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Spiz di Lagunaz, Diedro Casarotto-Radin
Relazione da una ripetizione del settembre 2013.
Primi salitori: Renato Casarotto & Piero Radin, dal 7 all'11 giugno 1975.
Difficoltà: VI+/A1, ED.
Lunghezza: circa 1000 metri (la sola via).
Tempi: 3 ore per lo zoccolo, 10/15 ore per la via, 5 ore per la discesa. (molto variabili).
Quasi indispensabile mettere in conto (almeno) un bivacco!!
Materiale: assortimento di nuts e friends (il 4 è utile ma non indispensabile). Martello e qualche
chiodo.
Commento: un viaggio indimenticabile che regala emozioni intense… quando tornerete alla
macchina (dopo svariate ore in ballo tra i su e giù in questo angolo di mondo selvaggio e favoloso)
non sarete più quelli che erano partiti !! Il sogno di una vita che si realizza… ed è all’altezza delle
aspettative: lungo, duro, complesso, isolato, ma… magnifico !
L’avvicinamento è decisamente più battuto rispetto a quello che pensavamo e temevamo… ci sono
parecchi ometti e la traccia (a parte qualche dubbio ogni tanto) è sempre abbastanza buona: senza
perdersi in 2h30/3h00 si fa.
La via è idealmente suddivisibile in 3 parti: la prima è scabrosa e si svolge sullo zoccolo erboso con
roccia che richiede un po’ di attenzione; la seconda è caratterizzata dai tiri duri che permettono di
raccordarsi al diedro ed è caratterizzata da arrampicata dura ma relativamente chiodata (non
troppo), mentre la terza parte è il grande diedro a libro aperto che si supera in libera con difficoltà
sostenute ma mai estreme. Nel complesso la chiodatura è buona e mediamente si riesce sempre a
integrare con protezioni veloci.
La discesa, di fatto, è un’altra via ed è decisamente molto complessa; non è poi così da escludere di
avere qualche contrattempo: a noi si è incastrata una corda sulla prima doppia dalla torre, ma non è
poi così difficile sbagliarsi (soprattutto con la nebbia che toglie i riferimenti dei punti cardinali) con
conseguente perdita di tempo.
I cellulari cominciano a prendere a tratti alla cengia sotto la vetta e (anche se le calate sono
attrezzate…) una ritirata non è neanche da prendere in considerazione !! Insomma nel complesso
una grande cavalcata di grande impegno fisico e mentale…
Avvicinamento: Dalla baita del tita (è una vecchia baita abbandonata con pietre sporgenti e di
fianco scritto “la baita” e un piccolo parcheggio vicino) entrare nel giardino della villetta poco più
avanti ed inoltrarsi nel bosco poco sopra (ometti). Rimontare il ripido bosco verso sx seguendo
qualche traccia e qualche ometto fino al canale (non evidente dal basso) ascendente da sx verso dx
che permette di superare la parte bassa dello zoccolo. Risalire il canale tenendosi ogni tanto sulla
sua dx per evitare qualche strozzatura, superare uno spigoletto verso dx entrando in un secondo
canale più largo ed appoggiato che permette di raggiungere sulla dx il boschetto sotto l’imponente
parete della terza pala. Seguire le tracce di sentiero che si inoltrano inizialmente un po’ verso dx,
poi in verticale ed infine piegano decisamente verso sx e conducono contro una fascia di placche
erbose appoggiate. Traversare verso sx costeggiando la base delle placche fino a un canalino
erboso; risalire i primi metri sulle facili placche di dx (III) e spostarsi poi sul fondo del canalino
(corda fissa) e risalirlo. Si seguono ancora le tracce nel bosco superando un altro breve risalto
verticale e si traversa quindi a sx fino ad uno spigolo. Si risale lo spigolo con facile arrampicata su
roccia buona (III) seguendo le tracce di passaggio e nella parte alta si raggiunge obliquando verso
dx la grande cengia che taglia tutta la parete della terza pala. Da qui si traversa tutto a sx seguendo
la cengia ed entrando nel boral; si supera infine un breve caminetto con masso incastrato e si giunge
a un posto da bivacco attrezzato (hotel massarotto) le cui condizioni possono essere più o meno
buone a seconda dello stillicidio… poco oltre si giunge all’attacco del piano inclinato (gradoni
erbosi); abbassandosi brevemente per un piccolo ghiaione si perviene ad un pilastro compatto che
precipita nel boral (oltre la cengia scompare). L’attacco di trova in corrispondenza di un diedrino
pieno d’erba e mughi che sale leggermente da sx verso dx... difficile da individuare con il buio.
