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Il ruolo del consiglio
di amministrazione
nelle societa` di famiglia
Guidalberto Gagliardi (*) e Marzio Molinari (**)
Le opzioni per la governance sono numerose. Ciascuna impresa dovrebbe adottare quella
che ottemperi alle norme e soprattutto risponda alle esigenze emergenti dalla complessita`
della gestione aziendale. Quando la proprieta` aziendale fa capo a una famiglia, la scelta
e` particolarmente delicata.
Introduzione
Le imprese di proprieta` familiare restano la
spina dorsale dell’economia italiana (1). Il lo-
ro successo e` importante per la ricchezza de-
gli attuali componenti della famiglia, come
pure delle generazioni future. Se una PMI si
mostra anche capace di superare la crisi e di
generare profitti, ecco che essa offre pure si-
curezza lavorativa e benessere finanziario al
suo personale, compreso il management.
Un modo per rendere piu` robuste le PMI a
proprieta` familiare, consiste nell’adottare un
sistema di corporate governance che sia con-
temporaneamente efficace e flessibile per
adattarsi alle mutevoli circostanze interne e
ambientali.
Attualmente, in effetti, si riscontra che gli
imprenditori sono piu` interessati a questo
argomento rispetto al passato: per quanto
molte imprese continuino ad avere un consi-
glio di amministrazione solo per conformarsi
a dei requisiti legali, un numero crescente sta
adottando modelli organizzativi piu` evoluti.
I soci dovrebbero decidere quale livello di
governo meglio si attagli alla propria realta`
e comprendere quando sia il momento per
«transitare» ad uno step successivo.
I diversi modelli di governance
delle societa` di famiglia
CdA per conformita`
Il primo livello e` definibile come CdA per
conformita`. Le societa` per legge devono ave-
re un soggetto che funga da amministratore
(con la parziale eccezione delle forme piu`
semplici di societa` di persone come le Snc).
Teoricamente questo soggetto puo` essere
una sola persona (l’amministratore unico),
che assume decisione generalmente senza
particolari formalismi. Una societa` a pro-
prieta` familiare con una governance basilare
potrebbe quindi avere come amministratore
unico il fondatore. Questa configurazione
puo` essere adatta alle prime fasi del ciclo di
vita aziendale, quando i fondatori sono piu`
focalizzati sul costruire l’attivita` piuttosto
che sul gestire un’impresa complessa. L’ado-
zione in tale fase embrionale di un consiglio
di amministrazione piu` articolato potrebbe
portare piu` costi che benefici, salvo che le
necessita` di compliance siano imposte dall’e-
sterno (come avviene, per esempio, per le
banche o per alcune imprese che intendono
acquisire commesse pubbliche).
CdA degli interni
Il CdA degli interni e` una forma poco piu`
articolata di quella appena esaminata. Qui
si ha un organo decisionale formato da piu`
persone, abitualmente componenti delle fa-
Note:
(*) Equity Factory S.A. Lugano
(**) Avvocato - Russo De Rosa Associati Milano
(1) «A fine 2011 la struttura di tipo familiare (cioe` quella in
cui il controllo e` direttamente o indirettamente esercitato
da una persona fisica o da una famiglia) e` riscontrabile in
oltre il 70 per cento delle imprese industriali e dei servizi»,
citato da Istat, Rapporto Annuale 2013, pag.65.
Corporate governance
Governod’impresa
Amministrazione & Finanza n. 10/2015 37
miglie proprietarie e manager di lungo corso.
In questo caso diventa possibile contempera-
re una serie di questioni, dal coinvolgimento
della famiglia nell’attivita`, alla pianificazione
della successione imprenditoriale, sino all’in-
troduzione di prospettive piu` ampie nelle di-
scussioni del consiglio di amministrazione.
Questo tipo di governance puo` essere creata
dal fondatore (2), o dai suoi successori. In
ogni caso e` frequente che nel CdA degli in-
terni la decisione effettiva provenga dalla
proprieta`, piuttosto che da manager real-
mente autonomi. In queste situazioni, d’al-
tronde, i manager coinvolti nel consiglio so-
no abitualmente soggetti di fiducia dell’im-
prenditore stipendiati dall’impresa, anziche´
professionisti: qui premia la conformita` alle
decisioni della proprieta` piuttosto che l’indi-
pendenza di giudizio. Le riunioni del consi-
glio saranno poco frequenti.
CdA della cerchia ristretta
La terza forma teorica e` il CdA della cerchia
ristretta. La proprieta` della societa` (magari
lo stesso fondatore) ammette nel consiglio
di amministrazione consiglieri di cui si fida.
Oltre ai manager di provata fiducia potreb-
bero farne parte anche uno o piu` esperti
esterni (commercialista, avvocato, altri con-
sulenti...). Costoro possono portare in consi-
glio delle competenze e delle esperienze al-
trimenti mancanti e, teoricamente, potrebbe-
ro mettere in discussione alcune posizioni
della proprieta`. Agli «esterni» potrebbero an-
che essere delegate alcune funzioni critiche,
come la supervisione dell’amministrazione e
della contabilita`, la guida di un comitato per
le remunerazioni, la gestione di progetti spe-
ciali (per esempio di operazioni di M&A),
sino alla partecipazione a un comitato dotato
di poteri di veto su determinate materie. Per
quanto sia ampio il perimetro delle attivita` in
capo ai professionisti, e` probabile che l’auto-
rita` decisionale resti comunque nelle mani
del fondatore o dei suoi familiari, per quanto
questi ultimi potrebbero non essere formal-
mente amministratori delegati. Le riunioni
di consiglio non saranno molto formali e la
loro cadenza difficilmente sara` mensile.
Cda quasi indipendente
L’ultimo livello in termini di evoluzione delle
societa` di famiglia e` il cosiddetto CdA quasi
indipendente. I consiglieri esterni, in questa
fattispecie, non hanno altri legami con l’a-
zienda. Non sono soci, dipendenti o consu-
lenti. Portano quindi in consiglio un buon
livello di obiettivita` e di possibilita` di con-
trollo. Si attendono che le loro indicazioni
siano ascoltate (non necessariamente recepi-
te ma non solo udite) e se ritengono di non
essere considerati, tenderanno a dimettersi.
