione di oltre il 39% rispetto
alle cessazioni nel precedente trimestre, ma un aumento di oltre il 22% rispetto al valore dello
stesso trimestre dello scorso anno. Anche per le cessazioni prevalgono nettamente le società
individuali.

Rispetto al precedente trimestre, la dinamica delle imprese risulta dunque più stabile con una
riduzione sia delle iscrizioni che delle cessazioni, ma queste ultime in misura proporzionalmente
nettamente maggiore. A confronto con il secondo trimestre del 2011, l’andamento è
esattamente all’opposto con un aumento sia delle iscrizioni che delle cessazioni.

Il confronto tra iscrizioni e cessazioni (non d’ufficio) nel secondo trimestre 2012 mostra dunque
un saldo ampiamente positivo di 2.107 unità, pari al 24% delle nuove iscritte.



1.2 iscrizioni e cessazioni per comparto produttivo

Il 35% circa delle imprese nuove iscritte (e classificate) appartengono al “commercio”; seguono
con il 15% quelle dell’ “agricoltura e attività connesse”.

Interessante osservare che le nuove iscrizioni nel “turismo” arrivano a quasi il 10% e risultano in
crescita di quasi l’11% rispetto alle iscrizioni del precedente trimestre.

“Commercio” e “agricoltura e attività affini” sono ai primi posti anche per quanto riguarda il
numero delle cessazioni (non d’ufficio); questi due comparti da soli determinano il 55% del totale
delle cessazioni nel trimestre; il numero di imprese cessate nel “commercio” è comunque quasi il
doppio di quello dell’”agricoltura e attività affini”.




                                                                                                  4
2.3 le iscrizioni di imprese ”femminili”, “giovanili” e “straniere” 1

    Il 42% delle nuove imprese iscritte nel secondo trimestre appartengono alle categorie delle
    imprese “giovanili”; il 30% a quella delle imprese “femminili” e il 9% a quella delle imprese
    “straniere” 2.

    Le iscrizioni di imprese “giovanili”, “femminili” e “straniere” crescono in modo abbastanza
    significativo sia rispetto al precedente trimestre 2012 che rispetto al secondo trimestre 2011

    L’81% delle imprese “femminili” e l’85% di quelle “giovanili” è iscritta nella forma di impresa
    individuale. Per quelle “straniere”, questa percentuale sale al 93%.

    Circa il 36% delle imprese “femminili” nasce nel “commercio”; molto minore, ma comunque
    significativa anche la presenza anche nella “agricoltura” (19% del totale delle nuove imprese
    classificate). Anche per le imprese “giovanili” prevale nettamente il “commercio” (38% delle
    nuove iscritte classificate) seguito a notevole distanza da “agricoltura” e “costruzioni. Arriva al
    70% la concentrazione nel “commercio” delle imprese “straniere”.



    2.4 le procedure concorsuali

    Nel secondo trimestre sono state aperte 195 procedure per fallimento, pari allo 0,42 per mille
    imprese; valore inferiore alla media italiana (0,55 per mille imprese).

    Circa il 63% dei fallimenti ha riguardato società di capitali, con un’incidenza anche in questo caso
    inferiore a quella media nazionale.

    Sono stati invece 32 i concordati o altre forme di accordi; un valore che in proporzione alla
    dimensione del tessuto produttivo risulta leggermente minore a quello medio italiano.

    Oltre il 40% delle procedure concorsuali ha riguardato le imprese nel “commercio”. Il secondo
    comparto più coinvolto è quello delle “costruzioni”, seguito da “manifatturiero, energia e
    minerario”.