(3h00 dalla baita… senza intoppi e senza perdersi!).
Descrizione:
1° tiro: risalire il diedro verso dx fino alla sosta (cordino su mugo) su comodo terrazzino. [45 m,
IV]
2° tiro: si risalgono le roccette sopra la sosta. Seguendo infine un vago spigoletto si giunge ad
un buono spiazzo dove si sosta (cordino su mugo). [45 m, III]
3° tiro: si risalgono le placche sovrastanti con percorso non obbligato fino a un buon terrazzo
dove si sosta (cordino su mugo). [60 m, IV/IV+]
4° tiro: si obliqua nettamente a sx su terreno facile ed appoggiato fino alla base della fessura
erbosa che separa la parete verticale di sx dalle placche appoggiate di dx. Si risale questa fessura o
le lavorate placche di sx fino a dove si scorge la possibilità di uscire facilmente a sx verso una
evidente zona fessurata erbosa. Sosta da attrezzare su spuntone + friends. [80 m, IV]
5° tiro: ci si sposta leggermente a sx e si risale la grande fessura fino ad un terrazzino con
chiodo e clessidra. [40m, IV]
6° tiro: si risale il diedro sovrastante e si continua lungo la seguente facile fessura fino a un
buon terrazzino alla base di un grande diedro dove si sosta su chiodo+cordino incastrato (molto alti)
+ clessidra (molto in basso). [40 m, IV+]
7° tiro: si supera il diedro strapiombante e si obliqua successivamente sulla dx fino a un buon
terrazzino sotto il gigantesco tetto giallo. Sosta su 2 piccole clessidre. [35 m, V+]
8° tiro: alzarsi pochi metri sulla dx della sosta e rinviare il primo chiodo; riportarsi quindi verso
sx giungendo alla base dell’evidente fessura chiodata che si risale (A1 su chiodi/friends) fino alla
sosta su 3 chiodi sotto il grande tetto. [25 m, VI+/A1 o VII+]
9° tiro: traversando 2 metri a sx (chiodo) si giunge ad una seconda sosta (sconsigliata) su 3
chiodi. Da qui alzarsi (chiodo) fino a sotto il grande tetto e uscire sotto di esso sulla sx (2 chiodi).
Risalire la fessura sovrastante (qualche chiodo) fino a sotto il secondo tetto. Superarlo direttamente
(chiodi) fino ad una zona più semplice che obliquando verso sx conduce alla sosta (5 chiodi) di
fianco ad una profonda nicchia (possibile posto da bivacco per (2/3 persone). [30 m, VI+/A1, Noi
l’abbiamo trovato decisamente bagnato… ma a nostro avviso questo è decisamente il tiro chiave!]