Le procedure del consiglio saranno piu` for-
malizzate, il numero e l’importanza dei co-
mitati potrebbe crescere, la frequenza delle
riunioni sara` tendenzialmente mensile. Le
decisioni saranno collegiali. La differenza a
livello di consiglio di amministrazione tra
un’azienda a proprieta` familiare e una socie-
ta` ad ampia base azionaria si assottigliera`
sino a sparire.
Advisory Board
Si ha anche una variazione sul tema. Si tratta
del cosiddetto Advisory Board, un comitato
privo di funzioni esecutive e dedicato a pro-
durre pareri a beneficio del management, de-
gli amministratori e dei soci. I membri del
«consiglio di consulenza» non votano e non
hanno alcun ruolo gestionale o pubblico nel-
l’impresa. Non rischiano quindi molto, a dif-
ferenza degli amministratori che, ancorche´
nella sostanza potrebbero essere privi di po-
tere, dal punto di vista legale risultano re-
sponsabili di fronte alla legge per gran parte
delle attivita` e delle inadempienze legali del-
l’azienda.
Quale modello adottare
Nell’esperienza pratica si coglie che numero-
se societa` di famiglia hanno tratto beneficio
dallo spostamento verso gli anelli esterni del
modello di governo aziendale, soprattutto in
vista di passaggi generazionali, dell’ingresso
di investitori nel capitale sociale o della ces-
sione a terzi della proprieta`. Un consiglio di
amministrazione collegiale, con una maggio-
re varieta` di esperienze e qualche membro
indipendente agevola un confronto piu` co-
struttivo sulle strategie e rende meno perso-
nalizzata la gestione aziendale, riducendo i
Nota:
(2) Il quale potrebbe anche aver abdicato dal ruolo di
amministratore delegato.
Corporate governance
Governod’impresa
Amministrazione & Finanza n. 10/201538
rischi legati a un eventuale calo dell’operati-
vita` quotidiana dell’imprenditore.
Giova premettere comunque che ciascuna
azienda e ogni famiglia sono uniche ed e`
quindi impossibile trattare tutti i possibili
scenari. L’obiettivo della presente disamina
e` percio` limitato a fornire una cornice su
come si muovano le diverse logiche gestiona-
li affinche´ gli imprenditori (eventualmente
supportati da un consulente) possano deci-
dere quale organizzazione sia piu` adatta al
loro caso.
Si cerchera` quindi di proporre qualche prin-
cipio utile a costruire un organo amministra-
tivo efficace, trattando di come un consiglio
«evoluto» possa contribuire a superare alcu-
ne delle sfide che la societa` a proprieta` fami-
liare deve oggi affrontare. Non senza nascon-
dere le remore che trattengono molti impren-
ditori dal professionalizzare la governance
aziendale e neppure le criticita` che scorag-
giano i consiglieri indipendenti a entrare nel-
le imprese a proprieta` familiare, un tema che
si riscontra a livello internazionale e in realta`
di ogni dimensione (3).
I vantaggi dei modelli di governance
evoluti
La separazione delle esigenze personali da
quelle aziendali e` piu` agevole in presenza di
amministratori che siano estranei alla pro-
prieta` e, possibilmente, all’organico dell’im-
presa di famiglia. La loro terzieta` puo` garan-
tire che l’azienda trattenga sufficienti risorse
per crescere, contribuendo ad assicurare che
i beni aziendali siano impiegati con efficacia
e componendo eventuali dissidi sulla politica
dei dividendi o sul compenso dei membri
della famiglia (4).
Un altro rischio delle PMI a conduzione fa-
miliare consiste in un’eccessiva concentra-
zione dell’attenzione sulla gestione quotidia-
na, a detrimento delle possibilita` di sviluppo
di una strategia di ampio respiro e multi-di-
mensionale (mercato, organizzazione, am-
biente...). Una miopia che diventa particolar-
mente insidiosa quando l’impresa cresce o la
complessita` gestionale aumenta. Un consi-
glio di amministrazione vivace e dotato di
autonomia di pensiero offre l’occasione per
discutere di strategia, arricchendo l’impren-
ditore e il management. Gli amministratori
esterni hanno maggiori possibilita` di scorge-
re il quadro complessivo, delineare tendenze
e cambiamenti nel mercato, notare le oppor-
tunita`, studiare vantaggi e rischi dei possibili
investimenti e delle operazioni di M&A. Que-
sti «outsider» possono portare al tavolo le
esperienze vissute in altre realta`, contribuire
magari con conoscenze specifiche del settore
e con la loro rete di relazioni.
Una delle caratteristiche vincenti per molti
creatori di impresa e` la caparbieta` nel perse-
guire i propri obiettivi anche a dispetto del
parere altrui. Questa prerogativa consente al-
le PMI familiari di orientare rapidamente le
proprie risorse su un certo progetto nella di-
rezione tracciata dal leader. Con il crescere
dell’azienda, pero`, la tenacia puo` degenerare
in un’eccessiva rigidita` che imprigiona l’im-
prenditore nelle scelte passate su progetti o
persone, anche quando queste risultassero
errate o superate. Ci hanno investito molto,
ci credono fermamente, hanno forti legami
psicologici, provano avversita` al cambiamen-
to. Un consiglio di amministrazione con
qualche elemento estraneo alla famiglia por-
ta obiettivita` e indipendenza. La serenita` con
cui un outsider puo` mettere in discussione lo
status quo puo` agevolare l’assunzione di scel-
te dolorose da parte dei familiari-ammini-
stratori. In frangenti difficili, un’impresa
che capisce prontamente quando sia il mo-
mento di abbandonare la «cause perse» ha
una maggiore probabilita` di sopravvivere.