1
  Le imprese “femminili” sono imprese la cui partecipazione di genere risulta complessivamente superiore al
50%, mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite.
Le imprese “giovanili” sono imprese in cui la partecipazione di persone “under 35” risulta complessivamente
superiore al 50%, mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite
Le imprese “straniere” sono imprese in cui la partecipazione di persone non cittadini italiani risulta
complessivamente superiore al 50% mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite.
2
  Importante precisare che non è possibile aggregare i risultati delle tre categorie di imprese “femminili”,
“giovanili” e “straniere” e considerarle un unico insieme. Infatti, il metodo di rilevazione dei dati prevede che
un’impresa rientrante contemporaneamente in più di una categoria sia conteggiata in tutte le categorie di
appartenenza. Questo, nel caso di aggregazione dei valori delle singole categorie, determinerebbe un’evidente
duplicazione (o addirittura “triplicazione”) dei valori.

                                                                                                               5
2.5Scioglimenti e liquidazioni

Gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati 893, pari all’1,93 per mille imprese; un valore
nettamente inferiore a quello medio italiano (2,76). A queste si aggiungono altre 23 conclusioni
di attività d’impresa che hanno riguardato quasi esclusivamente le “altre forme” societarie.

Il numero prevalente degli scioglimenti e liquidazioni si è avuto tra le società di capitali; la
proporzione rispetto al totale delle società di capitali rimane comunque inferiore a quella
osservata a livello nazionale. Relativamente numerose sono anche gli scioglimenti e le
liquidazioni di società di persone.

Le liquidazioni e scioglimenti sono più numerose nel “commercio; seguono a notevole distanza i
“servizi alle imprese”, le “costruzioni”.