10° tiro: rinviare il dado incastrato a sx e superare con passo duro il muretto sovrastante che
permette di alzarsi su una piccola cornice. Obliquare a dx puntando una piccola nicchia (chiodo) e
da questa traversare nettamente a sx (chiodi) fino al famoso chiodone artigianale (attenzione: balla
parecchio !!) che permette di raggiungere una zona appoggiata sulla sx (cordino su clessidra sotto il
chiodone, comodo per il secondo). Traversando pochi metri a sx si sosta (2 chiodi) su comodo
terrazzo alla base di un evidente diedro. [25 m, VI+/A0 o VII–]
11° tiro: seguire il diedro sopra la sosta fino a un piccolo ripiano (chiodo sulla dx); da qui
traversare pochi metri a sx immettendosi in un secondo vago diedro che si risale fino a portarsi alla
base dell’imponente diedrone… sosta sulla dx su due chiodi non uniti da un cordino (difficile da
trovare). [50 m, VI]
12° tiro: seguire il diedro seguendo le zone più facili (placchette sul lato sx) fino alla sosta (2
chiodi con cordino rosso) in una comoda nicchia sul suo fondo. [40 m, IV+]
13° tiro: si segue ancora il diedro fino a una vaga nicchia dove si sosta su un chiodo + friends.
[45 m, V/V+]
14° tiro: si segue il diedro (ora più verticale) superando un piccolo tetto. Sosta su 2 chiodi poco
più sopra in una vaga nicchia. [40 m, V+]
15° tiro: dritti (masso incastrato + chiodo) fin sotto il tetto; uscire a sx con bella dulfer e
proseguire (2 chiodi) fino alla sosta appesa su 3 chiodi (di cui uno mio) sulla dx. [30 m, VI]
16° tiro: rinviare il masso incastrato sulla sx e… dritti nel diedro superando un tratto verticale
ostico e non chiodato. Superando un ultimo muretto (2 chiodi) si giunge alla sosta (2 chiodi) su un
piccolo terrazzino. [30 m, VI]
17° tiro: si continua seguendo il diedro (possibile sosta su 2 chiodi 10 metri più in alto) fino a
dove questo piega leggermente a sx (chiodo). con l’aiuto si una bella fessura poco più a sx del
fondo del diedro si giunge alla sosta su 3 chiodi su scomodo gradino. [40 m, V+]
18° tiro: si rientra nel fondo del diedro e si supera un tratto verticale (chiodi precari, ma
facilmente integrabile) fin sotto un evidente tetto che si supera sulla dx. Si sosta poco più sopra
scomodamente su 2 chiodi. [25 m, VI]
19° tiro: si segue il diedro (chiodi) su roccia cattiva per una decina di metri fino a un chiodo con
cordino sulla sx che permette di traversare pochi metri a sx raggiungendo una zona appoggiata
facile che permette di uscire sulla grande cengia (attenzione alle pietre). Sosta su 2 chiodi sulla dx.
[30 m, VI/VI+]
20° tiro: si segue la cengia sulla dx (posti da bivacco più o meno buoni a seconda dello
stillicidio). Sosta da attrezzare alla base di una fessura poco oltre un piccolo grottino. [50 m]
21° tiro: dritti seguendo la fessura che permette di raggiungere dopo pochi metri una zona facile
che si segue verso dx fino a una macchia di mughi dove si sosta. [55 m, IV inizialmente poi II]
22° tiro: si segue la costola rocciosa sulla dx del canale fino a una vaga crestina. Sosta da
attrezzare su spuntoni. [80 m, II/III]
23° tiro: si supera l’evidente spigolo fino a una macchia di mughi e quindi le roccette
appoggiate sulla sx fino alla vetta [55 m, III].
Discesa: Proprio sulla vetta si trova un posto da bivacco; rispetto alla cengia sicuramente è più
asciutto e più comodo, ma decisamente più esposto al vento e alle intemperie atmosferiche…
Dalla vetta seguire la cresta mugosa verso Nord superando un ampio canale-camino; abbassarsi
sulla dx portandosi al suo interno (tracce e ometti) fino ad individuare la calata su mugo con
cordini.
Calata di 45 metri fino a una zona appoggiata.
Calata di 50 metri su chiodo + clessidra fino a una zona erbosa.
Scavallare brevemente verso nord (sinistra faccia a valle) una piccola cresta ed abbassarsi verso
l’intaglio fino alla successiva calata su chiodo + clessidra che con una doppia di 50 metri deposita
su un terrazzo sul fondo del canale.