Tra gli importanti vantaggi che un sistema di
governance evoluto puo` conferire a una PMI
vi e` la responsabilizzazione della direzione
(accountability): la necessita` di periodiche
riunioni consiliari potrebbe disciplinare i ge-
stori dell’azienda, impegnandoli a presentare
relazioni, report sul conseguimento degli
Note:
(3) Una ricerca su 40 Paesi indica che: «More family busi-
nesses are seeing the value of appointing experienced
non-executive directors, though it can be hard to find
and recruit people with the right expertise, as family
boards are often perceived to be more problematic than
those of conventional companies». PwC, Family Business
Survey 2014: Up close and professional - the family factor,
2014.
(4) Normalmente collegando la remunerazione di consi-
glieri e manager al raggiungimento di determinati obietti-
vi, piuttosto che al mero arbitrio o al grado di parentela
con l’imprenditore.
Corporate governance
Governod’impresa
Amministrazione & Finanza n. 10/2015 39
obiettivi operativi o finanziari, sui cambia-
menti strategici, sui progetti d’investimento.
Lo stesso si puo` dire per il controllo della
gestione e il presidio del rischio, quando
dei consiglieri esterni potrebbero portare al-
l’attenzione del consiglio l’esigenza di moni-
torare periodicamente l’andamento econo-
mico-finanziario aziendale, nonche´ quella
di verificare e presidiare i rischi. L’intervento
del consiglio potrebbe riguardare l’introdu-
zione del modello 231 e il funzionamento
dei connessi organi di controllo, il monito-
raggio del contesto di riferimento (analisi
PEST (5)), la periodica verifica dell’efficacia
del sistema informativo aziendale, la conser-
vazione delle persone chiave, la prevenzione
dei rischi derivanti da fenomeni naturali o
comunque eccezionali. A questo proposito,
una delle questioni affrontate di frequente
dai consiglieri esterni e` la conformita` con i
valori aziendali, nonche´ con gli standard le-
gali ed etici. La cosiddetta compliance e` fon-
damentale per qualificare la societa` familiare
come rispettosa delle leggi e delle migliori
prassi gestionali e pure come contribuente
attivo alla comunita` di riferimento. Gran
parte degli studiosi concordano nello stabili-
re un forte collegamento tra la sostenibilita`
nel lungo periodo del successo finanziario e
il rapporto tra l’azienda e i suoi «portatori di
interessi». L’attenzione dell’impresa e della
famiglia che la controlla verso gli altri azio-
nisti, i clienti, i fornitori, il personale, le ban-
che, lo Stato e la comunita` e` fondamentale
per la salute aziendale.
E` altresı` probabile che i dipendenti e i con-
sulenti aziendali si sentano piu` liberi nell’e-
sporre ai consiglieri indipendenti possibili
problematiche gestionali, trovando anche il
coraggio di evidenziare criticita` legate a
membri della famiglia proprietaria. Il consi-
glio di amministrazione potra` cosı` percepire
anche dei «segnali deboli» dall’organizzazio-
ne e, se lo riterra` opportuno, avviare delle
indagini mirate.
I consiglieri indipendenti potrebbero anche
contribuire a elevare la qualita` della comuni-
cazione aziendale, svolgendo il ruolo che nel-
le societa` quotate spetta al manager delle in-
vestor relation. Sovrintendendo alla verifica
della qualita` delle informazioni finanziarie
che pervengono alla famiglia, agli altri soci,
alle autorita` e ai creditori, i consiglieri terzi
possono influire sulla trasparenza della co-
municazione finanziaria. La loro azione poi
puo` esplicarsi nel trasmettere, all’interno e
all’esterno dell’organizzazione aziendale, in
modo affidabile, coordinato e tempestivo le
notizie, positive o negative che siano, sull’an-
damento strategico aziendale, contribuendo
anche al cosiddetto crisis management in oc-
casione di eventi negativi di grande portata.
L’ambito in cui la presenza di un consiglio di
amministrazione allargato si mostra insupe-
rabile e` pero` legato alla successione dell’im-
prenditore. Nessun fondatore o amministra-
tore delegato lavorera` in eterno in azienda: la
pianificazione e la realizzazione del passag-
gio di consegne e` fondamentale per la conti-
nuita` dell’impresa. Questo sia nei casi in cui
l’imprenditore progetti tempestivamente la
sua uscita (magari anche su pressione dei
consiglieri indipendenti), sia quando questa
avvenisse repentinamente. Nella successione
pianificata il consiglio puo` incoraggiare l’im-
prenditore a identificare dei possibili rim-
piazzi e a garantire che i candidati possano
sperimentare diversi ruoli per giungere a una
buona conoscenza dell’intera attivita` azien-
dale. Se l’amministratore delegato in pectore
e` un familiare, i consiglieri esterni potrebbe-
ro anche fungere da precettori, superando i
possibili conflitti di ruolo tra parentela e coa-
ching, come pure mettendo in luce senza ti-
mori i punti di forza di ciascun candidato,
nonche´ le aree dove costui o costei necessita
di essere formato. Nei contesti in cui i suc-
cessori del fondatore non subentreranno nel-
la gestione dell’impresa, bensı` solo nella pro-
prieta`, un consiglio di amministrazione ro-
busto e sufficientemente indipendente potra`
guidare la nuova generazione, preservando i
valori e la visione intorno a cui l’imprendito-
re ha creato o sviluppato la societa`. Nei fre-
quenti casi in cui una successione esterna
crei maggiore valore rispetto a un semplice
passaggio intra-familiare, i consiglieri estra-
nei alla famiglia potranno essere utili nel ve-
rificare l’opportunita` di una cessione della
societa`, della sua fusione con altre imprese
o, al limite, di una liquidazione.
Nota:
(5) G. Gagliardi, «La PEST del XXI secolo, un’analisi a tutto
campo», Amministrazione e finanza, 2013, n. 5, p. 34.
Corporate governance
Governod’impresa
Amministrazione & Finanza n. 10/201540
Le preoccupazioni nel cambiare il
modello di governance tradizionale
Se i vantaggi del CdA della cerchia ristretta
o, soprattutto, del CdA quasi indipendente
sono cosı` chiari, ci si chiedera`, come mai
questi modelli non sono di adozione univer-
sale?