                                                                                              6

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  • 1. Cruscotto di indicatori statistici Regione Sicilia II trimestre 2012 1. I risultati di bilancio 1.1 i risultati economici complessivi 1.2 i risultati economici distinti per comparto produttivo 1.3 I valori degli indici di bilancio 2. L’andamento congiunturale delle imprese 2.1 iscrizioni e cessazioni totali 2.2 iscrizioni e cessazioni per comparto produttivo 2.3 le iscrizioni di imprese “femminili”, “giovanili”, “straniere” 2.4 le procedure concorsuali 2.5 scioglimenti e liquidazioni 1
  • 2. 1. I risultati di bilancio 1.1 I risultati economici complessivi I risultati economici presentati riguardano un campione di 6.038 imprese di capitali attive nella regione Sicilia, pari a circa il 14% del totale delle società di capitali attive nella regione Si sottolinea che si tratta di un campione “stabile nel triennio di valutazione, costituito cioè dalle stesse imprese in tutti e tre gli anni. Nel triennio 2009 – 2011, le imprese siciliane hanno registrato un significativo aumento di valore della produzione, pari a oltre il 12%, passando da quasi € 5,6 miliardi nel primo anno, a € 5,9 miliardi nel 2010 e a € 6,3 miliardi nel 2011. Anche il valore aggiunto è aumentato costantemente nel triennio, arrivando nel 2011 a € 1,4 miliardi, pari a quasi il 23% del valore della produzione nello stesso anno. Le altre grandezze economiche sono ugualmente cresciute nel triennio considerato. In particolare, l’utile netto è aumentato tra il 2009 e il 2011 del 35%. Rimane elevatissima la pressione fiscale sulle imprese: solo il 41,5% del reddito ante imposte diviene reddito netto disponibile alle imprese. Cresce in modo piuttosto consistente anche la dimensione media del valore della produzione, pur rimanendo su valori complessivamente non alti: nel 2011 ha superato € 1,3 milioni. Anche i valori mediani crescono durante il triennio, segnalando un rafforzamento complessivo del sistema produttivo. Nonostante questi incrementi, il tessuto produttivo siciliano rimane piuttosto debole, anche rispetto al contesto meridionale, sia in termini di valore della produzione. La dimensione media e mediana delle aziende siciliane è relativamente bassa. Il valore medio del valore della produzione è pari, infatti al 43% circa di quello della prima regione del Mezzogiorno e al 42% del valore medio delle regioni italiane. La posizione della Sicilia rispetto alle altre regioni del Paese migliora se si considera il valore aggiunto. Il 60% circa del campione di imprese di capitali considerato risulta in utile. L’insieme delle imprese in utile realizza quasi l’82% del valore della produzione del campione complessivo. Dunque, le imprese in utile sono numericamente del tutto prevalenti e realizzano una quota proporzionalmente maggiore di fatturato. Tra il 2010 e il 2011, il numero delle imprese in utile è leggermente aumentato e per converso sono diminuite quelle in perdita. 2
  • 3. 1.2 I risultati economici distinti per comparto produttivo Il “commercio” con circa il 42% è il comparto che nel 2011 realizza la maggior quota di valore della produzione regionale; segue il “manifatturiero, energia e minerarie”, con quasi il 20% del totale. Quasi due terzi del valore della produzione realizzato dalle imprese siciliane risulta, dunque, concentrato in due soli comparti. Al terzo posto con circa il 10-11% del totale seguono le “costruzioni”. Il “manifatturiero, energia e minerario” mostra un elevato valore del valore aggiunto (pari al 24% del valore aggiunto totale e al 28% del valore della produzione del manifatturiero) Va notato il risultato registrato dal turismo che rappresenta solo il 2,2% del valore della produzione totale, ma con un valore aggiunto altissimo. Il “manifatturiero, energia, minerario” e il “commercio” registrano nel 2011 anche la maggiore dimensione media delle imprese, con un valore della produzione di poco più di € 2 milioni 1.3 I valori degli indici di bilancio Il campione esaminato di imprese di capitale della regione Sicilia ha nel 2011 un ROI pari al 3,1%, in aumento rispetto al 2,8% del 2010. Un risultato che deriva da un ROS pari al 4,2% (nel 2010 era al 3,9%) e un tasso di rotazione del capitale di circa l’74%. Anche il ROE risulta piuttosto modesto al 3,2%, come nel 2010. Piuttosto debole è anche il grado di indipendenza finanziaria è molto modesto, attestandosi al 27%. Sono naturalmente migliori i risultati delle sole società in utile, senza però raggiungere livelli in assoluto particolarmente elevati. Il ROE arriva al 10,3% (in aumento rispetto al 2010, quando era al 9,8%). Il ROI si attesta al 5,4%, grazie sia all’incremento del tasso di rotazione del capitale che arriva all’84%, sia all’aumento del ROS che risulta pari al 6,4%. La struttura finanziaria pur risultando leggermente migliore, rimane debole con un rapporto tra capitale proprio e impieghi totali al 28%; 3