Da qui inizia la risalita della torre di lagunaz: si traversa quasi in orizzontale verso nord per esili
cenge esposte (clessidra con cordone) fino ad immettersi nel fondo di un grande canale. Risalirlo
fino a un breve muretto verticale che si supera sulla dx (III+) e continuare sul fondo del canale fino
a un grande anfiteatro. Qui proseguire dritto o leggermente sulla sx imboccando un camino che
porta in vetta (II/III).
Dalla vetta scavallare sul versante opposto (verso Nord, in direzione del monte san Lucano) e
individuare una calata su masso incastrato poco sotto una grossa macchia di mughi.
Calata di 45 metri seguendo un vago spigolino fino ad un gradino con chiodo + clessidra.
Calata di 45 metri fino a una cengia con clessidrone cordonato.
Calata di 50 metri che deposita all’intaglio con il monte san lucano.
Appeso ad un chiodo sotto un grosso sasso si trova la custodia con il libro delle salite.
Risalire ora le pendici erbose del monte san lucano verso dx (tracce e pochi ometti) fino a una
grande cengia che taglia tutta la parete verso sx sopra una parete verticale fino a giungere sul
versante nord. Da qui abbassarsi pochi metri sotto lo spigolo (ometti) fino ad individuare un
ancoraggio per doppia su clessidra e spuntone in prossimità di un piccolo canalino.
Calata di 50 metri fino a un secondo grosso spuntone in prossimità di un altro canalino (occhio ai
sassi). Altra calata di 50 metri verso dx faccia a valle fino alla cresta erbosa che unisce il monte san
lucano e la quarta pala.
Da qui si ha finalmente modo di sgranchirsi un po’ le gambe con una bella passeggiatona fino alla
macchina: seguire le tracce che passano sotto l’arco di bersanel e conducono alla forcella di gares
dove si incrocia il sentiero che scendendo verso sud conduce a Col di Prà e da qui per strada
asfaltata (o autostop) fino alla baita del Tita… 5/6 ore per la discesa.
Sui primi tiri di zoccolo. Ben visibile il grande tetto giallo e si intuisce il grande diedro.
Sul primo tiro duro sotto il grande tetto.
La partenza del nono tiro.
Il rinviaggio del famoso chiodone artigianale sul decimo tiro.
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  • 2. Commento: un viaggio indimenticabile che regala emozioni intense… quando tornerete alla macchina (dopo svariate ore in ballo tra i su e giù in questo angolo di mondo selvaggio e favoloso) non sarete più quelli che erano partiti !! Il sogno di una vita che si realizza… ed è all’altezza delle aspettative: lungo, duro, complesso, isolato, ma… magnifico ! L’avvicinamento è decisamente più battuto rispetto a quello che pensavamo e temevamo… ci sono parecchi ometti e la traccia (a parte qualche dubbio ogni tanto) è sempre abbastanza buona: senza perdersi in 2h30/3h00 si fa. La via è idealmente suddivisibile in 3 parti: la prima è scabrosa e si svolge sullo zoccolo erboso con roccia che richiede un po’ di attenzione; la seconda è caratterizzata dai tiri duri che permettono di raccordarsi al diedro ed è caratterizzata da arrampicata dura ma relativamente chiodata (non troppo), mentre la terza parte è il grande diedro a libro aperto che si supera in libera con difficoltà sostenute ma mai estreme. Nel complesso la chiodatura è buona e mediamente si riesce sempre a integrare con protezioni veloci. La discesa, di fatto, è un’altra via ed è decisamente molto complessa; non è poi così da escludere di avere qualche contrattempo: a noi si è incastrata una corda sulla prima doppia dalla torre, ma non è poi così difficile sbagliarsi (soprattutto con la nebbia che toglie i riferimenti dei punti cardinali) con conseguente perdita di tempo. I cellulari cominciano a prendere a tratti alla cengia sotto la vetta e (anche se le calate sono attrezzate…) una ritirata non è neanche da prendere in considerazione !! Insomma nel complesso