Talora vi e` il timore di una perdita di con-
trollo.
Un altro diffuso sentimento e` la paura che
informazioni confidenziali possano essere
diffuse dai membri terzi del consiglio.
Una governance evoluta inoltre comporta
inevitabilmente formalita` e costi addizionali.
Si puo` anche avere l’impressione che la pre-
parazione di ordini del giorno, report, memo-
rie sulle adunanze del consiglio sia uno spre-
co di tempo. La registrazione delle decisioni
e della discussione sottostante puo` invece ri-
velarsi utile in molte situazioni, per esempio
per difendere l’operato di un amministratore
da accuse di incapacita` gestionale, di un’ec-
cessiva personalizzazione nella gestione, se
non addirittura di mala gestio. Sul punto
del costo dei consiglieri terzi, vale la consi-
derazione appena espressa: se si tratta di ri-
sorse di valore, probabilmente la spesa e` giu-
stificata dall’irrobustimento della gestione
strategica che la loro presenza conferisce.
Se cosı` non fosse, i consiglieri poco efficaci
sono agevolmente sostituibili. Qualora la so-
cieta` fosse temporaneamente in ristrettezze
economiche, si potrebbe anche ipotizzare di
remunerare i consiglieri con l’attribuzione di
quote societarie.
In Italia, si aggiunge poi un problema con-
creto. Si tratta della responsabilita` che la leg-
ge italiana fa gravare su qualsiasi consigliere,
a prescindere dal livello di deleghe ricevuto;
si pensi all’obbligo di agire informato (art.
2381, comma 6, c.c.) o alla circostanza che
talune materie non sono delegabili e restano
di competenza (e responsabilita`) di tutti gli
amministratori. In pratica per la nostra legi-
slazione non esiste il concetto anglosassone
di non-executive director (un amministratore
che non ricopre ruoli operativi all’interno
della societa` e che non e` socio di questa).
C’e` addirittura il rischio che un soggetto sia
considerato amministratore di fatto senza
nemmeno essere stato nominato e senza aver
ricevuto la corrispondente indennita`. Nella
pratica molte PMI hanno aggirato la questio-
ne ricorrendo al menzionato Advisory Board.
In questi casi gli indipendenti diventano
membri di un comitato ufficioso che si limita
a fornire consigli, advisory appunto, a chi e`
ufficialmente e sostanzialmente alla guida
della societa`. Una sorta di consulenza conti-
nuativa, magari fornita da professionisti non
collegati tra loro e aggregati al solo scopo di
portare agli amministratori delle competen-
ze e delle esperienze multidisciplinari. Con
questo modello si perde la possibilita` per i
terzi di votare nel consiglio aziendale e di
rimpiazzare l’imprenditore in caso di emer-
genza, d’altra parte si mantiene l’influsso po-
sitivo degli esperti sulla profondita` di pensie-
ro del vertice aziendale e sulla tensione verso
la compliance.
Gli altri ingredienti di una buona
governance
Avere un consiglio di amministrazione com-
posto coerentemente con la complessita` del-
lo scenario in cui l’impresa intende agire,
nonche´ con la disponibilita` della famiglia
ad ascoltare i pareri altrui e` il primo passo
per ottenere una governance adeguata. Gli al-
tri ingredienti imprescindibili sono:
 un’appropriata strutturazione del consiglio
(magari introducendo dei comitati dedicati a
materie critiche come la remunerazione o la
finanza);
 la fissazione di riunioni di durata sufficien-
te perche´ i consiglieri possano esaminare le
questioni poste alla loro attenzione, matura-
re delle soluzioni e deliberare;
 la disponibilita` per i consiglieri dei neces-
sari supporti informativi;
 un ambiente che incoraggi una discussione
aperta e un dibattito franco;
 la verifica periodica delle prestazioni rag-
giunte dal consiglio di amministrazione.
Nella pratica anglosassone, di cosa si occu-
pano i consigli di amministrazione delle so-
cieta` di famiglia?
Una ricerca condotta su 147 imprese ha for-
nito le risposte riassunte nella Tavola 1 (6).
Nota:
(6) PwC, Board Effectiveness - What Works Best, 2nd edi-
tion, The Institute of Internal Auditors Research Foundation,
2011, disponibile su www.pwc.com/us/.
Corporate governance
Governod’impresa
Amministrazione  Finanza n. 10/2015 41
Tavola 1 - Cosa viene chiesto al CdA?
Controllare l’andamento aziendale 85%
Definire la strategia 74%
Sovrintendere o approvare il piano d’investi-
menti e i budget
62%
Fissare il compenso per i top manager 61%
Sovrintendere la gestione dei rischi 59%
Valutare le performance del top management 56%
Pianificazione della successione 56%
I risultati sono allineati con quelli evidenzia-
ti dalla statunitense National Association of
Corporate Directors nelle sue Private Com-
pany Governance Survey. Alla richiesta di
quali sarebbero state le tre maggiori priorita`
nell’agenda del loro CdA le risposte ottenute
sono riportate nella Tavola 2 (7).
Tavola 2 - Le maggiori priorita` dei CdA
Pianificazione e controllo strategico 57%
Valutazione delle performance aziendali 46%
Controllo finanziario 27%
Controllo del rischio 25%
Gestione dei talenti manageriali e sviluppo del-
la leadership
24%
Successione dell’amministratore delegato 17%
Efficacia del CdA 16%
Reclutamento e successione degli amministra-
tori
12%
Conclusioni
La governance di una societa` di proprieta` fa-
miliare deve essere determinata alla luce del-
la complessita` aziendale, come pure pragma-
ticamente da cio` che l’imprenditore (o i
membri della famiglia che controlla la socie-
ta`) vuole. I modelli piu` semplici possono es-
sere adatti alle iniziative a bassa complessita`
o all’inizio del loro sviluppo. Per aziende non
piccole (cioe` con fatturati superiori a 5 o 10
milioni di euro) e per quelle attive in contesti
complessi come quelli oggi riscontrabili in
molti mercati, le forme piu` sofisticate po-
trebbero comunque possono rivelarsi astrat-
te, come accade quando il titolare resta l’u-
nico a decidere. Un modello e` adatto a una
determinata situazione in funzione della
complessita` della gestione dell’azienda inte-
ressata (per fattori interni ed esogeni), come
pure del reale desiderio della proprieta`: in
altri termini: se l’imprenditore non si evolve
in parallelo con l’attivita` aziendale e con
l’ambiente esterno, la modifica della gover-
nance sara` solo di facciata.