  • 4. 1. L’andamento congiunturale delle imprese 2.1 Iscrizioni e cessazioni totali Nel secondo trimestre 2012, le iscrizioni di nuove imprese in Sicilia sono state 8.583, il 3,6%% in meno di quelle del precedente trimestre, ma il 5,6% in più delle iscrizioni nello stesso trimestre del 2011 (mentre a livello nazionale, vi è stata una riduzione del 2,6%). Quasi il 13% delle nuove iscritte sono società di capitali, mentre circa il 76% sono imprese individuali. Le cessazioni (non d’ufficio) sono state in totale 6.476, con una riduzione di oltre il 39% rispetto alle cessazioni nel precedente trimestre, ma un aumento di oltre il 22% rispetto al valore dello stesso trimestre dello scorso anno. Anche per le cessazioni prevalgono nettamente le società individuali. Rispetto al precedente trimestre, la dinamica delle imprese risulta dunque più stabile con una riduzione sia delle iscrizioni che delle cessazioni, ma queste ultime in misura proporzionalmente nettamente maggiore. A confronto con il secondo trimestre del 2011, l’andamento è esattamente all’opposto con un aumento sia delle iscrizioni che delle cessazioni. Il confronto tra iscrizioni e cessazioni (non d’ufficio) nel secondo trimestre 2012 mostra dunque un saldo ampiamente positivo di 2.107 unità, pari al 24% delle nuove iscritte. 1.2 iscrizioni e cessazioni per comparto produttivo Il 35% circa delle imprese nuove iscritte (e classificate) appartengono al “commercio”; seguono con il 15% quelle dell’ “agricoltura e attività connesse”. Interessante osservare che le nuove iscrizioni nel “turismo” arrivano a quasi il 10% e risultano in crescita di quasi l’11% rispetto alle iscrizioni del precedente trimestre. “Commercio” e “agricoltura e attività affini” sono ai primi posti anche per quanto riguarda il numero delle cessazioni (non d’ufficio); questi due comparti da soli determinano il 55% del totale delle cessazioni nel trimestre; il numero di imprese cessate nel “commercio” è comunque quasi il doppio di quello dell’”agricoltura e attività affini”. 4
  • 5. 2.3 le iscrizioni di imprese ”femminili”, “giovanili” e “straniere” 1 Il 42% delle nuove imprese iscritte nel secondo trimestre appartengono alle categorie delle imprese “giovanili”; il 30% a quella delle imprese “femminili” e il 9% a quella delle imprese “straniere” 2. Le iscrizioni di imprese “giovanili”, “femminili” e “straniere” crescono in modo abbastanza significativo sia rispetto al precedente trimestre 2012 che rispetto al secondo trimestre 2011 L’81% delle imprese “femminili” e l’85% di quelle “giovanili” è iscritta nella forma di impresa individuale. Per quelle “straniere”, questa percentuale sale al 93%. Circa il 36% delle imprese “femminili” nasce nel “commercio”; molto minore, ma comunque significativa anche la presenza anche nella “agricoltura” (19% del totale delle nuove imprese classificate). Anche per le imprese “giovanili” prevale nettamente il “commercio” (38% delle nuove iscritte classificate) seguito a notevole distanza da “agricoltura” e “costruzioni. Arriva al 70% la concentrazione nel “commercio” delle imprese “straniere”. 2.4 le procedure concorsuali Nel secondo trimestre sono state aperte 195 procedure per fallimento, pari allo 0,42 per mille imprese; valore inferiore alla media italiana (0,55 per mille imprese). Circa il 63% dei fallimenti ha riguardato società di capitali, con un’incidenza anche in questo caso inferiore a quella media nazionale. Sono stati invece 32 i concordati o altre forme di accordi; un valore che in proporzione alla dimensione del tessuto produttivo risulta leggermente minore a quello medio italiano. Oltre il 40% delle procedure concorsuali ha riguardato le imprese nel “commercio”. Il secondo comparto più coinvolto è quello delle “costruzioni”, seguito da “manifatturiero, energia e minerario”. 1 Le imprese “femminili” sono imprese la cui partecipazione di genere risulta complessivamente superiore al 50%, mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite. Le imprese “giovanili” sono imprese in cui la partecipazione di persone “under 35” risulta complessivamente superiore al 50%, mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite Le imprese “straniere” sono imprese in cui la partecipazione di persone non cittadini italiani risulta complessivamente superiore al 50% mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite. 2 Importante precisare che non è possibile aggregare i risultati delle tre categorie di imprese “femminili”, “giovanili” e “straniere” e considerarle un unico insieme. Infatti, il metodo di rilevazione dei dati prevede che un’impresa rientrante contemporaneamente in più di una categoria sia conteggiata in tutte le categorie di appartenenza. Questo, nel caso di aggregazione dei valori delle singole categorie, determinerebbe un’evidente duplicazione (o addirittura “triplicazione”) dei valori. 5
  • 6. 2.5Scioglimenti e liquidazioni Gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati 893, pari all’1,93 per mille imprese; un valore nettamente inferiore a quello medio italiano (2,76). A queste si aggiungono altre 23 conclusioni di attività d’impresa che hanno riguardato quasi esclusivamente le “altre forme” societarie. Il numero prevalente degli scioglimenti e liquidazioni si è avuto tra le società di capitali; la proporzione rispetto al totale delle società di capitali rimane comunque inferiore a quella osservata a livello nazionale. Relativamente numerose sono anche gli scioglimenti e le liquidazioni di società di persone. Le liquidazioni e scioglimenti sono più numerose nel “commercio; seguono a notevole distanza i “servizi alle imprese”, le “costruzioni”. 6