una grande cavalcata di grande impegno fisico e mentale… Avvicinamento: Dalla baita del tita (è una vecchia baita abbandonata con pietre sporgenti e di fianco scritto “la baita” e un piccolo parcheggio vicino) entrare nel giardino della villetta poco più avanti ed inoltrarsi nel bosco poco sopra (ometti). Rimontare il ripido bosco verso sx seguendo qualche traccia e qualche ometto fino al canale (non evidente dal basso) ascendente da sx verso dx che permette di superare la parte bassa dello zoccolo. Risalire il canale tenendosi ogni tanto sulla sua dx per evitare qualche strozzatura, superare uno spigoletto verso dx entrando in un secondo canale più largo ed appoggiato che permette di raggiungere sulla dx il boschetto sotto l’imponente parete della terza pala. Seguire le tracce di sentiero che si inoltrano inizialmente un po’ verso dx, poi in verticale ed infine piegano decisamente verso sx e conducono contro una fascia di placche erbose appoggiate. Traversare verso sx costeggiando la base delle placche fino a un canalino erboso; risalire i primi metri sulle facili placche di dx (III) e spostarsi poi sul fondo del canalino (corda fissa) e risalirlo. Si seguono ancora le tracce nel bosco superando un altro breve risalto verticale e si traversa quindi a sx fino ad uno spigolo. Si risale lo spigolo con facile arrampicata su roccia buona (III) seguendo le tracce di passaggio e nella parte alta si raggiunge obliquando verso dx la grande cengia che taglia tutta la parete della terza pala. Da qui si traversa tutto a sx seguendo la cengia ed entrando nel boral; si supera infine un breve caminetto con masso incastrato e si giunge a un posto da bivacco attrezzato (hotel massarotto) le cui condizioni possono essere più o meno buone a seconda dello stillicidio… poco oltre si giunge all’attacco del piano inclinato (gradoni erbosi); abbassandosi brevemente per un piccolo ghiaione si perviene ad un pilastro compatto che precipita nel boral (oltre la cengia scompare). L’attacco di trova in corrispondenza di un diedrino pieno d’erba e mughi che sale leggermente da sx verso dx... difficile da individuare con il buio. (3h00 dalla baita… senza intoppi e senza perdersi!).
  • 3. Descrizione: 1° tiro: risalire il diedro verso dx fino alla sosta (cordino su mugo) su comodo terrazzino. [45 m, IV] 2° tiro: si risalgono le roccette sopra la sosta. Seguendo infine un vago spigoletto si giunge ad un buono spiazzo dove si sosta (cordino su mugo). [45 m, III] 3° tiro: si risalgono le placche sovrastanti con percorso non obbligato fino a un buon terrazzo dove si sosta (cordino su mugo). [60 m, IV/IV+] 4° tiro: si obliqua nettamente a sx su terreno facile ed appoggiato fino alla base della fessura erbosa che separa la parete verticale di sx dalle placche appoggiate di dx. Si risale questa fessura o le lavorate placche di sx fino a dove si scorge la possibilità di uscire facilmente a sx verso una evidente zona fessurata erbosa. Sosta da attrezzare su spuntone + friends. [80 m, IV] 5° tiro: ci si sposta leggermente a sx e si risale la grande fessura fino ad un terrazzino con chiodo e clessidra. [40m, IV] 6° tiro: si risale il diedro sovrastante e si continua lungo la seguente facile fessura fino a un buon terrazzino alla base di un grande diedro dove si sosta su chiodo+cordino incastrato (molto alti) + clessidra (molto in basso). [40 m, IV+] 7° tiro: si supera il diedro strapiombante e si obliqua successivamente sulla dx fino a un buon terrazzino sotto il gigantesco tetto giallo. Sosta su 2 piccole clessidre. [35 m, V+] 8° tiro: alzarsi pochi metri sulla dx della sosta e rinviare il primo chiodo; riportarsi quindi verso sx giungendo alla base dell’evidente fessura chiodata che si risale (A1 su chiodi/friends) fino alla sosta su 3 chiodi sotto il grande tetto. [25 