Nota:
(7) NACD, 2014-2015 Private Company Governance Sur-
vey, www.nacdonline.org.
Corporate governance
Governod’impresa
Amministrazione  Finanza n. 10/201542

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  • 1. Il ruolo del consiglio di amministrazione nelle societa` di famiglia Guidalberto Gagliardi (*) e Marzio Molinari (**) Le opzioni per la governance sono numerose. Ciascuna impresa dovrebbe adottare quella che ottemperi alle norme e soprattutto risponda alle esigenze emergenti dalla complessita` della gestione aziendale. Quando la proprieta` aziendale fa capo a una famiglia, la scelta e` particolarmente delicata. Introduzione Le imprese di proprieta` familiare restano la spina dorsale dell’economia italiana (1). Il lo- ro successo e` importante per la ricchezza de- gli attuali componenti della famiglia, come pure delle generazioni future. Se una PMI si mostra anche capace di superare la crisi e di generare profitti, ecco che essa offre pure si- curezza lavorativa e benessere finanziario al suo personale, compreso il management. Un modo per rendere piu` robuste le PMI a proprieta` familiare, consiste nell’adottare un sistema di corporate governance che sia con- temporaneamente efficace e flessibile per adattarsi alle mutevoli circostanze interne e ambientali. Attualmente, in effetti, si riscontra che gli imprenditori sono piu` interessati a questo argomento rispetto al passato: per quanto molte imprese continuino ad avere un consi- glio di amministrazione solo per conformarsi a dei requisiti legali, un numero crescente sta adottando modelli organizzativi piu` evoluti. I soci dovrebbero decidere quale livello di governo meglio si attagli alla propria realta` e comprendere quando sia il momento per «transitare» ad uno step successivo. I diversi modelli di governance delle societa` di famiglia CdA per conformita` Il primo livello e` definibile come CdA per conformita`. Le societa` per legge devono ave- re un soggetto che funga da amministratore (con la parziale eccezione delle forme piu` semplici di societa` di persone come le Snc). Teoricamente questo soggetto puo` essere una sola persona (l’amministratore unico), che assume decisione generalmente senza particolari formalismi. Una societa` a pro- prieta` familiare con una governance basilare potrebbe quindi avere come amministratore unico il fondatore. Questa configurazione puo` essere adatta alle prime fasi del ciclo di vita aziendale, quando i fondatori sono piu` focalizzati sul costruire l’attivita` piuttosto che sul gestire un’impresa complessa. L’ado- zione in tale fase embrionale di un consiglio di amministrazione piu` articolato potrebbe portare piu` costi che benefici, salvo che le necessita` di compliance siano imposte dall’e- sterno (come avviene, per esempio, per le banche o per alcune imprese che intendono acquisire commesse pubbliche). CdA degli interni Il CdA degli interni e` una forma poco piu` articolata di quella appena esaminata. Qui si ha un organo decisionale formato da piu` persone, abitualmente componenti delle fa- Note: (*) Equity Factory S.A. Lugano (**) Avvocato - Russo De Rosa Associati Milano (1) «A fine 2011 la struttura di tipo familiare (cioe` quella in cui il controllo e` direttamente o indirettamente esercitato da una persona fisica o da una famiglia) e` riscontrabile in oltre il 70 per cento delle imprese industriali e dei servizi», citato da Istat, Rapporto Annuale 2013, pag.65. Corporate governance Governod’impresa Amministrazione & Finanza n. 10/2015 37
  • 2. miglie proprietarie e manager di lungo corso. In questo caso diventa possibile contempera- re una serie di questioni, dal coinvolgimento della famiglia nell’attivita`, alla pianificazione della successione imprenditoriale, sino all’in- troduzione di prospettive piu` ampie nelle di- scussioni del consiglio di amministrazione. Questo tipo di governance puo` essere creata dal fondatore (2), o dai suoi successori. In ogni caso e` frequente che nel CdA degli in- terni la decisione effettiva provenga dalla proprieta`, piuttosto che da manager real- mente autonomi. In queste situazioni, d’al- tronde, i manager coinvolti nel consiglio so- no abitualmente soggetti di fiducia dell’im- prenditore stipendiati dall’impresa, anziche´ professionisti: qui premia la conformita` alle decisioni della proprieta` piuttosto che l’indi- pendenza di giudizio. Le riunioni del consi- glio saranno poco frequenti. CdA della cerchia ristretta La terza forma teorica e` il CdA della cerchia ristretta. La proprieta` della societa` (magari lo stesso fondatore) ammette nel consiglio di amministrazione consiglieri di cui si fida. Oltre ai manager di provata fiducia potreb- bero farne parte anche uno o piu` esperti esterni (commercialista, avvocato, altri con- sulenti...). Costoro possono portare in consi- glio delle competenze e delle esperienze al- trimenti mancanti e, teoricamente, potrebbe- ro mettere in discussione alcune posizioni della proprieta`. Agli «esterni» potrebbero an- che essere delegate alcune funzioni critiche, come la supervisione dell’amministrazione e della contabilita`, la guida di un comitato per le remunerazioni, la gestione di progetti spe- ciali (per esempio di operazioni di M&A), sino alla partecipazione a un comitato dotato di poteri di veto su determinate materie. Per quanto sia ampio il perimetro delle attivita` in capo ai professionisti, e` probabile che l’auto- rita` decisionale resti comunque nelle mani del fondatore o dei suoi familiari, per quanto questi ultimi potrebbero non essere formal- mente amministratori delegati. Le riunioni di consiglio non saranno molto formali e la loro cadenza difficilmente sara` mensile. Cda quasi indipendente L’ultimo livello in termini di evoluzione delle societa` di famiglia e` il cosiddetto CdA quasi indipendente. I consiglieri esterni, in questa fattispecie, non hanno altri legami con l’a- zienda. Non sono soci, dipendenti o consu- lenti. Portano quindi in consiglio un buon livello di obiettivita` e