m, VI+/A1 o VII+] 9° tiro: traversando 2 metri a sx (chiodo) si giunge ad una seconda sosta (sconsigliata) su 3 chiodi. Da qui alzarsi (chiodo) fino a sotto il grande tetto e uscire sotto di esso sulla sx (2 chiodi). Risalire la fessura sovrastante (qualche chiodo) fino a sotto il secondo tetto. Superarlo direttamente (chiodi) fino ad una zona più semplice che obliquando verso sx conduce alla sosta (5 chiodi) di fianco ad una profonda nicchia (possibile posto da bivacco per (2/3 persone). [30 m, VI+/A1, Noi l’abbiamo trovato decisamente bagnato… ma a nostro avviso questo è decisamente il tiro chiave!] 10° tiro: rinviare il dado incastrato a sx e superare con passo duro il muretto sovrastante che permette di alzarsi su una piccola cornice. Obliquare a dx puntando una piccola nicchia (chiodo) e da questa traversare nettamente a sx (chiodi) fino al famoso chiodone artigianale (attenzione: balla parecchio !!) che permette di raggiungere una zona appoggiata sulla sx (cordino su clessidra sotto il chiodone, comodo per il secondo). Traversando pochi metri a sx si sosta (2 chiodi) su comodo terrazzo alla base di un evidente diedro. [25 m, VI+/A0 o VII–] 11° tiro: seguire il diedro sopra la sosta fino a un piccolo ripiano (chiodo sulla dx); da qui traversare pochi metri a sx immettendosi in un secondo vago diedro che si risale fino a portarsi alla base dell’imponente diedrone… sosta sulla dx su due chiodi non uniti da un cordino (difficile da trovare). [50 m, VI] 12° tiro: seguire il diedro seguendo le zone più facili (placchette sul lato sx) fino alla sosta (2 chiodi con cordino rosso) in una comoda nicchia sul suo fondo. [40 m, IV+]
  • 4. 13° tiro: si segue ancora il diedro fino a una vaga nicchia dove si sosta su un chiodo + friends. [45 m, V/V+] 14° tiro: si segue il diedro (ora più verticale) superando un piccolo tetto. Sosta su 2 chiodi poco più sopra in una vaga nicchia. [40 m, V+] 15° tiro: dritti (masso incastrato + chiodo) fin sotto il tetto; uscire a sx con bella dulfer e proseguire (2 chiodi) fino alla sosta appesa su 3 chiodi (di cui uno mio) sulla dx. [30 m, VI] 16° tiro: rinviare il masso incastrato sulla sx e… dritti nel diedro superando un tratto verticale ostico e non chiodato. Superando un ultimo muretto (2 chiodi) si giunge alla sosta (2 chiodi) su un piccolo terrazzino. [30 m, VI] 17° tiro: si continua seguendo il diedro (possibile sosta su 2 chiodi 10 metri più in alto) fino a dove questo piega leggermente a sx (chiodo). con l’aiuto si una bella fessura poco più a sx del fondo del diedro si giunge alla sosta su 3 chiodi su scomodo gradino. [40 m, V+] 18° tiro: si rientra nel fondo del diedro e si supera un tratto verticale (chiodi precari, ma facilmente integrabile) fin sotto un evidente tetto che si supera sulla dx. Si sosta poco più sopra scomodamente su 2 chiodi. [25 m, VI] 19° tiro: si segue il diedro (chiodi) su roccia cattiva per una decina di metri fino a un chiodo con cordino sulla sx che permette di traversare pochi metri a sx raggiungendo una zona appoggiata facile che permette di uscire sulla grande cengia (attenzione alle pietre). Sosta su 2 chiodi sulla dx. [30 m, VI/VI+] 20° tiro: si segue la cengia sulla dx (posti da bivacco più o meno buoni a seconda dello stillicidio). Sosta da attrezzare alla base di una fessura poco oltre un piccolo grottino. [50 m] 21° tiro: dritti seguendo la fessura che permette di raggiungere dopo pochi metri una zona facile che si segue verso dx fino a una macchia di mughi dove si sosta. [55 m, IV inizialmente poi II] 22° tiro: si segue la costola rocciosa sulla dx del canale fino a una vaga crestina. Sosta da attrezzare su spuntoni. [80 m, II/III] 23° tiro: si supera l’evidente spigolo fino a una macchia di mughi e quindi le roccette appoggiate sulla sx fino alla vetta [55 m, III].
  • 5. Discesa: Proprio sulla vetta si trova un posto da bivacco; rispetto alla cengia sicuramente è più asciutto e più comodo, ma decisamente più esposto al vento e alle intemperie atmosferiche… Dalla vetta seguire la cresta mugosa verso Nord superando un ampio canale-camino; abbassarsi sulla dx portandosi al suo interno (tracce e ometti) fino ad individuare la calata su mugo con cordini. Calata di 45 metri fino a una zona appoggiata. Calata di 50 metri su chiodo + clessidra fino a una zona erbosa. Scavallare brevemente verso nord (sinistra faccia a valle) una piccola cresta ed abbassarsi verso l’intaglio fino alla successiva calata su chiodo + clessidra che con una doppia di 50 metri deposita su un terrazzo sul fondo del canale. Da qui inizia la risalita della torre di lagunaz: si traversa quasi in orizzontale verso nord per esili cenge esposte (clessidra con cordone) fino ad immettersi nel fondo di un grande canale. Risalirlo fino a un breve muretto verticale che si supera sulla dx (III+) e continuare sul fondo del canale fino a un grande anfiteatro. Qui proseguire dritto o leggermente sulla sx imboccando un camino che porta in vetta (II/III). Dalla vetta scavallare sul versante opposto (verso Nord, in direzione del monte san Lucano) e individuare una calata su masso incastrato poco sotto una grossa macchia di mughi. Calata di 45 metri seguendo un vago spigolino fino ad un gradino con chiodo + clessidra. Calata di 45 metri fino a una cengia con clessidrone cordonato. Calata di 50 metri che deposita all’intaglio con il monte san lucano. Appeso ad un chiodo sotto un grosso sasso si trova la custodia con il libro delle salite. Risalire ora le pendici erbose del monte san lucano verso dx (tracce e pochi ometti) fino a una grande cengia che taglia tutta la parete verso sx sopra una parete verticale fino a giungere sul versante nord. Da qui abbassarsi pochi metri sotto lo spigolo (ometti) fino ad individuare un ancoraggio per doppia su clessidra e spuntone in prossimità di un piccolo canalino. Calata di 50 metri fino a un secondo grosso spuntone in prossimità di un altro canalino (occhio ai sassi). Altra calata di 50 metri verso dx faccia a valle fino alla cresta erbosa che unisce il monte san lucano e la quarta pala. Da qui si ha finalmente modo di sgranchirsi un po’ le gambe con una bella passeggiatona fino alla macchina: seguire le tracce che passano sotto l’arco di bersanel e conducono alla forcella di gares dove si incrocia il sentiero che scendendo verso sud conduce a Col di Prà e da qui per strada asfaltata (o autostop) fino alla baita del Tita… 5/6 ore per la discesa.
  • 6. Sui primi tiri di zoccolo. Ben visibile il grande tetto giallo e si intuisce il grande diedro.
  • 7. Sul primo tiro duro sotto il grande tetto.
  • 8. La partenza del nono tiro.
  • 9. Il rinviaggio del famoso chiodone artigianale sul decimo tiro.
  • 10. Il grande diedro si apre alla vista (dodicesimo tiro).
  • 11. Il grande diedro da una delle ultime soste.
  • 12. La risalita della torre di Lagunaz.