di possibilita` di con- trollo. Si attendono che le loro indicazioni siano ascoltate (non necessariamente recepi- te ma non solo udite) e se ritengono di non essere considerati, tenderanno a dimettersi. Le procedure del consiglio saranno piu` for- malizzate, il numero e l’importanza dei co- mitati potrebbe crescere, la frequenza delle riunioni sara` tendenzialmente mensile. Le decisioni saranno collegiali. La differenza a livello di consiglio di amministrazione tra un’azienda a proprieta` familiare e una socie- ta` ad ampia base azionaria si assottigliera` sino a sparire. Advisory Board Si ha anche una variazione sul tema. Si tratta del cosiddetto Advisory Board, un comitato privo di funzioni esecutive e dedicato a pro- durre pareri a beneficio del management, de- gli amministratori e dei soci. I membri del «consiglio di consulenza» non votano e non hanno alcun ruolo gestionale o pubblico nel- l’impresa. Non rischiano quindi molto, a dif- ferenza degli amministratori che, ancorche´ nella sostanza potrebbero essere privi di po- tere, dal punto di vista legale risultano re- sponsabili di fronte alla legge per gran parte delle attivita` e delle inadempienze legali del- l’azienda. Quale modello adottare Nell’esperienza pratica si coglie che numero- se societa` di famiglia hanno tratto beneficio dallo spostamento verso gli anelli esterni del modello di governo aziendale, soprattutto in vista di passaggi generazionali, dell’ingresso di investitori nel capitale sociale o della ces- sione a terzi della proprieta`. Un consiglio di amministrazione collegiale, con una maggio- re varieta` di esperienze e qualche membro indipendente agevola un confronto piu` co- struttivo sulle strategie e rende meno perso- nalizzata la gestione aziendale, riducendo i Nota: (2) Il quale potrebbe anche aver abdicato dal ruolo di amministratore delegato. Corporate governance Governod’impresa Amministrazione & Finanza n. 10/201538
  • 3. rischi legati a un eventuale calo dell’operati- vita` quotidiana dell’imprenditore. Giova premettere comunque che ciascuna azienda e ogni famiglia sono uniche ed e` quindi impossibile trattare tutti i possibili scenari. L’obiettivo della presente disamina e` percio` limitato a fornire una cornice su come si muovano le diverse logiche gestiona- li affinche´ gli imprenditori (eventualmente supportati da un consulente) possano deci- dere quale organizzazione sia piu` adatta al loro caso. Si cerchera` quindi di proporre qualche prin- cipio utile a costruire un organo amministra- tivo efficace, trattando di come un consiglio «evoluto» possa contribuire a superare alcu- ne delle sfide che la societa` a proprieta` fami- liare deve oggi affrontare. Non senza nascon- dere le remore che trattengono molti impren- ditori dal professionalizzare la governance aziendale e neppure le criticita` che scorag- giano i consiglieri indipendenti a entrare nel- le imprese a proprieta` familiare, un tema che si riscontra a livello internazionale e in realta` di ogni dimensione (3). I vantaggi dei modelli di governance evoluti La separazione delle esigenze personali da quelle aziendali e` piu` agevole in presenza di amministratori che siano estranei alla pro- prieta` e, possibilmente, all’organico dell’im- presa di famiglia. La loro terzieta` puo` garan- tire che l’azienda trattenga sufficienti risorse per crescere, contribuendo ad assicurare che i beni aziendali siano impiegati con efficacia e componendo eventuali dissidi sulla politica dei dividendi o sul compenso dei membri della famiglia (4). Un altro rischio delle PMI a conduzione fa- miliare consiste in un’eccessiva concentra- zione dell’attenzione sulla gestione quotidia- na, a detrimento delle possibilita` di sviluppo di una strategia di ampio respiro e multi-di- mensionale (mercato, organizzazione, am- biente...). Una miopia che diventa particolar- mente insidiosa quando l’impresa cresce o la complessita` gestionale aumenta. Un consi- glio di amministrazione vivace e dotato di autonomia di pensiero offre l’occasione per discutere di strategia, arricchendo l’impren- ditore e il management. Gli amministratori esterni hanno maggiori possibilita` di scorge- re il quadro complessivo, delineare tendenze e cambiamenti nel mercato, notare le oppor- tunita`, studiare vantaggi e rischi dei possibili investimenti e delle operazioni di M&A. Que- sti «outsider» possono portare al tavolo le esperienze vissute in altre realta`, contribuire magari con conoscenze specifiche del settore e con la loro rete di relazioni. Una delle caratteristiche vincenti per molti creatori di impresa e` la caparbieta` nel perse- guire i propri obiettivi anche a dispetto del parere altrui. Questa prerogativa consente al- le PMI familiari di orientare rapidamente le proprie risorse su un certo progetto nella di- rezione tracciata dal leader. Con il crescere dell’azienda, pero`, la tenacia puo` degenerare in un’eccessiva rigidita` che imprigiona l’im- prenditore nelle scelte passate su progetti o persone, anche quando queste risultassero errate o superate. Ci hanno investito molto, ci credono fermamente, hanno forti legami psicologici, provano avversita` al cambiamen- to. Un consiglio di amministrazione con qualche elemento estraneo alla famiglia por- ta obiettivita` e indipendenza. La serenita` con cui un outsider puo` mettere in discussione lo status quo puo` agevolare l’assunzione di scel- te dolorose da parte dei familiari-ammini- stratori. In frangenti difficili, un’impresa che capisce prontamente quando sia il mo- mento di abbandonare la «cause perse» ha una maggiore probabilita` di sopravvivere. Tra gli importanti vantaggi che un sistema di governance evoluto puo` conferire a una PMI vi e` la responsabilizzazione della direzione (accountability): la necessita` di periodiche riunioni consiliari potrebbe disciplinare i ge- stori dell’azienda, impegnandoli a presentare relazioni, report sul conseguimento degli Note: (3) Una ricerca su 40 Paesi indica che: «More family busi- nesses are seeing the value of appointing experienced non-executive directors, though it can be hard to find and recruit people with the right expertise, as family boards are often perceived to be more problematic than those of conventional companies». PwC, Family Business Survey 2014: Up close and professional - the family factor, 2014. (4) Normalmente collegando la remunerazione di consi- glieri e manager al raggiungimento di determinati obietti- vi, piuttosto che al mero arbitrio o al grado di parentela con l’imprenditore. Corporate governance Governod’impresa Amministrazione & Finanza n. 10/2015 39
  • 4. obiettivi operativi o finanziari, sui cambia- menti strategici, sui progetti d’investimento. Lo stesso si puo` dire per il controllo della gestione e il presidio del rischio, quando dei consiglieri esterni potrebbero portare al- l’attenzione del consiglio l’esigenza di moni- torare periodicamente l’andamento econo- mico-finanziario aziendale, nonche´ quella di verificare e presidiare i rischi. L’intervento del consiglio potrebbe riguardare l’introdu- zione del modello 231 e il funzionamento dei connessi organi di controllo, il monito- raggio del contesto di riferimento (analisi PEST (5)), la periodica verifica dell’efficacia del sistema informativo aziendale, la conser- vazione delle persone chiave, la prevenzione dei rischi derivanti da fenomeni naturali o comunque eccezionali. A questo proposito, una delle questioni affrontate di frequente dai consiglieri esterni e` la conformita` con i valori aziendali, nonche´ con gli standard le- gali ed etici. La cosiddetta compliance e` fon- damentale per qualificare la societa` familiare come rispettosa delle leggi e delle migliori prassi gestionali e pure come contribuente attivo alla comunita` di riferimento. Gran parte degli studiosi concordano nello stabili- re un forte collegamento tra la sostenibilita` nel lungo periodo del successo finanziario e il rapporto tra l’azienda e i suoi «portatori di interessi». L’attenzione dell’impresa e della famiglia che la controlla verso gli altri azio- nisti, i clienti, i fornitori, il personale, le ban- che, lo Stato e la comunita` e` fondamentale per la salute aziendale. E` altresı` probabile che i dipendenti e i con- sulenti aziendali si sentano piu` liberi nell’e- sporre ai consiglieri indipendenti possibili problematiche gestionali, trovando anche il coraggio di evidenziare criticita` legate a membri della famiglia proprietaria. Il consi- glio di amministrazione potra` cosı` percepire anche dei «segnali deboli» dall’organizzazio- ne e, se lo riterra` opportuno, avviare delle indagini mirate. I consiglieri indipendenti potrebbero anche contribuire a elevare la qualita` della comuni- cazione aziendale, svolgendo il ruolo che nel- le societa` quotate spetta al manager delle in- vestor relation. Sovrintendendo alla verifica della qualita` delle informazioni finanziarie che pervengono alla famiglia, agli altri soci, alle autorita` e ai creditori, i consiglieri terzi possono influire sulla trasparenza della co- municazione finanziaria. La loro azione poi puo` esplicarsi nel trasmettere, all’interno e all’esterno dell’organizzazione aziendale, in modo affidabile, coordinato e tempestivo le notizie, positive o negative che siano, sull’an- damento strategico aziendale, contribuendo anche al cosiddetto crisis management in oc- casione di eventi negativi di grande portata. L’ambito in cui la presenza di un consiglio di amministrazione allargato si mostra insupe- rabile e` pero` legato alla successione dell’im- prenditore. Nessun fondatore o amministra- tore delegato lavorera` in eterno in azienda: la pianificazione e la realizzazione del passag- gio di consegne e` fondamentale per la conti- nuita` dell’impresa. Questo sia nei casi in cui l’imprenditore progetti tempestivamente la sua uscita (magari anche su pressione dei consiglieri indipendenti), sia quando questa avvenisse repentinamente. Nella successione pianificata il consiglio puo` incoraggiare l’im- prenditore a identificare dei possibili rim- piazzi e a garantire che i candidati possano sperimentare diversi ruoli per giungere a una buona conoscenza dell’intera attivita` azien- dale. Se l’amministratore delegato in pectore e` un familiare, i consiglieri esterni potrebbe- ro anche fungere da precettori, superando i possibili conflitti di ruolo tra parentela e coa- ching, come pure mettendo in luce senza ti- mori i punti di forza di ciascun candidato, nonche´ le aree dove costui o costei necessita di essere formato. Nei contesti in cui i suc- cessori del fondatore non subentreranno nel- la gestione dell’impresa, bensı` solo nella pro- prieta`, un consiglio di amministrazione ro- busto e sufficientemente indipendente potra` guidare la nuova generazione, preservando i valori e la visione intorno a cui l’imprendito- re ha creato o sviluppato la societa`. Nei fre- quenti casi in cui una successione esterna crei maggiore valore rispetto a un semplice passaggio intra-familiare, i consiglieri estra- nei alla famiglia potranno essere utili nel ve- rificare l’opportunita` di una cessione della societa`, della sua fusione con altre imprese o, al limite, di una liquidazione. Nota: (5) G. Gagliardi, «La PEST del XXI secolo, un’analisi a tutto campo», Amministrazione e finanza, 2013, n. 5, p. 34. Corporate governance Governod’impresa Amministrazione & Finanza n. 10/201540
  • 5. Le preoccupazioni nel cambiare il modello di governance tradizionale Se i vantaggi del CdA della cerchia ristretta o, soprattutto, del CdA quasi indipendente sono cosı` chiari, ci si chiedera`, come mai questi modelli non sono di adozione univer- sale? Talora vi e` il timore di una perdita di con- trollo. Un altro diffuso sentimento e` la paura che informazioni confidenziali possano essere diffuse dai membri terzi del consiglio. Una governance evoluta inoltre comporta inevitabilmente formalita` e costi addizionali. Si puo` anche avere l’impressione che la pre- parazione di ordini del giorno, report, memo- rie sulle adunanze del consiglio sia uno spre- co di tempo. La registrazione delle decisioni e della discussione sottostante puo` invece ri- velarsi utile in molte situazioni, per esempio per difendere l’operato di un amministratore da accuse di incapacita` gestionale, di un’ec- cessiva personalizzazione nella gestione, se non addirittura di mala gestio. Sul punto del costo dei consiglieri terzi, vale la consi- derazione appena espressa: se si tratta di ri- sorse di valore, probabilmente la spesa e` giu- stificata dall’irrobustimento della gestione strategica che la loro presenza conferisce. Se cosı` non fosse, i consiglieri poco efficaci sono agevolmente sostituibili. Qualora la so- cieta` fosse temporaneamente in ristrettezze economiche, si potrebbe anche ipotizzare di remunerare i consiglieri con l’attribuzione di quote societarie. In Italia, si aggiunge poi un problema con- creto. Si tratta della responsabilita` che la leg- ge italiana fa gravare su qualsiasi consigliere, a prescindere dal livello di deleghe ricevuto; si pensi all’obbligo di agire informato (art. 2381, comma 6, c.c.) o alla circostanza che talune materie non sono delegabili e restano di competenza (e responsabilita`) di tutti gli amministratori. In pratica per la nostra legi- slazione non esiste il concetto anglosassone di non-executive director (un amministratore che non ricopre ruoli operativi all’interno della societa` e che non e` socio di questa). C’e` addirittura il rischio che un soggetto sia considerato amministratore di fatto senza nemmeno essere stato nominato e senza aver ricevuto la corrispondente indennita`. Nella pratica molte PMI hanno aggirato la questio- ne ricorrendo al menzionato Advisory Board. In questi casi gli indipendenti diventano membri di un comitato ufficioso che si limita a fornire consigli, advisory appunto, a chi e` ufficialmente e sostanzialmente alla guida della societa`. Una sorta di consulenza conti- nuativa, magari fornita da professionisti non collegati tra loro e aggregati al solo scopo di portare agli amministratori delle competen- ze e delle esperienze multidisciplinari. Con questo modello si perde la possibilita` per i terzi di votare nel consiglio aziendale e di rimpiazzare l’imprenditore in caso di emer- genza, d’altra parte si mantiene l’influsso po- sitivo degli esperti sulla profondita` di pensie- ro del vertice aziendale e sulla tensione verso la compliance. Gli altri ingredienti di una buona governance Avere un consiglio di amministrazione com- posto coerentemente con la complessita` del- lo scenario in cui l’impresa intende agire, nonche´ con la disponibilita` della famiglia ad ascoltare i pareri altrui e` il primo passo per ottenere una governance adeguata. Gli al- tri ingredienti imprescindibili sono: un’appropriata strutturazione del consiglio (magari introducendo dei comitati dedicati a materie critiche come la remunerazione o la finanza); la fissazione di riunioni di durata sufficien- te perche´ i consiglieri possano esaminare le questioni poste alla loro attenzione, matura- re delle soluzioni e deliberare; la disponibilita` per i consiglieri dei neces- sari supporti informativi; un ambiente che incoraggi una discussione aperta e un dibattito franco; la verifica periodica delle prestazioni rag- giunte dal consiglio di amministrazione. Nella pratica anglosassone, di cosa si occu- pano i consigli di amministrazione delle so- cieta` di famiglia? Una ricerca condotta su 147 imprese ha for- nito le risposte riassunte nella Tavola 1 (6). Nota: (6) PwC, Board Effectiveness - What Works Best, 2nd edi- tion, The Institute of Internal Auditors Research Foundation, 2011, disponibile su www.pwc.com/us/. Corporate governance Governod’impresa Amministrazione Finanza n. 10/2015 41
  • 6. Tavola 1 - Cosa viene chiesto al CdA? Controllare l’andamento aziendale 85% Definire la strategia 74% Sovrintendere o approvare il piano d’investi- menti e i budget 62% Fissare il compenso per i top manager 61% Sovrintendere la gestione dei rischi 59% Valutare le performance del top management 56% Pianificazione della successione 56% I risultati sono allineati con quelli evidenzia- ti dalla statunitense National Association of Corporate Directors nelle sue Private Com- pany Governance Survey. Alla richiesta di quali sarebbero state le tre maggiori priorita` nell’agenda del loro CdA le risposte ottenute sono riportate nella Tavola 2 (7). Tavola 2 - Le maggiori priorita` dei CdA Pianificazione e controllo strategico 57% Valutazione delle performance aziendali 46% Controllo finanziario 27% Controllo del rischio 25% Gestione dei talenti manageriali e sviluppo del- la leadership 24% Successione dell’amministratore delegato 17% Efficacia del CdA 16% Reclutamento e successione degli amministra- tori 12% Conclusioni La governance di una societa` di proprieta` fa- miliare deve essere determinata alla luce del- la complessita` aziendale, come pure pragma- ticamente da cio` che l’imprenditore (o i membri della famiglia che controlla la socie- ta`) vuole. I modelli piu` semplici possono es- sere adatti alle iniziative a bassa complessita` o all’inizio del loro sviluppo. Per aziende non piccole (cioe` con fatturati superiori a 5 o 10 milioni di euro) e per quelle attive in contesti complessi come quelli oggi riscontrabili in molti mercati, le forme piu` sofisticate po- trebbero comunque possono rivelarsi astrat- te, come accade quando il titolare resta l’u- nico a decidere. Un modello e` adatto a una determinata situazione in funzione della complessita` della gestione dell’azienda inte- ressata (per fattori interni ed esogeni), come pure del reale desiderio della proprieta`: in altri termini: se l’imprenditore non si evolve in parallelo con l’attivita` aziendale e con l’ambiente esterno, la modifica della gover- nance sara` solo di facciata. Nota: (7) NACD, 2014-2015 Private Company Governance Sur- vey, www.nacdonline.org. Corporate governance Governod’impresa Amministrazione Finanza n. 10/201542